Dinamiche e flussi delle migrazioni forzate nel mondo€¦ · Se la causa principale delle...

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo 253 Dinamiche e flussi delle migrazioni forzate nel mondo 1 Capitolo 3 / 3 1 Parti di questo capitolo sono estratte da UNHCR, 2017 Global Trends: forced displacement in http://www.unhcr.org/sta- tistics/unhcrstats/5943e8a34/global-trends-forced-displace- ment-2016.html A cura di UNHCR in collaborazione con Migrantes.

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253

Dinamiche e flussi delle migrazioni forzatenel mondo1

Capitolo 3 /

3

1 Parti di questo capitolo sono estratte da UNHCR, 2017 GlobalTrends: forced displacement in 2016 http://www.unhcr.org/sta-tistics/unhcrstats/5943e8a34/global-trends-forced-displace-ment-2016.html

A cura di UNHCR in collaborazione con Migrantes.

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Principali dati etendenze del 2016

10,3 milioni di persone che non eranomai state rifugiate prima, sono state costrette alla fugaa causa di conflitti opersecuzioni. Tra queste 6,9milioni di sfollati interni4 e 3,4milioni di “nuovi” rifugiati erichiedenti asilo

Di cui

22,5 milioni rifugiati17,2 milioni sotto il mandato UNHCR,5,3 milioni di palestinesi registrati dall’UNRWA

40,3 milioni di sfollati interni

2,8 milioni di richiedenti asilo

65,6 milioni di migranti forzati nel mondo

84% dei rifugiati sotto il mandatodell’UNHCR sono accolti in Paesi in via di sviluppo.Con un totale di 14,5 milioni di persone,i Paesi meno sviluppati al mondo hannoaccolto una quota crescente di persone, pari al 29% del totale a livello globale (4,9 milioni di rifugiati)

552.200 rifugiati ritornati nei loro Paesi d’origine. Spesso in condizioni non ideali, più del doppiorispetto all’anno precedente. La maggior parteè tornata in Afghanistan (384.000 persone)

51% della popolazione rifugitaè costituita da bambinisotto i 18 anni.In linea con i dati degli ultimianni. I bambini rappresentano circa il 31% della popolazionemondiale

3,2 milioni di individui apolidi in 74Paesi, secondo i datiraccolti.Almeno 10 milioni le personeapolidi o a rischio apolidia nelmondo a fine 2016, secondostime UNHCR

20 persone al minutosono state costrette a fuggire dalle loro casein media nel mondo nel 2016, circa 28.300persone al giorno

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189.300 reinsediamenti di rifugiati nel corso dell’annoL’UNHCR ha segnalato agli Stati 162.600rifugiati per il reinsediamento. 189.300rifugiati sono stati ammessi aprogrammi di reinsediamento in 37Paesi, secondo statistiche governative.Gli Stati Uniti hanno ammesso il maggior numero di rifugiati attraverso il programma di reinsediamento(96.900 rifugiati)

55%dei rifugiati di tutto il mondo proviene da tre Paesi:

Siria 5,5 milioniAfghanistan 2,5 milioniSud Sudan 1,4 milioni

75.000 le domande di asilodi minori nonaccompagnati oseparatiin 70 Paesi, provenientisoprattuttodall’Afghanistan e dallaSiria. Questo datopotrebbe essere unasottostima. LaGermania ha ricevuto ilmaggior numero dirichieste (35.900)

Libano con 1 persona su 6 rifugiata,continua ad accogliere ilmaggior numero di rifugiati inrapporto alla popolazionenazionale. La Giordania (1 su11) e la Turchia (1 su 28) sonorisultate rispettivamentesecondo e terzo Paese

Turchia2,9 milioni di rifugiati ospitati.È il Paese che ne ospita di più almondo per il terzo anno consecutivo.Pakistan 1,4 milioniLibano 1 milioneIran 979.400Uganda 940.800 Etiopia 791.600

Sud Sudanda 854.100 rifugiati ad oltre 1,4milioni durante la secondametà del 2016, una crescitadel 64%. La maggioranza di questapopolazione rifugiata ècostituita da bambini

Siriapiù della metà dellapopolazione siriana è statacostretta ad abbandonare lapropria casa nel 2016,cercando rifugio sia all’internoche al di fuori del Paese

2 milioninel 2016 le domande di asiloLa Germania è lo Stato che ha ricevuto il maggior numero di richiesteGermania 722.400 Stati Uniti 262.000 Italia 123.000Turchia 78.600

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Dopo un periodo in cui sembrava che il commer-cio delle armi avesse smesso di espandersi, negliultimi tre anni ha ricominciato a crescere. Nelmondo i cinque maggiori esportatori sono StatiUniti4, Russia, Cina, Germania e Francia mentrei cinque maggiori importatori sono India, ArabiaSaudita, Cina, Emirati Arabi Uniti e Pakistan.Nell’Africa sub-sahariana finisce il 42% dellearmi vendute dai Paesi occidentali. Spesso lavendita di armi da parte dell’Occidente avvienein cambio di petrolio, gas, risorse minerarie enaturali, terra. Si stima che ogni anno, negli ul-timi tre, la vendita di armi abbia rappresentatoun giro di affari di circa 100.000 miliardi.Tutti questi scenari di guerre ed instabilità, in

Guerre e crisi nel mondo a fine 2016 e nel primosemestre del 2017Il numero di conflitti, situazioni di crisi e ten-sioni nel mondo non ha accennato a diminuirenel 2016 e nel primo semestre del 2017. Se ametà giugno del 2016 secondo l’Atlante delleguerre e dei conflitti del mondo2 erano 36 i con-flitti in atto e 11 le aree di crisi, purtroppo en-tro il primo semestre del 2017 nessuno di que-sti scenari è andato a concludersi, anzi abbia-mo assistito all’acuirsi e cronicizzarsi di alcunedi queste situazioni e così a giugno 2017 i con-flitti sono diventati 37 e le situazioni di crisisono rimaste 11, come illustrato nella mappaqui a fianco.Secondo l’Istituto Internazionale di Studi Stra-tegici3 (International Institute for Strategic Stu-dies, IISS) che ha sede a Londra e che ogni annopubblica un database delle situazioni di tensionein corso nel mondo, il numero delle personemorte a causa di conflitti è tristemente au-mentato di anno in anno: siamo passati da unastima di 56.000 nel 2008, di cui la maggioranzacivili, ai 167.000 morti nel 2015 (anche in que-sto caso più che altro civili). Si è registrata unalieve diminuzione nel 2016 quando il conteg-gio delle persone morte nei conflitti si è ar-restato a 157.000.Come Occidente non possiamo dimenticarele nostre responsabilità dirette nelle situa-zioni di crisi, quando a nostra volta facciamointerventi armati che ben lungi dal risolvereuna situazione contribuiscono a creare e man-tenere per lunghi periodi l’instabilità delle areein cui interveniamo (vedi Afghanistan, Iraq enegli ultimi anni Libia e Siria) o nel momentoin cui vendiamo armamenti in aree del mondodove i conflitti sono presenti.

3.1.1 Introduzione

2 AA.VV., Atlante delle guerree dei conflitti del mondo -settima edizione -, TerraNuova, Firenze, 2016, pp.10-11.

3 IISS: http://www.iiss.org/en 4 Secondo la Casa Bianca

nel 2014 cinque Statidell’Unione Europea presinel loro insieme (Francia,Regno Unito, Spagna, Ger-mania e Italia) avevanovenduto in giro per il mon-do più armi degli Stati Uni-ti: vedi AA.VV., Atlante del-le guerre e dei conflitti delmondo - settima edizione,Terra Nuova, Firenze,2016, p. 8.

3.1 I migranti forzati nel mondo

CRISI

01

01

BURKINA FASO

02

08

ETIOPIA

03

03

GUINEA BISSAU

04

05

04

0206

0709

UGANDA

05 MESSICO

06 BIRMANIA/MYANMAR

07 CINA/XINJIANG

08 COREA, AL CONFINE N/S

01

01

ALGERIA

02

02

CIAD

03

03

COSTA D’AVORIO

LIBERIA 04

04

LIBIA 05

05

MALI06

06 07

NIGER 07

08

NIGERIA08

09

REP. CENTRAFRICANA

12

13

SUDAN13

14

SUD SUDAN14

15

COLOMBIA15

16

HAITI16

17 26

AFGHANISTAN17

18

CINA / TIBET18

19

FILIPPINE19

20

INDIA

09

10

R.D. DEL CONGO

20

21

IRAQ

23

24

KIRGHIZISTAN24

27

KURDISTAN25

28

PAKISTAN26

30

THAILANDIA27

29

YEMEN28

ISRAELE - PALESTINA29

31

LIBANO30

34

SIRIA31

35

22

32

25

ARMENIA – AZERBAIJAN

10

11

SAHARA OCCIDENTALE

21

22

NAGORNO KARABAKH

32

CECENIA

11

12

SOMALIA

22

23

KASHMIR

33

34

35

36

37

37

CIPRO

GEORGIA

KOSOVO

UCRAINA

CONFLITTI

09 IRAN

10 IRLANDA DEL NORD

11

10

PAESI BASSI

11

33

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cui noi non siamo dunque esenti da responsabi-lità e speculazioni, hanno poi diverse conseguen-ze in comune. Tra le principali, oltre al numerodi vittime, c’è anche quella di mettere in fuga unnumero tanto maggiore di persone quanto piùlungo e più cruento diventa il conflitto o quantopiù perdurano nel tempo situazioni di insicurez-za, violenza e violazione dei diritti umani. Que-sta dinamica investe progressivamente anchequella grande maggioranza di persone che ini-zialmente provano a rimanere nel proprio Paeseo nelle prime zone sicure e campi profughi al-l’esterno del proprio Paese.

Motivi di fuga nel mondo,oltre ai conflitti armatiSe la causa principale delle migrazioni forzateè costituita da situazioni di guerra e di instabi-lità, vi sono però altri fattori che agiscono spessoin concomitanza con tale motivazione.Si fugge da disuguaglianze economiche spa-ventose.Nel mondo a gennaio 2017 eravamo 7 miliardi e477 milioni: tra questi, l’1,75% della popolazione(130 milioni di persone) usufruisce del 56% delreddito mondiale, mentre all’altro estremo il 37%della popolazione (quasi due miliardi di persone)vive in condizioni di povertà.

CRISI

01

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BURKINA FASO

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ETIOPIA

03

03

GUINEA BISSAU

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0206

0709

UGANDA

05 MESSICO

06 BIRMANIA/MYANMAR

07 CINA/XINJIANG

08 COREA, AL CONFINE N/S

01

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ALGERIA

02

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CIAD

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COSTA D’AVORIO

LIBERIA 04

04

LIBIA 05

05

MALI06

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NIGER 07

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NIGERIA08

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REP. CENTRAFRICANA

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SUDAN13

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SUD SUDAN14

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COLOMBIA15

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HAITI16

17 26

AFGHANISTAN17

18

CINA / TIBET18

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FILIPPINE19

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INDIA

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10

R.D. DEL CONGO

20

21

IRAQ

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KIRGHIZISTAN24

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KURDISTAN25

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PAKISTAN26

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THAILANDIA27

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YEMEN28

ISRAELE - PALESTINA29

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LIBANO30

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SIRIA31

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ARMENIA – AZERBAIJAN

10

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SAHARA OCCIDENTALE

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NAGORNO KARABAKH

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CECENIA

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SOMALIA

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KASHMIR

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GEORGIA

KOSOVO

UCRAINA

CONFLITTI

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10 IRLANDA DEL NORD

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PAESI BASSI

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Mappa dei conflitti esituazioni di crisi. Primo semestre del 2017.

Fonte: Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo

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Si fugge dalle disuguaglianze nell’accessoal cibo. Secondo i dati della FAO5, ogni anno si sprecanonel mondo 1,3 miliardi di tonnellate di frutta, or-taggi, prodotti della terra che finiscono nell’im-mondizia invece che a nutrire le persone. Nel frat-tempo si stima che 795 milioni di persone soffronola fame. In realtà la capacità di produzione agri-cola cresce ogni anno del 15%, il che porta a con-cludere che non è il cibo che manca ma la capacitàe la volontà di distribuirlo equamente.Si fugge dalle disuguaglianze nell’accessoall’acqua. Nonostante il 28 luglio del 2010 l’Assemblea ge-nerale dell’ONU abbia approvato una risoluzioneche riconosce all’accesso all’acqua potabile e aiservizi igienico sanitari lo status di diritti umanifondamentali, la mappa della distribuzione del-l’acqua potabile nel mondo mostra una evidentedisuguaglianza. La mancanza di accesso all’acquapotabile colpisce più che altro le popolazioni dellearee rurali più povere del mondo. L’Africa sub-sahariana è la regione più in difficoltà,dove ogni quindici secondi un bambino muoreper malattie legate al consumo di acqua non po-tabile. Ci sono 748 milioni di persone che nel mon-do vivono ancora senza acqua potabile, mentresono quasi 2,5 miliardi quelle che non hanno ac-cesso ai servizi igienici essenziali.È poi direttamente collegata agli stravolgimentidel clima un’ulteriore diminuzione della possibilitàdi accesso all’acqua di un numero sempre mag-giore di persone, per cui nel 2025 potrebbero es-sere 3 miliardi le persone mancanti di accesso al-l’acqua potabile.Si fugge dal fenomeno del “Land Grabbing”. Tanti Paesi, direttamente o attraverso fondi di in-vestimento privati, stanno comprando (o affittan-do a lungo termine) terre assolate e produttivepiù che altro in Africa per garantirsi il cibo. Sono già 560 milioni gli ettari che sono passaticome proprietà sotto il controllo di multinazionali,fondi di investimento e governi, e più di 200 mi-lioni di ettari quelli affittati a lungo termine, terrache per il 70% si trova appunto nel continente afri-cano. Queste operazioni sono riuscite con facilitàspecie nei Paesi africani più poveri, dato che inmolti di questi Paesi la terra era distribuita in modocomunitario e a rotazione tra gli abitanti di un ter-ritorio più che accompagnata da un atto formaledi proprietà. I più attivi in questa corsa ad accaparrarsi la terrasono i fondi di investimento nord americani edeuropei, seguiti da società e governi asiatici, dasocietà e governi del Golfo Persico e da fondi diinvestimento di Cina, India, Giappone e Corea delSud. Gli investitori che comprano o affittano que-ste terre cambiano il territorio, spesso convertonole produzioni in monoculture utili per la vendita

nei loro Paesi di origine ma che non servono a nu-trire il Paese in cui si trovano. La corsa alla terra ha cominciato a riguardare an-che Asia e America Latina e, negli ultimi anni, an-che in Europa alcuni Paesi investitori stranieri con-trollano delle terre: in Germania, Romania, Bul-garia, Estonia, Lituania ed Ungheria.Si fugge anche dalla instabilità creata dagliattentati terroristici. Secondo il Global Terrorism Index 2016, un rap-porto realizzato dall’Institute for Economics andPeace (IEP)6, nel 2015 vi sono stati circa 12.000attentati nel mondo che hanno colpito 129 diversiPaesi e hanno provocato 29.376 vittime. La geografia del terrore, secondo questo rapporto,si concentra maggiormente nei seguenti 5 Paesiche da soli arrivano al 72% delle vittime totali:Iraq con 6.960 vittime; Afghanistan con 5.312;Nigeria con 4.940; Siria con 2.706 vittime; Yemencon 1.519 vittime (poi seguono Pakistan con 1.086ed Egitto con 662, Somalia con 659, Libia con 454e India con 289).Nel 2015 quattro gruppi sono stati responsabilidel 74% degli attacchi terroristici: Daesh con6.141 morti, Boko Haram con 5.478, i Talebanicon 4.502 e Al Qaida con 1.620. Il 90% di tutti gli attacchi terroristici del 2015 èavvenuto in Paesi dove erano presenti forti tensionio violenti conflitti, mentre lo 0,5% degli attacchiè avvenuto in Paesi non direttamente coinvolti insituazioni di crisi o di guerra.L’insieme dei Paesi occidentali ha subito nel 2015un forte aumento degli attacchi terroristici arri-vando a 731 attacchi che hanno causato 577 vit-time, mentre nel 2014 le vittime erano state 77.21 dei 34 Paesi occidentali sono stati colpiti daqualcuno di questi attacchi e il numero maggioredi morti si è avuto in Turchia e in Francia. Questatendenza di crescita degli attacchi terroristici inOccidente si è mantenuta anche nel 2016 e nel2017, portando ad un numero più alto di attentatianche in Belgio, in Germania e in Spagna.Il complesso delle cause esposte ha causatounnumero molto elevato di spostamenti forzati dellepopolazioni colpite da simili tensioni e disugua-glianze e, come vedremo dettagliamene nel corsodi questo capitolo in base all’ultimo rapportoUNHCR del 20177, nel 2016 sono stati registraticomplessivamente 65,6 milioni di persone sra-dicate dai loro luoghi di residenza e di vita.

5 AA.VV., Atlante delle guer-re e dei conflitti del mondo- sesta edizione -, TerraNuova, Firenze, 2015, pp.15-16.

6 Institute for Economicsand Peace (IEP) - GlobalTerrorism Index 2016:http://economicsandpea-ce.org/wp-content/uplo-ads/2015/11/2016-Glo-bal-Terrorism-Index-Re-port.pdf Questo rapporto dello IEPsi basa sui dati raccolti dalNational Consortium forthe Study of Terrorism andResponses to Terrorismdell’Università del Mary-land.

7 UNHCR, Global Trend: For-ced Displacement in 2016:http://www.unhcr.org/5943e8a34, rapporto del 20giugno 2017 relativo ai da-ti del 2016.

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3.1.2 Il numero di personecostrette a fuggire più altodi sempre

Nel corso degli ultimi due decenni, la popo-lazione globale di persone costrette a fuggire ècresciuta ad un tasso molto elevato, passandodai 33,9 milioni nel 1997 ai 65,9 nel 2016, at-testandosi oggi a livelli record (Figura 3.1)8.Questo incremento si è in gran parte concentratotra il 2012 e il 2015, dovuto soprattutto al con-flitto in Siria. Tuttavia, anche altri conflitti hannocontribuito all’aumento del numero totale dipersone in fuga nel mondo, in Paesi quali l’Iraqe lo Yemen, così come in Stati dell’Africa sub-sa-hariana, come il Burundi, la Repubblica Centra-fricana, la Repubblica Democratica del Congo,il Sud Sudan e il Sudan. Negli ultimi anni si èverificato un aumento sostanziale del numerodi migranti forzati, passati da circa 1 personacostretta a fuggire su 160 di un decennio fa, adun rapporto attuale di 1 persona su 113.

Seppur con un tasso d’incremento per la primavolta rallentato rispetto a quello particolarmenteacuto degli ultimi anni, il numero attuale di per-sone costrette alla fuga a livello globale è il piùalto di sempre. Un gran numero di persone sonostate costrette ad abbandonare le propire casenel 2016: molti di loro sono “nuovi” sfollati o ri-fugiati, altri rifugiati che hanno fatto ritorno neiloro luoghi d’origine, altri ancora sono sfollatiinterni (IDPs, Internally Displaced Persons). Nelcorso dell’anno, 10,3 milioni di persone sonostate costrette per la prima volta alla fuga (siparla in questi casi di “nuovi” sfollati o rifugiati),di queste 3,4 milioni hanno cercato protezionein altri Paesi9 e 6,9 milioni sono rimaste all’in-terno dei confini nazionali10. I 10,3 milioni dinuovi migranti forzati corrisponde a una mediadi 20 persone costrette alla fuga ogni minutodi ogni singolo giorno del 2016 (Figura 3.2).Tuttavia, molti altri hanno fatto ritorno nei pro-pri Paesi o aree di origine nel tentativo di rico-struirsi una vita, compresi 6,5 milioni di sfollatiinterni e più di 550.000 rifugiati.

8 Questo numero compren-de 22,5 milioni di rifugiati;di cui 17,2 sotto il mandaodell’UNHCR e 5,3 rifugiatipalestinesi registrati dal-l’UNRWA (United NationsRelief and Works Agencyfor Palestine Refugees inthe Near East). Il dato in-clude anche 40,3 milionidi sfollati interni (fonte:IDMC) e 2,8 milioni di in-dividui la cui richiestad’asilo era ancora penden-te al momento della chiu-sura del presente rapporto.

9 2 milioni di nuove richiested’asilo individuali e 1,4 mi-lioni di nuovi rifugiati ri-conosciuti sulla base di unriconoscimento prima facieo di gruppo.

10 Dati basati su stime globalidell’IDMC.

Figura 3.1

Rifugiati e sfollati.Anni 1996 - 2016.Valori assoluti in milioni e per mille abitanti

Fonte: UNHCR

Rifugiati e richiedenti asilo (scala sx)

Sfollati interni (scala sx)

Proporzione di popolazione costretta alla fuga (scala dx)

60

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Pop

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Popolazione costreatta alla fuga

Proporzione

Rep. Araba Siriana

Colombia

Afghanistan

Iraq

Sud Sudan

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Rep. Dem.del Congo

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Popolazione costreatta alla fuga

Proporzione

Rep. Araba Siriana

Colombia

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Iraq

Sud Sudan

Sudan

Rep. Dem.del Congo

Somalia

Nigeria

Ucraina

Yemen

Rep.Centrafricana

Eritrea

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Figura 3.3

Popolazione costretta alla fuga e proporzionedella popolazionecostretta alla fuga. Anno 2016.Valori assoluti

Fonte: UNHCR

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Alcune nazionalità sono state particolarmentecolpite dal fenomeno delle migrazioni forzate:con 12 milioni di siriani rifugiati nel 2016, dicui 5,5 milioni di rifugiati che hanno cercatoprotezione oltre i confini nazionali, 6,3 milionidi sfollati interni e quasi 185.000 richiedenti asi-lo, la popolazione siriana continua a essere lapiù ampia popolazione costretta alla fuga nelmondo (Figura 3.3).I colombiani risultavano il secondo maggiorgruppo, con 7,7 milioni di persone costrette allafuga, soprattutto all’interno dei confini nazio-nali11. Un totale di 4,7 milioni di afghani sonostati costretti a fuggire: di questi, 1,8 milionisfollati interni e 2,9 milioni di rifugiati o richie-denti asilo. Altri Paesi particolarmente interessatidal fenomeno - ossia con più di 2 milioni di per-sone fuggite, siano essi sfollati interni, rifugiatio richiedenti asilo - sono Iraq (4,2 milioni), SudSudan (3,3 milioni), Sudan (2,9 milioni), Re-pubblica Democratica del Congo (2,9 milioni),Somalia (2,6 milioni), Nigeria (2,5 milioni),Ucraina (2,1 milioni) e Yemen (2,1 milioni).

Considerando il numero di persone costrette allafuga in rapporto alla popolazione nazionale12,la Siria è il Paese maggiormente colpito: con 650persone su 1.000 costrette alla fuga,è l’unicoStato al mondo in cui il fenomeno della migra-zione forzata interessa ormai la maggioranzadella popolazione. Seguono Sud Sudan con 259persone su 1.000 e Somalia con 238. Altri Paesiper cui più di una persona su 10 risulta esserestata costretta alla fuga alla fine del 2016 inclu-dono: Afghanistan, Repubblica Centrafricana,Colombia e Iraq. Sebbene l’entità del fenomenogenerato dal conflitto in Siria possa aver messoin ombra altre crisi e conflitti, diverse emergenzehanno avuto conseguenze profonde nel corsodel 2016. Queste crisi continuano a determinareimportanti bisogni umanitari, specialmente inquei Paesi meno preparati a fornire risposte ade-guate. La guerra in Sud Sudan ha causato un ra-pido flusso di rifugiati nei Paesi limitrofi e dimolti nuovi sfollalti interni, che si è particolar-mente accelerato nella seconda metà dell’anno;complessivamente, nel corso del 2016 la popo-lazione rifugiata del Sud Sudan è cresciutadell’85%.Allo stesso modo, la popolazione rifugiata delBurundi è aumentata del 39% durante il 2016,mentre il numero di sfollati interni è quadrupli-

11 Il grande numero di sfolla-ti interni in Colombia di-pende dal dato totale regi-strato nel Registro Gover-nativo delle Vittime, che èstato iniziato nel 1985.

12 Fonte per i dati sulle popo-lazioni nazionali: NazioniUnite, Dipartimento per gliaffari economici e sociali,Divisione Popolazione(2015). “Population Pro-spects: The 2015 Revision(medium fertility variantprojection for 2016)”. Si ve-da: https://esa.un.org/unpd/wpp/. La stima at-tuale per il 2016 è consi-derata una sovrastima del-la popolazione nazionalein alcuni Paesi particolar-mente colpiti dagli sposta-menti forzati all’estero. Icittadini all’estero non so-no stati inclusi nella stimadella popolazione. Pertan-to, questa misura è da con-siderarsi meramente indi-cativa. La stima della po-polazione verrà riesamina-ta a Luglio 2017, quandosaranno pubblicate le nuo-ve Prospettive sulla Popo-lazione Mondiale e aggior-nate le cifre pubblicate nel-l’edizione online.

2003 20062004 2007 2015 20162013 2014201220092008 2010 20112005

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Figura 3.2

“Nuove” personecostrette alla fuga.Anni 2003 - 2016.Valori assoluti in milioni

Fonte: UNHCR

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

261

tante rispetto ai 201.400 del 2015, tuttavia, intotale, i ritornati rappresentano comunque soloil 3% della popolazione rifugiata a livello glo-bale. Circa 6,5 milioni di sfollati interni sono tor-nati nelle proprie zone, pari al 18% del totale.A ogni modo, il contesto in cui queste personehanno fatto ritorno a casa resta complesso, de-stando fondate preoccupazioni circa la sosteni-bilità di tali ritorni. Il reinsediamento si è invecedimostrato una soluzione concreta per 189.300rifugiati. In questo capitolo sono analizzate tendenze sta-tistiche e cambiamenti nel fenomeno delle mi-grazioni forzate avvenute a livello globale tragennaio e il dicembre 2016, in riferimento aquelle popolazioni che, per mandato della co-munità internazionale, sono sotto il mandatodell’UNHCR, quindi rifugiati, richiedenti asilo,persone che hanno fatto ritorno a casa dopo unperiodo di esilio, apolidi e particolari gruppi disfollati interni15. I dati presentati, laddove nondiversamente indicato, si basano su informazionidisponibili al 15 maggio 2017.

cato, arrivando a 141.200 persone. Conflitti eviolenze sono proseguiti in Afghanistan, Repub-blica Centrafricana, Repubblica Democraticadel Congo, Eritrea, Iraq, Libia, Sudan, Ucrainae Yemen, producendo nuovi flussi di rifugiati eimpedendo il ritorno delle persone che eranostate precedentemente costrette a spostarsi inquesti Paesi o all’estero. Nel 2016, la crisi in Sud Sudan è stata quella chenel mondo è cresciuta ai ritmi più elevati13. Ilgran numero di neonati, bambini e donne incintetra i rifugiati sudsudanesi ha reso la rispostaumanitaria particolarmente difficoltosa. Il SudSudan e i Paesi confinanti sono tra i più poverie meno sviluppati del mondo, con limitate risor-se per rispondere ai bisogni e alle sfide relativiall’accoglienza. Sebbene molti rifugiati siano rimasti vicino alproprio Paese d’origine, tanti altri si sono spo-stati più lontano, spesso alla ricerca di protezioneinternazionale in un ristretto gruppo di Paesi.Nel 2015 e 2016, molte persone hanno rischiatola propria vita tentando di attraversare il MarMediterraneo in cerca di sicurezza e protezione.Di conseguenza, alcuni Paesi europei hanno re-gistrato un aumento del numero di rifugiati e ri-chiedenti asilo sul proprio territorio. In Germa-nia, la popolazione rifugiata è salita fino a toc-care 1,3 milioni di persone alla fine del 2016,mentre in Svezia ha raggiunto quota 313.300.

Circa la metà dei rifugiati nel 2016 sono mi-nori. Sprovvisti della protezione della famigliao di parenti, i minori separati o non accompa-gnati sono particolarmente a rischio di abusi esfruttamento. Il numero di bambini che ha pre-sentato domanda d’asilo ha raggiunto quota75.000 durante il 2016, e questo dato rappre-senta probabilmente una sottostima14. Rispetto al 2015, nel 2016 un numero maggioredi rifugiati e sfollati interni ha fatto ritorno neipropri Paesi o aree d’origine. Circa mezzo mi-lione di rifugiati sono tornati a casa nel 2016,la maggioranza dei quali provenienti da Afgha-nistan, Somalia e Sudan. Un aumento impor-

13 Dati operativi mostranoche questa tendenza si è ri-confermata nel 2017. Siveda: http://data.unhcr.org/SouthSudan/regio-nal.php.

14 Questa stima non com-prende i dati di alcuni Pae-si, compresi tre dei più im-portanti Paesi d’asilo: laRussia, il Sudafrica e gliStati Uniti. Inoltre, i datidell’UNHCR sulle doman-de d’asilo vengono raccoltisu base annuale, e noncomprendono bambini se-parati o non accompagnatiriconosciuti come rifugiati,né riflettono il numero to-tale di bambini separati onon accompagnati richie-denti asilo e rifugiati.

15 Per una definizione deisingoli gruppi si veda il box“Popolazione sotto il man-dato dell’UNHCR”.

alla Ne del 2016, la popolazione totale sotto il mandato del-l’UNHCR si è attestata a 67,7 milioni di persone. Questo numerocomprende sia le persone costrette alla fuga (rifugiati, richiedentiasilo e sfollati interni), che quelle che hanno trovato una soluzionedurevole (come il ritorno volontario), così come le persone apolidi,la maggioranza delle quali non sono migranti forzati. Pertanto, que-sta categorizzazione differisce dal dato globale di 65,6 milioni dipersone costrette alla fuga in tutto il mondo, cifra che include rifugiatie altri migranti forzati che non rientrano sotto il mandato del-l’UNHCR, ed esclude invece altre categorie come i rimpatriati e gliapolidi.

Popolazione sotto ilmandato dell’UNHCR

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

3.1.3 La popolazionerifugiata: record di rifugiatia livello globale

A fine 2016 la popolazione rifugiata a livelloglobale si è attestata a quota 22,5 milioni, com-presi 5,3 milioni di rifugiati palestinesi che rien-trano sotto il mandato dell’UNRWA. Si tratta delpiù alto numero mai registrato. Sotto il mandatodell’UNHCR rientrano 17,2 milioni di rifugiati16,che rappresentano il focus principale di questocapitolo e, laddove non diversamente specificato,il gruppo specifico al quale si fa riferimento ogni-qualvolta si utilizza il termine rifugiati. Complessivamente, la popolazione rifugiata sot-to il mandato dell’UNHCR è aumentata di circail 65% negli ultimi cinque anni. Il cambiamentonella composizione di tale popolazione è dovutosoprattutto al ritorno di rifugiati nei propri Paesidi origine e all’insorgere di nuovi conflitti o alperpetuarsi di quelli in corso, che hanno causatonuovi flussi di migrazioni forzate. Sebbene an-cora in aumento, il tasso di crescita è il più bassomai registrato a partire dal 2012. Nel corso del2016, la popolazione rifugiata è aumentata di1,1 milioni di individui (pari al 7%), mentre nel2015 di 1,7 milioni (12%) e nel 2014 di 2,2 mi-lioni (23%). Una persona può essere riconosciuta come rifu-giata sulla base di un riconoscimento di gruppoo prima facie, oppure dopo una valutazione in-dividuale. Nel 2016 ci sono stati circa 2,3 milionidi nuovi riconoscimenti. Di questi, più della metà(1,4 milioni) sono avvenuti sulla base di un ri-conoscimento di gruppo o prima facie, i restanti(876.900) sulla base di un processo individualedi determinazione dello status17.Il conflitto in Siria domina le statistiche riguar-danti il numero di nuovi rifugiati riconosciutinel 2016, con 824.400 nuovi riconoscimenti,che fanno della Siria il primo Paese d’origine almondo. Anche le crisi nell’Africa sub-saharianahanno contribuito in modo significativo:737.400 nuovi riconoscimenti di rifugiati pro-

venienti dal Sud Sudan, soprattutto nella secon-da parte dell’anno, seguiti da Burundi (121.700nuovi riconoscimenti), Iraq (81.900), Eritrea(69.600), Afghanistan (69.500) e Nigeria(64.700). A controbilanciare questo dato, nelcorso dell’anno sono intervenuti 552.200 ritornidi rifugiati nei loro Paesi d’origine, nonché quasi189.300 persone reinsediate e 23.000 natura-lizzazioni di rifugiati18. Soprattutto a causa della crisi in Siria, il numerodi rifugiati in Europa continua ad aumentare.Nel 2016, la Turchia è stato il Paese con il mag-gior numero di rifugiati al mondo (2,9 milioni,perlopiù siriani), mentre il resto dell’Europa haospitato in totale 2,3 milioni di persone. I Paesidell’Africa sub-sahariana hanno ospitato ungrande e crescente numero di rifugiati (in au-mento del 16% rispetto al 2015), soprattuttoprovenienti da Burundi, Repubblica Centrafri-cana, Repubblica Democratica del Congo, Eri-trea, Somalia, Sud Sudan e Sudan. In Africasub-sahariana, la grande maggioranza dei rifu-giati è rimasta nei Paesi confinanti a quelli diorigine.

16 Questo dato comprende cir-ca 654.000 persone in si-tuazioni simili a quelle deirifugiati, comprese circa243.000 persone in Bangla-desh, 164.200 in Venezue-la, 52.200 in Thailandia e42.300 in Ecuador.

17 A fini statistici, il presentecapitolo non distingue trarichiedenti asilo ricono-sciuti come rifugiati e ri-chiedenti a cui è stata rico-nosciuta una forma di pro-tezione complementare co-me, ad esempio, la prote-zione sussidiaria, e il ter-mine riconoscimento è usa-to anche in riferimento aqueste altre forme di pro-tezione.

18 Si veda il paragrafo 3.1.4per ulteriori dettagli sullepossibili soluzioni.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

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UNH

CR/B

assa

m d

iaB

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

19 Per una lista dei Paesi in-clusi in ogni regione si ve-da:https://unstats.un.org/unsd/methodology/m49/.

20 Per una lista dei Paesi me-no sviluppati si veda:https://unstats.un.org/unsd/methodology/m49/.

21 ll Pakistan ospita un grannumero di rifugiati afghaninon registrati.

22 Il governo iraniano registratutti i rifugiati nel Paese.Ad eccezione dei rifugiatiall’interno di insediamenti,l’UNHCR ha ricevuto dalgoverno il numero aggre-gato di rifugiati nel maggio2015.

Paesi di asilo Le regioni in via di sviluppo continuano a soste-nere la responsabilità maggiore in termini di ac-coglienza di persone rifugiate, in modo spropor-zionato rispetto ad altre regioni. Secondo la clas-sificazione della Divisione Statistica delle Na-zioni Unite (Figura 3.4), nove dei primi 10 Paesid’asilo al mondo si trovano in regioni in via disviluppo19. Tre di questi (Repubblica Democra-tica del Congo, Etiopia e Uganda) rientrano nellacategoria dei Paesi meno sviluppati al mondo20,e soffrono pertanto di problemi strutturali cheimpediscono loro uno sviluppo sostenibile, a cuisi aggiungono le difficoltà di gestire un flussosignificativo di rifugiati. Come nel 2015, nel 2016 la Turchia è rimasta ilprimo Paese per numero di rifugiati accolti, 2,9milioni, in crescita rispetto ai 2,5 milioni del-l’anno scorso. La grande maggioranza dei rifu-giati in Turchia proviene dalla Siria: oltre 2,8milioni di rifugiati siriani, pari a più del 98%

dell’intera popolazione rifugiata nel Paese. Aquesti vanno aggiunti gruppi minoritari prove-nienti da Iran (7.000), Afghanistan (3.400) eSomalia (2.000).Il Pakistan è il secondo Paese d’asilo, nonostanteil calo nel numero di rifugiati, dovuto soprattuttoal ritorno di molti rifugiati nei propri Paesi d’ori-gine. Alla fine del 2015, il Pakistan ospitava 1,6milioni di rifugiati, scesi a 1,4 milioni alla finedel 2016 soprattutto grazie alle circa 380.000ripartenze21. La popolazione rifugiata in Pakistancontinua a essere composta quasi esclusivamenteda afghani. Anche la popolazione rifugiata in Libano è lie-vemente diminuita, principalmente a seguito dioperazioni di allineamento di dati e dei trasfe-rimenti nell’ambito dei programmi di reinsedia-mento. Tuttavia, alla fine del 2016 il Libano ospi-ta ancora poco più di 1 milione di rifugiati, ri-spetto a poco meno di 1,1 milioni nel 2015 e 1,2milioni di rifugiati nel 2014. La maggior partedei rifugiati in Libano proviene da Siria (1,0 mi-lioni) e Iraq (6.500).La popolazione di rifugiati registrata in Iran, ilquarto maggior Paese ospitante, è rimasta inva-riata a quota 979.400 alla fine del 201622.L’Uganda ha registrato un drammatico aumentodel numero di rifugiati, soprattutto nella secondametà del 2016. Alla fine del 2015, nel Paese sitrovavano 477.200 rifugiati, un numero quasiraddoppiato un anno dopo (940.800). La mag-gior parte dei nuovi arrivati proviene dal SudSudan, per un totale di 639.000 persone, parial 68% della popolazione rifugiata totale. Nu-meri significativi di rifugiati nel Paese proven-

0 0,5 1,5 2,5 3,01,0 2,0

Turchia

Pakistan

Libano

Iran, Rep. Islamica

Uganda

Etiopia

Giordania

Germania

Congo, Rep. Democratica

Kenya

FIne 2015

Fine 2016

Figura 3.4

Principali Paesi di asilo.Anni 2015 e 2016. Valori assoluti (in milioni)

Fonte: UNHCR

0 0,5 1,5 2,5 3,01,0 2,0

Turchia

Pakistan

Libano

Iran, Rep. Islamica

Uganda

Etiopia

Giordania

Germania

Congo, Rep. Democratica

Kenya

FIne 2015

Fine 2016

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gono anche da Repubblica Democratica del Con-go (205.400), Burundi (41.000), Somalia(30.700) e Ruanda (15.200). Anche la popola-zione dei rifugiati in Etiopia è aumentata nel2016, fino a raggiungere quota 791.600. La mag-gioranza delle persone è arrivata dal Sud Sudan,portando il numero totale di rifugiati sudsuda-nesi nel Paese a 338.800 persone, rispetto alle281.500 dell’anno precedente. 242.000 proven-gono invece dalla Somalia, in lieve calo rispettoal 2015, mentre restano significativi i numeri dirifugiati provenienti da Eritrea (165.600) e Su-dan (39.900). La Giordania ha registrato un leg-gero aumento della sua popolazione di rifugiati,garantendo protezione a 685.200 persone nel2016 (nel 2015 erano state 664.100). Di conse-guenza la Giordania è il settimo maggior Paesed’asilo nel mondo. La grande maggioranza diquesti rifugiati proviene dalla Siria (648.800),mentre 33.100 dall’Iraq e 2.200 dal Sudan.23

In Germania, la popolazione rifugiata è aumen-tata notevolmente, soprattutto a seguito delledecisioni in merito alle domande di asilo di co-loro che sono arrivati nel 2015 e nei primi mesidel 2016. Alla fine del 2015 la popolazione ri-fugiata in Germania contava 316.100 persone,mentre alla fine del 2016 il totale era salito a669.500. La maggior parte dei rifugiati provienedalla Siria (375.100), seguita da Iraq (86.000),Afghanistan (46.300), Eritrea (30.000), Iran(22.900) e Turchia (19.100).I conflitti in corso in Burundi e nel Sud Sudanhanno causato un crescente numero di rifugiatinella Repubblica Democratica del Congo. Il Pae-se ospita 452.000 rifugiati alla fine del 2016, ri-

spetto ai 383.100 dell’inizio dell’anno. Il numerodi rifugiati provenienti dal Sud Sudan è aumen-tato di oltre dieci volte durante l’anno, da 5.600a 66.700, mentre il numero delle persone pro-venienti dal Burundi è salito da 23.200 a 36.300.Le principali nazionalità di rifugiati nella Re-pubblica Democratica del Congo sono, come inpassato: Ruanda (245.100) e Repubblica Cen-trafricana (102.500).Il numero di rifugiati in Kenya è diminuito nelcorso del 2016, passando da 553.900 a 451.100persone, un calo di quasi il 20%. Nonostantequesto, il Kenya continua a ospitare la decimamaggior popolazione di rifugiati in tutto il mon-do. Il numero di rifugiati somali nel Paese è scesoda 417.900 a 324.400 persone durante l’anno:questo è dovuto principalmente a esercizi di ve-rifica e allineamento dati, ritorni di rifugiati e,in misura minore, ai reinsediamenti. Oltre ai so-mali, alla fine del 2016 si trovano in Kenya nu-merosi rifugiati provenienti da Sud Sudan(87.100), Etiopia (19.100) e Repubblica Demo-cratica del Congo (13.300).

Paesi di origineDai primi 10 Paesi di origine provengono 13,5milioni di rifugiati, pari al 79% della popolazioneglobale dei rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR– una proporzione in aumento se paragonata al2015 (75%). Ad eccezione della Siria, questiPaesi sono tra i meno sviluppati al mondo24 (Fi-gura 3.5).

23 I dati relativi alla Giordanianon considerano l’acco-glienza significativa di ri-fugiati palestinesi sotto ilmandato dell’UNRWA, cheportano il totale della po-polazione rifugiata ad ol-tre 2,9 milioni.

24 Per una lista dei Paesi me-no sviluppati si veda:https://unstats.un.org/unsd/methodolo-gy/m49/ .

Figura 3.5

Principali Paesi di origine.Anni 2015 e 2016. Valori assoluti (in milioni)

Fonte: UNHCR

0 0,5 1,0 35 5,0 6,01,5 2,0 2,5 4,5 5,54,03,0

Siriana, Rep. Araba

Afghanistan

Sud Sudan

Somalia

Sudan

Congo, Rep. Democratica

Centrafricana, Rep.

Myanmar

Eritrea

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Fine 2015

Fine 2016

0 0,5 1,0 35 5,0 6,01,5 2,0 2,5 4,5 5,54,03,0

Siriana, Rep. Araba

Afghanistan

Sud Sudan

Somalia

Sudan

Congo, Rep. Democratica

Centrafricana, Rep.

Myanmar

Eritrea

Burundi

Fine 2015

Fine 2016

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Il principale Paese di origine dei rifugiati nel2016 è stata la Siria, con 5,5 milioni di personerifugiate alla fine dell’anno, in aumento rispettoai 4,9 milioni del 2015. Sebbene queste personesiano state ospitate in 123 Paesi in 6 continenti,la stragrande maggioranza (l’87%) è rimastanei Paesi confinanti. La Turchia ha ospitato lapiù vasta popolazione di rifugiati siriani, in au-mento nel corso del 2016 e che ha raggiunto ilpicco di 2,8 milioni di persone alla fine dell’anno.Altri Paesi della regione ad aver accolto un nu-mero significativo di rifugiati siriani sono stati:Libano (1 milione di persone), Giordania(648.800), Iraq (230.800) ed Egitto (116.000).Al di fuori della regione, vanno invece citati Ger-mania (375.100), Svezia (96.900), Austria(31.000) e Paesi Bassi (28.400).Il secondo principale Paese di origine dei rifu-giati è l’Afghanistan, nonostante il numero siadiminuito rispetto allo scorso anno: alla fine del2016 si registravano, infatti, 2,5 milioni di rifu-

giati afghani, rispetto ai 2,7 milioni dell’annoprecedente. Anche se questo calo è dovuto so-prattutto ai ritorni dal Pakistan, in Pakistan con-tinua comunque ad essere ospitata la più grandepopolazione di rifugiati afghani del mondo (1,4milioni). L’Iran ospita un numero pari a 951.100rifugiati afghani25. In Germania, il numero di ri-fugiati afghani è arrivato a quota 46.300 allafine del 2016, seguita da Austria (20.200), Sve-zia (16.600), Italia (16.000) e Grecia (11.400). La crisi in Sud Sudan ha prodotto un sostanzialeincremento del numero di persone in fuga dalPaese, specialmente nella seconda metà del2016. Durante l’anno, il numero di rifugiati sud-sudanesi è quasi raddoppiato, passando dai778.700 alla fine del 2015 a più di 1,4 milionialla fine del 2016 (al Sud Sudan è dedicata unascheda di approfondimento a pag.232). Il numero di rifugiati somali nel mondo è lie-vemente diminuito, soprattutto a seguito di eser-cizi di verifica e allineamento dati e ai ritorni di

25 Il governo iraniano registratutti i rifugiati nel Paese.Ad eccezione di quelli ne-gli insediamenti, l‘UNHCRha ricevuto dal governo ilnumero aggregato di rifu-giati nel Maggio 2015.

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rifugiati dal Kenya. Alla fine del 2015 si registra-vano 1,1 milioni di rifugiati somali, scesi a 1 mi-lione alla fine del 2016. Il Kenya continua a ospi-tare la maggior popolazione di rifugiati somalial mondo (324.400 persone). Segue lo Yemen,dove questo gruppo è leggermente aumentatoin seguito a nuovi riconoscimenti e nascite, no-nostante il conflitto in corso nel Paese. A fine2016 l’Etiopia ha ospitato 242.000 rifugiati so-mali, seguita da Uganda (30.700), Sudafrica(28.700), Svezia (22.500), Paesi Bassi (16.500)e Italia (14.300).Il numero di rifugiati sudanesi ha raggiuntoquota 650.600 alla fine del 2016, in aumentorispetto ai 627.100 dell’anno precedente. Il Ciadcontinua a ospitare il maggior numero di rifu-giati sudanesi (312.500), mentre altre 241.500sono accolti in Sud Sudan. Gli altri Paesi cheospitano una quota significativa di rifugiati su-danesi sono: Etiopia (39.900), Egitto (13.800),Regno Unito (7.300) e Francia (7.000).

Alla fine dell’anno, la Repubblica Democraticadel Congo rappresentava il sesto principale Pae-se di origine dei rifugiati (537.500 persone), inlieve calo rispetto alla fine del 2015. La maggiorparte di queste persone è ospitata in Paesi limi-trofi come Uganda (205.400), Ruanda(73.100)26, Burundi (57.100), Tanzania(50.300), Zambia (21.300), Sud Sudan(14.500), Angola (12.900), Congo (12.300) eZimbabwe (5.900). Un significativo numero dirifugiati è invece ospitato in Sudafrica (26.200),Francia (15.000) e Kenya (13.300). Le violenze nella Repubblica Centrafricanahanno continuato a costringere molte personealla fuga, e il numero dei rifugiati del Paese èaumentato da 471.100 a 490.900 persone nelcorso dell’anno. La stragrande maggioranza diqueste persone ha trovato asilo nei Paesi confi-nanti. Il Camerun ne ha ospitate la maggior par-te (283.600 alla fine del 2016), seguito da Re-pubblica Democratica del Congo (102.500),Ciad (70.200) e Congo (24.500). Il numero di rifugiati proveniente dal Myanmarha raggiunto le 490.300 unità alla fine del 2016,in aumento rispetto ai 451.800 dell’anno prece-dente. Il Bangladesh continua a essere il princi-pale Paese di asilo di queste persone(276.200)27. Seguono Thailandia (102.600),Malesia (87.000) e India (15.600).L’Eritrea si riconferma il nono Paese di originedei rifugiati nel mondo: 459.400 persone allafine del 2016, in notevole aumento rispetto alle407.500 di fine 2015. La maggioranza dei rifu-giati eritrei sono stati ospitati in Etiopia(165.500) e Sudan (103.200), mentre molti altrihanno cercato protezione in Paesi più lontaniquali Germania (30.000), Israele (27.800)28,Svizzera (26.300) e Svezia (26.000).Il numero di rifugiati del Burundi, decimo Paesedi origine nel mondo, è cresciuto di quasi il 40%nel corso del 2016, passando dai 292.800 di ini-zio anno ai 408.100 di fine. Quasi tutti i rifugiatiburundesi (il 97%) si sono stabiliti in Paesi viciniquali Tanzania (230.900), Ruanda (82.900),Uganda (41.000) e Repubblica Democratica delCongo (36.300). Altri importanti Paesi di origine dei rifugiati nel2016 sono stati Vietnam (329.400)29, Iraq(316.000), Colombia (311.100), Ruanda(286.100), Ucraina (239.100) e Nigeria(229.300).

UNH

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26 Le stime governativi risul-tano più alte rispetto aquelle dell’UNHCR, ripor-tate nel presente capitolo.

27 Dei 276.00 rifugiati prove-nienti dal Myanmar inBangladesh, 243.000 sonopersone in situazioni similia quelle dei rifugiati.

28 Dati realtivi a fine 2015.29 Quasi tutti i rifugiati viet-

namiti sono ospitati in Ci-na e considerati ben inte-grati nella società cinese.

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268

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Nuovi arrivi di rifugiatiNel 2016, più di 1,4 milioni di rifugiati sono staticostretti alla fuga per la prima volta30. Un datoinferiore rispetto a quello del 2015 (quando siregistrarono 1,8 milioni di nuovi rifugiati) e no-tevolmente più basso rispetto al 2014 (2,9 mi-lioni).L’Uganda ha riportato il maggior numero di nuo-vi rifugiati nel 2016, con 514.000 nuovi arrivi,per lo più nella seconda metà dell’anno. Quasitutti (489.000) provengono dal Sud Sudan e, inmisura minore, dal Burundi (18.600).La Turchia ha registrato 328.900 rifugiati siria-ni31. Il conflitto nel Sud Sudan ha colpito anchealtri Paesi come il Sudan, che ha registrato102.800 nuovi arrivi, quasi interamente prove-nienti dal Sud Sudan. La Repubblica Democra-tica del Congo ha registrato 82.700 nuovi rifu-giati, 61.100 dei quali originari del Sud Sudane 13.200 del Burundi. Altri Paesi che nel 2016hanno riportato un numero significativo di nuovirifugiati includono Etiopia (81.100), Tanzania(71.800), Niger (43.400), Camerun (40.800),Giordania (38.300), Kenya (23.500) e Russia(22.000).Nel 2016 sono stati 736.200 i nuovi rifugiati pro-venienti dal Sud Sudan. La maggioranza di loroè fuggita in Uganda, ma arrivi significativi sonostati registrati anche in Sudan, Repubblica De-mocratica del Congo, Etiopia (55.600), Kenya(22.600) e Repubblica Centrafricana (5.000).Questo flusso si è concentrato soprattutto nellaseconda metà dell’anno.Nel corso dell’anno sono stati registrati anchecirca 410.800 nuovi rifugiati siriani, in fuga daun conflitto di cui ancora non si intravede la fine.La maggior parte di loro ha cercato protezionenella regione: in Turchia, dove hanno ottenutoprotezione temporanea 328.900 persone,37.900 sono state invece registrate in Giordania,Egitto (14.600), Iraq (13.600) e Libano(13.200).

Il contributo dei Paesi di asiloIl rapido aumentodella popolazione di rifugiatiha ulteriormente ridotto o esaurito le limitaterisorse di molti dei Paesi da cui provengono e incui sono accolti i rifugiati, spesso tra i più poveridel mondo. Se si considera l’impatto dell’acco-glienza dei rifugiati, l’entità della popolazionerifugiata è un fattore importante, ma sono dasoppesare anche altri fattori centrali, quali, lapopolazione dello stato ospitante, la sua econo-mia e il suo livello di sviluppo. La dimensionedella popolazione nazionale è importante perstimare l’impatto socio-demografico della pre-senza di numeri significtivi di rifugiati in un Pae-se (Figura 3.6)32. In base a questo parametro, iPaesi che hanno accolto rifugiati siriani hannoregistrato i numeri più alti, che riflettono l’entitàdella crisi siriana. Il Libano ha continuato a ospi-tare una popolazione rifugiata particolarmenteampia in rapporto alla popolazione nazionale,con 169 rifugiati ogni 1.000 cittadini libanesi33,seguito da Giordania e Turchia. Nel 2016, Paesi a medio e basso reddito in re-gioni in via di sviluppo sono stati sproporziona-tamente gravati del peso dell’accoglienza di ri-fugiati, l’84% dei quali è ospitato proprio in que-ste regioni34. I Paesi meno sviluppati come Ca-merun, Ciad, Repubblica Democratica del Con-go, Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda hanno ospi-tato 4,9 milioni di rifugiati, pari al 28% del totaleglobale. In questi Paesi a basso reddito, già for-temente ostacolati nella crescita economica enello sviluppo da importanti barriere strutturali,sono disponibili risorse limitate per rispondereai bisogni delle persone in cerca di protezione35.La dimensione dell’economia di un Paese puòessere stimata, con alcune limitazioni, prenden-do in considerazione il suo Prodotto Interno Lor-do (PIL)36. Comparare la dimensione comples-siva dell’economia di un Paese ospitante all’am-piezza della popolazione rifugiata presente sulterritorio permette di misurare le risorse econo-miche disponibili per rispondere ai bisogni deirifugiati (Figura 3.7). Secondo questo parame-tro, il peso maggiore della crisi dei rifugiati è ri-caduto sulle spalle dei Paesi più poveri del mon-do, che hanno accolto una proporzione signifi-cativa di rifugiati in rapporto alla propria eco-nomia. Esempi di questo tipo includono: Ciad, Ruanda,Sud Sudan e Uganda. Dei Paesi che hanno ac-colto più rifugiati in rapporto alla propria eco-nomia nazionale, 8 su 10 si trovano in Africa.Sebbene il Libano e la Giordania siano Paesi amedio reddito, il grande numero di rifugiati ospi-tati in rapporto alla loro economia nazionale hacomunque contribuito a determinare un peso

30 Il dato riguardante i “nuovirifugiati” si riferisce ai rifu-giati riconosciuti tali sullabase di un riconoscimentoprima facie o di gruppo nelcorso del 2016, e non com-prende i rifugiati ricono-sciuti in seguito a un pro-cesso di determinazione in-dividuale dello status.

31 In Turchia, ai rifugiati si-riani viene riconosciutauna forma di protezionetemporanea sulla base diun riconoscimento digruppo, mentre altre na-zionalità sono sottoposte auna procedura di ricono-scimento individuale.

32 Fonti per le popolazioninazionali: United Nations,Department of Economicand Social Affairs, Popula-tion Division (2015).World Population Pro-spects: The 2015 Revision(medium fertility variantprojection for 2016). Si ve-da: https://esa.un.org/unpd/wpp/.

33 Questo dato non compren-de i rifugiati palestinesisotto il mandato dell’UN-RWA, che ammontano a463.700 in Libano e 2,2milioni in Giordania.

34 Per la lista dei Paesi compre-si in ogni regione si veda:https://unstats.un.org/unsd/methodology/m49/.

35 Per la lista dei Paesi menosviluppati si veda:https://unstats.un.org/unsd/methodology/m49/.

36 Fonte per le dimensionidelle economie: FondoMonetario Internazionale,“World Economic OutlookDatabase”, Aprile 2017; siveda: https://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2017/01/weodata/in-dex.aspx, PIL (prezzi cor-renti). In precedenti pub-blicazioni, la misura eco-nomica era il numero di ri-fugiati per ogni dollaroAmericano di PIL pro capi-te (PPP). Per riflettere me-glio l’impatto economico,questa misura è stata cam-biata (ma può essere cal-colata accedendo al linksoprastante).

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

269

Figura 3.6

Numero di rifugiati ogni1.000 abitanti.Anno 2016.Valori assoluti per mille

Fonte: UNHCR

Mauritania

Malta

18

Gibuti

19

Sud Sudan

20

Uganda

21

Svezia

23

Ciad

23

Turchia

27

Giordania

36

Libano 169

88

0 80 100604020 120 160 180140

Figura 3.7

Numero di rifugiati perPIL/pro capite in dollariUSD. Anno 2016.Valori assoluti

Fonte: UNHCR

Camerun

Mauritania

13

Giordania

16

Burundi

18

Ruanda

18

Libano

19

Niger

19

Uganda

22

Ciad

36

Sud Sudan 90

39

0 2010 30 50 70 90 10040 60 80

economico significativo per i due Paesi. Il livello di sviluppo di un Paese può essere va-lutato in diversi modi. Usando l’Indice di Svi-luppo Umano 2015 (2015 Human DevelopmentIndex, HDI) prodotto dall’UNDP (United NationsDevelopment Programme)37 molti Paesi con ipiù bassi livelli di sviluppo umano (ossia quelliche già faticano a soddisfare i bisogni di svilupposostenibile della popolazione nazionale) si sonotrovati ad affrontare la difficile sfida di ospitareuna grande popolazione di rifugiati.  

Il Ciad, ad esempio, ha ospitato la quarta mag-giore popolazione rifugiata al mondo in rapportoalla popolazione nazionale, e si è inoltre collo-cato al 186esimo posto su 188 nella classificadell’indice di sviluppo umano. Similmente, ilSud Sudan si è classificato al 181esimo posto intermini di HDI, ma allo stesso tempo settimo almondo per numero di rifugiati in rapporto allapopolazione nazionale. Nonostante Libano, Gior-dania e Turchia ospitino grandi popolazioni dirifugiati, è anche vero che questi Paesi hanno li-velli più alti di sviluppo umano.

37 Si veda: http://hdr.undp.org/en/data.

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270

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

3.1.4 Soluzioni durevoli

Oltre a garantire protezione internazionale,parte integrante del lavoro e del mandato del-l’UNHCR è anche la ricerca di soluzioni durevoliche permettano alle persone costrette alla fugadi ricostruirsi una vita in condizioni di pace edignità. Tradizionalmente le soluzioni durevolicomprendono il rimpatrio volontario, il reinse-diamento in un Paese terzo e l’integrazione lo-cale. Questi approcci si sono tuttavia dimostratiinsufficienti, in quanto un crescente numero dipersone sotto il mandato dell’UNHCR perman-gono in condizioni di protezione precarie e conscarse speranze di trovare una soluzione dure-vole in futuro. Il 19 Settembre 2016, gli StatiMembri delle Nazioni Unite hanno adottato laDichiarazione di New York su Rifugiati e Migran-ti, impegnandosi a sviluppare un Quadro onni-comprensivo di risposta alla crisi dei rifugiati(Comprehensive Refugee Response Framework,CRRF) finalizzato a rispondere alle emergenzee alle situazioni protratte di migrazione forza-ta38. Si è trattato di un riconoscimento della ne-cessità di approcci globali a situazioni specificheper individuare soluzioni durevoli, insieme alcoinvolgimento dei governi, di attori umanitarie di sviluppo, nonché dei rifugiati stessi. Unobiettivo cardine del CRRF è quello di incorag-giare una maggiore cooperazione internazionaleper garantire protezione e trovare soluzioni peri rifugiati, nonché identificare nuovi approcci,percorsi di protezione e soluzioni.

Rimpatrio volontarioIl rimpatrio volontario rimane la principale so-luzione durevole. Affinchè il rimpatrio sia so-stenibile e avvenga in condizioni di sicurezza edignità, sia i Paesi di origine che quelli di asilodevono impegnarsi pienamente per far sì che ledecisioni di tornare siano volontarie e si basinosu informazioni oggettive. È necessario preve-dere un adeguato sostegno e assistenza ai rifu-giati che decidono di tornare affinché siano rein-tegrati nelle proprie comunità e rafforzate cosìle prospettive di sostenibilità del ritorno.Il numero di rifugiati ritornati nei propri Paesidi origine è aumentato in maniera sostanzialenel corso del 2016, più che raddoppiato rispettoal 2015, quando ci furono 201.400 ritorni (con-tro i 552.200 del 2016). Si tratta del dato piùalto dal 2008 (Figura 3.8)39. La maggioranza deirifugiati ritornati a casa ha ricevuto assistenzadall’UNHCR (500.300 persone, pari a circa il90% del totale). Dal 2013 i rifugiati che hannofatto ritorno nei Paesi d’origine rappresentano

Figura 3.8

Rifugiati rimpatriati.Anni 1990-2016.Valori assoluti (in milioni)e percentuale

Fonte: UNHCR

38 Si veda: http://www.unhcr.org/new-york-decla-ration-for-refugees-andmi-grants.html.

39 Dati basati su report con-solidati provenienti daiPaesi di asilo (partenza) edi origine (arrivo).

Numero di rifugiati ritornati

3,0

2,0

1,5

1,0

0,5

0

2,5

0,0%

20,0%

15,0%

10,0%

5,0%

25,0%

Percentuale dellapopolazione rifugiata

1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016

Perc

entu

ale

della

pop

olaz

ione

rifu

giat

a co

mpl

essi

va

Rifu

giat

i rito

rnat

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ilion

i)

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

271

meno del 5% della popolazione rifugiata globa-le, soprattutto a causa dell’assenza di condizionifavorevoli al ritorno nei Paesi di origine. Inoltre, il contesto in cui alcuni rifugiati tornanonei loro Paesi è complesso, con molte situazionidi fragilità e instabilità, da cui derivano grandipreoccupazioni e dubbi riguardo alla sostenibi-lità dei ritorni stessi. Affinché i ritorni sostenibilisiano al passo con il crescente numero di nuovirifugiati sono necessari sforzi condivisi che af-frontino le cause alla radice delle migrazioni for-zate e supportino percorsi di reintegrazione unavolta che queste persone siano tornate a casa. Il numero di Paesi o aree a cui i rifugiati hannofatto ritorno è aumentato dai 39 del 2015 ai 40del 2016. Come l’anno precedente, gli afghanisono stati il gruppo di rimpatriati più numeroso,passati dai 61.400 dello scorso anno ai 384.000del 2016. La grande maggioranza è tornata dalPakistan (381.300) e dall’Iran (2.300). Simil-mente, il Sudan è al secondo posto per numerodi rifugiati ritornati, con 37.200 persone, quasitutte dal Ciad. Circa 36.100 ritorni sono stati re-gistrati in Somalia, soprattutto dal Kenya, e inmisura minore dallo Yemen. Inoltre, 34.400 ri-fugiati sono rientrati nella Repubblica Centra-fricana, di ritorno da Repubblica Democraticadel Congo, Ciad e Camerun. Altri Paesi con altinumeri di rimpatri comprendono: Costa D’Avo-rio (19.600), Repubblica Democratica del Congo(13.200) e Mali (9.800). Il Pakistan ha registratoil maggior numero di rifugiati rimpatriati, con381.300 partenze, tutte verso l’Afghanistan. Cisono stati 49.900 ritorni dal Ciad, inclusi 37.200sudanesi e 12.700 cittadini provenienti dalla Re-pubblica Centrafricana ritornati a casa. Il Kenyaha registrato 33.800 partenze, quasi tutte versola Somalia. Altri Paesi con un numero conside-revole di partenze nel corso del 2016 sono stati:Repubblica Democratica del Congo (21.900),Liberia (19.100) e Sud Sudan (13.200).

Numero di rifugiati ritornati

3,0

2,0

1,5

1,0

0,5

0

2,5

0,0%

20,0%

15,0%

10,0%

5,0%

25,0%

Percentuale dellapopolazione rifugiata

1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016

Perc

entu

ale

della

pop

olaz

ione

rifu

giat

a co

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Rifu

giat

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UNH

CR/C

HRi

sto

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lis

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

ReinsediamentoI rifugiati potrebbero aver cercato protezionein Paesi in cui i loro bisogni specifici non pos-sono essere soddisfatti o dove permane una si-tuazione rischiosa. In questi casi, l’UNHCR aiu-ta a reinsediare i rifugiati in un Paese terzo, tra-sferendoli da un Paese di asilo ad un altro, cheha precedentemente accettato di accoglierli co-me rifugiati e di garantire loro di poter risiederestabilmente sul proprio territorio. Gli Stati direinsediamento garantiscono al rifugiato pro-tezione fisica e legale, nonché l’accesso a diritticivili, politici, economici, sociali e culturali co-me quelli riconosciuti ai cittadini. Diversi Stati hanno messo a disposizione unmumero maggiore di posti per il reinsediamen-to nel 2016. Circa 15.000 nuovi posti sono staticonfermati durante e immediatamente dopol’incontro di alto livello sulla condivisione glo-bale delle responsabilità per la creazione di ca-nali di accesso per i rifugiati siriani, organizzatodall’UNHCR a Marzo 2016. Inoltre, diversi Sta-ti, soprattutto in Europa e America Latina, han-no istituito nuovi programmi di reinsediamentoo assunto ulteriori impegni nel corso del 2016.37 Stati hanno preso parte ai programmi direinsediamento dell’UNHCR nel 2016 (nel2015 erano 33). Con l’aumento dei Paesi im-pegnati nel reinsediamento negli ultimi anni,l’UNHCR ha intensificato gli sforzi per coordi-nare e supportare la creazione di programmidi reinsediamento sostenibili. Nel corso del 2016, il numero totale di rifugiatiammessi ai programmi di reinsediamento haraggiunto quota 189.300, secondo le statistichegovernative. Questo numero rappresenta unaumento del 77% rispetto ai 107.100 del 2015(Figura 3.9). Dei Paesi che nel 2016 hanno ade-rito al programma di reinsediamento di rifu-

giati, gli Stati Uniti hanno costituito il 51% deireinsediamenti (96.900 persone). Altri Paesiche hanno reinsediato un numero importantedi rifugiati nel 2016 sono: Canada (46.700) eAustralia (27.600). I rifugiati siriani sono statiil principale gruppo a beneficiare del reinse-diamento (63.000 persone), seguiti da rifugiatidella Repubblica Democratica del Congo(22.100), dell’Iraq (14.700) e della Somalia(12.200).Nel corso del 2016, l’UNHCR ha segnalato162.600 rifugiati per il reinsediamento, un au-mento del 21% rispetto al 2015 e il numero piùalto da circa due decenni. I siriani hanno costi-tuito il gruppo nazionale più ampio, con 77.200persone segnalate. Il secondo maggior gruppoè stato quello dei rifugiati della Repubblica De-mocratica del Congo (22.800), seguiti da quellioriginari di Iraq (12.800), Somalia (10.500) eMyanmar (10.100). Queste cinque nazionalitàhanno rappresentato più dell’80% di tutte lesegnalazioni. Stati Uniti (107.700), Canada(19.800) e Regno Unito (8.800) hanno ricevutol’84% delle segnalazione fatte dall’UNHCR nelcorso dell’anno. In totale, rifugiati di 69 nazio-nalità diverse sono stati segnalati per il reinse-diamento da 83 Paesi o territori d’asilo verso

1993 1995 1997 1999 2001 20052003 2007 2009 2011 20131994 1996 1998 2000 2002 20062004 2008 2010 2012 2014 2015 2016

Totale di arrivi attraverso il reinsediamento

Partenze avvenute con l’assistenza dell’UNHCR

0

50.000

100.000

150.000

200.000

1993 1995 1997 1999 2001 20052003 2007 2009 2011 20131994 1996 1998 2000 2002 20062004 2008 2010 2012 2014 2015 2016

Totale di arrivi attraverso il reinsediamento

Partenze avvenute con l’assistenza dell’UNHCR

0

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100.000

150.000

200.000

Figura 3.9

Reinsediamento di rifugiati.Anni 1993-2016. Valori assoluti

Fonte: UNHCR

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

273

37 Paesi di reinsediamento. Non tutti i casi sonosegnalati dall’UNHCR, e alcuni Paesi accettanoanche casi di ricongiungimento familiare indi-pendentemente dalla segnalazione del-l’UNHCR.  

Integrazione localeUn’altra possibile soluzione durevole è l’inte-grazione locale dei rifugiati. Si tratta di un pro-cesso complesso e graduale che implica che ilrifugiato trovi una dimora stabile nel Paese diasilo e si integri nella comunità d’accoglienza.Ai fini dell’integrazione locale contribuisconoaspetti legali, economici, sociali e culturali, cherichiedono sforzi da parte di tutte le compo-nenti coinvolte, sia da parte dell’individuo in-teressato che da parte della società ospitante. Date le complesse questioni che rientrano nelprocesso di integrazione locale, ne risulta chemisurarne e quantificarne il successo è impe-gnativo. Legalmente, il processo dovrebbe cul-minare con l’acquisizione del diritto di residen-za permanente e, in alcuni casi, della cittadi-nanza nel Paese d’asilo. La naturalizzazione –l’atto o processo legale attraverso il quale una

persona può acquisire la cittadinanza o la na-zionalità di un dato Paese – viene intesa comeuno strumento di integrazione locale. Tuttavia,anche questo tipo di misura è limitato da unadisponibilità di dati irregolare e scarsa, nonchéda cambiamenti nelle politiche e nelle normelegislative intercorsi nel tempo. Pertanto, i datiqui riportati sono solo indicativi e fornisconouna sottostima dell’estensione del fenomenodelle naturalizzazioni di rifugiati. Durante il 2016, 23 Paesi hanno riportato al-meno una naturalizzazione di un rifugiato, ri-spetto ai 28 dell’anno precedente (Figura 3.10).Un totale di 23.000 naturalizzazioni di rifugiatisono state riportate all’UNHCR nel 2016, in ca-lo rispetto alle 32.000 del 2015. Il Canada è ilprimo Paese con 16.300, comunque conside-revolmente meno delle 25.900 del 2015. AltriPaesi con numeri significativi sono: Francia(3.200), Belgio (1.400) e Austria (1.200).

Figura 3.10

Numero di Paesi constatistiche su rifugiatinaturalizzati.Anni 1997-2016.Valori assoluti

Fonte: UNHCR

24

20

16

12

8

4

0

32

28

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

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274

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

intrappolato tra carestia e conflitto

Sud Sudan

Focus / Paese

Il conflitto armato, combinato alla sta-gnazione economica, alle malattie e al-l’insicurezza alimentare, ha travolto ilPaese più giovane del mondo, lascian-dolo in una situazione disperata. Nel2016, il numero di sudsudanesi in fugadalle loro case in cerca di salvezza è sta-to il più alto di sempre. Il conflitto hacostretto alla fuga circa 3,3 milioni dipersone, di cui 1,9 milioni rimasti al-l’interno dei confini nazionali e 1,4 mi-lioni fuggiti in Paesi confinanti. In to-tale, circa 1 sudsudanese su 4 è statocostretto ad abbandonare la propria ca-sa. Più del 99% della popolazione sud-sudanese rifugiata è stata accolta inPaesi confinanti, con una bassissimapercentuale di persone che si è spintapiù lontano alla ricerca di protezione.Il Sud Sudan è diventato indipendentenel luglio 2011, in seguito a una guerrache ha causato la morte di oltre 2,5 mi-lioni di persone. Verso la fine del 2013gli scontri sono scoppiati anche per lestrade della capitale, Juba. Ben prestoil conflitto si è esteso nei tre Stati dellaregione del Greater Upper Nile. Da al-lora, nonostante numerose trattative econcordati cessate il fuoco, le ostilitàhanno investito tutto il Paese. Nel luglio2016 a Juba sono scoppiate violenze sularga scala, che poi si sono diffuse sututto il territorio, anche in zone che inprecedenza erano rimaste escluse dalconflitto, come l’Equatoria. Il risultato,tra le altre cose, è stata un’ondata di ri-fugiati e sfollati all’interno del Paese.Una crisi di protezione di grandi dimensioni Il devastante conflitto ha portato a unacrisi in termini di protezione, sia per icittadini sudsudanesi che per i 262.600rifugiati che vivevano in Sud Sudan. In

queste circostanze è difficile assicurareassistenza umanitaria, specialmente aigruppi più vulnerabili. Sono state do-cumentate numerose violazioni dei di-ritti umani, comprese violazioni di prin-cipi umanitari internazionali. Molte per-sone sono state vittime di violenza acausa della loro etnia e presunta mili-tanza politica. Le violazioni riscontratecomprendono uccisioni mirate di civili(bambini compresi), arresti e detenzioniarbitrarie e tortura. Si è inoltre registra-ta una diffusa distruzione delle proprie-tà dei civili, ospedali e scuole, così comesaccheggi e distruzione di proprietà del-le organizzazioni umanitarie, compresiattacchi a membri del personale delleNazioni Unite40. Brutali violenze ses-suali sono state perpetrate da tutti gliattori del conflitto come vera e propriaarma di guerra41. L’UNICEF ha stimatoche 16.000 bambini sono stati reclutatidai gruppi armati, e più della metà ditutti i bambini del Paese sono esclusi daun qualsiasi percorso scolastico: si trattadella percentuale più alta al mondo42.Questa situazione ha inoltre determi-nato una profonda crisi economica, cheha causato l’aumento dei prezzi dei benialimentari e un acuirsi del crimine.

Sfollati interni nel 2016 Nel corso del 2016 la popolazione disfollati interni del Sud Sudan ha conti-nuato a crescere, da 1,7 milioni di per-sone all’inizio dell’anno a 1,9 milionialla fine. Questo aumento ben descrivel’entità dei movimenti forzati nel Paese,e lo scoppio del conflitto a Juba alla finedel luglio 2016 rappresenta uno spar-tiacque: prima di questo momento lepersone ritornate a casa erano state752.300, dopo la nuova ondata di vio-lenza si sono invece registrate 865.000nuove persone in fuga nel corso dell’an-no. Sfortunatamente, a causa del per-severare del conflitto, le persone torna-te a case sono ancora a rischio di vio-lenze e potrebbero spostarsi nuovamen-te in cerca di sicurezza. Più di 224.000 persone43 hanno trovatorifugio in siti istituiti per far fronte allenecessità di protezione della popolazio-ne (siti finalizzati alla “Protection of Ci-vilians”, anche detti “PoC”), e molti diloro potrebbero essere arrivati lì già adicembre 2013. Questi insediamenti perle persone sfollate all’interno del Paesesorgono in zone di competenza delle Na-zioni Unite, spesso presso le loro sedi. Il60% dei residenti di quesi siti era rap-

Popolazione 12,7 milioni Fonte: UNdPPopolazione rifugiata ospitata nel Paese 262.600 Fonte: UNHCR

3,3 milioni di sudsudanesi costretti a lasciare le proprie case

1 persona su 4 in Sud Sudan è stata costretta alla fuga

1,4 milioni di persone si sono rifugiate in Paesi confinanti

99%della popolazione rifugiata del Sud Sudan è stata accolta inPaesi confinanti (più di 700.000 persone sono fuggite versoUganda, Etiopia, Repubblica Centrafricana, RepubblicaDemocratica del Congo e Kenya)

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UNH

CR/R

oCC

o N

URi

presentato da bambini, e la percentualedi donne rispetto agli uomini era an-ch’essa sproporzionatamente alta, inquanto gli uomini restano spesso nelleloro zone d’origine nel tentativo di met-tere al sicuro i propri mezzi di sostenta-mento. Le aree maggiormente interes-sate dalla fuga di queste persone sonostate gli ex Stati di Unity, Jonglei, Cen-tral Equatoria e Upper Nile. Nel corsodel 2016, 739.900 rifugiati e richiedentiasilo hanno lasciato il Sud Sudan. Diquesti, la grande maggioranza ha cer-cato protezione nei Paesi vicini, l’Ugan-da in primis. La popolazione rifugiatain Uganda è più che triplicata nel corsodel 2016, andando da 199.400 a639.000 persone. Il governo ugandeseha garantito ai rifugiati l’accesso alla ter-ra per coltivare e l’accesso a tutti i servizipubblici, nonostante le limitate risorseeconomiche (le operazioni dell’UNHCRsono state finanziate soltanto per il 33%,con un deficit di 186 milioni di dollariamericani). L’Uganda è stato anche ilprimo Paese a implementare il Compre-hensive Refugee Response Framework(Quadro onnicomprensivo di rispostaalla crisi di rifugiati), connesso alla Di-chiarazione di New York su Rifugiati eMigranti, per supportare le politiche einiziative del governo in materia. AltriPaesi ad accogliere un gran numero dirifugiati sudsudanesi sono stati Etiopia(338.800), Sudan (297.200), Kenya(87.100), Repubblica Democratica delCongo (66.700), Repubblica Centrafri-cana (4.900) ed Egitto (2.500).Un’emergenza rurale che coinvolgesoprattutto i più giovani Due terzi dei rifugiati del Sud Sudan,nel 2016, erano bambini e giovani sottoi 18 anni. Un rifugiato su 5 aveva menodi 5 anni, una fascia di età particolar-mente a rischio di malattie e malnutri-zione. I bambini più grandi sono invecea rischio di esclusione dall’istruzione.Le donne rappresentano il 63% dellapopolazione rifugiata adulta, mentregli uomini tra i 18 e i 59 sono una pic-

cola minoranza dell’intera popolazionerifugiata. Si tratta di una crisi di naturaprincipalmente rurale, con il 91% deirifugiati sudsudanesi stabilitisi in zonerurali nei Paesi d’accoglienza.L’intensificarsi del conflittoSfortunatamente, nel corso del 2016non ci sono stati segni che facciano pre-vedere una risoluzione del conflitto, ei rapporti delle Nazioni Unite hanno sot-tolineato la grave situazione di insicu-rezza alimentare che interesserà 5,5 mi-lioni di persone – quasi la metà dellapopolazione totale del Paese – a partiredalla metà del 201744. I dati operativimostrano che i movimenti forzati con-tinueranno nel 2017, con un gran nu-mero di persone costrette alla fuga enumerosi arrivi nei Paesi vicini45. No-nostante la gravità della situazione, ilpesante e cronico sottofinanziamento

ha raggiunto un livello per cui anche gliaiuti essenziali salva-vita rischiano diessere pericolosamente compromessi.Le strutture di accoglienza e di transitosi troveranno presto sotto una tale pres-sione per cui assicurare a rifugiati e ri-chiedenti asilo adeguate razioni di cibo,accesso alle cure mediche e all’istruzio-ne saranno obiettivi sempre più difficilida raggiungere. Nel corso del 2017 la popolazione rifu-giata sudsudanese ha raggiounto quota2milioni, il 63% è costituito da bambinidi età inferiore ai 18 anni. Oltre 1 mi-lione di persone rifugiate sudsudanesisono ospitate in Uganda. 4,2 milioni lepersone di competenza dell’UNHCR (in-clusi sfollati all’interno del Paese, rifu-giati accolti in Sud Sudan e rifugiatisudsudanesi che hanno cercato prote-zione nella regione)46.

40 Segretariato Generale del-le Nazioni Unite, UN Se-cretary General, ‘Rapportodel Segretariato Generaledelle Nazioni Unite sul SudSudan (riguardante il pe-riodo tra il 16 Dicembre2016 e il 1 Marzo 2017)’.

41 Segretariato Generale del-le Nazioni Unite, ‘Rappor-to del Segretariato Gene-rale delle Nazioni Unitesulla violenza sessuale neiconflitti’, S/2016/361, (20Aprile 2016).

42 Comunicato stampa UNI-CEF, ‘Violazioni nei con-fronti di donne e bambini,centinaia di bambini reclu-tati da gruppi armati inSud Sudan’, 19 Agosto2016.

43 UNMISS (Missione delleNazioni Unite nel Sud Su-dan), “AggiornamentoPoC n.147 all’8 Dicembre2016”, 12 Dicembre 2016.

44 Gruppo tecnico di lavorosul Sud Sudan, South Su-dan IPC Technical Working

Group, “Risultati chiavedell’IPC: Gennaio-Luglio2017”, 20 Febbraio 2017.

45 Si veda: http://data.unhcr.org/SouthSudan/.

46 Dati aggiornati al 18 Set-tembre 2017 http://data.unhcr.org/SouthSudan/regional.php

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

3.1.5 Sfollati interni (IDP)

Alla fine del 2016, 40,3 milioni di persone sonostate costrette ad abbandonare la propria casarimanendo all’interno dei confini nazionali, acausa di violenza generalizzata o violazioni deidiritti umani. Questo dato rispecchia quellodell’anno precedente quando, secondo il Centrodi Monitoraggio sullo Sfollamento Interno (In-ternal Displacement Monitoring Centre, IDMC),gli sfollati interni erano 40,8 milioni47. A ognimodo, i numeri riflettono una crescita dramma-tica avvenuta nel 2016, con molti fenomeni dimigrazione forzata su larga scala e un grandenumero di persone tornate nelle proprie case,spesso in circostanze difficili.Dall’introduzione del sistema dei cluster inter-agenzia nel gennaio 2006, i dati sugli sfollati in-terni sono stati raccolti congiuntamente dal-l’UNHCR e da altri membri del cluster. Il numerototale di sfollati interni secondo l’UNHCR, com-prensivo di quelle persone in situazioni compa-rabili, è diminuito, peraltro maggiormente ri-spetto a quanto stimato dall’IDMC. Il dato del-l’UNHCR è ridotto rispetto a quello dell’IDMC,in quanto non tutte le popolazioni di sfollati in-terni erano conteggiate da UNHCR o altri mem-bri del cluster48. Alla fine del 2016, la popolazio-ne di sfollati interni riportata dagli uffici del-l’UNHCR raggiungeva quota 36,6 milioni, in calodi 0,9 milioni di persone rispetto ai 37,5 milionidell’anno precedente. Questo numero compren-de i dati di 29 Paesi in cui l’UNHCR è intervenutaa favore di persone sfollate interne nel corso del2016 (nel 2015 erano stati 28). Dei 36,6 milionidi sfollati interni registrati, 13,9 milioni sonostati direttamente assistiti dall’UNHCR (nel 2015erano stati 13,3 milioni).Secondo i dati riportati dagli uffici dell’UNHCR,nel 2016 ci sono stati 5,5 milioni di “nuovi” sfol-lati a causa di conflitti e violenze nei Paesi diorigine: più di 1,3 milioni di persone nella Re-pubblica Democratica del Congo, 865.000 inSud Sudan, 630.000 in Libia, 623.200 in Afgha-nistan49, 598.000 in Iraq e 467.100 in Yemen.Allo stesso tempo, 6,5 milioni di sfollati internisono tornati nelle loro aree d’origine, e il numerodi sfollati interni è diminuito di altri 3 milioni,

47 Per statistiche approfondi-te sullo sfollamento inter-no a livello globale visitareil sito internet dell’IDMCwww.internal-displace-ment.org.

48 Il numero totale di sfollatiinterni riportato nelle sta-tistiche ufficiali del-l’UNHCR comprende soloquegli individui che sonofuggiti dalle proprie casein seguito a conflitti, e so-no ora protetti e assistitidall’Agenzia. Si vedano lestatistiche dell’IDMC per idati sugli sfollati internifuggiti in seguito a disastrinaturali.

49 I dati sulle migrazioni for-zate interne in Afghani-stan sono in corso di revi-sione, e sono previsti alcu-ni aggiustamenti.

UNH

CR/J

iRo

ose

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50 Il gran numero di sfollatiall’interno della Colombiaè il risultato di dati cumu-lativi registrati nel RegistroGovernativo delle Vittime,avviato nel 1985. Sebbenela sigla dell’accordo di pa-ce, l’unità competente nonha un sistema per de-regi-strare gli sfollati interni.Poiché l’UNHCR utilizzadati governativi per la po-polazione totale, l’aumen-to previsto di tali cifre è ba-sato su nuove tendenze diflussi. La questione dellade-registrazione nei con-fronti dei casi è in discus-sione, e il governo sta an-dando avanti in questa di-rezione con il Decreto2569, una strategia di pro-filazione e risposta per de-terminare se le vittime re-gistrate hanno raggiuntosoluzioni durature. Visita:http://rni.unidadvicti-mas.gov.co/RUV.

Figura 3.11

Maggiori 10 popolazionidi sfollati interni (IDP).Anni 2015-2016.Valori percentuali

Fonte: UNHCR

0,5 1,5 2,5 3,5 4,5 5,5 6,5 7,50 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0

Fine 2015

Fine 2016

Afghanistan

Ucraina

Sud Sudan

Yemen

Nigeria

Sudan

Congo, Rep.Democratica

Iraq

Siriana, Rep. Araba

Colombia

0,5 1,5 2,5 3,5 4,5 5,5 6,5 7,50 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0

Fine 2015

Fine 2016

Afghanistan

Ucraina

Sud Sudan

Yemen

Nigeria

Sudan

Congo, Rep.Democratica

Iraq

Siriana, Rep. Araba

Colombia

sia perché molte persone hanno attraversato iconfini nazionali, diventando quindi rifugiati,sia in seguito ad allineamenti dei dati statistici. Quasi 3 milioni di sfollati interni ritornati nelleproprie case hanno avuto bisogno di assistenzada parte dell’UNHCR. Secondo il governo, allafine del 2016 gli sfollati interni registrati in Co-lombia erano 7,4 milioni50, un aumento di circamezzo milione di persone dall’inizio dell’anno,senza peraltro che fossero registrati ritorni o al-tre diminuzioni nello stesso periodo. Di conse-guenza, la Colombia è rimasta il Paese con ilmaggior numero di sfollati interni al mondo (Fi-gura 3.11).La Siria è ancora il secondo Paese al mondo pernumero di sfollati interni, nonostante una ridu-zione dai 6,6 milioni di persone sfollate alla finedel 2015 ai 6,3 milioni di un anno dopo. Diver-samente dalla Colombia, il dato del 2016 per laSiria è il prodotto finale di aumenti e diminu-zioni e di aggiustamenti amministrativi. Infatti,circa 600.000 sfollati interni hanno fatto ritornonelle proprie case, mentre ulteriori 800.000 in-dividui hanno cercato protezione al di fuori deiconfini nazionali (persone diventate quindi ri-fugiate). Allo stesso tempo, altri fattori hannodeterminato l’aumento della popolazione di sfol-lati interni di circa 1,2 milioni.

Così come la Siria, anche in Iraq c’è stata unadiminuzione della popolazione di sfollati interni,sebbene i numeri rimangono molto alti: dai 4,4milioni di inizio anno si è passati a 3,6 milioni.Circa 1,4 milioni di persone sono tornate nelleproprie case, mezzo milione delle quali benefi-ciando dell’assistenza dell’UNHCR. Allo stessotempo sono stati registrati quasi 600.000 nuovisfollati interni. La provincia di Anbar ha vistoun numero significativo di movimenti forzati dipersone, che rispecchiavano la situazione insta-bile e in continuo divenire durante il periododella campagna militare contro il cosiddetto Sta-to Islamico (anche conosciuto come ISIS o ISIL)e altri gruppi armati non statali. Durante l’anno,quasi 300.000 persone nella provincia di Anbarsono state costrette alla fuga, e circa 600.000sfollati interni vi hanno fatto ritorno. In aggiun-ta, la provincia di Ninewa, teatro di violenti com-battimenti, soprattutto nei pressi della città diMosul, ha riportato più di un milione di personesfollate interne, nonostante ne fossero ritornate180.000. La popolazione di sfollati interni nella Repub-blica Democratica del Congo è aumentata inmaniera sostanziale, passando da 1,6 milioni a2,2 milioni solo nel corso del 2016. Anni di con-flitti armati e una generale insicurezza, sia localeche regionale, hanno creato una situazione com-

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plessa e alimentato una crisi umanitaria di lungocorso. Le nuove migrazioni forzate si sono con-centrate soprattutto nelle province orientali, do-ve la situazione di sicurezza rimane instabile.Molti sfollati interni sono stati costretti a spo-starsi più volte, in condizioni di sempre maggiorevulnerabilità in quanto spesso impossibilitati ariprendersi dalle perdite precedenti, sia materialiche in termini di reti e strutture di supporto so-ciale.Da una situazione di incertezza e continuo cam-biamento è derivato un gran numero di nuoviflussi di sfollati interni e di ritorni nelle aree diorigine delle persone sfollate all'interno del Pae-se nel corso del 2016. Molti ritorni sono avvenutiin condizioni precarie, con terre e proprietà spes-so occupate, confiscate o distrutte: questa situa-zione ha contribuito ulteriormente a minare imeccanismi di resilienza delle persone e dellecomunità colpite.Il Sudan ha registrato una significativa diminu-zione della popolazione di sfollati interni nel2016, anche se la situazione umanitaria rimaneestremamente difficile. Quasi tutti gli sfollati in-terni vivono nelle zone meridionali e occidentalidel Paese, soprattutto in Darfur. Alla fine del2016 c’erano ancora 2,2 milioni di sfollati interniin Sudan, cifra che ha fatto del Paese il quintoal mondo per numero di sfollati interni. Altri Paesi in cui si è registrata una popolazionedi sfollati interni superiore al milione di persone

sono: Nigeria (2,2 milioni), Yemen (2,0 milioni),Sud Sudan (1,9 milioni), Ucraina (1,8 milioni),Afghanistan (1,8 milioni)51 e Somalia (1,6 mi-lioni). 6,5 milioni di sfollati interni sono ritornatinelle proprie zone d’origine, il dato più alto mairegistrato, in aumento rispetto ai 2,3 milioni del2015 e più del numero totale dei nuovi sfollatiinterni (Figura 3.12). È la prima volta dal 2011in cui il numero di nuovi sfollati registrati è mi-nore di quello dei rimpatriati. Nonostante ciò,molti di questi ritorni sono avvenuti in condi-zioni di sicurezza precarie e pertanto non sonosempre necessariamente indice di un migliora-mento delle condizioni nelle zone interessate.Ad esempio, in Iraq molti sfollati interni sono ri-tornati nella zona est di Mosul quando ancora icombattimenti nella zona ovest continuavano aprovocare la fuga di molte persone. L’Iraq ha re-gistrato il più alto numero di ritorni (1,4 milio-ni), seguito da Yemen (974.100) e Sud Sudan(752.300). Sia in Yemen che in Sud Sudan leostilità prolungate e il peggioramento delle con-dizioni delle comunità ospitanti hanno spintomolti sfollati a tornare nelle loro zone nonostan-te i pericoli e l’insicurezza generale. Altri Paesicon numeri significativi di sfollati interni chehanno fatto ritorno nei rispettivi Paesi di originecomprendono: Pakistan (704.400), Nigeria(689.900), Repubblica Democratica del Congo(619.600), Siria (600.000), Libia (449.800), Fi-lippine (255.600) e Mali (36.000).

Tabella 3.1

Nuove richieste d'asilo erichieste in appelloregistrate. Anni 2011-2016Valori assoluti

Fonte: UNHCR

* Dati provvisori ** Si riferisce a procedure di

determinazione dello statuscondotte congiuntamente daUNHCR e governi

51 Le cifre sul numero di sfol-lati interni in situazioniprotratte nel tempo in Af-ghanistan (1,2 milioni dicasi) sono in fase di revi-sione attraverso ricerca sulcampo, e si prevedonoadeguamenti.

Nuovi sfollati interni

Ritorni

0

2

4

6

8

10

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Figura 3.12

Nuovi sfollati interni e ritorni.Anni 2006-2016. Valori assoluti

Fonte: UNHCR

2011 2012 2013 2014 2015 2016*Stati 734.100 781.400 870.700 1.401.700 2.063.900 1.942.000

UNHCR 98.800 125.500 203.200 245.700 269.400 208.100

Insieme** 31.700 22.800 5.800 12.900 17.800 26.300

Totale 864.600 929.700 1.079.700 1.660.300 2.351.100 2.176.400% solo UNHCR 11 13 19 15 11 10

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3.1.6 Richiedenti asilo

2,8 milioni di persone inattesa di una decisione chegli cambierà la vitaAlla fine del 2016, nel mondo c’erano 2,8 milionidi richiedenti asilo, persone che hanno cercatoprotezione internazionale fuori dal proprio Pae-se, ma il cui status di rifugiato è ancora in attesadi essere determinato52. La diminuzione del nu-mero di richieste di asilo registrate nel 2015 èdovuta soprattutto ad aggiustamenti statisticiin Sudafrica, e non riflette pertanto la tendenzain crescita della popolazione di richiedenti asiloa livello globale. Nel corso del 2016, un totaledi 164 Paesi o territori nel mondo ha ricevutocirca 2,2 milioni di richieste individuali di asiloo determinazione dello status di rifugiato, pre-sentate direttamente alle autorità statali o al-l’UNHCR; un dato in diminuzione rispetto alle2,4 milioni di richieste del 2015 (Tabella 3.1).Del totale provvisorio53 di 2,2 milioni di richiested’asilo, circa 2 milioni erano richieste in primaistanza del procedimento54, le restanti 165.900erano richieste in seconda istanza, compresi ri-corsi a Corti di Appello e altre istituzioni55. Inmolti Paesi, l’UNHCR è stato invitato a farsi ca-rico del processo di determinazione dello statusdi rifugiato. Gli uffici dell’UNHCR in quei Paesihanno registrato 208.100 richieste, di cui 8.300in fase di appello.

Nuove richieste individualidi asilo registrate56

Per Paese di asilo57

Come nel 2015, la Germania è stata il primoPaese per numero di nuove richieste di asilo ri-cevute (722.400 domande registrate nel corsodel 2016). Questo dato rappresenta una crescitasignificativa rispetto sia al 2015 (441.900) cheal 2014 (173.100), in linea con la tendenza degliultimi nove anni. Come negli ultimi anni, le ri-chieste di asilo da parte di cittadini siriani sonostate le più numerose (266.300, sei volte di piùche nel 2014). Il numero di richieste da parte dicittadini afghani è più che quadruplicato, an-dando dalle 31.400 richieste nel 2015 alle127.000 del 2016. Il terzo maggior gruppo na-zionale per numero di richieste di asilo presen-tate è stato quello iracheno (96,100). Insieme,le richieste di afghani, iracheni e siriani hannorappresentato il 68% del totale. La Germania haricevuto richieste da parte di cittadini di altri134 Paesi nel 2016, tra cui Iran (26.400), Eritrea(18.900) e Albania (14.900).Gli Stati Uniti sono stati il secondo Paese al mon-do per numero di nuove richieste di asilo pre-sentate nel 2016: un totale di 262.000, in au-mento del 52% rispetto all’anno precedente(quando ne furono presentate 172.700) e piùche raddoppiato rispetto al 2014 (121.200)58.Appena più della metà (52%) di queste richiestesono arrivate da Messico e Centroamerica. Se inumeri in arrivo da questa regione sono aumen-tati rispetto al 2015, le richieste da parte dei cit-tadini di El Salvador sono quasi raddoppiate(dalle 18.900 dello scorso anno alle 33.600 del2016), rendendo El Salvador il principale Paesed’origine dei richiedenti asilo59. Altre richiestesono arrivate da: Messico (27.900), Guatemala(25.700), Cina (19.900), Honduras (19.500) eVenezuela (18.300). Il numero di persone in fu-ga dalle violenze nella parte settentrionale delCentroamerica ha raggiunto livelli che non sivedevano dagli anni ’80, e come allora gli Stati

52 L'analisi dei dati globali eper Paese di asilo si basasul numero di individuicalcolato come numero dicasi per il numero mediodi individui per caso.

53 Poiché alcuni Paesi nonavevano ancora reso notitutti i propri dati nazionalisull’asilo al momento del-la stesura del presenterapporto, questa cifra èsoggetta a successive revi-sioni.

54 I dati di alcuni Paesi pos-sono includere un numerosignificativo di richiestepresentate più di una vol-ta, vale a dire quando il ri-chiedente ha presentatopiù di una domanda nellostesso Paese o in un altro.

55 Le statistiche sui risultatidei ricorsi e dei procedi-menti giudiziari per la de-terminazione dello statussono sotto-riportati nellestatistiche dell’UNHCR, inparticolare nei Paesi indu-strializzati, in quanto que-sti dati spesso non vengo-no raccolti o non vengonoresi pubblici dagli Stati.

56 Le cifre citate in questa se-zione riguardano le nuovedomande di asilo presenta-te in prima istanza. Le ri-chieste di ricorso, di giudi-zio, di ripetizione o di ria-pertura sono state, nella mi-sura del possibile, escluse.

57 Il numero di domande pre-sentate per Paese è calco-lato, quando disponibile, apartire dal numero di indi-vidui moltiplicato per unfattore d'inflazione. Qua-lora non disponibile, leanalisi per Paese di originesi basano sul numero diindividui e casi.

58 Il numero stimato di indi-vidui è stato calcolato co-me somma del numero dinuovi casi (124.300) mol-tiplicato per 1,46 (numeromedio di individui per ca-so) con il numero di nuoverichieste d'asilo “difensive”depositate presso l'Ufficioesecutivo di Revisione del-l'immigrazione (80.600)

59 Al numero di richieste perPaese di origine negli StatiUniti non è stato applicatoil fattore di moltiplicazionepoiché il numero di perso-ne per ogni caso per Paesedi origine non è noto.

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Uniti sono il principale Paese a ricevere richiestedi asilo da parte di persone in fuga da quei Paesi.L’Italia ha registrato un netto aumento di nuoverichieste di asilo, ed è stato il terzo Paese per nu-mero di domande (123.000, rispetto alle 83.200del 2015). L’Italia ha visto un crescente numerodi arrivi via mare, con un totale stimato di181.500 persone arrivate solo nel 2016. Il datodegli arrivi in parte spiega l’aumento delle ri-chieste di asilo registrate. I quattro principaliPaesi di origine dei richiedenti asilo sono rimastigli stessi del 2015: Nigeria (27.100 richieste),Pakistan (13.700), Gambia (8.900) e Senegal(7.600). 7.400 richieste di asilo sono arrivateda cittadini eritrei, un aumento di dieci volte ri-spetto alle 700 presentate nel 2015. La Turchia ha continuato a ricevere richieste diasilo da nazionalità diverse da quella siriana(che riceve una forma di protezione temporaneadal governo). La Turchia è quindi diventata ilquarto Paese per numero di richieste, ma va evi-denziata la forte diminuzione del numero totaledi richieste, passate dalle 133.200 del 2015 alle78.600 del 2016. I richiedenti asilo afghani sonorisultati il gruppo più cospicuo (34.800 richiestepresentate nel 2016, in diminuzione rispetto alletantissime del 2015, ossia 63.400). Similmente,le richieste di asilo da parte di cittadini irachenisono rimaste le seconde per numero, ma comun-que scese a 28.800 rispetto alle 53.800 del 2015.Le richieste da parte di cittadini iraniani sonoinvece aumentate, da 11.400 del 2015 a 12.100del 2016. Come nel 2015, queste tre nazionalitàrappresentano la grandissima maggioranza ditutte le nuove richieste di asilo individuali pre-sentate in Turchia (il 96% del totale). Nel corso del 2016, la Francia ha ricevuto78.400 nuove richieste di asilo, diventando ilquinto Paese al mondo per numero di richiedentiasilo. Inoltre, la composizione dei Paesi di ori-gine dei richiedenti asilo è cambiata rispetto al-l’anno precedente. L’Albania è diventato il primoPaese di origine dei richiedenti asilo con 6.900richieste, più del doppio rispetto al 2015 (quan-do erano state 3.200). Afghani, sudanesi e sirianisono state le altre nazionalità principali (ognunocon 6.100 richieste). Seguono le richieste daparte di cittadini di Haiti (5.200) e della Repub-blica Democratica del Congo (3.300). In Grecia le richieste di asilo sono più che qua-druplicate, da 11.400 del 2015 a 49.800 del2016. Più della metà di queste sono presentateda siriani (26.600, rispetto alle 3.300 del 2015).Similmente, le richieste da parte di iracheni sonoaumentate dalle 580 del 2015 alle 4.800 attuali.Altre richieste sono state presentate da pakistani(4.400), afghani (4.300), albanesi (1.300), ira-niani (1.100) e cittadini del Bangladesh (1.100).Un totale di 39.900 nuove richieste individuali

di asilo sono state registrate in Austria, un nu-mero pari a meno della metà rispetto a quellodel 2015 (85.800), ma comunque più alto del2014 (28.100). Gli afghani sono stati il princi-pale gruppo nazionale per numero di richieste(11.500), ma la metà rispetto al 2015 (25.200).Il numero di richieste da parte di cittadini sirianiè sceso ulteriormente nel 2016, con un totale di8.600 richieste rispetto alle 24.400 del 2015. Ladiminuzione delle richieste da parte di iracheniè stata anch’essa significativa, passando dalle13.300 del 2015 alle 2.700 del 2016. 2.400 ri-chieste sono invece state presentate da pakistani(2.400), seguiti da iraniani (2.400) e nigeriani(1.600). In seguito al minor numero di richieste di asiloricevute da Ungheria, Russia, Sudafrica e Sveziarispetto agli anni passati, il Regno Unito è di-ventato l’ottavo Paese al mondo per numero dinuove richieste individuali di asilo. Questo no-nostante il fatto che le richieste ricevute nel 2016siano state di numero lievemente inferiore ri-spetto al 2015 (38.500 invece che 38.900). La

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ha ricevuto richieste di asilo da parte di cittadinidi Paesi anche più lontani, come Repubblica De-mocratica del Congo (5.300), Etiopia (4.800),Nigeria (3.300), Bangladesh (2.800) e Somalia(1.600).Gli uffici dell’UNHCR hanno registrato 208.100richieste di asilo individuali nel 2016, di cui197.800 in prima istanza, 8.300 in appello e2.000 in riesame. Questo numero rappresentauna significativa riduzione rispetto agli anni pas-sati (Tabella 3.2). Gli uffici UNHCR in Turchiahanno continuato a ricevere la maggior partedelle nuove richieste, anche se molto meno ri-spetto al 2015. L’ufficio dell’UNHCR in Egittoha ricevuto il secondo maggior numero di nuove

maggior parte delle richieste è stata presentatada iraniani (4.800), seguiti da pakistani (3.700),iracheni (3.700), afghani (3.100) e cittadini delBangladesh (2.200). Gli eritrei hanno presentatocirca 1.300 richieste di asilo nel 2016, meno del-le 3.800 del 2015.Il Sudafrica è stato un altro importante Paeseper numero di richieste ricevute, con un totaledi 35.400 nel corso del 2016. Le richieste da par-te di cittadini dello Zimbabwe sono rimaste lepiù numerose (8.000), ma comunque meno del-la metà rispetto all’anno precedente (quando neerano state presentate 17.800), e sostanzial-mente molto meno rispetto al 2009 (149.500).In linea con gli anni passati, nel 2016 il Sudafrica

UNH

CR/a

dam

dea

N

Tabella 3.2

Nuove domande di asilopresso gli uffici UNHCR con più di 10.000domande* al 2016.Anni 2013-2016.Valori assoluti

Fonte: UNHCR

2013 2014 2015 2016Turchia** 44.800 87.800 133.300 78.600

Egitto*** 10.800 10.000 21.100 28.500

Malesia 53.600 25.700 22.100 20.100

Giordania 6.700 29.100 19.400 12.000

* Esclude richieste in appelloe riesame.

** Include richiedenti asiloregistrati con UNHCR equelli che sono stati pre-registrati e la cuiregistrazione ufficiale conUNHCR è ancora pendente.

*** Include richieste in appellonel 2013

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richieste (28.500, quasi tre volte tanto quelle ri-cevute nel 2014); seguono gli uffici in Malesia(20.100), Giordania (12.000) e Siria (9.700).

Per nazionalità Le richieste di asilo da parte di cittadini sirianicontinuano a dominare le statistiche mondiali,in linea con quanto registrato negli ultimi tre an-ni. Nel 2016 le nuove richieste di asilo presentateerano state 347.600 (in calo rispetto al picco di409.900 domande del 2015). Ad ogni modo, isiriani rappresentano ancora il 18% di tutte lenuove richieste di asilo (una proporzione stori-camente rilevante, peraltro in aumento rispettoal 12% del 2014). Il numero di nuove richiesteva sommato ai nuovi arrivi in Paesi in cui i sirianigodono di un riconoscimento di gruppo o primafacie, come in Libano e Giordania, e a quelli inTurchia, dove il governo garantisce loro una pro-tezione temporanea. Escludendo questi Paesi, le richieste di asilo in-dividuali presentate da siriani sono state regi-strate in 105 Paesi, soprattutto in Europa, con laGermania in testa (266.300), seguita da Grecia(26.600), in netto aumento rispetto alle 3.300del 2014; Austria (8.600); Francia (6.100); Un-gheria (4.700); Svezia (4.700) e Spagna (3.100).Il tasso di riconoscimento di queste domande èmolto elevato, superiore al 90%60.L’Afghanistan è stato il secondo Paese d’origine,con 237.800 nuove richieste di asilo individualipresentate in 74 Paesi nel corso del 2016. A dif-ferenza del 2015, la Germania è stata il principalePaese ricevente con 127.000 richieste, un nume-ro quattro volte superiore al 2015 (31.400), so-stituendo quindi la Turchia, passata da 63.400richieste a 34.800. L’Austria ha anch’essa regi-strato un aumento sostanziale di richieste di asilopresentate da cittadini afghani (11.500). Seguo-no Ungheria (10.800) e Francia (6.100). Il Pa-kistan ha continuato a ricevere nuove richiesteda parte di afghani (4.400 nel corso del 2016).I tassi di protezione concessi agli afghani varianomolto. In Germania e Svezia sono stati bassi, conil 60% e il 45% di esiti positivi (dato relativo atutte le forme di protezione) rispettivamente. IlPakistan ha invece avuto un tasso di decisionipositive del 41%. Così come nell’anno precedente, il terzo princi-pale Paese di origine è stato l’Iraq, con 185.100richieste totali (in diminuzione rispetto alle209.200 del 2015). Come nel caso delle richiesteda parte di afghani, la Germania ha sostituito laTurchia come principale Paese ricevente: 96.100richieste la prima (un numero triplo rispetto al-l’anno precedente), 28.800 (la metà rispetto al2015) la seconda. Discostandosi dagli anni pas-sati, Giordania e Siria hanno registrato rispetti-

vamente 8.900 e 8.300 richieste di asilo da partedi cittadini iracheni. La Bulgaria ne ha ricevute5.200, seguita dalla Grecia con 4.800. Anche itassi di riconoscimento degli iracheni sono moltovariabili. Se in Turchia, Giordania e Siria il Tassodi Protezione Totale è quasi universale, questo èstato invece molto più basso nei Paesi europei:si va dal 77% della Germania al 21% della Bul-garia. Gli iraniani sono stati il quarto gruppo na-zionale più comune, con 61.900 nuove richiestedi asilo individuali (nel 2015 erano state 43.500).La Germania ha ricevuto la maggior parte di que-ste richieste (26.400), seguita da Turchia(12.100), Regno Unito (4.800), Australia (3.000)e Austria (2.400). Il Tasso di Protezione Totaleper gli iraniani è stato del 60% in Germania e del44% nel Regno Unito. Australia e Austria hannoentrambe avuto un tasso più alto, superioreall’80%. La quinta nazionalità è stata quella dellaRepubblica Democratica del Congo (60.700 ri-chieste di asilo presentate). Numeri significativisono stati registrati anche da cittadini di Pakistan(58.500), Eritrea (57.400), Nigeria (56.300), ElSalvador (42.900) e Venezuela (34.200). Il nu-mero dei venezuelani è significativo in quanto èpiù che triplicato rispetto al 2015, quando eranostate presentate 10.200 richieste; mentre il nu-mero di El Salvador è raddoppiato. All’opposto, le richieste provenienti dai Balcanisono decisamente diminuite. Se nel 2015 le ri-chieste da parte di albanesi e persone provenientida Serbia e Kosovo S/RES/1244(1999)61 eranostate rispettivamente 68.200 e 66.100, nel 2016queste sono scese a 30.100 e 18.800. I dati presentati in questa sezione devono con-siderarsi indicativi, in quanto in molti casi il Paesedi origine dei richiedenti asilo è sconosciuto op-pure non è reso noto da parte dei governi. I datirelativi ai Paesi europei sono particolarmente arischio di doppio conteggio: alla luce dei movi-menti irregolari avvenuti nel 2016, è possibileche molte persone abbiano presentato richiestadi asilo in più di un Paese europeo. Inoltre, i casidi doppio conteggio possono includere anchequelli rientrati nel meccanismo di ricollocamentodi emergenza dell’Unione Europea62.

60 L’UNHCR utilizza due in-dici diversi per calcolare lapercentuale di riconosci-mento delle domande diasilo. Il Tasso di Riconosci-mento dei Rifugiati è laproporzione dei richieden-ti asilo a cui è stato conces-so lo status di rifugiato ri-spetto al numero totale didecisioni sostanziali prese(status, protezione com-plementare e casi respin-ti). Il Tasso di ProtezioneTotale è la percentuale dirichiedenti asilo ricono-sciuti come rifugiati o co-me aventi diritto a una for-ma complementare di pro-tezione, rispetto al numerototale di decisioni sostan-ziali (precedentemente de-nominato Tasso Totale diRiconoscimento, Total Ra-te of Recognition o TRR).Le decisioni non sostanzia-li sono, nella misura delpossibile, escluse da en-trambi i calcoli. A fini com-parativi, l’UNHCR utilizzasolo questi due indici e nonriporta i tassi calcolati dal-le autorità nazionali.

61 Risoluzione 1244 del Con-siglio di Sicurezza delleNazioni Unite (1999).

62 I richiedenti asilo di nazio-nalità che hanno un tassodi riconoscimento di alme-no il 75% nelle richieste inprima istanza in tuttal’Unione Europea (sulla ba-se delle ultime statistichetrimestrali prodotte da Eu-rostat) sono elegibili per ilricollocamento dalla Gre-cia e dall’Italia. Nell’ambitodi questo programma bien-nale, adottato nel settem-bre 2015, era originaria-mente previsto il ricolloca-mento di 66.400 richieden-ti asilo dalla Grecia e39.600 dall’Italia. Nel2016, 10.900 persone sonostate trasferite dalla Greciae dall’Italia in altri Paesidell’Unione Europea e inalcuni Stati Membri del-l’Associazione Europea diLibero Scambio (EuropeanFree Trade Association(EFTA). Visita: https://da-ta2.unhcr.org/en/docu-ments/details/53389 perdettagli sui singoli Paesi.

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DecisioniI dati provvisori indicano che durante il 20161,5 milioni di decisioni su casi individuali (inprima istanza, in appello o in riesame) sono stateprese dagli Stati e dall’UNHCR (Tabella 3.3). Sitratta del maggior numero mai registrato63. Que-sto dato non comprende i casi che, per ragioniamministrative, si sono conclusi senza una de-cisione64 (1,3 milioni registrati nel 2016).Del totale delle decisioni sostanziali prese, il per-sonale UNHCR è responsabile del 6% (pari a83.400 casi), in calo rispetto al picco di 99.600del 2014. I dati relativi alle decisioni individualisono incompleti, in quanto alcuni Stati non han-no ancora reso pubbliche le proprie statisticheufficiali. Di conseguenza, probabilmente c’è unnumero maggiore di decisioni prese dagli Statinel 2016, che verrà conteggiato nei successiviaggiornamenti.I dati disponibili indicano che, nel 2016, 899.600richiedenti asilo sono stati riconosciuti rifugiati(564.400) o titolari di una forma complemen-tare di protezione (335.200). Questo rappresen-ta una crescita sostanziale rispetto agli anni pre-cedenti: 681.300 decisioni positive nel 2015 e

615.000 nel 2014. Circa 598.400 richieste sonostate respinte per motivi di merito (questo datocomprende decisioni negative in prima istanzao in appello). I richiedenti asilo a cui non vienericonosciuta una forma di protezione in primao seconda istanza potrebbero essere stati ripor-tati due volte, a seconda del metodo usato daigoverni per registrare le decisioni sui casi indi-viduali. A livello globale (combinando cioè leprocedure di determinazione dello status imple-mentate dall’UNHCR e dagli Stati), il Tasso diProtezione Totale è stato del 60% (percentualerelativa a decisioni di merito risultate nel rico-noscimento di una qualsiasi forma di protezioneinternazionale) (Figura 3.13). Questo tasso èaumentato considerevolmente dal 2003, quandoera pari al 27%, in parte a causa della crescenteproporzione di siriani tra i richiedenti asilo. Valela pena specificare che, in questo caso, i tassiglobali sono indicativi, in quanto alcuni Statinon hanno ancora presentato i propri dati. Guar-dando al dato globale dal punto di vista dei prin-cipali Paesi di origine, i siriani hanno avuto unTasso di Protezione Totale quasi universale(99%); seguono iracheni (68%), iraniani (59%),afghani (57%) e pakistani (24%).

2012 2013 2014 2015 2016Stati 627.200 590.200 941.800 1.086.400 1.408.600

UNHCR 54.400 72.100 99.600 91.600 83.400

Insieme 18.200 500 4.400 6.400 6.000

Totale 699.800 662.800 1.045.800 1.183.400 1.498.000% solo UNHCR 8 11 10 8 6

Tabella 3.3

Decisioni prese.Anni 2012-2016. Valori assoluti e percentuali

Fonte: UNHCR

Figura 3.13

Determinazione dellostatus di rifugiatoa livello globale. Anni 2000-2016.Valori percentuali

Fonte: UNHCR

0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 20142001 2003 2005 2006 2007 2011 2013 2015 2016

63 Dato riferito a decisioniprese a ogni stadio dellaprocedura di determina-zione dello status.

64 Anche dette decisioni “nonsostanziali”, ossia quelle ri-sultate da circostanze qua-li, tra le altre, morte del ri-chiedente, mancata pre-sentazione al colloquio, ri-tiro della domanda, ab-bandono della richiesta odeterminazione del fattoche un altro Paese è re-sponsabile per la domanda(secondo il RegolamentoDublino II).

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Richieste pendentiLa popolazione di richiedenti asilo è compostaanche da quelle persone che, alla fine dell’anno,risultavano essere ancora in attesa di una deci-sione sul proprio caso. Alla fine del 2016 si re-gistravano 2,8 milioni di casi pendenti (a qual-siasi stadio della procedura)65. Un numero in ca-lo rispetto a quello del 2015 (3,2 milioni), chepuò essere principalmente spiegato dalla forteriduzione della popolazione di richiedenti asiloin Sudafrica (scesa da 1,1 milioni a 218.300 per-sone) in seguito all’aggiornamento di informa-zioni statistiche sul numero di casi che potevanoessere chiusi amministrativamente per rinunciaalla richiesta. Escludendo quindi i dati del Su-dafrica, che hanno subìto variazioni nel 2015 enel 2016 dovute soprattutto a cambiamenti dellametodologia statistica, si è registrata una crescitasostenuta di richiedenti asilo a livello globale.A causa della revisione dei dati in Sudafrica, laGermania ha la più ampia popolazione di richie-denti asilo, con 587.300 richieste pendenti allafine del 2016. Questo dato rappresenta un au-mento di quasi il 40% rispetto al 2015 (quandoi richiedenti asilo erano 420.600) e del 160%rispetto al 2014 (226.200). Sebbene la Germa-nia abbia preso più decisioni di merito di qual-siasi altro Paese nel 2016 (un totale di 639.000),il numero di richieste ricevute negli ultimi anniha comunque sovraccaricato il sistema e messoa dura prova la capacità del processo decisionale,portando a un aumento della popolazione di ri-chiedenti asilo in attesa di una decisione sul pro-prio caso.Il numero di richiedenti asilo è aumentato inmaniera sostanziale anche negli Stati Uniti, quasiraddoppiando tra il 2015 e il 2016 (da 286.200a 542.600 richieste un anno dopo). La Turchiaha anch’essa visto un aumento significativo dellapopolazione di richiedenti asilo (245.800 per-sone, esclusi i siriani sotto regime di protezionetemporanea). Altri Paesi che riportavano più di50.000 richieste di asilo pendenti alla fine del2016 comprendono Sudafrica (218.300), Italia(99.900), Svezia (83.100), Austria (76.400),Francia (62.800) e Malesia (56.300). Nonostan-te i migliorati metodi statistici utilizzati nellastima delle richieste di asilo, il numero reale dirichieste rimaste senza decisione è sconosciuto,in quanto alcuni Paesi non raccolgono questo ti-po di dati. Come nel 2015 anche nel 2016, l’Afghanistan èstato il principale Paese di origine dei richiedentiasilo, con numeri passati dai 259.000 del 2015ai 369.000 del 2016 (un aumento del 42%). Ilnumero di richiedenti asilo dall’Iraq è anch’essoaumentato fino a raggiungere quota 278.300,mentre si è registrata una diminuzione del 25%

tra i siriani (dai 245.800 del 2015 ai 184.200del 2016). Secondo i dati UNHCR, altri Paesi diorigine con numeri importanti di richiedenti asi-lo in attesa di una decisione sono Iran (87.500richieste), Repubblica Democratica del Congo(82.600), Etiopia (78.100) e Cina (72.100)66.

3.1.7 La popolazioneapolide: un problema“invisibile”, difficile da far emergere e sradicare

Le persone apolidinon sono riconosciute comecittadini dalla legislazione di alcuno Stato. L’apo-lidia è a volte definita un problema invisibile, inquanto le persone apolidi restano spesso nel-l’ombra non viste e non ascoltate. Rischiano dinon poter andare a scuola, di non avere accessoa cure mediche, di non poter ottenere un lavoro,aprire un conto in banca, comprare una casa opersino sposarsi. Gli apolidi vivono spesso incondizioni precarie, ai margini della società: unasituazione che rende ancora più difficile misu-rare l’entità di questa condizione. Nonostante un crescente numero di Paesi si siaimpegnato nella raccolta di informazioni affi-dabili sugli apolidi, per l’UNHCR non è stato pos-sibile presentare statistiche esaustive sulle per-sone apolidi in ogni Stato nel 2016. Degli stimati10 milioni di apolidi presenti in tutto il mondo,solo 3,2 milioni sono riportati in questa sezione. Le statistiche dell’UNHCR sull’apolidia si con-centrano soprattutto sugli apolidi de jure, valea dire quelle persone non considerate cittadinedi alcuno Stato. Tuttavia, i dati di alcuni Paesicomprendono anche le persone con una citta-dinanza indeterminata. Alla fine del 2016, 75Stati hanno reso disponibili dati sulle personeapolidi sotto il mandato dell’UNHCR (Figura3.14). Inoltre, ci sono Paesi dove vi è una signi-ficativa presenza di persone apolidi ma non cisono dati a disposizione affidabili.67 Questi Paesirestano una priorità per l’UNHCR, che si ponel’obiettivo di migliorare la raccolta dei dati sul-l’apolidia..L’identificazione degli individui apolidi è fon-damentale per rispondere alle difficoltà incon-trate da queste persone e per permettere ai go-verni, all’UNHCR e agli altri attori coinvolti diprevenire e ridurre l’apolidia. L’Azione 10 delPiano di Azione Globale dell’UNHCR per porrefine all’Apolidia (Global Action Plan to End Sta-telessness, GAP)68 e il quadro guida per il rag-giungimento degli obiettivi della campagna#IBelong (“Io Appartengo”) dell’UNHCR69 si fo-

65 L’analisi dei dati globali eper Paese di asilo si basasugli individui, con casimoltiplicati per il numeromedio di persone per caso.L’analisi per Paese di origi-ne si basa su individui e ca-si, a seconda di come que-sti sono stati riportati dalPaese di asilo, in quanto ifattori di moltiplicazionenon sono forniti dal Paesed’origine.

66 Il Sudafrica non ha fornitoinformazioni sui Paesi diorigine dei richiedenti asi-lo presenti sul suo territo-rio.

67 Si rimanda per la lista diquesti Paesi alla Tabella 7negli Allegati del rapportoUNHCR, 2017, GlobalTrends dove sono indivi-duati con un asterisco queiPaesi nei quali l’UNHCR hainformazioni riguardo lapresenza di numeri signi-ficativi di apolidi, ma nonha potuto recuperare datiaffidabilihttp://www.unhcr.org/globaltrends2016/

68 Alto Commissariato delleNazioni Unite per i Rifu-giati (UNHCR), Piano diAzione Globale per porre fi-ne all’apolidia, 4 Novembre2014, disponibile suhttp://www.refworld.org/docid/545b47d64.html.

69 Per maggiori informazionisulla campagna #IBelongdell’UNHCR si veda:http://www.unhcr.org/ibelong/.

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calizzano proprio sul miglioramento quantitativoe qualitativo dei dati sull’apolidia. Inoltre, l’isti-tuzione di procedure di determinazione dell’apo-lidia, in linea con l’Azione 6 del GAP, porterà allaraccolta di nuovi dati in quei Paesi che ospitanomigranti apolidi. Rafforzare i sistemi statistici edi registrazione di civili, in linea con l’Azione 7del GAP, contribuirà inoltre a una maggiore di-sponibilità di dati quantitativi. Al fine di migliorare i dati quantitativi e quali-tativi, in riferimento dell’Azione 10 del GAP,l’UNHCR ha intrapreso studi specifici (inclusesessioni partecipative con individui o gruppi dipersone apolidi) per stabilire l’entità del feno-meno e i profili della popolazione interessata.Durante il 2016 sono stati completati sei studidi questo tipo in diversi Paesi, dall’Austria allaCosta d’Avorio. Dati e informazioni sulla situazione della popo-lazione apolide possono anche essere raccoltitramite censimenti della popolazione. Quandoil GAP fu pubblicato nel 2014, 112 censimentinazionali su 142 (tra quelli a cui le Nazioni Unitehanno avuto accesso, svolti a partire dal 2005)includevano una domanda sulla nazionalità. Diquesti, meno del 25% prevedevano un’opzionepredefinita per registrare quelle persone che siidentificavano come apolidi. Risulta quindi im-portante l’inclusione di domande relative alla

nazionalità nei censimenti sulla popolazione esulle abitazioni previsti per il 2020. La Confe-renza sulle raccomandazioni degli statistici eu-ropei per i censimenti 2020 della popolazionee delle abitazioni (Conference of European Sta-tisticians Recommendations for the 2020 Censusesof Population and Housing)70 è un primo passoin questa direzione, ma sono necessari sforzi ul-teriori. L’UNHCR collabora con statistici e auto-rità competenti affinché nei prossimi censimentivengano incluse domande volte a identificare ilnumero di persone apolidi nei vari Paesi.L’UNHCR incoraggia tutti gli Stati a seguire que-sti esempi. Nel 2016 ci sono stati ulteriori progressi per ri-durre il numero di apolidi attraverso l’acquisi-zione o la conferma della cittadinanza. 60.800persone apolidi in 31 Paesi hanno acquisito unacittadinanza durante l’anno, con riduzioni si-gnificative di apolidi in Costa d’Avorio, Kirghi-zistan, Filippine, Russia, Tagikistan e Thailandia.Nelle Filippine, ad esempio, un’operazione diregistrazione tripartita a cura di UNHCR e go-verni di Filippine e Indonesia ha permesso a piùdi 4.000 persone di discendenza indonesianapresenti nelle Filippine di confermare la loro cit-tadinanza filippina e/o indonesiana. In Tagiki-stan, quasi 7.500 persone hanno ottenuto la cit-tadinanza.

70 si veda: https://www.une-ce.org/publications/2020recomm.html.

Figura 3.14

Paesi con statistiche su apolidi.Anni 2004-2016. Valori assoluti

Fonte: UNHCR

Paesi con popolazione nota ma statistiche non af�dabili

Paesi con statistiche af�dabili

11

1419 17

22 21

20 21 17

19 16 17

30 48 49

54 58 60 65 64 72 75 77 77

18

75

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Paesi con popolazione nota ma statistiche non af�dabili

Paesi con statistiche af�dabili

11

1419 17

22 21

20 21 17

19 16 17

30 48 49

54 58 60 65 64 72 75 77 77

18

75

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016