Dimensione ed impatto sociale del fenomeno infortunistico ... · confermano la tendenza al ribasso...

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INTRODUZIONE Nonostante negli ultimi decenni, in molti Paesi industrializzati, si siano compiuti reali progressi per rendere il luogo di lavoro più sano e sicuro, il problema della salute e sicurezza sul lavoro (SSL) rappresenta ancora oggi uno dei settori più ricchi di impli- cazioni in ambito sociale, pubbli- co ed aziendale, a causa della notevole incidenza del fenomeno infortunistico non solo sulle vite dei singoli lavoratori e dei loro familiari, ma anche sulla produt- tività delle imprese, sul benesse- re e costi dell’intera società. Inoltre, i significativi cambia- menti che hanno avuto luogo nel mondo del lavoro (introduzione di nuove tecnologie, nuove tipologie di lavoro flessibile, preca- rietà, intensificazione dell’attività lavorativa, impiego di lavora- tori immigrati, ecc), presentano ulteriori sfide per la sicurezza e la salute dei lavoratori e fanno emergere nuovi rischi. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: DIMENSIONI DEL PROBLEMA Nel mondo Secondo l’International Labour Organization (ILO), ogni anno nel mondo circa 2,2 milioni di lavoratori muoiono per causa di inciden- ti e malattie legate al lavoro. Di questi, 350.000 sono causati da infortuni, 1,7 milioni da malattie professionali e oltre 150.000 da infortuni in itinere, ovvero l’infortunio occorso al lavoratore duran- te il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro. Sono, invece, 270 milioni gli infortuni sul lavoro che causano un’assenza dal lavoro di oltre tre giorni. Nell’Unione Europea In base a recenti stime EUROSTAT (Istituto ufficiale di Statistica dell’Unione Europea), nel 2005 si contano circa 4 milioni di infortuni sul lavoro e 4.000 casi mortali; tali dati si riferiscono solo ad infortuni con assenza dal lavoro di almeno 4 giorni ed esclusi quelli in itinere. Il fenomeno infortunistico risulta in costante diminuzione: nel periodo 1995-2005, gli infortuni sono diminuiti del 17%, il tasso di incidenza degli infortuni mortali è passato da 3,7 per 100.000 lavoratori a 2,3. Le malattie profes- sionali riconosciute sono state 55.000, con una sostanziale sta- bilità rispetto all’anno precedente. In Italia Le prime stime INAIL per l’anno 2007 parlano di 913.500 denunce di infortuni sul lavoro (-1,5% rispetto al 2006) di cui 1.260 con esito mortale (-6% rispetto al 2006). Queste stime confermano la tendenza al ribasso che gli infortuni sul lavoro registrano ormai da diversi anni in Italia, ad eccezione dell’anno 2006 in cui si registra un rialzo dei casi mortali (Grafico 1). Il quadro generale è, verosimilmente, sottostimato se si tiene conto dell’elevata percentuale di lavoro nero presente nel nostro Paese. Si registra, a differenza degli infortuni ed incidenti mor- tali, un incremento delle malattie professionali (+ 8,2% nel periodo ottobre 2006-ottobre 2007). L’Italia si mantiene sotto la media europea per gli infortuni e sale poco al di sopra per i casi mortali. 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 In occasione di lavoro In itinere 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Scheda Tecnica n. ST/03 Fonte: Inail, 2008 GRAFICO 1 - INFORTUNI MORTALI DENUNCIATI PER TIPOLOGIA DI ACCADIMENTO. ANNI 2001 - 2007 Dimensione ed impatto sociale del fenomeno infortunistico e delle malattie professionali Fonte: ISPESL

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INTRODUZIONENonostante negli ultimi decenni,in molti Paesi industrializzati, sisiano compiuti reali progressiper rendere il luogo di lavoro piùsano e sicuro, il problema dellasalute e sicurezza sul lavoro(SSL) rappresenta ancora oggiuno dei settori più ricchi di impli-cazioni in ambito sociale, pubbli-co ed aziendale, a causa dellanotevole incidenza del fenomenoinfortunistico non solo sulle vitedei singoli lavoratori e dei lorofamiliari, ma anche sulla produt-tività delle imprese, sul benesse-re e costi dell’intera società.Inoltre, i significativi cambia-menti che hanno avuto luogo nelmondo del lavoro (introduzione

di nuove tecnologie, nuove tipologie di lavoro flessibile, preca-rietà, intensificazione dell’attività lavorativa, impiego di lavora-tori immigrati, ecc), presentano ulteriori sfide per la sicurezza ela salute dei lavoratori e fanno emergere nuovi rischi.

INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: DIMENSIONI DEL PROBLEMA// Nel mondoSecondo l’International Labour Organization (ILO), ogni anno nelmondo circa 2,2 milioni di lavoratori muoiono per causa di inciden-ti e malattie legate al lavoro. Di questi, 350.000 sono causati dainfortuni, 1,7 milioni da malattie professionali e oltre 150.000 dainfortuni in itinere, ovvero l’infortunio occorso al lavoratore duran-te il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione aquello di lavoro. Sono, invece, 270 milioni gli infortuni sul lavoroche causano un’assenza dal lavoro di oltre tre giorni.

// Nell’Unione EuropeaIn base a recenti stime EUROSTAT (Istituto ufficiale di Statisticadell’Unione Europea), nel 2005 si contano circa 4 milioni diinfortuni sul lavoro e 4.000 casi mortali; tali dati si riferisconosolo ad infortuni con assenza dal lavoro di almeno 4 giorni edesclusi quelli in itinere. Il fenomeno infortunistico risulta incostante diminuzione: nel periodo 1995-2005, gli infortuni sonodiminuiti del 17%, il tasso di incidenza degli infortuni mortali èpassato da 3,7 per 100.000 lavoratori a 2,3. Le malattie profes-sionali riconosciute sono state 55.000, con una sostanziale sta-bilità rispetto all’anno precedente.

// In ItaliaLe prime stime INAIL per l’anno 2007 parlano di 913.500denunce di infortuni sul lavoro (-1,5% rispetto al 2006) di cui1.260 con esito mortale (-6% rispetto al 2006). Queste stimeconfermano la tendenza al ribasso che gli infortuni sul lavororegistrano ormai da diversi anni in Italia, ad eccezione dell’anno2006 in cui si registra un rialzo dei casi mortali (Grafico 1). Ilquadro generale è, verosimilmente, sottostimato se si tieneconto dell’elevata percentuale di lavoro nero presente nel nostroPaese. Si registra, a differenza degli infortuni ed incidenti mor-tali, un incremento delle malattie professionali (+ 8,2% nelperiodo ottobre 2006-ottobre 2007). L’Italia si mantiene sotto lamedia europea per gli infortuni e sale poco al di sopra per i casimortali.

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In occasione di lavoro In itinere

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Scheda Tecnica n. ST/03

Fonte: Inail, 2008

GRAFICO 1 - INFORTUNI MORTALI DENUNCIATI PER TIPOLOGIA DI ACCADIMENTO. ANNI 2001 - 2007

Dimensione ed impatto sociale delfenomeno infortunistico e dellemalattie professionali

Fonte: ISPESL

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ISPESL - Gruppo di Lavoro ScuolaVia Fontana Candida, 1 - 00040 Monte Porzio Catone (RM) • e-mail: [email protected]

[1] ILO, Prevention: A Global Strategy – Promoting Safety and Health at Work, the ILO Report for World Day for Safety and Health atWork, Geneva, 2005.

[2] OSHA - European Agency for Safety and Health at Work, E – fact 8: A statistical portrait of the health and safety at work of youngworkers, Bilbao, October 2006.

[3] Valenti A., Rondinone B.M., Iavicoli S., Salute e sicurezza sul lavoro, Costo zero (3):70 – 71, 2008.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

• Costituzione Italiana (artt. 32 – 35 – 41).• Direttiva 89/391/CEE. “Attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori duran-

te il lavoro”.• Decreto Legislativo 4 agosto 1999, n. 345. "Attuazione della direttiva 94/33/CE relativa alla protezione dei giovani sul lavoro".• D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81. “Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della

sicurezza nei luoghi di lavoro”.

RIFERIMENTI NORMATIVI

INFORMAZIONI

Link utili: http://epp.eurostat.ec.europa.eu • http://www.inail.it • http://ew2006.osha.eu.int• http://www.ispesl.it/formaz/scuola/index.htm

Contatti: [email protected][email protected]

Parole Chiave: Salute e sicurezza sul lavoro; Costi sociali; Cultura della prevenzione.

LA SICUREZZA COME PROBLEMA ECONOMICOOltre ai costi umani (perdita di vite umane), il fenomeno infor-tunistico può comportare costi sociali e costi economici. I costisociali includono: i costi previdenziali/assicurativi, i costi per lacura del paziente, la produttività ridotta, i costi psicologiciassociati ad invalidità, ecc. I costi economici, invece, consisto-no nel costo cumulativo dei danni da lavoro. L’ILO ha stimato

una perdita economica globale, conseguente a decessi, infor-tuni e malattie legati al lavoro, pari al 4% del PIL. Secondol’INAIL, nel 2005, il danno economico degli infortuni sul lavo-ro, in Italia, è risultato pari a circa 45 miliardi e mezzo di euro(3,2% del PIL). L’idea che la sicurezza sia soltanto un costo èancora troppo diffusa laddove, invece, è ampiamente dimo-strato che il vantaggio economico che si ricava dalla riduzionedei costi è, quasi sempre, superiore all’impegno finanziarioprevenzionale.

L’IMPORTANZA DI PROMUOVERE LA CULTURA DELLA PREVENZIONE NEI PERCORSI SCOLASTICI La sicurezza e la prevenzione sono prima di tutto una questio-ne di educazione dell’individuo e pertanto tali principi possonoessere efficacemente acquisiti come valori solo nell’età evolu-tiva e in un contesto privilegiato come la scuola. La strategiadell’Unione Europea in materia di salute e sicurezza sul lavoroper il periodo 2002-2006 ha, infatti, riconosciuto l’istruzione ela cultura della prevenzione tra i fattori fondamentali per ilmantenimento ed il miglioramento della qualità del lavoro.L’istruzione nel campo della SSL non deve quindi essere riman-data a quando i giovani entrano nel mondo del lavoro, ma deveessere parte integrante dei programmi scolastici, accompa-gnando il bambino durante tutto il suo percorso didattico.L’educazione scolastica deve innanzitutto sensibilizzare i bam-bini/ragazzi sui temi della salute e sicurezza negli ambienti divita, deve far comprendere loro tutti i possibili rischi a cui pos-sono andare incontro se non adottano comportamenti e stili divita sicuri e deve fornire loro gli strumenti idonei per riconosce-re i rischi. Uno studente informato e formato oggi su questitemi, sarà domani un cittadino e un lavoratore sensibile alletematiche della sicurezza.

SICUREZZA E SALUTE DEI GIOVANI SUL LAVORO

// Ogni anno circa 430 lavoratori europei con meno di25 anni muoiono sul lavoro e sono 714.000 gli infor-tuni subiti da giovani tra i 18 e i 24 anni (Eurostat2002 – UE 15).

// Il tasso di incidenza di infortuni non mortali sullavoro dei giovani tra i 18 e i 24 anni supera del50% quello rilevato per l’intera forza lavoro. I moti-vi sono da ricercare in: generale carenza di espe-rienze lavorative e di conoscenza dei rischi profes-sionali; scarsa percezione e conseguente sottosti-ma del rischio; insufficiente formazione/informa-zione in materia di SSL.

// I giovani lavoratori sono più esposti sul lavoro a:rumore, vibrazioni, temperature troppo alte o troppobasse, manipolazione di sostanze pericolose.

// Le attività più pesanti dal punto di vista fisico sonopiù frequenti tra i giovani lavoratori rispetto allamedia della forza lavoro; per tale motivo sono espo-sti a un rischio elevato di sviluppare disturbi musco-lo scheletrici.

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