DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLA DOTTRINA DELLA …

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1 DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE fra Chiesa Cattolica e Chiese Luterana Documenti ufficiali Premessa 1. La dottrina della giustificazione ha avuto un'importanza fondamentale per la Riforma lu- terana del XVI secolo. Essa l'ha considerata l'"articolo primo e fondamentale" [1] e, al tempo stesso, la dottrina che "governa e giudica tutti gli altri aspetti della dottrina cristiana". [2] Essa è stata particolarmente sostenuta e difesa, nella sua accezione riformata e nel suo valore parti- colare a fronte della teologia e della Chiesa cattolica romana del tempo, le quali sostenevano e difendevano da parte loro una giustificazione dagli accenti diversi. Dal punto di vista riformato, la giustificazione era il fulcro attorno al quale si cristallizzavano tutte le polemiche. Gli scritti confessionali luterani [3] e il Concilio di Trento della Chiesa cattolica emisero condanne dottri- nali che sono valide ancora oggi e che sono cau- sa di separazione tra le Chiese. 2. Per la tradizione luterana, la giustificazione ha conservato tale particolare valore. Per questo motivo essa ha assunto fin dall'inizio un posto importante anche nel dialogo ufficiale luterano- cattolico. 3. Si rimanda, in primo luogo, ai rapporti Il Van- gelo e la Chiesa (1972) [4] e Chiesa e giustifica- zione (1994) [5] della Commissione mista inter- nazionale cattolica-luterana, al rapporto Giustifi- cazione per fede (1983) [6] della Commissione cattolica-luterana negli Stati Uniti e allo studio Lehrverurteilungen - kirchentrennend ? (Le con- danne dottrinali dividono ancora le Chiese ?) (1986) [7] del Gruppo di Lavoro ecumenico composto da teologi protestanti e cattolici in Germania. Alcuni di questi documenti di dialogo sono stati oggetto di una ricezione ufficiale. Esempio importante, a questo riguardo, è la ri- cezione delle conclusioni dello studio sulle con- danne dottrinali del XVI secolo. La Chiesa evan- gelica luterana unita della Germania, assieme ad altre Chiese protestanti tedesche, ha redatto una presa di posizione su tale documento alla quale è stato conferito il massimo riconosci- mento ecclesiale (1994).[8] 4. Nella discussione sulla giustificazione tutti i documenti di dialogo citati e le prese di posizio- ne ad essi relative mostrano in alto grado un orientamento comune e un giudizio comune. È giunto quindi il momento di tracciare un bilancio e di riassumere i risultati dei dialoghi sulla giu- stificazione per informare con la necessaria pre- cisione e concisione le nostre Chiese e permet- tere loro di esprimersi in modo vincolante sul- l'argomento. 5. La presente Dichiarazione congiunta ha preci- samente tale scopo. Essa vuole mostrare che, sulla base di questo dialogo, le Chiese luterane e la Chiesa cattolica [9] che lo sottoscrivono sono ormai in grado di enunciare una comprensione comune della nostra giustificazione operata dalla grazia di Dio per mezzo della fede in Cristo. Questa Dichiarazione non contiene tutto ciò che si insegna in ciascuna Chiesa sulla giustificazio- ne ; tuttavia essa esprime un consenso su verità fondamentali della dottrina della giustificazione, mostrando come elaborazioni che permangono diverse non sono più suscettibili di provocare condanne dottrinali. 6. La nostra dichiarazione non è una presenta- zione nuova e autonoma che si aggiunge ai rapporti di dialogo e ai documenti precedenti, né intende sostituirsi ad essi. Come dimostra l'ap- pendice sulle fonti, la presente Dichiarazione si riferisce ai testi che l'hanno preceduta e agli ar- gomenti ivi presentati. 7. Proprio come gli stessi dialoghi, anche questa Dichiarazione congiunta si basa sulla convinzio-

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DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLADOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE

fra Chiesa Cattolica e Chiese LuteranaDocumenti ufficiali

Premessa

1. La dottrina della giustificazione ha avutoun'importanza fondamentale per la Riforma lu-terana del XVI secolo. Essa l'ha consideratal'"articolo primo e fondamentale" [1] e, al tempostesso, la dottrina che "governa e giudica tutti glialtri aspetti della dottrina cristiana". [2] Essa èstata particolarmente sostenuta e difesa, nellasua accezione riformata e nel suo valore parti-colare a fronte della teologia e della Chiesacattolica romana del tempo, le quali sostenevanoe difendevano da parte loro una giustificazionedagli accenti diversi. Dal punto di vista riformato,la giustificazione era il fulcro attorno al quale sicristallizzavano tutte le polemiche. Gli scritticonfessionali luterani [3] e il Concilio di Trentodella Chiesa cattolica emisero condanne dottri-nali che sono valide ancora oggi e che sono cau-sa di separazione tra le Chiese.

2. Per la tradizione luterana, la giustificazioneha conservato tale particolare valore. Per questomotivo essa ha assunto fin dall'inizio un postoimportante anche nel dialogo ufficiale luterano-cattolico.

3. Si rimanda, in primo luogo, ai rapporti Il Van-gelo e la Chiesa (1972) [4] e Chiesa e giustifica-zione (1994) [5] della Commissione mista inter-nazionale cattolica-luterana, al rapporto Giustifi-cazione per fede (1983) [6] della Commissionecattolica-luterana negli Stati Uniti e allo studioLehrverurteilungen - kirchentrennend ? (Le con-danne dottrinali dividono ancora le Chiese ?)(1986) [7] del Gruppo di Lavoro ecumenicocomposto da teologi protestanti e cattolici inGermania. Alcuni di questi documenti di dialogosono stati oggetto di una ricezione ufficiale.Esempio importante, a questo riguardo, è la ri-cezione delle conclusioni dello studio sulle con-

danne dottrinali del XVI secolo. La Chiesa evan-gelica luterana unita della Germania, assieme adaltre Chiese protestanti tedesche, ha redattouna presa di posizione su tale documento allaquale è stato conferito il massimo riconosci-mento ecclesiale (1994).[8]

4. Nella discussione sulla giustificazione tutti idocumenti di dialogo citati e le prese di posizio-ne ad essi relative mostrano in alto grado unorientamento comune e un giudizio comune. Ègiunto quindi il momento di tracciare un bilancioe di riassumere i risultati dei dialoghi sulla giu-stificazione per informare con la necessaria pre-cisione e concisione le nostre Chiese e permet-tere loro di esprimersi in modo vincolante sul-l'argomento.

5. La presente Dichiarazione congiunta ha preci-samente tale scopo. Essa vuole mostrare che,sulla base di questo dialogo, le Chiese luterane ela Chiesa cattolica [9] che lo sottoscrivono sonoormai in grado di enunciare una comprensionecomune della nostra giustificazione operata dallagrazia di Dio per mezzo della fede in Cristo.Questa Dichiarazione non contiene tutto ciò chesi insegna in ciascuna Chiesa sulla giustificazio-ne ; tuttavia essa esprime un consenso su veritàfondamentali della dottrina della giustificazione,mostrando come elaborazioni che permangonodiverse non sono più suscettibili di provocarecondanne dottrinali.

6. La nostra dichiarazione non è una presenta-zione nuova e autonoma che si aggiunge airapporti di dialogo e ai documenti precedenti, néintende sostituirsi ad essi. Come dimostra l'ap-pendice sulle fonti, la presente Dichiarazione siriferisce ai testi che l'hanno preceduta e agli ar-gomenti ivi presentati. 7. Proprio come gli stessi dialoghi, anche questaDichiarazione congiunta si basa sulla convinzio-

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ne che il superamento delle condanne e dellequestioni controverse non equivale a prenderealla leggera separazioni e condanne, né equivalea sconfessare il passato di ciascuna delle nostreChiese. Essa è tuttavia convinta che affiorinonella storia delle nostre Chiese modi nuovi divalutare e si producano sviluppi, i quali nonsoltanto possono permettere, ma esigono che siverifichino e vengano esaminate, sotto unanuova angolatura, le questioni che dividono e lecondanne.

1. Messaggio biblico dellagiustificazione

8. Il modo che ci è comune di porci all'ascoltodella Parola di Dio nella Sacra Scrittura ci hacondotto a tali valutazioni nuove. Ascoltiamo in-sieme il Vangelo, il quale ci dice che "Dio hatanto amato il mondo da dare il suo Figlio unige-nito, perché chiunque crede in lui non muoia,ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16). Nella SacraScrittura questa buona novella viene rappresen-tata in diversi modi. Nell'Antico Testamentoascoltiamo la parola di Dio che ci parla del pec-cato umano (Sal 51, 1-5 ; Dn 9, 5s ; Qo 8, 9s ;Esd 9, 6s), della disobbedienza umana (Gen 3,1-19; Ne 9, 16s. 26), della giustizia (Is 46, 13 ;51, 5-8 ; 56, 1 ; [cfr. 53, 11] ; Ger 9, 24) e delgiudizio di Dio (Qo 12, 14 ; Sal 9, 5s ; 76, 7-9).

9. Nel Nuovo Testamento, in Matteo (5, 10 ; 6,33 ; 21, 32), Giovanni (16, 8-11), nella Letteraagli Ebrei (5, 1-3 ; 10, 37s) e nella Lettera diGiacomo (2, 14-26) i temi della "giustizia" edella "giustificazione" non sono trattati nellostesso modo. [10] Anche nelle Lettere paoline ildono della salvezza è evocato in diversi modi :fra altro, come "liberazione in vista della libertà"(Gal 5, 1-13 ; cfr. Rm 6, 7), "riconciliazione conDio" (2 Cor 5, 18-21 ; cfr. Rm 5, 11), "pace conDio" (Rm 5, 1), "nuova creazione" (2 Cor 5, 17),come "vita per Dio in Cristo Gesù" (Rm 6,11.23) o "santificazione in Cristo Gesù" (cfr. 1Cor 1, 2 ; 1, 30 ; 2 Cor 1, 1). Tra queste descri-zioni ha un posto di spicco quella della "giustifi-cazione" del peccatore nella fede per mezzodella grazia di Dio (Rm 3, 23-25), che è stata più

specialmente messa in evidenza all'epoca dellaRiforma.10. Paolo descrive il Vangelo come forza di Dioper la salvezza dell'uomo in preda al potere delpeccato : come messaggio che proclama la "giu-stizia di Dio che si rivela mediante la fede e invista della fede" (Rm 1, 17s) e dà la "giustifica-zione" (Rm 3, 21-31). Egli annuncia Cristo come"nostra giustizia" (cfr. 1 Cor 1, 30), applicandoal Signore risorto ciò che Geremia annunciava alriguardo di Dio stesso (Ger 23, 6). Nella morte erisurrezione di Cristo si radicano tutte le dimen-sioni della sua opera salvifica, poiché egli è il"nostro Signore, il quale è stato messo a morteper i nostri peccati ed è stato risuscitato per lanostra giustificazione" (Rm 4, 25). Tutti gli es-seri umani hanno bisogno della giustizia di Dio,poiché "tutti hanno peccato e sono privi dellagloria di Dio" (Rm 3, 23 ; cfr. Rm 1, 18 - 3, 20 ;11, 32 ; Gal 3, 22). Nella Lettera ai Galati (3, 6)e nella Lettera ai Romani (4, 3-9), Paolo com-prende la fede di Abramo (Gen 15, 6) come fedein quel Dio che giustifica il peccatore (Rm 4, 5).Egli fa appello alla testimonianza dell'Antico Te-stamento per affermare con forza il suo Vangeloproclamando che la giustizia è conferita a tutticoloro che, come Abramo, confidano nella pro-messa di Dio. "Il giusto vivrà per la sua fede"(Ab 2, 4 ; cfr. Gal 3, 11 ; Rm 1, 17). Nelle Let-tere paoline, la giustizia di Dio è anche forza diDio per ciascun credente (Rm 1, 16s). In Cristo,egli fa sì che essa diventi nostra giustizia (2 Cor5, 21). La giustificazione ci è conferita medianteCristo Gesù, che "Dio ha prestabilito a servirecome strumento di espiazione per mezzo dellafede, nel suo sangue" (Rm 3, 25 ; cfr. 3, 21-28)."Per questa grazia infatti siete salvi mediante lafede ; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio ;né viene dalle opere" (Ef 2, 8s).

11. La giustificazione è perdono dei peccati (Rm3, 23-25 ; At 13, 39 ; Lc 18, 14), liberazione dalpotere di dominio esercitato dal peccato e dallamorte (Rm 5, 12-21) e liberazione dalla maledi-zione della Legge (Gal 3, 10-14). Essa è già daora accoglienza nella comunione con Dio, e losarà pienamente nel regno di Dio che viene (Rm5, 1s). La giustificazione unisce a Cristo, alla suamorte e risurrezione (Rm 6, 5). Essa si realizzanel ricevere lo Spirito Santo nel battesimo il

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quale è incorporazione nell'unico corpo (Rm 8,1s.9s ; 1 Cor 12, 12s). Tutto questo viene uni-camente da Dio, a causa di Cristo, per operadella grazia mediante la fede nel "Vangelo delFiglio di Dio" (Rm 1, 1-3).

12. I giustificati vivono della fede che sgorgadalla parola di Cristo (Rm 10, 17) e agisce nel-l'amore (Gal 5, 6), il quale è frutto dello Spirito(Gal 5, 22s). Poiché i credenti continuano tutta-via a subire le tentazioni di potenze e di concupi-scenze esteriori e interiori (Rm 8, 35-39 ; Gal 5,16-21) e cadono nel peccato (1 Gv 1, 8.10), essidebbono sempre di più porsi all'ascolto dellepromesse di Dio, confessare i loro peccati (1 Gv1, 9), partecipare al corpo e al sangue di Cristoed essere esortati a vivere in modo conformealla volontà di Dio e in modo giusto. Per questomotivo, l'apostolo dice ai giustificati : "Attendetealla vostra salvezza con timore e tremore. È Dioinfatti che suscita in voi il volere e l'operare se-condo i suoi benevoli disegni" (Fil 2, 12s). Ma labuona novella permane : "Non c'è più nessunacondanna per quelli che sono in Cristo Gesù"(Rm 8, 1) e nei quali Cristo vive (Gal 2, 20).Mediante l'opera di giustizia di Cristo vi sarà pertutti gli uomini "la giustificazione che dà vita"(Rm 5, 18).

2. La giustificazione comeproblema ecumenico

13. Le interpretazioni e applicazioni contraddit-torie del messaggio biblico della giustificazionesono state nel XVI secolo una causa primariadella divisione della Chiesa d'Occidente, la qualeha anche avuto effetti sulle condanne dottrinali.Una comune comprensione della giustificazioneè quindi fondamentale e indispensabile per ilsuperamento della divisione delle Chiese. Facen-do sue le intuizioni dei recenti studi biblici e at-tingendo alle moderne ricerche della storia dellateologia e della storia dei dogmi, il dialogo ecu-menico, realizzato dal Concilio Vaticano II in poi,ha condotto ad una significativa convergenza ariguardo della dottrina della giustificazione. Essapermette di formulare in questa Dichiarazionecongiunta un consenso su verità fondamentalidella dottrina della giustificazione secondo il

quale le condanne dottrinali del XVI secolo adessa relative oggi non riguardano più la contro-parte.

3. La comune comprensionedella giustificazione

14. Le Chiese luterane e la Chiesa cattolica ro-mana hanno ascoltato insieme la buona novellaproclamata dalla Sacra Scrittura, ciò che ha per-messo loro, unitamente alle conversazioni teo-logiche di questi ultimi anni, di pervenire ad unacomprensione condivisa della giustificazione.Quest'ultima comporta un consenso su veritàfondamentali. Le elaborazioni tra loro diverse ri-scontrabili nei singoli testi e dichiarazioni sonocompatibili con tale consenso.

15. Insieme crediamo che la giustificazione èopera di Dio uno e trino. Il Padre ha inviato ilFiglio nel mondo per la salvezza dei peccatori.L'incarnazione, la morte e la resurrezione di Cri-sto sono il fondamento e il presupposto dellagiustificazione. Pertanto, la giustificazione signi-fica che Cristo stesso è nostra giustizia, allaquale partecipiamo, secondo la volontà del Pa-dre, per mezzo dello Spirito Santo. Insiemeconfessiamo che non in base ai nostri meriti, masoltanto per mezzo della grazia, e nella fedenell'opera salvifica di Cristo, noi siamo accettatida Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rin-nova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a com-piere le buone opere.[11]

16. Tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla sal-vezza in Cristo. Soltanto per mezzo di lui noisiamo giustificati dal momento che riceviamoquesta salvezza nella fede. La fede stessa è an-ch'essa dono di Dio per mezzo dello Spirito Santoche agisce, per il tramite della Parola e dei Sa-cramenti, nella comunità dei credenti, guidan-doli verso quel rinnovamento della vita che Dioporta a compimento nella vita eterna.

17. Condividiamo anche la convinzione che ilmessaggio della giustificazione ci orienta inmodo particolare verso il centro stesso della te-stimonianza che il Nuovo Testamento dà del-l'azione salvifica di Dio in Cristo : essa ci dice che

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noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vitanuova soltanto alla misericordia di Dio che per-dona e che fa nuove tutte le cose, misericordiache noi possiamo ricevere soltanto come dononella fede, ma che non possiamo meritare mai ein nessun modo.

18. Pertanto, la dottrina della giustificazione cheassume e sviluppa tale messaggio, non è sol-tanto una singola parte dell'insegnamento di fe-de cristiano. Essa si pone in una relazione es-senziale con tutte le verità della fede che vannoconsiderate interiormente connesse tra loro. Es-sa è un criterio irrinunciabile che orienta conti-nuamente a Cristo tutta la dottrina e la prassidella Chiesa. Quando i luterani sottolineano ilsignificato del tutto singolare di questo criterio,essi non negano la connessione e il significato ditutte le verità di fede. Quando i cattolici si sen-tono vincolati da molteplici criteri, non per que-sto negano la particolare funzione del messag-gio della giustificazione. Luterani e cattolici ten-dono insieme alla meta di confessare in ogni co-sa Cristo, il solo nel quale riporre ogni fiducia,poiché egli è l'unico mediatore (1 Tm 2, 5s) at-traverso il quale Dio nello Spirito Santo fa donodi sé e effonde i suoi doni che tutto rinnovano(cfr. Fonti del cap. 3).

4. La spiegazione della co-mune comprensione dellagiustificazione

4.1 Incapacità e peccato dell'uo-mo di fronte alla giustificazione

19. Insieme confessiamo che, l'uomo dipendeinteramente per la sua salvezza dalla grazia sal-vifica di Dio. La libertà che egli possiede neiconfronti degli uomini e delle cose del mondonon è una libertà dalla quale possa derivare lasua salvezza. Ciò significa che, in quanto pec-catore, egli è soggetto al giudizio di Dio, e dun-que incapace da solo di rivolgersi a Dio per lasua salvezza, o di meritarsi davanti a Dio la suagiustificazione, o di raggiungere la salvezza conle sue proprie forze. La giustificazione avviene

soltanto per opera della grazia. Dal fatto checattolici e luterani confessano insieme tutto que-sto, deriva quanto segue.

20. Quando i cattolici affermano che l'uomo,predisponendosi alla giustificazione e alla suaaccettazione, "coopera" con il suo assenso al-l'azione giustificante di Dio, essi consideranotale personale assenso non come un'azione deri-vante dalle forze proprie dell'uomo, ma come uneffetto della grazia.

21. Secondo la concezione luterana, l'uomo è in-capace di cooperare alla propria salvezza, poi-ché, in quanto peccatore, egli si oppone attiva-mente a Dio e alla sua azione salvifica. I luteraninon negano che l'uomo possa rifiutare l'azionedella grazia. Quando essi sottolineano che l'uo-mo può solo ricevere la giustificazione merepassive, negano con ciò ogni possibilità di uncontributo proprio dell'uomo alla sua giustifica-zione, senza negare tuttavia la sua personale epiena partecipazione nella fede, che è operatadalla stessa parola di Dio (cfr. Fonti del cap.4.1).

4.2 Giustificazione come perdonodei peccati e azione che rendegiusti

22. Insieme confessiamo che Dio perdona pergrazia il peccato dell'uomo e che, nel contempo,egli lo libera, durante la sua vita, dal potere as-soggettante del peccato, donandogli la vitanuova in Cristo. Quando l'uomo partecipa a Cri-sto nella fede, Dio non gli imputa il suo peccatoe fa agire in lui un amore attivo mediante loSpirito Santo. Entrambi questi aspetti dell'azionesalvifica di Dio non dovrebbero essere scissi. Es-si sono connessi nel senso che l'uomo, nella fe-de, viene unito a Cristo, il quale è, nella suaPersona, la nostra giustizia (1 Cor 1, 30), pro-prio come perdono dei peccati e presenza salvifi-ca di Dio. Dal fatto che cattolici e luterani con-fessano insieme tutto questo, deriva quanto se-gue.23. Quando i luterani sottolineano che la giusti-zia di Cristo è la nostra giustizia, vogliono af-fermare soprattutto che, con la dichiarazione di

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perdono, è donata al peccatore la giustizia da-vanti a Dio in Cristo e che la sua vita è rinnovatasoltanto in unione con lui. Quando essi afferma-no che la grazia di Dio è amore che perdona("favore di Dio" [12]), non negano il rinnova-mento della vita del cristiano, ma voglionopiuttosto affermare che la giustificazione è svin-colata dalla cooperazione umana e non dipendeneppure dagli effetti di rinnovamento della vitache la grazia ha nell'uomo.

24. Quando i cattolici sottolineano che il cre-dente riceve in dono il rinnovamento del suo es-sere interiore ricevendo la grazia, [13] essi vo-gliono affermare che la grazia di Dio che reca ilperdono è sempre legata al dono di una vitanuova, la quale si esprime nello Spirito Santo, inun amore attivo ; con ciò essi non negano tut-tavia che il dono divino della grazia nella giustifi-cazione resta indipendente dalla cooperazioneumana (cfr. Fonti del cap. 4.2)

4.3 Giustificazione mediante lafede e per grazia

25. Insieme confessiamo che il peccatore vienegiustificato mediante la fede nell'azione salvificadi Dio in Cristo : questa salvezza gli viene donatadallo Spirito Santo nel battesimo che è il fonda-mento di tutta la sua vita cristiana. L'uomo,nella fede giustificante che racchiude in sé lasperanza in Dio e l'amore per lui, confida nellasua promessa misericordiosa. Questa fede è atti-va nell'amore e per questo motivo il cristianonon può e non deve restare inoperoso. Tuttaviala giustificazione non si fonda né si guadagnacon tutto ciò che precede e segue nell'uomo illibero dono della fede.

26. Secondo il modo di comprendere luterano,Dio giustifica il peccatore solo nella fede (solafide). Nella fede, l'uomo confida totalmente nelsuo Creatore e Salvatore ed è così in comunionecon lui. Dio stesso fa scaturire la fede suscitan-do tale fiducia con la sua parola creatrice. Poichéquesto agire di Dio è una nuova creazione, essariguarda tutte le dimensioni della persona e con-duce a una vita nella speranza e nell'amore.Pertanto, l'insegnamento della "giustificazione

soltanto per mezzo della fede" distingue, senzatuttavia separarli, il rinnovamento della condottadi vita, necessariamente conseguenza della giu-stificazione, e senza la quale non vi sarebbe lafede, dalla giustificazione stessa. Con ciò si evi-denzia anzi il fondamento di tale rinnovamento.Il rinnovamento della vita deriva dall'amore diDio donato all'uomo nella giustificazione. Giusti-ficazione e rinnovamento della vita sono intima-mente uniti in Cristo che è presente nella fede.

27. Anche secondo il modo di comprendere cat-tolico la fede è fondamentale per la giustifica-zione ; infatti, senza di essa non può esservi giu-stificazione. L'uomo, in quanto colui che ascoltala parola e crede, viene giustificato mediante ilbattesimo. La giustificazione del peccatore èperdono dei peccati e realizzazione della giusti-zia attraverso la grazia giustificante che fa di noidei figli di Dio. Nella giustificazione i giustificatiricevono da Cristo la fede, la speranza e l'amoree sono così accolti nella comunione con lui. [14]Questa nuova relazione personale con Dio sifonda interamente sulla sua misericordia e per-mane dipendente dall'azione salvifica e creatricedi Dio misericordioso, il quale rimane fedele a sestesso e nel quale l'uomo può quindi riporre lapropria fiducia. Pertanto l'uomo non potrà maiappropriarsi della grazia giustificante né appel-larsi ad essa davanti a Dio. Quando, secondo ilmodo di comprendere cattolico, si sottolinea ilrinnovamento della vita mediante la grazia giu-stificante, tale rinnovamento nella fede, nellasperanza e nell'amore non può mai fare a menodella grazia gratuita di Dio ed esclude ogni con-tributo alla giustificazione di cui l'uomo potrebbevantarsi davanti a Dio (Rm 3, 27 ; cfr. Fonti delcap. 4.3).

4.4 L'essere peccatore del giusti-ficato

28. Insieme confessiamo che nel battesimo loSpirito Santo unisce l'uomo a Cristo, lo giustificae effettivamente lo rinnova. E tuttavia il giustifi-cato, durante tutta la sua vita, non può mai farea meno della grazia incondizionatamente giusti-ficante di Dio. Inoltre l'uomo non è svincolato daldominio che esercita su di lui il peccato e che lo

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stringe nelle sue spire (cfr. Rm 6, 12-14), né eglipuò esimersi dal combattimento di tutta unavita contro l'opposizione a Dio che provienedalla concupiscenza egoistica del vecchio Adamo(cfr. Gal 5, 16 ; Rm 7, 7.10). Anche il giustifi-cato deve chiedere ogni giorno perdono a Dio,così come si fa nel Padre nostro (Mt 6, 12 ; 1 Gv1, 9) ; egli è continuamente chiamato alla con-versione e alla penitenza e continuamente gliviene concesso il perdono.

29. Ciò è quanto i luterani vogliono intendereaffermando che il cristiano è "al tempo stessogiusto e peccatore". Egli è del tutto giusto, poi-ché Dio, attraverso la Parola e il sacramento, gliperdona i peccati e gli accorda la giustizia di Cri-sto, che egli fa propria nella fede e che lo rendegiusto in Cristo davanti a Dio. Tuttavia, guar-dando a se stesso egli riconosce, per mezzo dellalegge, di rimanere al tempo stesso e del tuttopeccatore, poiché in lui abita ancora il peccato (1Gv 1, 8 ; Rm 7, 17.20) ; infatti, continua a ri-porre la sua fiducia in false divinità e non amaDio con quell'amore indiviso che Dio, in quantosuo creatore, esige da lui (Dt 6, 5; Mt 22, 36-40e parr.). Questa opposizione a Dio è in quantotale un vero e proprio peccato. Ma, grazie aimeriti di Cristo, il potere assoggettante del pec-cato è vinto. Non è più un peccato "che domina"il cristiano, poiché esso è "dominato" medianteCristo al quale il giustificato è unito nella fede ;così il cristiano, finché vive sulla terra, può con-durre pur in modo discontinuo una vita nellagiustizia. E, nonostante il peccato, il cristianonon è più separato da Dio, poiché, nato di nuo-vo mediante il battesimo e lo Spirito Santo, ritor-nando quotidianamente al battesimo, egli riceveil perdono del suo peccato, per cui il suo pec-cato non lo condanna più e non è più per luicausa di morte eterna. [15] Quindi, affermandoche il giustificato è anche peccatore e che la suaopposizione a Dio è un vero e proprio peccato, iluterani con ciò non negano che egli, nono-stante il peccato, non sia separato da Dio in Cri-sto né che il suo peccato sia un peccato "assog-gettato". Nonostante le differenze nella conce-zione del peccato del giustificato, essi concor-dano su quest'ultimo punto con la parte cattoli-ca.

30. I cattolici considerano che la grazia di GesùCristo conferita nel battesimo, toglie tutto ciòche è "veramente" peccato, tutto ciò che "meritala condanna" (Rm 8, 1), [16] ma che resta nel-l'uomo un'inclinazione (concupiscenza) che vienedal peccato e spinge al peccato. Poiché i cattolicisono convinti che il peccato umano comportisempre un elemento personale, essi consideranoche l'assenza di tale elemento non permette piùdi chiamare peccato nel senso proprio del termi-ne l'inclinazione ad opporsi a Dio. Con ciò essinon negano che tale inclinazione non corrispon-da al disegno originario di Dio sull'uomo, né cheessa, ponendosi oggettivamente in opposizionea Dio e in contrasto con lui, costituisca una lottache dura tutta la vita ; riconoscenti per la salvez-za ricevuta per mezzo di Cristo, vogliono piutto-sto affermare che l'inclinazione ad opporsi a Dionon merita la pena di morte eterna[17] e nonsepara il giustificato da Dio. Tuttavia, quando ilgiustificato si separa volontariamente da Dio,non gli è sufficiente ritornare all'osservanza deicomandamenti, ma occorre che egli riceva nelsacramento della riconciliazione il perdono e lapace mediante la parola di perdono che gli èdata in virtù dell'opera di riconciliazione di Dio inCristo (cfr. Fonti del cap. 4.4).

4.5 La Legge e il Vangelo

31. Insieme confessiamo che l'uomo viene giu-stificato nella fede nel Vangelo, "indipendente-mente dalle opere della Legge" (Rm 3, 28). Cri-sto ha portato a compimento la Legge e l'ha su-perata quale via alla salvezza mediante la suamorte e risurrezione. Parimenti confessiamo chei comandamenti di Dio rimangono in vigore peril giustificato e che Cristo nella sua parola e nellasua vita esprime la volontà di Dio, che è ancheper il giustificato la norma del suo agire.

32. I luterani fanno notare che la distinzione traLegge e Vangelo nonché la loro retta interrela-zione sono essenziali per comprendere la giusti-ficazione. La Legge, nella sua accezione teologi-ca, è esigenza e accusa ; ogni uomo, anche ilcristiano in quanto peccatore, è soggetto a taleesigenza e accusa vita natural durante e la leg-ge svela i suoi peccati, affinché egli possa, nella

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fede al Vangelo, rivolgersi pienamente in Cristoalla misericordia di Dio, la sola che possa giustifi-carlo.

33. Poiché la Legge quale via per giungere allasalvezza è stata portata a compimento e supe-rata dal Vangelo, i cattolici possono dire che Cri-sto non è un legislatore nel senso di Mosé.Sottolineando che il giustificato è tenuto all'os-servanza dei comandamenti di Dio, i cattolici nonnegano che la grazia della vita eterna è statamisericordiosamente promessa ai figli di Dio me-diante Gesù Cristo [18] (cfr. Fonti del cap. 4.5).

4.6 La certezza della salvezza

34. Insieme confessiamo che i credenti possonofare affidamento sulla misericordia e sulle pro-messe di Dio. Anche nella loro debolezza e nellemolteplici minacce che mettono in pericolo laloro fede, essi possono contare, in forza dellamorte e della resurrezione di Cristo, sulla pro-messa efficace della grazia di Dio nella Parola enel sacramento ed essere così certi di questagrazia.

35. I riformatori hanno accentuato in modo par-ticolare il fatto che, nella prova, il credente nondeve rivolgere lo sguardo a se stesso, ma a Cri-sto e fare affidamento in modo totale soltantosu di lui. Riponendo così la sua fiducia nellapromessa di Dio, egli è certo della sua salvezza,mentre non ne è mai certo se guarda a se stes-so.

36. I cattolici possono condividere l'orientamentodei riformatori che consiste nel fondare la fedesulla realtà oggettiva della promessa di Cristo, aprescindere dalla personale esperienza e nelconfidare unicamente nella promessa di Cristo(cfr. Mt 16, 19 ; 18, 18). Con il Concilio VaticanoII, i cattolici affermano che credere significa ab-bandonarsi interamente a Dio,[19] che ci liberadalle tenebre del peccato e della morte e ci de-sta alla vita eterna.[20] In questo senso l'uomonon può credere in Dio e contemporaneamenteritenere che la sua promessa non è affidabile.Nessuno può dubitare della misericordia di Dio edel merito di Cristo, allorché ciascuno può te-

mere per la sua salvezza se considera le sue de-bolezze e le sue mancanze. Il credente, proprioconoscendo i suoi fallimenti, può essere certoche Dio vuole la sua salvezza (cfr. fonti del cap.4.6).

4.7 Le buone opere del giustifi-cato

37. Insieme confessiamo che le buone opere —una vita cristiana nella fede nella speranza enell'amore — sono la conseguenza della giustifi-cazione e ne rappresentano i frutti. Quando ilgiustificato vive in Cristo e agisce nella graziache ha ricevuto, egli dà, secondo un modo diesprimersi biblico, dei buoni frutti. Tale conse-guenza della giustificazione è per il cristiano an-che un dovere da assolvere, in quanto egli lottacontro il peccato durante tutta la sua vita ; perquesto motivo Gesù e gli scritti apostolici esor-tano i cristiani a compiere opere d'amore.

38. Secondo la concezione cattolica, le buoneopere, compiute per mezzo della grazia e del-l'azione dello Spirito Santo, contribuiscono aduna crescita nella grazia, di modo che la giusti-zia ricevuta da Dio è preservata e la comunionecon Cristo approfondita. Quando i cattolici af-fermano il "carattere meritorio" delle buoneopere, essi intendono con ciò che, secondo la te-stimonianza biblica, a queste opere è promessoun salario in cielo. La loro intenzione è di sottoli-neare la responsabilità dell'uomo nei confrontidelle sue azioni, senza contestare con ciò il ca-rattere di dono delle buone opere, e tanto menonegare che la giustificazione stessa resta un do-no immeritato della grazia.

39. Anche nei luterani si riscontra il concetto diuna preservazione della grazia e di una crescitanella grazia e nella fede. Anzi, essi sottolineanoche la giustizia in quanto accettazione per mez-zo di Dio e partecipazione alla giustizia di Cristo,è sempre perfetta. Al tempo stesso affermanoche i suoi effetti possono crescere nella vita cri-stiana. Considerando le buone opere del cristia-no come "frutti" e "segni" della giustificazione enon "meriti" che gli sono propri, essi compren-dono, allo stesso modo, conformemente al Nuo-

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vo Testamento, la vita eterna come "salario"immeritato nel senso del compimento della pro-messa di Dio ai credenti (cfr. Fonti del cap. 4.7).

5. L'importanza e la portata delconsenso raggiunto

40. La comprensione della dottrina della giustifi-cazione esposta in questa Dichiarazione mostral'esistenza di un consenso tra luterani e cattolicisu verità fondamentali di tale dottrina della giu-stificazione. Alla luce di detto consenso sono ac-cettabili le differenze che sussistono per quantoriguarda il linguaggio, gli sviluppi teologici e leaccentuazioni particolari che ha assunto la com-prensione della giustificazione, così come essesono state descritte sopra nei numeri 18-39. Perquesto motivo l'elaborazione luterana e l'elabo-razione cattolica della fede nella giustificazionesono, nelle loro differenze, aperte l'una all'altra etali da non invalidare di nuovo il consenso rag-giunto su verità fondamentali.

41. Con ciò, le condanne dottrinali del XVI seco-lo, nella misura in cui esse si riferiscono all'inse-gnamento della giustificazione, appaiono sottouna nuova luce : l'insegnamento delle Chieseluterane presentato in questa Dichiarazione noncade sotto le condanne del Concilio di Trento.Le condanne delle Confessioni luterane non col-piscono l'insegnamento della Chiesa cattolicaromana così come esso è presentato in questaDichiarazione.

42. Con questo non si vuole tuttavia toglierenulla alla serietà delle condanne dottrinali legatealla dottrina della giustificazione. Alcune di essenon erano semplicemente senza fondamento.Per noi, esse mantengono "il significato di salu-tari avvertimenti" di cui dobbiamo tenere contonella dottrina e nella prassi. [21]

43. Il nostro consenso su verità fondamentalidella dottrina della giustificazione deve averedegli effetti e trovare un riscontro nella vita enell'insegnamento delle Chiese. Al riguardopermangono ancora questioni, di importanza di-versa, che esigono ulteriori chiarificazioni. Esseriguardano, tra l'altro, la relazione esistente tra

Parola di Dio e insegnamento della Chiesa, l'ec-clesiologia, l'autorità nella Chiesa e la sua unità,il ministero e i sacramenti, ed infine la relazionetra giustificazione e etica sociale. Siamo convintiche la comprensione comune da noi raggiuntaoffra la base solida per detta chiarificazione. LeChiese luterane e la Chiesa cattolica si adope-reranno ad approfondire la comprensione comu-ne esistente affinché essa possa dare i suoifrutti nell'insegnamento e nella vita ecclesiale.

44. Ringraziamo il Signore per questo passo de-cisivo verso il superamento della divisione eccle-siale. Preghiamo lo Spirito Santo affinché eglicontinui a guidarci verso quell'unità visibile cheè la volontà di Cristo.

Fonti per la Dichiara-zione congiunta

sulla giustificazione Nelle sezioni III e IV della Dichiarazione con-giunta si riprendono formulazioni di diversi dia-loghi luterani-cattolici. In dettaglio, si tratta deiseguenti documenti :

- Commissione Mista Internazionale cattolica-luterana, Dichiarazione comune Tutti sotto unostesso Cristo sulla Confessio Augustana; EO1/1405ss;

- Denzinger-Schönmetzer, Enchiridion Symbolo-rum..., edizioni 32-36;

- Denzinger-Hünermann, Enchiridion Symbolo-rum..., dalla 37.ma edizione, bilingue;

- H. Denzinger, Enchiridion Symbolorum, defini-tionum et declarationum de rebus fidei et mo-rum, ed. bilingue a cura di P. Hünermann, EDB,Bologna 1995;

- Pontificio consiglio per la promozione dell'unitàdei cristiani, Gutachten zur Studie "Lehrverur-teilungen - kirchentrennend? (Parere sullo studioLehrverurteilungen - kirchentrennend ?), Vatica-no 1992 (testo non pubblicato);

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- Commissione cattolica-luterana negli Stati Uni-ti, Giustificazione per fede, 1983; EO 2/2759ss;

- K. Lehmann, W. Pannenberg (a cura di),Lehrverurteilungen - kirchentrennend? I.Rechtfertigung, Sakramente und Amt im Zeitalterder Reformation und heute, Freiburg 1986;

- "Presa di posizione" della Commissione con-giunta tra la Chiesa evangelica luterana unita diGermania ed il Comitato nazionale tedesco dellaFederazione Luterana Mondiale a riguardo deldocumento "Lehrverurteilungen - kirchentren-nend?": Stellungnahme zum Dokument"Lehrverurteilungen - kirchentrennend?" (13settembre 1991), in "Lehrverurteilung imGespräch", a cura dell'Ufficio della Conferenza diArnoldshaim, del Segretariato della Chiesaevangelica in Germania e del Segretariato lute-rano della Chiesa evangelica luterana unita diGermania, Frankfurt 1993, 57-160;

Su 3. La comprensione comune della giustifica-zione, nn. 17 et 18: cf. soprattutto Lehrverur-teilungen, 75 e Stellungnahme, 95.

- "Un tipo di giustificazione incentrata sulla fedee concepita in senso giuridico è di importanzadeterminante in Paolo e, in un certo senso, perla Bibbia nella sua totalità, anche se non è af-fatto l'unico concetto usato dalla Bibbia o daPaolo per rappresentare l'opera salvifica di Dio"(Giustificazione per fede, n. 146; EO 2/2906).

- "I cattolici, così come i luterani, possono rico-noscere la necessità di verificare le pratiche, lestrutture e le teologie della chiesa nella misura incui esse favoriscono o ostacolano «la proclama-zione delle promesse libere e misericordiose diDio in Cristo Gesù, che possono essere accolte inmodo giusto solo mediante la fede (cf. sopra, n.28)»" (Giustificazione per fede, n. 153; EO2/2913).

Sull'"affermazione fondamentale" (Giustificazio-ne per fede, n. 157; cfr. n. 4 (EO 2/2917), si di-ce:

- "Questa affermazione, come la dottrina dellaRiforma sulla giustificazione per sola fede co-

stituisce il criterio per giudicare tutte le pratiche,le strutture e le tradizioni della chiesa proprioperché esso è in analogia a «Cristo solo» (solusChristus). Soltanto in lui, in ultima analisi, si de-ve riporre ogni fiducia quale unico mediatoreper mezzo del quale Dio, nello Spirito Santo, ef-fonde i suoi doni di salvezza. I partecipanti aquesto dialogo affermano che tutti gli insegna-menti, le pratiche e i riti cristiani dovrebberorealizzarsi in modo da promuovere «l'obbedien-za della fede» (Rm 1, 15) nell'azione salvifica diDio, in Cristo Gesù solo e per mezzo dello Spi-rito Santo, per la salvezza dei fedeli e a lode eonore del Padre celeste" (Giustificazione per fe-de, n. 160; EO 2/2920).

- "Perciò la giustificazione, e soprattutto il suofondamento biblico, conserva per sempre nellachiesa una funzione specifica: quella di mante-nere viva nella coscienza dei cristiani la consa-pevolezza che noi peccatori viviamo unicamentegrazie all'amore misericordioso di Dio, che noipossiamo soltanto accettare che egli effonda sudi noi, ma che in alcun modo possiamo «meri-tare», seppure in una qualche forma limitata, népossiamo vincolare a condizioni previe o a post-condizioni che dipendessero da noi. La «giustifi-cazione» diventa così il termine critico di para-gone per valutare in ogni momento se una con-creta interpretazione della nostra relazione a Diopossa o meno essere considerata «cristiana».Essa diventa al tempo stesso per la chiesa iltermine critico di paragone per valutare co-stantemente se il suo annuncio e la sua prassicorrispondono a ciò che le è stato donato dal suoSignore" (Lehrverurteilungen, 75).

- "L'accordo sul fatto che la giustificazione è im-portante non solo come insegnamento partico-lare nell'insieme degli insegnamenti delle nostreChiese in materia di fede, ma anche come ter-mine critico di paragone per la loro dottrina e laloro prassi, costituisce, dal punto di vista lutera-no, un progresso fondamentale nel dialogoecumenico tra le nostre chiese, tanto fonda-mentale da non essere mai abbastanza sottoli-neato" (Stellungnahme, 95, cf. 157).

- Per i luterani e i cattolici la giustificazione oc-cupa certamente un diverso posto nella «hierar-

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chia veritatum»; tuttavia gli uni e gli altri con-cordano del ritenere che la giustificazione trovila sua specifica funzione nel fatto di essere untermine critico di paragone «in base al qualepoter valutare in ogni momento se una concretainterpretazione della nostra relazione a Dio possao meno essere considerata 'cristiana'. Essa di-venta al tempo stesso per la Chiesa il terminecritico di paragone in base al quale costante-mente valutare se il suo annuncio e la sua pras-si corrispondono a ciò che le è stato affidato dalsuo Signore». Ma l'importanza criteriologicadella giustificazione nell'ambito della dottrina deisacramenti, dell'ecclesiologia, e dell'etica richiedestudi più approfonditi" (Gutachten, 106s).

Su 4.1. Incapacità e peccato dell'uomo di frontealla giustificazione, nn. 19-21; cf. soprattuttoLehrverurteilungen, 48ss, 53; Stellungnahme,77-81; 53s.

- "Coloro che sono dominati dal peccato nonpossono far niente per meritare la giustificazio-ne, che è dono gratuito della grazia di Dio. Perfi-no i prodromi della giustificazione, per esempioil pentimento, la preghiera per ottenere la graziae il desiderio del perdono, devono essereun'opera di Dio in noi" (Giustificazione per fede,n. 156, 3; EO 2/2916).

- "Per entrambi non si tratta di negare un verocoinvolgimento dell'uomo... Tuttavia una rispo-sta non è un'»opera». La risposta della fede èessa stessa operata dalla Parola della promessache non può essere ottenuta con la forza e chegiunge all'uomo dal di fuori. Vi può essere «co-operazione» soltanto nel senso che il cuore stapresso la fede quando la Parola lo raggiunge esuscita la fede" (Lehrverurteilungen, 53, 12-22).

- "I canoni 4, 5, 6 e 9 del concilio di Trentoesprimono ancora una significativa differenzacirca la giustificazione soltanto se la dottrina lu-terana basa la relazione tra Dio e la sua crea-tura nella giustificazione sottolineando tantofortemente il «monergismo» divino o la solaazione di Cristo da escludere nella giustificazionela funzione essenziale della libera accettazionedella grazia di Dio da parte dell'uomo, libera ac-

cettazione che è essa stessa un dono di Dio"(Gutachten, 25).

"Dal punto di vista luterano, la rigorosa sottoli-neatura della passività dell'uomo nella sua giu-stificazione non ha mai inteso negare il suo pie-no coinvolgimento personale nella fede, masoltanto escludere ogni cooperazione nell'eventostesso della giustificazione. Quest'ultima è soloopera di Cristo, solo opera della grazia" (Stel-lungnahme, 84, 3-8).

Su 4.2. Giustificazione come perdono dei peccatie azione che rende giusti, nn. 22-24; cf. Giustifi-cazione per fede, nn. 98-101; EO 2/2858-2861;Lehrverurteilungen, 53ss; Stellungnahme, 74ss;cf. anche le citazioni a 4.3.

- "Mediante la giustificazione siamo a un tempodichiarati e resi giusti. La giustificazione, quindi,non è una finzione giuridica. Dio, nel giustificare,opera ciò che promette; egli perdona il peccatoe ci rende veramente giusti" (Giustificazione perfede, n. 156, 5; EO 2/2916).

- "(...) la teologia riformata non trascura ciò chela dottrina cattolica sottolinea, cioè il carattereche crea e rinnova dell'amore di Dio. Né essaafferma (...) l'impotenza di Dio di fronte a unpeccato che, nella giustificazione, è «semplice-mente» perdonato, senza tuttavia sottrarre aquesto peccato il potere che esso ha di separareil peccatore da Dio" (Lehrverurteilungen, 55, 25-29).

- "(...) questa [la dottrina luterana] non ha maicompreso «il computo della giustizia di Cristo»come privo di conseguenze nella vita del cre-dente, poiché la parola di Cristo opera ciò chedice. Di conseguenza, la dottrina luterana noncomprende la grazia come un favore accordatoda Dio, bensì e assolutamente come forza effi-cace (...) Infatti, «dove c'è perdono dei peccatic'è anche vita e salvezza»" (Stellungnahme, 86,15-23).- "(...) la teologia cattolica non trascura ciò chela teologia evangelica sottolinea, cioè il carat-tere della grazia personale e legato alla parola;né ritiene la grazia come un qualcosa che l'uo-mo ha concretamente a sua disposizione, sep-

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pure come possesso che gli è donato" (Lehrve-rurteilungen, 55, 21-24).

Su 4.3. Giustificazione mediante la fede e pergrazia, nn. 25-27; cf. soprattutto Giustificazioneper fede, nn. 105ss; EO 2/2865ss; Lehrverurtei-lungen, 56-59; Stellungnahme, 87-90.

- "Se si traduce da una lingua all'altra, il discorsodei riformatori sulla giustificazione per fede cor-risponde al discorso dei cattolici sulla giustifica-zione per grazia mentre, ciò che la dottrina ri-formata esprime con il termine «fede» corri-sponde in sostanza a ciò che la dottrina cattolicacompendia, sulla scia di 1 Cor 13, 13, nella tria-de «fede, speranza e carità»" (Lehrverurteilun-gen, 59, 5-15).

- "Sottolineiamo che la fede nel senso del primocomandamento è anche amore per Dio e spe-ranza in lui che si esprime nell'amore per il pros-simo" (Stellungnahme, 89, 8-11).

- "I cattolici (...) analogamente ai luterani, inse-gnano che niente di ciò che precede il donogratuito della fede merita la giustificazione e chetutti i doni di salvezza di Dio provengono sol-tanto da Cristo" (Giustificazione per fede, n. 105;EO 2/2865).

- "I riformatori comprendono (...) la fede comeperdono e comunione con Cristo operati dallastessa parola di promessa. Questo è il fonda-mento del nuovo essere, attraverso il quale lacarne del peccato è morta e l'uomo nuovo ha lavita in Cristo (sola fide per Christum). Ma anchese una tale fede rinnova necessariamente l'uo-mo, il cristiano non basa la sua fiducia sulla suanuova vita, ma unicamente sulla promessa dellagrazia di Dio. L'accettazione nella fede di talepromessa da parte dell'uomo è sufficiente, se la«fede» viene intesa come «fiducia nella pro-messa» (fides promissionis)" (Lehrverurteilun-gen, 56, 18-26).

- Cf. concilio di Trento, sess. 6, c. 7: "(...) Neconsegue che nella stessa giustificazione l'uo-mo, insieme alla remissione dei peccati, riceveper mezzo di Gesù Cristo, sul quale egli è inne-

stato, tutti questi doni infusi: fede, speranza ecarità" (Denz 1530).

- "Secondo la concezione evangelica, la fede cheaderisce incondizionatamente alla promessa diDio nella Parola e nel sacramento è sufficienteper essere giustificati davanti a Dio, cosicché ilrinnovamento dell'uomo, senza il quale non puòesservi fede, non apporta, da parte sua, alcuncontributo alla giustificazione" (Lehrverurteilun-gen, 59, 19-23).

- "Come luterani restiamo fedeli alla distinzionefra giustificazione e santificazione, fra fede eopere. Distinguere non vuole dire tuttavia sepa-rare" (Stellungnahme, 89, 6-8).

- "La dottrina cattolica concorda con la posizioneriformata secondo cui il rinnovamento dell'uomonon apporta alcun «contributo» alla giustificazio-ne, né tantomeno un contributo di cui egli po-trebbe valersi davanti a Dio (...) Tuttavia ladottrina cattolica si sente in obbligo di sottoli-neare il rinnovamento dell'uomo per mezzo dellagrazia giustificante in modo da confessare così lapotenza rigeneratrice di Dio, intendendo indub-biamente che tale rinnovamento nella fede,nella speranza e nella carità non è altro che larisposta alla grazia insondabile di Dio.

- "La dottrina cattolica non è più in contrasto connoi nella misura in cui essa sottolinea: - che «lagrazia deve essere compresa in senso personalee legata alla parola»; - che il rinnovamento altronon è se non la risposta suscitata dalla parolastessa di Dio; e - che «il rinnovamento dell'uomonon dà nessun contributo alla giustificazione,anzi che esso non è un contributo al quale l'uo-mo potrebbe fare appello davanti a Dio»" (Stel-lungnahme, 89, 12-21).

Su 4.4. L'essere peccatore del giustificato, nn.28-31; cf. soprattutto Giustificazione per fede,nn. 102ss; EO 2/2862; Lehrverurteilungen, 50-53; Stellungnahme, 81ss.

- "Per quanto giuste e sante, esse [le personegiustificate] cadono di tanto in tanto nei peccatidella vita quotidiana. In più, l'azione dello Spiritonon esime i credenti dalla lotta di tutta una vita

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contro le tendenze peccaminose. La concupi-scenza e gli altri effetti del peccato originale epersonale, secondo la dottrina cattolica, conti-nuano a sussistere nella persona giustificata, laquale deve quindi pregare Dio ogni giorno perchiedere perdono" (Giustificazione per fede, n.102; EO 2/2862).

- "La dottrina tridentina e quella riformata con-cordano nell'affermare che il peccato originalecome anche la concupiscenza che rimane, sonoin opposizione a Dio (...), e oggetto della lotta ditutta una vita contro il peccato (...); esse con-cordano nell'affermare che, dopo il battesimo,nel giustificato la concupiscenza non separa piùl'uomo da Dio, cioè, in linguaggio tridentino, nonè più «peccato in senso vero e proprio» e, inlinguaggio luterano, è «peccatum regnatum»(peccato dominato)" (Lehrverurteilungen, 52,14-24).

- "Si tratta ora di chiedersi in che modo si possaparlare di peccato nei giustificati, senza limitarela realtà della salvezza. Mentre la parte luteranaesprime questa tensione con l'espressione «pec-cato dominato» (peccatum regnatum), che pre-suppone la dottrina del cristiano come «giusto epeccatore al tempo stesso» (simul iustus etpeccator), la parte cattolica ha pensato di potersalvaguardare la realtà della salvezza limitandosia negare il carattere peccaminoso della concupi-scenza. Un significativo avvicinamento delle po-sizioni a proposito di questa questione è rag-giunto nel documento Lehrverurteilungen dove laconcupiscenza che resta nel giustificato è de-scritta come «opposizione a Dio» ed è pertantoqualificata come peccato" (Stellungnahme, 82,29-39).

Su 4.5. Legge e Vangelo, nn. 32-34:

- Secondo l'insegnamento paolino qui si trattadella legge giudaica quale via alla salvezza. Essaè stata portata a compimento e superata in Cri-sto. E' così che va intesa questa affermazione ela conseguenza che ne deriva.- Sui canoni 19s del concilio di Trento Stellun-gnahme (89, 28-36) afferma quanto segue:"Ovviamente, i dieci comandamenti valgono peril cristiano, come si dice in molti passi degli

scritti confessionali (...) L'affermazione del can.20, secondo cui l'uomo è tenuto all'osservanzadei comandamenti di Dio, non ci tocca; ci toccainvece l'affermazione dello stesso can. 20, se-condo cui la fede possiede un potere santifi-cante solo a condizione che si osservino i co-mandamenti. Ciò che il canone afferma riguardoai comandamenti della chiesa non fa problemase questi comandamenti si limitano a esprimeree inculcare i comandamenti di Dio; in caso con-trario, la cosa farebbe problema".

Su 4.6. Certezza della salvezza, nn. 35-37; cf.soprattutto Lehrverurteilungen, 59-63; Stellun-gnahme, 90ss.

- "La domanda è come può e deve vivere l'uomodavanti a Dio, nonostante le sue debolezze econ le sue debolezze" (Lehrverurteilungen, 60,5s).

- "Fondamento e punto di partenza (dei rifor-matori)... sono: l'affidabilità e la sufficienza dellapromessa di Dio e del potere della morte e ri-surrezione di Cristo; la debolezza umana e laminaccia che essa costituisce per la fede e per lasalvezza (Lehrverurteilungen, 67, 17-20).

- Anche il concilio di Trento sottolinea che è ne-cessario credere "che i peccati non sono rimessi,né lo sono mai stati, se non gratuitamente [cioèsenza proprio merito] dalla divina misericordia acausa del Cristo" (Denz 1533) e che non si devedubitare "della misericordia di Dio, dei meriti delCristo, del valore e dell'efficacia dei sacramenti"(Denz 1534); il dubbio e l'incertezza sono am-missibili solo riguardo a se stessi.

- "Lutero e i suoi sostenitori fanno un passo ul-teriore. Esortano non solo a sopportare l'insicu-rezza, ma a distogliere lo sguardo da essa e adassumere seriamente, in modo concreto e per-sonale, la validità oggettiva dell'assoluzione cheviene «dal di fuori» nel sacramento della confes-sione (...) Poiché Gesù ha detto: «Ciò che tuscioglierai sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli»(Mt 16, 19), il credente darebbe del bugiardo aCristo se non si fidasse incrollabilmente del per-dono di Dio conferito nell'assoluzione (...) Luterocome anche i suoi avversari sanno che questa

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fiducia può essere incerta dal punto di vista sog-gettivo, che la certezza (Gewißheit) del perdononon è sicurezza (Sicherheit, securitas) del per-dono, ma questo non può diventare per così direun altro problema: il credente deve distoglierelo sguardo da questo e rivolgerlo solo alla paroladi perdono del Cristo" (Lehrverurteilungen, 60,18-34).

- "Oggi i cattolici possono accettare la preoccu-pazione dei riformatori di basare la fede sullarealtà oggettiva della promessa di Cristo: «Ciòche tu scioglierai sulla terra...» e rinviare i cre-denti alla parola che assicura il perdono dei pec-cati... [Non si deve condannare] l'originaria ri-chiesta di Lutero di prescindere dall'esperienzapersonale e di confidare esclusivamente in Cristoe nella sua parola di perdono" (Gutachten, 27).

- Una condanna reciproca circa il modo di com-prendere la certezza della salvezza "può ancormeno essere giustificabile oggi - specie se la ri-flessione prende come base un concetto di fedebiblicamente rinnovato. Infatti, può certamenteaccadere che un uomo perda o abbandoni la fe-de, rinunci all'abbandono di sé a Dio e alla suapromessa. Ma egli non può, in questo senso,credere e al tempo stesso ritenere che la pro-messa di Dio è inaffidabile. In questo senso valeancora l'espressione di Lutero secondo cui la fe-de è certezza di salvezza" (Lehrverurteilungen,62, 23-29).

- Sulla concezione della fede del concilio Vatica-no II cf. Dei Verbum, n. 5 (EV 1/877): "A Dioche rivela è dovuta l'»obbedienza della fede»(...) con la quale l'uomo si abbandona tutto aDio liberamente, prestando «il pieno ossequiodell'intelletto e della volontà a Dio che rivela»".

- "La distinzione luterana fra la certezza (certitu-do) della fede, che guarda unicamente a Cristo,e la sicurezza terrena (securitas), che si basasull'uomo, non è stata ripresa con sufficientechiarezza in Lehrverurteilungen (...) La fede non[riflette] mai su se stessa, ma [si basa] intera-mente su Dio, la cui grazia le viene attribuitaattraverso la Parola e il sacramento, quindi dal-l'esterno (extra nos)" (Stellungnahme, 92, 2-9).

Su 4.7. Le opere buone del giustificato, nn. 38-40; cf. soprattutto Lehrverurteilungen, 71ss;Stellungnahme, 90s.

- "Il concilio [di Trento] esclude ogni merito dellagrazia, quindi della giustificazione (can. 2; Denz1552) e basa il merito della vita eterna sul donodella grazia stessa mediante l'incorporazione aCristo (can. 32; Denz 1582): in quanto dono, leopere buone sono «meriti». Laddove i riformatoristigmatizzano l'»empia fiducia» nelle proprieopere, il concilio esclude espressamente qualsiasiidea di pretesa e di falsa sicurezza (c. 16; Denz1548s). E' evidente che il concilio vuole ricolle-garsi ad Agostino, il quale introduce il concettodi merito per asserire la responsabilità dell'uomononostante il carattere di dono delle buoneopere" (Lehrverurteilungen, 73, 9-18).

- Se si comprende in modo più personale il lin-guaggio della «causalità» del can. 24, come sifa nel cap. 16 del decreto sulla giustificazione,dove l'idea portante è quella della comunionecon Cristo, allora è possibile descrivere la dottri-na cattolica del merito nei termini adoperatinella prima frase del secondo paragrafo di 4.7:contributo ad una crescita nella grazia, preserva-zione della giustizia ricevuta da Dio e approfon-dimento della comunione con Cristo.

- "Molte contrapposizioni potrebbero essere eli-minate semplicemente considerando e analiz-zando il termine equivoco «merito» in relazionecon il vero significato del termine biblico «ri-compensa»" (Lehrverurteilungen, 74, 7-9).

- "Gli scritti confessionali luterani sottolineanoche il giustificato ha la responsabilità di nonsprecare la grazia ricevuta, ma di vivere in essa(...) Così gli scritti confessionali possono parlaredi preservazione della grazia e di crescita in es-sa (...) Se nel can. 24 la giustizia viene intesa nelsenso che essa si esprime nell'uomo e per mez-zo dell'uomo, allora la cosa non ci riguarda. Seinvece nel can. 24 la «giustizia» è riferita all'ac-cettazione del cristiano davanti a Dio, allora lacosa ci riguarda; infatti, questa giustizia è sem-pre perfetta; di fronte ad essa le opere del cri-stiano sono solo «frutti» e «segni»" (Stellun-gnahme, 94, 2-14).

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- "Riguardo al can. 26, rinviamo all'Apologia, laquale presenta la vita eterna come ricompensa:(...) «Riconosciamo che la vita eterna è una ri-compensa poiché essa è cosa dovuta, non per inostri meriti, ma a motivo della promessa»"(Stellungnahme, 94, 20-24; cf. Confessioni di fe-de delle Chiese cristiane, n. 270).

NOTE[1]Articoli di Smalcalda, II, 1 (n. 370 in "La foides Églises luthériennes. Confessions et catéchi-smes", Paris 1991. Per la versione italiana degliArticoli, cfr. ad esempio Confessioni di fede delleChiese cristiane, a cura di Romeo Fabbri, EDB,Bologna 1996, n. 579.

[2]"Rector et iudex super omnia genera doctri-narum" (Weimarer Ausgabe [WA], edizione te-desca completa delle Opere di Lutero, H.Bohlaus, 1883, 39, I, 205).

[3]Ricordiamo che per molte Chiese luterane iriferimenti dottrinali vincolanti sono esclusiva-mente costituiti dalla Confessione di Augusta edal Piccolo catechismo di Lutero. Questi scritticonfessionali non contengono alcuna condannadottrinale nei confronti della Chiesa cattolica perquanto rigarda la dottrina della giustificazione.

[4]Commissione mista internazionale cattolica-luterana, Il Vangelo e la Chiesa (Rapporto diMalta, 1972). Rinviamo per la traduzione italianadei rapporti citati in questa nota e nelle note 5 e6 a Enchiridion Oecumenicum [EO] 1/1127ss.

[5]Commissione mista internazionale cattolica-luterana, Chiesa e giustificazione. La compren-sione della Chiesa alla luce della dottrina dellagiustificazione, 1993, EO 3/1223ss.

[6]Commissione cattolica-luterana negli StatiUniti,Giustificazione per fede, 1983, EO2/2759ss.[7]K. Lehmann, W. Pannenberg(a cura di),Lehrverurteilungen - kirchentrennend ?, Vol. 1:Rechtfertigung, Sakramente und Amt im Zeitalterder Reformation und heute, Freiburg-Göttingen1986.

[8]Presa di posizione comune della Conferenza diArnoldshaindellaChiesa evangelica luteranaunita di Germaniae del Comitato nazionale tede-sco della Federazione luterana mondiale, Stel-lungnahme zum Dokument "Lehrverurteilungen- kirchentrennend ?», in Oekumenische Rund-schau 44 (1995), 99-102, che pubblica anche idocumenti alla base di tale decisione. Cfr. aquesto riguardo Lehrverurteilungen im Gespräch.Die ersten offiziellen Stellungsnahmen aus denevangelischen Kirchen in Deutschland, Göttingen1993.

[9]Nella presente Dichiarazione il termine "Chie-sa" è adoperato nel senso secondo il quale essoè compreso da ciascuna delle due Chiese coin-volte nel dialogo, senza alcuna pretesa di risol-vere le questioni ecclesiologiche che a dettotermine sono collegate.

[10]Cfr. Rapporto di Malta, nn. 26-30 e il dialogonegli Stati Uniti, Giustificazione per fede, nn.122-147. Le testimonianze neo-testamentarieche non sono riferibili a Paolo sono state analiz-zate nell'ambito del dialogo negli Stati Uniti daJ. Reumann, Righteousness in New Testament,con risposte di J. Fitzmeyer e J. D. Quinn, Phila-delphia, New York 1982, pp. 124-180. I risultatidi quello studio sono stati riassunti nei nn. 139-142 del Rapporto di dialogo Giustificazione perfede.

[11]Cfr. Tutti sotto uno stesso Cristo, n. 14.

[12]WA8, 106.

[13]Cfr. H. Denzinger, Enchiridion Symbolorum,definitionum et declarationum de rebus fidei etmorum, ed. bilingue a cura di P. Hünermann[Denz], EDB, Bologna 1995, n. 1528.

[14]Cfr. Denz 1530.

[15]Cfr. Apologia della Confessione di Augusta,in Confessioni di fede delle Chiese cristiane,141.

[16]Cfr. Denz 1515.

[17]Cfr.Denz 1515.

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[18]Cfr. Denz 1545.

[19]Cfr. Conc. Vaticano II, Cost. dogm. Dei ver-bum sulla divina rivelazione, n. 5.

[20]Cfr. ibid., n. 4.

[21]Lehrverurteilungen - kirchentrennend ?, 32.

ALLEGATO ALLA DICHIARAZIONECONGIUNTA SULLA DOTTRINA DELLAGIUSTIFICAZIONE

1. Le delucidazioni che seguono sottolineano ilconsenso raggiunto nella Dichiarazione con-giunta sulla Dottrina della Giustificazione (DG) alriguardo di verità fondamentali della giustifica-zione; risulta pertanto chiaro che le reciprochecondanne dei tempi passati non si applicano alladottrina cattolica e alla dottrina luterana dellagiustificazione così come tali dottrine sono pre-sentate nella Dichiarazione congiunta.

2. "Insieme confessiamo che soltanto per graziae nella fede nell'opera salvifica di Cristo, e nonin base ai nostri meriti, noi siamo accettati daDio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnovai nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere lebuone opere" (DG 15).

A) "Insieme confessiamo che Dio perdona pergrazia il peccato dell'uomo e che, nel contempo,egli lo libera dal potere assoggettante del pec-cato [...]" (DG 22). La giustificazione è perdonodei peccati e azione che rende giusti, attraversola quale Dio dona all'uomo "la vita nuova in Cri-sto" (DG 22). "Giustificati dunque per la fede,noi siamo in pace con Dio" (Rm 5,1). Siamo"chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (1Gv 3,1). Noi siamo in verità ed interiormenterinnovati dall'azione dello Spirito Santo, restandosempre dipendenti dalla sua opera in noi."Quindi se uno è in Cristo, è una creazione nuo-va ; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sononate di nuove" (2 Cor 5,17). In questo senso igiustificati non restano peccatori.

Se però diciamo che siamo senza peccato nonsiamo nel giusto (cfr. 1 Gv 1, 8-10, cfr. DG 28).

"Tutti quanti manchiamo in molte cose" (Gc 3,2)."Le inavvertenze chi le discerne ? Assolvimidalle colpe che non vedo" (Sal 19,12). E quandopreghiamo, possiamo soltanto dire, come l'esat-tore, "O Dio, abbi pietà di me peccatore" (Lc18,13). Ciò è espresso in svariati modi nelle no-stre liturgie. Insieme, noi ascoltiamo l'esortazio-ne: "Non regni più dunque il peccato nel vostrocorpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desi-deri" (Rm 6,12). Ciò ci ricorda il perdurante pe-ricolo che proviene dal potere del peccato e dallasua azione nei cristiani. In questa misura, lute-rani e cattolici possono insieme comprendere ilcristiano come simul justus et peccator, malgra-do i modi diversi che essi hanno di affrontaretale argomento, così come risulta in DG 29-30.

B) Il concetto di "concupiscenza" è adoperatocon significati diversi da parte cattolica e daparte luterana. Negli scritti confessionali luteranila concupiscenza è compresa nei termini del de-siderio egoistico dell'essere umano che, alla lucedella Legge spiritualmente intesa, è consideratocome peccato. Secondo il modo di comprenderecattolico, la concupiscenza è una inclinazione chepermane negli esseri umani perfino dopo il bat-tesimo, la quale proviene dal peccato e spingeverso il peccato. Malgrado le differenze riscon-trabili in questo contesto, si può riconoscere, dauna prospettiva luterana, che il desiderio può di-ventare il varco attraverso il quale il peccato as-sale. Dato il potere del peccato, l'essere umanonella sua interezza ha la tendenza ad opporsi aDio. Tale tendenza, secondo la concezione cat-tolica e luterana, "non corrisponde al disegnooriginario di Dio sull'umanità" (DG 30). Il pec-cato ha un carattere personale e, come tale,conduce alla separazione da Dio. Esso è deside-rio egoistico dell'uomo vecchio e mancanza difiducia e di amore nei confronti di Dio.

La realtà di salvezza nel battesimo ed il pericoloche proviene dal potere del peccato possono es-sere espressi in maniera tale da enfatizzare, dauna parte, il perdono dei peccati e il rinnova-mento dell'umanità in Cristo per mezzo del bat-tesimo; dall'altra, si può intendere che anche ilgiustificato "non è svincolato dal dominio cheesercita su di lui il peccato e che lo stringe nellesue spire (cfr. Rm 6, 12-14) né può esimersi dal

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combattimento di tutta una vita contro l'opposi-zione a Dio […]" (DG 28).

C) La giustificazione avviene "soltanto per mez-zo della grazia" (DG 15 e 16); soltanto per mez-zo della fede, la persona è giustificata "indipen-dentemente dalle opere" (Rm 3,28, cfr. DG 25)."La grazia crea la fede non soltanto quando lafede nasce in una persona, ma per tutto il tempoche la fede dura" (Tommaso d'Aquino, S. Th.II/II 4, 4 ad 3). L'opera della grazia di Dio nonesclude l'azione umana: Dio produce tutto, ilvolere e l'operare, pertanto noi siamo chiamatiad agire (cfr. Fil 2,12 ss). "Immediatamentequando lo Spirito Santo ha iniziato in noi la suaopera di rigenerazione e di rinnovamento, attra-verso la Parola e i santi sacramenti, è certo chenoi possiamo e dobbiamo collaborare per mezzodella potenza dello Spirito Santo (…)" (Formuladi Concordia, FC SD II, 64 s; BSLK 897, 37 s).

D) La grazia quale comunione del giustificatocon Dio nella fede, nella speranza e nell'amore,proviene sempre dall'opera salvifica e creatrice diDio (cfr. DG 27). Nondimeno il giustificato ha laresponsabilità di non sprecare questa grazia e divivere in essa. L'esortazione a compiere le buoneopere è l'esortazione a mettere in pratica la fede(cfr. BSLK 197,45). Le buone opere dei giustifi-cati "dovrebbero essere realizzate in modo daconfermare la loro chiamata, cioè, affinché essinon disattendano la loro chiamata peccando dinuovo" (Apol. XX, 13, BSLK 316, 18-24; con ri-ferimento a 2 Pt 1,10. Cfr. anche FC SD IV,33;BSLK 948, 9-23). In questo senso, luterani ecattolici possono comprendere insieme ciò cheviene affermato circa la "preservazione della gra-zia" in DG 38 e 39. Certamente "la giustificazio-ne non si fonda né si ottiene in tutto ciò cheprecede e segue nell'uomo il libero dono dellafede" (DG 25).

E) Per mezzo della giustificazione siamo incon-dizionatamente condotti alla comunione conDio. Ciò comprende la promessa della vita eter-na: "se infatti siamo stati completamente uniti alui con una morte simile alla sua, lo saremo an-che con la sua resurrezione" (Rm 6,5, cfr. Gv3,36, Rm 8,17). Nel giudizio finale, i giustificatisaranno giudicati anche in base alle loro opere

(cfr. Mt 16,27; 25,31-46; Rm 2,16; 14,12; 1 Cor3,8; 2 Cor 5,10, ecc.). Noi stiamo di fronte adun giudizio nel quale la benevola sentenza di Dioapproverà ogni cosa nella nostra vita e nella no-stra azione che corrisponde alla sua volontà.Nondimeno, ogni cosa nella nostra vita che èsbagliata sarà messa a nudo e non entrerà nellavita eterna. La Formula di Concordia afferma an-che: "È volontà ed espresso comandamento diDio che i credenti debbano compiere buoneopere che lo Spirito Santo opera in loro, e Dio sicompiace di esse per amore di Cristo e promettedi ricompensarli gloriosamente in questa vita enella vita futura" (FC SD IV,38). Ogni ricompen-sa è una ricompensa di grazia, della quale nonpossiamo in alcun modo vantarci.

3.La dottrina della giustificazione è metro otermine di paragone per la fede cristiana. Nes-sun insegnamento può contraddire tale criterio.In questo senso, la dottrina della giustificazioneè un "criterio irrinunciabile che orienta conti-nuamente a Cristo tutta la dottrina e la prassidella Chiesa" (DG 18). In quanto tale, essa ha lasua verità e il suo significato specifico nel conte-sto d'insieme della fondamentale Confessione difede trinitaria della Chiesa. Noi [luterani e catto-lici] tendiamo "insieme alla meta di confessare inogni cosa Cristo, il solo nel quale riporre ognifiducia poiché egli è l'unico Mediatore (1 Tim2,5s) attraverso il quale Dio nello Spirito Santo fadono di sé ed effonde i suoi doni che tutto rin-novano" (DG 18).

4.La Risposta della Chiesa cattolica non intendemettere in dubbio l'autorità dei Sinodi luterani odella Federazione Luterana Mondiale. La Chiesacattolica e la Federazione Luterana Mondialehanno iniziato il dialogo e l'hanno portato avanticome partners con uguali diritti (par cum pari ).Malgrado le diverse concezioni dell'autorità nellaChiesa, ognuno dei due partners rispetta il pro-cesso stabilito dall'altro per pervenire a decisionidottrinali.

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DICHIARAZIONE CONGIUN-TA SULLA DOTTRINA DELLAGIUSTIFICAZIONE FEDERA-ZIONE LUTERANA MONDIALEE CHIESA CATTOLICA

Presentazione presso la SalaStampa della Santa Sede delPresidente del Pontificio Consi-glio per l'unità dei cristiani, ilCardinale Edward Idris Cassidy

1. Con vero piacere e molta soddisfazione pre-sento oggi un documento nel quale si dichiarache è stato raggiunto un consenso su verità fon-damentali riguardanti la dottrina della giustifica-zione nel dialogo tra la CHIESA CATTOLICA e laFEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE.

2. Tale documento è stato realizzato grazie adun lungo processo di intenso dialogo svolto sottogli auspici del Pontificio Consiglio per la promo-zione dell'unità dei cristiani e della FederazioneLuterana Mondiale. Al di là di ogni dubbio, essodeve essere inteso come un eminente risultatodel movimento ecumenico ed una pietra miliarelungo il cammino verso il ristabilimento dellapiena unità visibile tra i discepoli dell'unico Si-gnore e Salvatore Gesù Cristo.

3. Per situarci nella prospettiva del risultato rag-giunto, è necessario ricordare che la dottrinadella giustificazione fu nel XVI secolo una que-stione nevralgica nella disputa tra Martin Luteroe le autorità della Chiesa. Le presentazioni traloro contrastanti e la diversa comprensione ditale fondamentale dottrina, furono oggetto dicondanne sia da parte del Concilio di Trento chedelle Confessioni luterane. Il consenso ora rag-giunto sarà inoltre importante non soltanto perle relazioni cattoliche- luterane e per il futurodialogo, ma anche per il progresso nella ricercadell'unità tra i cattolici e altre comunità che han-no avuto origine dalle controversie della Riforma.

4. Il dialogo teologico tra i cattolici ed i luterani,a livello internazionale, ha preso avvio nel 1967,poco dopo la conclusione del Concilio VaticanoII. Da quella data, esso ha già completato tre ci-cli di studio, e sta attualmente svolgendo il suoquarto ciclo di ricerca. Sin dal primo ciclo di in-contri della commissione mista internazionale, èapparso con sempre maggiore evidenza che, da-gli studi e dal dialogo degli esperti cattolici e lu-terani, emergeva un accordo sulla dottrina dellagiustificazione. Per questo motivo, il Rapportoche ha concluso la prima fase di dialogo nel1972, il così detto Rapporto di Malta affermavache: "Attualmente .... si sta sviluppando un con-senso di lunga portata nell'interpretazione dellagiustificazione" (n. 26). La Dichiarazione di dia-logo redatta nel 1980 e che ha per titolo: All un-der One Christ, adoperava accenti anche più for-ti: "un vasto consenso emerge nella dottrinadella giustificazione, la quale ha avuto una im-portanza decisiva per la Riforma" (n. 4). Il dialo-go definiva tale dottrina: "il punto focale di con-troversia nel sedicesimo secolo" (The Ministry inthe Church, 1981, n. 9). La terza fase di dialogoè stata interamente consacrata ad un suo piùesteso esame con riferimento alla Chiesa(Church and Justification: Understanding theChurch in the Light of the Doctrine of Justifica-tion, 1994).

Importanti studi, frutto di alcuni dialoghi lutera-no-cattolici a livello nazionale, contribuivano allapreparazione del Rapporto 1994, che ho appenaricordato, relativo alla terza fase di ricerca dellaCommissione. Essi comprendevano uno studiocompiuto negli Stati Uniti dal titolo Justificationby Faith ed uno studio preparato in Germania:The Condemnations of the Reformation Era, DoThey Still Divide ? L'insieme di questi testi con-tribuiva a spianare la strada verso la dichiarazio-ne comune. Quest'ultima, infatti, non è un nuovostudio, ma piuttosto un testo che mette insieme,in modo conciso, le acquisizioni essenziali dellaricerca precedentemente compiuta, così comeesse emergono specialmente dai Rapporti didialogo che ho enumerato.

5. Nel 1994 un gruppo di teologi, nominati ri-spettivamente dal Pontificio Consiglio per l'unitàdei cristiani e dalla Federazione Luterana Mon-

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diale, preparava la prima versione di un progettodi dichiarazione congiunta sulla dottrina dellagiustificazione. Con ciò prendeva l'avvio un pro-cesso di studio che avrebbe dovuto estendersiper quasi quattro anni, durante il quale la ver-sione della dichiarazione era emendata due vol-te, nel 1976 e nel 1997, prima di essere ufficial-mente sottoposta per approvazione alla SantaSede e alla Federazione Luterana Mondiale.

Da parte cattolica, il progetto è stato soprattuttoesaminato al livello della Congregazione per laDottrina della Fede e del Pontificio Consiglio perl'unità dei cristiani. Il risultato finale di tale esa-me, che ho l'onore di presentare oggi, costituisceil frutto di una intensa collaborazione tra i dueappena nominati dicasteri. Il Pontificio Consiglioper l'unità dei cristiani è stato considerevolmenteaiutato nel suo studio della prima versione delprogetto dai commenti offerti da varie Conferen-ze Episcopali di paesi in cui un significativo nu-mero di luterani e cattolici vivono fianco a fianco,e specialmente da parte di quelle ConferenzeEpiscopali che sono state impegnate a livello na-zionale in un dialogo con le Chiese luterane pre-senti nella stessa regione.

6. Come si può rilevare dal testo della dichiara-zione comune, il consenso raggiunto è espressoin uno stile particolare. Per ogni questione di-scussa, all'affermazione comune fanno seguitodue elucidazioni, una cattolica e l'altra luterana,con le quali si indica come le spiegazioni tradi-zionali dell'argomento trattato sono in armoniacon l'affermazione comune stessa.

La dichiarazione consta di 44 affermazioni co-muni che riguardano verità fondamentali sullagiustificazione. L'accordo raggiunto su di essepermette di affermare l'esistenza di un alto gra-do di consenso; di conseguenza, laddove taleconsenso è stato raggiunto le condanne scam-biate nel XVI secolo tra cattolici e luterani non siapplicano più oggi né agli uni né agli altri.

Per quanto riguarda appunto tali condanne,vorrei sottolineare che esse non possono essereradiate dalla storia. Si può affermare però che,essendo stato raggiunto un consenso sulla com-prensione di verità fondamentali, così come esse

sono espresse nella dichiarazione comune, non siapplicano più oggi quelle condanne che si riferi-vano a tali verità nelle Confessioni luterane e nelConcilio di Trento.

7. Allo stesso tempo, la dichiarazione comuneha i suoi limiti. Essa costituisce un importanteprogresso, ma non ha la pretesa di risolveretutte le questioni che i luterani ed i cattolici deb-bono affrontare insieme nel cammino che hannointrapreso per superare la loro separazione epervenire alla piena unità visibile. La stessa di-chiarazione comune parla di "questioni di im-portanza differenziata le quali hanno bisogno diessere ulteriormente chiarite. Tra di esse, e ac-canto ad altri argomenti, si annoverano: la rela-zione esistente tra la Parola di Dio e la dottrinadella Chiesa; l'ecclesiologia e l'autorità nellaChiesa; il ministero ; i sacramenti e il legame tragiustificazione e morale sociale" (n. 43).

8. L'affermazione della Chiesa cattolica secondola quale è stato raggiunto un consenso su veritàfondamentali relativamente alla dottrina dellagiustificazione, è accompagnata da una Notaesplicativa che chiarisce alcuni punti del docu-mento all'intenzione dei fedeli cattolici, e intendeessere un contributo al superamento delle diver-genze ancora esistenti.

Tale Nota è stata distribuita ai presenti e possodunque brevemente indicarne il contenuto espiegarlo.

Nella prima sezione del testo intitolata Dichiara-zione si afferma chiaramente che "si è raggiuntoun alto grado di accordo" su una questione tantocontroversa durante secoli. Di fatto, precisa an-cora il documento, "è giusta la constatazione chec'è un consenso in verità fondamentali delladottrina della giustificazione". Allo stesso tempo,la Chiesa cattolica è dell'avviso che non si possaancora parlare di un consenso tale da eliminareogni differenza tra cattolici e luterani nella com-prensione della giustificazione. Infatti, la dichia-razione stessa fa riferimento ad alcune di questedifferenze.

Nella seconda sezione, Chiarimenti, la Chiesacattolica indica vari punti che necessitano di es-

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sere ulteriormente studiati. Le maggiori difficoltàriguardano il paragrafo 4.4 della dichiarazionecomune, relativo alla persona giustificata comepeccatrice. Non si vede bene quanto possa es-sere pienamente compatibile, con la dottrinacattolica esplicitata nel n. 30, la spiegazione datanel n. 29 della dichiarazione, relativamente almodo secondo il quale la parte luterana com-prende la persona giustificata come peccatrice.La spiegazione luterana sembra pertanto in con-traddizione con la comprensione cattolica delbattesimo il quale cancella tutto ciò che può es-sere propriamente definito un peccato. Nel giu-stificato permane ovviamente la concupiscenza,ma per i cattolici quest'ultima non può esseredefinita propriamente un peccato, allorché nel n.29 della dichiarazione si afferma che per i lute-rani essa è un peccato vero e proprio. Inoltre,l'affermazione del n. 22 della dichiarazione se-condo la quale "Dio non imputa più i loro peccatia coloro che sono giustificati", non sembra unaspiegazione adeguata del modo secondo il qualesi comprende da parte cattolica la trasformazio-ne interiore che avviene nel giustificato. Poiché iluterani ed i cattolici comprendono diversamenteil termine "opposizione a Dio" (Gottwidrigkeit)usato nei nn. 28-30 della dichiarazione, tale ter-mine diventa di fatto equivoco. Per questi motivi,e sulla base della presentazione fatta dalla di-chiarazione comune, è difficile affermare che lecondanne dei decreti tridentini sul peccato origi-nale e la giustificazione non toccano più la dot-trina luterana del "simul iustus et peccator" .

Uno dei punti più dibattuti della dichiarazionecomune riguarda la questione trattata nel suo n.18, relativa al modo secondo il quale i luteranicomprendono la giustificazione che costituisceper loro il criterio su cui si basa la vita e la prassidella Chiesa. Per i luterani tale dottrina ha as-sunto un significato del tutto singolare. La di-chiarazione comune afferma chiaramente che,anche per i cattolici, la dottrina della giustifica-zione è "un criterio indispensabile che costante-mente orienta a Cristo tutto l'insegnamento e laprassi delle nostre Chiese". I cattolici tuttavia "sisentono vincolati da molteplici criteri", e la Notaenumera questi ultimi affermando: "per quantoriguarda la Chiesa cattolica il messaggio dellagiustificazione, seguendo la Scrittura e fin dai

tempi dei Padri, deve essere organicamente in-serito nel criterio fondamentale della regula fidei,cioè la confessione del Dio uno e trino, cristolo-gicamente centrata e radicata nella Chiesa viva enella sua vita sacramentale".

La Chiesa cattolica ha rilevato con soddisfazioneche il n. 21 della Dichiarazione, in conformità conil canone 4 del Decreto sulla giustificazione delConcilio di Trento, dichiara che l'uomo può rifiu-tare la grazia; ma si deve anche affermare che,assieme alla libertà di rifiutare, esiste nella per-sona giustificata una capacità nuova di aderirealla volontà divina, una capacità che è giusta-mente definita cooperatio. Tenendo conto di talemodo di comprendere, e notando altresì che neln. 17 luterani e cattolici esprimono la convinzio-ne comune che la vita nuova proviene dalla mi-sericordia divina e non da un nostro qualsivogliamerito, non si vede bene come il termine merepassive possa essere usato a questo propositodai luterani, né si vede come questa frase possaessere compatibile con l'affermazione luteranadel n. 21 sulla piena e personale partecipazionenella fede. Pertanto sembrerebbe necessario inquesto contesto procedere ad un chiarimentoper determinare più esattamente il grado di con-senso raggiunto.

La Chiesa cattolica sostiene anche, con il Lute-rani, che le buone opere della persona giustifi-cata sono sempre frutto della grazia. Allo stessotempo, e senza minimamente sminuire la totaleiniziativa divina, essa le considera frutto dell'uo-mo giustificato e interiormente trasformato. Sipuò pertanto asserire che la vita eterna è, altempo stesso, grazia e ricompensa data da Dioper le buone opere ed i meriti.

Nello studio ulteriore che sarà fatto sull'argo-mento, sarà anche necessario considerare il sa-cramento della penitenza, per mezzo del quale ilpeccatore può essere nuovamente giustificato.

Nella sua terza sezione la Nota che sto com-mentando indica alcune Prospettive per il lavorofuturo. In questo contesto si esprime la speranzache all'attuale ed importante passo compiutoverso un accordo sulla giustificazione, possanoseguire ulteriori studi che permettano di chiarire

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in modo soddisfacente le divergenze ancora esi-stenti, alcune delle quali, in quanto relative adaspetti sostanziali, non sono reciprocamentecompatibili, come afferma invece il n. 40 delladichiarazione comune. A tale riguardo, sarebbeparticolarmente auspicabile procedere ad unapiù profonda riflessione sul fondamento biblicoche costituisce, sia per i luterani che per i cattoli-ci, la base comune della dottrina della giustifica-zione.

La Nota esprime infine l'auspicio che il luteranied i cattolici possano adoperarsi a trovare un lin-guaggio capace di rendere la dottrina della giu-stificazione più comprensibile anche per gli uo-mini e le donne del nostro tempo.

9. Concludendo, vorrei sottolineare che il con-senso raggiunto sulla dottrina della giustificazio-ne, malgrado i suoi limiti, virtualmente scoglie,alla fine di questo ventesimo secolo e all'alba diun nuovo millennio, il nodo di una questionelungamente controversa. Esso fa eco all'appellodel Santo Padre, il quale si è così espresso:"L'avvicinarsi della fine del secondo millenniosollecita tutti ad un esame di coscienza e ad op-portune iniziative ecumeniche, così che al Gran-de Giubileo ci si possa presentare, se non deltutto uniti, almeno più prossimi a superare le di-visioni del secondo millennio" (Lettera ApostolicaTertio Millennio Adveniente, n. 34). Il consensosarà un incoraggiamento oltremodo grande per icattolici ed i luterani nella ricerca che essi si ac-cingono ad intraprendere negli anni a venire ver-so l'unità visibile alla quale il Signore li chiama.Esso sarà però di incoraggiamento anche pertutto il movimento ecumenico. Mostrerà infattiche un lavoro paziente, teso a superare le diffi-coltà per mezzo del dialogo, può giungere a deirisultati ben al di là delle speranze che nutrivamoquando abbiamo iniziato a dialogare.

Per il prossimo autunno, ad una data ancora dastabilire, è fissato l'atto formale della firma delladichiarazione comune nel quadro dei festeggia-menti per il consenso raggiunto. Quanto prima, equale parte del processo di ricezione e di diffu-sione del documento, il Pontificio Consiglio per lapromozione dell'unità dei cristiani invierà alleConferenze episcopali il testo della dichiarazione

comune ed altri documenti per informazione,esame e studio.

25 giugno 1998

RISPOSTA DELLA CHIESACATTOLICA ALLA DICHIARA-ZIONE CONGIUNTA TRA LACHIESA CATTOLICA E LA FE-DERAZIONE LUTERANAMONDIALE CIRCA LA DOT-TRINA DELLA GIUSTIFICA-ZIONE

DICHIARAZIONE

La "Dichiarazione Congiunta tra la Chiesa Catto-lica e la Federazione Luterana Mondiale circa ladottrina della giustificazione" ("GemeinsameErklärung") rappresenta un progresso notevolenella mutua comprensione e nell'avvicinamentodelle parti in dialogo; essa mostra che numerosisono i punti di convergenza fra la posizione cat-tolica e quella luterana su una questione cosìcontroversa durante secoli. Si può certamenteaffermare che si è raggiunto un alto grado di ac-cordo, sia per quanto riguarda l'approccio allaquestione sia per quanto riguarda il giudizio cheessa merita (1). E' giusta la costatazione che c'è"un consenso in verità fondamentali della dottri-na della giustificazione"(2) . La Chiesa cattolicaritiene tuttavia che non si possa ancora parlaredi un consenso tale che elimini ogni differenzafra i cattolici e i luterani nella comprensione dellagiustificazione. La stessa Dichiarazione Con-giunta fa riferimento a talune di queste differen-ze. In realtà in alcuni punti le posizioni sono an-cora divergenti. Sulla base quindi dell'accordo giàraggiunto su molti aspetti, la Chiesa cattolica in-tende contribuire al superamento delle divergen-ze ancora esistenti offrendo qui di seguito unelenco di punti, citati secondo un ordine di im-portanza, che su questo tema impediscono an-cora una intesa in tutte le verità fondamentali fra

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la Chiesa cattolica e la Federazione LuteranaMondiale. La Chiesa cattolica spera che le se-guenti indicazioni potranno essere uno stimoloper continuare lo studio di tali questioni, nellostesso spirito fraterno che ha caratterizzato negliultimi tempi il dialogo fra la Chiesa cattolica e laFederazione Luterana Mondiale.PRECISAZIONI

1. Le difficoltà più grandi per poter affermare unconsenso totale tra le parti sul tema della giusti-ficazione si riscontrano nel paragrafo 4.4. DasSündersein des Gerechtfertigten (nn. 28-30). Purtenendo conto delle differenze, in sé legittime,risultanti da approcci teologici diversi al dato difede, dal punto di vista cattolico già il titolo su-scita perplessità. Secondo la dottrina della Chie-sa cattolica infatti nel battesimo viene tolto tuttociò che è veramente peccato, e perciò Dio nonodia niente in quelli che sono nati di nuovo (3) .Ne consegue che la concupiscenza che rimanenel battezzato non è propriamente peccato. Per-ciò per i cattolici la formula "zugleich Gerechterund Sünder", così come viene spiegata all'iniziodel n. 29 ("Er ist ganz gerecht, weil Gott ihmdurch Wort und Sakrament seine Sünde ver-gibt... In Blick auf sich selbst aber erkennt er...dass er zugleich ganz Sünder bleibt, dass dieSünde noch in ihm wohnt..."), non è accettabile.Questa affermazione non sembra infatti compa-tibile con la rinnovazione e la santificazione del-l'uomo interiore di cui parla il Concilio di Trento(4). Il termine "opposizione a Dio" (Gottwi-drigkeit) che si usa nei nn. 28-30 viene inteso inmodo diverso dai luterani e dai cattolici, e di-venta perciò in realtà un termine equivoco. Inquesto stesso senso può anche essere ambiguaper un cattolico la frase del n. 22, "...rechnetihm Gott seine Sünde nicht an und wirkt in ihmtätige Liebe durch den Heiligen Geist", in quantola trasformazione interiore dell'uomo non apparecon chiarezza. Per tutte queste ragioni rimanequindi difficile vedere come si possa affermareche questa dottrina sul "simul iustus et pecca-tor", allo stato attuale della presentazione che sene fa nella Dichiarazione Congiunta, non sia toc-cata dagli anatemi dei decreti tridentini sul pec-cato originale e la giustificazione.

2. Un'altra difficoltà si trova nel n. 18 della Di-chiarazione Congiunta, ove si evidenzia unachiara differenza nell'importanza che la dottrinadella giustificazione ha per i cattolici e i luterani,in quanto criterio per la vita e per la prassi dellaChiesa. Mentre per i luterani questa dottrina haassunto un significato del tutto singolare, perquanto riguarda la Chiesa cattolica il messaggiodella giustificazione, seguendo la Scrittura e findai tempi dei Padri, deve essere organicamenteinserito nel criterio fondamentale della "regulafidei", cioè la confessione del Dio uno e trino,cristologicamente centrata e radicata nella Chie-sa viva e nella sua vita sacramentale.

3. Come si afferma al n. 17 della DichiarazioneCongiunta, luterani e cattolici condividono la co-mune convinzione che la vita nuova viene dallamisericordia divina e non da un merito nostro.Occorre però ricordare, come si dice in 2 Cor.5,17, che questa misericordia divina opera unanuova creazione e rende quindi l'uomo capace dirispondere al dono di Dio, di co-operare con lagrazia. A questo riguardo la Chiesa cattolicaprende atto con soddisfazione che il n. 21, inconformità con il can. 4 del Decreto sulla Giusti-ficazione del Concilio di Trento (DS 1554) affer-ma che l'uomo può rifiutare la grazia; ma si do-vrebbe anche affermare che a questa libertà dirifiutare corrisponde anche una nuova capacitàdi aderire alla volontà divina, capacità giusta-mente chiamata "cooperatio". Questa nuova ca-pacità, data nella nuova creazione, non permettel'uso dell'espressione "mere passive" (n. 21).D'altra parte che questa capacità abbia caratteredi dono, lo esprime bene il cap. 5 (DS 1525) delDecreto tridentino quando dice: "ita ut tangenteDeo cor hominis per Spiritus Sancti illuminatio-nem, neque homo ipse nihil omnino agat, inspi-rationem illam recipiens, quippe qui illam et abi-cere potest, neque tamen sine gratia Dei moverese ad iustitiam coram illo libera sua voluntatepossit". In realtà anche da parte luterana al n.21 si afferma una piena partecipazione personalenella fede ("sein volles personales Beteiligtseinim Glauben"). Sarebbe necessario però un chia-rimento sulla compatibilità di questa partecipa-zione con l'accoglienza della giustificazione"mere passive", allo scopo di determinare conpiù precisione il grado di coincidenza con la dot-

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trina cattolica. Quanto poi alla frase finale del n.24: "Gottes Gnadengabe in der Rechtfertigungunabhängig bleibt von menschlicher Mitwirkung",essa deve essere intesa nel senso che i doni digrazia di Dio non dipendono dalle opere dell'uo-mo, ma non nel senso che la giustificazione pos-sa accadere senza la cooperazione umana. Lafrase del n. 19 secondo la quale la libertà del-l'uomo "ist keine Freiheit auf sein Heil hin" ana-logamente deve collegarsi con l'impossibilità del-l'uomo di accedere alla giustificazione con leproprie forze. La Chiesa cattolica sostiene ancheche le buone opere del giustificato sono semprefrutto della grazia. Ma allo stesso tempo, e senzanulla togliere alla totale iniziativa divina (5), essesono frutto dell'uomo giustificato e trasformatointeriormente. Perciò si può dire che la vita eter-na è, allo stesso tempo, sia grazia che ricompen-sa data da Dio per le buone opere e i meriti (6) .Questa dottrina è conseguenza della trasforma-zione interiore dell'uomo di cui si è parlato nel n.1 di questa "Nota". Questi chiarimenti aiutanoalla giusta comprensione, dal punto di vista cat-tolico, del paragrafo 4.7 (nn. 37-39) sulle operebuone del giustificato.

4. Nella continuazione dello studio si dovràtrattare anche del sacramento della penitenza,del quale fa menzione il n. 30 della DichiarazioneCongiunta. Secondo il Concilio di Trento infatti(7), mediante questo sacramento il peccatorepuò essere nuovamente giustificato (rursus iusti-ficari); il che implica la possibilità, per mezzo diquesto sacramento, distinto da quello del batte-simo, di recuperare la giustizia perduta (8). Nontutti questi aspetti si trovano sufficientementerilevati nel suddetto n. 30.

5. Queste osservazioni intendono precisare l'in-segnamento della Chiesa cattolica riguardo aquei punti sui quali non si è giunti a un accordototale e completare alcuni dei paragrafi cheespongono la dottrina cattolica, per meglio met-tere in luce la misura del consenso a cui si è ar-rivati. L'alto livello d'accordo raggiunto non per-mette ancora di affermare che tutte le differenzeche separano i cattolici e i luterani, nella dottrinacirca la giustificazione, sono semplici questioni diaccentuazione o di linguaggio. Alcune toccanoaspetti di contenuto e quindi non sono tutte re-

ciprocamente compatibili, come invece si affer-ma al n. 40. Se è vero inoltre che in quelle veritàsulle quali un consenso è stato raggiunto, lecondanne del Concilio di Trento non si applicanopiù, tuttavia le divergenze che riguardano altripunti devono invece essere superate prima dipoter affermare, come si dice genericamente aln. 41, che tali punti non ricadono più sotto lecondanne del Concilio di Trento. Ciò vale in pri-mo luogo per la dottrina sul "simul iustus et pec-cator" (cfr n. 1, supra).

6. Occorre infine rilevare il carattere diverso, dalpunto di vista della rappresentatività, dei duefirmatari, che hanno siglato questa DichiarazioneCongiunta. La Chiesa cattolica riconosce il gran-de sforzo fatto dalla Federazione Luterana Mon-diale, di arrivare tramite la consultazione dei Si-nodi al "magnus consensus", per dare un verovalore ecclesiale alla sua firma; rimane però laquestione dell'autorità reale di un tale consensosinodale, oggi e anche domani, nella vita e nelladottrina della comunità luterana.

PROSPETTIVE PER IL LAVOROFUTURO

7. La Chiesa cattolica desidera ribadire il suoauspicio che questo importante passo in avantiverso un accordo nella dottrina circa la giustifica-zione venga seguito da ulteriori studi che per-mettano di chiarire in modo soddisfacente le di-vergenze ancora esistenti. In particolare sarebbeauspicabile un approfondimento del fondamentobiblico che costituisce la base comune della dot-trina della giustificazione sia per i cattolici cheper i luterani. Detto approfondimento dovrebbeestendersi all'insieme del Nuovo Testamento enon soltanto agli scritti paolini. Se è vero infattiche san Paolo è l'autore neotestamentario cheha parlato di più su questo argomento, il che ri-chiede una certa attenzione preferenziale, nonmancano consistenti riferimenti al tema anchenegli altri scritti del Nuovo Testamento. Quantoai diversi modi con cui Paolo descrive la nuovacondizione dell'uomo, menzionati dalla Dichiara-zione Congiunta, si potrebbero aggiungere lecategorie della filiazione e dell'eredità (Gal 4,4-7;Rom 8,14-17). La considerazione di tutti questi

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elementi potrà essere di grande aiuto per lamutua comprensione e permettere di risolverequelle divergenze nella dottrina circa la giustifi-cazione che ancora sussistono.

8. Dovrebbe infine essere preoccupazione co-mune di luterani e cattolici trovare un linguaggiocapace di rendere la dottrina della giustificazionepiù comprensibile anche agli uomini del nostrotempo. Le verità fondamentali della salvezza do-nata da Cristo e accolta nella fede, del primatodella grazia su ogni iniziativa umana, del donodello Spirito Santo che ci rende capaci di vivereconformemente alla nostra condizione di figli diDio, ecc. sono aspetti essenziali del messaggiocristiano che dovrebbero illuminare i credenti ditutti i tempi.

Note(1) cfr "Gemeinsame Erklärung", n. 4: "ein hohesMass an gemeinsamer Ausrichtung und gemein-samem Urteil". (2) ibid. n. 5: "einen Konsens inGrundwahrheiten der Rechtfertigungslehre" (cf.n. 13; 40; 43). (3) cf. Concilio di Trento, Decretosul peccato originale (DS 1515). (4) Cfr Conciliodi Trento, Decreto sulla giustificazione, cap. 8:"...iustificatio... quae non est sola peccatorumremissio, sed et sanctificatio et renovatio interio-ris hominis" (DS 1528); cfr anche can. 11 (DS1561). (5) cf. Concilio di Trento, Decreto sullaGiustificazione, cap. 16 (DS 1546), che cita Gv15,5, la vite e i tralci. (6) cf. ibid. DS 1545; ecan. 26 (DS 1576). (7) ibid. cap. 14 (cf. DS1542). (8) cf. ibid. can. 29 (DS 1579); Decretosul sacramento della Penitenza, cap. 2 (DS1671); can. 2 (DS 1702).

Questa Nota, che costituisce la Risposta cattolicaufficiale al testo della Dichiarazione Congiunta, èstata elaborata di comune intesa fra la Congre-gazione per la Dottrina della Fede ed il PontificioConsiglio per la Promozione dell'Unità dei Cri-stiani, e viene firmata dal Presidente del mede-simo Pontificio Consiglio, direttamente responsa-bile per il dialogo ecumenico.

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DICHIARAZIONE UFFICIALECOMUNE DELLA FEDERAZIO-NE LUTERANA MONDIALE EDELLA CHIESA CATTOLICA

1. Sulla base degli accordi raggiunti nella Di-chiarazione congiunta a riguardo della Dottrinadella Giustificazione, la Federazione LuteranaMondiale e la Chiesa cattolica dichiarano insie-me: "la comprensione della dottrina della giusti-ficazione esposta in questa Dichiarazione mostral'esistenza di un consenso tra luterani e cattolicisu verità fondamentali di tale dottrina della giu-stificazione" (DG 40). Sulla base di tale consen-so la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesacattolica dichiarano insieme: "l'insegnamentodelle Chiese Luterane presentato in questa Di-chiarazione non è colpito dalle condanne delConcilio di Trento. Le condanne delle Confessio-ni Luterane non colpiscono l'insegnamento dellaChiesa cattolica romana così come esso è pre-sentato in questa Dichiarazione" (DG 41).

2. Con riferimento alla Risoluzione sulla Dichia-razione congiunta adottata dal Consiglio dellaFederazione Luterana Mondiale il 16 giugno1998, e alla Risposta alla Dichiarazione con-giunta della Chiesa cattolica il 25 giugno 1998, ealle questioni sollevate sia dalla Risoluzione chedalla Risposta, la Dichiarazione acclusa (intito-lata "Allegato"), rafforza ulteriormente il consen-so raggiunto nella Dichiarazione congiunta;pertanto risulta chiaro che le precedenti e reci-proche condanne dottrinali non si applicano al-l'insegnamento delle due parti in dialogo cosìcome esso è presentato nella Dichiarazione Con-giunta.

3. Le due parti in dialogo sono impegnate acontinuare ed approfondire lo studio dei fonda-menti biblici della dottrina della giustificazione.Esse ricercano inoltre una ulteriore comprensio-ne comune della dottrina della giustificazione,anche al di là di ciò che è trattato nella Dichia-razione congiunta e nella dichiarazione qui alle-gata che ne rafforza il contenuto. Il dialogo, sullabase del consenso raggiunto, deve continuareparticolarmente su quegli argomenti che sono

specificati nella Dichiarazione congiunta stessa(DG 43) come questioni che esigono ulteriorechiarimento, in vista di raggiungere la piena co-munione ecclesiale, una unità nella diversitànella quale le differenze che permangono sa-rebbero "riconciliate" e non avrebbero più la for-za di dividere. Luterani e cattolici continuerannoad adoperarsi in spirito ecumenico nella loro te-stimonianza comune per interpretare il messag-gio della giustificazione in un linguaggio che siaadatto agli uomini di oggi, e con riferimento aquelle preoccupazioni dei singoli e della societàdel nostro tempo.

Con la firma di questo atto la Chiesa cattolica ela Federazione Luterana Mondiale confermanola Dichiarazione congiunta sulla Dottrina dellaGiustificazione nella sua interezza