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Spedizione in A.P. - 70% DCB/DC Pescara Centro di Servizio per il Volontariato della provincia dell’Aquila Dicembre 2017

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Spedizione in A.P. - 70% DCB/DC Pescara Centro di Servizio per il Volontariatodella provincia dell’Aquila

Dicembre 2017

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s o m m a r i o Quadrimestrale di informazionea cura dell’Associazione Diabetici MarsicanaRegistrazione Tribunale di Avezzano (AQ)n. 169 del 23 Aprile 2003Chiuso il 20 Dicembre 2017Il periodico Associazione Diabetici Marsicana INFORMA è stampato in n. 1000 copie, distribuito a: Soci, Regione, Provincia, Comuni, Ospedali, Medici di famiglia, Istituti scolastici, Banche, Associazioni di Volontariato.A.D.M. Associazione Diabetici Marsicana ONLUS, iscritta all’Albo del Volontariato della Regione Abruzzo n. 395 del 02/08/99.

Direttore Responsabile Mario Sbardella

Direttore Editoriale Cesidio Aratari

Comitato di Redazione Francesco Congionti, Antonino Crea, Giovanni Fallocco

Direzione e RedazioneAssociazione Diabetici MarsicanaOspedale Civile di AvezzanoPiano 1° Stanza 15tel. e fax 0863 499311e-mail diabeticimarsicani@gmail.comwww.associazionediabeticimarsicana.it

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Servizi di base presso gli sportelli: utilizzo di fax, telefono, fotocopiatrice, computer, scanner e stampante; recapiti postali, telefonici ed e-mail. Ospitalità nei limiti della di-sponibilità di spazi delle sedi. Servizio di contatto tra chi vuole inserirsi nel mondo del volontariato e le associa-zioni che necessitano di volontari.

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Il CSV inoltre pubblica la newsletter “CSVAQ informa” per l’approfondimento di aspetti fiscali e legali

che interessano le associazioni.

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Pag.

Fonte testi e immagini (parte) riviste di settore, Google. - La presente pubblicazione ha scopo prettamente divulgativo, senza alcuna finalità di lucro.

Centro di Servizio per il Volontariatodella provincia dell’Aquila

Dicembre 20172° Quadrimestre 2017

n.2 anno 15

3 La missione dell’ADM A cura di: Ing. Cesidio Aratari

4 Complicanze croniche della malattia diabetica: microangiopatia diabetica A cura di: Prof. Claudio Letizia

6 Gestione infermieristica del paziente con Stoke nella valutazione della disfagia e nell’alimentazione A cura di: Medici Specializzandi UOC di Neurologia e Stroke Unit O.C. di Avezzano

8 Terapia del T2DM nell Anziano A cura di: Dott. Pietro Mercuri

10 Il piatto cardiochef® A cura di: ADM

12 Allergia alla frutta secca A cura di: Dott. Francesco Cucinelli

14 lo sapevate... che? A cura di: Dott. Amleto D’Amicis

16 Addiogonfiore A cura di: ADM

18 Bacche di Goji A cura di: ADM

20 Diabete gestazionale - tutelare la salute di mamma e bambino attraverso diagnosi e trattamento A cura di: Dott.ssa Sara Cicchinelli

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Editoriale

Medicina e Salute

Prevenzione e Salute

Notizie Flash

Speciale ricette

Un Impegno Costante

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Editoriale

3Associazione Diabetici Marsicana

La Missione dell’A.D.M.Il nostro Paese Italia si pregia di avere una legge a

tutela delle persone con diabete (legge115/1987); si è aggiunto in ultimo il Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica, pubblicata sulla G.U. nel Febbraio 2013.La continua ricerca scientifica, la rete fra i centri di assistenza, l’opera di svariate organizzazioni (vedi Ter-zo Settore) impegnate in opere di missione capillare di assistenza nel territorio, la presenza di Associazioni di Volontariato, come l’A.D.M., hanno creato le premesse per aggregare tutte le parti coinvolte, per meglio com-battere la malattia diabetica. La nostra ragione d’essere, come missione essenziale ri-mane quindi :1) Il miglioramento della qualità di vita e dell’assistenza alle persone affette dalla patologia diabetica con proget-ti mirati all’informazione ed alla prevenzione attraverso il nostro lavoro, col risultato di prevenire le complican-ze delle malattie metaboliche;2) Interferire con le varie Istituzioni per conseguire mi-glioramenti operativi e strutturali per tutta la Diabeto-logia Marsicana.In questo contesto occorre creare un maggior coinvol-gimento tra le diverse componenti (medici, operatori

ADM Associazione Diabetici Marsicana

ADM c/o Ospedale Civile SS. Filippo e Nicola di Avezzano (AQ)

Piano1° Stanza 15tel. e fax 0863 499311

e-mail diabeticimarsicani@gmail.comwww.associazionediabeticimarsicana.it

C.F. 90004340668

sanitari, professionisti, volontari etc.) per realizzare oc-casioni di sinergia, informazioni, esperienze, ed avere maggior peso nei confronti delle Istituzioni per affron-tare e risolvere al meglio i non pochi problemi delle per-sone con diabete.

Un grazie a tutti i sostenitori dell’A.D.M.Il Presidente ADMIng. Cesidio Aratari

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4 Associazione Diabetici Marsicana

Complicanze croniche della malattia diabetica:

la microangiopatia diabeticaIl diabete mellito è tra le malattie metaboliche più dif-

fuse nel mondo, con una incidenza ed una prevalenza in continua crescita con un impatto molto importante sulla qualità della vita dei pazienti e, in generale, sulla salute pubblica. I progressi ottenuti in questi ultimi anni nella terapia e nella gestione del diabete mellito hanno di fatto consen-

a cura di:Prof. C. LETIZIA

Dir. Centro Regionale del Lazio per la Diagnosi e Cura

delle Ipertensioni Secondarie Endocrine di difficile DiagnosiUniversità degli Studi di Roma

SapienzaAzienda Policlinico Umberto I°

ROMA

tito una più lunga sopravvivenza dei pazienti diabetici e quindi una maggiore incidenza di complicanze de-generativo-croniche, che certamente dipendono dalla durata, ma anche dalla gravità della malattia. Le com-plicanze degenerativo-croniche del diabete sono rap-presentate essenzialmente da macroangiopatia, micro-angiopatia e neuropatia: tra esse la microangiopatia è sicuramente la più subdola, supportando tutte quelle al-terazioni anatomiche e funzionali che sono alla base del danno d’organo e che si caratterizzano poi clinicamente in un numero elevato di condizioni morbose piuttosto importanti. Le complicanze microvascolari del diabete mellito presentano una localizzazione pressoché ubi-quitaria nell’organismo, anche se esistono dei distretti maggiormente e costantemente colpiti, come quello re-tinico, quello renale, quello cutaneo ed il microcircolo coronarico. Da un punto di vista anatomo-patologico, nel pazien-te diabetico si verifica progressivamente nel tempo un danneggiamento di tutte le componenti della parete dei piccoli vasi arteriosi (membrana basale, endotelio, peri-citi ed interstizio vascolare). Molteplici studi hanno di-

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5Associazione Diabetici Marsicana

Medicina e Salute

mostrato come la disfunzione endoteliale indotta dallo stato iperglicemico, sia la chiave fisiopatologica del dan-no microvascolare ed è strettamente correlata alla du-rata della malattia diabetica (specialmente nei pazienti con diabete di tipo 1). Tra le complicanze microangiopatiche del diabete la re-tinopatia è la più frequente (70% dei diabetici di tipo 1 e 40% dei diabetici di tipo 2, senza differenza di genere), e nei paesi occidentali costituisce la principale causa di cecità, soprattutto tra i 20 e i 64 anni di età. La cecità è principalmente il risultato di una retinopatia diabetica progressiva e di un edema maculare clinicamente im-portante (maculopatia diabetica). Dal punto di vista clinico la retinopatia diabetica viene classificata in 2 forme: 1) la forma non proliferante, che solitamente compare nei primi 10 anni di malattia e si caratterizza con la presenza di microaneurismi vasco-lari retinici, emorragie ed essudati cotonosi; 2) la for-ma proliferante in cui si formano nuovi vasi in risposta all’ipossia retinica e può essere causa di una improvvisa perdita dell’acuità visiva. Un accurato esame del fondo oculare può essere sufficiente per riconoscere i danni re-tinici fin dall’esordio del diabete e poi per individuarne le fasi successive. Una tecnica diagnostica recentemente messa a punto è rappresentata dalla tomografia ottica a radiazione coerente (OCT), metodica non invasiva che permette di ottenere sezioni trasversali della retina con risoluzione dei 10 µ, e consente inoltre di vedere detta-gliatamente l’edema retinico. Ma, a tutt’oggi la fluoroan-giografia retinica rimane l’esame diagnostico per il cor-retto inquadramento della retinopatia diabetica e per l’indicazione all’esecuzione del trattamento con il laser. Gli attuali approcci per prevenire e/o curare la retino-patia diabetica includono l’ottimizzazione del controllo della glicemia e della pressione arteriosa e lo screening per l’identificazione precoce delle lesioni retiniche ad alto rischio, anche se asintomatiche. In particolare, nei

pazienti di tipo 2, il controllo metabolico glucidico ot-timizzato ha mostrato in alcuni studi, una diminuzione del 21% della progressione della retinopatia, ed inoltre è stato evidenziato che gli effetti benefici del controllo glicemico portano nel tempo ad una sorta di “memoria metabolica”, in base alla quale ogni periodo della vita trascorso con un buon controllo glicemico risultereb-be utile nella prevenzione della retinopatia e delle altre complicanze. I risultati di recenti studi clinici suggeri-scono un ruolo dei bloccanti del sistema renina-angio-tensina (ACE-inibitori e/o sartani) e del fenofibrato nel ridurre la progressione e/o indurre la regressione della retinopatia diabetica non proliferante lieve-moderata. È stato inoltre dimostrato che la somministrazione in-travitreale di agenti anticorpali anti-fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) è capace di bloccare ed in molti casi di invertire il processo di perdita visiva nell’edema maculare. Il gold standard nel trattamento del deficit visivo conseguente alla retinopatia diabetica è tutt’ora rappresentato dalla fotocoagulazione laser che diminuisce del 95% l’incidenza di cecità e del 50% la perdita di acuità visiva. Quanto il laser non è sufficiente perché applicato tardivamente o perché la retinopatia è molto aggressiva, possono essere prese in considerazio-ne procedure chirurgiche quali la vitrectomia . In conclusione, la mancanza di una terapia specifica della retinopatia diabetica rimane un grave limite alla prevenzione della cecità secondaria al diabete, nono-stante siano stati posti in luce meccanismi patogenetici suscettibili di un attacco farmacologico. Pertanto, un adeguato controllo metabolico glucidico è di fonda-mentale importanza per la prevenzione dell’insorgenza delle complicanze micro e macrovascolari nei pazienti diabetici.

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6 Associazione Diabetici Marsicana

Gestione infermieristica del paziente con stroke

nella valutazione della disfagia e nell’alimentazione

a ura di:Infermieri di

Neurologia e Stroke UnitP.O. di Avezzano

Giuseppina De LucaMaria Silvia D’Agostino

Michela ContiTiziana Colicchio

L’ictus è la terza causa di morte al mondo e la prima causa di morbilità. Per il numero di pazienti coinvolti

e per i costi sanitari associati è divenuto una condizione di interesse sanitario. Le sequele che caratterizzano questi pazienti sonoinvalidanti, con riflessi sociali, assistenziali e lavorativi. Negli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione alla disfagia,troppo spesso in passato sottovalutata dai sanitari, ma ritenuta oggi un importante fattore di mor-

talità, sia come indice prognostico negativo sia per la restitutio ad integrum del paziente. Malnutrizione, disi-dratazione, aspirazione e polmonite sono le complicanze principali della disfagia; per quest’ultima un suo ricono-scimento precoce è essenziale per gli esiti.

COSA E’ LA DISFAGIA: E’ una condizione clinica caratterizzata dall’impossibili-tà di deglutire e trasportare in sicurezza cibo, liquidi e farmaci dalla bocca attraverso l’esofago e infine nello sto-maco.La difficoltà nella deglutizione comporta un grande disa-gio per le persone che la soffrono.

FISIOLOGIA DELLA DEGLUTIZIONE: Quattro sono le fasi nel percorso della deglutizione.1° fase : Preparazione orale con la trasformazione del cibo attraverso la masticazione e la salivazione in bolo alimentare;2° fase: Stadio orale in cui il bolo raggiunge il solco lin-gueale con attivazione di recettori sensoriali e stimola-zione del riflesso della deglutizione;

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7Associazione Diabetici Marsicana

Medicina e Salute

Uno studio moderno, dotato di tutte le attrezzature più in-novative, in grado di offrire tutti i tipi di trattamenti per la cura della bocca.

Sconto del per tutti i soci ADM20%

3° fase: Stadio faringeo dove il riflesso della deglutizione permette il passaggio del bolo dal faringe all’esofago pre-venendo in questo modo l’ingresso nelle vie aeree;4° fase : Stadio esofageo si ha con il raggiungimento del-lo stomaco attraverso movimenti peristaltici.La disfagia si verifica qualora uno di questi elementi vie-ne alterato.

CONDIZIONI NEUROLOGICHE CHE DETERMI-NANO LA DISFAGIA:Tante sono le condizioni neurologiche che possono de-terminare la disfagia:Trauma cranico, ictus ischemico o emorragico, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Parkin-son, malattia del motoneurone ,demenza, oppure si può manifestare anche in soggetti anziani sani dovuta a cause di modificazioni orofaringea legate all’età.C’e’ da sottolineare che nei soggetti con ictus la percen-tuale di comparsa della disfagia è del 42% – 67 % e si manifesta di solito nei primi tre giorni dalla comparsa dell’evento.Il riconoscimento dei fattori di rischio e dei segni della disfagia sono molto importanti per ridurre le complican-ze, tra le quali la più frequente e pericolosa è l’aspirazione di materiale nelle vie aeree con conseguente polmonite ab ingestis e soffocamento che è la principale causa di morte oltre ad altre complicazioni quali disidratazione, malnutrizione.

L’INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE NELLA GE-STIONE DELLA DISFAGIA:Un approccio multidisciplinare attraverso screening nel-la gestione della disfagia è sicuramente più sicuro ed ef-ficace rispetto alla gestione singola di un professionista però l’alta frequenza di casi d’aspirazione e polmonite ab ingestis fa si che l’infermiere debba assumere una po-sizione di rilievo nella valutazione corretta del paziente disfagico con interventi atti a migliorare la qualità di vita del paziente stesso. L’assistenza infermieristica rivolta alla prevenzione, alla cura palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale ed educativa. L’infermiere conoscen-do quali sono i fattori di rischio e i segni della disfagia ha il compito di: osservare, valutare, riferire e monitorare l’efficacia degli interventi soprattutto per prevenire il ri-schio di aspirazione nelle vie aeree con conseguente sof-focamento. I segni e i sintomi della disfagia sono: scia-lorrea, residui di cibi in bocca, tosse e voce gorgogliante. Per fare diagnosi si ricorre al test del bolo d’acqua e ad una valutazione anamnestica specifica, osservazione del paziente e ad un esame clinico spettante al medico del reparto. Una diretta conseguenza della disfagia è data da una inadeguata alimentazione, con calo ponderale per cui il paziente va incoraggiato ad alimentarsi lentamente masticando il cibo a lungo “naturalmente se ci sono le condizioni per un’alimentazione per bocca”, altrimenti

si ricorre ad una dieta enterale o parenterale nella fase acuta. Un fattore rilevante che influenza la disfagia è la postura del paziente che deve essere posizionato seduto a 90° con busto eretto e capo simmetrico. In particolare l’infermiere deve controllare che la consistenza e il tipo di cibo e liquidi siano forniti come prescritto, gli alimenti vengano assunti secondo le tecniche raccomandate dal logopedista o dal medico dell’unità operativa; i farmaci siano assunti in modo sicuro; e si ottenga un adeguato livello d’idratazione e nutrizione. ma l’altro compito im-portante che riguarda l’intervento infermieristico è edu-care e formare i familiari nella gestione del paziente, essi dovranno avere la capacità di alimentare il proprio caro in sicurezza per evitare i rischi associati alla disfagia.

CONCLUSIONI:Considerando la costante crescita della popolazione an-ziana e dell’età media a livello mondiale, l’impatto che avrà la disfagia sulla qualità di vita degli anziani sarà sempre più rilevante. Tale condizione oltre a limitare la vita sociale delle persone colpite, contribuendo al loro isolamento, porterà all’aumento dei costi sanitari conse-guenti alla forte morbilità e mortalità dato dal numero dei ricoveri e prolungamento dei giorni di degenza. Gli infermieri in quella che è la loro figura intermediaria de-vono possedere la sensibilità e le competenze per influire sugli aspetti psicologici del paziente aiutandoli a ricon-quistare la propria autostima ma devono essere innanzi-tutto in grado di riconoscere i segni della presenza di di-sfagia utilizzando protocolli e test clinici. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, dove l’aspetto sanitario sempre più sottovalutato per motivi di tagli eco-nomici, l’intensificazione di provvedimenti e misure di prevenzione dovrebbero essere adottate nelle varie realtà operative con continuità e certamente si assisterebbe ad una riduzione dei costi sanitari ed a un miglioramento della qualità di vita di pazienti con condizioni di disfagia.

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8 Associazione Diabetici Marsicana

Al paziente diabetico anziano, sempre più possibilità di trattamento:

- INIBITORI DEL DPPIV- ANALOGHI DEL GLP-1- SGLT-2- INSULINE BASALICe’ una crescente attenzione alla sicurezza dei farma-ci, alla medicina personalizzata ed alla cura centrata sul paziente-persona più o meno in grado di gestire la pro-pria patologia.Nella scelta del farmaco migliore, particolare cura va posta verso il RISCHIO IPOGLICEMIA, l’AUMENTO DI PESO, l’azione sulla PRESSIONE ARTERIOSA.

Gli inibitori del DPPIV sono probabilmente i soli far-maci ipoglicemizzanti a poter vantare Studi di interven-to su pazienti con età maggiore di 65 anni .Risultati sempre più incoraggianti arrivano dagli analo-ghi del GLP-1.I farmaci DPPIV possono essere associati per miglio-rare il compenso glicemico ad altre classi di ipoglice-mizzanti quali la Metformina, il Pioglitazone, l’ Insulina basale, possono essere dati anche a pazienti con insuf-ficienza renale ed epatica, con scompenso cardiaco ed alto rischio cardio-vascolare. Riducono l’HBA1C DEL 0.5-0.8%, non hanno effetti collaterali gatro-intestina-li, basso è il rischio di ipoglicemie ed hanno un effetto neutro sul peso.Risultati sempre più incoraggianti arrivano dagli ana-loghi del GLP-1 che possono essere divisi in farmaci a breve durata d’azione, particolarmente efficaci per le iperglicemie post-prandiali ed a lunga durata d’azione con netta riduzione dell’iperglicemia al mattino. Questi farmaci sembrano avere anche importanti effetti pleio-tropici, di neuro-protezione con miglioramento della neuro-genesi e della memoria.Gli SGLT2-i sono gli ultimi arrivati della grande fami-glia di farmaci a disposizione, riducono la glicemia au-mentando la diuresi di glucosio(52/85 gr di zucchero die), con una perdita di peso di 2.2/3.2kg, riducono la glicemia al mattino di 16/30 mg/dl. E 2 ore dopo pranzo di 23/26 mg. Normalmente tutto il glucosio filtrato dai reni viene ri-

a cura di:Dott. P. MERCURIP.T.A. Umberto I°

di Tagliacozzo (AQ)

Responsabile Struttura Semplicedi Endocrinologia

TERAPIA DEL T2DM Nell’anziano

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70

ASSOCIAZIONE DIABETICI MARSICANAAVEZZANO

Venerdi 8 Dicembre 2017

Presso il ristorante:“Il Boscaiolo”

Roccacerroalle ore 13:00

Si richiede la prenotazione telefonando allo 0863.499311 dal Lunedì al Venerdì ore 9:30/11:00

o rivolgendosi al Responsabile Territoriale entro il 4 Dicembre 2017 fino ad un massimo di 100 soci

“Tombolata”

Prevenzione e Saluteassorbito e non c’è glucosio nelle urine (glicosuria as-sente).Quando la glicemia supera i 180-200 mg/dl, una parte del glucosio filtrato viene perso con le urine.Anche questi farmaci, non danno ipoglicemie, non fan-no aumentare il peso, riducono la pressione arteriosa. Studi recenti hanno dimostrato grandi benefici car-dio-vascolari in chi aveva avuto già eventi (infarto-i-ctus) o ad alto rischio di averne.Nei pazienti anziani con età maggiore di 65 aa, bisogna tenere in conto sempre la funzionalità renale e il rischio di disidratazione, il farmaco non va utilizzato con V.F.G. inferiore a 60 ml/min.Gli effetti indesiderati sono minimi e comprendono: ipoglicemie, infezioni urinarie, eventi ipotensivi.Novità sono inibitori di SGLT-1, principale trasporta-tore intestinale di glucosio, farmaci particolarmente promettenti, in quanto hanno già dimostrato di ridurre l’appetito e la glicemia post-prandiale. E’ già pronto un nuovo farmaco che inibisce entrambi i cotrasportatori del glucosio, il tipo 1 e il tipo 2, riducendo sia l’assor-bimento del glucosio nel tratto gastro-intestinale che il riassorbimento a livello renale. Questo nuovo farmaco ha dato già risultati scientificamente importanti e sarà la prima opzione in aggiunta all’insulina per migliorare il controlo glicemico nel diabete tipo 1Ai medici è richiesta una maggiore attenzione alla dia-gnosi precoce del pre-diabete , diabete e sindrome me-tabolica. Nel monitoraggio quindi, controllo dell’HBA1C, che ci da la media delle glicemie degli ultimi 4 mesi e della variabilità glicemica.Un altro elemento da valutare è la capacità del paziente che abbiamo di fronte (terapia sartoriale) per stabilire

gli obiettivi terapeutici glico metabolici diversificati.Gli obiettivi nell’anziano cambiano a seconda delle sue capacità, autonomie, aspettative di vita, durata del-la malattia, complicanze micro-macro-vascolari più o meno avanzate.Nell’anziano sano 7.5% di HBA1C è un buon obiettivo, nell’anziano complesso ci accontentiamo di HBA1C tra 8 e 9%, comunque la cosa principale è evitare le ipogli-cemie.

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10 Associazione Diabetici Marsicana

ADM c/o Ospedale Civile SS. Filippo e Nicola di Avezzano (AQ)Piano1° Stanza 15tel. e fax 0863 499311e-mail diabeticimarsicani@gmail.comwww.associazionediabeticimarsicana.it C.F. 90004340668

Il Piatto Cardiochef è la rappresentazione pratica dell’alimentazione preventiva per la malattie cardio-

vascolari, ma non solo. Il suo scopo è dimostrare che l’organismo non si nutre di “cibo”, ma di nutrienti, anzi di micronutrienti. I nostri sensi si nutrono di “cibo”, il nostro organismo no. Conoscere il tipo e la quantità di micronutrienti necessari a garantire un nutrimento soddisfacente.

Il Piatto Cardiochef®

ADM Associazione Diabetici Marsicana

Le proporzioni 60 – 15 – 10 25 (su 100), rappresentano rispettivamente la percentuale di carboidrati, proteine, grassi saturi e grassi insaturi che il nostro organismo ri-chiede e necessita fisiologicamente. Queste proporzioni sono la media dei valori di numerosi studi.La nostra nutrizione si compone di “tutti” questi micro-nutrienti e se carenti, l’organismo attua delle strategie alternative per “procurarseli” con conseguenze metabo-liche nefaste, di cui prima o poi verrà chiesto dazio.Ma veniamo al Piatto Cardiochef.In linea generale, ogni giorno dovrete fare attenzione, essere consapevoli e assumere nel totale della vostra ali-mentazione giornaliera il 60% di carboidrati, il 15% di proteine, il 10% di grassi saturi ed il 25% di grassi insa-turi. Va detto che il Piatto Cardiochef, comprende l’in-salata e la verdura cotta, sempre prima dei pasti, frutta possibilmente fuori dai pasti, per un totale complessivo di 400 grammi e se volete un bicchiere di vino rosso da 120 ml per le donne e due per gli uomini. Inoltre, ogni giorno tre tazze di tè verde, un quadratino di cioccolato fondente, una manciata di frutta secca.Si chiama cultura alimentare che differisce dal concetto

Le informazioni contenute hanno il solo scopo conoscitivo e non devono essere utilizzate in sostituzione di visite mediche specialistiche.

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11Associazione Diabetici Marsicana

Prevenzione e Salutedi dieta, nell’errata consuetudine del suo significato. La cultura alimentare fornisce contenuti tali, affinché una persona ragionevole possa “gestire” la propria alimenta-zione in modo corretto.E’ fondamentale sapere le componenti nutrizionali dei vari cibi e la loro predominanza in ciascuno degli ali-menti

(di seguito tabella).

La scelta degli alimenti è intesa nell’arco di una giorna-ta, dalla colazione alla cena.Le regole in generale sono le seguenti:- l’alimentazione deve essere varia nell’arco della gior-nata, scegliendo un cibo per ogni colonna;- non si possono assumere insieme cibi della stessa co-lonna (fatta eccezione per cereali e legumi);- non si possono scegliere due cibi uguali da colonne diverse;Con la presente tabella si intende fornire un sistema ra-pido, semplice e pratico per l’assunzione dei macronu-trienti.

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12 Associazione Diabetici Marsicana

L’allergia alla frutta secca è una patologia emergente, soprattutto in età pediatrica anche per le molteplici

cross-reattività con altri alimenti derivante dalla somi-glianza strutturale tra antigeni. In America, una delle più comuni forme di allergia e la prima causa di rea-zioni allergiche alimentari, è quella alle arachidi. Nella maggior parte dei casi, tale allergia è dovuta ad una sen-sibilizzazione provocata dal un precedente contatto con

a cura di:Dott. F. CUCINELLI

Dirigente MedicoServizio di AllergologiaP.O. di Avezzano (AQ)

SS. Filippo e Nicola

ALLERGIA alla frutta seccal’alimento, che avviene nei prima anni di vita.Infatti, al primo contatto tra organismo e frutta secca, si ha la sensibilizzazione con produzione di anticorpi spe-cifici i quali entrano in gioco ad un secondo contatto con quel determinato allergene e/o allergeni struttural-mente simili.Una reazione allergica alla frutta secca può manifestarsi con rinite, congiuntivite, tosse secca, dispnea, orticaria fino ad una insufficienza respiratoria grave con edema della glottide e nei casi più gravi uno shock anafilattico ed exitus. Come già accennato, il paziente allergico alla frutta secca, oltre ad evitare l’alimento coinvolto, deve prestare attenzione ad alimenti che ne potrebbero ma-scherare la presenza anche solo in tracce; tale eventuali-tà, grazie alla normativa CEE che impone ai produttori, di riportare in etichetta eventuali presenze anche se in tracce del prodotto, riduce di molto i casi di reazioni allergiche. Tra le allergie crociate più frequenti, ricor-diamo l’allergia alla nocciola, spesso accompagnata da una allergia a pollini; altre cross-reattività si possono riscontrare con il kiwi, fragole, sesamo, semi di papave-

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Prevenzione e Saluteri e segale. Le persone allergiche ai pistacchi, mostrano spesso cross reattività con i semi di girasole. I pazienti con allergia alla frutta secca, dovrebbero prestare atten-zione ai prodotti da forno, dolci, cioccolato o gelati, sa-lumi, cereali, formaggi, bevande ed altri alimenti che potrebbero nasconderne la presenza, con conseguenti gravi reazioni. Anche se mandorle e pistacchi, da un punto di vista botanico non appartengono alla catego-ria, in realtà contengono allergeni che possono rivelarsi pericolosi, per le persone sensibili. Fondamentale è ri-portare sulle etichette e quindi evitarne l’ingestione, i seguenti alimenti: burro di arachidi, grassi vegetali, olio di girasole, di mandorle, di arachidi e di noci. L’allergia alle arachidi, sembra essere quella più diffusa soprattutto nei bambini. Sembra sia passata dall’1,3 % negli anni 80, al 3,2% negli anni 90. L’identificazione di pazienti con allergia alle arachidi, avviene attraverso l’i-dentificazione di alcuni allergeni molecolari : ara h1, 2 e 3, responsabili di reazioni importanti gravi fino all’ana-filassi. Ara h 8, è una proteina parzialmente degradabile con il calore ed è gastroresistente, è possibile indice di cross reattività con pollini di betulla ed altri pollini, l’allergia a questa proteina raramente provoca reazioni importanti. Ara h 9, è invece una LTP (Lipid Transfer Protein), è una proteina molto importante e viene ri-cercata per identificare pazienti allergici alle arachidi maggiormente a rischio di reazioni anafilattiche.L’allergia alla nocciola, è molto diffusa e pericolosa an-che se gran parte dei pazienti sensibili alla nocciola è più esposta al rischio di reazioni di modesta entità. Gli allergeni molecolari da ricercare nel siero sono: Cor a 1, che conferisce un rischio medio-basso di anafilassi, il Cor a 2 è un allergene particolarmente sensibile alla temperatura ed all’attività gastrica , pertanto la sua pre-senza conferisce un rischio basso di reazioni gravi. Il cor a 8 conferisce un rischio importante di anafilassi. Il cor a 9, conferisce un alto rischio di reazione anafi-lattica. Per quanto riguarda la terapia in caso di reazioni aller-giche, possiamo disporre di anti H1 (antistaminic) e steroidi, da usare come sintomatici, nei casi più gravi abbiamo la possibilità di prescrivere l’adrenalina dotata di autoiniettore, da somministrare sul muscolo laterale della coscia in caso di necessità (sudorazione, tremori, disturbi visivi, sudorazione, astenia, perdita di cono-scenza).Da una indagine telefonica a livello Europeo, è emerso che il 9,75 % degli intervistati, sembra essere interessato dall’allergia alla frutta secca, contro il 28% circa degli allergici alla frutta fresca, ai vegetali il 20%, 20% al latte vaccino e 16% ai legumi.Contrariamente a quanto si pensava in passato, da re-

centi studi, sembrerebbe che il consumo di frutta secca in gravidanza, ridurrebbe in modo significativo il ri-schio per il nascituro di sviluppare allergie ad alimenti. Risulta dunque, ancora una volta, il fatto che prevenire è meglio che curare.

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14 Associazione Diabetici Marsicana

Che 500 grammi al giorno di verdure, frutta, ortaggi, ci proteggono da malattie cardiovascolari, tumori e dia-bete ?

a cura di:Prof. A. D’AMICIS

Vicepresidente della Società Italiana di Nutrizione Umana

(SINU)

Lo sapevate che…………?

Che questi alimenti contengono vitamine, sali minerali, grassi preziosi, proteine, zuccheri, fibre, alimentari an-tiossidanti?

Che consumando vegetali di 5 colori diversi: rosso dei pomodori; violetto mele, mirtilli e uva; verde insalata, fagiolini, verdura; arancione delle carote, arance, albi-cocche, zucche; bianco cipolle e aglio, proteggono la nostra salute?

Che la cipolla proprio perché ne mangiamo in dosi ri-dotte non ingrassa e nutre poco?

Che le sostanze maleodoranti contenute nella cipolla (allinase e spallina) inibiscono la crescita delle cellule tumorali?

Che la cipolla contiene antiossidanti che combattono i

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15Associazione Diabetici Marsicana

radicali e contrastano la formazione di tumori e atero-sclerosi?

Che contiene la quercetina che con altri antiossidanti combattono i radicali, i tumori e l’aterosclerosi e l’effet-to nocivo dell’atrazina che viene usata come erbicida?

Che l’inulina (fibra solubile della cipolla) aiuta la flora intestinale e insieme agli zuccheri contenuti nella cipol-la combattono il cancro e ha un’azione prebiotica?

Che la cipolla ha la capacità di ridurre i trigliceridi pla-stici, di regolare l’aggregazione piastrinica e quindi ren-de il sangue più fluido ed evitando trombosi e altre ma-lattie vascolari, mantiene basso il livello del colesterolo?

Che, nella tradizione, la cipolla è considerato un ottimo diuretico, un ottimo disinfettante intestinale, abbassa la pressione sanguigna e abbassa il glucosio nel sangue?

Che, a tutti questi composti nella prevenzione tumorale si aggiunge anche il selenio?

Che tutte queste azioni si svolgono con pochi micro-grammi di tutte queste sostanze e con piccole dosi gior-naliere di cipolla?

Che un consumo molto elevato di cipolla può far dimi-nuire il numero dei globuli rossi quindi la stessa non è antianemica …….tutt’altro?

Che cipolla e aglio dovrebbero essere presenti tutti i giorni nella dose richiesta da ciò che si sta cucinando?

Che si sconsiglia l’uso della cipolla soprattutto cruda a quanti soffrono di iperacidità, a chi sanguina con facili-tà e a chi soffre di dermatiti?

Che l’unico effetto collaterale è l’odore che lascia in boc-ca?

Ma a questo ci sono i vecchi rimedi : masticare chiodi di garofano, chicchi di caffè e ... chi più ne ha più ne metta. E cosa dire delle copiose lacrime che si versano nel ca-parle? Un detto popolare recita “Le lacrime fanno gli occhi belli”. Le credenze popolari sulle molteplici pro-prietà delle cipolle oggi sono state legittimate dalla scienza.

Prevenzione e Salute

La cipolla, intesa come alimento, è il bulbo commesti-bile prodotto dall’omonima pianta erbacea; fortemente aromatica, questa verdura è botanicamente imparen-tata con altri ortaggi-spezia dalle caratteristiche simili, come aglio, porro, scalogno ed erba cipollina.La cipolla è estremamente diffusa, quasi in tutto il mondo, e se ne coltivano molteplici varietà; in Italia le più famose sono: Tropea (rossa), Cannara (rossa), Bassano (rossa), Dolce (bianca), Barletta (rossa) e Bor-retana (giallo dorata).Immancabile ingrediente di numerose ricette, la cipolla si distingue per l’abbondante presenza di oligoelemen-ti, vitamine ed enzimi che stimolano la digestione e il metabolismo.La porzione media di cipolla può raggiungere anche i 200 g (80 kcal).

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/cipolla.html

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ADDIO GONFIORECombattere la ritenzione idrica con un corretto stile di

vita che passa anche dalla tavola.

La ritenzione idrica è un disturbo piuttosto diffuso che affligge soprattutto le donne (30% della popolazione ita-liana femminile). Può essere causato da gravi patologie, ma va certamente detto che il principale responsabile è uno stile di vita sbagliato, abbinato ad un’alimentazione scorretta.

Cos’è e come si riconosceQuando si parla di ritenzione idrica, si intende una ten-denza a trattenere liquidi nell’organismo. Questi fluidi ri-stagnano in zone specifiche, come addome, cosce e glutei. Il segno principale è l’edema, un anomalo rigonfiamento causato dall’accumulo di liquidi.

Le causeAlcune abitudini poco salutari contribuiscono ad aggra-vare la situazione: fumo, eccessivo consumo di alcolici, cibi troppo salati, abiti troppo stretti, tacchi troppo alti e rimanere troppo a lungo in piedi senza muoversi.

Come affrontarla a tavolaUna sana e reale dieta mediterranea con tante fibre dei cereali integrali non raffinati e della verdura, aumenta la motilità intestinale ed allontana il pericolo di stitichezza, un disturbo che ostacola il deflusso venoso a livello ad-dominale. Consumare quindi molta verdura ed in parti-colare quella ricca di vitamina C che aiuta la circolazione

sanguigna. Gli alimenti più ricchi sono: agrumi, ananas, kiwi, fragole, ciliegie, lattuga, radicchi, spinaci, broccolet-ti, broccoli, cavoli, cavolfiori, pomodori, peperoni, tuberi.

In principio era l’acquaDovrà diventare fedele compagna. Una corretta idrata-zione è una delle soluzioni più semplici ed efficaci per combattere la ritenzione. Sforzarsi di consumare almeno un paio di litri di acqua al giorno. Usare con moderazio-ne altri tipi di bevande: succhi di frutta, birra, caffè, alcol ecc.All’inizio se si è abituati a bere poco, l’aumentato introito stimolerà la diuresi. Bevendo frequentemente e in picco-le quantità il corpo imparerà ad assorbire una maggiore quantità di acqua.

Come affrontarla in generaleL’attività fisica. Il movimento, purché sia eseguito regolar-mente e con razionalità, contribuisce a riattivare e rinfor-zare il microcircolo. L’esercizio più indicato è una sana e tranquilla passeggiata. Gli sport che prevedono frequenti impatti con il terreno, sono invece controindicati: palla-volo, tennis, jogging, corsa.Una valida alternativa può essere il nuoto, la bicicletta (meglio il modello recline), pilates. Al termine della se-duta, lo stretching abbinato a esercizi respiratori eseguiti con le gambe in alto, favorisce il ritorno venoso e l’elimi-nazione delle tossine prodotte.

Fonte: Dott. Luca Borelli, Dietista – Periodico Bene In-sieme

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17Associazione Diabetici Marsicana

NOTIZIE FLASH

I funghi: un vero miracolo della natura.Sono in un certo modo dei veri e propri toccasana per il nostro organismo, definiti infatti alleati delle ossa, si-stema cardiovascolare, sistema immunitario. Non con-tengono grassi, sono poco calorici e dunque ottimi per chi ha voglia di dimagrire; ottima fonte di minerali, quali fosforo, potassio, selenio e magnesio. Contengono inoltre lisina e triptofano, vitamine del gruppo B. Sono consi-derati da secoli un toccasana per il sistema immunitario e consigliati nell’alimentazione durante il cambio di sta-gione tra estate ed autunno (periodo migliore per consu-marli freschi).Esistono molte specie, ma non tutti sono commestibili. Sulle nostre tavole compaiono più spesso porcini, cham-pignon, carboncelli, gallinacci e chiodini, ognuno con le sue caratteristiche e gusto.Curiosità: i funghi conservano le proprie caratteristi-che anche quando sono essiccati. Il momento migliore per raccoglierli è il mattino successivo ad una nottata di pioggia. Prima di mangiarli è bene farli ispezionare ad una ASL territoriale. Il veleno di alcuni tipi di funghi è letale.

I legumi: cosa sono e come si consumano.Alimenti di origine vegetale; più precisamente si tratta di semi racchiusi in un baccello. Appartengono all’ordi-ne delle Fabales e pertanto non si tratta né di cereali né di bacche o altri ortaggi. I più noti sono: fagioli, piselli, fave, ceci, lenticchie, soia, lupini, arachidi, cicerchie, ca-iani e carrube. Ogni specie è a sé stante e commercializ-zata sotto forme diverse di conservazione; a temperatura ambiente previa essiccazione, permette di non utilizzare grosse quantità di sale e mantiene una certa integrità nu-trizionale. Necessitano prima della cottura, fatta eccezio-ne per le lenticchie, di un periodo di ammollo in acqua fredda, indispensabile per la reidratazione del seme.Possono sostituire, grazie alla componente amidacea, prodotti a base di cereali e patate (eccetto il pane che ri-chiede glutine) e parallelamente grazie all’abbondanza proteica, se opportunamente associati ad altri alimenti, possono raggiungere un valore biologico tale da sostitui-re cibi di origine animale.

UVA: proprietà nutrizionali.Sali minerali, ma anche zuccheri naturali.L’uva fresca è una buona fonte di potassio, calcio ed aci-di organici, con un contenuto tutto sommato modesto di vitamine. L’uva secca, essendo molto povera di acqua, concentra in sé tutti i principi nutritivi dell’uva fresca.Contiene grandi quantità di zuccheri, soprattutto frut-tosio e glucosio, che la rendono sconsigliata ai soggetti diabetici. Estremamente digeribile, possiede numerose proprietà terapeutiche; azione lassativa e diuretica (mi-gliore l’uva bianca per il minore contenuto di tannini), utile per combattere dispepsia, emorroidi, calcolosi uri-naria e delle vie biliari.Il succo d’uva è ricchissimo di antiossidanti ed indica-to nelle diete disintossicanti e depurative. L’uva possiede anche proprietà antinfiammatorie, antivirali, vaso protet-trici ed ha proprietà rinfrescanti, rimineralizzanti, vita-minizzanti (soprattutto vitamina C).Il consumo d’uva non è adatto ai bambini, specie al di sotto del quarto anno d’età, a causa dell’elevato contenu-to in cellulosa (buccia), responsabile di una possibile di-gestione difficoltosa. Trova infine una sua caratteristica importante nelle manifestazioni funzionali del sistema venoso.

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ADM c/o Ospedale Civile SS. Filippo e Nicola di Avezzano (AQ)Piano1° Stanza 15tel. e fax 0863 499311e-mail diabeticimarsicani@gmail.comwww.associazionediabeticimarsicana.it C.F. 90004340668

Le bacche di Goji (in inglese wolfberries) sono i frutti di un arbusto spontaneo di origine tibetana, appar-

tenente alla famiglia delle Solanaceae, al Genere Lycium e alla specie barbarum. La nomenclatura binomiale del Goji è Lycium barbarum. Le bacche di Goji sono di pic-cole dimensioni e colore rosso. Vantano diversi pregi nu-trizionali e fitoterapici, alcuni dei quali sono concreti e dimostrati, mentre altri probabilmente sopravvalutati.

UtilizziDa tempi immemorabili, le bacche di Goji sono un ele-mento essenziale della medicina tradizionale cinese e, più in generale, del territorio asiatico.Solo recentemente, ovvero dai primissimi anni del XXI secolo, le bacche di Goji sono state introdotte (seppur

Bacche di Goji

ADM Associazione Diabetici Marsicana

marginalmente) nell’alimentazione occidentale. L’inte-resse per questi frutti non riguarda tanto il loro pregio gastronomico, quanto il relativo potere benefico sulla sa-lute.Oggi, le bacche di Goji vengono utilizzate come integra-tore alimentare, alimento funzionale e principio fitotera-pico da un’ampia fetta di popolazione, principalmente in merito alla loro ricchezza nutrizionale di: molecole uni-che nel loro genere), sali minerali “rari”, vitamine, antios-sidanti e non solo.

Caratteristiche fitoterapicheIl grande interesse per le bacche di Goji è dovuto princi-palmente alla ricchezza nutrizionale di questi frutti, oltre all’esclusività di certe molecole in essi contenute.In base a quanto citano i sostenitori del consumo di bac-che di Goji, questi frutti dovrebbero fungere da:ImmunostimolantiAntiossidantiTonici e favorenti la concentrazione mentaleAntiallergiciProtettivi verso la motilità degli occhiFavorenti la funzionalità intestinaleEquilibranti del pH sanguigno.

Proprietà Nutrizionali- Calorie delle Bacche di GojiNon tutte le fonti bibliografiche concordano sull’apporto energetico delle bacche di Goji, ma è ragionevole pensare che sia moderato e in linea con quello della maggior par-

Le informazioni contenute hanno il solo scopo conoscitivo e non devono essere utilizzate in sostituzione di visite mediche specialistiche.

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Tratto da www.my-personaltrainer.it

Prevenzione e Salutete dei frutti di bosco (mirtilli, lamponi, ribes ecc).Le calorie dovrebbero essere fornite soprattutto dai glu-cidi, ma non mancano piccole dosi di proteine e lipidi.- Proteine e amminoacidiAlcuni sostengono che i peptidi delle bacche di Goji ab-biano un buon pool di amminoacidi essenziali, utili nel completare il valore biologico delle proteine tipiche dei regimi nutrizionali vegani. Tuttavia, è difficile credere che una bacca possa contenere proporzioni di ammi-noacidi essenziali del tutto simili a quelli delle proteine umane, ragion per cui - anche in merito all’esigua entità quantitativa - le bacche di Goji NON dovrebbero essere considerate una fonte proteica significativa.- Grassi delle bacche di GojiLe bacche di Goji contengono una piccola frazione lipidi-ca, ma di ottima qualità, soprattutto per quel che riguar-da la natura degli acidi grassi.Prevalentemente insaturi, un’ottima percentuale di questi lipidi è polinsatura essenziale:Acido linoleico (omega 6)Alfa-linolenico (omega 3).I derivati attivi degli acidi grassi polinsaturi essenziali svolgono molte funzioni insostituibili, tra cui:Costituiscono le membrane cellulari e il tessuto nervosoSono precursori degli eicosanoidi antinfiammatori e proinfiammatoriHanno un impatto positivo sul metabolismo (colestero-lemia, trigliceridemia, glicemia, pressione sanguigna)Abbassano il rischio vascolarePreservano la funzione visiva e cerebrale ecc.Steroli delle bacche di GojiPrive di colesterolo, le bacche di Goji contengono invece degli steroli vegetali (fitosteroli).Il più abbondante è chiamato beta sitosterolo che, pur NON essendo considerato un nutriente essenziale, do-vrebbe svolgere un ruolo benefico per l’organismo, osta-colando l’aumento della colesterolemia e moderando di conseguenza il rischio cardiovascolare.

Carboidrati e fibre delle bacche di GojiIl contenuto di carboidrati delle bacche di Goji è rilevan-te. I glucidi, semplici e complessi, costituiscono i macro-nutrienti energetici quantitativamente più importanti; come tali, partecipano considerevolmente all’apporto ca-lorico totale (che ricordiamo non essere molto elevato).L’apporto di fibra alimentare è buono.Nel contesto di una porzione ragionevole, tali proprietà conferiscono alle bacche di Goji un indice e un carico glicemico moderati, esercitando un impatto glicemico - insulinico universalmente adeguato, contengono anche dei carboidrati con funzioni principalmente metaboli-che.

Vitamine nelle bacche di Goji- Vitamine liposolubiliLe bacche di Goji contengono una discreta quantità di vitamine liposolubili, in particolare di vitamina E (toco-feroli o tocotrienoli) e di provitamina A (carotenoidi), entrambe con funzione antiossidante.La vitamina E interferisce sul meccanismo ossidativo del-le membrane cellulari, proteggendo i grassi polinsaturi.

I carotenoidi sono molecole indispensabili anche per la protezione del meccanismo visivo e risultano necessarie al mantenimento dell’integrità epiteliale.- Vitamine idrosolubiliLe bacche di Goji sembrano vantare un discreto contenu-to vitamina C (acido ascorbico), anch’essa fortemente an-tiossidante. Peraltro, questa vitamina è un importantissi-mo precursore del collagene (proteina fondamentale dei tessuti connettivi) e un elemento necessario al supporto dei sistemi di difesa immunitaria.Nota: la compresenza delle vitamine A, C ed E esercita un’azione sinergica protettrice dallo stress ossidativo molto efficace.Tra le altre vitamine idrosolubili, nelle bacche di Goji si evincono ottime concentrazioni di B2 (riboflavina), di cui la fonte ordinaria nell’alimentazione occidentale è co-stituita dal latte e derivati. Questa vitamina rappresenta un costituente enzimatico molto importante ed essen-ziale in vari meccanismi biologici di ossidoriduzione e respirazione cellulare.

Sali minerali nelle bacche di GojiAnche in merito ai sali minerali, le bacche di Goji non deludono, questi frutti contengono:Calcio: essenziale per le ossa; l’assorbimento di quello contenuto nei vegetali è spesso compromesso dalla pre-senza di agenti antinutrizionali (ossalati e fitati)Ferro: determinante per la sintesi di emoglobina e per il trasporto dell’ossigeno nel sangue; quello dei vegetali (Fe3+ o ferro ferrico) è tuttavia poco biodisponibile.Potassio: un sale minerale indispensabile per l’eccitabi-lità neuromuscolare, la ritmicità del cuore, la pressione osmotica, l’equilibrio acido-base e la ritenzione idrica; è spesso carente negli sportivi e negli anzianiZinco e selenio: due potenti antiossidanti, importanti an-che per il metabolismo osseo e per la funzione tiroidea.

A cosa servono le bacche di Goji?In definitiva, queste sembrano svolgere principalmen-te le funzioni: Antiossidante, Anti aging (antinvecchia-mento), Antitumorale, Protettiva nei confronti di alcune malattie del ricambio (ipercolesterolemia, iperglicemia, ipertrigliceridemia, ipertensione, sindrome metabolica ecc).Benché si tratti di un alimento estremamente ricco (ma non per questo “miracoloso”), rammentiamo che le bacche di Goji reperibili in commercio sono prevalente-mente in forma disidratata o in polvere. Tale precisazio-ne è a dir poco essenziale, poiché alcuni dei nutrienti già menzionati subiscono negativamente l’effetto “dell’invec-chiamento alimentare”. In particolare, essiccando le bac-che, esponendole alla luce, all’ossigeno e conservandole per lungo tempo, avviene una notevole decurtazione di acidi grassi polinsaturi, di vitamina E e di vitamina C (ma non solo), che tendono ad ossidarsi perdendo la propria funzione metabolica.

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20 Associazione Diabetici Marsicana

DIABETE GESTAZIONALE – tutelare la salute di mamma e bambino attraverso diagnosi e trattamento

La gravidanza rappresenta, per l’organismo femmi-nile, un periodo caratterizzato da molteplici adat-

tamenti volti a consentire l’armonioso sviluppo del prodotto del concepimento nonché la preparazione al travaglio, al parto e all’allattamento.

Tali cambiamenti rientrano nel fisiologico decorso della gravidanza e riguardano praticamente ogni organo ed apparato. A carico del sangue, ad esempio, le variazioni più significative sono l’aumento del volume plasmatico, la maggiore richiesta di alcuni nutrienti (ferro, folati, vi-

tamina B12) e le modificazioni del sistema della coagu-lazione. A livello cardiocircolatorio si assiste all’aumen-to della contrattilità e della frequenza cardiaca. Nei reni si verifica un incremento di volume e di funzionalità. Alcune delle manifestazioni clinicamente più evidenti riguardano il canale alimentare: basti pensare a sinto-mi quali nausea e vomito, presenti in una significativa percentuale delle gestanti. Per quanto concerne il siste-ma endocrino si assiste ad una modulazione della fun-zionalità di tutte le ghiandole, dalla tiroide al surrene, all’ipofisi, con conseguenze sul metabolismo lipidico, proteico e glucidico.

Il metabolismo glucidico è dominato nel corso della ge-stazione da una ridotta capacità dei tessuti di risponde-re allo stimolo dell’ormone ipoglicemizzante insulina, condizione che prende il nome di “ridotta sensibilità all’insulina”. Entro certi limiti ciò rientra nel fisiologico decorso della gravidanza, poiché ne risulta un modesto aumento della glicemia postprandiale essenziale per fa-vorire l’utilizzo di glucosio da parte del feto. Tuttavia, in alcune pazienti, la glicemia può risultare aumenta-ta oltre i valori considerati fisiologici in gravidanza: in questi casi compito del medico è comprendere se questi valori sono da attribuirsi ad un diabete mellito pre-esi-

a cura di:Dott.ssa S. CICCHINELLI

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Prevenzione e SalutePrevenzione e Salutestente al concepimento o a un cosiddetto diabete melli-to gestazionale (DMG).

Si definisce DMG l’intolleranza al glucosio che insorge nel corso della gravidanza e si risolve in genere a breve tempo dal parto. Il DMG è una delle più frequenti com-plicanze della gravidanza e il suo precoce riscontro è di grande importanza per due motivi: il primo è che que-sta condizione predispone ad una serie di complicanze materno-fetali; il secondo è che il mantenimento di un buon controllo glicemico può prevenire la comparsa di queste complicanze.

Le complicanze più rilevanti a carico del feto e del ne-onato sono:• la pre-eclampsia: ipertensione associata a proteinuria o edema o ad entrambe, dovute alla gravidanza; • la macrosomia fetale: peso del neonato superiore a 4500 grammi. La macrosomia a sua volta determina un aumento del rischio di sproporzione cefalo-pelvica, di-stocia di spalla, paralisi ostetrica e encefalopatia ipossi-co-ischemica; • l’ipoglicemia neonatale.Le principali complicanze per la madre sono:• le lacerazioni perineali che sono secondarie alla ma-crosomia;• l’aumentato rischio di sviluppare un diabete mellito di tipo 2 (DM2) conclamato: si stima che oltre il 15% delle donne che hanno presentato DMG sviluppino DM2 entro 5-15 anni dal parto.

Per queste ragioni, nel corso degli anni, l’attenzione del-la comunità scientifica si è focalizzata sull’elaborazione di efficaci metodi di screening diretti alla precoce indi-viduazione di donne con DMG.

Le attuali linee guida suggeriscono di sottoporre tutte le donne a rilevamento della glicemia a digiuno o della glicemia random durante la prima visita, con l’inten-to principale di identificare un diabete pre-esistente al concepimento. Una volta esclusa questa condizione, i passi successivi per l’identificazione di un eventuale DMG dipendono dal profilo di rischio della paziente. Se alla prima visita la paziente presenta glicemia com-presa tra 100 e 125 mg/dl o storia di diabete gestazionale in una precedente gravidanza o obesità (BMI pre-gravi-dico ≥30) viene considerata ad “alto rischio per DMG” e le viene proposto, tra la 16a e la 18a settimana di gestazione, un “test orale di tolleranza al glucosio” (OGTT), ossia un esame in grado di rilevare anomalie del metabolismo glicidico e, in caso di alterazioni, di diagnosticare il DMG. Se l’esame risulta negativo si ri-pete tra la 24a e la 28a settimana. La OGTT viene invece effettuata alla 24a-28a settima-na per le pazienti che presentano glicemia normale alla prima visita ma almeno un fattore di rischio come età ≥ 35 anni, BMI pre-gravidico ≥ 25, macrosomia fetale o DMG in una gravidanza precedente, anamnesi familia-

re di diabete, famiglia originaria di aree ad alta preva-lenza di diabete.

Una volta posta diagnosi di DMG la paziente viene se-guita con un approccio multidisciplinare che contempla le figure di numerosi specialisti tra cui il diabetologo, il neonatologo, l’ostetrico e il dietologo che la istruiscono sulla condotta alimentare da mantenere nel corso della gravidanza (anche sulla base del peso pre-gravidico), sull’attività fisica e sull’automonitoraggio domiciliare della glicemia. Nella maggior parte dei casi la sola mo-difica delle abitudini di vita è sufficiente a controllare il DMG. Qualora i valori di glicemia non fossero adegua-tamente controllati, il diabetologo può impostare una terapia farmacologica. L’obiettivo finale è quello di ga-rantire un normale sviluppo del nascituro, di prevenire le complicanze legate al DMG e di inserire la paziente in un programma di monitoraggio post-parto che con-senta di individuare precocemente l’insorgenza di un diabete mellito di tipo 2 conclamato.

BIBLIOGRAFIA1. AGOI. (2007) Linee Guida AGOI. Macrosomia gravidanza post-termine. Edite-am.2. AIPE. (2007) Linee guida per il management dell’ipertensione in gravidanza. Edi-team. 3. Comitato regionale percorso nascita. Tavolo tecnico regionale sulla malattia dia-betica. Direzione centrale salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e fami-glia. (2014) Il diabete gestazionale Documento di indirizzo per la gestione del diabe-te gestazionale. Strumenti – Ottobre 2014. Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. 4. Crowther C.A. et al. (2005) Effect of treatment of gestational diabetes mellitus on pregnancy outcomes. N Eng J Med. 352: 2477-2486.5. International Association of Diabetes and Pregnancy Study Groups Consensus Panel. International association of diabetes and pregnancy study groups recommen-dations on the diagnosis and classification of hyperglycemia in pregnancy. (2010) Diabetes Care. 33(3):676-682. 6. Lain K.Y. et al. (2007) Metabolic changes in pregnancy. Clinical Obstetrics and Gynecology. 50(4):938-948.7. Moyer V.A. et al. (2014) Screening for Gestational Diabetes Mellitus: U.S. Preven-tive Services Task Force Recommendation Statement. Ann Intern Med. 160(6):414-420.8. National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health (UK). (2015) Diabetes in Pregnancy: Management of Diabetes and Its Complications from Pre-conception to the Postnatal Period.9. NICE (National Institute for Health and Clinical Excellence) (2008) Clinical gui-deline. 63; Gilmartin A. et al. (2008) Gestational diabetes mellitus. Rev Ostet Gyne-col. 1:129-134.10. NICE guidelines. (2015) Diabetes in pregnancy: management from preconcep-tion to the postnatal period. 11.Soma-Pillay P. et al. (2016) Physiological changes in pregnancy. Cardiovasc J Afr. 27(2): 89–94.

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Un Impegno Costante

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Fonte: guide pratiche Altroconsumoa cura di Sonia Sartori

Speciale Ricette

Insalata di Farro fresca e gustosa

Con quale farro preparare la ri-cetta? Decorticato o perlato?

Dipende da quanto tempo si ha. Il farro decorticato ha bisogno di un tempo di cottura più lungo, ma ha il vantaggio di fornire più fibra. Il far-ro può infatti essere lavorato in due modi diversi: se si elimina la pare più esterna (glume e glumella) ma si tiene la crusca, si ottiene il farro decorticato. Il chicco completo di crusca è una fonte di fibra, importante per la no-

stra alimentazione. Però richiede ammollo e tempi di cottura abbastanza lunghi. Il farro perlato è più “nudo”: non solo gli si toglie la parte esterna, ma anche la crusca. Perde così molta fibra. Il vantaggio è che si salta l’ammollo e cuoce prima. All’altro estremo il farro intero o integrale: contiene più fibre, ma è più lento da cuocere. Le calorie sono circa 350-360 per 100 g a seconda della quantità di fibra presente (più fibra, meno calorie).

Farro con il pestoPer quattro persone- 320 g di farro- 120 g circa di pesto- 300 g di pomodorini tagliati a metàUn pizzico di sale

Fai lessare il farro. Una volta cotto e scolato, lasciarlo raffreddare. Aggiun-gi il pesto ed i pomodorini tagliati a metà. Guarnisci il piatto con scaglie di formaggio e foglioline di basilico.

TANTE FIBRE,POTASSIO E VITAMINA C

Ogni porzioneApporta-5,6 g di fibra-218 mg potassio-16 mg di vit. C

455 kcala porzione

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