Diario di caccia in Sudafrica - FG...

26
Diario di caccia in Sudafrica Diario di caccia in Sudafrica 19-27 maggio 2006 scritto da Marco Zenone © MZ 2006 © Marco Zenone 2006 Pagina 1 di 26

Transcript of Diario di caccia in Sudafrica - FG...

Page 1: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Diario di caccia in Sudafrica

19-27 maggio 2006

scritto da Marco Zenone

© MZ 2006

© Marco Zenone 2006 Pagina 1 di 26

Page 2: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

19.05.2006 (scritto 18:30 del 20.05.06, aereo VR - Parigi)

Da qualche giorno cerco di preparare la mia valigia e i bagagli per il Sud Africa, ma non ho mai tempo; o

forse mi manca lo sprint finale di sapere che DEVO finire sennò non ce la faccio a partire.

La lista a excel è pronta da mesi; ri-aggiornata nelle ultime settimane.

Alla fine riesco a finire i bagagli, sono 4:

- valigia rigida

- zaino medio-piccolo, che porterò nei 3 + 3 viaggi aerei come bagaglio a mano

- valigia con carabina CZ mod. ZKK 600 in cal. 30-06

- valigetta con 50 colpi in 30-06 di cui 40 da 165 gr. (Remington CORE LOKT) e 10 da 180 gr.

(Winchester Silver tip).

Con Daniela, mia moglie, parliamo poco del viaggio, so che lei non approva e non condivide.

Alla fine dei bagagli, resta qualcosa da comprare, per il sabato mattina. La partenza è alle 18:10 da VR

per Parigi, poi su Johannesburg, poi Port Elizabeth.

20.05.2006 in aereo VR – Parigi

Salutati i 3 figli più grandi, che alle 15:00 hanno la riunione Scout, resto a chiudere i bagagli, prendere le

ultime cose acquistate stamattina, chiudere con catenelle di ferro e lucchetti la carabina e le munizioni, e

ricevo le telefonate di Alessandro A. e Michele P., compagni d’avventura.

Saluto Daniela, che è nervosa e arrabbiata, nervosa perché ha paura dei pericoli che correrò, arrabbiata

perché parto (anche se lo sa da mesi), perché la lascio sola a casa coi bambini, perché non voleva che io

partissi.

Le formalità all’aereoporto Catullo di Verona sono state lunghe ma abbastanza semplici; check-in con

dichiarazione delle armi e munizioni, pagamento di 40 Euro per la guardia giurata che avrebbe portato

armi e munizioni all’imbarco, giro dalla Polizia per il controllo della licenza di temporanea esportazione,

della matricola dell’arma, e dei colli; poi, separati dalle armi e colpi, e senza le valigie già consegnate al

check-in, finalmente liberi di passare i controlli di sicurezza e sedersi qualche minuto in sala d’attesa per

l’imbarco. Intanto Michele P., sofferente di una forma acuta di lombo-sciatalgia presa in volo di ritorno

dal Brasile, dichiarate al check-in le siringhe (non gliele hanno lasciate, le ha dovute mettere in valigia),

ha fatto una puntata al pronto soccorso dove, date le iniezioni già fatte, gli hanno dato solo un’ulteriore

pastiglia (che non ha preso …)

Nello zainetto a mano ho messo quello che non voglio farmi rubare dalla valigia, fotocamera digitale

Nikon Coolpix 5400 con schede da 512 Mb, 256 Mb e 16 Mb, mini-treppiede e tre batterie al litio

cariche, telemetro Bushnell laser da 800 yarde max, un telefono cellulare di scorta (Nokia 6100), vari

effetti personali, torcia a 8 led da testa o da casco, e per emergenza (smarrimento valigia) un paio di calze

e mutande ed una t-shirt. E il binocolo zoom 8-32x40 camo, un cuscino gonfiabile per reggere il collo

mentre dormo, Tom Clancy da leggere nelle pause, tappi per orecchie (ne ho seminati in tutti i bagagli).

© Marco Zenone 2006 Pagina 2 di 26

Page 3: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Domenica 21.05.2006 ore 23.20

Doveva essere un’avventura, e come avventura è già iniziata.

Alessandro arriva a Parigi al gate poco prima dell’imbarco, a Milano gli hanno chiesto 400 euro in più per

armi e colpi, poi ci imbarchiamo, cena in aereo strizzati, non si riesce a muoversi per mangiare

(ovviamente siamo in classe turistica), poi si dorme stretti, poco e male, accanto a me Michele P. ogni

tanto fa 5 o 6 russate che sembra il gorgoglio di un sommergibile che emerge, al mattino colazione, una

veloce passata ai servizi dell’aereo (anche se è un Boeing 747, il Jumbo, le toilettes sono piccole, con

coda, e senza più le dotazioni di servizio), e poi è ora di sbarco.

L’avventura continua: ad Alessandro manca tutto: valigia, carabina e colpi. Io sono il più fortunato:

mancano solo i colpi. Facciamo la richiesta di inoltrare tutto al nostro ospite per il safari, Franco Giulietti,

poi espletiamo alla Polizia sudafricana le pratiche per le armi e colpi e … la nostra coincidenza parte

senza di noi.

Cerchiamo il primo volo successivo per Port Elisabeth, è dopo un’oretta e mezza, ma British Airways

comunica che nei voli interni in Sud Africa non accetta armi e munizioni.

Passiamo al volo South African Airways delle 15.30. Saltiamo il pasto, che faremo appena imbarcati sul

volo, in ritardo di mezz’ora, verso le 16.15.

A Port Elisabeth ritiriamo bagagli, armi, e incontriamo Franco Giulietti che ci aspetta con il Pick-up 4 x 4

con rimorchio per i bagagli. Purtroppo sono già le 17.30, il sole è al tramonto, e non vediamo quasi nulla

da Port Elisabeth alla game farm.

L’avventura continua: dopo un po’, sulla strada statale, bella ed asfaltata come da noi, sentiamo uno

strano rumore. Accostiamo a sinistra (si guida come in GB) ed una gomma (posteriore destra) è a terra.

Stacchiamo il rimorchio, con qualche fatica solleviamo la macchina col crick, morendo di paura ogni

volta che macchine e

soprattutto camion ci

sfrecciano accanto nel

buio, sostituiamo la

gomma e ripartiamo.

Dopo circa 2 ore e mezza

di strada arriviamo alla

“farm”. Mezz’ora di

sterrato e siamo al

cancello, lo apriamo a

mano e abbiamo mezz’ora

per arrivare alla casa di

caccia. Innestiamo le 4

© Marco Zenone 2006 Pagina 3 di 26

Page 4: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare di investire animali. Prima una lepre ci corre

davanti per qualche decina di metri, per poi sparire nel veld. Poi incontriamo un gruppo di 3 o 4 gazzelle

impala che, abbagliate dai fari, se ne stanno ferme 3 metri a destra della strada.

Ci fermiamo per guardarle e non si muovono: un bello spettacolo. Oggi è piovuto, passiamo qualche

depressione allagata da grandi pozzanghere e poi ci fermiamo qualche minuto, spegniamo auto e fari, e

guardiamo il cielo stellato, con così tante stelle che noi neanche immaginiamo, e con la via lattea molto in

evidenza, sembra addirittura una nuvola tanto è chiara, e poi le stelle che non sono solo in alto, ma si

vedono in tutto il cielo, anche basse sull’orizzonte, fino a toccare terra tutt’intorno.

Arriviamo alla casa di caccia: tutto uno stupore.

Anche se è buio (sono le 21.00) notiamo che è immersa nella vegetazione, c’è la piscina appena fuori, una

costruzione scavata a lato per i barbecue, e la moglie di Franco Giulietti che ci attende con un’ottima cena

già pronta. La innaffio con un bianco, un ottimo Chardonnay di Città del Capo (da 14°) e poi, dopo che

Alessandro ha fatto un’iniezione a Michele P., ci ritiriamo per lavarci e dormire, in tre belle stanze tutte

con stufette elettriche accese ed accese anche le coperte termiche elettriche.

Domani sveglia solo alle 7, tanto aspettiamo ancora armi, munizioni e bagagli di Alessandro.

Lunedì 22.05.06 ore 17.50 20.55

Stamattina sveglia verso le 7.15. Franco G. quando parla in Afrikaans ha un’altra voce, più bassa che

quando parla con me in inglese o con noi in italiano.

Mi sveglio subito, senza troppo sonno, nonostante ieri sera abbia scritto fino quasi a mezzanotte.

Il programma della giornata prevede un caffè con qualche biscotto appena svegli, poi subito a caccia. Poi

un bel brunch verso le 11.00 e riposo fino alle 13.00, ore in cui gli animali non si fanno vedere. Poi caccia

fino al tramonto,

ritorno, doccia e lauta

cena, preparataci dalla

brava Charmaine,

moglie di Franco.

Usciamo sul

fuoristrada, io e

Alessandro all’inizio

ci alterniamo nel

posto anteriore a

sinistra (guida il PH

Franco, a destra), con

Michele P. in cabina

dietro e Mabuti, il

© Marco Zenone 2006 Pagina 4 di 26

Page 5: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

tracker tuttofare, in “cassa”, cioè su una traversa imbottita dietro nel vano del pick-up, e quindi all’aperto

e più alto della cabina.

Essendo io l’unico dei due “in caccia” che ancora non ha avuto il “battesimo del sangue”, si decide poi

tacitamente di lasciarmi con il fucile nel posto anteriore.

Il fucile, in prestito dal PH per i noti problemi di Air France con lo smarrimento di armi e munizioni, è un

bel Sako in .308 Win. con canna pesante e ottica 6-24x40, tarata a 200 metri, con cartucce ricaricate da

Franco, in rame massiccio e a punta cava.

Ogni tanto Franco rallenta o si ferma, ci indica qualcosa, là lontano da qualche parte, Michele P. e

Alessandro vedono gli animali, io di solito non vedo un bel niente, poi se hanno voglia di spiegarmi bene

con qualche riferimento, vedo qualcosa, mi tolgo gli occhiali (da miope) ed inforco il binocolo zoom 8-

32x40, lo tengo al minimo, su 8x, e riesco a vedere degli impala, o degli orix o kudu, o bushbock o

facoceri.

Più spesso è Mabuti che vede qualcosa, allora batte sul tetto della cabina, il PH rallenta e frena, dal

finestrino posteriore Mabuti gli dice due parole su dove sono gli animali, o indica, subito Franco li vede e

col binocolo li inquadra e ci dice cosa sono, quanti, se maschio o femmina, e se è maschio se è un bel

capo già adulto e da cacciare o se è giovane e da lasciare.

La cosa si ripete varie volte, viaggiando tra i 20 e i 40 Km/h sulla pista sterrata, a tratti fangosa, a tratti

con pozzanghere marron, segno delle piogge abbondanti quanto fuori stagione degli ultimi 3 giorni. Dopo

© Marco Zenone 2006 Pagina 5 di 26

Page 6: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

mezz’ora, su consiglio di Franco, invece che al posto anteriore, prendo con me il fucile e vado “in cassa”,

con Mabuti che guarda fisso per manciate di secondi per localizzare qualche animale o branco di animali.

Io guardo dove guarda lui, e come al solito non vedo niente. [te lo dico sempre che non vedi un elefante a

1 metro! nota della moglie] Lui batte sul tetto, ci fermiamo, Franco spegne il motore per non fare rumore,

Mabuti punta il suo binocolo, un 8x30, punto anch’io il mio nella stessa direzione, non vedo niente,

alberelli, terra, cespugli, alberelli, chiedo a Mabuti in inglese dov’è che c’è qualcosa, lui è paziente, mi

chiama “sir”, mi dà i riferimenti precisi da cui partire, lo seguo, capisco, tolgo gli occhiali e punto il

binocolo, sì, ci siamo, vedo 3 nyala che pascolano, poi si muovono, Franco e Alessandro sono già giù dal

Nissan che puntano i

binocoli; vedono subito i

nyala.

Chiediamo a bassa voce

ad Alessandro a che

distanza sono, Franco il

PH stima subito 320

metri, Alessandro che ha

un binocolo Leica Geovid

8x42 con telemetro

incorporato misura e

risponde 315 metri, noi

tutti ci incazziamo per la

precisione di stima di

Franco, io che neanche riuscivo a vederli se non mi spiegavano dov’erano, e li lasciamo stare, dato che

sono troppo lontani ed in fondo anche troppo costosi; tiri il grilletto al nyala e sono già subito 2200 € in

una frazione di secondo.

La mattina procede, andiamo, le mani si gelano sulla barra del roll-bar, e mi metto a pensare. Io sono un

principiante, anzi sono uno zero, a caccia non ci sono mai stato, non so niente, non mi posso neanche

chiamare principiante.

A casa ho 34 armi, metà pistole e revolver, metà fucili a pompa e carabine, ho sparato migliaia di colpi

contro fogli di carta, contro piatti metallici, contro birilli da bowling, so riconoscere, usare e smontare

almeno 60 tipi di armi diverse, … ma a caccia sono uno zero perfetto. Non ho mai neanche provato. Ma

ho qualcosa in più degli altri zero, miei pari grado in fatto di caccia e magari sparacchiatori da subito; l’

ho imparata al Maffei, il liceo classico di Verona, e si sintetizza in due frasi greche: la prima,

γνωθι σεαυτον, “conosci te stesso”, e la seconda, dalla filosofia non so se di Socrate o Platone, che

mi ricorda che io una cosa so, e cioè “so di non sapere”. In una parola, umiltà. Ed intanto che mi si

gelavano le mani sul roll-bar del Nissan pick-up, in lontana terra d’Africa, a caccia in safari, come sogno

da anni, ogni volta che Mabuti vede quale cosa che io non vedo, ogni volta che Alessandro e Michele P.,

© Marco Zenone 2006 Pagina 6 di 26

Page 7: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

la vedono prima di me, ogni volta che Franco stima la distanza ad occhio e la sua precisione viene

confermata dal telemetro laser, io mi ricordo chi sono: non importa se in qualcos’altro pensi di essere

bravo, o di esserlo stato, nell’hic et nunc, “qui ed ora” non so niente e non so fare niente.

E, per la prima volta in vita mia, primo regalo dall’Africa, avverto dentro di me una grande liberazione.

È faticoso essere qualcuno, è dura essere bravi, devi sempre dimostrarlo, non puoi sbagliare, devi fare

vedere che sei come si dice di te, devi ottenere buoni risultati, devi continuare a ottenerli. Tutti si

aspettano da te che tu sia conforme alle aspettative che loro hanno.

Si spia il cedimento e si aspetta che tu non riesca, per rimetterti a posto: “Visto, è stato solo un colpo di

fortuna”. “Ma allora non sei poi così bravo”. “Vedi che anche tu sbagli”. La mediocrità che non attende

altro che prendersi una rivincita sull’eccellenza: “In fondo siamo tutti uguali”.

Qui no, qui sono io ad essere lo scemo del villaggio, quello che non ha mai cacciato. E qualsiasi cosa io

faccia, non devo incontrare aspettative, attese, pretese. Se sbaglio, è normale. Se faccio male, è ovvio.

E così, nel ciclo della vita, un’altra volta, con gioia e umiltà, parto dal gradino più basso.

Decine di volte Mabuti batte sul tetto della cabina, decine di volte ci dispieghiamo attorno al pick-up con i

binocoli, vediamo, apprezziamo tante bellezze di vegetazione, d’animali, di paesaggi ed altrettante volte

risaliamo sul pick-up, per ripartire in pochi secondi e cercare ancora, più avanti. Ci fermiamo, sinistra un

branco, saranno 6 o 7 impala, maschi e femmine. Se ne vanno verso il veld, scende Franco e mi dice di

seguirlo a piedi. Prendo il Sako, ha 4 colpi nel serbatoio; ne metto uno in canna, metto la sicura, e metto

l’arma a spalla con la cinghia; bella larga, di pelle intrecciata. Ci inoltriamo nel veld; terra marrone,

alberelli verdi con spine lunghe,

appuntite, grigio argento: acacia

spinosa.

Lo seguo agevolmente, l’arma a

spalla è un dolce peso, che come

sempre non mi dà fastidio ma mi fa

sentire parte di questo mondo,

Africa-natura-caccia, che amo da

anni, seppure finora di amore

platonico.

Faccio attenzione a dove passo,

cerco di non pungermi, cerco di

camminare senza fare troppo

rumore, non voglio che Franco mi pensi non solo un principiante, ma anche un “cittadino” incapace di

muovermi nella natura senza sembrare un branco di elefanti.

Rientriamo in contatto con gli impala, adesso ne vediamo solo 3 o 4, ma continuano ad allontanarsi.

Rinunciamo all’inseguimento, e approfitto della marcia di ritorno al pick-up per fare qualche domanda a

Franco. Non mi risponde, aspetto qualche secondo, penso che non abbia sentito bene, rifaccio la

© Marco Zenone 2006 Pagina 7 di 26

Page 8: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

domanda, e vedo che mi fa cenno con la mano di non fare rumore, e si ferma. Ha visto qualcosa. Indica

là, in mezzo alla boscaglia rada del veld. Vedo qualcosa di marron chiaro che se ne va velocemente, e

Franco mi dice gentilmente che per quel motivo non mi rispondeva, aveva visto qualcosa e la voce

l’avrebbe messo in fuga. Infatti.

Altra lezione: siamo in caccia. Siamo sempre in caccia. Penso: “Ma … stavamo tornando al pick-up!”.

Ho capito la lezione, e non me la farò ripetere.

Sono le 10 passate, la mattina si sta un po’ riscaldando. E non abbiamo preso niente. Mi diceva

Alessandro di non avere fretta, in 5 giorni si può fare di tutto.

Torniamo verso la casa nella farm, e i miei occhi stanno iniziando a “vedere” un po’ meglio.

Ad un certo punto sento il pick-up che frena, e nello stesso tempo Mabuti mi indica a destra, nella piana

al nostro livello, un animale non lontano. Ormai conosco la storia, l’abbiamo già ripetuta decine di volte.

Inquadro l’impala direttamente nel cannocchiale del fucile, il colpo è già in canna, e Franco mi dice che è

un bel maschio, corna buone, si può fare, Alessandro mi risponde che è a 130 metri, Franco mi dice di

mirare diritto, tanto la taratura a 200 m. andrà più che bene.

L’impala mi è di fronte, mi guarda, aumento gli ingrandimenti da 6 a 12, Franco mi dice “spara!”, è già

capitato un paio di volte che l’animale si muova mentre lo punti, quindi o spari subito o lo perdi. Chiedo a

Franco: “Dove?” Non ero preparato a sparargli di fronte, lo pensavo di fianco, “da cartolina”, come dice

Franco.

Mi risponde: “In mezzo al petto”, miro bene e tiro. Giù, secco. Mi guardano tutti, e subito si

complimentano, bel tiro,

non si muove più. Anche

Mabuti mi viene subito a

stringere la mano. Andiamo

a prenderlo.

Sono curioso di vedere

dove l’ho preso, è un po’ in

alto, sul collo, proprio in

mezzo, ma va bene. A tirare

più alto ancora rischiavo di

rovinare il trofeo. E

chissenefrega del trofeo.

Tocco l’impala, era bello,

begli occhi, aspetto gentile;

quasi mi dispiace, non mi faceva niente di male, anche se lo lasciavo vivere stavo bene lo stesso. Foto di

rito. Mabuti prende il coltello e inizia ad aprirgli la pancia, e il leggero senso di colpa si fa un po’ nausea.

Estrae i visceri e li getta da parte, volpi e altri selvatici ne faranno banchetto. La nausea e il senso di colpa

crescono un po’, li ricaccio indietro, questa è la caccia, questa è la vita, questa è l’Africa.

© Marco Zenone 2006 Pagina 8 di 26

Page 9: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Caricano l’impala sul retro del pick-up, e questa volta lascio solo Mabuti, e salgo in cabina e ripenso che

l’impala era più bello vivo, e che in fondo non sono un grande cacciatore d’Africa, ma sono solo ancora

lo zero di prima, e in più ho ammazzato un impala di 35 Kg.

E va bene, non era un cristiano, e in ogni caso di qui io volevo e dovevo passare.

“Volevo” perché ho letto quasi tutto ciò che ha scritto Hamingway, romanzi e racconti, e poi ho iniziato a

leggere Wilbur Smith, e ho letto 18 - dicesi diciotto - dei suoi romanzi, ed entrambi gli autori mi hanno

fatto salire, irresistibile, il desiderio di safari in Africa.

“Dovevo” perché in realtà il desiderio ruotava attorno ai grandi safari africani, ai cosiddetti “big five”,

leone, elefante, bufalo, rinoceronte, e il quinto è il leopardo oppure l’ippopotamo? E per cacciare questi,

mio sogno di divoratore di romanzi, dovevo pure iniziare dal primo gradino, dalla caccia semplice e meno

pericolosa, no?

Proseguiamo verso la farm bassa a riportare l’impala, e mi chiedono se voglio il trofeo a mezzo busto o

solo le corna montate sul teschio. Rispondo a tutti, stupiti, che non voglio né l’uno né l’altro, che del

trofeo non me ne frega niente.

Non riescono a capacitarsi del fatto, e alla fine Alessandro dice che lo prenderà lui.

Torniamo a casa per il brunch, sono quasi riuscito a ricacciare giù senso di colpa e nausea, ma ecco che

già ritornano.

Mangiamo dolci, pane,

marmellate, miele, uova al

bacon, salsicce di kudu,

latte, caffè, torta, e alle

12:45 riprendiamo il pick-

up per il pomeriggio di

caccia.

Stavolta il fucile lo tiene

Alessandro, e se ne sta

davanti a sinistra, di fianco

a Franco. Ne approfitto per

tornare dietro, “in cassa”, di

fianco al nostro tracker

Mabuti che, mentre noi

mangiavamo, ha ripulito il vano del pick-up e lavato via il sangue.

Ancora qualche decina di “stop-and-go”, la cosa mi piace sempre di più, adesso il senso di colpa è quasi

superato.

Passiamo spediti traballando, e d’un tratto Mabuti guarda a sinistra, in basso nel bush giù da una scarpata

e subito batte sul tetto della cabina; non so cos’abbia visto, ma ormai ho capito che se non c’è niente, e lui

© Marco Zenone 2006 Pagina 9 di 26

Page 10: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

batte, allora vuol dire che c’è qualcosa. Ovviamente Franco, che conosce Mabuti, frena e ferma subito, e

Mabuti fa cenno di arretrare di qualche metro.

Spento il motore, tutti guardiamo, prima a occhio nudo e poi con il binocolo, e dopo 3 volte che mi ci fa

tornare sopra, capisco che là sotto, alla distanza che poi vedremo essere 73 metri, ma con un’inclinazione

di circa 60°, quel grande sasso grigio che ho guardato 3 volte è un bushbock accosciato che riposa. Franco

ci dice che il bushbock è l’unico del genere che, sano o ferito, può anche attaccare l’uomo.

Alessandro imbraccia il fucile, appoggia sul bipede-appoggio portatile di alluminio, tira, ed è giù, secco.

Poi si muove, rialza la testa, poi più nulla. Non scendiamo la scarpata, può essere pericoloso, sicuramente

è molto faticoso, e qui siamo in Africa, quello che è faticoso lo fanno i neri. Scende Mabuti. Noi risaliamo

sul pick-up e, per la pista, imbocchiamo un’altra sterrata che scende e passa sotto il bushbock abbattuto.

Dopo un quarto d’ora Mabuti ci chiama, l’ha trascinato alla pista. Ancora foto di rito, Mabuti toglie le

Questa volta non mi sento in colpa. Non perché non ho sparato io, ma Alessandro: non c’entra

viscere, carichiamo la preda, e via alla farm bassa dove prepareranno per il trofeo a mezzo busto.

. Perché

mo verso casa, buona giornata, io un’impala al mattino, compresa nausea e senso di colpa, e

Alessandro un bushbock al pomeriggio. Abbiamo fatto giornata. Penso che stiamo tornando un po’ troppo

presto, ma non mi dispiace: una doccia con calma e un po’ di relax, mica da sputarci sopra.

almeno il bushbock è un “cattivo”, uno che ti può attaccare, può essere pericoloso. OK, li sento già gli

animalisti ad oltranza, verdi e compagnia bolscevica, che ribattono che “se te ne stai a casa tua il

bushbock non ti viene a seccare”. Non mi interessa, questa volta la preda era “un cattivo”, e quindi sto

bene.

Tornia

© Marco Zenone 2006 Pagina 10 di 26

Page 11: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Io, al solito, siedo “in cassa”, con Mabuti. Qualcuno guarda in alto, a sinistra, sulla collina, nel bush:

fermi tutti, Franco ci dice che sono due kudu, ciascuno 250-300 kg. di animale, lunghe corna ritorte.

Alessandro li punta con fucile e cannocchiale, grossi, abbastanza costosi, sono 950 € al colpo.

degli altri,

on li ritrovi più.

Saliamo, fatica, spine, sassi, salita, poi il solito Mabuti vede a terra delle tracce di sangue, le segue verso

sinistra, e mi indica le gocce di sangue che, ogni tanto, punteggiano i sassi o i fili d’erba. Continuiamo a

Alessandro punta, Franco dice ”fai come vuoi, se lo vuoi puoi sparare, è un bel trofeo da libro dell’SCI”.

Alessandro è incerto, tiene inquadrato, poi toglie la sicura e tira. Il kudu va già, poi si rialza, ne spuntano

altri sei o sette e corrono tutti sul fianco della collina, verso sinistra. Uno zoppica, va più piano

poi non si vede più, dietro il bush, poi si vede ancora, poi sono due, Franco grida di tirargli ancora, ma

non si ferma, Franco prende il suo Sako in cal. 7 reg. mag. e fanno fuoco insieme. Non si vede più niente.

Al momento del tiro il telemetro diceva 202 m. ed è tutta salita, spini, sassi e bush. Qualcuno deve andare

su a vedere dove è finito il kudu. Chi mai? Per sicurezza, Alessandro mette un altro colpo in canna, mette

in sicura, e segue Mabuti che andrà a cercare il kudu. Franco, dal basso, dirige la ricerca. Gli chiedo

perché non va anche lui.

Mi spiega che una volta là, in mezzo al bush, si perde l’orientamento per l’eccessiva vicinanza, ed i

riferimenti che ti fai a 200 m. (radura piccola, albero rotondo, gruppo di rocce, albero più giallo dei

circostanti) non li vedi e n

Capisco, e ancora una volta mi dico di ricordarmi che “so di non sapere”, e porto a casa anche questa

lezione. Michele P. ha la gamba fuori uso, e si siede sulla pista di fianco al pick-up. Ed io, che paralitico

non sono, seguo Alessandro e Mabuti sulle tracce del kudu ferito.

© Marco Zenone 2006 Pagina 11 di 26

Page 12: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

seguire, a tornare sui nostri passi e a riprendere le tracce per mezz’ora, e Mabuti chiama alla radio la farm

perchè ci mandino la cagna che segue le tracce sangue: sennò non ne usciamo.

Con Mabuti continuiamo a seguire le tracce che mi lui indica, e ne approfitta per spiegarmi a gesti (per

nsieme fanno un grande

non far rumore che possa ulteriormente spaventare e rimettere in fuga il ferito) come riesce ad individuare

il verso di fuga dell’animale ferito dalla forma delle gocce di sangue sui sassi o sulle foglie: il verso va

sempre dalla parte grossa della goccia verso gli schizzi più piccoli; non avevo osservato bene, non ci

avevo fatto caso; faccio tesoro di tutti questi piccoli trucchi che tutti i

ammaestramento alla caccia ed alla vita nella natura.

Intanto continuiamo a girare e cercare, e ci ha raggiunto anche Franco.

Insieme, Franco e Mabuti si girano uno verso l’altro, a distanza di pochi metri, e scoppiano in risate ed

allegre imprecazioni in inglese, in afrikaans e in nkosa, lingua di Mabuti che anche Franco capisce e parla

abbastanza. Eravamo tutti pochi passi intorno al kudu, caduto a terra e morto, e non l’avevamo visto!

Ormai erano le 17:00, avevamo pochi minuti prima che il sole scendesse dietro un promontorio dalla

parte opposta della spianata, dopo di che scendere nel bush scosceso per 230 metri fino al pick-up sarebbe

stato meno piacevole e più pericoloso. Quindi foto di rito, rapide, in posizione disagiata nel bush lungo il

fianco scosceso del monte, ed intanto era arrivata la squadra di recupero, con cagna, altro fuoristrada,

attrezzature ed altri 3 o 4 neri per il lavoro, pesante, di riportare alla farm il kudu da 250 kg.

Anche questo, grosso, cornuto, grigio e brutto: meglio per me, niente senso di colpa. Adesso, dopo 3 ore

che scrivo, si sono fatte le 23:30 e il rumore di Michele P. che russa da ore nella stanza di fianco, dopo

© Marco Zenone 2006 Pagina 12 di 26

Page 13: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

l’iniezione di anti-infiammatorio fattagli da Alessandro, mi suggerisce di prepararmi con un buon sonno

ad un’altra giornata da grande cacciatore africano.

Martedì 23.05.06 ore 22.40

Solo ora mi rendo conto di avere sempre tralasciato di parlare delle cene che Charmaine, la gentilissima

moglie di Franco, ci prepara sempre, con l’aiuto di una giovane donna nera, che gira in casa

erennemente con un neonato legato ad una fascia dietro alla schiena.

Ci fa il pane, ieri ci ha perfino fatto 3 pani a ciabatta, meglio che in Italia, e ce li siamo fatti fuori con olio

ta di una pastasciutta, per passare ad ottime bistecche di gnu e ad

igorosamente evitato di aggiungere

ini sudafricani, sia lo Chardonnay che il Cabernet Sauvignon, entrambi di

cielo coperto, e ci accingiamo a sopportarlo per un

o in cerca di qualcosa da

ra in basso, a poco più

blue

p

di oliva e sale, declinando poi l’offer

un’abbondante filetto di Orix.

Poi i peperoni arrostiti e conditi con olio di oliva, e un buonissimo dolce di mele. Stasera Charmaine ci ha

stupiti, con abbondanti e squisiti spaghetti al ragu di kudu, ai quali ho r

il parmigiano, seppure della migliore qualità italiana, per gustare a fondo il sapore del ragù di kudu,

aggiungendovi piuttosto un filo di olio extra vergine di oliva di Cape Town.

Abbiamo anche apprezzato i v

ben 14° alcoolici.

Stamattina dunque la solita sveglia alle 7:00 con veloce caffè e biscotti, e alle 7:30 siamo già sul pick-up

con un cielo coperto che non promette nulla di buono, e una temperatura bassa che mi fa lasciare Mabuti

solo “in cassa” e salire in cabina al caldo ed al riparo dal vento.

L’umore di Michele P. resta sempre più nero del

altro giorno grazie all’aria frizzante ed all’attesa

per l’avventura. < salto il fatto di Alessandro con il Sako 22-250 >

Dato che il tempo tiene, anche se il sole non si fa

vedere, ci avventuriam

“portare a casa”. Percorrendo una strada a mezza

costa, con la vallata a sinistra, Mabuti bussa in

cabina (io intanto ero salito “in cassa”) e Franco

inchioda; vediamo a sinist

d’un centinaio di metri, tre bei maschi di

wildebeest, cioè gnu. Tiro fuori la Nikon digitale,

zoom avanti, inquadro, scatto 2 o 3 foto, e Franco

scende, mi porge il fucile e mi chiede cosa

diavolo sto aspettando a tirargli. Cado dalle

nuvole, pensavo che fossero altri animali molto

© Marco Zenone 2006 Pagina 13 di 26

Page 14: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

più costosi, non c’eravamo capiti, ed ora che io scendo e prendo l’arma i capi se ne sono già filati via. Mi

apposto a piedi, con il fucile sul bipiede, colpo in canna e sicura, e mandiamo giù Mabuti che li cerchi e

ce li spinga sotto tiro.

Torna dopo circa un quarto d’ora, sono scomparsi. Tolgo la sicura, tolgo il colpo dalla camera, richiudo

l’otturatore tenendo il grilletto premuto per evitare di farlo poi scaricare a vuoto, saliamo sul pick-up e

torniamo alla ricerca di questi blue wildebeest. Adesso lo ho visti bene, non sono come gli impala, che

r

moglie di Pali, il custode bianco della farm bassa, quella padronale, gli

certamente, e ci porta 4 sacchettini trasparenti, di cui uno con carne secca piccante, e 3 con carne non

età mattina, piovìggina appena, e ci dirigiamo verso casa (la

assomigliano al Bambi dei cartoni animati. Questi sono dei tori di gnu, brutti, grigio scuri, grandi corna

ricurve un po’ simili ad un bufalo, e pesano 250-300 kg.: ed in più hanno anche una gobba; decido che

sono dei bastardi e che li posso ammazzare senza nessun senso di colpa. Li ritroviamo dopo 20 minuti, e

questa volta con Franco ci capiamo al volo: letteralmente salto giù dal vano del pick-up, appena tocco

terra ho già aperto e chiuso e messo il colpo in canna e la sicura, Mabuti mi piazza il bipiede, punto

l’arma e tolgo la sicura, e dal pick-up a qualche metro Michele P. batte due volte leggermente sul vetro,

dall’interno, per dire qualcosa. I due o tre gnu in una frazione di secondo schizzano via galoppando, ed io

guardo Alessandro e Franco, rimetto la sicura, abbiamo tutti e 3 una faccia un po’ strana e un po’

incazzata, salgo “in cassa” con

Mabuti, e sento che guidando i

3 dentro discutono ad alta voce.

Guardo Mabuti, e lui mi dice

che suo nonno era molto

vecchio, e spesso faceva delle

grosse sciocchezze e pensava di

avere ragione, e tutti gli

dicevano che aveva torto, ma lui

ribadiva di avere ragione. Gli

dico che Michele ha 70 anni, e

lui mi dice che è molto, molto

vecchio.

a assaggiare la carne secca. La

dice che per lui, signore, ce n’è

Passiamo alla farm bassa, dove Michele P. chiede se gli fanno anco

piccante, da loro chiamata BBQ (barbeque).

Ricordando i molti romanzi di Wilbur Smith in cui si accenna all’importanza di questa carne secca (chi

non capisce, se li legga!) ne mangio con molta curiosità, e arrivo anche a prendere in giro Franco che non

vuole mangiare di quella piccante. Ormai è m

farm alta) per il brunch.

Arriviamo verso le 10:30, mangiamo, e alle 11:45 siamo già di nuovo in caccia.

© Marco Zenone 2006 Pagina 14 di 26

Page 15: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Dopo un’oretta dei soliti stop-and-go, ritroviamo uno dei blue wildebeest (gnu) che ormai cerchiamo da

ore, da quando Michele ce li ha fatti scappare.

o dietro ogni riparo per non farci vedere, e mi porta fino a

per

orto,

F

subito mi stringono la mano, si complimentano, intanto che Mabuti via radio chiam

altro Toyota pick-up e 4 neri per il recupero dell’animale.

a di cm. troppo avanti, per cui ho preso solo il

ssandro ieri,

Scendo veloce, colpo in canna e sicura, e seguo Mabuti che scende lungo il dolce declivio e mi indica un

punto lontano. Guardo con il binocolo, è il bastardo, gobbo, cornuto, a circa 200-250 metri da noi. Seguo

Mabuti, camminiamo in silenzio, ci abbassiam

100 metri dall’animale. So che non posso perdere tempo, lo gnu è fermo di lato e ci guarda con la testa

girata verso di noi. Mabuti mi dice sottovoce “take it!”, inquadro nell’ottica, il fucile sul bipiede che mi

ha appoggiato a terra, c’è ed è fermo, tolgo la sicura, porto gli ingrandimenti da 6 a 10, mi ripete “take

it!”, so che è facile che nei prossimi 2 secondi si muova e se ne vada tranquillamente via, miro all’altezza

della spalla, tiro, colpito, si muove appena ancora in piedi, ricarico subito per doppiare e finirlo, con il

rinculo ovviamente sono tutto fuori mira, miro ancora, giusto il tempo per sentire da dietro in alto un altro

sparo, è Franco che ha sparato da 270 m. con il suo Sako in 7 mm. Rem. Magnum e l’ha messo giù

definitivamente.

Metto la sicura, e

avanziamo (siamo

solo a 100 m.)

andarlo a vedere.

Tengo il colpo in

canna, non si sa mai,

potrei dover difendere

Mabuti che mi

precede, lo gnu è pur

sempre un cornutone

da 250-300 kg.!

Arriva sul posto, è a

terra, chiedo a Mabuti

in inglese se è m

gli tocca l’occhio,

ranco con Alessandro,

a la farm bassa con un

Vado a toccarlo: è ancora caldo; foto di rito, poi esaminiamo con Franco, come ho già fatto da poco con

Mabuti, i due fori di entrata dei proiettili, per analizzare il mio colpo e quello del PH Franco.

Il mio era all’altezza giusta, questa volta, ma di una decin

nessuna reazione, sì, è morto. Siamo abbastanza lontani dalla pista, scendono

collo invece che cuore o polmoni, zone più velocemente letali. Per evitare che il ferito se ne andasse per

centinaia di metri, facendoci sudare 7 camicie per poi recuperarlo, come con l’eland di Ale

© Marco Zenone 2006 Pagina 15 di 26

Page 16: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Franco ha giustamente doppiato con un colpo che, pur da 270 metri, è stato di una precisione chirurgica.

D’altra parte … anche per questo cacciamo con il P.H., no?

Questa volta assistiamo anche alla scuoiatura e macellazione dell’animale, e neanche la nausea fa

capolino in me: ovvio, era un bastardo, questo, non un “bambi”. Piove, e rientriamo a casa, la farm alta,

con un bel po’ di anticipo, ed aspettiamo la cena (servita prima delle 18:00) discutendo di tutto ed

do la 1^

arginando le polemiche di Michele P. che, pur essendo cacciatore di piuma e con cani, a noi pare troppo

spesso polemico orientato più al “verde” che alla caccia: miracoli dei dolori al nervo sciatico …

Finiamo la serata a parlare di caccia grossa, di Kenia, di elefanti, leoni, rinoceronti, leopardi, di episodi

capitati a Franco nella sua carriera di PH, di Tanzania, di malattie tropicali, di Zimbabwe, di armi e calibri

per i grossi animali feroci, di coccodrilli, di balistica, e penso che quest’anno io sto frequentan

elementare, e non vedo l’ora di passare in seconda, perché per me questo è solo il primo passo per

arrivare ai “big five” e alla grande caccia africana.

Mercoledì 24.05.06

Questa mattina sveglia, al solito alle 7:00. Guardo fuori dalla finestra: sole e un po’ di nuvole. Colazione

e … si va. Durante la colazione Mabuti e un altro nero stavano cambiando un’altra gomma,

era. Facendo retromarcia, uno scossone: guardiamo dov’era parcheggiato il

evidentemente forata ieri s

pick-up, e c’è una pietra a terra e una grossa buca scavata. Evidentemente non ce la facevano con il crick

ad alzare l’auto abbastanza, ed hanno scavato la buca sotto! Come diceva Franco, dato che noi qualche

© Marco Zenone 2006 Pagina 16 di 26

Page 17: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

sera fa la gomma l’abbiamo cambiata con lo stesso crick, se noi facciamo quel che facciamo e loro fanno

il lavoro pesante, un motivo ci sarà pure …

Da qualche giorno tra Alessandro e Michele P. , entrambi cacciatori con cani, ci sono accese discussioni

sui cani, che si riaccendono in auto ogni volta che vediamo in giro qualche uccello. Parlando di caccia e

di uccelli selvatici, Franco ci dice che in tutte queste zone c’è grande scarsità di molte specie di uccelli

o sotto

o il recupero, e ci

isto di 3 o

d

Siamo “in cassa” Alessandro ed io, e Mabuti dietro di noi, sulla parte

cassone, proprio sull’angolo.

gnato già a me, punta a una scimmia sulla cima di un albero, tira: giù secca.

ve c’era la scimmietta.

che sarebbero abbastanza comuni, perché ci sono in giro troppe scimmie, che si nutrono anche di uova di

uccelli, e per questo motivo alle scimmie si può tirare liberamente, in quanto nocive ed infestanti.

Alla mattina, reduci da lunghi giri senza avvistare ciò che volevamo cacciare, su una strada a mezza costa

con strapiombo sulla destra, notiamo varie scimmie giù, in basso nella piana sottostante. Fermiamo,

Franco mi spiega come appoggiarmi al cofano motore del pick-up, con mano sinistra a ragn

l’astina del fucile, per regolare in altezza, calcio appoggiato al cofano, e dietro appoggiato alla spalla. Mi

apposto con il fucile Sako in cal. .22-250, metto il cannocchiale Tasco 3-12x40 sui 10 ingrandimenti,

sento la distanza da Alessandro, 200 metri esatti, punto una scimmietta ferma, tiro: giù secca. In una

frazione di secondo tutte le altre fuggono, e non ne rimane in vista neppure una.

Essendo l’ora del brunch, per non

far aspettare Charmaine

rimandiam

dirigiamo verso casa.

Passiamo dalla farm-macelleria,

dove non hanno ancora riparato la

gomma forata. In un m

4 lingue Franco fa capire ai boys

che la gomma la devono riparare

(non ne abbiamo altre di scorta), e

ci ricordiamo ancora una volta che

siamo in Africa, ed il tempo qui si

misura in un altro modo.

a noi mai esplorata fino ad oggi.

verticale del bordo posteriore del

Dopo pranzo, dalla casa (la farm alta) saliamo ancora, ad una zona

Lungo la strada che sale dolcemente, con scarpata a destra, vediamo ancora un branco di scimmie sugli

alberi al di là della scarpata. Fermiamo, Alessandro ha già il Sako in .22-250, mette il colpo in canna, si

appoggia come Franco ha inse

Distava 100 m.

Mabuti scende la scarpata per il recupero, e lo seguo, curioso di vedere dove l’ha presa. Attraversiamo un

torrente mezzo in secca, su larghi pietroni, risaliamo di là e ci portiamo nella zona dove pensiamo che

fosse l’albero do

© Marco Zenone 2006 Pagina 17 di 26

Page 18: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Ancora una volta capisco la difficoltà di inquadrare una zona

particolare del territorio: guardi a 100 metri, vedi un albero

un po’ più alto, o diverso, e tutto ti pare chiaro ed ovvio. Poi

zo: mi guarda curioso con aria

culo nero di Mabuti?

- No, e perché mai? - mi chiede mezzo ridend

- E perché allora noi due ci sediamo sempre

buti, quando stiamo dietro in due di noi, tocca sedere sulla sponda in lamiera del

ma insisto come un bulldozer:

freddo e la pioggia, Mabuti stava fuori “in cassa”, in più tenendo in mano una

acceso a ridere e scherzare? E invece oggi che c’è sole e caldo

sguardo che si fissa a tratti su porzioni di

utando e cercando contrasti di colore, o movimento, che ho imparato

6

ggi abbiamo fatto un giro completamente diverso: partiti da casa, subito verso l’alto. La mattinata e

parte del pomeriggio ci hanno regalato emozioni diverse da quelle dei giorni precedenti.

quei cento metri li superi, arrivi di là e non sai più dove sei,

rispetto a dove guardavi prima. Mabuti ed io giriamo un po’

guardando sotto vari alberi, finchè non vedo a terra la

scimmietta grigia morta. Mabuti la prende per la coda e

torniamo al pick-up.

Continuiamo il giro in auto, e ad un certo punto un pensiero

prende forma dentro di me; mi giro verso Alessandro, mi

metto a ridere come un paz

interrogativa, voglio spiegargli ma per mezzo minuto non

riesco a smettere di ridere. Poi glie lo dico:

- Ma in nostri culi bianchi hanno una consistenza diversa dal

o.

sulla traversa in legno con similpelle e grossa imbottitura in

gommapiuma, e a Ma

pick-up?

- Perché è giusto così!

Vedo che Alessandro, che è uno che ragiona e capisce, non vuole farsi in questo momento troppi

problemi,

- E perché ieri, con il

vaschetta di carne da cucinare, abbassandosi più che poteva per evitare pioggia e vento, e noi 4 stavamo

in cabina al riparo e con il riscaldamento

veniamo dietro in due, relegando lui sulla sponda del pick-up?

- Certo, perché è giusto così!

Non insisto, non cambierò il mondo oggi e da solo, e men che mai a dispetto dei miei privilegi; e

torniamo entrambi a volgere l’attenzione alla caccia, con quello

orizzonte e di territorio, scr

guardando Mabuti, 27 anni, in caccia da 10 anni, non sposato, con un figlio di 4 anni, nonché nostro

grande tracker nero.

Giovedì 25.05.0

O

© Marco Zenone 2006 Pagina 18 di 26

Page 19: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Imbocchiamo la strada in salita, guadiamo con il pick-up un torrente, e la strada comincia a salire; sassi

o la salita si fa

grossi, fango, salita dura e ripida, il pick-up ha le 4 ruote motrici, come sempre qui alla farm, inserite;

mettiamo le ridotte. Nonostante non piova da due giorni c’è molto fango, e quand

ripidissima ogni tanto le ruote slittano un po’. La macchina sbanda abbondantemente, seguendo più le

tracce tra terra dura e fango che i comandi del volante. Nei tornanti non possiamo rallentare troppo, se ci

fermiamo non si riparte più, e quindi li prendiamo relativamente veloci, e sento che tutte le 4 ruote

scivolano per farci fare il tornante, più che girare regolarmente. Non si può girare l’auto per tornare

indietro, e quindi si deve avanzare facendo attenzione a non fermarsi.

Ogni tanto ci sono in mezzo alla strada, o di qua e di là, delle pietre particolarmente grosse (circa cubiche

di 25-30 cm. di lato) e Franco fa attenzione a farle passare tra le ruote, ma non in centro, per non sfondare

i differenziali.

bottita e la canna verso l’alto, l’ho messo prima alla spalla,

raverso,

Dopo un po’, nonostante il freddo (fuori dalla casa sul prato c’era la brina) sudiamo leggermente.

Siamo Alessandro ed io “in cassa”, Mabuti dietro sulla sponda. Il fucile, che all’inizio della salita tenevo

in mano con il calcio appoggiato alla panca im

con la cinghia, poi quando le difficoltà della salita si son fatte più serie, sempre in spalla ma di t

infilando rapidamente la testa nella cinghia per metterlo in diagonale.

La terra che compone questo fango è rossa. Le 4 ruote sono tutte impastate di questo fango rosso e

scivoloso.

© Marco Zenone 2006 Pagina 19 di 26

Page 20: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Tutto ad un tratto il terreno cambia colore, il fango rosso lascia il posto ad un pietrisco grigio, le ruote si

puliscono, il pick-up non sbanda più, e noi tutti ci rilassiamo un po’, pensando che Franco, alla prova dei

e puliti ma che riesce poi a

endere io, ma alcune

n

darci il tempo di scendere dal pick-up, mentre l’altro lo vedo, lo inquadro n

ne abbiamo tutti apprezzato la carne squisita.

che la peggior feccia

fatti, non è solo un buon PH per la conoscenza degli animali e per la mira ottima e veloce, con la quale

rimedia ai nostri tiri non sempre risolutivi, ma anche un ottimo guidatore in fuoristrada, cosa che non

guasta per riportare a casa i nostri culi, misti bianchi e neri.

Alessandro alla mattina abbatte un blesbuck, ed al pomeriggio un mountain reedbuck, con tiri non perfetti

doppiare senza l’aiuto di

Franco.

Il mountain reedbuck l’avrei

voluto pr

incertezze che mi hanno fatto

evitare di sparare, per

difficoltà ad inquadrare

l’animale, lasciandolo poi

andare via, hanno suggerito

ad Alessandro di sparare lui, e

sparare veloce. Vediamo

anche un paio di facoceri, a

iamo il motore, senza neppure

ell’ottica della carabina, tolgo

la sicura, si muove voltandomi le spalle e se ne va via tranquillo, e non voglio sparargli mentre si muove,

e così lo perdiamo. Domani, ultimo giorno di caccia, lo dedicheremo ai facoceri: speriamo di riuscire a

prenderne un paio, uno ciascuno.

Questa sera per cena Charmaine ci ha cucinato in abbondanza filetto di facocero, di quelli presi dal

gruppo di cacciatori prima di noi, e

cui da almeno 2 giorni facciamo la posta, ma uno sparisce appena speg

Quest’idea, accanto all’altra preponderante, e cioè che il facocero è una specie di cinghiale africano, ma

molto più brutto e cattivo, ci fa rendere ancora più determinati ad ucciderne un paio.

Questa mattina, oltre alle emozioni del “fuoristrada spinto”, il giro in quota, oltre ad un’aria

particolarmente frizzante, ci ha regalato una serie di viste e di panorami incantevoli,

di scrittoruncoli di oggi non esiterebbe a definire “mozzafiato”. (Per me l’unica esperienza mozzafiato è

stata quando, a 10 anni nel cortile delle scuole Don Mazza, in cui per caso giocavo una partita a pallone,

in porta, mi sono corsi addosso in due, sbattendomi sul petto, e per una lunga manciata di secondi non

sono più stato in grado di respirare; esperienza tremenda: quella sì mozzafiato.) Dicevo, in quota lo

sguardo spaziava tutt’intorno, e da una parte era un susseguirsi di bassi monti e vallate, con in fondo,

lontano all’orizzonte, una grande cima piatta ed innevata. Dall’altra parte invece il panorama digradava

ad una grande pianura, e lontano molti chilometri brillavano argentei dei tetti di capannoni industriali, e

© Marco Zenone 2006 Pagina 20 di 26

Page 21: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

più a destra una città; in mezzo si snodava un lungo canale di irrigazione nel suo invaso regolare di

cemento, frutto dell’oculata gestione, come per altre opere, di boeri ed inglesi, che per centinaia d’anni

hanno costruito questa grande nazione, che da qualche decennio sta regredendo per l’agire sconsiderato

del nuovo governo dei neri, che avranno sì la maggioranza in parlamento, ma non certo la capacità di

gestire il Paese, come d’altra parte succede ovunque in terra d’Africa negli ultimi decenni.

Venerdì 26.05.06

Questa mattina usciamo con il pick-up verso le 7:25. La giornata si preannuncia bella. Non c’è neanche

a stessa ora, sul prato all’inglese fuori casa c’era la brina. Tutto leggermente

lla cassapanca imbottita, tenendolo verticale, in modo che la volata

mani gelate, muscoli delle mani e delle

braccia stanchissimi. Essendo io per natura una scimmia imitatrice, ho guardato cosa e come faceva

freddo. Ieri mattina, all

imbiancato. Qui siamo ad autunno avanzato, o inizio inverno. Ogni volta che passiamo dalla farm bassa, o

dalla farm macelleria, gli unici posti in cui i cellulari funzionano, facciamo tutti qualche telefonata, in

azienda o a casa. Io mando e ricevo gli SMS a mia figlia maggiore Giulia, 15 anni, che mi risponde che in

Italia adesso muoiono dal caldo.

Qui è freddo, e alla mattina o al pomeriggio dopo le 16:00, quando stai “in cassa”, con una mano tieni il

fucile, col calcio appoggiato su

(l’estremità della canna da dove esce il proiettile) sia più alta delle nostre teste; l’altra mano, quando la

pista non è troppo ripida o troppo sconnessa e non è necessario tenersi alla barra del pick-up, la tengo

sotto una coscia, che si riscaldi tra la coscia e la panca imbottita.

Nelle prime ore fatte “in cassa” quando c’erano piste ripide, o troppo sconnesse, mi aggrappavo alla

grossa barra e mi tenevo quasi fisso a forza. Risultato, oltre alle

© Marco Zenone 2006 Pagina 21 di 26

Page 22: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Mabuti, che di ore in cassa e sulla sponda ne aveva fatte chissà quante. Facile: non si tiene neanche! Mani

rilassate, se ne sta sempre verticale: quando il pick-up sale, si inclina in avanti rispetto all’auto, ed il

contrario quando il pick-up scende. Altra lezione dal nostro giovane tracker nero. E funziona! da quando

faccio come lui, sto molto meglio.

Una delle scorse mattine,

forse martedì, erano circa

le 8:00, freddo, ed ero “in

cassa” in cerca del mio

pensavo. Ma guarda, solo una tazza di caffè caldo e lungo, e qualche biscot

abbondante, e poi fuori al freddo, in giro per questo veld ancora in parte in om

i con i raggi del sole

gnu, il blue wildebeest;

ancora non mi sentivo

proprio in forma, come mi

capita ogni mattina

almeno fino alle 10:00

quando il mio

metabolismo “entra in

coppia”, come si dice dei

motori. Franco guidava

lentamente in salita, sulla

n cerca di selvaggina, e io

to, neanche una colazione

bra. Insomma, non ero “al

massimo”. Poi penso ancora. Ma questi gnu, qui in giro, anche loro sono qui, in questo veld, con il

freddo, anche loro stanno incominciando a brucare qua e là, è appena passata la gelida notte, anche loro

magari non sono “al massimo”, alla mattina presto, e noi andiamo lì da loro, che si fanno gli affari loro, e

andiamo a rompergli le scatole, e ci avviciniamo per ammazzarli …

Poi con un po’ di sole ci si scalda, il paesaggio prende una colorazione diversa, molte piante di aloe

mostrano già i loro frutti rossi, a forma di pannocchia verticale in mezzo al ciuffo alto di foglie grasse,

spinose e verdi, dopo un fusto alto vari metri e color legno secco, il verde degli alber

pista sconnessa, Mabuti accanto a me scrutava fisso il paesaggio circostante, i

si stacca e prende contrasto rispetto al marron rossiccio della terra, e i miei pensieri ricominciano a

volgersi verso il sereno.

Oggi, ultimo giorno di caccia, siamo tutti tesi a prendere il facocero, che cerchiamo già senza successo da

almeno 2 o 3 giorni. Ormai tutti quanti ne conosciamo il nome in 3 lingue, in inglese è il warthog, in

afrikaans è il vlakvark.

© Marco Zenone 2006 Pagina 22 di 26

Page 23: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Ne abbiamo avvistati diversi, tra cui anche intere famiglie con 4 o 5 piccoli al seguito, trotterellanti semi-

adulti dietro alla madre. Qualche bel verro, con le difese (zanne che sporgono davanti) e le caratteristiche

doppie sporgenze callose a protezione degli occhi e del muso. Qualche volta siamo anche riusciti a

puntarlo e ad inquadrarlo nell’ottica del fucile, ma la mia scarsa velocità nel tiro o il fatto che non stavano

fermi un attimo ha sempre impedito di tirare; o forse anche la mia scarsa propensione a “sparacchiare”

tentando colpi che non stato sicuro di mandare a segno in modo pulito.

Verso le 14:00 vediamo nella piana un bell’esemplare maschio, grosso, circa 60 kg., ma decisamente

fuori tiro per un abbattimento sicuro, essendo a circa 400 metri. Sparisce subito. Prendiamo un

riferimento, un albero con chioma tonda e gialla, molto più gialla del circostante, e che spicca perciò sul

verde degli altri alberi. Risaliamo tutti velocemente sul pick-up, e Franco ci porta sulla pista fino alla

corrispondenza con l’albero giallo, che ci rimane ad un centinaio di metri di distanza nel bush. Michele P.

è come al solito inchiodato in auto dalla sua gamba; scendiamo eccezionalmente in 4, Franco, Mabuti,

Alessandro ed io. Di solito si scende in 2, e cioè solo chi caccia e Mabuti, per fare meno rumore possibile.

Io prendo il Sako in cal. .308 Win., e Alessandro tiene il Sako in 22-250. Avanziamo nel bush, in silenzio,

scrutando verso la direzione in cui dovrebbe essere il facocero. A terra, tracce di molti selvatici, rami,

sassi, molti escrementi di varie dimensioni, segno che la zona è ben frequentata. Il bush, come al solito, è

composto in buona parte di acacia spinosa, per cui stiamo ben attenti a non pungerci passando.

© Marco Zenone 2006 Pagina 23 di 26

Page 24: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Dopo un centinaio di metri di camminata in “avvicinamento tattico”, in silenzio e cercando di camminare

senza far rumore, ci fermiamo tutti 4, ci abbassiamo per vedere più lontano, sotto ai numerosi alberi, e

restiamo immobili per un minuto.

L’atmosfera ci prende. Sembra di essere in Vietnam, salvo che, per fortuna, non ci sono dall’altra parte i

Vietcong a spararci addosso.

Sentiamo uno strano rumore, tra il grugnire ed il grufolare; guardiamo tutti in quella direzione, non si

vede niente, lo sentiamo ancora, e poi più; ci incamminiamo di nuovo verso la direzione da cui veniva il

rumore. Facciamo un altro centinaio di metri, sempre nel massimo silenzio, e poi Franco, davanti a tutti

con Mabuti, ci fa segno di sederci tutti a terra, all’ombra di un’acacia spinosa per non essere troppo

visibili.

Avevamo già entrambi da tempo il colpo in canna e la sicura inserita, e quindi sia nella camminata tattica

sia nell’acquattarci e nel sederci, facevamo sempre la massima attenzione a dove puntavamo le armi.

Franco mi fa cenno di sedermi in posizione più avanzata rispetto agli altri, e fa cenno a Mabuti di mettersi

vicino a me e porgermi il bipiede.

Prima di porgermelo, ha già ridotto le aste telescopiche ad una sessantina di cm., per cui resto seduto ed

appoggio l’arma carica sul bipiede, nella direzione che immagino sia quella del facocero.

© Marco Zenone 2006 Pagina 24 di 26

Page 25: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Resto con entrambi gli occhi aperti, come mi ha insegnato Franco, e uso il destro nell’ottica della

carabina, puntata sui 6 ingrandimenti (il minimo) e il sinistro per vedere tutto il campo e cercare

movimento di animali. Non vedo ancora niente, e Mabuti mi fa un rapido cenno con la mano. Bisbiglio:

“Where is it?”, “Dov’è?”, mi indica e mi bisbiglia che è a destra di un albero, sul fondo giallo dopo

l’ombra. Punto lì l’ottica della carabina, lo vedo, maschio e grosso, si muove tranquillo verso destra. Ad

un certo punto si muove per allontanarsi da noi, mi mostra il posteriore ed è quasi fermo, tolgo la sicura e

metto l’indice dentro il

ponticello del grilletto,

ricordo dove lo devo colpire

nei casi in cui sia di fianco, di

fronte, o di retro, tutto OK,

ma lentamente (non si è mai

fermato del tutto) si muove e

fa qualche passo verso destra,

lo seguo con l’ottica e con il

dito che sfiora il grilletto, si

ferma un attimo, tiro: preso in

pieno, cade giù e scalcia

furiosamente con le 4 zampe

in aria, ricarico subito e ri-

punto verso il facocero con il dito già sul grilletto, per finirlo, e sento da dietro di me, appena da destra,

un botto pazzesco, è Alessandro che temeva che scappasse e gli ha piantato un altro colpo, un 22-250,

nella pancia.

Scalcia appena per

qualche secondo ancora e

poi si immobilizza.

Togliamo il colpo dalla

camera, ci alziamo,

chiedo a Mabuti se mi

recupera la Nikon 5400

che ho lasciato sul pick-

up insieme al binocolo,

come mi ha insegnato

Franco, e ci dirigiamo

verso il facocero, io

curioso di vedere dove

l’ho preso, come al solito.

© Marco Zenone 2006 Pagina 25 di 26

Page 26: Diario di caccia in Sudafrica - FG Safarisfgsafaris.com/images/Articles/diarioSudAfricaconfoto.pdfDiario di caccia in Sudafrica motrici e avanziamo lenti, sui 40 Km/h, per non rischiare

Diario di caccia in Sudafrica

Lo giriamo, chiedo a Franco: colpo perfetto! esattamente al centro spalla. Dal facocero misuriamo con il

telemetro Leica di Alessandro verso l’albero sotto cui eravamo acquattati: esattamente 130 metri.

Non era necessario il colpo doppiato, ma la prudenza, dopo i colpi non risolutivi degli ultimi giorni, non è

mai troppa. Ci facciamo le foto di rito, e poi in 2 alla volta, tra Mabuti, Alessandro ed io, ci alterniamo al

duro lavoro di trascinare il facocero, tirando uno per ogni zanna, fino al pick-up.

Domani è giorno di partenza e di viaggio, sveglia alla 6:00.

© Marco Zenone 2006 Pagina 26 di 26