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POESIE PER GENNAIO ...di verso in verso… - Introduzione alla poesia contemporanea - 1. Filastrocca di capodanno Gianni Rodari Filastrocca di capodanno: fammi gli auguri per tutto l'anno: voglio un gennaio col sole d'aprile, un luglio fresco, un marzo gentile; voglio un giorno senza sera, voglio un mare senza bufera; voglio un pane sempre fresco, sul cipresso il fiore del pesco; che siano amici il gatto e il cane, che diano latte le fontane. Se voglio troppo, non darmi niente, dammi una faccia allegra solamente.

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POESIE PER GENNAIO

...di verso in verso…

- Introduzione alla poesia contemporanea -

1. Filastrocca di capodanno Gianni Rodari

Filastrocca di capodanno:

fammi gli auguri per tutto l'anno:

voglio un gennaio col sole d'aprile,

un luglio fresco, un marzo gentile;

voglio un giorno senza sera,

voglio un mare senza bufera;

voglio un pane sempre fresco,

sul cipresso il fiore del pesco;

che siano amici il gatto e il cane,

che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,

dammi una faccia allegra solamente.

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2. Il girasole Eugenio Montale

Portami il girasole ch'io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,

e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti

del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,

si esauriscono i corpi in un fluire

di tinte: queste in musiche. Svanire

è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce

dove sorgono bionde trasparenze

e vapora la vita quale essenza;

portami il girasole impazzito di luce.

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3. M’è dato un corpo Osip Mandel'štam

M'è dato un corpo – che ne farò io

di questo dono così unico e mio?

Sommessa gioia di respirare, esistere:

a chi ne debbo essere grato? Ditemi.

Io sono giardiniere, e sono fiore;

nel mondo-carcere io non languo solo.

Già sui vetri dell'eternità è posato

il mio respiro, il caldo del mio fiato.

L'impronta lasceranno di un disegno,

e più non si saprà che mi appartiene.

Scoli via la fanghiglia dell'istante:

rimarrà il caro disegno, intatto.

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4. Ai vecchi giorni Majakovski

Ai vecchi giorni

il vento

riporti

solo

un garbuglio di capelli.

Per l’allegria

il pianeta nostro

è poco attrezzato.

Bisogna

strappare

la gioia

ai giorni futuri.

In questa vita

non è difficile

morire.

Vivere

è di gran lunga più difficile.

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5. Quant'è felice il sassolino E. Dickinson

Quant'è felice il sassolino

che vaga sulla strada solo solino

e non si preoccupa di carriere

e non ha paura di esigenze

la cui giacca di bruno elementare

un universo passeggero indossa,

e indipendente come il sole

si accompagna o brilla solo,

compiendo un'assoluta volontà

con spontanea semplicità.

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6. La cipolla – Wislawa Szymborska

La cipolla è un’altra cosa.

Interiora non ne ha.

Completamente cipolla

Fino alla cipollità.

Cipolluta di fuori,

cipollosa fino al cuore,

potrebbe guardarsi dentro

senza provare timore.

In noi ignoto e selve

di pelle appena coperti,

interni d’inferno,

violenta anatomia,

ma nella cipolla – cipolla,

non visceri ritorti.

Lei più e più volte nuda,

fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,

riuscita è la cipolla.

Nell’una ecco sta l’altra,

nella maggiore la minore,

nella seguente la successiva,

cioè la terza e la quarta.

Una centripeta fuga.

Un’eco in coro composta.

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La cipolla, d’accordo:

il più bel ventre del mondo.

A propria lode di aureole

da sé si avvolge in tondo.

In noi – grasso, nervi, vene,

muchi e secrezione.

E a noi resta negata

l’idiozia della perfezione.

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7. E poi le mani Giovanna Rosadini

E poi le mani

si sono lavate

si sono sdraiate

in grembo

hanno dormito

percorse dal tempo

si sono salvate

una sull'altra

custodia di gesti.

Se non ti tengo,

avvolgi le dita di luce,

fai il pugno,

tu resta.

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8. Il Gelsomino Notturno G. Pascoli

E s’aprono i fiori notturni,

nell’ora che penso a’ miei cari.

Sono apparse in mezzo ai viburni

le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:

là sola una casa bisbiglia.

Sotto l’ali dormono i nidi,

come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala

l’odore di fragole rosse.

Splende un lume là nella sala.

Nasce l’erba sopra le fosse.

Un’ape tardiva sussurra

trovando già prese le celle.

La Chioccetta per l’aia azzurra

va col suo pigolìo di stelle.

Per tutta la notte s’esala

l’odore che passa col vento.

Passa il lume su per la scala;

brilla al primo piano: s’è spento…

E` l’alba: si chiudono i petali

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un poco gualciti; si cova,

dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova.

9. Il mio secolo non mi fa paura Nazim Hikmet

Il mio secolo non mi fa paura,

il mio secolo pieno di miserie e di crudeltà

il mio secolo coraggioso e eroico.

Non dirò mai che sono vissuto troppo presto

o troppo tardi.

Sono fiero di essere qui, con voi.

Amo il mio secolo che muore e rinasce

un secolo i cui ultimi giorni saranno belli:

il mio secolo splenderà un giorno

come i tuoi occhi.

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10. Per lei voglio rime chiare Giorgio Caproni

usuali: in -are.

Rime magari vietate,

ma aperte: ventilate.

Rime coi suoni fini

(di mare) dei suoi orecchini.

O che abbiano, coralline,

le tinte delle sue collanine.

Rime che a distanza

(Annina era cosí schietta)

conservino l'eleganza

povera, ma altrettanto netta.

Rime che non siano labili,

anche se orecchiabili.

Rime non crepuscolari,

ma verdi, elementari.

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11. Albero secco Wang Ya- Fin

Un albero secco

fuori della mia finestra

solitaria

leva nel cielo freddo

i suoi rami bruni.

Il vento rabbioso la neve il gelo

non possono ferirlo.

Ogni giorno quell'albero

mi dà pensieri di gioia:

da quei rami secchi

indovino il verde a venire.

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12. I poeti lavorano di notte Alda Merini

I poeti lavorano di notte

quando il tempo non urge su di loro,

quando tace il rumore della folla

e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio

come falchi notturni od usignoli

dal dolcissimo canto

e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio

fanno ben più rumore

di una dorata cupola di stelle.

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13. La danza della neve Ada Negri

Sui campi e sulle strade

silenziosa e lieve

volteggiando, la neve

cade.

Danza la falda bianca

nell’ampio ciel scherzosa,

Poi sul terren si posa

stanca.

In mille immote forme

sui tetti e sui camini,

sui cippi e sui giardini

dorme.

Tutto d’intorno è pace;

chiuso in oblio profondo,

indifferente il mondo

tace.

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14. Anche quando sembra Patrizia Cavalli

Anche quando sembra che la giornata

sia passata come un'ala di rondine,

come una manciata di polvere

gettata e che non è possibile

raccogliere e la descrizione

il racconto non trovano necessità

né ascolto, c'è sempre una parola

una paroletta da dire

magari per dire

che non c'è niente da dire.

15. Dove termina l’arcobaleno Richard Rive

Dove termina l'arcobaleno

Deve esserci un luogo fratello,

Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,

E noi canteremo insieme, fratello,

Tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono,

Sarà una canzone triste, fratello,

Perché non sappiamo come fa,

Ed è difficile da imparare,

Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.

Non esiste una canzone nera.

Non esiste una canzone bianca.

Esiste solo musica, fratello,

Ed è musica quella che canteremo

Dove termina l'arcobaleno

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1. E LASCIATEMI DIVERTIRE Aldo Palazzeschi

Tri, tri tri Fru fru fru, uhi uhi uhi, ihu ihu, ihu.

Il poeta si diverte,

pazzamente, smisuratamente.

Non lo state a insolentire,

lasciatelo divertire poveretto,

queste piccole corbellerie sono il suo diletto.

Cucù rurù, rurù cucù,

cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze? Queste strofe bisbetiche?

Licenze, licenze, licenze poetiche,

Sono la mia passione.

Farafarafarafa, Tarataratarata,

Paraparaparapa, Laralaralarala!

Sapete cosa sono?

Sono robe avanzate, non sono grullerie,

sono la... spazzatura delle altre poesie,

Bubububu, fufufufu,

Friù! Friù!

Se d’un qualunque nesso

son prive, perché le scrive

quel fesso?

Bilobilobiobilobilo blum!

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Filofilofilofilofilo flum!

2. Poesia di Attilio Bertolucci Torrente

Spumeggiante, fredda fiorita acqua dei torrenti,

un incanto mi dai che piu bello non conobbi mai;

il tuo rumore mi fa sordo, nascono echi. nel mio cuore. Dove sono? Fra grandi massi

arrugginiti, alberi, selve percorse da ombrosi sentieri?

Il sole mi fa un po' sudare, mi dora. Oh, questo rumore tranquillo,

questa solitudine. E quel mulino che si vede e non si vede

fra i castagni, abbandonato. Mi sento stanco, felice

come una nuvola o un albero bagnato.

3. OSIMO E’ BELLO Don Carlo Grillantini

Osimo è bello. E’un dittato antico

che i vecchi dai più vecchi l’ha m’parato

Nemmanco chi j’è stato più nemico

‘Sto privilegio qui j’ha mai negato

I monumenti? El Domo , el Battistero,

El comune, la tore, Fonte magna

E’ robba che te fa duventà fiero

Pure se te se porta la migragna

E su pel corso, o è festa on nun è festa

A una cert’ora è tanto el muvimento

De chi spasseggia, che se ci hai la testa

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Stronata te se n’trona te un momento

Ma nun c’è solo el bello. Un’aria fina

Che pare de stà ai monti e, insieme, al mare

C’è una pace de santi; e se ‘ndovina

Che el più de le faccenne, qui, va pare.

L’inverno? Nun c’è male.E po’ l’istate

La passi sempre fresca a Piazzanova:

Le persone che al mare èrene ndate

La matina, la sera qui se rtrova

A cesè qui tramonti, quei culori

Del celo, de la tera fino a Ancona

Che è un bucchè stracarico de fiori

Quant’è i paesi che je fa curona

Quessa è l’osimo nostra. E no’ sarèmo

SenzaTesta, a senti quelli de fòra?

Lasseli dì! Se qui ce rimanèmo,

E’ segno che ce l’emo più de lora!

Tratto da “Storia di Osimo” di Don Carlo Grillantini

4. GIA' LA PIOGGIA E' CON NOI SALVATORE QUASIMODO

Già la pioggia è con noi,

scuote l’aria silenziosa.

Le rondini sfiorano le acque spente

presso i laghetti lombardi,

volano come gabbiani sui piccoli pesci;

il fieno odora oltre i recinti degli orti.

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Ancora un anno è bruciato,

senza un lamento, senza un grido

levato a vincere d’improvviso un giorno.

5. Nella moltitudine Wislawa Szymborska

Sono quella che sono. Un caso inconcepibile

come ogni caso. In fondo avrei potuto avere

altri antenati, e così avrei preso il volo

da un altro nido, così da sotto un altro tronco

sarei strisciata fuori in squame. Nel guardaroba della natura c’è un mucchio di costumi:

di ragno, gabbiano, topo campagnolo. Ognuno calza subito a pennello

e docilmente è indossato finché non si consuma. Anch’io non ho scelto,

ma non mi lamento. Potevo essere qualcuno

molto meno a parte. Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,

una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento. Qualcuno molto meno fortunato, allevato per farne una pelliccia,

per il pranzo della festa, qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra, a cui si avvicina un incendio.

Un filo d’erba calpestato dal corso di incomprensibili eventi.

Uno nato sotto una cattiva stella, buona per altri.

E se nella gente destassi spavento, o solo avversione,

o solo pietà? Se al mondo fossi venuta

nella tribù sbagliata e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora, mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato

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Il ricordo dei momenti lieti. Poteva essermi tolta

L’inclinazione a confrontare. Potevo essere me stessa – ma senza stupore,

e ciò vorrebbe dire qualcuno di totalmente diverso.

6. Io sono verticale Silvia Plath

Ma preferirei essere orizzontale. Non sono un albero con radici nel suolo succhiante minerali e amore materno così da poter brillare di foglie a ogni marzo, né sono la beltà di un'aiuola ultradipinta che susciti grida di meraviglia, senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali. Confronto a me, un albero è immortale e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa: dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia. Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle, alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi. Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso. A volte io penso che mentre dormo forse assomiglio a loro nel modo piu' perfetto - con i miei pensieri andati in nebbia. Stare sdraiata è per me piu' naturale. Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio, e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre: finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.

7. NATALE Giuseppe UNGARETTI

Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade

Ho tanta

stanchezza

sulle spalle

Lasciatemi cosí

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come una

cosa

posata

in un

angolo

e dimenticata

Qui

non si sente

altro

che il caldo buono

Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare

8. GIROTONDO Alfonso Gatto

Ho preso tutti i bambini per mano, andiamo in corsa per la città. Alto più alto, nano più nano, evviva evviva la libertà! Il cielo è netto col mare d’intorno, il sole odora di pane croccante e l’acqua è fresca, fragrante, ride alla bocca del giorno. Io sono pazzo di tutti i colori, il rosso è forte come un cazzotto, il verde spilla bibite e fiori, il bianco a sacchi di neve e brina ride al pagliaccio che s’infarina. Ho preso tutti i bambini per mano, ho preso tutti i colori e i pennelli. Tingiamo a nuovo case e ruscelli, le porte i chioschi, la barba al sultano. Ho preso tutte le nuvole a mano tutti i rumori, gli strilli, il baccano.

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Alto più alto, nano più nano, evviva evviva la libertà!

9. Il sabato del villaggio Giacomo Leopardi

La donzelletta vien dalla campagna

in sul calar del sole,

col suo fascio dell'erba; e reca in mano

un mazzolin di rose e viole,

onde, siccome suole, ornare ella si appresta

dimani, al dí di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicine

su la scala a filar la vecchierella,

incontro là dove si perde il giorno;

e novellando vien del suo buon tempo,

quando ai dí della festa ella si ornava,

ed ancor sana e snella

solea danzar la sera intra di quei

ch'ebbe compagni nell'età piú bella.

Già tutta l'aria imbruna,

torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre

giú da' colli e da' tetti,

al biancheggiar della recente luna.

Or la squilla dà segno

della festa che viene;

ed a quel suon diresti

che il cor si riconforta.

I fanciulli gridando

su la piazzuola in frotta,

e qua e là saltando,

fanno un lieto romore;

e intanto riede alla sua parca mensa,

fischiando, il zappatore,

e seco pensa al dí del suo riposo.

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Poi quando intorno è spenta ogni altra face,

e tutto l'altro tace,

odi il martel picchiare, odi la sega

del legnaiuol, che veglia

nella chiusa bottega alla lucerna,

e s'affretta, e s'adopra

di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,

pien di speme e di gioia:

diman tristezza e noia

recheran l'ore, ed al travaglio usato

ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,

cotesta età fiorita

è come un giorno d'allegrezza pieno,

giorno chiaro, sereno,

che precorre alla festa di tua vita.

Godi, fanciullo mio; stato soave,

stagion lieta è cotesta.

Altro dirti non vo'; ma la tua festa

ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

LA SCUOLA DEI GRANDI

GIANNI RODARI

Anche i grandi a scuola vanno tutti i giorni di tutto l’anno. Una scuola senza banchi, senza grembiuli nè fiocchi bianchi. E che problemi, quei poveretti, a risolvere sono costretti: “In questo stipendio fateci stare vitto, alloggio e un po’ di mare”. La lezione è un vero guaio:

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“Studiare il conto del calzolaio”. Che mal di testa il compito in classe: “C’è l’esattore delle tasse”!

10. MAI PIÙ... MAI PIÙ... Giovanni PASCOLI

La pendola batte

nel cuor della casa.

Ho l’anima invasa

dal tempo che fu.

La pendola batte

ribatte:

mai più... mai più...

mai più... mai più...

La pendola oscilla

nel cuor della notte.

Tra l’ombre interrotte

chi viene? sei tu?

La pendola oscilla

tranquilla:

mai più... mai più...

16mai più... mai più...

Sei forse qualcuno

che amai? che perdei?

che torni? chi sei

che torni quassù?

Un bacio! sol uno!

sol uno!

mai più... mai più...

mai più... mai più...

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Un bacio! oh! nemmeno!

Vederti soltanto!

sentire al tuo pianto

che m’ami anche tu!

Ridirtelo almeno!

Nemmeno!

mai più... mai più...

mai più... mai più..

11. S. Martino Giosuè Carducci

La nebbia a gl’irti colli

Piovigginando sale,

E sotto il maestrale

Urla e biancheggia il mar;

Ma per le vie del borgo

Dal ribollir de’ tini

Va l’aspro odor de i vini

L’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi

Lo spiedo scoppiettando:

Sta il cacciator fischiando

Su l’uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi

Stormi d’uccelli neri,

Com’esuli pensieri,

nel vespero migrar.

12. Gabbiani

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Vincenzo Cardarelli

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro

in perpetuo volo.

La vita la sfioro

com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,

la gran quiete marina,

ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.

13. GIA' LA PIOGGIA E' CON NOI SALVATORE QUASIMODO

Già la pioggia è con noi,

scuote l’aria silenziosa.

Le rondini sfiorano le acque spente

presso i laghetti lombardi,

volano come gabbiani sui piccoli pesci;

il fieno odora oltre i recinti degli orti.

Ancora un anno è bruciato,

senza un lamento, senza un grido

levato a vincere d’improvviso un giorno.

14. La vita non mi spaventa di Maya Angelou

Ombre sul muro

Rumori lungo il corridoio

La vita non mi spaventa per niente

Cani infuriati che latrano

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Enormi fantasmi in una nuvola

La vita non mi spaventa per niente

La vecchia cattiva Mamma Oca

I leoni in libertà

Non mi spaventano per niente

Draghi che sputano fiamme

Sul mio copriletto

Non mi spaventano per niente

Io faccio “buh”

Dico “pussa via”

Mi diverto

A vederli correre

Non piangerò

Così voleranno via

Mi basta sorridere

Per farli impazzire

La vita non mi spaventa per niente

Ragazzi violenti che fanno a botte

Tutta sola di notte

La vita non mi spaventa per niente

Pantere nel parco

Estranei al buio

No, non mi spaventano per niente

Quella nuova classe dove

Tutti i ragazzi mi tirano i capelli

(Ragazzine smorfiose

Dai capelli ricci)

Non mi spaventano affatto

Non mostratemi rane e serpenti

Aspettandovi che io urli

Se mi spavento

Lo faccio solo nei miei sogni

Ho un incantesimo

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Nascosto nella manica,

Posso camminare sul fondo del mare

Senza bisogno di respirare

La vita non mi spaventa per niente

Per niente

Per niente

La vita non mi spaventa per niente

15. SE I LIBRI FOSSERO Roberto PIUMINI

Se i libri fossero di torrone,

ne leggerei uno a colazione.

Se un libro fosse fatto di prosciutto,

a mezzogiorno lo leggerei tutto.

Se i libri fossero di marmellata,

a merenda darei una ripassata.

Se i libri fossero frutta candita,

li sfoglierei leccandomi le dita.

Se un libro fosse di burro e panna,

lo leggerei prima della nanna

16. I ragazzi che si amano

Jacques Prevert

I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte

E i passanti che passano li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

Ed è la loro ombra soltanto

Che trema nella notte

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Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Essi sono altrove molto più lontano della notte

Molto più in alto del giorno

Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

17. Grigie radure s'accendono Alfredo Giuliani

Una banda di ragazzi. preda le cavallette nei terreni da vendere e pianta fazzoletti in cima a pertiche, tra i cardi. Il lavoro è già dietro lo steccato, avanza col tonfo delle betoniere, cola con gli asfalti, spela il cielo con la sega elettrica; al suolo è rasa la muta torre.

Dal mio guscio di rovine saltano note di colomba. Lascia un sentore felice la banda in fuga. Laggiù sulle ville tramonta e grigie radure s'accendono, il fiume rabbuia, soffia un vento che non devasta né punge. I lumi rossi vegliano ai cantoni del castello.

18. La farfalla

T. Guerra

Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla.

19. Dove termina l’arcobaleno Richard Rive

Dove termina l'arcobaleno

Deve esserci un luogo fratello,

Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,

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E noi canteremo insieme, fratello,

Tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono,

Sarà una canzone triste, fratello,

Perché non sappiamo come fa,

Ed è difficile da imparare,

Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.

Non esiste una canzone nera.

Non esiste una canzone bianca.

Esiste solo musica, fratello,

Ed è musica quella che canteremo

Dove termina l'arcobaleno

20. ALLA LUNA Vivian Lamarque

Oh essere anche noi la luna di qualcuno!

Noi che guardiamo

essere guardati, luccicare

sembrare da lontano

la candida luna

che non siamo.

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1. IL SIGNORE NEL CUORE Vivian Lamarque

Le era entrato nel cuore.

Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.

E lì cosa faceva?

Stava.

Abitava il suo cuore come una casa.

2. Fammi un quadro del sole - Emily Dickinson

Fammi un quadro del sole

posso appenderlo in camera mia

e fingere di scaldarmi

mentre gli altri lo chiamano "Giorno!".

Disegna per me un pettirosso - su un ramo -

così sognerò di sentirlo cantare

e quando nei frutteti cesserà il canto -

ch'io deponga l'illusione.

Dimmi se è vero che fa caldo a mezzogiorno -

se sono i ranuncoli che "volano"

o le farfalle che "fioriscono".

E poi, sfuggi il gelo sopra i prati

e la ruggine sugli alberi.

Dammi l'illusione che questi due - ruggine e gelo -

non debbano arrivare mai!

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3. I vecchi marinai Ghiannis Ritsos

I vecchi marinai

che più non hanno battello,

che più non hanno reti,

siedono sulla roccia

e nella loro pipa fumano

viaggi, ombre e pentimenti.

Ma noi

nulla sappiamo

della cenere nel sapore del viaggio.

Sappiamo il viaggio

e il glauco semicerchio dell'orizzonte

simile a selvaggio sopracciglio

d'un dio marino.

Saltiamo nelle barche,

sciogliamo le corde e cantiamo il mare

guardando l'argentea nuvola accanto alla luna primaverile.

.......

4. Certe mattine Giovanna Rosadini

Certe mattine

al risveglio

c'è una bambina pugile

nello specchio,

i segni della lotta

sotto gli occhi

e agli angoli della bocca,

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la ferocia della ferita

nello sguardo.

Ha lottato tutta la notte

con la notte,

un peso piuma

e un trasparente gigante

un macigno scagliato

verso l'alto

e un filo d'erba impassibile

che lo aspetta

a pugni alzati:

come sono soli gli adulti.

5. HUMUS VI Alessandro Seri

Perché di me conservi gli occhi

la cordigliera della schiena

e tutto il corpo ed il respiro

il battito di ciglia, la proiezione al nuovo

c’è assai destino nei disegni

sotto le piante, nei giochi del giardino

cercami pure quando entri

per lo spettacolo, senza timore alcuno

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nel fondo della sala tra i presenti

e troverai uno specchio ove specchiarti

perché il coraggio è cosa rara

non è merce, non si vende

quando non piangi dopo una caduta

e per assicurarti la mia reazione osservi

sappi che lo conosco bene

l’idolo del dimostrarsi fermi

non c’è capitolo di soluzione bensì

rincorrersi di crocevia, somma di eventi

nel compito che gli anni m’hanno regalato

io non vorrei pesarti ma esserti d’aiuto

di lato affianco parecchio defilato

con gli occhi suggerirti, suggeritore muto.

6. Ho dipinto la pace (T. Sorek)

Avevo una scatola di colori

brillanti, decisi, vivi.

Avevo una scatola di colori,

alcuni caldi, altri molto freddi.

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Non avevo il rosso

per il sangue dei feriti.

Non avevo il nero

per il pianto degli orfani.

Non avevo il bianco

per le mani e il volto dei morti.

Non avevo il giallo

per la sabbia ardente,

ma avevo l’arancio

per la gioia della vita,

e il verde per i germogli e i nidi,

e il celeste dei chiari cieli splendenti,

e il rosa per i sogni e il riposo.

Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

7. Prima di tutto l'uomo Nazim Hikmet

Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura.

Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre:

credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi nell'uomo.

Ama le nuvole, le macchine,

i libri, ma prima di tutto ama l'uomo.

Senti la tristezza del ramo che si secca,

dell'astro che si spegne,

dell'animale ferito che rantola,

ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo.

Ti diano gioia tutti i beni della terra:

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l'ombra e la luce ti diano gioia,

le quattro stagioni ti diano gioia,

ma soprattutto

a piene mani ti dia gioia l'uomo!

8. In te sono stato albume, uovo, pesce -(Erri De Luca) In te sono stato albume, uovo, pesce le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta, fuori di te sono contato a giorni. In te sono passato da cellula a scheletro un milione di volte mi sono ingrandito, fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno. Sono sgusciato dalla tua pienezza senza lasciarti vuota perché il vuoto l'ho portato con me. Sono venuto nudo, mi hai coperto così ho imparato nudità e pudore il latte e la sua assenza. Mi hai messo in bocca tutte le parole a cucchiaini, tranne una: mamma. Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra quella l'insegna il figlio. Da te ho preso le voci del mio luogo, le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri, da te ho ascoltato il primo libro dietro la febbre della scarlattina. Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze, a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco, a finire le parole crociate, ti ho versato il vino e ho macchiato la tavola, non ti ho messo un nipote sulle gambe non ti ho fatto bussare a una prigione non ancora, da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo, a tuo padre somiglio, a tuo fratello, non sono stato figlio. Da te ho preso gli occhi chiari Non il loro peso a te ho nascosto tutto. Ho promesso di bruciare il tuo corpo di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco

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fratello vulcano che ci orientava il sonno. Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone all'ora dell'arcobaleno che ti faceva spalancare gli occhi.

9. Non sto pensando a niente (Fernando Pessoa)

Non sto pensando a niente,

e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,

mi è gradita come l’aria notturna,

fresca in confronto all’estate calda del giorno.

Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente

è avere l’anima propria e intera.

Non pensare a niente

è vivere intimamente

il flusso e riflusso della vita...

Non sto pensando a niente.

E’ come se mi fossi appoggiato male.

Un dolore nella schiena o sul fianco,

un sapore amaro nella bocca della mia anima:

perché, in fin dei conti,

non sto pensando a niente,

ma proprio a niente,

a niente...

10. Tenetevi stretti i sogni Langston Hughes

Tenetevi stretti ai sogni

perchè se i sogni muoiono

la vita è un uccello con le ali spezzate

che non può volare.

Tenetevi stretti ai sogni

perchè quando i sogni se ne vanno

la vita è un campo arido

gelato dalla neve.

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11. e` perche` vedo le rinate gemme franco matacotta

E` perché vedo le rinate gemme

che fiducioso dico: spero, credo,

giovane nuova vita, quelle ombre

divorate dal sole. Come inverno

pallido scempio che precoce viene

sull'estate dei morti, assurdo è l'uomo

e sua certezza inopportuna, quando

l'anima è offesa, grida dalle mani

la mutilata verità. Novembre

s'è allontanato con le rotte zolle

in un'eco di pioggia. Come un fumo

poi si perdono i mesi. Ora già il pruno

fiorisce, corre sopra i campi l'ala

del grano verde. Vedo. Sia fedele

l'uomo alla primavera. Io spero, credo

12. Come un'oliva tonda Franco Scataglini

Voria bagiatte el riso in gola, a la sorgente: bagnamme tuto el viso 'n quel sasso trasparente. Come un'oliva tonda in fondo a 'n rivu chiaro, 'nte l'acqua che m'inonda io perderia l'amaro.

13. Scuola di Sandro Penna

Negli azzurri mattini le file svelte e nere dei collegiali. Chini su libri poi. Bandiere di nostalgia campestre gli alberi alle finestre.

14. Anche una farfalla di B. Cattafi

Una cosa vivente

è sul suo arcobaleno

non puoi metterla da parte

non è fiore dipinto

uccello ricamato

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ti viene addosso come un treno

rombando

anche una farfalla

15. La Primavera è venuta Antonio Machado

LA PRIMAVERA E' VENUTA

NESSUNO SA COME ABBIA FATTO

HA SVEGLIATO IL RAMO

IL MANDORLO E' FIORITO

NELLA CAMPAGNA SI ASCOLTA

IL CRI CRI DEL GRILLO

LA PRIMAVERA E' VENUTA

NESSUNO SA COME ABBIA FATTO

16. A MIO PADRE Alfonso Gatto

Se mi tornassi questa sera accanto

lungo la via dove scende l’ombra

azzurra già che sembra primavera,

per dirti quanto è buio il mondo e come

ai nostri sogni in libertà s’accenda

di speranze di poveri di cielo

io troverei un pianto da bambino

e gli occhi aperti di sorriso, neri

neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,

un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.

Ora alla terra è un’ombra la memoria

della tua voce che diceva ai figli:

- Com’è bella notte e com’è buona

ad amarci così con l’aria in piena

fin dentro al sonno - Tu vedevi il mondo

nel plenilunio sporgere a quel cielo,

gli uomini incamminati verso l’alba.

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17. Il cielo è di tutti Gianni Rodari

Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi di ogni occhio è il cielo intero. È mio, quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell'ortolano, del poeta, dello spazzino. Non c'è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne ha quanto il leone. Il cielo è di tutti gli occhi, ed ogni occhio, se vuole, si prende la luna intera, le stelle comete, il sole. Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente. Spiegatemi voi dunque, in prosa od in versetti, perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti.

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18. La quiete dopo la tempesta G.Leopardi

Passata è la tempesta:

odo augelli far festa, e la gallina,

tornata in su la via,

che ripete il suo verso. Ecco il sereno

rompe là da ponente, alla montagna;

sgombrasi la campagna,

e chiaro nella valle il fiume appare.

Ogni cor si rallegra, in ogni lato

Risorge il romorio,

torna il lavoro usato.

L’artigiano a mirar l’umido cielo,

con l’opra in man, cantando,

fassi in su l’uscio; a prova

vien fuor la femminetta a cor dell’acqua

della novella piova;

e l’erbaiuol rinnova

di sentiero in sentiero

il grido giornaliero.

Ecco il sol che ritorna, ecco sorride

Per li poggi e le ville. Apre i balconi,

apre terrazzi e logge la famiglia:

e, dalla via corrente, odi lontano

tintinnio di sonagli; il carro stride

del passegger che il suo cammin ripiglia.

Si rallegra ogni core.

Sì dolce, sì gradita

Quand’è, com’or, la vita?

Quando con tanto amore

l’uomo a’ suoi studi intende?

o torna all’opre? o cosa nova imprende?

quando de’ mali suoi men si ricorda?

Piacer figlio d’affanno;

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Gioia vana, ch’è frutto

del passato timore, onde si scosse

e paventò la morte

chi la vita abboria,

onde in lungo tormento,

fredde, tacite, smorte,

sudar le genti e palpitar, vedendo mossi alle nostre offese

folgori, nembi evento.

O natura cortese,

son questi i doni tuoi,

questi i diletti sono

che tu porgi ai mortali. Uscir di pena

è diletto fra noi.

Pene tu spargi a larga mano; il duolo

spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto

che per mostro e miracolo tal volta

nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana

prole cara agli eterni! assai felice

se respirar ti lice

d’alcun dolor: beata

se te d’ogni dolor morte risana.

19. RITRATTO DELLA MIA BAMBINA Umberto Saba

La mia bambina con la palla in mano,

con gli occhi grandi colore del cielo

e dell’estiva vesticciola: "Babbo

-mi disse – voglio uscire oggi con te"

Ed io pensavo : Di tante parvenze

che s’ammirano al mondo, io ben so a quali

posso la mia bambina assomigliare.

Certo alla schiuma, alla marina schiuma

che sull’onde biancheggia, a quella scia

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ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;

anche alle nubi, insensibili nubi

che si fanno e disfanno in chiaro cielo;

e ad altre cose leggere e vaganti.

20. Felicita' raggiunta Eugenio Montale

Felicita' raggiunta, si cammina

Felicita' raggiunta, si cammina

per te sul fil di lama.

Agli occhi sei barlume che vacilla,

al piede, teso ghiaccio che si incrina;

e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase

di tristezza e le schiari, il tuo mattino

e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.

Ma nulla paga il pianto del bambino

a cui fugge il pallone tra le case.

21. C’ERA UNA VOLTA G. UNGARETTI

Bosco Cappuccio

ha un declivio

di velluto verde

come una dolce

poltrona

Appisolarmi là

solo

in un caffè remoto

con una luce fievole

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come questa

di questa luna.

22. La pioggia nel pineto GABRIELE D’ANNUNZIO

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove sui pini

scagliosi ed irti,

piove sui mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

sui ginestri folti

di coccole aulenti,

piove sui nostri volti

silvani,

piove sulle nostre mani

ignude,

sui nostri vestimenti

leggieri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

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novella,

su la favola bella

che ieri

l'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione

Odi? La pioggia cade

su la solitaria

verdura

con un crepitio che dura

e varia nell'aria

secondo le fronde

più rade, men rade.

Ascolta. Risponde

al pianto il canto

delle cicale

che il pianto australe

non impaura,

nè il ciel cinerino.

E il pino

ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro

altro ancora, stromenti

diversi