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La civiltà maya del periodo clas- sico ebbe il suo fulcro nella provincia del Petén (Guatemala), pianeggiante e coperta di foreste, e nell'adiacente Be- lize (Honduras Britannico), ma si spin- se verso settentrione e occidente fino nel Messico e verso meridione e orien- te fino all'Honduras e a El Salvador. La civiltà del periodo classico fiori in modo sorprendentemente frammen- tario se confrontata, per esempio, con la cultura precolombiana, parzialmen- te contemporanea, che ebbe come cen- tro Teotihuacàn, lontano alcune cen- tinaia di chilometri nella valle del Mes- sico. Nella prima metà del primo mil- lennio, i signori di Teotihuacàn co- struirono uno dei più vasti e meglio progettati complessi urbani che si co- noscano nei tempi antichi. Invece nel- le pianure tropicali dove i Maya eserci- tarono il proprio dominio, non vi fu- rono città di questo tipo. La popola- zione, molto numerosa, era dissemina- ta in piccoli villaggi agricoli piuttosto distanti tra loro. Vivendo in relativo isolamento, in costruzioni fatte con materiali facilmente deteriorabili, la maggior parte dei Maya basava il pro- prio sostentamento sulle messi (soprat- tutto mais e fagioli) coltivate in tratti disboscati con la tecnica dell'abbatti- mento e dell'incendio. Sparsi nel ter- ritorio c'erano inoltre gruppi di struttu- re di tipo più stabile fatte di pietra, che non possono però essere conside- rate città nel senso convenzionale del termine; tra questi edifici in muratura, i più spettacolari sono le alte piramidi simili a quelle che i primi spagnoli vi- dero usare come templi nel Messico azteco. Per tale motivo a questi grup- pi di costruzione di pietra si è soliti dare il nome di « centri cerimoniali ». D a un punto di vista economico, la costruzione di un centro cerimo- niale maya rappresentava un enorme investimento di energie e materiali. Più di un secolo di scavi archeologici ha ri- velato che, pur nell'ambito di alcune variazioni regionali, tali centri sono estremamente simili tra loro dal punto di vista architettonico. Dove il terreno disuguale richiedeva un livellamento, venivano costruite delle piattaforme fatte di pietrame grezzo trattenute da opere in muratura. Su questa specie di fondazioni sorgevano le strutture di pietra disposte ordinatamente intorno a un certo numero di piazze aperte. Ogni struttura consiste di un'opera in muratura autoportante che racchiu- de un'area più o meno rettangolare colmata con pietrame fino all'altezza della parete di contenimento; general- mente, più grande era l'area racchiusa più alta era la parete. Alla sommità di queste strutture venivano costruite so- vrastrutture di vario tipo. Solitamente vengono chiamate « templi » le sovra- strutture che poggiano su un'alta pira- mide sottostante e « palazzi » quelle che invece poggiano su infrastrutture più basse e larghe. La maggior parte delle sovrastrutture che dovevano tro- varsi sulle piattaforme più piccole e basse, forse perché costituite da mate- riali facilmente deteriorabili, sono scomparse: di molte si sa che avevano funzione residenziale, mentre di altre la destinazione è tuttora sconosciuta. In questo complesso di piazze colle- gate tra loro e circondate da edifici, è probabile che ogni centro maya avesse uno o più « sferisteri » o corti per il gioco della palla. Al contrario del pa- lazzo, gli sferisteri non sono solo me- re congetture. È noto infatti dalle scul- ture rinvenute su alcuni monumenti che queste caratteristiche strutture era- no usate per un gioco che, in termini moderni, potrebbe essere definito come pna via di mezzo tra il calcio e la pal- lavolo. Ogni sferisterio consiste di due ripidi terrapieni di pietrame rivestiti in muratura che formano i lati di un lun- go e stretto campo da gioco dove i maya si impegnavano in quella com- petizione rituale chiamata pok-ta-pok. Nella maggior parte dei centri maya costruiti nel periodo classico ia piazza antistante il più grande tempio a basa- mento piramidale ospitava monumenti di pietra scolpita, chiamati dagli ar- cheologi « stele » secondo la termino- logia greco-latina: esse portavano in- cise le immagini dei signori, alcuni dei quali raffigurati con i loro schiavi, e lunghe iscrizioni geroglifiche che sem- bra riportino notizie di carattere stori- co. È possibile inoltre leggervi fram- menti di iscrizioni che riferiscono date del calendario maya: le date rinvenu- te sulle stele e sugli altari scolpiti dei siti classici di Piedras Negras e Yax- chilàn, due centri cerimoniali situati 77 Il centro cerimoniale di Lubaantún è formato da undici strutture principali e da nu- merose altre minori raccolte intorno a venti piazze. Alcune di queste sono indicate nel- la mappa sulla pagina a fronte rispettivamente con numeri arabi e romani. La costru- zione del centro incominciò nell'VIII secolo dell'era cristiana e continuò per 150 anni.

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VI

METRI

La progettazionedi un centro cerimoniale MayaIl centro di Lubaantún nell'Honduras Britannico richiedeva l'impiegodi numerosissima manodopera e di enormi quantitativi di materiali.Nonostante le spese si decise di restare fedeli al progetto originale

di Norman Hammond

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olitamente si ritiene che, tra le ci-viltà precolombiane del Nuovo

Mondo, gli imperi inca e aztecodistrutti dai conquistadores fossero i

più progrediti, ma a essi può a buondiritto aggiungersi quello maya la cuicultura toccò l'apogeo nel primo mil-lennio dell'era cristiana, durante quel-lo che è noto come « periodo classico ».L'alto livello dell'estetica maya risaltaproprio in opere di stucco, vasi dipintie affreschi del periodo classico, le cuiconquiste intellettuali comprendononon solo il linguaggio scritto, ma ad-dirittura studi astronomici e calenda-ristici. La civiltà maya del periodo clas-sico ebbe il suo fulcro nella provinciadel Petén (Guatemala), pianeggiante ecoperta di foreste, e nell'adiacente Be-lize (Honduras Britannico), ma si spin-se verso settentrione e occidente finonel Messico e verso meridione e orien-te fino all'Honduras e a El Salvador.

La civiltà del periodo classico fioriin modo sorprendentemente frammen-tario se confrontata, per esempio, conla cultura precolombiana, parzialmen-te contemporanea, che ebbe come cen-tro Teotihuacàn, lontano alcune cen-tinaia di chilometri nella valle del Mes-sico. Nella prima metà del primo mil-lennio, i signori di Teotihuacàn co-struirono uno dei più vasti e meglioprogettati complessi urbani che si co-noscano nei tempi antichi. Invece nel-le pianure tropicali dove i Maya eserci-tarono il proprio dominio, non vi fu-rono città di questo tipo. La popola-zione, molto numerosa, era dissemina-ta in piccoli villaggi agricoli piuttostodistanti tra loro. Vivendo in relativoisolamento, in costruzioni fatte con

materiali facilmente deteriorabili, lamaggior parte dei Maya basava il pro-prio sostentamento sulle messi (soprat-tutto mais e fagioli) coltivate in trattidisboscati con la tecnica dell'abbatti-mento e dell'incendio. Sparsi nel ter-ritorio c'erano inoltre gruppi di struttu-re di tipo più stabile fatte di pietra,che non possono però essere conside-rate città nel senso convenzionale deltermine; tra questi edifici in muratura,i più spettacolari sono le alte piramidisimili a quelle che i primi spagnoli vi-dero usare come templi nel Messicoazteco. Per tale motivo a questi grup-pi di costruzione di pietra si è solitidare il nome di « centri cerimoniali ».

Da un punto di vista economico, lacostruzione di un centro cerimo-

niale maya rappresentava un enormeinvestimento di energie e materiali. Piùdi un secolo di scavi archeologici ha ri-velato che, pur nell'ambito di alcunevariazioni regionali, tali centri sonoestremamente simili tra loro dal puntodi vista architettonico. Dove il terrenodisuguale richiedeva un livellamento,venivano costruite delle piattaformefatte di pietrame grezzo trattenute daopere in muratura. Su questa specie difondazioni sorgevano le strutture di

pietra disposte ordinatamente intornoa un certo numero di piazze aperte.

Ogni struttura consiste di un'operain muratura autoportante che racchiu-de un'area più o meno rettangolarecolmata con pietrame fino all'altezzadella parete di contenimento; general-mente, più grande era l'area racchiusapiù alta era la parete. Alla sommità diqueste strutture venivano costruite so-

vrastrutture di vario tipo. Solitamentevengono chiamate « templi » le sovra-strutture che poggiano su un'alta pira-mide sottostante e « palazzi » quelleche invece poggiano su infrastrutturepiù basse e larghe. La maggior partedelle sovrastrutture che dovevano tro-varsi sulle piattaforme più piccole ebasse, forse perché costituite da mate-riali facilmente deteriorabili, sonoscomparse: di molte si sa che avevanofunzione residenziale, mentre di altrela destinazione è tuttora sconosciuta.

In questo complesso di piazze colle-gate tra loro e circondate da edifici, èprobabile che ogni centro maya avesseuno o più « sferisteri » o corti per ilgioco della palla. Al contrario del pa-lazzo, gli sferisteri non sono solo me-re congetture. È noto infatti dalle scul-ture rinvenute su alcuni monumentiche queste caratteristiche strutture era-no usate per un gioco che, in terminimoderni, potrebbe essere definito comepna via di mezzo tra il calcio e la pal-lavolo. Ogni sferisterio consiste di dueripidi terrapieni di pietrame rivestiti inmuratura che formano i lati di un lun-go e stretto campo da gioco dove imaya si impegnavano in quella com-petizione rituale chiamata pok-ta-pok.

Nella maggior parte dei centri mayacostruiti nel periodo classico ia piazzaantistante il più grande tempio a basa-mento piramidale ospitava monumentidi pietra scolpita, chiamati dagli ar-cheologi « stele » secondo la termino-logia greco-latina: esse portavano in-cise le immagini dei signori, alcuni deiquali raffigurati con i loro schiavi, elunghe iscrizioni geroglifiche che sem-bra riportino notizie di carattere stori-co. È possibile inoltre leggervi fram-menti di iscrizioni che riferiscono datedel calendario maya: le date rinvenu-te sulle stele e sugli altari scolpiti deisiti classici di Piedras Negras e Yax-chilàn, due centri cerimoniali situati

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Il centro cerimoniale di Lubaantún è formato da undici strutture principali e da nu-merose altre minori raccolte intorno a venti piazze. Alcune di queste sono indicate nel-la mappa sulla pagina a fronte rispettivamente con numeri arabi e romani. La costru-zione del centro incominciò nell'VIII secolo dell'era cristiana e continuò per 150 anni.

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Lubaantún è situato ai piedi dei Monti Maya, in un isolato altipiano nella porzione me.ridionale dell'Honduras Britannico. È uno degli ultimi centri costruiti dai maya.

Le pianure del Petén, nel Guatemala settentrionale, ricche divegetazione, confinano a nord e a ovest con il Messico e a sud e

a est con PHonduras e l'Honduras Britannico. Sono qui indicatidodici centri maya della pianura risalenti al periodo classico.

PIEDRAS NEGRAS

ALENQUE

YAXCHILAN

UAXACTON

SAN JOSE

TIKAL

ALTAR DE SACRIFICIO

SEIBAL

PUSILHA

TEOTINUACANez:s7 •

sulle rive del fiume Usumacinta nellaregione del Petén, e di Quirigua, unterzo centro dell'area sudorientale,sembrano riferirsi ad avvenimenti le-gati alla vita di diversi sovrani. 11 pri-mo di questi monumenti datati fu eret-to nel III secolo dell'era cristiana, men-tre l'ultimo risale alla fine del IXsecolo.

Negli ultimi anni, le ricerche sui ti-pi di insediamenti nell'area maya de-vono il loro interesse alla diffusa opi-nione che l'ubicazione e la progetta-zione dei centri cerimoniali — e di con-seguenza la distribuzione degli insedia-menti intorno a essi — fossero dovuteunicamente alle esigenze ambientali eche in questi luoghi non esistesse unpiano preordinato come nel caso diTeotihuacàn. D'altro canto gli investi-menti sociali di manodopera e di ma-teriali necessari alla costruzione dicentri di questo tipo fanno pensare chegli ideatori abbiano dovuto tener con-to di diversi fattori: dalla descrizionedelle dimensioni alla distribuzione del-la manodopera, dall'approvvigionamen-to di grandi quantità di pietrame grez-zo e di blocchi lavorati per le operemurarie al coordinamento di tutti que-sti stessi fattori in un programma co-struttivo. La felice integrazione di ta-

li elementi e l'abilità di una schiera diartigiani specializzati costituiscono for-ti argomenti a favore dell'esistenza diun piano preordinato che doveva de-scrivere il progetto e quindi la funzio-ne del sito.

Recentemente mi si è presentata l'op-portunità di cercare le prove del-

l'esistenza di questo tipo di pianifica-zione maya in occasione di una cam-pagna di ricognizione e di scavi a Lu-baantún, un piccolo centro cerimonia-le maya che si trova nel bacino del RioGrande, nel Belize meridionale. Qui,nel 1970, vennero condotte ricerche diprospezione soprattutto sotto il patro-cinio dell'Università di Cambridge edel Peabody Museum of Archaeologyand Ethology dell'Università di Har-vard. I principali programmi di ricer-ca erano tre. Il primo prevedeva larealizzazione di una mappa dettagliatadel centro e di un'area campione rela-tiva agli insediamenti circostanti; ilcompito era affidato a Michael Walton,un architetto professionista, e a Basi-lio Ah, un indio maya mopan del luo-go, che aveva già esperienza di questotipo di lavoro. Il secondo programmariguardava lo scavo del centro e avevalo scopo di stabilirne sia la sequenza

della costruzione sia le date dell'occu-pazione. Il terzo infine prevedeva unaindagine ecologica della regione delRio Grande, che comprendeva ancheuno studio della geologia locale a ope-ra di John Hazelden dell'Università diCambridge, per stabilire quali tipi dirisorse naturali — pietre da costruzio-ne, materiali per utensili, prodotti del-la foresta utilizzabili in edilizia, pianteper uso medico e rituale, selvaggina ealtri generi alimentari — fossero, o fos-sero state un tempo, disponibili in quelluogo.

Lubaantún sorge nella zona collino-sa ai piedi dei Monti Maya (si veda laillustrazione nella pagina a fronte) e siestende su una lunga cresta inclinatache corre da nord a sud. A oriente e aoccidente la cresta degrada ripida ed èdelimitata da torrenti; la sua penden-za è graduale, ma scende bruscamenteal livello del Rio Columbia, un ramodel Rio Grande, che scorre a qualchecentinaio di metri a sud del sito. L'ero-sione delle acque ha scavato il suolocircostante in un dedalo di basse colli-nette dalla sommità arrotondata, per-ciò la cresta è il solo tratto di terrenoabbastanza pianeggiante di tutta lazona.

La regione intorno a Lubaantún è

ricca di risorse naturali. Il Rio Colum-bia ospita una gran quantità di mollu-schi d'acqua dolce e rappresenta inol-tre una via d'acqua, navigabile da ca-noe, che, tramite il Rio Grande, arri-va fino al Mar dei Caraibi: il litoraledista in linea d'aria 25 km da Lubaan-tún in direzione est. Le ricerche di Ha-zelden hanno rivelato che lungo gli ar-gini del fiume e nelle vicine colline sitrova dell'arenaria sottilmente stratifi-cata, calcare e siltiti, e che tutte le pie-tre necessarie alla costruzione del cen-tro avrebbero potuto essere estrattenel raggio di tre chilometri. Lungo ilfiume si trovò anche argilla da vasaio,mentre nella boscosa pianura costierasi potevano raccogliere prodotti dellaforesta come la resina di copale (inmaya pom) che veniva usata come in-censo. Inoltre la zona pedemontanadove sorge Lubaantún possiede il suo-lo più fertile di tutto il Belize meri-dionale. La regione è ricca di selvag-gina sulle colline e nelle pianure co-stiere, di uccelli acquatici nelle zonepaludose, di molluschi, crostacei e pescilungo il litorale. 11 percorso in canoa fi-no al mare si svolge per 90 km, vale adire circa il quadruplo della distanza inlinea retta, ed è logico supporre che siastato compiuto molto di rado dagli abi-tanti di Lubaantún. Tuttavia, quandoElizabeth S. Wing del Florida StateMuseum analizzò i resti animali cheerano stati rinvenuti nel centro, trovòche, di essi, circa il quaranta per cen-to era di origine marina.

Inostri scavi rivelarono che quandoil centro di Lubaantún venne fon-

dato, agli inizi dell'VIII secolo, consi-steva di un'unica larga piattaformache copriva un'area di circa 2500 me-tri quadrati in quella zona della crestache sarebbe stata in seguito occupatada uno spiazzo aperto da noi chiama-to Plaza IV (si veda la tavola «b»nell'illustrazione a pag. 82). Lungo illato nord di questa prima piattafor-ma sorgeva una serie di piccole infra-strutture di pietrisco rivestite in pietra.Fummo sorpresi nello scoprire che lacostruzione originale era iniziata cosítardi: infatti all'inizio dell'VIII secolola fioritura della civiltà maya dell'ulti-mo periodo classico era ormai al cul-mine. Come vedremo questa data cosítarda implica importanti conseguenzestoriche.

Comunque la prima piattaforma ven-ne quasi completamente sepolta sottocostruzioni posteriori. Nella secondafase dei lavori, a nord e a sud dellaprima, vennero costruite altre duepiattaforme più grandi, e oltre la piat-taforma nord vaste aree furono desti-nate a piazze (si veda la tavola «c »

nell'illustrazione a pag. 82) quadru-plicando la superficie di Lubaantún.Su un lato della piattaforma nord, difronte a quella che sarebbe stata piùtardi la Plaza IV, i costruttori eresse-ro il primo tempio piramidale che noiabbiamo contrassegnato con il nomedi Struttura 12. Le sue dimensioni at-tuali sono dovute alla sovrapposizionedi una costruzione posteriore che hacompletamente inglobato la piramideoriginaria. Questa seconda fase dellaprogettazione di Lubaantún fu com-pletata dall'allestimento di uno sferi-sterio situato nella parte meridionale.

La prima prova innegabile che nel-la costruzione del centro il progettodovette avere la meglio sulle conside-razioni di utile è evidente dall'esamedella terza fase dei lavori. Durante laterza fase un primo intervento avevaportato all'estensione della piattaformanord verso sud fino a coprire la mag-gior parte della piattaforma di 2500metri quadrati risalente alla prima fa-se. Fu infatti allora deciso di ingran-dire la prima piramide e di aggiunger-ne altre due. Le dimensioni previste dal

piano per queste ultime avrebbero peròenormemente ridotto lo spazio al cen-tro del sito, e cosí per la prima volta isignori di Lubaantún furono costrettia prendere una decisione importantis-sima. Si doveva provvedere all'amplia-mento del sito allontanandosi versonord e verso sud lungo la cresta dovela leggera pendenza di quest'ultimaconsentiva di ricavare vaste superficiper mezzo di piattaforme relativamen-te basse? Oppure il concetto di centra-lità era più importante delle esigenzeeconomiche e il sito avrebbe dovutoespandersi lateralmente malgrado, inquesto caso, per acquisire anche solouna piccola area si rendessero neces-sari la costruzione di alte piattaformee un quantitativo fantastico di mano-dopera e di materiale? Venne decisaquest'ultima soluzione e lo sviluppo diLubaantún passò da una modificazio-ne della topografia del luogo alla crea-zione di una topografia artificiale (siveda la tavola « d» nell'illustrazione apag. 83). I muri di contenimento, chepermisero ai costruttori di guadagna-re uno spazio largo sei metri verso

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EDIFICI RELIGIOSI PIAZZE NUMERO ROMANO

EDIFICI RESIDENZIALI O ACCESSIBILITÀ NUMERO ARABO• • • • CENTRALE (1 = MINIMO; 7 = MASSIMO)

SFERISTERI • • • •

La regione controllata da Lubaantún si estendeva verso nord--ovest per circa 25 chilometri dalla zona collinosa ai piedi deiMonti Maya fino all'altipiano, e verso sud per altri 25 chilo-metri fino alle basse coste dei Caraibi e alle acque protette dal-

la barriera corallina che si trova in mare aperto ( si veda la se-zione trasversale in basso): quest'area ha una superficie di circa1600 chilometri quadrati e una popolazione che può essere calco-lata in 50 000 unità. La regione era molto ricca di materie prime.

CONFINE

•DORSALE

DEL QUARZO

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PICCOCALCAREO

LUBAANTON PICCOCALCAREO

A'

SCOGLIERA

ALTIPIANOQUARZITICO

MONTI MAYA COLLINE PIANURA COSTIERA

800

700

600

500

400

300

200

100

O

est e verso ovest, sono formati da ter-razze sovrapposte e superano gli undi-ci metri di altezza. Si calcola che laquantità di pietrame grezzo che servida riempimento tra i muri e il pendionaturale superasse i 3000 metri cubi.Non si potrebbe trovare una prova piùevidente del fatto che, per i costrutto-ri, il piano distributivo di Lubaantúnera tanto importante da superare per-fino i vincoli imposti dalla topografiadel luogo.

Nella quarta fase della costruzionela topografia venne alterata artificial-mente in modo anche più sensibile.Poco oltre la piattaforma principaleappena ampliata c'era una gola scava-ta da un piccolo torrente sul lato occi-dentale della cresta. Questa specie dicanalone venne allora coperto da piat-taforme, colmate con pietrisco, for-manti una serie di grandi spiazzi checonducevano giù per il pendio scosce-so fin quasi a raggiungere il torrente

sul fondo (si veda la tavola « e » nel-l'illustrazione a pag. 83). Non si èriusciti a stabilire con certezza se laporzione più meridionale di questo ma-nufatto sia stata realizzata durante laquarta o durante la quinta fase. Co-munque l'intervento più importanterelativo alla quinta fase e a quella fi-nale della costruzione di Lubaantún fuil lavoro di rifinitura della porzionecentrale del sito. Alle estremità setten-trionale e meridionale della Plaza V

vennero fabbricate ampie scalinate, eun secondo sferisterio fu costruito sul-la nuova piattaforma a est della piaz-za. Contemporaneamente fu aggiuntaun'altra gradinata alla Struttura 12, ilpiù grande dei templi piramidali delsito.

La costruzione di Lubaantún, che siera svolta in un arco di tempo compre-so tra i 100 e i 150 anni, era a questopunto praticamente conclusa. Iniziatial principio dell'VIII secolo, i lavoriterminarono non molto tempo primache il centro cerimoniale venisse ab-bandonato, tra 1'850 e il 900 d.C. cir-ca. L'attuale planimetria di Lubaantúnè per cosi dire un palinsesto di tutti ecinque i periodi, ma, nelle sue lineeessenziali, rispecchia quello che dove-va essere il funzionamento del sito aitempi in cui venne abbandonato. Solodi questo periodo possiamo compren-dere chiaramente i caratteri distributi-vi e il tipo di traffico che dovette svol-gersi nel centro cerimoniale.

La mappa che costituiva una dellefasi della nostra ricerca ci permise diconoscere non solo il numero comples-sivo degli edifici innalzati a Lubaan-tún, ma anche il luogo esatto dove sor-gevano, la loro posizione reciproca ele dimensioni esatte. Le strutture va-riano in altezza da un minimo di 20centimetri a più di 12 metri e in esten-sione da 40 a più di 500 metri quadra-ti. Come in altri centri cerimonialimaya, ogni struttura fungeva da fon-dazione per vari tipi di sovrastrutture.Altrove, un certo numero di questesovrastrutture, soprattutto templi e pa-lazzi, era fatto di pietra e perciò è giun-to fino a noi. A Lubaantún, invece,tutte le sovrastrutture dovevano esseredi legno e non ne è sopravvissuta nes-suna: presumibilmente possedevanomuri fatti di tronchi e tetti di foglie dipalma come se ne possono vedere og-gi nelle abitazioni maya della zona.Frammenti dell'argilla che era spalmatasui muri di tronchi di un tempio sonoscampati all'opera demolitrice del fuo-co: le impronte che recano impresserivelano che il diametro dei tronchiraggiungeva a malapena gli otto cen-timetri.

Quando confrontammo le dimensio-ni delle diverse strutture di fondazione,trovammo che potevano venir catalo-gate in quattro gruppi distinti. Le pi-ramidi occupano un posto preminentenella scala, infatti la più piccola delletre ha un'area di base che supera i 500metri quadrati ed è alta più di cinquemetri. Il nostro sistema di classificazio-ne ha collocato le strutture con dimen-sioni pari o superiori a queste nella ca-tegoria « edifici religiosi ». L'ultimoposto nella scala è occupato da nume-

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ALTEZZA (METRI)

Le misurazioni delle strutture di Lubaantún hanno rivelato un rapporto proporzionaletra l'altezza e l'area di base degli edifici. Una volta riportate su un grafico le due mi-sure, le strutture risultarono rientrare in quattro gruppi distinti. La piramide dellaPlaza IV ha la superficie maggiore ed è la più alta costruzione del sito. Intorno allepiazze più lontane dal centro sorgevano le strutture più piccole e basse che erano sta-te, presumibilmente, fondazioni di case. Delle strutture appartenenti ai due gruppi in-termedi, le più alte erano probabilmente fondazioni di edifici a carattere cerimonia-le », mentre le più basse, da 1,2 a 2 metri di altezza, dovevano essere le dimore dell'élite.

Il grafico della distribuzione planimetrica delle principali piazze di Lubaantún e delleloro connessioni reciproche confermò l'analisi topologica dell'accessibilità e della cen-tralità di ciascuna di esse. L'indice di accessibilità centrale rivelò che la Plaza IV, ilcentro religioso del sito, era la più agevolmente raggiungibile da ogni lato, con unvalore massimo di sette. Delle otto piazze meno accessibili, tutte con un indice nonsuperiore a tre, sei erano circondate dalle piccole strutture che probabilmente avevanouna destinazione residenziale. È inoltre evidente la notevole differenza tra il primo sfe-risterio del sito, molto appartato (a), e il secondo, molto più accessibile al pubblico (b).

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FASE 1 FASE 2

Lubaantún si sviluppò secondo le cinque fasi raffigurate in que-sta sequenza di illustrazioni. In (a) è raffigurato schematicamen-te il centro dopo il suo completamento. Nella prima fase dellacostruzione (h) venne innalzata una piattaforma di 2500 metriquadrati attraverso la cresta che, estendendosi in direzionenord-sud, costituiva l'asse longitudinale del sito. Durante la se-

conda fase (c), a sud della prima venne aggiunta un'altra piat-taforma, mentre a nord venivano aggiunte aree destinate a piaz-ze e una terza piattaforma. La prima piramide del sito vennecostruita su un lato della piattaforma nord e il primo sferisteriosulla piattaforma sud. Durante la terza fase (d) un'estensioneverso sud della piattaforma nord copri quasi integralmente la

piattaforma della prima fase, mentre altre piattaforme, costruitesui ripidi versanti orientale e occidentale della cresta, andavanoa costituire le fondazioni delle due piramidi successive. La co-struzione della quarta fase (e) comprese una serie di piatta-forme sul pendio occidentale che scendevano fin quasi al tor-rente ai piedi della cresta. Nella fase finale (f) le opere princi-

pali furono un secondo sferisterio, costruito a oriente dellaPlaza V, e nuove gradinate per la Plaza V e la Struttura 12, laprima piramide del centro. Lo sviluppo del centro verso orientee occidente, realizzato malgrado i costi immensi, è un chiaroindice della fedeltà a un progetto secondo il quale il concet-to di centralità era più importante delle esigenze economiche.

rose piccole strutture, tutte inferiori a1,2 metri di altezza e a 100 metri qua-drati di area: abbiamo pensato chepotesse trattarsi di fondazioni di casee le abbiamo classificate come « edificiresidenziali ». Tra questi due estremivi sono due gruppi di strutture checoincidono per superficie ma non peraltezza. Quelle del gruppo inferiorehanno un'altezza variabile tra più di1,2 metri e meno di 2 metri e unaarea compresa tra i 150 e i 280 metriquadrati: sulla scorta delle dimensio-ni e della posizione le abbiamo chia-mate « edifici residenziali di élite ». Lestrutture dell'ultimo gruppo, che han-no un'altezza variabile dai 2 ai 3,6metri e un'area di base di 330 metriquadrati, comprendono i due sferiste-ri di Lubaantún e alcune altre strut-ture che chiaramente non sono né re-sidenziali né di culto: tutte queste leabbiamo collocate nella categoria nonmeglio specificata di « edifici per ce-rimonie ».

Quando segnammo le strutture sulla mappa del sito secondo questa clas-

sificazione in quattro gruppi, emerseun'interessante correlazione: le strut-ture che circondavano una certa piazzaappartenevano di solito alla stessa ca-tegoria. Un primo esempio venne for-nito dalla Plaza IV con le sue tre pira-midi, ma questa è solo una delle ventipiazze di Lubaantún che appartengo-

no alla categoria degli edifici religiosi.Inoltre le cinque piazze immediatamen-te contigue alla Plaza IV appartengo-no tutte al gruppo di edifici per ceri-monie, mentre sei delle sette piazzepiù remote rientrano in quello degliedifici residenziali. Il motivo dominan-te del piano di Lubaantún sembrereb-be essere la presenza di un nucleo cen-trale a carattere religioso circondatoda una zona più interna di piazze percerimonie e da una più esterna desti-nata a usi residenziali. Questo proget-to si ispira a un semplice modello a zo-ne concentriche che a Lubaantún do-vette essere modificato solo a causadella topografia sfavorevole del luogo.

Secondo il buon senso, la pianifica-zione del traffico per un simile model-lo concentrico dovrebbe prevedere areeresidenziali a bassa accessibilità e areepubbliche ad alta accessibilità. Le areedi interesse religioso dovrebbero esse-re inoltre accessibili o precluse a se-conda della natura del culto: se, peresempio, l'accesso a una zona centraledi culto presentasse delle restrizioni,ciò suggerirebbe una religione di na-tura esclusivistica e di élite.

Per verificare questa ipotesi, condu-cemmo un'analisi topologica del flussodi traffico potenziale a Lubaantún sen-za tener conto delle presunte funzionidelle piazze, dedotte dalle categoriedelle strutture circostanti. Il primo pas-so consistette nel ridurre la struttura e

le connessioni reciproche delle piazzemaggiori a un grafico distributivo (siveda l'illustrazione in basso nella pagi-na precedente). Esso ci permise di calco-lare per ogni piazza un indice di cen-tralità e uno di accessibilità. Combi-nati insieme, questi indici fornironouna stima dell'accessibilità centrale va-riante da un minimo di 1 a un mas-simo di 7.

Confrontammo allora l'analisi topo-logica con le nostre valutazioni sullefunzioni relative alle varie piazze. Ven-ne cosi confermata la nostra ipotesi dibassa accessibilità per le aree residen-ziali. Tra tutte le piazze, le più appar-tate, con il valore minimo di uno, era-no quelle contrassegnate con i numeriVI, IX e XVIII, che avevamo definitoresidenziali, e la Plaza II che avevamoclassificato tra quelle per cerimonie.Successivamente, con un grado di ac-cessibilità pari a due e tre, trovammole piazze residenziali contrassegnate dainumeri VII, X e XII e un'altra di quel-le per cerimonie, la Plaza III. La piaz-za con il massimo grado di accessibili-tà centrale, vale a dire sette, risultò es-sere la Plaza IV, il cuore reli g ioso delsito.

Il fatto che due piazze per cerimo-nie, la Plaza III e la Plaza II, fosserotra quelle con più basso indice di ac-cessibilità significa che il piano del sitoprevedeva una notevole diminuzionedi accessibilità verso sud, lungo l'asse

centrale di Lubaantún. L'indice di ac-cessibilità della Plaza III è di quattropunti inferiore a quello della piazzaadiacente immediatamente a nord,mentre quello della Plaza II è il piùbasso possibile. Poiché queste due piaz-ze costituiscono le zone terminali delprimo sferisterio costruito a Lubaan-tún e poiché quest'ultimo può essereraggiunto solo attraversando la PlazaIV, vale a dire il centro religioso delsito, sorge un interrogativo: quelle deigiocatori e degli spettatori erano atti-vità riservate a poche persone?

Sappiamo dai primi resoconti deglispagnoli che il gioco della palla prati-cato dai maya aveva un significato ri-tuale; alcune sculture di Chichén Itzarivelano che a volte le partite si con-cludevano con il sacrificio dei giocato-ri perdenti. Tenendo conto di questetestimonianze e del difficile accesso al-la zona constatato a Lubaantún, sem-bra probabile che, se una parte dellepratiche religiose svoltesi nell'ultimoperiodo nel centro cerimoniale era ri-servata all'élite, questa parte dovevaproprio essere il gioco della palla.

I resoconti spagnoli tuttavia rivela-no che, con tutti i suoi risvolti religio-si, il gioco della palla era aperto a qua-lunque spettatore. Ciò attribuisce unpreciso significato al fatto che il se-condo sferisterio di Lubaantún, quel-lo costruito nell'ultimo periodo dellastoria del centro, sia situato in una po-

sizione molto più aperta al pubblico.Il secondo sferisterio si trova appenaoltre la Plaza V, una zona facilmenteaccessibile, come del resto le piazzeXVII e XVIII che sono situate alle dueestremità. È probabile che, nell'inter-vallo tra la costruzione del primo sfe-risterio e quella del secondo, sia so-pravvenuto un cambiamento nelle abi-tudini dei maya riguardanti la naturaesoterica del gioco. Se le cose si sonosvolte così, a Lubaantún l'orientamen-to verso un rituale a carattere pubbli-co, che appare evidente verso la metàdel IX secolo, continuò durante tuttoil periodo post-classico fino al momen-to della conquista spagnola.

In conclusione, l'analisi del flusso deltraffico confermò le nostre ipotesi

basate sul buon senso che le aree resi-denziali del centro fossero più appar-tate e quelle pubbliche più aperte. Perquanto concerne l'interrogativo se lecerimonie religiose fossero o meno dicarattere pubblico, riteniamo di averidentificato nella Plaza IV, con le suetre piramidi, il centro religioso di Lu-baantún e poiché, come abbiamo di-mostrato, si tratta della piazza più ac-cessibile del sito, l'analisi del trafficoporta a concludere che l'accesso allepratiche religiose fosse consentito atutti.

Quanto ad accessibilità, la Plaza V,immediatamente a nord, viene secon-

da. Questo spiazzo, con le sue larghegradinate, è forse la piazza più spazio-sa di Lubaantún e il suo alto grado diaccessibilità rafforza l'ipotesi che, cono senza la contigua Plaza VIII, fosseil centro commerciale del sito. Infine,il fatto che per un secolo e più il solosferisterio di Lubaantún fosse un'areadi difficilissimo accesso suggerisce che,almeno fino al più avanzato periodoclassico, il gioco della palla fosse ri-servato a un gruppo di élite all'internodi una società costituita da strati benprecisi.

Forse non sarà troppo azzardatoproporre a questo punto una più am-pia applicazione archeologica di valu-tazioni di questo tipo. Le analisi dellacentralità e dell'accessibilità delle di-verse aree che costituiscono nel lorocomplesso il « palazzo », per esempio inMesopotamia o a Creta o nella Greciamicenea, suggerirebbero funzioni com-pletamente diverse da quelle implicatein frasi come « anticamera della regi-na » o « area lustrale », ampiamenteaccettate ma dal significato essenzial-mente poetico.

Perché Lubaantún venne costruitain quel luogo? Una risposta a tale in-terrogativo è suggerita dai risultati sca-turiti sia dalla nostra mappa e dalle ri-cerche ecologiche, sia dai nostri scavi.Essi rivelano che il centro cerimonialeesercitava la propria influenza non so-lo nelle immediate adiacenze ma an-

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Page 5: di un centro cerimoniale Maya - download.kataweb.itdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1972_048_7.pdf · proprio in opere di stucco, vasi dipinti e affreschi del periodo

Un musico adornato da un pendente raffigurante un frutto di cacao è il soggetto diquesta figurina rinvenuta a Lubaantún e risalente al periodo classico. Questa prova cheil cacao era noto agli abitanti di Lubaantún, unitamente al fatto che il suolo delli re•gione è particolarmente adatto alla coltivazione di questa pianta, sembrerebbe indicareche i semi di cacao dovevano costituire merce di scambio con le regioni del Guatemala.

che in aree molto lontane. La maggiorparte delle basse e arrotondate collineche circondano Lubaantún sono coro-nate da piccole opere in muratura eda piattaforme di pietrisco; le primeavevano funzione di contenimento,erano fatte di pietre ritte ed erano al-te uno o due metri, le seconde servi-vano a livellare la sommità della col-lina. Queste strutture, se pure a scalaminore, sono la copia esatta delle gran-di piattaforme di Lubaantún: esse co-stituiscono le fondazioni di edifici il

cui numero indicherebbe che da 1200a 1300 persone abitavano nel raggio diun chilometro dal centro cerimoniale.Non si tratta di una popolazione pre-cisamente numerosa, ma la sua densi-tà era quella consentita dalla topogra-fia del luogo.

Queste piattaforme e fondazioni dicase costruite sulle colline rappresen-tano un investimento di manodoperae materiali che, sebbene frazionato, èparagonabile a quello più concentratoche portò alla realizzazione delle com-

plesse strutture del centro cerimoniale.Le dimensioni dell'opera implicanoinoltre un adeguato rifornimento dicibo per gli abitanti della zona, fattoche a sua volta sottolinea come la lo-calizzazione del centro nella fertile fa-scia di terreno lungo le colline ai piedidei Monti Maya non fosse affattocasuale.

Perché comunque il centro fu co-struito proprio in quel punto? Il suolofertile si spinge fino a distanze conside-revoli verso nord-est e verso sud-ovest,e ciò suggerisce che, oltre alla necessitàdi ottenere messi abbondanti, altri fat-tori abbiano influito sulla decisione dicostruire il centro in quel punto. Uno diquesti potrebbe essere stato la vicinan-za al Rio Columbia: questo fiume in-fatti era una preziosa fonte d'acqua eforniva con i suoi molluschi le protei-ne necessarie (durante gli scavi abbia-mo trovato gusci di molluschi a mi-gliaia), mentre le canoe iniziavano econcludevano la loro navigazione neipressi di Lubaantún. Le merci traspor-tate dal Mar dei Caraibi risalendo lacorrente sarebbero state trasferite dallecanoe ai portatori in questa zona, cheera anche il punto dove il fiume eraattraversato dalla più importante pi-sta via terra che correva lungo le pen-dici delle colline. Lubaantún era quin-di in posizione tale da controllare iltraffico delle canoe da e per la costa eil traffico di terra che si svolgeva lun-go le colline. In effetti il centro con-trollava l'intero bacino del Rio Gran-de, un dominio che si estendeva percirca 50 chilometri dall'altipiano deiMonti Maya verso sud-est fino alla co-sta del Mar dei Caraibi: una superfi-cie di circa 1600 chilometri quadrati,con una popolazione che poteva rag-giungere le 50 000 unità.

Inostri scavi rivelarono che Lubaan-tún era il centro di un fiorente siste-

ma di scambio regionale. Dai MontiMaya proveniva la roccia metamorficaimpiegata non solo per le teste delleasce, ma anche per i manos, o rulli dipietra, e i merates, o mortai poco pro-fondi, usati per macinare il mais. Dallacosta del Mar dei Caraibi, che erapressappoco alla stessa .distanza manella direzione opposta, provenivanoconchiglie utilizzate come ornamento equei frutti di mare che costituisconouna cosí alta percentuale dei resti ani-mali del sito. Il commercio inoltre sispingeva ben oltre le frontiere della re-gione. Nelle montagne del Guatemala,Fred H. Stross, della Università dellaCalifornia a Berkeley, ha identificatodue fonti che assicuravano il riforni-mento di ossidiana che veniva scheg-

giata in lamine sottili con un filo ta-gliente. Dalle montagne provenivanoanche metates a tripode fatti di lava.Dal sud venivano importate le piumedel quetzal (l'uccello sacro dei maya)destinate ad adornare i signori di Lu-baantún, e da una fonte non identifi-cata sulle montagne proveniva la gia-da di cui erano fatti i loro gioielli.

In cambio di questi prodotti, gli abi-tanti di Lubaantún offrivano presumi-bilmente i semi del cacao che serviva-no a preparare il cioccolato e costitui-vano la moneta di scambio universalenell'America centrale dell'epoca pre-colombiana. Come ho già sottolineato,il suolo intorno a Lubaantún è fertile.Recentemente Charles Wright, appar-tenente all'organizzazione della FAOdelle Nazioni Unite, ha condotto unostudio sul suolo dell'intera regione inbase al tipo di sfruttamento praticatodai maya del periodo classico. Egliha scoperto che Lubaantún è situatoal centro della più vasta estensione diterreno della migliore qualità per lacoltivazione del cacao di tutto il Be-lize meridionale. Come attestano i re-soconti spagnoli, i semi di cacao eranooggetto di scambio tra queste aree pia-neggianti e le montagne del Guatema-la anche dopo la conquista. Che que-sta pianta e i suoi frutti fossero notia Lubaantún è evidente da una statuet-ta del periodo classico rinvenuta duran-te gli scavi: essa raffigura un musicoche porta come pendente un frutto dicacao (si veda l'illustrazione nella pagi-na a fronte). Sembra evidente che laprosperità del centro e del suo dominiofossero da attribuire in larga misura alpossesso di una delle fonti di questo ra-ro prodotto la cui domanda era co-stante. Il commercio con le montagnedel Guatemala, che possedevano un ti-po completamente diverso di risorsenaturali, può essere visto per moltiaspetti come una forma di simbiosieconomica, volta al reciproco benesse-re delle due parti e a favorire i contat-ti sia diplomatici sia commerciali cheentrambe ritenevano più utile man-tenere.

perché Lubaantún sia stato costruitoproprio in quel periodo è un inter-

rogativo che non ha ancora trovato ri-sposta. Sembra che l'intero bacino delRio Grande non sia stato occupato finoall'VIII secolo, quando venne fondatoil centro. Finora in nessun sito dellaregione è stato rinvenuto un solo og-getto fabbricato anteriormente al pe-riodo classico, neppure un frammentodi vaso. A sud-ovest del bacino del RioGrande, nel bacino del fiume Moho, èstato scoperto un altro sito maya, uncentro cerimoniale chiamato Pusilhà.

Qui sono state trovate una ventina distele che portano date comprese tra il573 e 731 d.C. Ciò significa che Pusilhàaveva assolto la funzione di centro ce-rimoniale per tutto il VII secolo. Inol-tre le date più recenti delle stele diPusilhà e la presenza in questo luogodi alcune figurine nello stile di Lu-baantún indicano che tale centro eraancora occupato molto tempo dopo lafondazione di Lubaantún.

Pusilhà era fiorente prima che Lu-baantún venisse costruito: ciò ha da-to origine a varie ipotesi di causa edeffetto. Secondo una di queste, i mayache costruirono Lubaantún erano abi-tanti della zona dominata da Pusilhàche si erano spinti al nord a causa diun aumento della popolazione o pervia di una espansione politica all'inter-no o all'esterno della regione. Secon-do un'altra ipotesi, avanzata per laprima volta nel 1938 da Sylvanus Gris-wold Morley, il controllo politico sa-rebbe passato dalle mani di Pusilhà aquelle di Lubaantún nell'VIII secolo,periodo in cui i maya avevano cessatodi innalzare le stele a Pusilhà. Secon-do la teoria di Morley, l'interruzionedi questi manufatti sarebbe la provache Pusilhà aveva smesso di funziona-re anche come centro cerimoniale.

La teoria di Morley, applicata insenso generale, ha costituito il model-lo di controllo per molte ipotesi voltea spiegare il crollo della civiltà mayadel periodo classico. Sotto questo pro-filo, la fine del « culto delle stele » inogni centro cerimoniale avrebbe segna-to anche la fine del controllo religioso,politico, amministrativo e commercialeesercitato dai signori del centro stesso.Gli studi che abbiamo condotto a Lu-baantún gettano un'ombra di dubbiosu questa teoria. Infatti sebbene que-sto centro cerimoniale del tardo perio-do classico controllasse un territoriomolto vasto per circa 150 anni, non ri-sulta che vi sia mai stata innalzata unasola stele, né scolpita né grezza. Sem-brerebbe perciò chiaro che la presen-za del culto delle stele non fosse indi-spensabile all'esercizio del controllo re-ligioso, politico e commerciale. Se uncentro come Lubaantún fiori senzaaver istituito un culto del genere, an-che altri centri cerimoniali possonoaver continuato a esercitare la loroautorità dopo la sua fine. Gli scavi ef-fettuati in siti maya del periodo classi-co con lo scopo di ottenere dei reper-ti databili con il metodo del carbonio--14 o della termoluminescenza potreb-bero gettare, sul declino della civiltàmaya, una luce più precisa di quantonon siano in grado di fare le ipotesibasate soltanto sulle ultime date trova-te incise sulle stele.

PSICOLOGIALE SCIENZEedizione italiana di

SCIENTIFIC AMERICAN

ha finora pubblicato:

L'EDIZIONE ITALIANADELL'OPERA DI FREUDdi V. Fagone (n. 2)

RICERCHE SULL'AUTOSTIMAdi S. Stanley Coopersmith (n. 5)

COMUNITÀ TERAPEUTICAE RIVOLUZIONE PSICHIATRICA:UN'ANALISI PSICOLOGICAdi Ignazio Ma/ore (n. 7)

LA NEUROFISIOLOGIADELLA MEMORIAdi Karl H. Pribam (n. 10)

L'ORGANIZZAZIONEFUNZIONALE CEREBRALEdi A.R. Luna (n. 22)

COME RICORDIAMOCIÒ CHE VEDIAMOdi Ralph N. Haber (n. 24)

PSICOANALISI E RIFLESSICONDIZIONATI.PAVLOV O FREUD?di Ignazio Ma/ore (n. 25)

COMPORTAMENTO E STRESSdi Seymour Levine (n. 31)

ILLUSIONI ACUSTICHEdi Richard M. Warren eRoslyn P. Warren (n. 32)

COME APPRENDONO LE APIdi Isaias Pessotti (n. 33)

LA COMUNITÀ TERAPEUTICAdi Richard Almond (n. 34)

LA DISTINZIONEFRA DESTRA E SINISTRAdi Michael C. Corballis eIvan L. Beale (n. 34)

LA PSICOTERAPIADELLA FAMIGLIAdi Mara Selvini Palazzoli (n. 38)

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