di Roberto Galtieri - Partito della Rifondazione Comunista · Nel 1905 nasceva l’Espressionismo e...

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AURORA – n. 5 – Anno II – aprile 2009 4 I l Futurismo viene utilizzato per aumentare l’egemonia culturale fascista? Nel 1905 nasceva l’Espressionismo e 4 anni fa, in Italia, non c’è stata nessuna celebrazione del centenario della sua nascita. Idem per il Cubismo (1907). Adesso, invece, siamo all’esagerazione patriottica per il Futurismo che compie 100 anni; nel nostro paese ne straborda- no iniziative e celebrazioni. Perché? Ma perché fra tutti i movimenti di Avanguardia, il Futurismo è stato il solo ad essere apertamente pro-guerra, costruito a tavolino da Marinetti (interventista) e da un gruppo di scellerati fanatici guerrafondai che si identificarono, poi, anche nel fascismo. Afghanistan e amore per la ptria necessitano di accettazione che si acquisisce con egemonia culturale che significa far avvicinare la gente alla lettura e all’esplorazione di tematiche di estrema destra. Cos’è il futurismo? Il Futurismo è stata una corrente artistica italiana manifestatasi all’inizio del 1900; esso nasce in Italia ma, nello stesso periodo, movimenti artistici influenzati dal futurismo si svilupparono in altri Paesi, soprattutto in Russia, dove alla base non v’era, però, un concetto guerriero come quello dei futuristi, ma un’utopica idea di pace e Libertà, sia individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo). Il futurismo Il centenario: un’occasione per un’analisi critica di Roberto Galtieri La parola “futurismo” e il movimento che a tale parola e concetto di ispira fu opera di Filippo Tommaso Marinetti che ne stabili’ la filosofia pubblicando il Manifesto del futurismo nel 1909. Il Manifesto del futurismo (vedi a pag. 4 il testo del manifesto) fu presentato inizialmente a Milano ma ebbe la sua uscita formale sul quotidiano francese “Le Figaro”, il 20 febbraio. Il Manifesto fu pubblicato precedentemente sul quotidiano ARENA di Verona, in lingua italiana, il 9 febbraio 1909, alle pagine 1 e 2. Fu scritto in forma declamatoria per fornire una raccolta concisa di pensieri, convinzioni e in- tenzioni dei Futuristi, ma solo con la pubblicazione su “Le Figaro” ebbe la risonanza che lo fece conoscere e divulgare in tutta Europa. Il futurismo nasce sull’on- da della rivoluzione tecnolo- gica dei primi anni del ‘900 (la Belle époque), ed esalta la Luigi Russolo, “la rivolta” ( 1911 )

Transcript of di Roberto Galtieri - Partito della Rifondazione Comunista · Nel 1905 nasceva l’Espressionismo e...

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Il Futurismo viene utilizzato per aumentare l’egemonia culturale fascista?Nel 1905 nasceva l’Espressionismo e 4 anni fa, in Italia, non c’è

stata nessuna celebrazione del centenario della sua nascita. Idem per il Cubismo (1907). Adesso, invece, siamo all’esagerazione patriottica per il Futurismo che compie 100 anni; nel nostro paese ne straborda-no iniziative e celebrazioni. Perché? Ma perché fra tutti i movimenti di Avanguardia, il Futurismo è stato il solo ad essere apertamente pro-guerra, costruito a tavolino da Marinetti (interventista) e da un gruppo di scellerati fanatici guerrafondai che si identificarono, poi, anche nel fascismo.

Afghanistan e amore per la ptria necessitano di accettazione che si acquisisce con egemonia culturale che significa far avvicinare la gente alla lettura e all’esplorazione di tematiche di estrema destra.

Cos’è il futurismo? Il Futurismo è stata una corrente artistica italiana manifestatasi all’inizio del 1900; esso nasce in Italia ma, nello stesso periodo, movimenti artistici influenzati dal futurismo si svilupparono in altri Paesi, soprattutto in Russia, dove alla base non v’era, però, un concetto guerriero come quello dei futuristi, ma un’utopica idea di pace e Libertà, sia individuale (dell’artista), sia collettiva (del mondo).

Il futurismoIl centenario: un’occasione per un’analisi criticadi Roberto Galtieri

La parola “futurismo” e il movimento che a tale parola e concetto di ispira fu opera di Filippo Tommaso Marinetti che ne stabili’ la filosofia pubblicando il Manifesto del futurismo nel 1909.

Il Manifesto del futurismo (vedi a pag. 4 il testo del manifesto) fu presentato inizialmente a Milano ma ebbe la sua uscita formale sul quotidiano francese “Le Figaro”, il 20 febbraio. Il Manifesto fu pubblicato precedentemente sul quotidiano ARENA di Verona, in lingua italiana, il 9 febbraio 1909, alle pagine 1 e 2. Fu scritto in forma declamatoria per fornire una raccolta concisa di pensieri, convinzioni e in-tenzioni dei Futuristi, ma solo con la pubblicazione su “Le Figaro” ebbe la risonanza che lo fece conoscere e divulgare in tutta Europa.

Il futurismo nasce sull’on-da della rivoluzione tecnolo-gica dei primi anni del ‘900 (la Belle époque), ed esalta la

Luigi Russolo, “la rivolta” ( 1911 )

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fiducia illimitata nel progresso e decreta in maniera forte e violenta la fine delle vecchie ideologie. Tutto quanto “sà di vecchio” viene definito passatismo.

Tramite Marinetti, il padre del Futurismo, possiamo definire senza ambiguità o errori cio’ che è stato il futurismo: l’esaltazione della velocità, del dinamismo, dell’industria ma anche della guerra intesa come “igiene del mondo”. Il simbolo artistico del passatismo, dell’arte decadente e pedante era identificando nel Parsifal di Wagner (che proprio in quegli anni cominciava ad essere rappresentato nei teatri d’Europa).

Al delirio di alcune affermazioni Marinettiane a Milano i pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo, firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce le regole: abolizione nell’immagine della prospettiva tradizionale, a favore di una visione. Il manifesto futurista sottolinea: “Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per persistenza della immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro zampe, ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari “.

Nella primavera del 1910 Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Luigi Russolo, espongono le prime opere futuriste a Milano, alla “Mostra d’arte libera” nella fabbrica Ricordi.

Il futurismo diede il meglio di sé nelle espressioni artistiche legate alla pittura, alla scultura mentre le opere letterarie e teatrali, ma anche architettoniche non ebbero la stessa capacità espressiva.

Pittura e scultura ci hanno infatti lasciato i principali segni dell’espressione più autentica del futurismo.ome tutte le attività umane il Futurismo non è astratto dalla realtà del suo tempo. Anzi, il Futurismo è intimamente legato agli avvenimenti politici e alla lotta di classe che si svolgono in Italia agli inizi del 1900 e ci entra con anima e corpo. A differenza di tutte le avanguardie del periodo, l’eccitazione marinet-tiana della velocità sfocia nel militarismo, e

Umberto Boccioni, scultura 1913

Manifesto del FuturismoLe Figaro - 20 febbraio 1909

1 . Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità. 2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. 4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è ar-ricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo...un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. 6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali. 7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo. 8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbia-mo già creata l’eterna velocità onnipresente. 9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna. 10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il morali-smo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria. 11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolo-ri e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le offi-cine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Filippo Tommaso Marinetti

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in quella detersi-nata fase storica, nell’inter-ventismo italiano nella prima guerra mondiale.

Il patriottismo antitedesco di Marinetti brilla più di altri at-teggiamenti di altri seguaci del suo movimento. Molti aderenti al gruppo si arruolarono volontari nella Grande Guerra, convinti che solo in quel modo essi potevano dare forma e sfogo alla loro coscien-za. Ma molti di essi, poi, capirono lo sbaglio e abban-donarono il Futurismo, come ad esempio Carlo Carrà che abbracciò la poetica metafisica (‘la musa metafisica’).

Anche all’interno del movimento socialista erano presenti ten-denze interventiste ma la corrente di sinistra (che più tardi, nel gennaio del 1921, fondò il Partito Comunista) era pacifista.

Certamente vi fu l’adesione al fascismo dell’ispiratore della corrente artistica, Marinetti, ma il Futurismo in quanto tale non rappresentava l’ideologia fascista. Più avanti vedremo in quale modo Antonio Gramsci percepiva il fenomeno.

Se la prima fase del futurismo fu caratterizzata da un’ide-ologia guerrafondaia e fanatica (come abbiamo detto in pieno contrasto con tutte le altre Avanguardie artistiche europee), la seconda stagione ebbe un effettivo legame con il regime fasci-sta, nel senso che si valse di speciali favori o che si piegò agli stilemi della comunicazione governativa dell’epoca. Eppure la gerarchia fascista riservò ai futuristi coevi una sottovalutazione talvolta sprez-zante. Giuseppe Prezzolini espresse chiaramente questo disagio: “Se il fascismo vuol segnare una traccia in Italia deve espellere ormai tutto ciò che vi rimane di futurista, ossia di indisciplinato e anticlassico. Sarei troppo seccante se ai miei conoscenti del movimento futurista chiedessi un franco giudizio sulle riforme classiciste del ministro Gentile?” (dall’articolo Fascismo e futurismo pubblicato il 3 luglio del 1923).

Questo benché l’osservazione dei principi autoritaristici e la poetica interventista del futurismo furono sempre presenti negli artisti del gruppo, fino a che alcuni di questinon abbracciarono altri movimenti, distaccandosi da quelle ideologie fascistoidi. Il Futurismo portò avanti anche una forma di ottimismo per favorire l’opera di mistificazione della realtà da parte della politica. Infatti, il teatro futurista non contemplava la tragedia o la rappresentazione dei problemi sociali; gli spettacoli deliranti alternavano pezzi comici a rumori (musica futurista), a sberleffi d’ogni genere e ridicole provocazioni.

Per inquadrare ulteriormente gli aderenti a questa ideologia può essere interessante riportare un’affermazione di Antonio

Gramsci: “I futuristi hanno svolto questo compito nel campo della cultura borghese: hanno distrutto, distrutto, distrutto, senza preoccuparsi se le nuove creazioni, prodotte dalla loro attività, fossero nel complesso un’opera superiore a quella distrutta: hanno avuto fiducia in se stessi, nella foga delle energie giovani, hanno avuto la concezione netta e chiara che l’epoca nostra, l’epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme, di arte, di filosofia, di co-stume, di linguaggio: hanno avuto questa concezione nettamente rivoluzionaria, assolutamente marxista, quando i socialisti non si

linee forza del pungo di Boccioni ( 1915 ), Giacomo Balla

balla

occupavano neppure lontanamente di simile questione, quando i socialisti certamente non avevano una concezione altrettanto pre-cisa nel campo della politica e dell’economia, quando i socialisti si sarebbero spaventati (e si vede dallo spavento attuale di molti di essi) al pensiero che bisognava spezzare la macchina del potere borghese nello Stato e nella fabbrica. I futuristi, nel loro campo, nel campo della cultura, sono rivoluzionari; in questo campo, come opera creativa, è probabile che la classe operaia non riuscirà per molto tempo a fare di più di quanto hanno fatto i futuristi: quando

sostenevano i futuristi, i gruppi operai dimostravano di non spaventarsi della distruzione, sicuri di potere, essi operai, fare poesia, pittura, dramma, come i futuristi, questi operai sostenevano la storicità, la possibilità di una cultura proletaria, creata dagli operai stessi.” (da “Ordine Nuovo” del 5 gennaio 1921Antonio Gramsci, Socialismo e fascismo. L’ Ordine Nuovo (1921-1922), Einaudi, Torino 1966)

Occorre rimarcare che il movimento futurista russo appoggiò la Rivoluzione d’Ottobre, seguendo quindi quelle istanze di rottura e rivoluzionarie di cui parlava Gramsci. Analogamente il futurismo italiano ha avuto al suo interno una robusta alla politicamente schierata su posizioni di sinistra, anche se la storiografia di regime ha volutamente ignorato questa componente che, del resto, è stata spesso colpevolmente trascurata anche dalla storiografia successiva.

Lo stesso Gramsci in una lettera a Trotzki ricorda come il futurismo, sia a Milano che a Torino, aveva avuto una certa popolarità presso gli operai quando la rivista Lacerba diffuse a prezzi ridotti 5 numeri fra gli operai. il carteggio fra i due rivoluzionari è riportato

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ArchitetturaAl centro dell’attenzione degli architetti futuristi c’è la città, vista come simbolo della dinamicità e

della modernità. All’inizio del 1914 Antonio Sant’Elia, il principale architetto, pubblica il Manifesto dell’architettura futurista, nel quale espone i principi di questa corrente.

Tutti i progetti creati da questi si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione alle innova-zioni. In contrapposizione all’architettura classica, vista come statica e monumentale, le città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti.

I futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto succes- sivamente nella vita delle città.

Nei progetti di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di questa novità. L’utopia futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è impregnata di dinamicità.

Anche l’utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa. Il Futurismo anticipa i grandi temi e le visioni dell’architettura e della città che saranno proprie del Movimento Moderno, anche se il Razionalismo italiano si perderà un po’ tra la diatriba del neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la purezza di un Giuseppe Terragni e non riuscirà ad avere il medesimo slancio innovatore, mentre sua poetica a parte esprime Angiolo Mazzoni.

La pittura futurista (Manifesto futurista,Milano, 11 aprile 1910)

Nel primo manifesto da noi lanciato l’8 marzo 1910 dalla ribalta del Politeama Chiarella di Torino, esprimemmo le nostre profonde nausee, i nostri fieri disprezzi, le nostre allegre ribellioni contro la volgarità, contro il mediocrismo, contro il culto fanatico e snobistico dell’antico, che soffocano l’Arte nel nostro Paese. Noi ci occupavamo allora delle relazioni che esistono fra noi e la società. Oggi invece, con questo secondo manifesto, ci stacchiamo risolutamente da ogni considerazione relativa e assurgiamo alle più alte espressioni dell’assoluto pittorico. La nostra brama di verità non può più essere appagata dalla Forma né dal Colore tradizionali!

Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo uni-versale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale.

Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai sta-bile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza della immagine nella retina, le cose in movi-mento si moltiplicanò, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello

nel libro Trotsky, Leone, Letteratura arte libertà, in un capitolo sul Futurismo e Majakovskij.)

La posizione di Gramsci in merito fu comunque articolata e da parte sua non mancarono pesanti critiche verso molti nomi di spicco del futurismo, e segnatamente verso molti dei fondatori del movimento, quando questi entrarono nei ranghi del fascismo (celebre il suo paragonarli a scolaretti che rientrano frettolosamente in classe quando il sorvegliante chiama).

Del resto allo scoppio della Prima Guerra Mondiale i principali esponenti del Futurismo sono favorevoli all’entrata in guerra dell’Italia

e si arruola volontari. Partono per il fronte: Marinetti, Boccioni, Russolo, Sant’Elia e Sironi.

Anche oggi come un secolo fa la crisi di sistema no trova la sinistra pronta, né con un bagaglio culturale adeguato. Inutile par-lare di egemonia culturale saldamente espressa dal berlusconismo mediatico.

La lettura del manifesto futurista – qui sotto – può darci il segno di tempi di assenza di indirizzo rispetto al conservatorismo, al passatismo attua sulla pittura le rappresentato da Ratzinger e da Rutelli.

Carlo Carrà, la donna al balcone, 1912

spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari.

Tutto in arte è convenzione, e le verità di ieri sono oggi, per noi, pure menzogne. Affermiamo ancora una volta che il ritratto, per essere un’opera d’arte, non può né deve assomigliare al suo modello, e che il pittore ha in sé i paesaggi che vuoi produrre. Per dipinge-re una figura non bisogna farla; bisogna farne l’atmosfera. Lo spazio non esiste più; una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici s’inabissa fino al centro della terra. Il Sole dista da noi migliaia di chilometri; ma la casa che ci sta davanti non ci appare forse incastonata nel disco solare? Chi può credere ancora all’opacità dei corpi, mentre la nostra acuita e moltiplicata sensibilità ci fa intuire le oscure manife-stazioni dei fenomeni medianici? Perché si deve continuare a creare senza tener conto della nostra potenza visiva che può dare risultati analoghi a quelli dei raggi X? Innumerevoli sono gli esempi che danno una sanzione positiva alle nostre affermazioni.

La pittura futurista (Manifesto futurista, Milano, 11 aprile 1910)

A. Sant’Elia, progetto di edificio