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Liberi di pensare e argomentare i propri giudizi e tuttavia rispettosi dei testi e degli altri lettori. Perché libertà non è arbitrio. STORIA E ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA NEL QUADRO DELLA CIVILTÀ EUROPEA 1 Dal Medioevo al Rinascimento origini 1545 di interpretare Romano Luperini Pietro Cataldi Lidia Marchiani Franco Marchese EDIZIONE ROSSA DIGIT MyeBook+ A C C E S S I B I L I T À A L T A AA PALUMBO AR REALTÀ AUMENTATA PROMETEO 3.0 PERSONALIZZA IL TUO LIBRO ALTA ACCESSIBILITÀ AUDIO LIBRO PALUMBO EDITORE PALUMBO EDITORE INSIEME PER LA SCUOLA MATERIALE PER LA DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA Estratto da Luperini Cataldi Marchiani Marchese LIBERI DI INTERPRETARE ed. rossa PALUMBO EDITORE [[email protected]] una catena solidale per continuare ad essere comunità scolastica, pronti a ripartire più forti e consapevoli di prima vedi la presentazione dell’opera www.palumboeditore.it/schedaopera/tabid/308/itemid/2890/Default.aspx

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Liberi di pensare e argomentare i propri giudizi e tuttavia rispettosi dei testi e degli altri lettori. Perché libertà non è arbitrio.

STORIA E ANTOLOGIADELLA LETTERATURA

ITALIANA NEL QUADRODELLA CIVILTÀ EUROPEA

1 Dal Medioevo al Rinascimentoorigini 1545

di interpretare

Romano LuperiniPietro CataldiLidia MarchianiFranco Marchese

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Romano Luperini Pietro Cataldi Lidia Marchiani Franco Marchese

LIBERI DI INTERPRETARESTORIA E ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA NEL QUADRO DELLA CIVILTÀ EUROPEA

Un solido impianto culturale e didattico in linea con il nuovo esame di StatoLiberi di interpretare si caratterizza per il solido impianto culturale e didattico e per la nuova impostazione strutturale, che rende il percorso lineare, riconoscibile, leggero pur mantenendo un forte valore scientifico e formativo, mettendo in primo piano proprio l’aspetto interpretativo che oggi caratterizza la nuova prova d’esame. In più, una nuova rubrica dal titolo Liberi di interpretare propone Laboratori dell’interpretazione su nodi critici problematici.

Una struttura lineare e percorribileOgni Parte dell’opera si apre con un quadro introduttivo caratterizzato da un respiro storico-culturale in grado di spiegare i fenomeni letterari agganciandoli strettamente al contesto di riferimento. Ciascuna parte è organizzata in capitoli dedicati ai Generi, alle Correnti, agli Autori e ai Grandi Libri.

Una scelta antologica ricca e variegataL’opera presenta una scelta antologica ricca e articolata, forte non solo sui grandi maestri, ma su tutto il ventaglio di autori italiani e stranieri.

La didattica tra competenze e nuovo esame Gli apparati didattici favoriscono il progressivo coinvolgimento dello studente nella definizione del proprio curricolo attraverso attività mirate e coerenti con le linee programmatiche del nuovo esame di Stato. In particolare, l’opera è attraversata da materiali destinati alla preparazione della prima prova scritta e del colloquio di maturità.

Letteratura e cittadinanzaLa rubrica Individuo e società sollecita la riflessione su temi inerenti al binomio “Cittadinanza e Costituzione” a partire dai testi letterari antologizzati, guidando lo studente ad affrontare uno dei punti fondanti del nuovo esame di Stato.

Liberi di scrivereCompletamente ritagliato sulle indicazioni relative al nuovo esame di Stato, il volume dedicato alla scrittura presenta una ricca sezione dedicata all’analisi e all’interpretazione dei testi letterari, una parte sui Percorsi per le competenze trasversali e per l’Orientamento e una parte dedicata alle Prove sul modello Invalsi.

Prometeo 3.0 e la personalizzazione del libroLa piattaforma didattica per lo studio della letteratura italiana Prometeo 3.0 offre un’ampia biblioteca multimediale di testi, video, materiali di studio e di lavoro. Inoltre consente di preparare percorsi e lezioni condivisibili con la classe, prendere appunti, assegnare e ricevere compiti, creare presentazioni multimediali, fare ricerche. Grazie alla funzione MyeBook+ consente anche di personalizzare la versione digitale interattiva del manuale, associando alle pagine sia le espansioni digitali presenti nella piattaforma sia i contenuti autoprodotti o reperiti in rete. Il tutto è fruibile su LIM.

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vedi la presentazione dell’operawww.palumboeditore.it/schedaopera/tabid/308/itemid/2890/Default.aspx

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CAPITOLO 3   Le due linee della poesia: la lirica e la comica

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caso assurde) delle quartine e della prima terzina – annientare con fuoco, vento e acqua il mondo intero, mettere nei guai tutti i cristiani e/o tagliare loro la testa, godere della morte del padre e della madre – si rivela per quello che in realtà è: un abile e compiaciuto gioco letterario, attraverso il qua-le Cecco compie la sua ribellione senza effetto (in cui ogni cosa resta infine quella che era, come lui resta il donnaiolo Cecco).

LAVORIAMO SUL TESTOComprensione e analisi1. Riassumere   Riassumi in non più di quattro righe il

contenuto del componimento.

2. Lingua e lessico   Elenca i termini e le espressioni che rimandano al linguaggio comico e popolaresco.

3. Lingua e stile   Analizza il sonetto dal punto di vista della sintassi. Quale costruzione risulta prevalente? Quale rapporto c’è tra sintassi e metrica?

4. Il verso 12 introduce un brusco cambiamento nella ca-tena delle ipotesi: perché? Con quale effetto sul lettore?

Interpretazione e commento5. Argomentare   In quali ambiti si esprime la ribellione

di Cecco e perché assume forme iperboliche?

IL TESTO E OLTRE  DebateDe Andrè canta Cecco AngiolieriNel 1968 il cantautore genovese Fabrizio De André mette in musica «S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo», ri-proponendone fedelmente il testo. Ascolta la canzo-ne. Quindi fai una ricerca per documentarti sull’album in cui la canzone è stata pubblicata. Perché De André decide di riproporre questa poesia del Trecento? Di-scuti la questione con i compagni.

È un sonetto con carattere programmatico. I temi della povertà e dell’avarizia paterna sono, al solito, trattati da Cecco con violenza estremistica e iperbolica, ponendosi come ostacoli e limiti alla felice realizzazione delle intenzioni di piaceri con le quali si apre la composizione. Al solito, la comicità di Cecco consiste nella presentazione di un ideale (per lo più basso) di felicità destinato a essere poi negato da successive complicazioni che degradano la materia lirica, costringendola a calarsi nella più meschina quotidianità.

T12 Cecco Angiolieri«Tre cose solamente m’ènno in grado»

OPERA RimeCONCETTI CHIAVE • l’amore per le donne, il vino, il gioco

• l’attacco contro la taccagneria del padre

Tre cose solamente m’ènno in grado, le quali posso non ben ben fornire, cioè la donna, la taverna e ’l dado: queste mi fanno ’l cuor lieto sentire.

METRICA sonetto con rime secondo lo schema ABAB, ABAB; CDC, DCD.

1-4 Mi sono (m’ènno) gradite (in grado)

solamente tre cose, le quali non posso realiz­zare (fornire) al meglio (ben ben), cioè la donna, la taverna [: il bere] e il gioco (’l da-do): queste mi fanno sentire il cuore lieto.

Il v. 2 annuncia già, prima ancora che le tre cose siano state elencate, qualche difficoltà, momentaneamente messa da parte per l’ab-bandono del v. 4.

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PARTE PRIMA   Il Medioevo latino e l’età comunale origini 1310 

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5 Ma sì.mme le convene usar di rado, ché la mie borsa mi mett’ al mentire; e quando mi sovien, tutto mi sbrado, ch’i’ perdo per moneta ’l mie disire.

E dico: «Dato li sia d’una lancia!», 10 ciò a mi’ padre, che.mmi tien sì magro, che tornare’ senza logro di Francia.

Ché fora a tôrli un dinar[o] più agro, la man di Pasqua che.ssi dà la mancia, che far pigliar la gru ad un bozzagro.

G. Contini, Poeti del Duecento, cit.

5-8 Ma pure (sì) sono costretto (mme...convene) a permettermele (le...usar) di ra­do, perché (ché) la mia possibilità di spen­dere (la mie borsa) mi smentisce (mi mett’al mentire); e quando [ciò] mi viene in mente (mi sovien), inveisco (mi sbrado; cfr. l’italiano moderno “sbraitare”) con for­za (tutto), dato che io (ch’i’) perdo a causa dei soldi (per moneta) [: per la mia miseria] i (’l = il) miei desideri (disire; sing. per il plur.).9-11 E dico: «Possa essere colpito (dato li sia; li = gli) da una lancia!», [indirizzando] queste parole (ciò) a mio padre, che mi tiene

così (sì) in miseria (magro), che tornerei sen­za dimagrire (logro = logoro = logorìo) dal­la (di) Francia.Introdotta proletticamente con violenza dal pron. li nel discorso diretto, la figura del pa-dre viene additata come la causa fondamen-tale dell’infelicità di Cecco. Senza logro: il lungo viaggio a piedi per ritornare dalla Francia non potrebbe far dimagrire Cecco oltre, tanto è mal ridotto. Altri rimanda, per logro (= logoro), a un arnese usato per il ri-chiamo dei falconi, intendendo che il poeta, affamato come un rapace in corso di adde-stramento, non avrebbe bisogno di richiamo

per tornare a casa, tanto grande sarebbe il suo bisogno.12-14 Infatti (ché = perché) togliergli (a tôrli) [: al padre] un soldo (un dinaro) la mattina (la man) di festa (di Pasqua; gene-rico) in cui (che) si dà la mancia sarebbe più difficile (agro) che far catturare (pigliar) la gru a una poiana (ad un bozzagro).Ancora un’iperbole. Pasqua: qualsiasi festi-vità religiosa di rilievo, essendo la Pasqua propriamente detta la festa cristiana per an-tonomasia. Far pigliar...bozzagro: la poia-na è inadatta per mole e attitudine a cattu-rare la veloce gru.

ANALISI E INTERPRETAZIONE DEL TESTOUn sonetto irriverente Questo sonetto riassume esemplarmente i temi e le forme della poesia comico-realistica, tanto da co-

stituirne quasi un manifesto. Nella prima quartina vengono apertamente dichiarate le tre uniche cose gradite al poeta: le donne, il vino («la taverna») e il gioco («’l dado»). Già in questa zona del testo, dedi-cata a ciò che fa «’l cuor lieto sentire», si insinua però un elemento negativo, limitante: c’è qualcosa che si frappone fra i desideri e la loro piena realizzazione (v. 2). Questo accenno, ancora generico, introduce il secondo tema, che occupa il resto del sonetto: la violenta requisitoria contro il padre, la cui taccagne-ria è la prima responsabile del mancato soddisfacimento del «disire» di Cecco. L’odio furibondo verso il padre giunge fino a fargli desiderare la sua morte (v. 9). Le terzine, aperte dall’augurio di morte nei confronti del padre, ospitano immagini e invenzioni caratterizzate dal gusto comico per l’iperbole e per il linguaggio prosaico e irriverente.

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CAPITOLO 3   Le due linee della poesia: la lirica e la comica

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Il gioco letterario Ancora una volta, come nel caso di «S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo» (cfr. T11, p. 149) il genere del

plazér, con cui sembra aprirsi il sonetto, subisce una mutazione: all’insegna della dialettica simmetria/asimmetria in «S’i’ fosse foco...», e dello slittamento dal plazér al vituperium in «Tre cose solamente...». Ancora una volta, non bisogna cadere nella trappola di prendere alla lettera Cecco, dando una dimen-sione epica al suo cinismo. Come abbiamo già visto, il suo estremismo è più apparente che reale, la sua rivoluzione gridata non introduce nessun mutamento sostanziale nei rapporti interpersonali e sociali. Affievolitasi l’eco dell’urlo, tutto resta come prima. Assai più profonde furono le conseguenze di una rivoluzione meno esibita: quella di Francesco d’Assisi.

La strategia del rovesciamento Il mondo di Cecco è il rovescio di quello, nobile e sublimato, della tradizione poetica illustre. I temi

della quotidianità e soprattutto quelli economici, rimossi e taciuti dalla lirica “alta”, qui dominano in-contrastati, mostrandoci la vita comunale sotto un profilo inedito e suggestivo. Ciò non vuol dire che Cecco ci consegni una visione realistica, né che inauguri un tipo di poesia immediatamente autobio-grafica, da contrapporre a una in cui il peso delle mediazioni culturali impedisce di cogliere la realtà. Anche la poesia di Cecco, apparentemente così immediata e spontanea, si nutre di letteratura; tra le fonti di questo sonetto, ad esempio, c’è la poesia goliardica in latino e la poesia giullaresca. Senza dub-bio, però, il senso genuino di insoddisfazione espresso dalle sue rime attesta una condizione sociale e psicologica caratteristica anch’essa della civiltà comunale. Dunque Cecco non va letto in alternativa a Cavalcanti o a Dante, ma accanto ad essi. Se la poesia comica di Cecco è il “controcanto” parodico di quella “tragica” della tradizione lirica precedente – dai provenzali ai siciliani, dai guittoniani agli stil-novisti – evidentemente quest’ultima è ben conosciuta (non è pensabile una parodia che ignori il pro-prio bersaglio polemico).

LAVORIAMO SUL TESTOComprensione e analisi1. Riassumere   Riassumi il testo seguendo la seguente

scaletta:• le passioni di Cecco• l’ostacolo che si frappone fra i desideri di Cecco e la

loro realizzazione• il violento attacco contro il padre• la considerazione finale

2. In quali forme si esprime l’aggressività del poeta verso il padre? Ti pare giustificata tanta violenza?

3. Lingua e lessico   Sottolinea nel testo i termini e le espressioni appartenenti al campo semantico della po-vertà.

4. Lingua e stile   Individua le figure retoriche presenti nel testo e spiegane la funzione.

Interpretazione e commento5. Confrontare   Il gusto della trasgressione si manife-

sta nel rovesciamento dei valori e dei normali rapporti affettivi, soprattutto nell’esaltazione della materialità: raccogli degli esempi e confrontali con la coeva lirica stilnovistica.

6. Commentare   Per Cecco la donna, la taverna e il gio-co rappresentano il programma di vita ideale ma, a cau-sa della sua indigenza, egli non può soddisfarlo come e quanto vorrebbe. Da qui l’accusa verso il padre che, a sua volta, non permette la realizzazione di questi piaceri perché non elargisce il denaro. Scrivi un breve testo nel quale focalizzi l’attenzione sulla visione dello stile di vita che emerge da queste considerazioni.

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TAVERNE, ISTRUZIONI PER L’USOChaucer: la taverna dei gaglioffiUna vivace descrizione della vita d’osteria è nel racconto del venditore d’indulgenze, uno dei Racconti di Canterbury. L’autore, Chaucer (1343-1400) sembra accodarsi alla tradizione medievale che biasima le bisbocce in taverna.

Una volta nelle Fiandre c’era una combriccola di giovinastri dediti alla pazza vita, ai bagor-di e al gioco, i quali bazzicavano sempre per bordelli e taverne dove con arpe, liuti e chi-tarre ballavano, e giocavano a dadi giorno e notte, e poi mangiavano e bevevano a più non posso, offrendo empi sacrifici nel tempio del demonio con imprecazioni ed eccessi abo-minevoli. Tiravano bestemmie così grandi e detestabili, che a sentirli c’era da rabbrividire.

Il consiglio del saggio mercantePaolo da Certaldo (1315 ca.-1370 ca.), mercante e scrittore, raccolse «buoni esempi e buoni costumi e buoni proverbi e buoni ammaestramenti» nel Libro di buoni costumi. La taverna, com’è immaginabile, ha una sua parte in questo piccolo vademecum dell’uomo onesto.

Se tu me crederai,molto pro te ne vedreai:credi a me che l’ho provatolungo tempo in ogni lato.Ivi zuffe e malusanze,di ghiotton vi si fan danze:non potre’ tanto seguire

quanto si vorrebbe direper fuggir ghiottorniad’ogni parte ov’ella sia;ch’ella entra dolce per usanza,a l’uscir fa mala danza;ch’ella ti vota la borsae la gola lascia scorsa.

La Morte, il Guitto e il CavaliereMentre nel paese infuria la peste, un cavaliere, di ritorno dalla crociata in Terra Santa, sfida a scacchi la Morte per vivere finché avrà ritrovato la fede. Il regista Ingmar Bergman nel film Il settimo sigillo (1957) impiega con finezza molti topoi della cultura medievale, e, fra questi, quello della taverna: i fumi delle pentole e degli arrosti, le braci e il grasso che cola al suolo, il vino servito fra canti sguaiati. Non dimentica tuttavia la crudeltà alla quale potevano abbandonarsi gli uomini eccitati dal bere: ne è qui vittima un povero saltimbanco.

da G. Chaucer, I racconti di Canterbury,

a cura di E. Barisone, Milano, Mondadori,

1991

da P. da Certaldo, Libro di buoni

costumi, Firenze, Le Monnier, 1945

DEBATE: Dalla taverna ai fast foodPer secoli le taverne hanno avuto i loro frequentatori abituali, che vi si ritrovavano per discorrere mangiando. Nelle trattorie nascevano leghe e brigate, sodalizi, dissapori, a volte tumulti. Anche in tempi moderni, pur cambiando i costumi, era rimasto nella taverna il ricordo della festa grassa che aveva affratellato gli uomini nel comune piacere del cibo. Oggi, invece, le osterie hanno una clientela per lo più occasionale. In tutte le grandi città sono sorti, inoltre, fast food nei cui tavoli gli avventori s’ignorano. Quanto rimane oggi degli antichi rituali della mensa? Discutine con i compagni.

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