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84 APRILE M EDIO E VO LUOGHI MDINA di Franco Bruni Nella città Mappa di Mdina, acquaforte di Anton Francesco Lucini (1631), tratta dagli affreschi di Matteo Perez d'Aleccio (1575-1581) conservati nel palazzo del Gran Maestro a Valletta. Sullo sfondo una veduta della città di Mdina, antica capitale dell’isola di Malta.

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84APRILE MEDIOEVO

LUOGHI MDINA

di Franco BruniNella città

Mappa di Mdina, acquaforte di Anton Francesco

Lucini (1631), tratta dagli affreschi di Matteo Perez

d'Aleccio (1575-1581) conservati

nel palazzo del Gran Maestro a Valletta.

Sullo sfondo una veduta della città di Mdina, antica

capitale dell’isola di Malta.

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Situato a 90 km dall’estremapunta della costa sud-orien-tale della Sicilia, al centro di

un crocevia marittimo di impor-tanza cruciale nella storia del Me-diterraneo, l’arcipelago di Maltaconserva ampie testimonianze del-le genti che lo hanno frequentato,creando una stratificazione cultu-rale che oggi possiamo leggere co-me un libro aperto. Una storia as-sai lunga, quella maltese, i cui ca-pitoli piú antichi furono scritti nelV millennio a.C., epoca durante laquale una popolazione dedita alculto della Grande Madre si af-fermò in tutto il suo splendore, eri-gendo decine di templi megalitici,alcuni dei quali oggi ancora otti-mamente conservati. Gli artefici diquelle costruzioni scomparveromisteriosamente, lasciandoci ineredità una ricca messe di sculturevotive e, appunto, straordinari sititemplari. A questi abili costruttorisuccedettero Fenici, Romani, Ara-

bi, e poi le varie dominazioni euro-pee, che hanno profondamente se-gnato la storia locale.

La collocazione geografica per-mette di cogliere due degli aspettipiú importanti della storia di Mal-ta: da una parte, l’evidente vantag-gio che tale ubicazione poteva co-stituire per i «Maltesi» o, piú esat-tamente, per coloro che ne occu-pavano le terre, controllandone levie commerciali marittime, e favo-rendo anche la pratica della pirate-ria, a cui neanche il blasonato Or-dine Gerosolimitano dei Cavalieridi Malta si sottrasse nel corso del-la sua lunga permanenza sull’iso-la; dall’altra, la vulnerabilità diquesta piccola terra, cosí «espo-sta», da fare gola alle molte poten-ze europee che dall’Età di Mezzofino al XIX secolo l’hanno conqui-stata e dominata.

Nel XVI secolo, con la sua ces-sione in feudo da parte dell’impera-tore Carlo V all’Ordine degli Ospe-

dalieri di San Giovanni – quello chediventerà poi l’attuale Sovrano Or-dine Gerosolimitano di Malta –,l’arcipelago vive una fase storicaimportante, ma è nei secoli prece-denti che Malta, e, in particolare,l’antica capitale Mdina, conosconoun profondo sviluppo, grazie al no-tevole impulso dato dalla culturaaraba e dalle successive maestran-ze siculo-normanne che operaronotra il XII e il XV secolo, lasciandonotevoli testimonianze architetto-niche. Il retaggio della lunga fase diislamizzazione che coinvolse l’arci-pelago a partire dall’870, è fin trop-po evidente nella toponomastica, especialmente nella lingua, costitui-ta originariamente da un dialettopunico sul quale si è andata so-vrapponendo la lingua araba, tra-slitterata in caratteri latini nel corsodella storia.

Arabo è il nome dato alla cittàdi Mdina, di fondazione romana,che significa infatti «città», come

del silenzioSede della storica Universitas e residenza prediletta della nobiltà, Mdina,

l’antica capitale dell’isola di Malta, racconta una storia millenaria.Rivelando, nella successione degli stili architettonici, il passaggio dei popolie delle potenti dinastie che dominarono questo piccolo, grande arcipelago

al centro del Mediterraneo

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d’altronde arabo è il nome dell’atti-guo borgo di Rabat («sobborgo»),che, in età romana, formava ununico insediamento urbano conMdina. Durante la dominazionearaba il sobborgo di Rabat fu sepa-rato da Mdina con la creazione diun fossato difensivo, il Saqqaia, ter-mine con il quale è ancora oggi de-nominata l’area antistante l’entra-ta principale alla città.

Attraversando il ponte fatto co-struire nel 1724 dal Gran MaestroManoel de Vilhena, in sostituzionedell’antico ponte levatoio ancora vi-sibile sulla destra, ci si immerge inun assetto viario labirintico, caratte-rizzato da un continuum stilistico-ar-chitettonico di sapore siculo-nor-

manno, che nemmeno la presenzadi sporadici palazzi barocchi sette-centeschi riesce a spezzare.

Atmosfere mediorientaliTutto, o quasi, nella città di Mdinarimanda alla fase arabo-normanna,con tipiche abitazioni a uno e duepiani, dalle semplici facciate adorna-te da poche finestre e dotate di ampicortili interni, che ricordano da vici-no le dimore tradizionali del Magh-reb. Quando Malta fu occupata da-gli Arabi nell’870, negli anni delladinastia aghlabide, Mdina vennescelta come centro amministrativo edi controllo del territorio: i nuovi pa-droni non assunsero atteggiamentipersecutori nei confronti della co-

munità locale, che dopo il naufragiodell’Apostolo Paolo, nel 60 d.C. – co-me narra la tradizione –, si era con-vertita al cristianesimo. Tuttavia, icristiani furono obbligati al paga-mento di un’imposta per poter con-tinuare a praticare la propria religio-ne: un ricatto che spinse alcuni di lo-ro a convertirsi al credo islamico. Ol-tre al profondo impatto linguistico, aquesta fase «islamica» non corri-spondono testimonianze architetto-niche degne di nota; tuttavia, la pre-senza di stele funebri riccamente in-cise con testi coranici, scoperte inparticolare nel cimitero arabo neipressi del fossato che circonda Mdi-na, attestano la presenza di raffina-te maestranze artigiane.

APRILE MEDIOEVO

LUOGHI MDINA

A Mdina gli elementi tipici dellatradizione islamica si fondono con

l’architettura del Settecento

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87MEDIOEVO APRILE

A sinistra pianta della città

di Mdina e, nel riquadro,

carta che illustra la sua

ubicazione nell’isola di Malta

e la posizione dell’arcipelago

nel Mediterraneo.

Sullo sfondo una veduta

della città di Mdina, dominata

dalla cattedrale barocca

di S. Paolo.

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Con lo sviluppo delle monarchieeuropee, crebbero anche le mireespansionistiche, soprattutto verso iterritori occupati dagli Arabi. In que-st’ottica va letta la progressiva inva-sione del Mezzogiorno d’Italia, inparticolare della Sicilia e della Cala-

bria a opera della famiglia norman-na degli Altavilla, che, in successivecampagne, si impossessò della Cala-bria (1030-1100), della Sicilia (1060-1074) e infine di Malta (1090), conRuggero, che ottenne il titolo di de-legato apostolico da papa Urbano II.

Ad avvantaggiarsi del passaggio dal-la dominazione araba a quella nor-manna fu la Chiesa: il cristianesimo,infatti, tornò a essere la religionepredominante nell’arcipelago. Il suc-cessivo passaggio alla dominazionesveva fu uno degli effetti del matri-monio di Costanza, figlia di RuggeroII d’Altavilla, con Enrico VI Hohen-staufen: grazie alle nozze, infatti, laprincipessa divenne imperatrice,nonché regina di Sicilia. Dall’unionenacque Federico II, che regnò, anchesui territori maltesi, sino al 1250.

L’avvicendarsi dei reQuando poi, con l’appoggio di papaUrbano IV, nel 1266, il capetingioCarlo, conte d’Angiò e di Provenza,mosse alla conquista del regno di Si-cilia – a seguito di lunghi scontri congli Hohenstaufen che non riconosce-vano la supremazia della Chiesa –,Malta passò agli Angioini, che peròne mantennero il controllo solo perpochi decenni. Nel 1282, infatti, aseguito della rivolta contro la pre-senza francese in Sicilia – i cosiddet-ti «vespri siciliani» –, e la successivacacciata dei Francesi, la Sicilia e l’ar-cipelago maltese passarono sotto la

APRILE MEDIOEVO

LUOGHI MDINA

MALTA IN ETÀ MODERNA

Dagli Arabi all’impero britannico

870 d.C. Conquista araba di Malta1090 Fine del dominio arabo e conquista normanna; l’isola entra

nell’orbita del regno di Sicilia passando sotto il dominio svevo,angioino e aragonese (1282)

1410 Passaggio dell’isola dal dominio aragonese alla dinastiaaragonese-castigliana

1530 L’isola è offerta in affitto perenne ai Cavalieri Ospitalieri,cosiddetti Cavalieri di Malta

1565 I Turchi assediano senza successo Malta; i Cavalieriprocedono alla fortificazione dell’isola e alla costruzione diValletta

1798 Durante la campagna d’Egitto Napoleone occupa l’isola;capitolazione dei Cavalieri di Malta

1800 Sollevazione dei Maltesi sostenuti da Gran Bretagna e regnodi Sicilia; resa dei Francesi

1814-1964 Malta diventa parte dell’impero britannico2003 Malta entra nell’Unione Europea

A sinistra veduta

aerea di Mdina.

Nella paginaaccanto il ponte

e la porta

d’accesso alla città,

edificati dal Gran

Maestro Manoel de

Vilhena, nel 1724, in

stile barocco.

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dinastia aragonese (sino al 1410) epoi sotto quella aragonese-castiglia-na fino al 1530.

Un’istituzione prestigiosa Durante questi secoli Malta fu og-getto di sfruttamento da parte deivari feudatari che la governarono,suscitando a piú riprese il malcon-tento della popolazione locale. Dopocontrasti piú o meno aperti, tale si-tuazione subí una battuta d’arresto,quando il re Alfonso V d’Aragona,detto il Magnanimo, nel 1427, rico-nobbe la diretta annessione al de-manio reale del territorio maltese,garantendo ai cittadini di Malta li-bertà e garanzie.

In questo periodo fu peraltroistituita l’Universitas a Mdina, unasorta di organismo politico-ammi-nistrativo retto da un Capitano del-la Verga, alcuni giurati e un notaio,tutti notabili locali, che facevano datramite diretto con il re di Sicilia.Tra i compiti dell’Universitas vi eraquello di assicurare il rispetto del-l’ordine e della legge, oltre che ilmantenimento delle strutture citta-dine grazie ai proventi derivanti dagabelle e tasse varie.

Duecaratteristici

scorci di Mdina,

chiamata la «Città

del Silenzio» per i

tipici vicoli stretti e

tortuosi del suo

centro storico,

inaccessibile

al traffico

automobilistico.

APRILE MEDIOEVO

LUOGHI MDINA

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Come già detto, l’avvicendarsi dipresenze normanne, angioine, ara-gonesi, e soprattutto di maestranze«estere» sull’isola, e in particolare aMdina, è ben riconoscibile nell’ar-chitettura: grazie a queste «compe-tenze» straniere Mdina si arricchí dipalazzi e residenze, spesso destinateai nobili locali i cui nomi tradisconoorigini sicule e/o catalane. La stessacattedrale, d’epoca angioina, fu pro-babilmente costruita in stile siculo-normanno, come attesterebbero al-cune antiche raffigurazioni.

La cittadella di Mdina ricorda lecittà del Maghreb: l’atmosfera «ara-beggiante» dell’edilizia residenzialeè palese, con elementi architettonicitipici della tradizione islamica, comela muxarabija, tipica finestra con gra-ta lignea forata da cui le donne pote-vano osservare in strada senza esse-re viste, ovvero le decorazioni circo-lari in pietra incisa a motivi floreali,che ricorrono come elemento di ab-bellimento sulle facciate di alcunedimore isolane, come anche su alcu-ne stele funebri. Oltrepassato il pa-lazzo fatto costruire dal Gran Mae-stro Manoel de Vilhena nel 1730 ac-canto alla porta di accesso alla città,

la via principale si addentra verso ilcentro dell’abitato costeggiando im-portanti palazzi nobiliari del XIV-XVsecolo, come Palazzo Inguanez, ap-partenuto a una delle piú antiche fa-miglie nobili di Malta, che, nel 1332,ebbe l’onore di ospitare il re Alfonsoil Magnanimo. Alcuni Inguanez, pe-raltro, rivestirono a piú riprese la ca-rica di Capitano della Verga, nel cor-so del XV secolo. Nella adiacente viaGatto-Murina, troviamo invece unaltro bel palazzo del XIV secolo, lecui bifore si accostano fortementeallo stile catalano dell’epoca.

La cattedrale nei secoliDopo avere oltrepassato altri edificinobiliari settecenteschi, riedificati instile barocco a seguito del terremotodel 1693, altri palazzi adiacenti allapiazza dell’Arcivescovo ci riportanoal XIII secolo. È il caso di PalazzoSanta Sofia, sopraelevato nel XX se-colo, ma il cui piano inferiore costi-tuisce una delle testimonianze ar-chitettoniche piú antiche di Mdina;una delle finestre riporta, infatti, ladata del 1233. Proseguendo il corsoprincipale, da cui si diramano unaserie di stradine tortuose, si arriva a

Palazzo Falzon, detto anche CasaNormanna, eretto di fronte al mona-stero delle Carmelitane alla fine delXV secolo dal vice ammiraglio ara-gonese Falzon. Le bifore contornateda archivolti del piano superiore so-no separate da quello inferiore dauna tipica modanatura a dentellitriangolari, una sorta di cornice mar-capiano piuttosto ricorrente a Mdinacosí come nell’architettura trecente-sca sicula, di cui il Palazzo Montaltodi Siracusa (fine del XIV secolo) èun esempio mirabile.

Oltre agli edifici tardo-medievalipiú noti e alle numerose residenzeche si rifanno ai canoni dell’architet-tura araba, con i loro cortili nascosti,e che celano al loro interno moltielementi architettonici tipici dellatradizione islamica, si staglia in tut-ta la sua imponenza la cattedrale ba-rocca di S. Paolo, del maltese Loren-zo Gafà, consacrata nel 1702, a se-guito della sua totale ricostruzione.Procedendo a ritroso nel tempo sihanno notizie di una cattedrale eret-ta a partire dalla fase angioina, an-che se varie sono le attestazioni circala presenza di una chiesa in epocabizantina (VI secolo), di cui, però,

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non resta alcuna testimonianza ar-cheologica. Appare lecito immagina-re che, all’indomani della conquistaaraba, la stessa sia stata trasformatain moschea. Con la ri-cristianizza-zione dell’isola, dopo la conquistanormanna, si ebbe un periodo diffi-cile di convivenza nell’isola i cui abi-tanti, cristiani e saraceni, dovetterotrovare un nuovo equilibrio, even-tualmente a scapito dei secondi.

Dal 1299, durante il regno an-gioino, la documentazione esistenteattesta con sicurezza la presenza diuna cattedrale di cui ci sono perve-nuti alcuni elementi architettonici,come un capitello romanico, oggiconservato al National Museum ofArchaelogy a Valletta, e una colonnadi tradizione siculo-bizantina siste-mata nei giardini antistanti Mdina.Nulla ci è pervenuto degli arredi in-terni della cattedrale angioina, ma lapresenza di due antifonari aquitanidel XIII secolo, con notazione musi-cale, nonché il raffinatissimo Libro de

Santo Paulo (inizi del XIII secolo), difattura siculo-normanna, con coper-ta in argento raffigurante San Paoloin trono (recto) e la Crocifissione (ver-so), impreziosito da miniature, sug-geriscono l’idea di una cattedralepiuttosto ricca.

Ambíto centro musicaleI due antifonari aquitani sono oltre-tutto indizio di una attività musica-le nella cattedrale che in quell’epo-ca era incentrata sulle esecuzionidel canto monodico liturgico (il co-siddetto «gregoriano»). Solo verso lafine del XVI secolo, con l’introdu-zione dell’insegnamento del cantopolifonico, verrà istituita una vera epropria cappella musicale che, giàdal secondo decennio del XVII seco-lo, si trasformò in una istituzionemusicale altamente organizzata conl’impiego di otto voci, strumenti adarco, un basso di viola oltre all’orga-nista e al maestro di cappella.

Un centro musicale di prim’ordi-

Qui sopra Mdina. La piazza su cui

sorge la cattedrale barocca di

S. Paolo. La chiesa, progettata da

Lorenzo Gafà e consacrata nel 1702,

sorse su un precedente edificio

ecclesiastico, distrutto dal

terremoto alla fine del XVII sec.

A destra l’interno della cattedrale

di S. Paolo. La chiesa presenta

pianta a croce latina, a tre navate, e

una ricca decorazione in marmi e

stucchi colorati. Nel pavimento sono

murate alcune tombe di nobili ed

esponenti del clero maltese.

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ne, dunque, e molto ambito dai mu-sici «forestieri», soprattutto dalla vi-cina Sicilia, referente musicale privi-legiato per il reclutamento di musi-cisti, compositori e costruttori di or-gani. Parlano da sole le numerosemusiche manoscritte e a stampa sei-centesche oggi conservate negli ar-chivi del Museo della Cattedrale diMdina, una fonte straordinaria perla conoscenza della storia musicalesicula e italiana in genere.

Tornando all’antica cattedrale,varie sono le raffigurazioni che ladescrivono con un tetto fortementespiovente che ricorda vagamente lefattezze delle cattedrali gotiche pu-gliesi. E probabilmente a cavallo delXIV e XV secolo venne costruita latorre campanaria, come emergedalla documentazione d’archivio

APRILE MEDIOEVO

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relativa all’acquisto di una campa-na a Venezia nel 1270. Al XV secolosono databili anche lavori di am-pliamento della cattedrale, mentrela torre campanaria fu coronata dauna cupola semisferica arabeggian-te (qubbah), non dissimile da quellepresenti nelle architetture siculedell’epoca. La stessa torre fu provvi-sta di un orologio; il consiglio citta-dino stipendiava infatti un salaria-to per «conczari et teniri in ordinij luorologiu».

La pala dell’ApostoloAlla fine del XV secolo appartiene ilpiú bell’oggetto d’arte pervenutocidella cattedrale, la grande pala diSan Paolo, un polittico formato da11 pannelli i cui tratti stilistici ci ri-conducono allo stile siculo-catala-

no. Allo stesso periodo risalgono ipannelli intarsiati con figure di san-ti e scene bibliche, commissionatiai catanesi Parisio e Pierantonio Ca-luchura, che costituivano gli stallidel coro, oggi conservati nel Museodella Cattedrale. Purtroppo, nulla èrimasto dell’antica decorazione in-terna affidata al siciliano Alessan-dro Patavino e all’ebanista malteseCola Curmi nel corso del XVI seco-lo. Al secondo si deve, fra l’altro, lasplendida porta intagliata sulla fac-ciata ovest della cattedrale.

Nel Quattrocento, la popolazionemaltese contava 10 000 abitanti cir-ca, un migliaio dei quali, agli inizidel secolo, risiedeva a Mdina e rag-giunse le 1500 unità alla fine dellostesso secolo, grazie all’incrementodella comunità giudaica, formataprincipalmente da artigiani e mer-canti. La loro presenza era gestita dauna Universitas Judeorum con propricapi e responsabili, che sottostava-no, comunque, al Capitano dellaVerga. Una sorta di comunità nellacomunità, la cui presenza sull’isolavenne drasticamente meno quando,nel 1492, ne fu decisa l’espulsionein seguito alla decisione della coro-na spagnola.

Grandi famiglie al potereLa società cristiana di Mdina era alcontrario composta da un piccolonucleo di nobili che vivevano prin-cipalmente nella città e avevano ifeudi reali concessi loro in cambiodi lealtà e, soprattutto, di aiuti mi-litari e finanziari in caso di neces-sità; per la maggior parte forestiericome gli Inguanez, i Gatto, i Fal-zon, i Manduca, ecc., detenevano ilcontrollo di piú della metà del terri-torio maltese, mentre il resto delleterre era in mano a semplici agri-coltori, molti dei quali arabi, con-vertitisi al cristianesimo. Ai compo-nenti delle famiglie notabili eranoaffidati gli incarichi pubblici piúimportanti, venendosi a creare unasorta di oligarchia cittadina: è il ca-so, per esempio, dei Gatto-Ingua-nez, che dominarono a Mdina pertutto il XV secolo.

Vi era poi uno strato intermedio

composto da artigiani che non pos-sedevano terre e la cui presenza eraprincipalmente attestata nel sob-borgo di Rabat (vicino Mdina) enella città portuale di Birgu. Tra glistrati piú abbienti è inoltre attesta-ta la presenza di schiavi a serviziodelle famiglie nobili.

Nel 1530, in seguito alla lorocacciata dall’isola di Rodi (1522),l’imperatore Carlo V decise di cede-re in feudo all’Ordine degli Ospeda-lieri di San Giovanni l’arcipelagomaltese, come baluardo contro l’a-vanzata turca. Tale mossa risultòdecisiva nel fronteggiare gli infede-li – lo testimonia lo scacco dato daiCavalieri nel grande assedio di Mal-ta del 1565 alle potenti flotte turchecomandate da Solimano II –, ma lostanziamento dell’Ordine sull’isoladeterminò anche lo spostamentoprogressivo della sfera d’influenzada Mdina alla Valletta, costruita exnovo nel 1566, durante la reggenzadel gran maestro Jean Parisot de LaValette, secondo un piano urbani-stico modernamente rinascimenta-le, e dotata di notevoli chiese e pre-stigiose auberges, che ospitavano iCavalieri secondo le loro provenien-ze geografiche. Lo sviluppo delle at-tività portuali attorno alla città diValletta e il progressivo arricchi-mento dell’Ordine andò di pari pas-so con il progressivo declino diMdina, relegata, insieme alla suaUniversitas, a un ruolo sempre piúsubalterno.

Nel XVII secolo la vita scorrevatranquillamente a Malta, quando unevento disastroso si abbatté sull’ar-cipelago. L’11 giugno del 1693 il de-vastante terremoto che colpí la Val diNoto in Sicilia portò i suoi strascichianche a Malta causando notevolidanni, specialmente a Mdina, dovela stessa cattedrale d’epoca angioinafu distrutta a tal punto da rendersinecessaria la totale ricostruzione,sorte che toccò anche a vari palazzidell’antica capitale. Ma questo è unnuovo capitolo della storia meliten-se e, in particolare, di Mdina, che,nel suo nobile isolamento, seppe ri-sorgere dalle macerie ancor piú son-tuosa di prima. F

95MEDIOEVO APRILE

La Torre dello

Stendardo, una vecchia

torre di segnalazione

edificata nel XVIII sec., e la

porta della città.

In alto una veduta aerea

della porta di Mdina.