di Ennio Elena - deportati

18
10 Quando i soldi Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri il 1° dicembre 1998 è stata istituita una commissione alla quale è stato affidato “il compito di ricostruire le vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni di cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati.” La commissione, presieduta dall’on. Tina Anselmi, ha concluso i suoi lavori il 30 aprile 2001, dopo ventotto mesi di attività. La commissione ha naturalmente esaminato una grande mole di documenti ed ha contattato direttamente o indirettamente numerosi organismi in grado di fornire documentazione utile ai fini della ricerca. La commissione ha svolto un’attività complessa dovuta in primo luogo alla vastità delle spoliazioni ed alla gravità gradualmente crescente dei provvedimenti razziali ed ha dovuto affrontare, come sottolinea la presidente, “difficoltà connesse con la dislocazione degli archivi, con la loro parziale distruzione dovuta ad eventi eccezionali, con il loro mancato riordino” Ciò malgrado, dice Tina Anselmi, “sono in grado di affermare che la commissione ha raccolto una vasta documentazione di oggettivo interesse.” Da rilevare tra l’altro la validità dell’iniziativa governativa di affidare ad una commissione il compito di esplorare un aspetto che non era mai stato affrontato in termini complessivi. A conclusione dei suoi lavori la commissione ha rivolto alcune raccomandazioni fra le quali: che le istituzioni pubbliche e private operanti nel settore culturale e scientifico sviluppino la ricerca storica sulla persecuzione antiebraica fascista e nazista in Italia; il sostegno a tutte le iniziative che, anche attraverso la conservazione della memoria delle vittime della Shoah in Italia, operano per creare una coscienza civile ed un’attitudine permanente e consapevole al rispetto dei diritti personali e sociali. di Ennio Elena OLTRE DUE ANNI DI ATTIVITÀ RAPPORTO GENERALE COMMISSIONE ANSELMI Dal catalogo Per non dimenticare la Shoah edizioni Proedi

Transcript of di Ennio Elena - deportati

10

Quando i soldi

Con decreto delpresidente del Consigliodei ministri il 1° dicembre1998 è stata istituita unacommissione alla quale èstato affidato “il compitodi ricostruire le vicendeche hanno caratterizzatoin Italia le attività diacquisizione dei beni dicittadini ebrei da parte diorganismi pubblici eprivati.” La commissione,presieduta dall’on. TinaAnselmi, ha concluso isuoi lavori il 30 aprile2001, dopo ventotto mesidi attività.La commissione hanaturalmente esaminatouna grande mole didocumenti ed hacontattato direttamente oindirettamente numerosiorganismi in grado difornire documentazioneutile ai fini della ricerca.La commissione ha svoltoun’attività complessadovuta in primo luogoalla vastità dellespoliazioni ed alla gravitàgradualmente crescentedei provvedimenti razzialied ha dovuto affrontare,come sottolinea lapresidente, “difficoltàconnesse con ladislocazione degli archivi,con la loro parzialedistruzione dovuta ad

eventi eccezionali, con illoro mancato riordino”Ciò malgrado, dice TinaAnselmi, “sono in gradodi affermare che lacommissione ha raccoltouna vastadocumentazione dioggettivo interesse.” Darilevare tra l’altro lavalidità dell’iniziativagovernativa di affidare aduna commissione ilcompito di esplorare unaspetto che non era maistato affrontato in terminicomplessivi.A conclusione dei suoilavori la commissione harivolto alcuneraccomandazioni fra lequali: che le istituzionipubbliche e privateoperanti nel settoreculturale e scientificosviluppino la ricercastorica sulla persecuzioneantiebraica fascista enazista in Italia; ilsostegno a tutte leiniziative che, ancheattraverso laconservazione dellamemoria delle vittimedella Shoah in Italia,operano per creare unacoscienza civile edun’attitudine permanentee consapevole al rispettodei diritti personali esociali.

di Ennio Elena

OLTRE DUE ANNI DI ATTIVITÀ

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

Dal catalogo Per non dimenticare la Shoah edizioni Proedi

11

sanno di lacrime e sangue

LE SPOLIAZIONI DEI BENI DEGLI EBREI IN ITALIA

Parlando il 6 settembre 1934a Bari, Mussolini irrise l’i-deologia razziale nazista,affermando di “guardare consovrana pietà a talune dot-trine d’Oltralpe”. Due anni dopo quelle dot-trine cui il duce guardavacon “sovrana pietà” comin-ciarono a diventare precisedisposizioni che anticipa-vano la legislazione perse-cutoria.Nel dicembre ‘36-gennaio‘37 Mussolini si espressecontro nuove collaborazio-ni di ebrei al suo quotidianoIl popolo d’Italia. Nel ‘38Mussolini impartì ai capi digabinetto dei ministeri del-la Guerra, della Marina edell’Aeronautica una diret-

tiva ufficiale per la non am-missione di ebrei nelle ac-cademie militari.Nell’agosto del ‘38 il mini-stro dell’Educazione na-zionale vietò il conferimentodi supplenze e incarichi diinsegnamento a “docenti dirazza ebraica”, salvo ecce-zioni da lui medesimo au-torizzate.Nel settembre del ‘38 laConfederazione fascistadei lavoratori del creditoe della assicurazione chie-se ai segretari delle Unioniinterprovinciali della stes-sa di “sottoporre” al fede-rale le proposte di “even-tuali ulteriori assunzioni… di elementi di razzaebraica.”

grassero con i loro capita-li resi liquidi o più sempli-cemente li trasferissero inPaesi dove non c’era rischiodi persecuzione, fu au-mentata la vigilanza su diessi, specie quella confi-naria.Il caso più clamoroso disvendita segnalato è senza

dubbio quello del quotidia-no triestino il Piccolo.Nel periodo estate- autun-no 1938, a conclusione diuna complessa trattativa, ilgiornale, che il proprietarioa luglio valutava anche 15milioni di lire, venne cedu-to per due milioni e alcunecompensazioni.

Autunno 1938. Sono pas-sati quattro anni dal discor-so di Bari e le “talune dot-trine d’Oltralpe” , dopo ilprologo, sono diventate leispiratrici della persecuzio-ne contro gli ebrei.Mussolini non vuole esse-re secondo a Hitler nell’an-tisemitismo. C’è un’intensacampagna di stampa e quel-li che prima erano episodisignificativi ma limitati di-ventano un’implacabile of-fensiva a tutto campo. Il cer-chio della persecuzione sistringe, la vita per gli ebreidiventa più difficile, giornodopo giorno, e per parecchidi essi impossibile.Scacciati- Circa 8.100 ebreinon furono ammessi a ri-siedere in Italia. Circa lametà lasciò il nostro Paeseentro il marzo 1939. Coloroche non potevano ottempe-rare all’obbligo di lasciare

l’Italia (occorreva infatti checi fosse un’altra nazione di-sposta ad accoglierli e i sol-di per pagarsi il viaggio) nonavevano altra scelta che illavoro clandestino e l’im-poverimento raggiunse di-mensioni spaventose.Licenziamenti- Entro il 4marzo 1939 licenziati tutti idipendenti pubblici di “raz-za ebraica”, ossia impiega-ti dello Stato, delle provin-ce, dei comuni, delle azien-de municipalizzate, ecc.Per gli insegnanti e gli altridipendenti scolastici la da-ta del licenziamento fu il 14dicembre 1938. I professo-ri universitari ordinari estraordinari espulsi furono96, pari al 7 per cento deicomponenti la categoria; gliinsegnanti delle scuole me-die e superiori che seguiro-no la stessa sorte furono 279.I licenziamenti non rispar-

Premessa indispensabile alvaro delle leggi contro gliebrei era naturalmente ilcensimento di coloro cheavrebbero dovuto essere per-seguitati e dei loro beni.Il censimento, effettuato il22 agosto 1938, accertò lapresenza in Italia di 58.412residenti nati da almeno ungenitore ebreo o ex ebreo,suddivisi in 48.032 italianie 10.380 stranieri residenti

nel nostro Paese da oltre seimesi. La successiva defini-zione giuridica di “appar-tenente alla razza ebraica” ri-dusse il numero degli as-soggettati alla persecuzio-ne a circa 51.100.Censite le persone si passònell’autunno del 1938 ai pri-mi censimenti dei beni, so-prattutto per quanto riguar-da i depositi bancari, ma nonin modo generalizzato.

Vista la gran brutta aria chetirava, ci furono natural-mente vendite, svendite, ri-strutturazioni del patrimonioper renderlo esportabile.Nell’agosto del 1938 il ca-po della polizia segnalavaai prefetti che “gli ebrei sta-

rebbero procedendo …al di-sinvestimento dei loro beninon strettamente liquidi,reinvestendo il ricavato nel-l’acquisto di gioielli e an-che di oro…”Di fronte alla possibilitàche i perseguitandi emi-

Contrariamente al signifi-cato negativo che questotermine assume, risultavainvece positivo in relazio-ne al censimento degli ebreidel ‘38, perché circa 6.500

di essi ottennero il prov-vedimento di “discrimina-zione” che comportava l’e-senzione da un ristretto nu-mero di norme persecuto-rie.

Il censimento

I “discriminanti”

La grande persecuzione

La svendita de “il Piccolo”

12

miarono neppure gli uffi-ciali in servizio: dall’esercitone furono espulsi 81, 27 dal-la marina.In genere i licen-ziati avevano diritto alla pen-sione o ad un’indennità dilicenziamento. Poi tocca atutti gli ebrei impiegati inenti e imprese parastata-li o privati ma controllatio sostenuti dallo Stato.Lemisure persecutorie non ri-sparmiano niente e nessuno:impiegati in scuole private,banche di “interesse na-zionale”, imprese privatedi assicurazione.I cittadini italiani di “razzaebraica non discriminati”non potevano essere dirigentidi aziende situate in Italia in-teressanti la difesa della na-zione.Lo stesso divieto per am-ministratori o sindaci diqueste aziende.E se dall’a-gosto del ‘39 gli ebrei nonpossono più esercitare laprofessione di notaio e digiornalista ai divieti nonsfuggono neppure quelli im-piegati negli alberghi.Terra bruciata- Terra bru-ciata per coloro che eser-citavano una serie nume-rosa di professioni: medico-chirurgo, farmacista, vete-rinario, ostetrica, avvoca-to, ingegnere, architetto,ecc. Se non erano “discri-minati” e purché non notiantifascisti e di “specchia-ta condotta morale” dalmarzo del ‘40 venneroiscritti in elenchi specialie abilitati ad esercitare laprofessione “esclusiva-mente a favore di personeappartenenti alla razzaebraica”, tranne casi dicomprovata urgenza. I “discriminati” venneroiscritti in elenchi aggiunti;

tutti furono esclusi dallapossibilità di esercitare perconto di enti pubblici.

■Dirittid’autore

Nell’agosto del 1938 vienevietata l’adozione nellescuole medie di libri di testod’autore o coautore di “raz-za ebraica”, divieto estesonel febbraio del ‘39 anchealle carte geografiche mu-rali.Le opere di autori ebreivengono progressivamenteescluse dai programmi deiteatri lirici e di prosa , dal-le trasmissioni musicali del-la radio, dai cataloghi dellecase discografiche, dalle sa-le cinematografiche, fino adessere bandite dall’interosettore dello spettacolo. Le case editrici cessanopressoché del tutto di pub-blicare nuove opere di au-tori ebrei tra la fine del ‘38e gli inizi del ‘39; nel feb-braio del ‘40 ritirano quasitutte quelle già in commer-cio. Il 30 settembre del ‘38viene reso noto l’elenco de-gli autori scolastici vietatiche comprende 114 nomi Èil caso di rilevare come que-ste ultime misure persecu-torie abbiano impoveritonon solo gli interessati maanche il panorama cultura-le del Paese.

■ Il suicidiodi Formiggini

Una delle vittime illustri deiprovvedimenti persecutoriè stato, fra gli altri, il gior-nalista ed editore modene-se Angelo Fortunato For-miggini. Formiggini creò

una serie di collane: Classicidel ridere, Medaglie, Apo-logie, Profili. Pubblicò nel‘28 un Chi è con successiveedizioni. Fondò l’IstitutoLeonardo per la propagan-da della cultura italiana.Scrisse nel ‘23 “La piccoz-za filosofica del fascismo”.In segno di disperata prote-sta contro le leggi razzialiche colpivano la sua attivitàsi tolse la vita gettandosidalla torre Girlandina.

■Anche i colombi viaggiatori

Persino l’allevamento di co-lombi viaggiatori era proi-bito agli ebrei ( per il timo-re che usassero i volatili perintese col nemico?) insie-me a tutte le attività lavora-tive possibili e immagina-bili tra le quali: raccolta dirottami metallici, venditadi libri scolastici, guida tu-ristica, interprete, affitta-camere, titolare di agen-zia viaggi e turismo, eser-cizio di pensione, eserci-zio bar e spacci di alcolici(esteso successivamente aiconiugi ariani subentranti),commercio oggetti antichie d’arte e di libri usati, per-sino la gestione di scuole diballo.Con questi divieti emolti altri che si sussegui-rono nel tempo agli ebreiveniva impedito di lavoraree quindi di vivere.

■ Il dramma degli am-bulanti

Il divieto di esercitare que-sta attività venne stabilito il30 luglio 1940 e il 12 no-vembre dell’anno dopo este-so ai coniugi “ di razza aria-

na subentranti”, il che si-gnificava impossibilità divendere la licenza. In ter-mini numerici l’esclusionedal commercio ambulantefu la più consistente. In par-ticolare riguardò Roma do-ve la misura, secondol’Unione delle comunitàisraelitiche italiane, colpi-va “circa 900 capi-famigliadel popolino, tutti con mol-tissimi figli ed altre perso-ne a carico (e l’Unione ag-giungeva che, “in mancan-za di ogni possibilità di tro-vare una via di uscita a que-sta loro situazione potreb-be spingere parecchi a pro-cacciarsi in modo illecito imezzi della vita per loro e iloro congiunti.”

■Speriamoche sia maschio

Nella ricerca di nuove re-strizioni all’attività degliebrei nel novembre-dicem-bre 1942 fu deciso che i co-niugi di “razza ariana” innessun caso potevano su-bentrare al coniuge di “raz-za ebraica” e che il coniu-ge “ariano” di un matrimo-nio misto poteva conserva-re o ottenere la licenza solose questi era il maschio del-la coppia.

■La fame

Nel dicembre del 1940 gliebrei furono esclusi dal-l’elenco dei poveri, e cioènon poterono usufruire del-l’assistenza pubblica; pri-ma del 1942 le famiglie bi-sognose di razza ebraicafurono escluse, salvo casi

Quando i soldi sanno di lacrime e sangue

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

13

eccezionali, dall’assisten-za invernale” prestata da-gli Enti comunali di assi-stenza; dal luglio 1938 ces-sò il contributo statale di11.500 lire a favore degliasili infantili israelitici.Nel marzo del ‘42 venne ad-dirittura proibito agli ebreidi acquistare carne di bas-sa macellazione presso l’ap-posito spaccio del rioneTrastevere.Del resto già al-

la fine del 1938 un diri-gente dell’Unione delle co-munità israelitiche italia-ne parlava di “impellentidolorose necessità di tanticorreligionari stranieri di-venuti improvvisamenteindigenti, mentre comin-cia ad avanzarsi lo spettrodell’indigenza di correli-gionari connazionali col-piti dai recenti provvedi-menti.”

L’ebreo non è più un diver-so ma un nemico. Alla per-secuzione dei diritti e deibeni subentra quella dellevite. La data in cui avvienequesto radicale, drammati-co cambiamento, è il 14 no-vembre 1943 quando si riu-nisce a Verona l’assembleadel nuovo partito fascistarepubblicano (Pfr) che ap-prova un “manifesto pro-grammatico” nel quale sistabilisce: “Gli appartenentialla razza ebraica sono stra-nieri. Durante questa guer-ra appartengono a naziona-lità nemica.”Le affermazioni program-matiche trovano pronto ri-scontro nei provvedimentipersecutori decisi dallaRepubblica so-ciale italiana(Rsi) , lo statofantoccio creatodopo la libera-zione di Mus-solini dal GranSasso, meglionoto come“Repubblichet-ta di Salò” dalnome della lo-calità gardesa-na dove aveva sede il gover-no.Trovano applicazione da par-te della Rsi e dei tedeschi iquali, dopo l’8 settembre,istituiscono nelle regioninordorientali del Paese due“zone” speciali: la zona dioperazione Prealpi, com-prendente la province diBolzano, Trento e Bellunoe la zona di operazione lito-rale adriatico comprenden-te le province di Udine,Gorizia, Trieste, Pola, Fiume

e Lubiana. In esse assumo-no sia la responsabilità mi-litare che quella civile, Nelresto della penisola (trannenaturalmente il Sud dove sierano trasferiti il governoBadoglio ed il re in seguitoalla precipitosa fuga daRoma l’8 settembre) la re-sponsabilità civile viene as-sunta dalla Rsi.Secondo i dati del rapportole persone residentinell’Italia centrale e setten-trionale classificate di “raz-za ebraica” e assoggettatealla persecuzione delle vitefurono circa 43 mila , sud-divise in circa 8 mila stra-nieri e 35 mila italiani. Diesse circa 500 riuscirono apassare la linea del fronte e

a raggiungere leregioni meridio-nali; altre 5.500-6.000 riuscirono arifugiarsi inSvizzera; circa7.700-7.900 ven-nero arrestate nel-la penisola per poiessere deportate ouccise in Italia: piùprecisamente vifurono 6.720 de-

portati oggi identificati(5.896 uccisi e 824 soprav-vissuti) , 680-880 deporta-ti dei quali non è stato pos-sibile appurare i nomi (pre-sumibilmente per lo più uc-cisi) e 299 uccisi in Italiaper eccidio o comunque perresponsabilità dei persecu-tori. Circa 29.000 personeclassificate “ di razza ebrai-ca” vissero in clandestinitàfino alla Liberazione e cir-ca un migliaio partecipò al-la Resistenza.

Dopo i beni, la vita

Gli appartenentialla razza ebraica

sono stranieri.Durante questa

guerraappartengonoa nazionalità

nemica.

14

La nuova fase della perse-cuzione antiebraica fu ge-stita solo dai tedeschi nelledue “zone speciali”, dap-prima dai soli tedeschi e poida questi assieme agli ita-liani nelle altre regioni.Tra metà settembre e i pri-mi di ottobre i tedeschi pro-cedettero all’arresto e al-l’internamento di ebrei delCuneese, all’uccisione di 56ebrei sulla sponda piemon-tese del lago Maggiore, alrastrellamento di ebrei inprovincia di Ascoli Piceno,a Trieste, a Roma, in Tos-cana e nel triangolo Torino-Genova- Milano.Gli ebrei arrestati dai tede-schi e dagli italiani venneroraggruppati in carceri o cam-pi della penisola e poi de-portati ad Auschwitz. Ini-zialmente i convogli parti-rono dalle località degli ar-resti; dal febbraio del ‘44dai campi di concentra-mento degli ebrei arrestati:Fossoli di Carpi, in provin-cia di Modena, e poi, dal-l’agosto 1944, a Bolzano-Gries. Nel litorale adriati-co gli ebrei arrestati dai te-deschi vennero concentratia Triste, dapprima nel car-cere del Coroneo e poi nelcampo della Risiera di SanSabba: da lì furono deportatiad Auschwitz.

■“Maledettifigli di Giuda”

Il 30 novembre ‘43 il mini-stro dell’Interno della Rsidiramò un ordine con il qua-le veniva disposto l’arrestoe l’internamento di tutti gliebrei… a qualunque nazio-

nalità appartengano” e il lo-ro internamento “in campi diconcentramento provincia-li in attesa di essere riuniti incampi di concentramentospeciali appositamente at-trezzati.”L’indomani cominciò l’al-lestimento dei campi ed iquestori iniziarono ad ef-fettuare gli arresti.Successivamente venne de-ciso di escludere dall’inter-namento i membri di fami-glie miste, i malati gravi egli ultrasettantenni.Tra i provvedimenti adotta-ti contro il “nemico” ebreoci fu l’aumento della sor-veglianza al confine con laSvizzera.Il comando della II legio-ne “Monte Rosa” dellaguardia nazionale repub-blicana confinaria, fiero dei58 arresti eseguiti “dai pri-mi di ottobre ad oggi” e deirilevanti valori sequestra-ti”, il 12 dicembre ‘43 scris-se al capo della provinciadi Como: “ È così che lacorsa verso il confine de-gli ebrei, che con la fuganell’ospitale terra elvetica– rifugio di rabbini- tenta-no di sottrarsi alle provvi-denziali e lapidarie leggiFasciste (sic!) è ostacolatadalle vigili pattuglie dellaGuardia nazionale repub-blicana che indefessamen-te, su tutti i percorsi anchei più rischiosi, con qualsiasitempo ed in qualsiasi ora,con turni di servizio vo-lontariamente prolungati,vigilano per sfatare (sic!)ogni attività oscura e mi-nacciosa di questi maledettifigli di Giuda.”

■Sequestro e confisca

L’ordine di polizia del mi-nistro dell’Interno del 30novembre stabiliva, oltre al-l’arresto e all’internamen-to degli ebrei, che “tutti i lo-ro beni, mobili ed immobi-li, debbono essere sottopo-sti ad immediato sequestro,in attesa di essere confisca-ti nell’interesse della Repub-blica sociale italiana la qua-le li destinerà a beneficiodegli indigenti sinistrati dal-le incursioni aeree nemi-che”.La confisca dei beni vennedecisa con un decreto legi-slativo del 4 gennaio 1944.Il decreto riguardava i benidi tutte le persone fisicheclassificate di “razza ebrai-

ca”, sia italiane, anche sediscriminate, sia straniere,anche se non residenti nel-la Rsi. Esse non potevano posse-dere nel territorio della Rsi“aziende di qualunque na-tura…terreni… fabbrica-ti…titoli, valori, crediti ediritti di compartecipazio-ne di qualsiasi specie… al-tri beni mobiliari di qual-siasi natura.”

■Persino i fascisti si vergognavano

I decreti di confisca veni-vano pubblicati sullaGazzetta ufficiale d’Italiaed elencavano tutti i beniposseduti dall’ebreo: azien-de, terreni, fabbricati, cre-diti vari, valori depositati

Arresti, deportazioni, eccidiArresti, deportazioni, eccidi

Quando i soldi sanno di lacrime e sangue

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

Le immagini che illustrano l’articolo sono tratte dal catalogo Gli Ebrei a Venezia1938-1945 edizioni Il Cardo

15

nelle banche, mobili di ar-redamento, soprammobi-li, stoviglie, lenzuola, ve-stiario, spazzolini da den-ti, ecc. Verso la fine di apri-le 1944 il ministrodell’Educazione nazionalesegnalò alla presidenza delConsiglio dei ministri chela lettura di decreti di con-fisca elencanti “2 paia dicalze usate” o , “1 bandie-ra nazionale, 1 bidè, 1 en-teroclisma”, o ancora “unamaglia di lana fuori uso, 3mutandine usate sporche”ecc. suscitava “negativi ap-prezzamenti.”Successivamente i mini-steri competenti avvisaro-no i capi delle province(nuova denominazione deiprefetti, N.d.r.) che “unaelencazione molto partico-lareggiata dei beni… nonappare assolutamente op-portuna” e che “la descri-zione di tali oggetti è trop-po dettagliata e minuziosa,sì da comprendere indu-menti intimi: oggetti discarsissimo valore o stret-tamente personali e tali chela enunciazione può deter-minare e determina com-menti che sarebbe bene evi-tare.”

■Furtie saccheggi

Se fino all’8 settembre ‘43la spoliazione dei beni de-gli ebrei avvenne, pur coni suoi odiosi aspetti perse-cutori, quasi esclusivamentead opera dello Stato sullabase di norme stabilite, do-po tale data subentrò l’ar-bitrio.Nota infatti il Rapporto co-me il processo di spoliazio-ne venisse “affidato, da un

lato , all’iniziativa di istitu-zioni fortemente indeboli-te e quindi sempre più go-vernate dall’arbitrio dei fun-zionari ad esse preposte e,dall’altro, all’intervento disoggetti privati, portati adapprofittare di più o di me-no della loro vicinanza aiperseguitati in difficoltà, al-le loro famiglie e alle lorocose.”“Abiti da sposa, corredi, gio-cattoli, quadri, strumentimusicali, interebiblioteche: lascomparsa dioggetti con unvalore simboli-co e affettivo ol-tre che materia-le, rappresentòper molti la spa-rizione del pro-prio passato,della tradizionefamiliare, l’en-nesima manife-stazione di untaglio netto con la vita pre-cedente, di un mondo defi-nitivamente perduto. Così come le abitazioni pri-vate anche molti negozi,dai grandi magazzini allemodeste botteghe di quar-tiere, erano stati oggetti diruberie e devastazioni peropera di nazisti e fascistidi Salò.”Episodi del genere si veri-ficarono in numerose pro-vince dell’Italia centro-me-ridionale.Il più clamoroso, e anche ilpiù noto, è quello compiu-to contro gli ebrei romaniai quali i tedeschi, nel set-tembre ’43, imposero unataglia di cinquanta chili d’o-ro in cambio della salvez-za, impegno tradito ventunogiorni dopo.

■“Come, dobbiamoanche pagare? !”

Per gestire e liquidare i be-ni ebraici espropriati, nel1939 venne istituito l’Egeli,sigla che significa Ente digestione e liquidazione im-mobiliare che, essendo sta-to incaricato anche di altricompiti dopo lo scoppio del-la guerra come la gestione dibeni di cittadini di nazio-nalità straniera, cesserà la

sua attività sol-tanto nel 1997.L’Ente per lagestione deibeni espro-priati si avval-se anche del-l’attività di unaserie di ban-che.Secondo il rap-porto sul fini-re del 1946 ibeni ebraici fu-rono quasi tut-

ti restituiti ma allora si po-se lo spinoso problema del-le richieste ai cittadini espro-priati delle spese di gestio-ne, avanzate dall’Egeli odalle banche. Si calcolava che a tutto il1947 i compensi dovutiall’Egeli ammontassero apiù di 22 milioni di lire cuiandavano aggiunti 3 milio-ni e 300 mila lire relativi aibeni gestiti extra Egeli. Le richieste sollevarono for-ti proteste da parte degli in-teressati, sostenuti dall’U-nione delle comunità israe-litiche italiane, i quali chie-devano l’annullamento daparte dello Stato di quantopreteso argomentando in so-stanza: “Come, ci hanno de-predato e dobbiamo anchepagare ?!”

I tedeschi,nel settembre ’43,

imposerouna taglia

di 50 chili d’oro in cambio

della salvezza,impegno tradito 21 giorni dopo

16

Lettera di protesta

In una lettera all’Unione del-le comunità israelitiche del’48,Arrigo Vita scrive: “…visegnalo che l’Istituto S.Paolodi Torino mi ha richiesto lasomma di L. 18.650 per lagestione del mio allog-gio…durante il periodo na-zifascista…Ho rifiutato dipagare ritenendo che l’Egeliabbia avuto la funzione dicampo di concentramentoper i nostri be-ni…”.Un’altra lette-ra, dai toni mol-to più duri, del-la quale nonviene citato ilmittente, venneinviata al SanPaolo il 23 no-vembre 1947 edice: “ Con di-sinvoltura ora …definite ilgoverno della Repubblicasociale ‘sedicente governo’mentre lo avete fedelmenteservito interpreti ed esecu-tori di tutti i soprusi esco-gitati dai nazifascisti con-tro i perseguitati razziali…“Ma affinché non vi sembriquesta mia uno sfogo pole-mico per disconoscere leVs/’benemerenze’ deside-ro raccontarVi alcune Vs/responsabilità nei ns/ con-fronti come saggio di ciòche sarà accaduto a quasitutti gli altri; gli assassina-ti senza eredi non hanno piùvoce e lasciano per ora a voiil godimento dei frutti deiloro beni…“Il 5 febbraio 1944 presen-ti Vs/ funzionari e si direb-be col Vs/ compiacente e in-differente consenso, è av-venuto che nazifascisti be-

ne informati saccheggias-sero masserizie e arredi nel-l’alloggio di mia madre enegli uffici delle mie so-cietà…Il 26 agosto con col-pevole infingardaggine eleggerezza avete consentitola preordinata asportazionedei mobili dall’ufficio del-la ditta con lo scempio dipreziosissimi e insostitui-bili documenti di archivio,

documenti, ecc.oltraggiosamen-te svuotati per ter-ra e abbandonatialla loro inevita-bile dispersio-ne…E così anda-rono perduti tut-ta la corrispon-denza dei miei ca-ri defunti, mano-scritti e poesie

inediti di letterati miei ami-ci, libri, documenti notarliecc. e una collezione di 2000francobolli antichi...“La cosiddetta Vs/ gestio-ne si è limitata a cristalliz-zare gli affitti nella misuradi quelli del 1934…“Ed ora dopo oltre 21 mesici presentate in forma pe-rentoria un conto globale dioltre il doppio di quanto fa-ticosamente percepito. Aparte la questione moraleche segnalerò al ministerodelle Finanze, sarebbe inam-missibile fa pagare alle vit-time della persecuzione lespese di una gestione esco-gitata a loro danno da aguz-zini, per impadronirsi del-le proprietà di candidati al-le camere a gas. Vi segnaliamo il fatto chenoi non vi abbiamo nomi-nati ns/ tutori.”

Di fronte a numerose presedi posizione come questaneppure la riduzione del 50per cento delle somme ri-chieste annunciata nel 1951veniva giudicata soddisfa-cente dall’Unione.Il compromesso- Anche senel rapporto non si hannoindicazioni più precise, sem-brerebbe che si sia giunti adun compromesso propostoin modo informale dall’U-nione. Il ministero delTesoro, sulla base di sue va-lutazioni etiche, economi-che, giuridiche, pervenivaalla conclusione di abban-donare ogni azione di recu-pero dei crediti rappresentatidai compensi di gestione acarico dei proprietari giàperseguitati e a puntare al-l’incameramento dei benidegli ebrei non rivendicatidagli aventi diritto dopo l’a-brogazione delle leggi raz-ziali

Abbiamo deciso dipubblicare questorapporto, sfidando il suocarattere spessoinevitabilmenteburocratico, per dare undocumentato contributoalla conoscenza di pagineforse meno note macertamente non menosignificative di che cosaabbia rappresentato inItalia e in Europa lalunga parentesi dellabarbarie nazista e fascistae per ricordare fra iprotagonisti del ‘900donne e uominisconosciuti che con la lorosofferenza hannocontribuito a scrivere lanostra storia recente.

Quando i soldi sanno di lacrime e sangue

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

Ed ora dopo oltre 21 mesi ci

presentate in formaperentoria un conto

globale di oltre il doppio di quanto

faticosamentepercepito.

17

Ed ecco la storia delle infami spoliazioni

Enrica Basevi,I beni e la memoria. L’argenteria degli ebrei: piccola “scandalosa” storia italiana (con scritti intro-duttivi di Amos Luzzatto e Roberto Finzi), Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2001, pp. 194, 24.000 lire.

E sempre nel 1943-1945 accadde che le confische ven-nero precedute, accompagnate e, qualora incomplete,seguite da furti, saccheggi e distruzioni.

L’azione della dogana nel 1938-1939 fu molto uti-le allo stato fascista. Non è stato possibile ap-purare quanto abbia fruttato e forse non sarà

più possibile appurarlo, causa la distruzione di documentiall’epoca classificati “ordinari”, ma i valori sequestratiagli ebrei contribuirono certamente, nel loro piccolo,all’attuazione delle politiche interna ed estera del re-gno. I licenziamenti del 1938-1943 furono oggettiva-mente molto utili ai non ebrei, già duramente colpitidalla crisi economica, dagli effetti delle sanzioni, dallericadute delle imprese belliche. I furti del 1943-1945furono molto utili a chi li effettuò, sia che li utilizzasseper se stesso sia che li utilizzasse per il proprio ruolonella Repubblica Sociale Italiana. Le case confiscatenel 1943-1945 furono molto utili ai capi delle provinceche poterono alloggiare i comandi militari tedeschi o icaporioni fascisti fuggiti dalle città liberate evitando diricorrere alle case dei concittadini “ariani”. I depositibancari confiscati agli ebrei di Ferrara furono moltoutili a quel capo della provincia, che li utilizzò per esi-genze della guardia nazionale repubblicana (in effetti sitrattò di prelievi temporanei, poi restituiti alle banche;ma in tal modo egli evitò di ricorrere ad impolitici pre-stiti forzosi da parte di ferraresi “ariani”. I documentirazziati in qualche archivio di comunità ebraiche furo-no molto utili ad alcuni commercianti che li usarono peravvolgere i generi commestibili venduti. Culle e calze fu-rono talora ridistribuite a bisognosi, rendendoli cosìgrati verso le autorità repubblichine.

Edopo la guerra cosa accadde? Accadde che vi fuuna restituzione talora completa, talora parzia-le, talora nulla. In termini generali, si può dire che

la gran parte dei beni è stata restituita e che le manca-te restituzioni si annidano nei beni delle famiglie inte-ramente distrutte dalle deportazioni o ignare dei beniposseduti dal parente deportato, nei beni degli stra-nieri espulsi o uccisi, nei beni oggetto di furti, distru-zioni, vendite deprezzate, ecc. Vi sono poi dei beni rimasti o finiti in possesso del-l’amministrazione pubblica e da essa non restituiti perignavia o effettiva volontà. Tra questi rientrano gli ar-genti artistici di Alessandro Basevi, oggetto dello “scan-daloso” libro scritto dalla figlia Enrica (alla quale variconosciuto il merito di aver fatto sempre prevalere laserietà della studiosa). Si tratta del primo libro dedicatoa una vicenda italiana di mancata o incompleta resti-tuzione di un bene razziato a una persona all’epocaclassificata di “razza ebraica”.

Michele Sarfatti

Ho incontrato e conosciuto Enrica Basevi nel cor-so dei lavori della commissione per la ricostru-zione delle vicende che hanno caratterizzato in

Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadiniebrei da parte di organismi pubblici e privati, la “com-missione Anselmi”, istituita dal presidente del Consigliodei ministri D’Alema per riferire sulla spoliazione av-venuta in Italia dal 1938 al 1945 ai danni degli ebrei,attiva dal dicembre 1998 all’aprile 2001.Abbiamo, noi della commissione Anselmi, aperto seriearchivistiche mai consultate e fascicoli già noti. Siamoentrati negli archivi dello Stato e delle banche, abbia-mo ricevuto documentazione dalle compagnie di assi-curazione e dalle poste, abbiamo scritto a uffici della giu-stizia e a case editrici, ci siamo interessati a vicendeindividuali e abbiamo seguito i processi generali.Abbiamo così ricostruito come si svolse la spoliazionee come si svolse la successiva opera di restituzione. Eabbiamo fatto ciò tenendo presente che avvenne unavera e propria “persecuzione del lavoro e dei beni” de-gli ebrei, ma che essa non fu, ahimè, l’aspetto princi-pale della persecuzione antiebraica.In sostanza cosa accadde? Nel 1938-1943 accadde chegli ebrei che lasciarono la penisola, per espulsione o perdecisione “volontaria”, vennero depauperati con stru-menti doganali e che gli ebrei che rimasero nella peni-sola vennero depauperati con divieti lavorativi semprepiù estesi, con la progressiva riduzione dell’assistenzapubblica, coll’esproprio economicamente punitivo diquote di proprietà immobiliare.

Nel 1943-1945 accadde che agli ebrei venne con-fiscato “legalmente” ogni “bene” posseduto:denaro contante, azioni, titoli pubblici, deposi-

ti bancari, polizze assicurative, diritti economici d’au-tore, terreni, case, mobili, culle, soprammobili, argen-teria, gioie, quadri, tappeti, stoviglie, pellicce, vestia-rio, materassi, coperte, lenzuola, spazzolini da denti, au-tomobili, biciclette, macchine da scrivere, macchinefotografiche, generi commestibili, arredi di negozi, mer-ce di negozi, macchinari industriali, merce immagaz-zinata, bandiere d’Italia, cauzioni per il noleggio di ap-parecchi telefonici, orologi d’oro e di metallo, certifi-cati dati come corrispettivo (punitivo) degli espropriimmobiliari del 1938-1943, mutande pulite e sporche,depositi effettuati in occasione di concessioni com-merciali, fitti arretrati di inquilini, centrini da tavola,valigie, eccetera. Ovvero: tutto quanto di pregiato e divile fa parte della vita e in qualche modo costituisce lavita stessa.

Per la prima volta nel libro di Enrica Basevi

18

La collezione di argenteria venne razziata a Genovadai nazisti, ricomparve alla fine della guerra inAlto Adige, finendo infine nelle mani dell’agen-

zia pubblica Arar (Azienda recupero e alienazione re-siduati bellici). Il libro parte dal trafugamento degli og-getti e narra la battaglia postbellica del padre control’Arar (cioè contro lo Stato) per rientrarne in possesso.Chi lo aprirà, appurerà di persona che il risultato del-la battaglia non costituisce motivo di orgoglio. Ancheperché l’autrice ci documenta che la rivendicazione(“reclamo” o “pretesa”, nel linguaggio burocraticodell’epoca) dei beni razziati fu ostacolata anche da per-sone come Ernesto Rossi – presidente dell’Arar – chepure erano state indubitabilmente contrarie alla cam-pagna e all’azione antisemita. Così avvenne che l’Arar classificò “residuato bellico”di pertinenza statale tutta l’argenteria degli ebrei ab-bandonata dai tedeschi in ritirata, si trasformò in verae propria controparte degli ebrei rapinati, iniziò a ven-dere all’asta l’argenteria di Alessandro Basevi dopoaver saputo che questi la stava rivendicando, pretese in-fine (e ottenne) da questi una taglia non lieve al mo-mento della riconsegna degli oggetti non ancora venduti.L’argenteria venduta all’asta dall’Arar non apparte-neva solo a Basevi. In complesso l’Arar (e quindi loStato) ottenne un introito minimo di otto milioni di lire,nel 1947-1948 (pag. 134). L’argenteria riconoscibilecome ebraica (per la forma degli oggetti o per orna-menti e lettere) fu invece restituita, ma solo dopo lunghe,faticose e offensive trattative.

A l termine della lettura, il lettore non potrà evi-tare di far proprie le considerazioni fatte del-l’autrice nel corso della narrazione, come: “Per

quanto riguarda la questione ebraica, si può pruden-temente anche avanzare una ipotesi: che anche all’in-terno delle forze ciellenistiche, salvo eccezioni, sia sta-ta praticata una sottovalutazione, o una rimozione di fat-to dell’urgenza di por mano con completezza al pro-blema del reintegro dei perseguitati, con tutti gli aspet-ti connessi” (pag. 44); o: “Quello che stupisce quandosi leggono oggi questi documenti, e si osserva in parti-colare l’atteggiamento dei dirigenti dell’Arar (…) è ilfatto che non sorga mai un atteggiamento legalitarionei confronti degli ebrei, di nuovo cittadini italiani atutti gli effetti (pag. 105).In conclusione va riferito che contro questo libro serioe amaro si è levata alta la spada critica dell’irrefrena-bile Sergio Romano, il quale sul Corriere della Sera del26 giugno scorso lo ha accusato di essere “giudeocen-trico”, confermando così la propria appartenenza alcorpo degli ambasciatori dell’antico Stato mentale digiudeofobia.

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

di Franco Giannantoni

UNA FRA LE PAGINE PIÙ SC

“Ogni ebreo c

Per superare la frontiera, gli “spalloni”incassavano fra le 5 e le 20 mila lireper persona, a seconda dellaprofessione. Seimila furono gli ebreiche riuscirono a raggiungere la Confederazione Elvetica,seicento furono respinti. Gran parte dei beni delle vittimedivenne patrimonio “privato” della Rsie degli occupanti. Alla Liberazione,la Svizzera fece pagare il costodell’internamento ai suoi “ospiti”.

19

ONVOLGENTI DELL’ULTIMO CONFLITTO MONDIALE

he scappa ha il suo prezzo”

Alla caduta del regime fa-scista, il 25 luglio 1943, se-condo gli studi più recenti,si sarebbero trovati in Italiacirca 45 mila persone che,per la Direzione generaledemografia e razza del mi-nistero dell’Interno, si po-tevano definire di razzaebraica; circa 6.500 eranostranieri o apolidi. Alla pro-clamazione della resa dell’8settembre 1943 sarebberostati nel Paese circa 43 mi-la ebrei, dei quali circa 35mila italiani e 8 mila stra-nieri ed apolidi. Di questi 43 mila, si salve-ranno in Italia, nella clan-destinità circa 29 mila, men-tre risulteranno deportatidall’Italia occupata dai te-deschi e governata dalla Rsicirca 8 mila, dei quali oltre6 mila vennero uccisi. Deglialtri, circa 500 riuscirono arifugiarsi nell’Italia libera-ta e oltre 6 mila in Svizzera.(…). Almeno 600 circa sa-rebbero stati respinti allafrontiera(…). La maggiorparte avrebbe ritrovato unnascondiglio in Italia (…);numerose persone sarebbe-ro state catturate (…) e uc-cise ad Auschwitz.

■Risvolti patrimonialidella clandestinità e della fuga

Come ogni momento e fa-se della persecuzione an-

tiebraica nell’Italia fascistae neofascista dal 1938 al1945, anche quella del ten-tato espatrio per ottenerel’asilo ha risvolti economi-co-patrimoniali (…). Dopol’8 settembre 1943 il perse-guitato, divenuto clandesti-no, si riduce a far conto suisoli mezzi propri, ma poi-ché sono in atto sequestri econfische di tutti i beni“ebraici”, mantenere la di-sponibilità di tali mezzi di-venta sempre più compli-cato. (…).In quei mesi il seque-stro/confisca anche di po-chi denari potè significare lacondanna alla cattura e al-la morte: perché poche lirerappresentavano il mezzoper resistere una settimanain più, per corrompere nel-l’eventualità dei funzionari,per pagarsi la clandestinitào l’espatrio. Ecco perché i risvolti eco-nomico-patrimoniali dellapermanenza in clandesti-nità come del tentativo diespatrio furono centrali: peril fatto che denari, gioiel-li, beni di fortuna in gene-rale non furono più la mi-sura di un tenore di vita, mail confine stesso fra la vitae la morte. Ciò costrinse ipossessori a portare sem-pre con sé tutto ciò che ave-vano in beni mobili, dena-ro, preziosi: in breve, so-prattutto contanti e ogget-ti negoziabili. E impose lanecessità di abbandonarenel fuggire tutti i beni nonrealizzati o non realizzabi-li-merci, scorte, aziende-esponendoli così al sac-cheggio di chiunque. (…).

(…). Le fonti più significa-tive-specie fra i fondi delloSchweizerisches Bundesa-rchiv, a Berna, e dell’Arch-ivio di Stato (già Cantonale)a Bellinzona per ricostruirele vicende patrimoniali deifuggiaschi sono senz’altro ilverbale d’interrogatorio,riempito da ufficiali di po-lizia dei comandi territorialidell’esercito svizzero (…)e il questionario, compila-to invece dal rifugiato stes-so durante la quarantena incampo contumaciale, en-trambi inseriti entro ilPersonaldossier di ciascunprofugo.Il verbale d’interrogatorioè un modulo di 22 domande(tedesco, francese, italiano)dove si registrano dati ana-grafici, motivi, circostanzee percorso della fuga, lo sta-to di salute, le conoscenzein Svizzera, patrimonio.(…). Le domande sono 22.(…). Al punto 16, Motivi ecircostanze della fuga co-me pure percorso seguito-del verbale d’interrogato-rio non è raro trovare testi-monianza di sequestri e con-

fische di beni, spoliazioni,saccheggi e sottrazioni d’al-tro genere subiti dal profu-go in Italia o nella patria d’o-rigine (quando straniero oapolide) sino dall’introdu-zione delle leggi razziali (perl’Italia ovviamente dal1938); del prezzo pagato du-rante la fuga e l’espatrio ver-so l’Italia se stranieri ed apo-lidi e dall’Italia verso laSvizzera, se residenti in ter-ritorio nazionale. Nel questionario si ha alpunto 21 “Specificazioneesatta dei beni patrimonia-li in Svizzera e all’estero”.(…). Da entrambi si rica-vano indicazioni su quan-to salvato o perduto in Italiacome beni dopo l’8 set-tembre 1943 (…).A fronte dei molti che di-chiarano di non possede-re più nulla (…)si hannodifatti coloro che forni-scono dettagli su quantopossiedono o ritengono dipossedere, fatti salvi sac-cheggi, distruzioni, se-questri, confische, ruberieo altro, intervenuto dopola fuga (…).

Generalità e dati statistici Le fonti

La frontiera

L’unico modo per gli ebreidi espatriare dopo l’8 set-tembre 1943 fu il modo clan-destino, reato punito sem-pre da una legislazione se-vera, inasprita ancora di piùper lo stato di guerra, e at-traversando un confine con-trollato in modo stretto suentrambi i lati. Raggiungerlofu già di per sé impresadrammatica per (…) l’im-

possibilità di circolare li-beramente per l’Italia oc-cupata se non con documentid’identità falsi, appoggian-dosi a filiere di soccorso perogni necessità, anche mini-ma. Documenti e transitiinoltre costavano cifre nonindifferenti. (…). Dopo l’ar-mistizio e l’occupazione te-desca, per una settimana cir-ca, dal 9 al 16 settembre,

Nelle foto qui accanto.Due istantanee colgono lo stesso dramma: i soldatitedeschi si avvicinano perobbligare gli ebrei raccoltinel parco di villa Concordiaa salire sul camion.

20

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

l’intero confine restò quasisguarnito per lo squaglia-mento per primi dei presi-di frontalieri (…). Tedeschie neofascisti ripresero peròpresto in pugno il control-lo.Prima misura adottata sindal 16 settembre 1943, ful’occupazione germanicadella fascia di confine conl’invio a Varese della V se-zione della Grenzwache del-la scuola reclute diInnsbruck, con responsabi-lità di vigilanza sull’irre-golare confine montagnosoe lacuale fra il Varesotto eil Canton Ticino. Sulla frontiera, in coope-razione con la Grenzwache,tornarono forze operativeitaliane: la guardia alla fron-tiera, Mvsn, poi Gnr di fron-

tiera, composta da militi fa-scisti che avrebbero dovu-to garantire un servizio ri-goroso e l’impermeabilitàal confine. Incaricate del-la sorveglianza, la 1° le-gione Gnr “Monviso” (…),la 2° legione “Monte Rosa”,la 3° legione “Vetta d’Italia”. (…). Ulteriore provvedi-mento restrittivo (…) undecreto del duce del 24maggio 1944 istituì una zo-na chiusa della profonditàdi tre chilometri, con di-vieto di transito e soggior-no, salvo con carta di le-gittimazione, e obbligo disgombero di quasi tutti iComuni frontalieri, lungol’intera frontiera con laConfederazione elvetica trala Valle d’Aosta e laValtellina.

Coloro che intesero affron-tare i rischi dell’espatrio at-traverso le maglie semprepiù strette del controllo, do-vettero ricorrere, vicino olontani che abitassero dallaSvizzera, a chi li accompa-gnava ed entrare perciò incontatto con persone del luo-go, abitanti sulla fascia difrontiera, che sapessero co-me fare. Si trattava nellamaggioranza dei casi di con-trabbandieri o di spalloni-che da sempre attraversa-vano il confine illegalmen-te con merce, specie il riso,da vendere al mercato ne-ro. Conoscendo il territoriodi montagna e il sistema diguardia della zona di con-fine, i turni delle sentinelleche qualche volta erano inaffari con loro o erano più

malleabili se della guardia difinanza piuttosto che dellaGnr confinaria, sapevanodove sostare, quand’era me-glio passare, e si precosti-tuivano dei punti d’appog-gio. Poiché inoltre erano alcorrente delle sanzioni incaso d’arresto, di rischi e di

La dinamica

Alcuni ebrei mentre lascianoil carcere di Varese portandole poche cose che ancoraerano riusciti a salvare.

21

“Ogni ebreo che scappaha il suo prezzo”

trucchi del mestiere, l’e-sperienza li rese guide am-bite.Diventati un riferimento peri fuggiaschi, all’intensifi-carsi delle richieste e dei pe-ricoli, i contrabbandieri pre-tendevano compensi chetrattavano sulla base deimezzi di chi si metteva nel-le loro mani: ogni ebreo hail suo prezzo, si disse.Commercianti, industriali,professionisti, erano valu-tati cifre esose. Per altri le cifre variano, sic-ché le testimonianze sonoad un tempo stesso mono-cordi ma anche assai diver-se.Dori Schonheit Bonfiglioli:“era gente che lo faceva pertanto guadagno, costava 5mila lire a testa”; LillaHassan Coen: “ci volevano5 lire per un franco, abbia-mo pagato ai contrabban-dieri 12 mila lire per quattropersone”; Bruna Cases: “cihanno dato i soldi per il con-

trabbandiere, il camoinci-no chiuso da un telone.,l’at-tesa in casa di contadini,prezzo: 10 mila lire a per-sona; Clara Servi Calò:“consegnammo ai contrab-bandieri quanto pattuito, 5mila lire a testa; Maria LuisaCases: “ci indicarono unasignora di Lanzo d’Intelvi(…) le lasciammo 40 mila li-re, allora una somma enor-me.(…) Elena Kahn Aschieri:“a Gabriella Bergmann han-no imposto l’alt; c’era unojugoslavo che ha detto: hasoldi? Mi dia le 15 mila li-re del passaggio. Metà le ha date alle guardieitaliane, metà ai tedeschi euno ha detto: siamo au-striaci, non abbiamo nien-te a che fare coi tedeschi,così hanno preso i soldi enoi siamo passati”. (ndc:il prezzo per ogni passag-gio variò dalle 5 sino alle10-15 mila lire per perso-na).

che e/o fasciste già ricor-dati, provocò in particola-re fra l’autunno 1943 e l’e-state 1944, il periodo dimassima affluenza di fug-giaschi verso la frontieraitalo-svizzera, uno stillici-dio di arresti e deportazio-ni di ebrei, previo seque-stro e/o confisca di tutti gliaveri che, come detto, era-no costretti a portare su disé nel tentativo di espatriarein modo fortunoso. Si legge in un rapporto delcolonnello Mereu al capodella provincia di Como“(…) che i favoreggiatoridegli espatrii in argomen-to (…) tentavano di gua-dagnare il suolo elveticoa comitive giudaiche soli-te a nascondere nei loropiù o meno cenciosi bot-tini, preziosi e valori sot-tratti alla ricchezza na-zionale (…)”. In qualche caso le liste por-tavano il dettaglio degli ave-ri sequestrati e/o confiscati

al posto frontiera, prima del-l’istruzione del verbale uf-ficiale. (…). Tali verbali rappresentava-no in genere lunghi elenchidi denari, averi, gioielli epreziosi vari di difficile va-lutazione.Il denaro contante ed i benicosì sequestrati venivano ingenere affidati in custodiaalla locale prefettura in at-tesa di altra destinazione.(…).Questi averi, salvo una par-te restata in loco, recupera-ta e restituita alla fine dellaguerra da funzionari del Clncomasco “interni” alla pre-fettura, verranno inviati nelgiugno 1944 alla direzionegenerale di PS del ministe-ro degli Interni neofascista,a Valdagno (Vicenza). Rinvenuti a fine guerra da-gli alleati nella cassafortedi quella Direzione genera-le, verranno consegnati al-la locale filiale della Bancad’Italia.

Anche gli ebrei che riusci-rono a ottenere asilo inSvizzera (come già dettocirca 4.500 italiani e 1.700fra stranieri ed apolidi) do-vettero in larga misura met-tere in gioco il proprio pa-trimonio, date le minuzio-se e severe procedure di con-trollo sugli averi previstedalla normativa svizzera su-gli stranieri. (…). Quanto ciascuno aveva consé veniva inventariato, riti-rato, depositato presso laBanca popolare svizzera aBerna, dietro rilascio di unaricevuta, bloccato su un con-

to che non maturava inte-ressi, a garanzia del rim-borso delle spese d’inter-namento.I rifugiati venivano inoltreavvertiti dell’obbligo di ver-sare anche le somme even-tualmente ricevute in se-guito, pena sanzioni cheavrebbero potuto arrivareall’internamento o al refou-lement (ndc: respingimen-to) nel Paese di provenien-za.Oro, diamanti, preziosi, og-getti d’arte, collezioni difrancobolli, restavano “diproprietà dei depositanti”

L’interposizione ai confinidi più agguerrite pattuglietedesche e neofasciste in-caricate di controllare tuttala linea di frontiera italianaper disincentivare e bloc-care il fenomeno degli espa-tri venne fra l’altro reclam-ta in forma esplicita al con-gresso nazionale del Partitorepubblicano fascista, aVerona, il 14 novembre1943.Ad accennarne è il delega-to della provincia più inte-ressata all’espatrio clande-stino, Paolo Porta, com-missario federale di Como.

“Da noi abbiamo deciso chetutta la linea di confine siatenuta dalla milizia con-finaria. Dal 18 settembre la linea diconfine è stata presidiata daveri militi rivoluzionari (bra-vo) perché le guardie di fi-nanza portavano di là gliebrei, i profughi, tutti (voci:50 mila lire per persona),con biglietti da 1.000 a 5.000lire, da noi erano più a buonmercato. (…)”. (…). Il rafforzamento del di-spositivo di controllo di-frontiera mediante i repar-ti e le formazioni germani-

Gli arresti Il costo dell’internamento e della “liberazione”

22

che non ne potevano di-sporre fino al rimpatrio sen-za il consenso della divi-sione di polizia. Ad ognuno era consentitodi trattenere 50 franchi sviz-zeri e pochi oggetti perso-nali; gli apparecchi foto-grafici vengono presi in con-segna dal comandante sviz-zero dei campi d’interna-mento (…). Nel periodo d’internamen-to i rifugiati con mezzi ave-vano diritto al Taschengeldo argent de poche, pari a 30franchi mensili a persona,prelevati dal conto perso-nale. (…). Per “liberazionedal campo”, quindi dal con-trollo militare sugli inter-nati, si intendeva l’autoriz-zazione a risiedere in pri-vato, a dipendenza della au-

torità cantonali di polizia.La “liberazione” non era undiritto, ma una concessio-ne della polizia federale de-gli stranieri. Per lasciare ilcampo bisogna essere cit-tadini italiani (…) e dove-vano avere mezzi finanzia-ri per almeno un anno, 5.000franchi, con diritto ad unprelievo massimo mensilestabilito, nell’apposito con-to presso la Volksbank aBerna o un garante che as-sicurasse vitto ed alloggio. La “liberazione” dal cam-po si rivelò costosissima,sicché era alla portata solodei più abbienti.

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

Dalle confiscIl ruolo decisivo nell’operazione deipodestà comunali, degliamministratori dei beni dellacomunità semita e dei “parà” delRaggruppamento Arditi di Tradate

Queste foto, scattate da un soldato tedesco, ritraggono un gruppo di ebrei sorpreso nei pressi di Dumenza, estremo lembo di terra

Il 6 dicembre 1943, pochigiorni dopo “l’ordine di po-lizia n. 5” del ministrodell’Interno Guido BuffariniGuidi, con cui veniva ordi-nato il concentramento inappositi campi di tutti gliebrei di ogni nazionalità re-sidenti sul territorio nazio-nale ed il sequestro dei lorobeni mobili ed immobili inattesa “di essere confiscatinell’interesse della Rsi”, laprefettura di Varese, con una

circolare al questore, ai ca-rabinieri e ai vari podestàdella provincia, ordinò l’i-nizio degli accertamenti perstabilire la consistenza delpatrimonio degli ebrei ita-liani, dei discriminati e deicittadini stranieri. È la prima notizia ufficialesull’argomento che antici-pa quella relativa alla piùvasta operazione di seque-stro e di confisca dei beniebraici.

23

IL “SACCO” DEGLI EBREI IN PROVINCIA DI VARESE

he alle razzie delle bande

italiana, mentre stava tentando di varcare il confine con la Svizzera.

La circolare n. 4764, firmatadal capo della provincia diVarese Pietro Giacone, unmilitare di carriera, pregavadi “accertare, con gli estre-mi e i dati necessari, desu-mendoli dal catasto comu-nale, dagli atti acquisiti e daaccertamenti riservati, espe-riti in linea diretta, tutti i be-ni mobili ed immobili cherisultino comunque di per-tinenza di ebrei o di discri-minati” o i nominativi deiloro detentori. Fu l’inizioformale della grande razziadel fascismo di Salò che siscatenò sia nelle città chesul confine con la Svizzera,con una violenza senza pa-ri, vittima una comunità

braccata senza speranza, fat-ta spesso di vecchi, bambi-ni, donne. Un’operazionefacilitata dal fatto che il go-verno Badoglio fra il 25 lu-glio e l’8 settembre 1943colpevolmente non avevaprovveduto ad annullare lalegislazione antisemita esi-stente, a cominciare dai da-ti del censimento razzialedel 1938. Il 6 dicembre fu-rono inviate le richieste for-mali ai podestà di Ispra, diTradate, di Varese, diGavirate, di Busto Arsizioper una trentina di famiglie.La circolare per il podestàdi Cocquio Trevisago fuemessa il 7 dicembre e ri-guardava tre famiglie. Altri

podestà (fra cui, per la se-conda volta, quelli di Varese,Gavirate e Tardate) furonoavvisati il 15 dicembre: era-no quelli di LavenoMombello e di Arcisate, cen-tri di villeggiatura, dove erapossibile trovare un buonnascondiglio in attesa dicompiere il balzo definiti-vo verso la salvezza nel vi-cino canton Ticino. Non èstato possibile sapere, man-cando la corrispondente do-cumentazione, gli esiti de-gli accertamenti podestari-li anche se, lo si vedrà piùavanti, nei confronti di nu-merose famiglie ebree se-gnalate dalla prefettura diVarese vennero emessi de-creti di sequestro e di con-fisca dei beni. Il solo ri-scontro, assimilabile allo

spirito del provvedimentoprefettizio del 6 dicembre1943, è contenuto in una let-tera che il maresciallo mag-giore Giovanni Parigi, co-mandante dei carabinieri diTradate, inviò il 18 dicem-bre 1943 alla prefettura e al-la questura di Varese, infor-mando che “il 21 ottobreu.s., in seguito a precetta-zione ordinata dalle auto-rità germaniche, è statoprovveduto, da parte di que-sto comando all’inventariodei mobili e dei materialivari esistenti nelle ville sot-tosegnate di proprietà diebrei”.Le ville degli eredi Cohen,dell’ingegnere SalomoneMayer, delle signore MariaAnna Vita Donati e TildeVita Meyer in territorio di

La circolare del prefetto

24

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

Abbiate Guazzone “ad in-ventario ultimato e per di-sposizione delle predette au-torità militari germaniche,furono affidate all’Aeronau-tica italiana che ha occupa-to i locali. La presa di possesso è sta-ta effettuata dal capitanoGiovanni Finocchiaro del-l’aeroporto di Venegono”. Altre ville di proprietà ebrai-ca furono letteralmente “raz-ziate” nello stesso periododai parà del “Raggrup-pamento Arditi” di Tradateche utilizzarono mandati diperquisizione firmati, adogni richiesta, dai loro stes-si comandi. Gli assalti furono condotti amano armata, in gran partesenza che nessuno potesseopporre resistenza o vanta-re i propri diritti. I proprietari come nel casodell’ingegnere OdoardoFano erano lontani, in fugadai loro aguzzini; altri era-no già stati arrestati e tra-sferiti in Germania, altri era-no già stati ingoiati dallefiamme di Auschwitz.Il ragionier Anania Lomazziera il funzionario dellaCassa di Risparmio delleProvince Lombarde (unodei quindici istituti di cre-dito incaricati dalla Rsi di“amministrare” e “custo-dire” i valori sequestratiagli ebrei) “incaricato del-la sequestratela dei beni deisudditi ebraici”. Interrogato dal marescial-lo della Gnr di Malnate il30 aprile 1944 circa le ope-razioni dei parà di Tradatein seguito ad alcune prote-ste giunte ai comandi Gnrdi Varese, rispose, offren-do un quadro dettagliato diciò che era accaduto: “al-

lorchè comparvero inTradate i primi elementidel costituendo Raggrup-pamento Arditi Paracadu-tisti, notai che si diederoun gran daffare per visita-re le abitazioni degli ebreidimoranti nel comune dadove asportarono quantopoteva occorrere per alle-stire gli alloggi degli uffi-ciali e dei sottufficiali. Le dimore ebraiche, visita-te dai cosiddetti incaricatidi sorvegliare che la robanon venisse sottratta da par-te della popolazione, eranola villa della vedovaSternfeld, la casa di OscarSternfeld, la villa di AdolfoPirani, la villa del comm.Mayer con annessa azien-da agricola in AbbiateGuazzone e casa inCastelnuovo Bozzente, lavilla Donati, la villa Coen,la villa Truffini abitata dal-la famiglia di Egardo Levydi Torino.Dalle predette case furonoasportate in quantità note-vole ogni sorta di merce, diindumenti personali, bian-cheria, stoviglie, porcella-ne, quadri, tappeti, pellic-ce, biciclette, argenteria,mobili, materassi, coperte,bottiglie di finissimi liquo-ri, lattine di olio che risul-tarono vendute a 400 lire alfiasco, oltre a materiale chetrovavasi rinchiuso in cas-se e bauli. Sta di fatto che gli indizia-ti disponevano d’autovet-ture per lo svolgimento del-le loro “mansioni” e per tra-sportare altrove il materia-le, oltre alle numerose par-tenze in treno di militari convalige”. Era la conferma che, auto-nomamente dall’emana-

zione delle disposizioni dilegge da parte della Rsi, icomandi germanici e anchealtri corpi militari italiani(in questo caso i parà), era-no intervenuti direttamen-te sui beni ebraici, abusan-do dei loro poteri. Il 7 ed il 10 dicembre 1943,il capo della provincia diVarese aveva inoltre firmatoaltri due comunicati con iquali ordinava “il sequestrodi tutte le opere d’arte” diproprietà di famiglie o diistituzioni israeletiche (iproprietari e i detentori do-vevano presentare, entro il15 dicembre, una denunciaal sovrintendente alle gal-

lerie del territorio) ed invi-tava “tutti coloro, privatiod Enti, che a qualsiasi ti-tolo detengono o posseg-gono in godimento o in usoo in precario beni appar-tenti a persone di razzaebraica” a farne denunciaalla prefettura entro il 20dicembre pena, per gli in-dempienti, l’applicazionedelle sanzioni previste dal-le leggi di guerra”.Il 15 dicembre 1943 il con-sigliere di prefettura diVarese Decio Jodice Boffillofirmò i primi due decreti disequestro di beni apparte-nenti a famiglie ebraichedella provincia.

In questo caso, il pugno diferro coi guanti di velluto. Ildecreto n. 26.894 colpìAchille e Carlo Norsa diLuino sequestrando loro“un’area urbana, una casadi tre piani, di 12 vani, li-breria, sala da pranzo e mo-bili fuori uso”. Il decreto n. 26.895 riguardòRenata ed Angelo Colombocon il sequestro di “una vil-la con giardino annesso disette locali ed accessori,completamente ammobi-liata sita in Vedano Olonain via Manzoni 14”. Prima che terminasse que-sto tragico anno, quello deldebutto, il capo della pro-vincia di Varese firmò altriquindici decreti di seque-stro per cittadini ebrei resi-denti a Gavirate, Varese,Dumenza, Saronno, Caldè,Ispra, Tardate, Sumirago,Vergiate, Malnate. Nella gran parte si trattavadi proprietà immobiliari e

di terreni. Ma le “razzie”non furono solo gestite a ta-volino, sulle carte offerte atambur battente, senza titu-banza, del collaborazioni-smo podestarile. Molte maturarono nel cor-so delle disperate fughe ver-so il confine, interrotte daibrutali arresti, un fenome-no particolarmente massic-cio nel Varesotto per la vi-cinanza alla Svizzera e peruna certa facilità orografi-ca che aveva funto da cala-mita, richiamando in zonacentinaia di ebrei, singoli oin gruppi da ogni parted’Italia, alcuni assistiti dal-le benemerite organizza-zioni di soccorso, laico o re-ligioso, dalla Delasem ge-novese, all’Oscar di donAurelio Giussani e donNatale Motta, alla “rete del Clnai” dell’ingegnerGiuseppe Bacciagaluppi(“Joe”), ai gruppi di donPietro Folli di Voldomino

Pugno di ferro, guanto di velluto

25

te, quattro mutande di te-la usate, due cappelli peruomo usati, otto cravatteda uomo usate, due len-zuola ad una piazza usate,un berretto da uomo ed unasciugamano usato, seilampadine tascabili senzapila rotte, una borsa da don-na di tela cerata ed un por-

ta carte di tela cerata”. Lo stesso accadde a PiaDella Torre di 61 anni e aIsaac Yeni di 74 anni, diSalonicco, abitanti a Milanoed arrestati il 2 ed il 6 di-cembre 1943 in frazioneDue Cossani di Dumenzaquando l’espatrio pareva or-mai sicuro.

collegati con il cardinalBoetto.A Rosa Levi e a TeofiloMoully, milanesi, trasferi-tisi in attesa dell’espatrioin casa di Ida Fossati, invia Littoria 4 a Dumenza,frazione Due Cossani, unpaesino sopra Luino, tappaprivilegiata dei fuggiaschi,la polizia fascista seque-strò, come è indicato in unumiliante, feroce e detta-gliatissimo decreto, il n.27.640 Div. III, “un baulein legno a quattro scom-partimenti in buono stato

d’uso, tre soprabiti di lanausati, un impermeabile usa-to, un paio di pantaloni dipigiama usati, un paio dipantaloni corti uomo usa-ti, tre paia di mutande lanada uomo usate, un paio pan-taloni corti uomo usati, trepaia mutande lana da uo-mo usate, due camicie uo-mo usate, un paio calze, uncorpetto, due canottiere dauomo usate, un vestito dauomo colore nocciola e unpaio pantaloni usati, novecamicie da uomo usate, duecamicie da notte uomo usa-

Il decreto n. 27.639 riportain modo maniacale, pezzoper pezzo, il povero baga-glio della coppia, affidatoai carabinieri di Runo: “unabicicletta marca Gragnolinocompleta di accessori, dauomo, verniciata grigia, inbuono stato d’uso; quattrovaligie di cui una grande difibrone, due piccole di fi-brone, una e l’altra di tela;una cesta contenente libriscolastici e romanzi vari;due lenzuola a due piazzedi cotone; un paio di panta-loni grigi da uomo usati; unvestito da uomo bleu usato;due tovaglie da tavola, treasciugamani, quattro pan-nolini, cinque tovaglioli, unafedera, un paio di mutandeda donna, tre paia di calze dauomo e tre paia di calze dasignora, un reggipetto, quat-tro colli per camicia da uo-mo, una camicia da donna,una giacca da uomo bleuusata, un pigiama celeste,una maglia di lana da don-na, otto colli per camicia dauomo e otto paia di calze dauomo usati, due cravatte dauomo, una tenda per fine-stra, due camicie da uomousate, un orologio da polsoper uomo, guasto, senza cin-turino”.

Una spoliazione che non te-neva conto neppure delleminime necessità di so-pravvivenza, che sottraevatutto senza pudore e che,espediente “per procurarealle esauste casse dello Statoun po’ d’ossigeno” assun-se, con il decreto legge del4 gennaio 1944 n. 2, una di-mensione ancora più preoc-cupante: agli ebrei non erainfatti più consentito di pos-sedere valori, titoli, creditie diritti di compartecipa-zione di qualsiasi specie nédi essere proprietari di altribeni mobiliari di qualsiasinatura.Il capo della provincia diVarese anticipò di qualchegiorno il provvedimentodel 4 gennaio 1944 e, uti-lizzando l’ordinanza mi-nisteriale n. 5 del 1° di-cembre 1943, pose sottosequestro alla signoraAngelina De Angelis ve-dova Levi, non solo mas-serizie, mobili, arreda-mento (di cui era detento-re il denunciante, l’ammi-nistratore ariano ragionierUmberto Ermolli: ecco laprova provata della colla-borazione italiana senza laquale la Shoah avrebbeavuto una dimensione più

Il povero bagaglio

Dalle confischealle razzie delle bande

Le immagini di questoarticolo provengonodall’archivio privatodell’autore.

26

ridotta!) ma anche un con-sistente numero di titoli elibretti bancari “detenutidal podestà di Varese”. Gli ebrei furono, nello stes-so tempo, privati della pos-sibilità “di essere proprie-tari e gestori di aziende né diavere di dette aziende la di-rezione né assumervi co-munque l’ufficio di ammi-nistrazione o di sindaco”. Il 17 maggio 1944 fu emes-so un decreto di sequestronei confronti della Società in

accomandita sempliceAscarelli e C. di BustoArsizio.Il provvedimento del capodella provincia di VareseMario Bassi venne assuntosulla base di una denunciapresentata il 30 dicembre1943 dal direttore dell’a-zienda che aveva segnalatoche i soci della “Ascarelli”erano gli ebrei Luigi e PioDel Monte e EmilioAscarelli, i primi di Como,il terzo di Napoli.

Gazzetta Ufficiale del Regnod’Italia) registrò l’ultimodecreto del capo della pro-vincia Mario Bassi contro ibeni dell’ebreo FlavioSonnino di Saronno.Come per gli ultimi mesi del1943, i decreti colpirono be-ni immobiliari, terreni, au-tomobili, barche, motoci-clette, biciclette, libretti ban-cari, moneta cartacea, con-ti correnti. L’esempio certamente piùclamoroso per la consi-stenza patrimoniale è rap-presentato dal decreto del12 gennaio 1944 che di-spose il sequestro delleaziende cartarie dei Mayerin Valle Olona. Sulla base di una denun-cia presentata il 20 di-

cembre 1943 alle autoritàdella Rsi dal ragionierRiccardo Marinoni, pro-curatore legale delle s.a.s.Vita Mayer, il capo dellaprovincia di Varese prov-vide ad emettere il decre-to contro la società, il cuicapitale sociale era di 9 mi-lioni.Il provvedimento riguardò“tutto il fabbricato, magaz-zini per l’industria, scorte egiacenze in esso esistenti,terreni e stabili per abita-zione dei funzionari e inLonate Ceppino, Cairate,Castelseprio; e, ancora, ilcapitale sociale investitonella società dai soci pre-detti di razza ebraica e daicorrentisti non soci ma dirazza ebraica”.

Il sequestro riguardò mobi-li di ufficio, automezzi, tes-suti finiti e greggi del ma-gazzino, filati, crediti ver-so banche e clienti, liqui-dità di cassa. In un clima di grande con-fusione e di altrettanta vo-racità, per evitare che le va-rie polizie private al serviziodi questo o quel gerarca di-sponessero direttamente deibeni, da Salò fu fatto sape-re che era vietato dare ai be-ni sequestrati una destina-zione di tipo privatistico,beneficienza compresa, eche tutto dovesse finire sot-to il controllo dell’Egeli(Ente e gestione liqui-dazione beni immobiliari)dopo l’emanazione del de-creto di confisca. Un provvedimento che nonmise al riparo il patrimonioammassato nel magazzinocentrale dell’Egeli varesi-no, in piazza XX settembredove, secondo il vice bri-gadiere della Gnr NapoleonePisoni, incaricato dei tra-sporti delle merci seque-

strate, bande di fascisti e ditedeschi, razziavano le mer-ci senza porsi alcun proble-ma di controllo. La caccia ai beni ebraici daparte delle autorità salotinedi Varese non cessò mai. L’invito rivolto ai Podestàda parte della Prefettura eradi mantenere sempre vigi-le il controllo anche perchéla spada di Damocle dei 17miliardi quale “contributodi guerra”, da dover versa-re ogni mese all’occupan-te, era diventato un proble-ma assillante.Fra il 3 gennaio e il 16 mag-gio 1944, periodo dopo ilquale l’attività della prefet-tura si esaurì (e con essa gliarresti degli ebrei pur es-sendo entrato in vigore dal-l’estate il decreto della zo-na chiusa), i decreti di se-questro e di confisca furono48.Gennaio fu il mese più pe-sante con 33 decreti. Il 16maggio la Gazzetta Ufficialed’Italia (al sud il governocontinuava a stampare la

A Maurizio Dentes (e/oDente), un commerciantemilanese di 28 anni, arre-stato con due sorelle nelLuinese, furono sequestra-ti due orologi, due catenined’oro, un temperino di me-tallo, 4 assegni della Comitdi 200 lire ciascuno, n. 3 bi-glietti di banca da 500 lireciascuno, n. 7 biglietti dibanca da 100 lire ciascuno;a Luisa Franco di 51 anni eGiuseppe Jona di 56 anni,arrestati nella fascia di con-fine, furono sequestrati “li-re 14. 940 in biglietti di ban-ca, 60 franchi svizzeri inoro, un orologio in oroLongines”; ad Ennio Segrè,34 anni, avvocato di Milano,arrestato a Luino con il fra-tello Odoardo, “lire 2 mila

in biglietti di banca da mil-le lire, franchi 30, franchi2,50 in argento”; ai fratelliLivio e Graziano Levi,“1038 pelli di agnello, ca-pretto e coniglio, 97 pellic-ce confezionate, 4.740 me-tri di seta”; a Cadum Cohen,31 anni, arrestata a Velatedi Varese “lire 500, un oro-logio da polso, un anello inoro bianco, una catenina dacollo con medaglietta, og-getti e valori vari”; ad ElenaTreves Luria ed ErnestoTreves, con la villa trasfor-mata in sede del Comandodell’Aeroporto di Venegono,titoli azionari, vari librettidi conto corrente per un va-lore di 715. 898 lire; aGiacomo Perugia, 74 anni,arrestato a Saltrio, “un li-

RAPPORTO GENERALE

COMMISSIONE ANSELMI

Dalle confischealle razzie delle bande

La voracità verso le aziende

Il sequestro di beni preziosi,assegni, carta moneta

27

bretto di risparmio delCredito Varesino con depo-sitata la somma di lire 10mila”. Di ben altra consi-stenza fu il bottino, fruttodel sequestro del 16 mag-gio 1944 ai danni di FlavioSonnino e dei figli Sandro,Piera, Carlo “vista la lette-ra del signor Premoli Pietrodi Saronno del 1° dicembre1943 con la quale dichiara diessere intestatario di 900azioni di lire 1000 della SAPreganzioli di effettiva pro-

prietà del sunnonominatoSonnino Flavio, oltre a unterreno di ettari 0,54 in co-mune di Gerenzano”. Non mancò qualche cla-morosa marcia indietro co-me nel caso di Vita Sai, na-to a Sciangai, milanese d’o-rigine, che ricorse contro ilprovvedimento dell’11 gen-naio 1944 con il quale gliera stata tolta la disponibi-lità della villa di viaHermada 6 in Varese, di-ventata sede del comando

militare provinciale.Vita Sai dimostrò, carte al-la mano, che era figlio di ge-nitori di nazionalità italia-na, di cui uno solo di razzaebraica che, alla data del 1°ottobre 1938, appartenevaa religione diversa da quel-la ebraica. Vita Sai non era dunqueebreo così come non lo era-no i suoi figli Francesco,Max, Astorre, legittimati,affermò la prefettura diVarese nel decreto di disse-

questro, per ristabilire l’or-dine “a prestare servizio mi-litare in pace e in guerra”.I più, sappiamo, non torna-rono dall’inferno dei lager edei loro beni, spesso, si per-se la traccia. Chi si salvò do-vette penare per riavere ilmaltolto e avere l’amarasorpresa, se i beni erano sta-ti amministrati dalle ban-che, di dover pagare anchespese ed interessi.

Franco Giannantoni

Si allontana la verità sul ruolo di Pio XII

e lo sterminio degli ebrei

Chissà quanti anni dovranno ancora trascorrereper conoscere la verità sul ruolo avuto da Pio XII,papa Pacelli, durante la seconda guerra mondia-

le e sui suoi imbarazzanti silenzi di fronte allo stermi-nio degli ebrei programmato dai nazisti. La commissione storica cattolico-ebraica internazio-nale, costituita nel 1999 per raggiungere qualche risul-tato, è virtualmente sciolta.I tre membri ebraici hanno manifestato la loro indi-sponibilità a poter proseguire i lavori, per l’impossibi-lità a consultare gli archivi della Santa Sede dichiarati,a partire dall’anno 1922, inacccessibili. I componenti della commissione di matrice ebraica, ilbelga Bernard Suchecky, espertodel pontificato di Pio XI, l’israe-liano Robert Wistrich, docente al-l’università di Gerusalemme, esper-to di ebraismo europeo in epocamoderna, il canadese, studiosodell’Olocausto, Micheal Marrus,coordinati dallo statunitenseSeymour Reich, presidente del co-mitato ebraico per le consultaziuoniinterreligiose, si sono dimessi.

Gli undici volumi degli Acteset Documents du Saint Siègerelatifs a la seconde guerre

mondiale, pubblicati per ordine diPaolo VI a partire dal 1965 (e ter-minati nel 1981 sotto GiovanniPaolo II) non sono risultati suffi-cienti per rispondere in modo sto-ricamente obiettivo alla domandafondamentale: “perché Pacelli tac-que?”. Né hanno colmato il vuoto,

47 domande di approfondimento suggerite dall’esamedegli stessi “Actes”. Un Preliminary report della com-missione mista vaticana-ebraica, al lavoro dall’ottobredi due anni fa, aveva sottolineato come, per sapere laverità, fosse indispensabile aprire quegli archivi vaticanied ecclesiastici sinora chiusi agli studosi.

Cosa che continua, perpetuando l’assillante mi-stero sulla figura di un papa in odore di santità. “LaSanta Sede ci ha boicottato avevano commenta-

to mesi fa i tre storici di parte ebraica della commis-sione essa impedisce la ricerca nei suoi archivi. Siamostati costretti a sospendere ogni collaborazione”. Secca

la risposta di parte contraria: “nes-suno aveva mai promesso in antici-po che gli archivi vaticani sarebbe-ro stati aperti alla ricerca, almenoper il prossimo futuro. La parte ebraica sta travisando ilmandato su cui era nata la nostracooperazione”. Restano dunque sen-za esito gli interrogativi-chiave:quanto sapeva Pacelli dello stermi-nio?

Perché non rispose alle invo-cazioni di aiuto per gli ebreiche giunsero persino da una

parte della chiesa polacca? Comemai si preferì aiutare gli ebrei con-vertiti, a scapito di coloro che re-stavano fedeli alla loro religione?Soprattutto: perché non ci fu alcu-na energica protesta pubblica del-la Chiesa contro le autorità tede-sche?

Sciolta la commissione mista cattolica-ebraica dopo due anni di lavoro