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SOMMARIOFERMENTI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONESOM

MARIO

Anno XXI - Nuova serie - n. 114 - gennaio/febbraio/marzo 2011

MAGISTERO 1 Parrocchie e famiglie al servizio dell’educazione dei giovani di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofino

EDITOrIALE 3 Alla scuola della famiglia di Giuseppe Abbate

VITA DIOCESANA 4 Cristo fonte dell’agire del sacerdote di Giuseppe Abbate 5 Una vita al servizio dell’educazione cristiana di Nicola Urgo 7 “Consacrati per essere di Dio di Giuseppe Daraio 8 Dalle sue piaghe siete stati guariti di Giuseppe Molfese 9 Totus Tuus di Vito Sacco 10 “Fidatevi e affidatevi” di Domenico Rizzo 11 Seguimi!!! I giovani 12 Restare discepoli di Gesù per essere educatori e maestri della fede di Giovanni Trolio, Giovanni Grassani, Vito Sacco 14 La Pasqua come rivelazione di Cristo di Anna Santoro

TERRITORIO

15 CEB e Regione per tutelare e valorizzare il territorio Lucano di Anna Giammetta

CULTURA

18 Vita e Valore: il lungo ponte della Bioetica di Rocco Gentile

19 Essere e amare al tempo di Facebook di Giuseppe Daraio

dalle parrocchie

21 Parola del Signore! di Anna Santoro

21 Una bella testimonianza di unione e comunione nella Chiesa Comitato festa interparrocchiale di Tricarico

22 Ave Maria, gratia plena! di Carmela Santoro

23 Una giornata di laboratorio sulla parabola dei talenti di Grazia Vignola

Direttore Responsabile: Giuseppe AbbateRedazione: Giuseppe Daraio, Rocco Gentile, Anna Giammetta, Vito Sacco, Domenico Rizzo.

Sede Redazione: c/o Curia Vescovile, 75019 Tricarico (MT)Piazza Raffaello Delle Nocche - tel. e fax 0835.723052 - e mail: [email protected]

Anno XXI - Nuova serie - n. 115 - aprile/maggio/giugno 2011

Direttore Responsabile: Giuseppe AbbateRedazione: Giuseppe Daraio, Rocco Gentile, Anna Giammetta, Vito Sacco, Domenico Rizzo.

Sede Redazione: c/o Curia Vescovile, 75019 Tricarico (MT)Piazza Raffaello Delle Nocche - tel. e fax 0835.723052 - e mail: [email protected]

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N. 115 - aprile/maggio/giugno 2011

Parrocchie e famiglie al servizio dell’educazione dei giovani

La famiglia, dunque, ha un posto del tutto eccezionale e primario nella vita della società, ma soprattutto della Chiesa. Essa è il “luogo” centrale della vita ecclesiale, tanto che di fatto quasi tutti gli obiettivi dell’azione ecclesiale o sono collocati dentro la compagine familiare o almeno la chiamano in causa. Basti pensare alla celebrazione dei Sacramenti e alle

problematiche ricorrenti nelle nostre riunioni: la catechesi, l’educazione, la scuola, il lavoro, la malattia, i ragazzi, i giovani, gli anziani, il tempo libero. In un certo qual modo, perciò, possiamo dire che la famiglia di fatto è il “centro” unificante di tutta l’azione pastorale. Ogni parrocchia deve fare della famiglia “un luogo privilegiato della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie” e considerando “la famiglia non solo come destinataria della sua attenzione, ma come vera e propria risorsa dei cammi-ni e delle proposte pastorali.”1 La famiglia, quindi, non solo oggetto ma soprattutto soggetto attivo e ambito privilegiato di ogni nostra attività formativa e missionaria. La famiglia, protagonista della vita parrocchiale. Le nostre parrocchie per “servire la fede delle persone in tutti i momenti e i luoghi in cui si esprime”, per non scadere “in sterile retorica”, per amare e “servire la vita concreta delle persone, soprattutto la crescita dei ragazzi e dei giovani”, devono servire le famiglie e accompagnarle costantemente. Con l’ascolto attento, la vicinanza premurosa, la condivisione solidale, la guida sollecita, la preghiera comune e l’annuncio del messaggio cristiano. Tra la parrocchia e la famiglia esiste una essenziale e naturale reciprocità: la prima è realmente una “grande famiglia” composta da tante famiglie più piccole.La seconda è “piccola Chiesa” e “viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della Chiesa”.2

Dalla vita familiare la parrocchia può imparare uno stile di semplicità e since-rità, di accoglienza e affabilità, di solidarietà e generosità, di essenzialità e dignità. Uno stile di vita ordinaria che rifiuta ogni vuoto formalismo e privilegia relazioni autentiche e sostanziali. Uno stile di vita facile, che accoglie tutti e tutti coinvolge, perché ha nell’amore la sua unica fonte, la sua costante legge, il suo esclusivo fine. Allo stesso modo le famiglie possono apprendere dal vissuto della vita parroc-chiale la priorità della fede e della preghiera comune, la certezza del perdono e della speranza, la fonte dell’amore e della fedeltà, la gioia della paternità/maternità e della figliolanza, la sicurezza di essere guidati e di non vivere mai soli. Famiglia e parrocchia insieme: perché ambedue definite dalla comunione, am-bedue strumenti e luoghi di comunione, ambedue frutti della comunione, ambedue testimoni di comunione. Famiglia e parrocchia luoghi indispensabili per il rinnovamento della nostra azione pastorale. Una pastorale che deve necessariamente essere a “misura di fami-glia”: concreta e semplice, facile e attraente, essenziale e autentica. Una pastorale capace di incontrare il vissuto reale delle persone e di parlare a tutti. Perché tutti possano partecipare attivamente, da protagonisti, alla vita della parrocchia. La famiglia, perciò, “luogo privilegiato dell’esperienza e della trasmissione

1 CONFERENZAEPISCOPALEITALIANA,NotapastoraleIl volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 9.2 GIOVANNIPAOLOII,EsortazioneapostolicaFamiliaris consortiosuicompitidellafamigliacristiana,49.

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della fede”,3 “deve essere anche il soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo vitale di educazione alla fede e cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale. Ciò richiede un’attenzione pastorale privilegiata per la sua formazione umana e spi-rituale, insieme al rispetto dei suoi tempi e delle sue esigenze”.4 Le nostre parrocchie, quindi, sono chiamate a rimodellare i loro ritmi di vita secondo le istanze e i tempi della vita familiare. Le parrocchie devono “servire” le famiglie soprattutto in ciò che attiene al vasto campo dell’educazione. Nella formazione dei fidanzati, che deve essere sempre edu-cazione alla fede, cioèintroduzione nel mistero di Cristo celebrato nel Sacramento del matrimonio. Nell’accompagnamento permanente dei coniugi, che è continua e fedele immanenza nel Mistero di amore in cui sono stati immessi. Nell’educazione integrale dei ragazzi e dei giovani, attraverso l’inserimento nella vita della parrocchia e nell’esperienza esaltante dell’amicizia con Gesù Cristo. Le nostre parrocchie devono avere un’attenzione del tutto particolare verso i giovani, i quali, anche senza dirlo esplicitamente, con i loro atteggiamenti chiedono di essere accompagnati e guidati. Chiedono un “padre spirituale” che li guidi e una “casa” in cui stare bene. Chiedono e hanno bisogno di essere amati e di essere im-messi in un avvenimento di amore. Chiedono e hanno bisogno di messaggi chiari e di proposte definitive, di mete impegnative e di percorsi certi, di guide sicure e di educatori credibili. Chiedono e hanno bisogno di una proposta per la vita: che duri per tutta la vita, che implichi tutti gli aspetti della vita, che renda bella tutta la vita. Parrocchie e famiglie insieme al servizio delle giovani generazioni nel compito urgente di introdurli e accompagnarli nella vita. Una pastorale che vuole essere at-tenta alla vita delle persone e davvero efficace esige un concreto “patto educativo” tra genitori e sacerdoti. Un’alleanza finalizzata al bene di tutti: dei ragazzi, dei giovani, dei genitori, dei sacerdoti, delle famiglie e delle parrocchie. Un’alleanza che reclama impegni concordi e concreti per realizzare obiettivi condivisi e reali.

3 CONFERENZAEPISCOPALEITALIANA,Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 52.4 CONFERENZAEPISCOPALEITALIANA,“Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande <sì> di Dio all’uomo. Notapastoraledell’Episcopatoitalianodopoil4°Convegnoecclesialenazionale,12.

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(dalla Lettera dopo la Visita Pastorale per una rinnovata opera di educazione alla fede “Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento” di Mons. Vincenzo Orofino)

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Alla scuoladella famiglia

di Giuseppe Abbate

Mentre lasciamo alle spalle l’anno pa-storale 2010-2011, appena concluso con tutte le attività e gli impegni annessi, la nostra mente è rivolta ad un periodo estivo nel quale si cerca il meritato riposo oltre alla doverosa organizzazione di feste patronali, di campi scuola per ragazzi, del viaggio a Madrid, per alcuni giovani, per vivere la Giornata Mondiale della Gioventù. Ma il nostro sguardo va anche al nuovo anno pastorale che ci vedrà impegnati nel mettere le persone al centro di ogni nostra azione pastorale come ha sottolineato Mons. Orofino a tutti i sacerdoti nell’ultimo incontro di clero tenutosi al Santuario di Fonti lo scorso 24 giugno. In questa prospettiva e a seguito del Magistero del Vescovo, di cui in questo numero riproponiamo i numeri della Lettera dopo la Visita Pastorale riguardanti la famiglia, voglio ricordare un importante appuntamento: l’incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà dal 30 maggio al 3 giugno 2012 a Milano. “Occorre promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della fami-glia e a ricuperare il senso vero della fe-sta, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della co-munità e della solidarietà”. Così scrive Papa Benedetto XVI nella lettera inviata all’Arcivescovo di Milano, in cui annun-cia la sua presenza all’incontro. Il tema infatti, in continuità anche con il convegno ecclesiale del 2006 a Verona, è “La famiglia: il lavoro e la festa”; da qui il titolo delle catechesi preparatorie all’Incontro, realizzate dallo staff del Pontificio Consiglio per la Famiglia e quello dell’Arcidiocesi di Milano edite dalla LEV e anche scaricabili on line dal sito internet www.family2012.com. L’importanza di un avvicinamento

convinto al 2012 è stata sottolineata da Benedetto XVI: “L’evento, per riuscire davvero fruttuoso, non do-vrebbe rimanere isolato, ma collocarsi entro un adegua-to percorso di preparazione ecclesiale e culturale già nel corso dell’anno 2011”. Il cammino proposto alle comunità cristiane si svilupperà in due direzioni: di partecipazione, lavoran-do e riflettendo il prossimo anno sulle catechesi, e di accoglienza, indicandone la valenza missionaria e soprattutto prospettando le varie forme dell’ospitalità concreta delle famiglie che giungeranno nel capoluogo lombardo. Motore dell’incontro mondiale delle famiglie e del cammino verso Milano 2012 sono proprio le dieci catechesi, articolate in tre gruppi: la famiglia (“La famiglia genera la vita”, “La famiglia vive la prova”, “La famiglia anima la società”); il lavoro (“Il lavoro e la festa nella famiglia”, “Il lavoro risorsa per la famiglia, il lavoro sfida per la famiglia”) e la festa (“La festa tempo per la famiglia”, “La festa tempo per il Signore”, “La festa tempo per la comunità”) e introdotte da una catechesi sullo stile della vita familiare (“Il segreto di Nazareth”). Esse vogliono illuminare la realtà della famiglia e in particolare la sua esperienza nella vita quotidiana, nella società e nel mondo, attraverso il lavoro e la festa: modi privilegiati con cui la famiglia abita lo «spazio» sociale e vive il «tempo» umano. Il tema «La famiglia: il lavoro e la festa» mette in rapporto la coppia dei genitori, i figli, con i loro stili di vita: il modo di vivere le relazioni (la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa). L’incontro mondiale delle famiglie, che ha cadenza triennale, è stato promosso per la prima volta da Giovanni Paolo II nel 1994 a Roma. Nel 1997 si svolse a Rio de Janeiro, nel 2000 ancora a Roma, nel 2003 a Manila, nel 2006 a Valencia e nel 2009 a Città del Messico.

MILANOdal 30 maggio

al 3 giugno 2012

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VITA DIOCESANA

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Cristofontedell’agiredelsacerdoteRitiro di Clero a Fonti

di Giuseppe Abbate

Si è svolto venerdì 24 giugno, l’ultimo ritiro mensile del clero diocesano per l’anno pastorale 2010-2011. Ad accogliere il Vescovo Mons. Vincenzo Orofino, i sacerdoti e i religiosi della nostra Chiesa particolare è stato il Santuario diocesano di Santa Ma-ria delle Fonti, poco distante da Tricarico, in un luogo splendido, particolarmente in questo periodo dell’anno, per l’incomparabile scenario dei monti del nostro territorio e la rigogliosa natura che avvolge il Santuario. Questo ultimo incontro, prima delle vacanze estive, è stato caratterizzato dalla discussione del programma del prossimo triennio pastorale già discusso nel Consiglio Presbiterale e nel Consiglio Pastora-le Diocesano; ogni sacerdote è stato chiamato ad esprimere pareri e suggerimenti. Dopo la recita dell’ora media ed un momento di riflessione sulla lettura breve, i lavori sono iniziati in un clima di vera fraternità e sincera collaborazione dove ognuno ha portato il suo contributo, ha condiviso la sua esperienza ed ha messo a disposizione le proprie risorse umane e spirituali per una programmazione che risponda sempre meglio alla vocazione alla quale siamo stati chiamati. Proprio partendo dal convegno di Verona si è voluto dare, per il prossimo triennio, centralità alla persona nella no-stra azione pastorale. Mons. Orofino nella relazione introduttiva ha bene evidenziato questo dicendo che “mettere al centro la persona, significa dire che questa ci interes-sa. Perché ci interessa? A causa di Cristo: tutto ciò che facciamo per loro lo facciamo a causa di Cristo. Proprio per questo dobbiamo saper comunicare agli altri, e a noi stessi, la radicale novità della vita cristiana che deriva dalla radicale novità del Battesimo. A questo punto è la vita stessa della Chiesa che educa. Dobbiamo recuperare il signifi-cato originale ed autentico dei gesti della vita cristiana. Tutto questo porta alla gioia di comunicare, di riannunciare Gesù Cristo. Educare vuol dire introdurre e accompagnare le persone ad incontrare Cristo. Ecco perché nei prossimi tre anni partiamo dai sacra-menti dell’iniziazione cristiana. Il primo anno dedicato al Battesimo, il secondo e terzo

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anno alla Eucaristia e alla Cresima”.In un secondo momento il Vescovo ha comunicato gli avvicendamenti con le nomine di alcuni nuovi parroci, ufficializzando che don Leonardo Verre, lascia Stigliano per fare a tempo pieno il Padre Spirituale nel Seminario Maggiore Interdiocesano di Basi-licata. Le Parrocchie di Stigliano saranno guidate da don Claudio Molfese come par-roco di S. Teresa e di Gannano, da don Giuseppe Daraio come parroco di S. Antonio e della Chiesa Madre, da don Cornelio come viceparroco della Chiesa Madre. Parroco di Calciano diventa Mons. Paolo Ambrico con la collaborazione di padre Luigi come viceparroco. Padre Binoi diventa viceparroco a San Potito in Tricarico mentre padre Florence viceparroco della Cattedrale in Tricarico. Don Giuseppe Di Perna è il nuo-vo responsabile dell’anno Propedeutico di Basilicata, pur rimanendo parroco a San Mauro Forte, ma con la presenza di padre Alessandro come viceparroco. Tra le varie proposte avanzate va messo in evidenza la settimana di Esercizi Spiritua-li per tutto il clero diocesano e i religiosi operanti nella Diocesi da tenersi a Cassano Murge e predicati da don Enzo Appella, la 2ª o 3ª settimana di novembre. È sicu-ramente questa la proposta che racchiude in sé lo spirito con il quale si sono svolti tutti gli incontri mensili di clero. Infatti ogni mese, per tutto l’anno, come ogni anno, al ritiro di clero partecipano tutti i sacerdoti. Tutti sentono e vivono quell’appunta-mento mensile con spirito di preghiera, di fraternità, di condivisione, di comunione, di incontro e di confronto. Non solo. Tre volte l’anno, questo appuntamento diventa residenziale in quanto il ritiro diviene di due giorni, la prima giornata esclusivamen-te dedicata alla preghiera, alla Adorazione Eucaristica, alla meditazione, alle confes-sioni, alla direzione spirituale, alla concelebrazione Eucaristica; la seconda giornata, invece, dedicata alla formazione permanente, all’aggiornamento, alla condivisione, agli avvisi.

Una vita al servizio dell’educazione cristiana

Saluto della Diocesi aMons. Pancrazio Perrone

di Nicola Urgo

“In hora mortis mea evoca me et iube me venire ad Te” sono le parole di un’antica preghiera cristiana che mons. Pancrazio Perrone ha voluto richiamare nel suo te-stamento spirituale. E’ la preghiera cri-stiana che nulla toglie alla letizia dell’ora presente (il testamento è datato 8 ago-sto 1998 ricorrenza del 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale). Pensando alla morte don Benì ha guardato “con grande pace dell’anima” alla frontiera estrema della vita rileggendola come una “vocazione”. Ancora più significativo è il commento che egli stesso fa a questo ver-setto di “Anima Christi”. “È una sintesi esistenziale – scrive - che non ha bisogno

di spiegazioni. Spero che il Signore voglia esercitare abbondantemente la sua mi-sericordia per questa conclusione. L’ho ringrazio per la sua bontà nell’avermi vo-luto sacerdote”.Appena ordinato sacerdote Mons. Delle Nocche lo volle come suo segretario, apprezzandone l’intelligenza, l’equilibrio nei giudizi, la discrezione e l’obbedienza filiale. È stato responsabile diocesano

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della Pontificia Commissione di Assisten-za, istituita nel periodo di piena guerra da Pio XII e ribattezzata come POA nel 1953, per provvedere alla distribuzione degli aiuti e per promuovere le iniziative caritative della Diocesi. Il suo ministe-ro si è svolto sempre nella città natale: Tricarico. È stato canonico cantore del Capitolo Cattedrale, direttore del Convit-to vescovile, sede diocesana che ha visto tanti ragazzi provenienti dai paesi della diocesi e della Regione per la formazio-ne umana, culturale e religiosa. Ha avu-to anche incarichi in Azione Cattolica, in particolare, quello di assistente diocesa-no; è stato assistente regionale dei laure-ati e dei maestri cattolici e assistente spi-rituale del circolo Acli “monsignor Raffa-ello Delle Nocche”. Particolarmente rile-vante è stato il suo apporto nella scuola dove ha insegnato per gli anni della sua vita, prima come professore e poi come preside della scuola media di Tricarico dal 1956 al 9 maggio 1992. Ha insegnato ed è stato cappellano delle suore disce-pole presso l’Istituto Magistrale di Gesù Eucaristico a Santa Chiara per oltre cin-quant’anni. Dopo il pensionamento dalla scuola statale ha continuato per alcuni anni ad insegnare filosofia e storia nel

nuovo Liceo socio-psico-pedagogico e lin-guistico di Santa Chiara. Nel febbraio del 1976 quando la Congregazione per i Vescovi propose una riflessione attenta sul progetto di riordinamento territoriale delle diocesi, don Benì seppe sostenere, essendo allora Vicario Capitolare, le ragioni, già ampiamente discusse in seno al Capitolo Cattedrale e al Consiglio Presbiterale della diocesi nell’aprile del 1974, per conservare l’integrità territoriale della nostra piccola e amata diocesi. Anni sofferti che si conclusero con la perdita di Salandra, Comunità così vicina a Tricarico e così legata al territorio diocesano. È stato anche direttore della biblioteca e dell’archivio diocesani.Molto apprezzato è il libro pubblicato dalle Edizioni Paoline sulla biografia del Servo di Dio”Raffaello Delle Nocche, Ve-scovo di Tricarico. Fondatore delle suo-re discepole di Gesù eucaristico e il testo “Un mondo con l’anima. La spiritualità di Raffaello Delle Nocche.” È stato sempre attento e presente alle vicende che hanno caratterizzato la vita religiosa, culturale, sociale e politica di Tricarico, lasciandosi guidare dalla sua coscienza e dal senti-mento del dovere.

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«Consacrati per essere di Dio»La Messa Crismalea Tricarico

di Giuseppe Daraio

Mercoledì 20 aprile la Chie-sa diocesana si è riunita nella chiesa di san Potito martire in Tricarico, da po-chi mesi riaperta al culto, insieme al Vescovo e a tut-to il presbiterio per la ce-lebrazione eucaristica della Messa crismale. Anche quest’anno, con gio-ia sempre grande, i presbi-teri hanno rinnovato su do-manda del Vescovo le pro-messe sacerdotali e, all’ini-zio del Triduo pasquale, il Vescovo ha consacrato ed ha consegnato alle co-munità parrocchiali gli oli santi per la celebrazione dei Sacramenti nel corso del nuovo anno di grazia scaturito dalla Pasqua del Signore: l’olio dei catecu-meni, ovvero l’olio dei lotta-tori che sostiene coloro che si accostano al Battesimo nella lotta contro il pecca-to e nell’adesione persona-le a Cristo via verità e vita; il crisma, olio misto a pro-fumo, che consacra a Dio e santifica quanti appar-tengono al Signore (è l’olio con il quale vengono unti

quanti ricevono il Battesi-mo, la Cresima e l’Ordina-zione sacerdotale). Infine, l’olio degli infermi che gua-risce nello spirito quanti soffrono dando sollievo alle sofferenze. Perché Chiesa, Corpo di Cristo, membra vive del popolo che Dio si è scelto, ha chiamato e ha reso santo, ovvero ha ri-servato a Sé come sua pro-prietà, tutti i cristiani – ha detto Mons. Vescovo spez-zando la Parola di Dio – sono chiamati a dire “sì” al Signore, a essere di Dio, ad appartenere a LUI per tut-ta la vita, con tutta la pro-pria vita e in ogni momen-to della propria esistenza. «Non è esagerato dire che l’intera esistenza del fedele laico ha lo scopo di portar-lo a conoscere la radicale novità cristiana che deriva dal Battesimo» (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 10). In modo specifico i sacerdoti devono vivere la propria vita come il tempo che Dio ha donato loro per corrispondere alla chia-mata del Signore. È vero, infatti, per tutti i cristiani riguardo al Battesimo ed è vero per quelli che Dio ha scelto, ha consacrato con l’unzione del sacerdozio e ha mandato per essere se-gni efficaci della sua pre-senza: «la vita..comincia con una chiamata e rimane sempre una risposta» (Be-

nedetto XVI, Visita al Pon-tificio Seminario Romano Maggiore, 4 marzo 2011). Tutti gli istanti, tutte le circostanze, in tutto ciò che facciamo siamo chia-mati a diventare santi come sacerdoti della Chie-sa di Dio. Nell’esercizio del nostro ministero di presbi-teri siamo chiamati a far crescere la nostra adesione al Signore e ad approfondi-re la nostra vita spirituale. Poiché «in Gesù persona e missione tendono a coinci-dere» (Benedetto XVI, Lette-ra di Papa Benedetto ai sa-cerdoti in occasione dell’an-no sacerdotale) siamo chiamati a identificarci col nostro ministero ovvero a radicare le nostre persone nel sacerdozio che abbiamo ricevuto in dono perché vi vengano plasmate e affin-ché tutto ciò che facciamo sia risposta a Cristo Sacer-dote e Capo che ci ha chia-mati e che guida la Chiesa. Il nostro agire da sacerdo-ti, infatti, è innestato nella nostra vita spirituale ed è determinante per la nostra santificazione; l’efficacia del nostro sacerdozio, in quanto opera anche della nostra libertà, dipende dal-la nostra fedeltà a Cristo, dalla nostra santità, ov-verosia dall’appartenerGli come sacerdoti, dal fatto che viviamo realmente per Cristo, con Cristo e in Cri-

sto. A termine della celebrazione il tra-dizionale scambio di auguri fra il Ve-scovo e i sacerdo-ti nell’imminenza della festa sacer-dotale del giovedì santo e della santa Pasqua.

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VITA DIOCESANA

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DALLESUEPIAGHESIETESTATIGUARITI Festa diocesana del malato

di Giuseppe Molfese

Si è celebrata il 5 giugno scorso nella parrocchia Madonna di Pompei di Garaguso scalo, la festa diocesana del malato. La giornata, organizzata dall’ U.N.I.T.A.L.S.I. diocesana, dalla Caritas e dalla parrocchia ospitante, ha visto la partecipazione di oltre 400 persone e di un nutrito gruppo di volontari che hanno preparato e assicurato lo svolgimento dell’evento. “La consapevolezza di promuovere una società in cui i suoi membri siano in grado di “riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, siano più sensibili verso i fratelli e le sorelle malati ha portato negli anni a istituzionalizzare questo evento, non come fatto episodico ed occasionale, ma come reale momento di

festa, condivisone e crescita”. Citando un passaggio del messaggio di BENEDICTUS PP. XVI (Lett. enc. Spe salvi n. 38) occorre ricordare che “Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana. Oltre alle cure e all’avanguardia occorre l’amore che è l’unico sentimento in grado di “far sorgere la stella della speranza”. La giornata dallo svolgimento semplice e coinvolgente, iniziata per i volontari diversi giorni prima, ha avuto come momento centrale la celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo. Il vescovo riprendendo il messaggio della XIX giornata Mondiale del Malato dal titolo “Dalle sue Piaghe siete stati Guariti”, ha sottolineato la necessità di saper vedere nel volto di chi soffre sempre il volto di Cristo. Alla celebrazione Eucaristica è seguita una processione con l’immagine della Madonna di Pompei, conclusasi nel piazzale della parrocchia con la recita della supplica. Il pranzo, offerto come ogni anno dalla diocesi, è stato vissuto come reale momento di condivisione e fraternità per gli ospiti e per tutti i volontari che si sono prodigati per uno svolgimento sereno. La presenza del vescovo e di diversi sacerdoti anche durante il pranzo ha ulteriormente allietato gli ospiti presenti. La giornata come ogni hanno si è conclusa con un momento di festa, dove canti e balli, animati da gruppi giovanili della diocesi, hanno non solo coinvolto, ma notevolmente aiutato tutti a comprende il vero significato di questo momento, che la diocesi da anni propone: solidarietà e condivisone in Cristo come reale rimedio alla sofferenza.

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N. 115 - aprile/maggio/giugno 2011VITA DIOCESANA

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Totus TuusPellegrinaggio diocesano al santuario Mariano di Fonti

di Vito Sacco

Maggio è il mese che la Diocesi di Trica-rico dedica alla Madonna del santuario diocesano di Fonti e l’inizio delle cele-brazioni, il primo maggio, quest’anno è coinciso con due eventi importanti, uno di carattere mondiale e uno di carattere diocesano. Il primo è stata la beatifica-zione di Giovanni Paolo II che la Diocesi tricaricese ha voluto festeggiare con un annullo filatelico speciale, “La Diocesi di Tricarico saluta la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II”, apposto sulla cartoli-na e sul francobollo commemorativo che Poste Italiane ha emesso per l’occasione. A Fonti, infatti, era presente una delega-zione dell’ufficio postale di Tricarico che vendeva le cartoline con l’annullo filateli-co e la cartella contenente tutte le emis-sioni che Poste Italiane ha effettuato per la beatificazione del Papa. L’altro avve-nimento è stata la coincidenza dell’inizio delle celebrazioni della Madonna di Fonti con la prima domenica di maggio, giorno, per tradizione, della devozione dei fedeli di San Mauro Forte. Già venerdì notte, una cinquantina di pellegrini, per lo più giovani e giovanissimi, sono partiti a piedi da San Mauro, non ostan-te il tempo inclemente e una pioggia insistente caduta durante tutta la notte e hanno percorso più di cinquanta chi-lometri per arrivare al bosco di Fonti, il primo pomeriggio di sabato. Dopo aver partecipa-to alla messa serale, la maggior parte è ritorna-ta al proprio paese ma alcuni si sono ferma-ti a dormire all’Ostello Fonti per incontrarsi, domenica mattina, con un altro gruppo di fede-

li sammauresi arrivati a Fonti accompa-gnati anche dagli amministratori comu-nali. Purtroppo, il tempo inclemente non ha consentito la tradizionale processione che, dal bosco di Tre Cancelli, sulla stra-da provinciale Appia per Potenza, percor-re circa due chilometri fino alla chiesa della Madonna di Fonti e il Vescovo dio-cesano, monsignor Vincenzo Orofino, ha soltanto presieduto la solenne concele-brazione religiosa. Il Vescovo ha aperto la sua omelia ricordando ai fedeli che il pel-legrinaggio al santuario di Fonti non è il pellegrinaggio a un luogo qualsiasi ma al luogo dove s’incontra la Madonna. Ha poi proseguito dicendo che la vita cristiana è un continuo pellegrinaggio per arrivare alla meta che è Dio e che “la giornata di oggi ci dice che camminare per andare da Dio e per rimanere con Dio è possi-bile. Non solo è possibile ma cambia la vita, rende la vita bella”. Riferendosi, poi, alla beatificazione di Giovanni Paolo II, il Vescovo ha spiegato che la grandezza di Giovanni Paolo II sta nel fatto che ha corrisposto a Dio, ha detto sì a Dio, così come la grandezza di Maria è che ha detto sì a Dio, sempre. “Cosa dobbiamo impa-rare oggi?”, si è chiesto monsignor Orofi-no. “Siamo qui – ha risposto – non per un atto devozionale; siamo qui, invece, per un gesto esistenziale: camminare, venire da Maria è un desiderio del nostro cuore ed è un gesto che serve alla nostra vita.

Serve perché questo ge-sto ci fa dire sì a Dio che ci ama e ci fa sperimen-tare la bellezza della vita cristiana”. Infine, ha de-finito Giovanni Paolo II “un uomo cambiato da Dio che ha cambiato il mondo perché tutta la sua vita l’ha vissuta in Dio”, quindi ha invitato i fedeli a pregare il Signo-re “per noi, per la con-versione del nostro cuo-re, per il cambiamento della nostra vita, per il cambiamento della vita dei nostri paesi. Allora sì che avremo un mondo nuovo”.

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“FIDATEVI E AFFIDATEVI”IGiovaniversoMadridpregandoperlevocazionidi Domenico Rizzo

“Quanti pani avete? Andate a vedere” (Mc 6,38) è stato il tema dell’incontro dei giovani tenutosi a Corleto Perticara lo scorso 15 maggio, festa del Buon Pastore, organizzato dal Servizio di Pastorale Giovanile, guidato da don Marco Volpe, in collaborazione con il centro diocesano Vocazioni guidato da Mons. Paolo Ambrico. Circa 60 giovani dai 14 ai 30 anni provenienti dai vari paesi della diocesi, molti di loro parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Madrid nel prossimo agosto, hanno trascorso innanzitutto una bella giornata “insieme”: pregando, riflettendo, discutendo, e divertendosi. Una giornata costruttiva e significativa, un altro passo importante dell’intenso cammino che i giovani della diocesi hanno percorso nel corso dell’anno arricchito in questo evento dalla riflessione e dalla preghiere per le Vocazioni nella Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.Dopo un breve momento di preghiera don

Marco ha spiegato brevemente il signifi-cato di questa giornata sottolineando che la decisione di vivere la Giornata delle vo-cazioni con la collaborazione dei due uffi-ci diocesani è nata dalla convinzione che il lavoro pastorale della diocesi deve sem-pre più crescere nell’ottica dell’attenzio-ne alle persone nelle situazioni concrete che vivono. “Non esiste una vocazione astratta o un idea di vocazione, ma persone chiamate dal Signore ad essere felici. La giornata ha lo scopo di aiutare ciascuno dei giova-ni a scoprire in che modo il Signore vuole regalare la felicità ad ognuno di noi”.Don Marco ha invitato poi i giovani a me-ditare sul brano del Vangelo, sul metodo della Lectio divina sottolineando alcuni aspetti; in modo particolare quello in cui Gesù invita i suoi discepoli a prendersi cura dei fratelli. Ed è proprio questa la missione voca-zionale della Chiesa, pren-dersi cura di ognuno di noi portandoci verso il Signore. Di particolare interesse l’intervento di don Paolo Ambrico il qua-le evidenzia il fatto che la Chiesa nasce

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come Vocazione; “la Chiesa non è altro che l’insieme di persone che hanno ri-sposto positivamente alla CHIAMATA che Gesù ha fatto loro. La Chiesa si realizza attraverso il ruolo di ognuno di noi. Una chiamata sempre valida, una chiamata che avviene quotidianamente e costante-mente. Io a cosa sono chiamato? È la do-manda che ognuno di noi deve farsi, ma la risposta non può essere una profes-sione, il Signore non ci chiama ad essere medici, avvocati, ingegneri, operai ecc…la vera vocazione è la santità che si può raggiungere individuando il nostro posto nella comunità cristiana che può essere attraverso la realizzazione della famiglia cristiana, la collaborazione nella par-rocchia come laico impegnato e la con-sacrazione. “Proprio per tali motivi che la risposta dei giovani alla Chiamata del Signore ha una particolare importanza - continua don Paolo - prima di tutto essi devono scoprire di essere chiamati, cosa non scontata, e poi devono riflettere sul-la giusta risposta da dare e da realizzare poiché fondamentale per la propria vita futura. La Chiesa ha il compito di aiu-tare a scoprire la propria vocazione ed è per questo che bisogna pregare affinché il Signore chiami sempre più sacerdoti, religiosi e religiose a lavorare nella sua

vigna”. Al termine i giovani sono stati divisi in tre gruppi coordinati da mem-bri delle equipe dei due servizi diocesani con lo scopo di meditare insieme il brano evangelico e rappresentare nel modo più opportuno come il Vangelo si concretizza nel nostro tempo. I giovani, infatti, hanno rielaborato la scena del Vangelo attualizzandola al no-stro contesto.Nel concludere i lavori della giornata il nostro vescovo, che ha voluto festeggia-re con i giovani il 7° anno di ordinazione episcopale, ha ancora una volta sottoli-neato l’importanza di esserci, la bellezza di stare insieme, l’importanza di percor-rere un cammino, ed ha esortato i giova-ni a fidarsi della proposta della Chiesa e di affidarsi alla Chiesa per poter capire meglio la giusta vocazione alla quale il Si-gnore ci chiama.Dopo la Santa Messa e il pranzo i vari gruppi hanno fatto rientro nei propri pa-esi. Preghiera per le vocazioni, festa del Buon Pastore, incontro dei giovani, pre-parazione per la GMG 2011, ricorren-za di una vocazione particolare come la consacrazione episcopale, penso che più di così la Chiesa diocesana non poteva chiedere per rendere speciale una solare domenica di maggio.

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I giovani

Un mosaico di gruppi giovanili ha trovato espressione nella chiesa di Sant’Antonio in Tricarico per vivere, in modo sempre nuovo, la tradizionale Giornata della Gioventù celebrata a livello diocesano.Il nostro Vescovo Mons. Vincenzo Orofino ha convocato i giovani di tutte le parrocchie per un momento di preghiera a conclusione della peregrinatio crucis durante la quale in ogni comunità si sono vissuti, nei mesi scorsi, giorni di riflessione, di preghiera, di incontro e confronto all’insegna di una esperienza di amore incondizionato riflesso dal volto di Gesù.Attenti all’invito del Vescovo, i giovani hanno risposto numerosissimi metten-dosi in cammino, accompagnati dai loro sacerdoti ed educatori, verso il centro diocesi dove si sono rincontrate vecchie conoscenze e dato il benvenuto ai tanti nuovi amici e amiche che hanno intra-preso un cammino nuovo per la loro vita. Accolti dal responsabile dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile, Don Marco Volpe e dagli animatori, si è dato inizio all’incontro con la “GMG Story” animata da Don Paolo Paradiso in un percorso musicale che ha rivisitato tutti gli inni delle scorse giornate mondiali della gioventù, da quella iniziale del 1985 svoltasi a Roma, a quella che si svolgerà a Madrid nel

mese di agosto di quest’anno, alternati da piccoli brani del Messaggio di Benedetto XVI “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Momento di allegria e festa che ha preceduto la veglia di preghiera con la recita dei vespri e la riflessione del Vescovo il quale si è soffermato sul brano del vangelo di Giovanni (20, 19-29) e quindi sulla figura di Tommaso detto Didimo, sottolineando che “Ciò che cambia l’atteggiamento dei discepoli – prima tristi e paurosi, poi felici e contenti – è il fatto di aver visto il Signore. «Abbiamo visto il Signore!». È questo l’annuncio che sconvolge il cuore dei discepoli. È questo l’annuncio che vuole ascoltare il nostro cuore questa sera e tutti i giorni della vita, perché desidera innanzitutto essere guardato e sentirsi amato dal Signore”. Ha poi posto l’accento sull’amore di Dio aggiungendo che “Dio ci ama. Tutto il gesto di questo pomeriggio ci richiama a questa verità: Dio è amore e l’amore cambia la nostra vita”. Riprendendo, poi, le parole di Giovanni Paolo II, ha spiegato che l’uomo ha bisogno di essere amato e di amare e che questo amore non si riferisce a un sentimento sdolcinato di cui parla la società ma all’amore vero, a un avvenimento d’amore che ha un volto, quello di Gesù Cristo, amore incarnato, realizzato, senza limiti e il luogo è la Chiesa. “I veri protagonisti del cambiamento del mondo – ha concluso monsignor Orofino – sono i testimoni dell’amore, perché il mondo non si cambia a parole ma con l’amore che cambia il cuore e anche l’intelligenza delle persone”. Subito dopo l’Adorazione Eucaristica e la possibilità di rinnovare la confessione.Infine ha donato a tutti i presenti il volume Seguimi preparato dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI che ha l’intento di accompagnare i giovani in questo cammino per tutto l’anno.

Giornata conclusiva dellaPeregrinatio Crucisdei giovani nelle parrocchie

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RESTARE DISCEPOLIDI GESÙ PER ESSERE

EDUCATORI E MAESTRIDELLA FEDE

Chiusuradegliannualipercorsiformatividiocesani

• SCUOLADIFORMAZIONEPER CATECHISTIEOPERATORIPASTORALI

di Giovanni Trolio

“Accogliete il corso di formazione, orga-nizzato dall’Ufficio catechistico diocesa-no, quale aiuto per svolgere nel migliore dei modi la vostra opera educativa”. Così si esprimeva, all’inizio di quest’anno pastorale, il vescovo Mons. Orofino, nel messaggio consegnato a tutti i catechi-sti della diocesi in occasione del mandato catechistico diocesano celebratosi nella parrocchia “Madonna di Pompei” presso lo scalo di Garaguso.Il corso di formazione catechistica si èsvolto mensilmente nelle due zone pasto-rali: presso lo scalo di Garaguso (Val Basento) e presso il santuario Madonna del Sauro (Guardia Perticara).Tutto il corso, tenuto per tutte e due le zone, dal direttore dell’Ufficio catechi-stico diocesano, don Giovanni Trolio ha trattato le seguenti tematiche: che cos’è la catechesi, le nuove sfide della cateche-si, essere catechista, la spiritualità del catechista, il metodo della catechesi e la competenza comunicativa del catechista.L’incontro formativo ha avuto due momenti: il primo, durante il quale veniva svolta una vera e propria lezione frontale sul tema del giorno e il secondo momento, in cui, suddivisi in gruppo, si è dato luogo a dei veri e propri laboratori, grazie ai quali, ogni catechista ha potuto

proporre, suggerire o apprendere il metodo più efficace per trasmettere determinati contenuti della catechesi per ragazzi.La proposta del laboratorio è risultata entusiasmante in quanto, con l’apporto dei partecipanti, si è potuto scoprire come ogni catechista, se sollecitato, può veramente ritrovare la gioia di annunciare il Vangelo a ragazzi e giovani, che pur vivendo in un contesto non più cristiano, possono, nella libertà e con l’apporto della grazia, accogliere la possibilità di vivere la vita buona del Vangelo.

• ITINERARIODIPREPARAZIONEALSACRAMENTODELMATRIMONIO

di Giovanni Grassani

Si è concluso l’itinerario formativo, avviato a novembre, per i giovani che si apprestano a celebrare il sacramento del matrimonio. Circa 70 coppie di fidanzati, provenienti da vari centri della Diocesi, hanno partecipato agli incontri tenuti nelle due zone pastorali e organizzati dall’ufficio diocesano di Pastorale Familiare. La riscoperta della vita come vocazione è stato il filo conduttore di tutto il percorso. Il sacramento del matrimonio, infatti, è la risposta libera e consapevole, sostenuta dalla grazia divina, che gli sposi danno a Colui che li ha chiamati a rendere visibile l’Amore di Dio per gli uomini che é all’origine della vita e sorgente della comunione. Una vocazione e un compito che vanno vissuti nel contesto sociale e culturale nel quale oggi viviamo e da cui siamo condizionati. La diffusione dei dati Istat sul matrimonio in Italia avvenuta proprio in questi giorni, ci ha offerto l’occasione per valutare in termini più realistici la nostra azione pastorale e le sfide cui la vocazione al matrimonio è sottoposta. Da quei dati risulta, infatti, che a partire dai primi anni Settanta il numero dei matrimoni celebrati in Italia ha visto

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una continua diminuzione: dai circa 420.000 nel 1972 ai 230.613 del 2009. Così come si è affermata la tendenza al rinvio delle prime nozze: attualmente gli sposi al primo matrimonio hanno, in media, 33 anni e le spose 30, sei anni in più rispetto ai valori osservati nel 1975. Se confrontiamo questi dati nazionali con la situazione della nostra Diocesi, ci rendiamo conto che la tendenza non solo è confermata, ma accentuata. Basti solo un riferimento: i matrimoni celebrati con rito religioso nel 1980 furono 514, nel 2010 sono stati appena 126: in 30 anni -75%! Le ragioni addotte dagli esperti per spiegare questo fenomeno sono abbastanza note: la progressiva diffusione delle unioni di fatto come alternativa al matrimonio, l’aumento delle convivenze pre-matrimoniali e, soprattutto, la sempre più prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine dovuta all’aumento diffuso della scolarizzazione, all’allungamento dei tempi formativi, alle difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro, alla condizione di precarietà del lavoro stesso, alle difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni, condizioni queste considerate sempre più vincolanti nella decisione di formare una famiglia. L’accompagnamento dei giovani a corrispondere alla vocazione matrimoniale è l’aiuto più grande che possiamo offrire per affrontare con realismo la contingenza che attraversiamo senza lasciarsi definire da essa.

• CAMMINODIFORMAZIONE PERIMINISTRISTRAORDINARIDELLA COMUNIONE

di Vito sacco

Con il ritiro spirituale che si è svolto nel Santuario mariano diocesano di Fonti il 2 giugno scorso, i ministri straordinari della comunione della Diocesi di Tricarico hanno concluso il cammino di formazione

per l’anno pastorale 2010/2011. Guidati dal responsabile diocesano, Mons. Paolo Ambrico, si sono incontrati l’intera giornata. Nel primo incontro della mattina, hanno approfondito il senso del proprio mini-stero, portare l’eucaristia alle persone anziane, ammalate e impedite e poi, riguardo al tema della sofferenza, affrontato durante gl’incontri mensili, don Paolo, parlando di Maria, donna del dolore, si è soffermato sulle varie occa-sioni in cui la Madonna visse i momenti di sofferenza: da quando Simeone le profetizzò, al tempio, che Gesù era stato posto come segno di contraddizione e che una lancia gli avrebbe trafitto l’anima; poi la fuga in Egitto, con tutti i disagi che aveva provato insieme a Giuseppe; la sofferenza di quando smarrì il figlio nel tempio e il disagio per aver avvertito che la consegna fatta dall’angelo non l’aveva saputo mantenere. La Madonna, ha spiegato don Paolo, non compare nei momenti di successo e di trionfo del figlio ma durante tutta la sua passione, assistendolo morente sulla croce, accogliendolo già morto, assistendo alla sepoltura e la sofferenza dell’attesa. “Maria diventa così – ha concluso don Paolo – il modello di chi vive nel dolore e di chi vive vicino ai sofferenti e moribondi”. Durante l’incontro pomeridiano, i mini-stri hanno discusso di come far nascere altri ministri straordinari nelle parroc-chie in cui non sono presenti, hanno programmato l’annuale pellegrinaggio, che si svolgerà a settembre ad Ancona, durante il Congresso eucaristico nazio-nale, con i ministri straordinari della Diocesi di Potenza, il calendario degli incontri dell’anno pastorale 2011/2012, da inserire nella prossima agenda pastorale diocesana, che si svolgeranno la seconda domenica di ogni mese e di stabilire il ritiro spirituale di inizio e di fine anno pastorale che saranno tenuti un giorno feriale di settembre e di giugno da definire.

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LA PASQUA COME RIVELAZIONE DI CRISTORitirospiritualedelgruppouniversitaridi Anna Santoro

Erano circa cinquanta, giunti da ogni paese della diocesi, i giovani presenti sabato 22 aprile ad Accet-tura, ospitati dalla parroc-chia San Nicola, al consue-to ritiro spirituale, che da ormai 5 anni chiama gli universitari e i giovani lavoratori ad incon-trarsi nella vigilia della Santa Pasqua. Nes-sun tema specifico, o meglio il filo conduttore è sempre lo stesso: Cristo e l’incontro con lui; un incontro che può avere luogo solo nella Chiesa, sempre attenta alla vita dei suoi fedeli e alla loro felicità. E questo è quanto ha sotto-lineato il responsabile dell’Ufficio, don Marco Volpe, nell’intervento che ha dato il via alla giornata di ritiro. Ai giovani presenti ha chie-sto di rimanere nella Chiesa perché è questa a prendersi cura di loro, conoscendoli, chia-mandoli per nome, ponendosi in ascolto delle loro domande e aiutandoli in tutte quelle diffi-coltà che si incontrano nel percorso universi-tario e nell’iniziazione alla vita lavorativa. È necessario dunque mettersi in gioco libe-ramente, senza pregiudizi e condizionamen-ti. È questa la sfida che la Chiesa oggi lan-cia all’uomo, in particolare ai giovani. Ancora una volta viene chiesto di dire si a Cristo, di dire si alla sua compagnia e di affermare con forza quanto stando con Lui si possa esse-re felici, facendo il medico, l’avvocato, il pro-fessore o il vescovo. È solo nella Sua fedeltà che possiamo guardare il mondo con occhi di nuovo stupore e speranza certa. Alla doman-da di amore che il Signore ci rivolge l’unica risposta è la fede. Quella stesse fede che ab-braccia Tommaso fino a fargli leggere oltre la realtà concreta dei segni. E proprio il passo dell’incredulo discepolo, tratto dal Vangelo di Giovanni, è stato il punto di partenza della ri-flessione che don Giuseppe Di Perna ha tenu-to nel momento centrale del ritiro. Il parroco di San Mauro Forte, da tempo impegnato con i giovani di Azione Cattolica, ha sottolineato

l’importanza della Pasqua come rivelazione di Cristo. “Il verbo mostrare, utilizza-to nel brano per indicare il gesto di Gesù nell’atto di far vedere il segno dei chio-di, sottolinea proprio que-sta rivelazione. Il Cristo che si mostra come Salvatore, unico Signore della vita.

Agli apostoli impauriti e disorientati, scetti-ci anche dinanzi alle donne che annunciano la Risurrezione, convocati ma rimasti a por-te chiuse, il Signore si mostra in tutto il Suo splendore. E di fronte all’esperienza della Pasqua, anche noi, come ha fortemente sottolineato don Giu-seppe, siamo come gli apostoli. Il nostro at-teggiamento inconsistente, il nostro bisogno di segni (come l’apostolo Tommaso), la nostra incredulità di fronte all’esperienza altrui e la necessità di fare noi l’incontro personale con Cristo, le nostre porte sbarrate dal peccato, non impediscono al Signore di operare nella nostra vita. Se noi siamo testardi, Dio lo è an-cora di più, ha detto don Giuseppe, il Signore non si ferma davanti a nulla. Nel buio della paura, del disorientamento, del peccato Gesù ci dona la pace e lo Spirito Santo: in questo modo il nostro cuore è trasformato da pietra a carne, da pauroso in gioioso. Dobbiamo dun-que appropriarci dell’esperienza del Cristo Risorto, farci trasformare da Lui, capace di creare in noi un dinamismo nuovo”.Alla riflessione ha fatto seguito il momen-to della Collatio, guidato da don Marco. I giovani sono stati chiamati a mette-re in comune la loro esperienza sulla Pa-rola meditata e a capire come questa si rifletta nella loro vita concreta. Il ritiro si è concluso con il classico momento di condi-visione e con la visita alla Chiesa di Santa Maria Assunta, dove don Giuseppe Filardi, parroco di Accettura, si è improvvisato guida mostrando ai presenti le bellezze artistiche di questa chiesetta e raccontandone la loro affa-scinante storia.

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IntervistaaMons.VincenzoOrofinosulProtocollod’intesatralaRegioneela

ConferenzaEpiscopalediBasilicataDi Anna Giammetta

In questi ultimi tempi i mezzi di comu-nicazione si sono più volte occupati del Protocollo d’intesa stipulato giorno 8 giu-gno u.s. tra la Regione e la Conferenza Episcopale di Basilicata circa la conser-vazione e la valorizzazione dei beni archi-tettonici e culturali appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche. L’Intesa, firmata dai rispettivi Presidenti, dott. Vito De Filippo e mons. Agostino Superbo, è frutto di un paziente, meticoloso, puntuale e competente lavoro dei responsabili del Dipartimento regionale per le Infrastrutture - Opere Pubbliche e la Commissione per i Beni

Culturali della Conferenza Episcopale, composta dai responsabili diocesani, diretta da don Michele Leone e presieduta da Mons. Vincenzo Orofino, vescovo di Tricarico.

A mons. Orofino, principale artefice dell’unità operativa tra tutte le diocesi lucane e del fruttuoso dialogo con la Regione, abbiamo rivolto alcune domandeper capire meglio lo spirito dell’Intesa, per fugare eventuali dubbi e superare ogni possibile interpretazione strumentale o tendenziosa.

Eccellenza, da dove nasce l’idea del-l’Intesa tra laRegioneBasilicatae laConferenza Episcopale Lucana sullatutela e la valorizzazione dei beniculturaliearchitettoniciecclesiastici?

CEB e Regione per tutelare

e valorizzare il territorio Lucano

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La nostra Intesa recepisce e mette in atto le indicazioni che già da molti anni sono vigenti a livello nazionale a causa di due intese stipulate, nel 2000 e nel 2005, tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali tendenti a creare strumenti legislativi per una doverosa collaborazione nell’ambito della tutela e della valorizzazione dei beni architettonici e culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche. La Basilicata è la seconda regione, dopo le Marche, a dare seguito alla legislazione nazionale. E questo è un grande traguardo, raggiunto grazie alla spiccata sensibilità culturale e sociale sia della Conferenza Episcopale che della Giunta Regionale della Basilicata. La nostra intesa, firmata lo scorso 8 giugno nella sala Verrastro della Presidenza regionale, si colloca in questo contesto culturale e legislativo più ampio e non va interpretata in alcun modo come gesto di “privilegio” o di “benevolenza” nei confronti delle diocesi lucane. Si tratta, invece, di un atto di grande valore culturale e politico, nel senso più largo e più nobile del termine, che porta in sé una precisa indicazione di metodo: il dialogo costruttivo tra le istituzioni ha sempre una conseguenza positiva per la comunità in ordine al conseguimento del bene comune. Un atto, però, che per portare i frutti sperati deve essere seguito da pronunciamenti legislativi e deliberativi chiari, circostanziati e pertinenti.

L’articolo35dellaleggeregionalen.27del7agosto2009rispondeaquest’ul-timaesigenza?Esattamente. La legge regionale 27 con-cretizza e in un certo qual modo anticipa lo spirito dell’Intesa, dando indicazioni precise circa i tempi, l’entità e le modalità con cui contribuire alla costruzione e al re-

cupero del patrimonio architettonico e cul-turale ecclesiastico. La determinazione dirigenziale del 15 aprile 2011 del Dipartimento Infrastrut-ture della Regione applica la legge 27 e approva gli interventi programmati e pro-posti dalle singole diocesi lucane.

La programmazione, dunque, è statafattadallediocesi?

Certo. Sono state le singole diocesi a individuare le priorità e, quindi, a redigere il programma degli interventi da realiz-zare, tenendo conto, ovviamente, delle possibilità garantite dalla legge regionale 27. A mio giudizio, compatibilmente con i fondi disponibili, pur sempre insufficienti rispetto al bisogno reale, è stato redatto un programma ambizioso e lungimirante che ha il pregio di essere immediatamente realizzabile grazie al concorso distinto, peculiare e imprescindibile di ognuno dei tre soggetti protagonisti: la Regione, le diocesi, le banche.La Regione, riconoscendo che i beni architettonici e culturali ecclesiastici sono parte fondamentale e prevalente del patrimonio culturale, artistico e storico della Basilicata, ha deliberato la creazione di un fondo di 500 mila euro da erogare per quindici anni con il quale contribuire nella misura non superiore al 50% ad estinguere i mutui già contratti dalle singole diocesi per realizzare subito le opere programmate.Le diocesi, consapevoli che la cultura è universale e che tutti devono poter fruire dei loro beni artistici e culturali, in quanto proprietari delle strutture sulle quali si interviene, sono i soggetti che materialmente hanno contratto il mutuo per un ammontare complessivo di euro 11.812.000,00 di lavoro, impegnando ugualmente da subito e per quindici anni una somma di 500 mila euro per coprire il

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restante 50% del mutuo.Le banche sono entrate in questo proget-to con un atteggiamento costruttivo, facili-tando l’accensione dei mutui.

In sintesi dove sta il valore peculia-rediquestaintesatralaRegioneelaConferenzaEpiscopalediBasilicata?

Con questa intesa si supera una certa concezione assistenzialistica dello Stato e dei suoi enti intermedi e ogni soggetto recupera la sua specificità e il suo prota-gonismo, attraverso il dialogo costruttivo, libero e finalizzato unicamente al raggiun-gimento del bene della colletività. Le banche riscoprono il loro ruolo sociale. La Chiesa scommette sui suoi beni e sulla loro piena valorizzazione pastorale e cul-turale, attraverso una programmazione attenta e mirata, con propri investimenti economici diretti e prolungati nel tempo. La Regione, da parte sua, recupera il suo ruolo prevalente di programmare lo svi-luppo del territorio e di promulgare leggi

atte a conseguire l’obiettivo. Questa Intesa ha un grande valore cultu-rale e pedagogico. Da una parte ricono-sce il valore universale dei beni culturali e architettonici della Chiesa, da cui deri-va la comune responsabilità di tutelarli e promuoverli. Dall’altra indica il dialogo tra i soggetti sociali come metodo buono per programmare lo sviluppo del territorio e raggiungere risultati concreti anche nel campo del lavoro e dell’occupazione. L’Intesa tra la Regione e la Conferenza Episcopale permetterà alle diocesi lucane di aprire 25 nuovi cantieri di lavoro per un importo di circa 12 milioni di euro. E questo non è poco in un momento di par-ticolare crisi economica. L’insegnamento è chiaro: il lavoro non può sempre e solo es-sere preteso dalle istituzioni, occorre cre-arlo insieme: programmando, investendo, rischiando, valorizzando ciò che è presen-te nel territorio. È compito specifico delle Istituzioni creare le condizioni legislative e burocratiche perché i soggetti privati e il mondo imprenditoriale possano investire e creare lavoro.

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VitaeValore:illungopontedellaBioeticaConvegnodiBioetica–Potenza10/11Giugno2011

di Rocco Gentile

Si è svolto a Potenza il 10 e l’11 giugno presso l’Auditorium Teatro Nuovo di contrada Macchia Giocoli (ex seminario maggiore) il Convegno di Studi di Bioetica organizzato dal Centro di Bioetica Lucano. L’evento, intitolato Valore e Vita: il lungo ‘ponte’ della Bioetica, ha voluto celebrare il Decennale del Centro che oggi è diventata una Com-missione della Conferenza Episcopale di Basilicata, commissione presieduta da Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Carmine Orofino, Vescovo di Tricarico. Il presule ha detto che “l’intento del Convegno è approfondire la questione antropologica, vera questione dell’oggi come Benedetto XVI più volte ci ha indicato, perché l’uomo, tutto l’uomo, torni al centro della riflessione filosofica e teologica, l’uomo custode del dono della Vita e mai padrone della creazione né mero utilizzatore di essa come di un mezzo senza valore e senza alcuna finalità”. Il Convegno ha avuto quattro sessioni di lavo-ro vedendo la partecipazione del Cardinale Elio Sgreccia che, proprio dieci anni fa, dette l’input a un gruppo di professionisti, teologi, filosofi e medici, in occasione di un Convegno svolto a Tricarico, a unirsi nell’impegno di approfondire lo studio della Bioetica costituendo un Centro che diventasse il riferimento per un lavoro sempre più costante e sistematico. Venerdì 10 oltre al Cardinale Sgreccia hanno presentato le proprie relazioni il Prof. Bellino dell’Università di Bari, il Prof. Busiello della Pon-tificia Università di San Tommaso di Roma nonché Docente dell’Istituto Teologico di Basilicata, la Prof.ssa Maria Luisa Di Pietro e il Prof. Dario Sacchini dell’Università Cattolica di Roma. Sabato 11 invece è stata la volta del Prof. Adriano Pessina, Di-rettore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano, del Prof. Eugenio Mazzarella dell’Università Federico II di Napoli, già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e oggi Onorevole della Repubblica, il Prof. Paolo Masullo dell’Uni-versità degli Studi di Basilicata. Dopo il dibattito si è avuto modo di presentare l’Enciclopedia di Bioetica e Scienza Giuridica, opera diretta dal Cardinale stesso e dal Prof. Tarantino dell’Università di Lecce. Il Convegno è stato occasione di grande crescita culturale nel Decennale del Centro che ha teso ricomprendere le ragioni stesse della Bioetica, strumento oggi ancor più “urgente sapienza” (era le definizione di Potter, coniatore del termine) per comprendere e valorizzare nella sua integralità l’uomo come persona”. Ogni sessione del Convegno è stata presieduta dagli Arcivescovi e Vescovi lucani.

IstitutodiRicercainBioeticaeScienzeUmaneCentrodiBioeticaLucanoC/O Centro Form. Perm. Giovanni Paolo IIVia del SeminarioC.da Macchia Giocoli85100 Potenza

Tel. 0971.445034 [email protected]

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Essere e amare al tempo di Educa solo chi ama… ovvero solo un cuore può parlare a un altro cuore1

di Giuseppe Daraio

1 Questo articolo rielabora parte di una conferenza del Prof. Alessandro D’Avenia alla Galleria d’arte moderna di Torino il 3 marzo 2011. «Alessandro D’Avenia, molto attento e sensibile alle tensioni degli adolescenti che ben conosce come professore 33enne di liceo, prima a Roma e, attualmente, a Milano, scrive di giovani ma parla al cuore degli adulti. Il successo del romanzo Bianca come il latte rossa come il sangue, che ha pubblicato con Mondadori nel 2010 e che è già stato tradotto in molte lingue, lo testimonia: è un libro per adulti che può essere letto dai ragazzi in previsione di quel che sarà vivere, amare e guarire dalle ferite».

Essere adolescenti oggi nel tempo dei social net-work (quando gran parte delle loro relazioni pas-sa attraverso la comunità virtuale di facebook). Portarsi nel cuore la domanda Io chi sono?, fare i conti con un bisogno straordinario di realtà (sincerità, autenticità, verità… da loro fortemen-te richieste nelle proprie relazioni… nell’amo-re…) e imbattersi ogni giorno nel mondo delle fiction, con Il grande fratello in testa, con un mondo virtuale dilagante, e soffrire per questa mancanza di realtà. Il nostro tempo è per noi adulti, chiamati a metterci sempre in gioco di-nanzi alle nostre responsabilità educative, un tempo prezioso per introdurre i giovani nella re-altà, per educare i giovani alla vita.È vero, i gio-vani soffrono profondamente la mancanza di re-altà con un dolore che va al di là di quello che noi possiamo immaginare. Nella nostra cultura sembra che non siano più trasgressive le scene di sesso che popolano il piccolo schermo anche nelle ore più impensa-te del giorno oppure l’appeal di corpi maschili e femminili capaci di far alzare facilmente l’au-dience. Nel nostro tempo è diventato trasgressi-vo presentare l’edificante realtà di uomini e di donne che sono appassionati al proprio lavoro, di persone che riescono a risorgere dalle proprie sofferenze scoprendo il mistero di una vita dona-ta, che «è bello vivere anche quando si sta male» (Jovanotti), è trasgressivo parlare di Dio. In po-che parole è la realtà stessa ad essere diventata trasgressiva per gli adulti e accade che la nostra cultura non riesce più ad aiutare i nostri giovani rispetto alle domande fondamentali che da sem-pre muovono il cuore dell’uomo nella direzione della ricerca di una vita pienamente riuscita, di una vita felice. «…La scuola non va e non riesco a metterci il cuore… ho un migliore amico… sembra che a lui non gliene freghi niente…Non riesco a darmi uno scopo in questa vita che mi sembra così tanto monotona. Forse questo è do-vuto al fatto che non ho un sogno? Anche quello

non riesco a trovarlo. Penso alle cose che mi fan-no vibrare il cuore e sono tutte banalità. Quando esco insieme ai miei amici il sabato sera… non so che fare…», un ragazzo di 16 anni che ha tut-to ma che cerca uno scopo capace di dare com-pimento alla vita. «…Da quasi due anni mia mamma ha un tumore al cervello… io cerco di farmi un po’ di forza. Ve-derla così mi distrugge… Mi manca tanto avere una mamma con la quale parlare, uscire e con-fidarsi…c’è un motivo per cui deve accadere tut-to questo? Da un po’ di tempo non riesco neppu-re io a vivere tanto bene», una ragazza adole-scente. Quali risposte la nostra cultura riesce a dare? In quali orizzonti di significato riusciamo a collocare i nostri ragazzi? Facilmente cadiamo nel giudizio sui nostri adolescenti…che sono una generazione di superficiali, di inetti o di fal-liti…ma ci interroghiamo su quali percorsi di re-lazione noi adulti riusciamo a mettere in opera per aiutarli realmente a vivere pienamente la loro età. Le età della vita, contrariamente a quanto suggerisce il senso comune diffuso tra i grandi, non sono in se stesse concluse e, cioè, la vita è per ognuno di noi un percorso. Perciò un adulto che ha vissuto sanamente la sua adole-scenza può entrare in relazione coi più giovani senza ricadere nella propria adolescenza (è sem-pre bene guardarsi dal giovanilismo e vivere la propria età) per sostenerli e aiutarli ad accettare la propria età e a viverla in modo sano. La paura e la noia sono le due grandi compagne dell’adolescenza, due componenti che noi gran-di, che non amiamo la fragilità e “l’insostenibile leggerezza dell’essere”, stiamo cercando ad ogni costo di eliminare culturalmente dalle nostre esistenze; esse sono invece dei canali imprescin-dibili per chiunque cerchi di entrare in sintonia, di costruire sintonia coi nostri giovani. La paura che ha nello specchio la propria sor-gente: vedersi nello specchio, specchiarsi negli altri e scoprirsi diversi, non più nel bozzolo ras-

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CULTURA

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sicurante dell’infanzia, fare i conti con nuove e straordinarie energie (affettive, intellettuali, di libertà e di volontà) e non saperle ancora gestire e metterle a frutto. Fare i conti con la realtà: averne paura e sentir-ne un “maledetto bisogno”. Non possiamo can-cellare la tensione di Narciso propria di ogni adolescente, del suo profondo bisogno di ab-bracciarsi, di ritrovarsi nella nuova immagine di sé e di imparare a volersi bene accettandosi gra-zie alla compagnia di qualcuno che lo aiuti in questo cammino, a volte semplicemente affian-candosi e infondendo fiducia e sicurezza ma an-che correggendo e orientando (così noi stessi siamo diventati adulti). E facebook, il social net-work, il grande specchio dove essi si riflettono e cercano di raggiungersi, rivela a noi adulti le ve-rità dei nostri ragazzi…quello di cui hanno biso-gno solo che lo manifestano su territori che non sono direttamente conflittuali. Un ragazzino delle elementari torna a casa e racconta spontaneamente ai propri genitori cosa ha fatto a scuola… un ragazzo o una ragazza torna a casa dopo la suola e la mamma chiede «Cosa hai fatto a scuola?…«Niente»…quando si raggiungono le due sillabe, il più delle volte ci si ferma a suoni onomatopeici che non ripetiamo… Benedetto questo momento in cui l’intimità dell’adolescente si sta formando e lui comincia a proteggerla e mamma e papà scoprono una cosa salutarissima: la vita di questi ragazzi non è no-stra ma è a noi affidata…noi abbiamo il compito di difendere dalla sua fragilità quella vita che è già in loro bella, grande, potente e incoraggiarla ad essere. La fragilità dell’identità dei nostri ragazzi, infat-ti, è il grande punto sul quale dobbiamo lavorare educativamente. Abbiamo trasformato la felicità in benessere, diamo tutto ma questo ragazzo che ha tutto dice: la mia vita è monotona. Se noi riusciamo a far sentire nostalgia di futuro a questi ragazzi e non ci accontentiamo di dare loro ciò che li fa stare bene perché noi dobbiamo occuparci di ciò che li fa essere bene. E l’adolescenza è un’epoca in cui essere è essere visti. Quando eravamo piccoli vivevamo della felicità di essere di mamma e di papà…da adolescente viene messo da parte lo sguardo di mamma e papà e adesso essi hanno questo problema, sco-prire a chi appartengono: solo chi sa a chi ap-partiene può appartenersi e cominciare a pensa-re che ci sono nel mondo persone per le quali vale la pena mettersi in gioco e che mi apparten-

gono. Così racconta una delle più grandi piani-ste russe del Novecento, un’insegnante: «Nel mio gruppo c’era un “attaccabrighe”, un ragazzino di otto- nove anni praticamente senza famiglia, senza amare o essere amato. Si chiamava Akin-fa; era indisponente, stuzzicava tutti, prendeva in giro i bambini ebrei, si azzuffava e così via. Noi tutti cercavamo di esortarlo con la parola e con l’esempio. Ma una volta Akinfa passò tutti i limiti: picchiò uno dei compagni, prese a male parole gli adulti, commise un furtarello. Fu “decretata” la sua espulsione, ma quando venne il momento di eseguire la “condanna” – il momento del distacco – io, non so come, scop-piai a piangere». È a questo punto che avviene la “seconda nasci-ta” di Akinfa: «Scoppiò a piangere anche lui; chiese perdono a tutti, rese la refurtiva e da quel momento mi seguiva sempre ovunque, nel cam-po, come un fedele cagnolino; e spiegava a tutti che “in vita sua” non aveva mai visto una mae-stra che piangesse per il suo alunno: che pian-gesse, per dirla con le sue parole, “sull’anima e sulla vita” di un monello. Proprio questo era il senso del suo stupore e del desiderio di rimettersi sulla buona strada».Il pianto di questa maestra è la manifestazione di questa appartenenza e il suo ragazzo solo a quel punto percepisce come la sua vita sia ama-ta, voluta, accolta. Da quel momento Akinfa sa di appartenere a lei, la segue ovunque, cambia perché è cambiato. Una maestra piange per il suo alunno e lo salva, più che col buon esempio e le parole. Manifesta che quel ragazzo è un dono, le appartiene, ne è responsabile. Come può un giovane sentire l’appartenenza e quindi mettere in gioco la sua vita come una vita bella, che merita di essere e amare, perché qual-cuno l’ha amata prima? Il segreto è il tempo. Donare tempo. Una mail, una chiacchierata a tu per tu, un caffè al bar, un progetto condiviso, una mostra, un’uscita a teatro… Tutto il tempo che riesco a donare loro è quel pianto, è quella cura di chi appartiene: tu mi appartieni, sei dono. Tutto il tempo che i miei genitori ed educatori mi hanno regalato, ha reso bella la mia vita e fortis-sima la consapevolezza che valga la pena spen-derla per amare. Tutti i problemi educativi na-scono da questo: noi riusciamo a tradurre in realtà per loro la percezione che sono voluti?…che è l’unica maniera per cui una persona possa entrare nella realtà con la fiducia che la vita è una promessa.

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ARROCCHIE

Lo scorso 14 maggio, alle ore 18.00, nella cappella del Seminario Maggiore di Potenza, è stato conferi-to il ministero del Lettorato al giovane seminarista Francesco Barbarito, della Parrocchia San Nicola di Myra in Garaguso. La cerimonia, presieduta dal vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, Mons. Francesco Antonio Nolè, ha visto altri 3 giovani ri-cevere lo stesso ministero, mentre 7 giovani, dalle diverse diocesi della Basilicata, hanno ricevuto il ministero dell’Accolitato.Alla cerimonia, oltre ai giovani del seminario, han-no partecipato parenti ed amici. Francesco, al ter-zo anno del suo percorso formativo è da un anno impegnato, nel fine settimana, nella parrocchia Sant’Antonio di Tricarico come catechista e ani-matore del gruppo giovanile; con questo ministero ha ricevuto il dono di una grazia di Dio tutta par-ticolare ed ha compiuto il primo passo deciso sulla strada del sacerdozio. Con il suo “Eccomi” confer-ma la sua volontà di testimoniare ed evangelizzare quanti incontrerà sul suo cammino e, ricevendo l’incarico di proclamare la Parola di Dio, si impegna a custodire e trasmettere ai fratelli la Parola mentre continua la sua formazione per poter essere, un giorno, sacerdote secondo il cuore di Dio.

GARAGUSO - PARROCCHIA SAN NICOLA DI MYRA

PAROLA DEL SIGNORE!FrancescoBarbaritoriceveilministerodellettorato

di Anna Santoro

PARROCCHIE DI TRICARICO

UNA BELLA TESTIMONIANZA DI UNIONE E COMUNIONE NELLA CHIESACostituzionedelComitatoFesteinterparrocchialeComitato festa interparrocchiale di Tricarico

Le feste religiose, soprattutto in questo periodo, riempiono il calendario di ogni parrocchia della nostra diocesi e sono l’occasione bella non solo per dare onore al Signore, ai santi e alla Vergine Santa, attraverso una festa esterna, ma anche per ravvivare la fede di ogni cristiano at-traverso la conoscenza e l’imitazione del-la vita dei santi, amici di Dio e discepoli fedeli di Cristo. Inoltre la festa religiosa esprime, in ogni comunità parrocchiale, la gioia di testimoniare a tutti la fede in Cristo e la devozione ai santi e alla Madonna in uno spirito di comunione e

unità. A tale fine nella città di Tricarico, pur essendoci tre parrocchie, è stato possibile costituire un unico comitato festa interparrocchiale che organizza le tre feste religiose più importanti: San Pancrazio (protettore di Tricarico, 12

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maggio); Sant’Antonio (13 giugno) e la Madonna del Carmine (patrona di Tricarico e della Diocesi, 15-16 luglio).Fino all’anno scorso esistevano due comitati feste: uno della cattedrale che gestiva la festa di San Pancrazio e della Madonna del Carmine e l’altro della parrocchia di Sant’Antonio che orga-nizzava la festa di Sant’Antonio; ma quest’anno, grazie alle sollecitazioni del nostro vescovo e dei parroci della città, è stato istituito l’unico comitato festa

interparrocchiale alla cui guida il Vescovo ha posto il parroco della cattedrale Don Giovanni Trolio.Il comitato, in comunione con il suo presidente, si preoccupa non solo di organizzare la festa esterna ma anche di offrire a tutto il paese una bella testi-monianza di comunione e di appartenenza gioiosa all’unica Chiesa di Cristo che si esprime anche nel devolvere un contri-buto a favore delle necessità parrocchiali e delle opere di carità.

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DALLE PARROCCHIE

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Peregrinatio Mariæ alle famiglie di Tricarico

di Carmela Santoro

Da circa 10 anni nella parrocchia Santa Maria Assunta (Cattedrale) di Tricarico nel mese di Maggio la Madonnina visita le famiglie. La visita della Madonnina alle famiglie vuole ricordare la visita di Maria alla cugina Elisabetta che appena la vide esclamò:” A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? E in quel momento il Bambino le sussultò nel grembo “(Lc 1,41).In tutta la parrocchia girano 5 madonnine che nei vari rioni passano di famiglia in famiglia, recitando il Rosario e invitando vicini e familiari. La Madonnina resta in ogni famiglia una notte e un giorno (24 ore). In alcuni rioni si è fatta anche l’esperienza del Rosario all’aperto, tempo permettendo, con la partecipazione del vicinato. Le madonnine all’inizio del mese di maggio vengono benedette durante la Santa Messa e consegnate ai responsa-bili che sono quasi tutti soci di Azione Cattolica che prestano il loro servizio alla parrocchia, ma di anno in anno si affiancano anche laici di buona volontà. L’anno scorso abbiamo chiuso il mese di maggio con una messa all’aperto nel rione Via Piano. L’iniziativa ha suscitato molto entusiasmo e numerosa è stata la partecipazione; quest’anno invece il parroco Don Giovanni ha deciso di chiudere il mese di maggio in parrocchia e durante la Santa Messa è stata

amministrata l’Unzione degli infermi a tutti gli anziani e non che lo hanno desi-derato. La Santa Messa è stata presie-duta dal nostro vescovo Mons. Orofino che è stato felice di incontrare le persone anziane con le quali si è intrattenuto an-che dopo la Messa per un momento ri-creativo nella vicina Biblioteca comunale “Rocco Scotellaro”; e qui i giovani e i chie-richetti hanno allietato la serata con can-ti e balli. Presenti il parroco, il vescovo e anche il sindaco e alcuni consiglieri.Dolcini e dolcetti, pizze e pizzette hanno anche stuzzicato l’appetito. È stato un momento molto bello perché la comunità giovani e anziani hanno vissuto insieme un momento di gioia e spensieratezza.Di questa Peregrinatio Mariae la cosa più bella che mi ha colpito è stata la gioia con cui le vecchiette attendevano la Madonna nelle loro case e l’accoglienza devota e riverente della statua. Il mio augurio è che la Madonna possa sempre ed ancora toccare veramente i nostri cuori e condurci al suo Figlio Gesù. A Gesù per mezzo di Maria!

TRICARICO–CATTEDRALESANTAMARIAASSUNTA

AVE MARIA, GRATIA PLENA!

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ARROCCHIE

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GRASSANO–PARROCCHIAMADONNADELLANEVE

Una giornatadi laboratorio sullaparabola dei talenti

di Grazia Vignola

È possibile secondo voi impegnare dei ragazzi di scuola media in un laboratorio sulle parabole?Il 5 giugno questa doman-da è diventata realtà, in-fatti i ragazzi di seconda media della parrocchia Madonna della Neve di Grassano in compagnia dei loro genitori, a conclu-sione dell’anno catechisti-co, sono stati a potenza presso il monastero delle Clarisse e hanno vissuto una giornata di riflessione sulla Parabola dei Talenti.Dopo la celebrazione euca-ristica e l’esplorazione de-gli spazi consentiti del mo-nastero, don Nicola Soldo ha presentato il lavoro da realizzare durante il labo-ratorio con una lectio sul-la parabola adatta ai ra-gazzi. Abbiamo capito che nella Parabola il Signore parla di noi, solo Lui può dare senso, unità alla no-stra vita perché ci provoca per far sbocciare ciò che è nascosto e far venir fuori la parte vera di noi stessi. Successivamente il labo-

ratorio si è organizzato in gruppi, uno per gli adulti e tre per i ragazzi. L’obiettivo era quello di aiutare i ragazzi a capi-re come riconoscere i ta-lenti che Dio dona, quale fine hanno, cosa ne mette in pericolo la scoperta ed il poterli vivere in modo purificato e redento, cosa aiuta in modo autentico. Il gruppo degli adulti si è interrogato sia sugli aspet-ti personali e su quelli più squisitamente educativi quali: come aiutare i ra-gazzi a superare la paura e a coltivare la fiducia? Come orientarli sulla via del dono? Come incana-lare e sostenere la libertà dei figli? Come mettersi in gioco in modo dal punto di vista dell’educazione alla fede dei propri figli?Dopo il pranzo a sacco, realizzato in un clima di grande condivisione, c’è stato l’incontro con le clarisse che hanno presentato la loro vita nel monastero.Le monache sono state let-

teralmente sommerse dalle tante domande dei ragazzi che hanno colto che la vita della clausura non è una vita inutile o sprecata, ma nella e con la preghiera si è in sintonia con il mondo e con Dio. La domanda più insistente è stata “Come avete capito di essere chiamate a vivere questa vita?” Ha colpito soprattutto la storia di una delle mo-nache che, in procinto di sposarsi, ha sentito la chiamata alla vita religio-sa decidendo di entrare in monastero. All’incontro ha fatto seguito un momento di saluti e rientro a casa.È stata una giornata bellissima, indimenticabile abbiamo sperimentato un vivere in relazione diverso dal solito ed abbiamo capi-to come la relazione diven-ta più autentica quando ci si pone di fronte all’altro senza pregiudizi, cercan-do di percepirsi come dono reciproco a partire dallo sguardo che Cristo ha su ciascuno di noi.

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IN STIGLIANO

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DIocesI DI TRIcARIco

ASSEMBLEA DIOCESANASantuario di Fonti – Tricarico

5 settembre 2011

ore 10.00: Preghiera di inizio Intervento di s. e. Rev.ma Mons. Vincenzo orofino

ore 13.00: Pranzo comunitario

ore 17.00: solenne concelebrazione eucaristica e ordinazione Diaconale di Vincenzo cantore presso la Parrocchia s. Antonio in Tricarico