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FMC Formule e Metodi di Comunicazione MEGATRENDS 06-07 / 2017 1 MegaTrends Del mese di LUGLIO - AGOSTO 2017 Edizione 04/08/2017 Fatti e analisi di 30 giorni di società digitale Responsabile Ricerca: Sandro Frigerio Database e coordinamento: Benedetta Villa I grandi Trend Da qualunque parte si guardino le cose, in chiave italiana ed europea, le vicende che ruotano attorno a Telecom Italia hanno tenuto banco nell’ultimo mese e sono probabilmente destinate a farlo anche nei mesi a venire, indipendentemente dagli aspetti personali. A “fare i titoli” è stata naturalmente la mega liquidazione di Flavio Cattaneo – 25 milioni di euro oltre a quanto già versato nel 2016 – per 16 mesi di attività, frutto tuttavia di un accordo le cui parti salienti non erano segrete nemmeno un anno e passa fa quando venne siglato, già allora tra le proteste e le perplessità di molti. La vicenda, tuttavia, simbolizza una serie di altri temi: il rapporto pubblico-privato, la privatizzazione di Telecom, il ruolo dello Stato, i rapporti con i partner stranieri, le regole della concorrenza, il mercato atipico italiano delle reti. In ogni caso, attorno a Telecom Italia non sono mancati i temi caldi nel mese: l’uscita di Cattaneo, la crescita di Vivendi al ruolo di azionista di controllo anche dal punto di vista “direttivo”, la pubblicazione di un bilancio che, per quanto ben salutato per ili segno “più”, vede una crescita reale solo in due direzioni (esterne): i conti del Brasile, trainati dal cambio favorevole alla valuta brasiliana, e le maggiori vendite di “prodotti” sul mercato domestic, che da qualche mese (ma non nel primo semestre 2016) comprendono anche i televisori. Anche se non riguarda direttamente né il settore né l’azienda, la vicenda STX France, con i loro Chantiers de Saint Nazaire, che ha caratterizzato l’ultima settimana di luglio e i primi di agosto, ha avuto i suoi impatti. L’opposizione del governo francese e, di fatto, del presidente Macron, alla “caduta” in mani italiane di una realtà simbolo (ancorché di soli 2600 dipendenti) dell’industria francese, che era comunque finita in mani coreane, è solo un nuovo capitolo che complica anche i rapporti con Vivendi, azionista chiave di Telecom Italia. Dopo l’ultimo anno vissuto all’insegna dello scontro Mediaset – Vivendi e della scalata del gruppo francese all’ex monopolista italiano delle telecomunicazioni, la percezione di un’ “Italia in (s)vendita a senso unico era ed è troppo forte per non assumere forti riverberazioni politiche. La dichiarazione, per quanto scontata, del Consiglio d’amministrazione di Telecom Italia che qualifica Vivendi come una sorta di “capogruppo” anche operativa non poteva giungere in momento peggiore. Anche la discordanza di vedute tra Eliseo e Palazzo Chigi sul tema migranti, naturalmente non aiuta a ricomporre gli intenti. Luglio è anche il mese di pubblicazione delle semestrali e in campo internazionale l’ottimismo sembra prevalere. Segnali positivi ci sono anche nelle Tlc, grande malato di questi anni, sia sul versante degli operatori, dove non sempre crescono i ricavi da servizi ma migliorano i margini, sia su quello dei fornitori di infrastrutture. Ericsson accumula problemi e si prepara a stringere la cinghia, Nokia è ancora in rosso, ma migliora la marginalità, Huawei corre come un treno, ma a guardare i numeri si comprende che la crescita è concentrata in un settore: quello degli smartphone. In Italia si stanno consumando le crisi di Ericsson e di BT, con 200 licenziamenti ciascuno, mentre prosegue la lenta operazione di convergenza e forse, in futuro, reale integrazione tra Exprivia e Italtel. Intanto, il consueto rapporto di metà anno di Assinform – NetConsulting disegna uno scenario di parziale ottimismo: la ripresa si sta consolidando e la compenetrazione di Industria 4.0 nel tessuto economico è motivo di ulteriore interesse. Soprattutto se si potranno superare due scogli: l’aggiornamento digitale della PA e la carenza di skills nell’occupazione.

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MEGATRENDS

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MegaTrendsDel mese di

LUGLIO - AGOSTO

2017

Edizione 04/08/2017 Fatti e analisi di 30 giorni di società digitaleResponsabile Ricerca: Sandro Frigerio Database e coordinamento: Benedetta Villa

I grandi Trend Da qualunque parte si guardino le cose, in chiave italiana ed europea, le vicendeche ruotano attorno a Telecom Italia hanno tenuto banco nell’ultimo mese e sonoprobabilmente destinate a farlo anche nei mesi a venire, indipendentemente dagliaspetti personali.

A “fare i titoli” è stata naturalmente la mega liquidazione di Flavio Cattaneo – 25milioni di euro oltre a quanto già versato nel 2016 – per 16 mesi di attività, fruttotuttavia di un accordo le cui parti salienti non erano segrete nemmeno un anno epassa fa quando venne siglato, già allora tra le proteste e le perplessità di molti. Lavicenda, tuttavia, simbolizza una serie di altri temi: il rapporto pubblico-privato, laprivatizzazione di Telecom, il ruolo dello Stato, i rapporti con i partner stranieri, leregole della concorrenza, il mercato atipico italiano delle reti.

In ogni caso, attorno a Telecom Italia non sono mancati i temi caldi nel mese:l’uscita di Cattaneo, la crescita di Vivendi al ruolo di azionista di controllo anche dalpunto di vista “direttivo”, la pubblicazione di un bilancio che, per quanto ben salutatoper ili segno “più”, vede una crescita reale solo in due direzioni (esterne): i conti delBrasile, trainati dal cambio favorevole alla valuta brasiliana, e le maggiori vendite di“prodotti” sul mercato domestic, che da qualche mese (ma non nel primo semestre2016) comprendono anche i televisori.

Anche se non riguarda direttamente né il settore né l’azienda, la vicenda STXFrance, con i loro Chantiers de Saint Nazaire, che ha caratterizzato l’ultimasettimana di luglio e i primi di agosto, ha avuto i suoi impatti.

L’opposizione del governo francese e, di fatto, del presidente Macron, alla “caduta”in mani italiane di una realtà simbolo (ancorché di soli 2600 dipendenti) dell’industriafrancese, che era comunque finita in mani coreane, è solo un nuovo capitolo checomplica anche i rapporti con Vivendi, azionista chiave di Telecom Italia.

Dopo l’ultimo anno vissuto all’insegna dello scontro Mediaset – Vivendi e dellascalata del gruppo francese all’ex monopolista italiano delle telecomunicazioni, lapercezione di un’ “Italia in (s)vendita a senso unico era ed è troppo forte per nonassumere forti riverberazioni politiche. La dichiarazione, per quanto scontata, delConsiglio d’amministrazione di Telecom Italia che qualifica Vivendi come una sorta di“capogruppo” anche operativa non poteva giungere in momento peggiore. Anche ladiscordanza di vedute tra Eliseo e Palazzo Chigi sul tema migranti, naturalmente nonaiuta a ricomporre gli intenti.

Luglio è anche il mese di pubblicazione delle semestrali e in campo internazionalel’ottimismo sembra prevalere. Segnali positivi ci sono anche nelle Tlc, grande malatodi questi anni, sia sul versante degli operatori, dove non sempre crescono i ricavi daservizi ma migliorano i margini, sia su quello dei fornitori di infrastrutture. Ericssonaccumula problemi e si prepara a stringere la cinghia, Nokia è ancora in rosso, mamigliora la marginalità, Huawei corre come un treno, ma a guardare i numeri sicomprende che la crescita è concentrata in un settore: quello degli smartphone.

In Italia si stanno consumando le crisi di Ericsson e di BT, con 200 licenziamenticiascuno, mentre prosegue la lenta operazione di convergenza e forse, in futuro,reale integrazione tra Exprivia e Italtel. Intanto, il consueto rapporto di metà anno diAssinform – NetConsulting disegna uno scenario di parziale ottimismo: la ripresa sista consolidando e la compenetrazione di Industria 4.0 nel tessuto economico èmotivo di ulteriore interesse. Soprattutto se si potranno superare due scogli:l’aggiornamento digitale della PA e la carenza di skills nell’occupazione.

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Internazionale:

Trump ha ora altri

pensieri

Peggiora il rapporto

con la Cina. Una

stretta su

trasferimenti

tecnologici e brevetti

in vista?

Nel mese di luglio, il presidente americano Trump ha avuto ben altri pensieri chenon lo sviluppo dell’hi-tech, che pure il mese prima l’aveva portato a incontrare i topdelle grandi aziende Usa, tuttavia non nella veste del promotore dello sviluppo delmercato bensì come “cliente” per ammodernare un’amministrazione ritenuta anniluce indietro rispetto alle esigenze.

Il progressivo allontanamento dal leader cinese Xi Jinping, da quello russo Putin, lesanzioni approvate dal congresso verso la stessa Russia, l’acuirsi della crisinordcoreana e poi l’ennesimo regolamento di conti nel suo staff con l’uscita (laseconda) del responsabile della comunicazione, per finire con la bocciaturasenatoriale delle norme destinate a sopprimere l’ “Obamacare”, che segna ledifficoltà di rapporto con lo stesso partito Repubblicano, sono stati elementi sufficientiper contrassegnare un luglio “horribilis”.

Una buona notizia sul fronte hi-tech è stata fornita tuttavia dallo stesso Trump, cheha affermato di aver ricevuto dal Ceo di Apple Tim Cook la promessa dellarealizzazione di tre grandi impianti industriali negli Usa.

In realtà, poco si sa di tipologia e localizzazione di questi impianti. In particolare, nonsi sa se si tratterà di impianti Apple o, come appare più probabile, di impianti deifornitori di Apple. Una conferma in tal senso arriva in questi giorni da Foxconn, cheinfine ha scelto il Wisconsin – sembra a fronte di agevolazioni fiscali miliardarie,come sede del nuovo impianto che, secondo il Ceo dell’azienda taiwanese con fortibasi in Cina, rappresenterà un investimento da 10 miliardi di dollari.

Trump in questo momento si sente isolato, tende a circondarsi sempre più dipersone di fiducia, del suo “cerchio magico”, fatto di famigliari e di militari edultraconservatori. Conferma ne è l’aver “scaricato” dopo soli undici giorni l’ormai “exnuovo” responsabile della Comunicazione della Casa Bianca, Anthony Scaramucci,“reo”, tra l’altro, di aver qualificato il capo dello staff Reince Priebus, come un“dannato paranoide schizofrenico” .

Priebus è stato sostituito a sua volta il 28 luglio da John Kelly, in precedenzasottosegretario (ministro) degli Interni (“Sicurezza Interna” o “Homeland”)).Quest’ultimo, un generale che è stato nei Marines, pare intenda sottoporre l’interostaff della Casa Bianca ad un severo controllo e come prima azione ha ottenuto daTrump il “licenziamento” immediato di Scaramucci. Kelly, tuttavia, aveva espressoanche il proprio supporto all’ex capo dell’Fbi James Comey.

La realtà è che al momento, Trump trova ostacoli su tutti i principali atti cheavrebbero dovuto qualificare la sua politica, dal “muro” col Messico allacontroriforma sanitaria, dalla politica estera al bando agli arrivi dal mondo esteroislamico. “Obtorto collo”, il presidente ha dovuto tra l’altro accettare e ratificare, purcriticandole, ma non ponendo il vet, le nuove sanzioni volute dal Congresso sullaRussia (oltre a Corea del Nord e Iran). La possibilità di affermare sul piano dellavoro e degli investimenti quell’”America First” che è stato lo slogan della suacampagna elettorale sembra l’unica carta “pesante” in questo momento rimastagli.Fondamentale sarà, a questo riguardo, l’evoluzione dei rapporti con la Cina che, asua volta, dipenderà anche dall’evoluzione del quadro nord-coreano.

Sulla Cina, il segretario di Stato Rex Tillerson ha apertamente parlato, con una certapreoccupazione, di un livello critico delle relazioni, auspicando anche ilraggiungimento di un compromesso sullo scenario che riguarda Nord e Sud Corea(la Cina non intende “consegnare” l’intera penisola coreana agli Usa) e sulcommercio). La situazione con la Pechino potrebbe tuttavia aggravarsi nei prossimigiorni se, come sembra, Trump intende lanciare un’indagine a vasto raggio su temicome la violazione della proprietà intellettuale e il trasferimento tecnologico: aspettiquesti che potrebbe mettere ancor più alle strette i rapporti con la Silicon Valley

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Il caso Telecom:

l’uscita di Cattaneo

è un segnale

L’uscita di Flavio Cattaneo da Telecom Italia è stata il colpo di scena non solo delmese, ma anche del 2017 delle telecomunicazioni italiane, che pure hanno visto nonpoche sorprese, come l’uscita anche di Maximo Ibarra da Wind Tre e laquantificazione a livelli inaspettati dello scandalo contabile di Bt Italia.

Entrato ad aprile dello scorso anno, accompagnato da un consistente premiod’ingaggio, di 2,1 milioni di euro, Cattaneo era riuscito a strappare un contrattomonstre, fino a 50 milioni ora del 2020, al raggiungimento degli obiettivi concordati.Ad aprile di quest’anno era stato confermato, come del resto previsto anche nel suocontratto d’ingaggio, per il triennio avanti.

Poi, ai primi di luglio, le “uscite” spazientite, presso sedi istituzionali, sulla vicendaOpen Fiber. “Se c’era già un vincitore predestinato, inutile perdere tempo a fare legare Infratel”, diceva in sintesi l’a.d. di Telecom Italia, motivando anche perchél’azienda avesse rinunciato a partecipare ulteriormente alle gare per le aree biancheaccompagnate da sovvenzioni pubbliche miliardarie, optando per portare in propriol’ultrabroadband, al di fuori dei meccanismi di gara, ma solo in aree selezionate.

Lo scontro con Open Fiber, governo, Agcom si acuiva strada facendo e simanifestava almeno su due piani. Non solo Telecom – Tim si confermava in unconcorrente di Open Fiber, facendo leva sulla propria rete esistente e quindi sullaformula FTTC, quella della fibra all’armadio, un po’ meno performante dell’FTTC mapiù economica e rapida da installare rispetto alla pura fibra FTTH, ma la presenza diun secondo fornitore, seppur in parte delle aree, rischiava di far saltare i presuppostidel “fallimento di mercato” e quindi della sovvenzionabilità pubblica.

Qualche giorno ancora e Cattaneo interveniva anche a smentire voci di dissidi conl’azionista di controllo Vivendi per affermare che, lui, non aveva alcuna intenzione didimettersi, visto che, comunque, era vincolato per contratto fino all’aprile del 2020 eche avrebbe “onorato il contratto sino all’ultimo giorno”.

Un’affermazione di questo tipo non poteva passare per un atto d’amore versoVivendi ma, semmai, sarebbe stata vista come un avvertimento verso l’azionista.

Pochi giorni ancora e il 21 luglio Tim batteva la notizia dell’apertura di una trattativaper risolvere il rapporto. O meglio, informava della imminente riunione del Comitatonomine e del Cda “con all’ordine del giorno l’esame della proposta di definizioneconsensuale dei rapporti fra la Società e il dottor Flavio Cattaneo”. Infine, la notizia:Cattaneo se ne sarebbe andato dietro buonuscita da 25 milioni di euro, comprensividi 2,1 milioni per un patto di non concorrenza per un anno oltre ai proventicomunque percepiti per il 2016 compreso premio d’ingaggio (4 milioni complessivi).

Il 27,luglio, il Consiglio non solo approvava i conti del semestre, ma confermavaanche il nuovo ruolo di Vivendi, che aveva iniziato a esercitare le funzioni di“direzione e coordinamento”. A quel punto, le redini dell’azienda passavano a untriumvirato costituito dal presidente Arnaud de Puyfontaine, con funzioni ad interimdi amministratore delegato, dal vicepresidente ed ex presidente Giuseppe Recchi,dotato di deleghe sulle attività internazionali di Tim Sparkle e sulle relazioniistituzionali e da un “terzo uomo”, Amos Genish, l’israelo-brasiliano che avevafondato la brasiliana GVT, poi ceduta a Vivendi e da questa a Telefonica, la quale,in cambio, avrebbe “girato” a Vivendi la sua quota dell’8,3% in Telecom Italia.

A questo punto, se da una parte incominciava tra le righe ad emergere la realtà di unconfronto tra Cattaneo e Vivendi, nel quale era ormai chiaro il depotenziamento delprimo a favore di un’azione più diretta della seconda, la nuova sfida era quella del“declassamento” di Tim a “braccio italiano di Vivendi” stessa.

Le reazioni, naturalmente, non sono mancate. Tra queste, quella di parte dellapolitica che invoca “la nazionalizzazione di Telecom” per rispondere ai Francesi sullavicenda STX (“Non si risponde ad una stupidata con una ancora più grossa”, ribatteil ministro Carlo Calenda), o quella del presidente della Commissione Industria delSenato, il giornalista Massimo Mucchetti (Pd), che auspica una discesa in campo diTelecom Italia per acquisire Open Fiber e, tramite scambio di azioni con Enel, di fattodiluire di qualche punto la presenza di Vivendi.

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Da de Puyfontaine e

Franco

Debenedetti:

richiami sul futuro

della rete

Il 29 luglio, Arnaud de Puyfontaine, presidente, e ora anche amministratore delegatoad interim di Tim, in un’intervista pubblicata da Stampa che titola: “Tim sarà sempreitaliana”, si toglie qualche sassolino: “Il nostro investimento in Telecom non èfinanziario. Come si vede, non ci siamo mossi per conto terzi”. Se la primadichiarazione è stata ripetuta all’infinito fin dai primi incontri con governo e Agcom, laseconda è un’implicita risposta a chi, poco più di un anno fa, ventilava l’ipotesi cheVivendi potesse essersi mossa per “traghettare” ben altri investitori, Orange inprimis.

Il Presidente di Vivendi e di Telecom Italia (nonché amministratore delegato adInterim) nell’intervista ricorda come vent’anni fa l’operatore italiano avesseun’impronta internazionale e fosse ammirato nel mondo, mentre oggi gioca sulladifensiva. Le intenzioni, afferma, sono quelle di farne un perno della strategia volta acostituire un protagonista del mercato dei contenuti e servizi digitali nel Sud Europa.

Il riferimento geografico e l’assenza di riferimenti a Tim Brasil sembrano confermarela volontà di uscire dal mercato sudamericano, che peraltro è quello che ha segnato imiglioramenti più interessanti e anche i tagli più significativi. Ancora, de Puyfontainesi mostra possibilista sul conferimento della rete in un’unica società e, cosa rilevante,spezza una lancia a favore di un tema sostenuto da tempo dal presidente di OpenFiber, Franco Bassanini: la pluralità di reti non è esattamente il quadro migliore.

Associate a questo le parole che lo stesso de Puyfontaine utilizza per qualificare ilfuturo di Telecom Italia e vi troverete assai più servizi che infrastruttura. Proviamo atradurre: la rete non è più essenziale per Telecom, a condizione che ci sia e che unosforzo comune non si traduca in un esproprio mal pagato.

Mentre la polemica (ormai di natura politica) giunge alla minaccia dell’uso (non si saquanto ammesso, visto che non vi sono ulteriori spostamenti azionari) della GoldenPower, sul tema della rete, va segnalato, intanto, l’intervento come editorialista sullaprima pagina del Sole 24 Ore di Franco Debenedetti. Il senso della lucida analisi èquella di rigettare una lettura che vorrebbe la politica come ancora di salvezza per larete e per i ritardi delle infrastrutture di comunicazioni italiane, quando, caso mai, lapolitica ha “inquinato le acque”. L’occasione è stata, nella polemica tra TelecomItalia e governo schierato con Open Fiber, un’uscita del sottosegretario Giacomelli.

Scrive Debenedetti: “Aver privatizzato le rete telefonica è stato un errore: è davveroquesta la posizione del Governo, come afferma il sottosegretario Giacomelli? E, inquesto caso, che cosa intende fare? Proporre la costituzione di una commissioned’inchiesta? A rispondere di tale errore, non potendo chiamare l'allora Ministro delTesoro Carlo Azeglio Ciampi, chiamerà a giustificarsi l'allora presidente del ConsiglioRomano Prodi? L'attuale premier sta gestendo situazioni complicate su molti fronti,interni ed esteri, non credo che desideri perdere tempo a riscrivere i libri di storia”.

Debenedetti richiama l’attenzione sul ritardo della rete a banda ultralarga,ricordando che se l’Italia è fanalino di coda in Europa, questo avviene perché neglianni ‘70 sempre la politica bloccò lo sviluppo della Tv via cavo, che invece crescevanegli altri paesi e in questi ultimi anni è stata agevolmente aggiornata per il trasportodei servizi Internet.

Quanto alla privatizzazione della rete, Debenedetti ricorda che essa non è unasemplice sommatoria di cavi e di tubi. E’ fatta di apparati, di software, a loro voltafunzionali ai servizi. Quindi, che cosa si vorrebbe che facessero gli operatori: checurassero la sola parte commerciale? La controprova è che in nessun paese vige laseparazione della rete. Siamo certi che in Italia avrebbe maggior successo? Davverola politica di Enel, con open Fiber, si mostrerà economicamente sostenibile? E, indefinitiva, non è forse vero, aggiunge, che ”il sottosegretario alle Comunicazioni nondovrebbe ignorare che il piano triennale di 11 mld € è il più grosso investimento inItalia; che la copertura all’85% del Paese con minimo 30 Mb/sec avverrà con unanno di anticipo, e cioè a fine 2017”?

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Telecom Italia in

ripresa, ma forse

con gli occhiali

rosa

La ripresa di Telecom Italia c’è davvero? La semestrale, dopo i primi segnali positividel primo trimestre, era attesa anche per confermare la validità della “svolta”, o del“turnaround”, come si suol dire. Nel primo trimestre, l’ufficio stampa di Tim avevausato grassetti e sottolineature per evidenziare i segni più. Gli stessi trend hannocontinuato a manifestarsi nel secondo trimestre, ma la sensazione che i numerisiano stati letti con “occhiali rosa” resta.

Partiamo con i numeri-chiave:

Nel semestre, i ricavi consolidati crescono del 7,4% a 9.772 milioni. Di questi, quelli“domestic sono 7.494 (compresi 646 del wholesale internazionale, cioè TelecomItalia Sparkle), in aumento del 3,4% per 247 milioni. Altri 2.293 milioni, in aumento di435 milioni, cioè ben il 23,4% sono relativi al Brasile.

Se andiamo a vedere però la crescita organica, quella in Italia resta al 3,3%, maquella di Tim Brasil scende ad un più modesto 2,9% e così, il consolidato cresce subase organica del 3,2%. La spiegazione è semplice: la valuta brasiliana nell’ultimoanno si è fortemente rivalutata, dopo una prolungata flessione. Stesi indici e stessidivari, per esempio, si riscontrano nel maggior concorrente di Telecom Italia inBrasile, cioè presso la filiale locale della spagnola Telefònica.

L’alto driver, questa volta a livello “domestic’ cioè Italia, è da ricercarsi non neiservizi, ma nei prodotti.

Nel “domestic”, in fatti, i ricavi dei servizi sono “piatti”: il fisso scende di 39 milioni (a4.932 milioni nel semestre), mentre il Mobile aumenta di 51 milioni (a 2.283). Il saldosono solo 12 milioni, pari allo 0,16%.. Che cosa aumenta allora? Si tratta dei“prodotti”: sono in totale 652 milioni, in aumento di 226 milioni rispetto al primosemestre del 2016. Nel primo trimestre erano stati 109 milioni, quindi il trend ècostante. Si dirà: anche vendere prodotti è un business, ma va osservato che dasettembre dello scorso anno, Tim non vende solo smartphone e tablet (e i router incomodato). Vende anche televisori: sono quelli di Samsung da 43 e 55 pollici,proposti a partire da 9,90 euro al mese in bolletta. Prodotti che, appunto, nei primi tretrimestri dell’anno scorso non c’erano.

La conclusione è che al momento, i fattori di crescita del fatturato sono legati afattori esogeni: da una parte l’andamento dei cambi in un paese, il Brasile, dove disicuro è migliorata la marginalità, grazie ai tagli di costi operati, che comunquepotrebbe non restare a lungo nel gruppo, dall’altra attività non core come le venditedi prodotti con altri marchi, che comunque fin qui si sono confrontate con un periodoin cui queste vendite non c’erano.

Passando alla profittabilità, l’Ebitda cresce di 177 milioni, cioè il 5,6%, e sale così al44,8%, uno dei valori più alti in sede europea, per la business unit domestic. Per ilBrasile, l’Ebitda sale del 14,3% in reais, grazie anche ai tagli operati. Il balzo èevidentemente in euro: +37,1%, Il margine brasiliano passa dal 29,9 al 33,2%.Risultato finale: l’Ebitda sale a livello di gruppo (4.114 milioni) del 7,2% organico edel 10,4% reported. L’utile del primo semestre 2017 attribuibile ai Soci dellaControllante è di 596 milioni di euro (1.018 milioni di euro nel primo semestre 2016)e sconta oneri netti non ricorrenti per 173 milioni di euro.

In termini comparabili – avverte una nota - escludendo le partite non ricorrentinonché, nel primo semestre 2016, l’impatto positivo della valutazione al fair valuedell’opzione implicita inclusa nel prestito obbligazionario a conversione obbligatoria,l’utile attribuibile ai Soci della Controllante del primo semestre 2017 risulterebbesuperiore di oltre 100 milioni di euro rispetto a quello dello stesso periodo dell’annoprecedente

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Le TLC nel mondo

Ericsson

Il segno meno delle industrie europee delle reti

Le “TLC”, intese come infrastrutture tecnologiche, sono ancora un business?Almeno, lo sono per l’Europa? Le trimestrali di Ericsson e quelle di Nokia sembranoindicare, pur con qualche differenza, che il settore è alla ricerca di nuove idee,perché il progresso tecnologico riduce i costi e le maggiori prestazioni non sonooggetto di una domanda automatica. Al di là dei mega scenari su fisso e mobile.

Ericsson, che ormai da un paio d’anni sembra aver tirato il freno a mano, ha chiusoil trimestre con un calo dei ricavi in corone svedesi di quasi l’8% (-7,8%) a 49,9miliardi, ma in termini organici, quindi a parità di cambi, la flessione è ben piùpesante: -il -13%. E sul semestre il calo organico è del 15%. Le conseguenze intermini di profittabilità sono gravose: il gross margin scende da un già non elevato32,2% di un anno prima al 27,9% (29,8% al netto di oneri di ristrutturazione), ilrisultato operativo è negativo per 1,2 miliardi e il margine operativo scendesottozero, dal +5,1 al -2,5% (al netto delle ristrutturazioni scende dal 7,0 allo 0,6%).

Da un utile netto trimestrale di 1,6 miliardi di corone, si passa ad una perdita di 1,0miliardi. Nei sei mesi si passa da +3,7 miliardi a -11,9.

Boerje Ekholm, Ceo del gruppo di Stoccolma, continua a dichiararsi “nonsoddisfatto”, ma si consola (si fa per dire) notando che il mercato core,quello delle reti radio mobili (le RAN) è calato “nella fascia alta della singolacifra”, insomma, tra l’8 e il 10%. E le prospettive anche per il resto dell’annonon solo rasserenanti. Da qui, la dichiarata volontà di ridurre i costi entro ilprossimo anno di almeno 10 miliardi di corone, ovvero una riduzione dellabase die costi del 5 per cento. Se basterà.

A preoccupare è soprattutto la “tempesta perfetta” della doppiacombinazione negativa che si è abbattuta su Ericsson. Calano le reti, manon va meglio per le attività di servizi, ora chiamati “IT & Cloud”. Per dareun’idea: se nelle infrastrutture di rete, che nel trimestre pesano per 36,8 su49,9 miliardi, il margine operativo è sceso dal 12 al 7%, nell’IT & Cloud(10,9 miliardi di ricavi: -5%), il margine è passato da un -13% ad unpreoccupante -26% e nelle “Altre attività”, dal -10 al -44%.

Nokia cerca

nuove strade

Meglio è andata per Nokia, che resta tuttavia in rosso: i ricavi calano solo dell’1%, a5.629 milioni €, riflettendo anche l’apprezzamento dell’euro che deprime i proventi inaltre valute, dollaro Usa in primis. Tuttavia, il settore delle reti subisce una battutad’arresto del 5%, a 4.971 milioni. Al suo interno, il comparto riporta un calo dell’8%delle reti ultrabroadband, fisse e mobili, a 2.165 milioni. Non va meglio per le reti IPe applicazioni, che flettono del 4% a 1.358 milioni, stabili i servizi a 1.468 milioni.

Se le reti frenano, vanno meglio gli altri due comparti, che rappresentano peròcomplessivamente poco più di un decimo del business. Quasi raddoppia, da 194 a369 milioni, la componente “Technologies”, grazie ad accordi tecnologici, e salgonodel 14% a 307 milioni le “Altre attività”.

La riduzione dei costi ha avuto i suoi effetti e così migliora il gross profit, con unmargine che sale dal 36,4 al 39,8% (per un confronto: un terzo più di Ericsson).Ilmargine operativo resta tuttavia negativo, anche se migliora nettamente in un anno,dal -13,6 al -0,8%, e il risultato finale vede dimezzarsi le perdite da -726 a -433milioni di euro, a causa anche di un maggior peso per oneri fiscali e finanziari. Allafine, quanto basta per permettere a Rajeev Suri, il Ceo del gruppo finlandese, perparlare di “un buon secondo trimestre, qualche sfida da affrontare quest’anno, maanche motivi di ottimismo su risultati futuri”.

Per un confronto, da inizio anno, il titolo Nokia è salito del 17,5%, mentrequello di Ericsson, che era sostanzialmente allineato e con il segno più finoalla pubblicazione dei risultati, è ora in territorio negativo con un -3,5%..

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I Cinesi continuano

a crescere. Ma con

qualche distinguo

Huawei cresce,

ma con gli

smartphone

Migliora anche Zte

Al rallentamento dei residui produttori europei, corrisponde una fase ancoraespansiva per quelli cinesi, pur con qualche “avvertimento” che mostra come afrenare sia soprattutto il mercato..

Huawei, produttore numero uno nelle telecomunicazioni, ha annunciato per il primosemestre (è una “private company”, non è quotata) ricavi in crescita del 15% a 283miliardi di yuan, che fanno al cambio 42 miliardi di dollari e 37 miliardi di euro.

In pratica, Huawei fattura in un mese tanto quanto Nokia (che dallo scorsoanno comprende Alcatel-Lucent). Il margine operativo, informa l’azienda diShenzhen, è stato dell’11%. Anche qui non c’è storia con i concorrentieuropei, che sono in terreno negativo.

Huawei non dà altri numeri, ma si limite a parlare di continuazione del momentopositivo prevista anche per la seconda parte dell’anno e fornisce commentifavorevoli per tutti i suoi tre business principali: le reti, il consumer e l’enterprise.Qualche dato in più è stato tuttavia fornito in una conferenza tenuta in Cina dairesponsabili del gruppo Consumer. L’azienda ha fornito nel primo semestre 73,0milioni di smartphone: un aumento del 20,6% che la pone indisputabilmente al terzoposto dietro Samsung e Apple. L’intero Consumer group ha riportato nel ricavi per105,4 miliardi di yuan, 15,6 miliardi di dollari in soli due trimestri, un aumento del36,2% che indica anche il sensibile spostamento verso l’alto della gamma.

Numeri rosei? Se facciamo qualche conto, non esattamente. Incrociando i dati fornitia livello corporate e quelli della business unit consumer risulta che l’anno scorsoquesti numeri erano rispettivamente 346 e 77,4 miliardi di yuan. Per differenza, ledue restanti business unit, cioè le infrastrutture di rete e l’enterprise, sono passateda 169 a poco meno di 178 miliardi, con una crescita cumulata (sempre per le dueunità “non consumer” del 5,3%, con ogni probabilità (almeno sulla base dei trenddegli ultimissimi anni) maggiore per l’Enterprise e minore per le Reti pubbliche.

Anche ZTE, la “numero due cinese” delle reti ha presentato i suoi conti, che indicanouna crescita dei ricavi del 13% a 54 miliardi di yuan (8 miliardi di dollari, 7 miliardi dieuro). Forte la crescita dell’utile operativo, da 0,5 a 3,3 miliardi, passando cosìdall’1% al 6,1%.

Aumenta del 30% il netto, a 2,4 miliardi di yuan. ZTE si limita a parlare di aumentodelle vendite e del gross profit sia per la divisione carrier (le reti degli operatori) siaper quella smartphone.

I conti degli

operatori europei

Anche Telefónica spinta dal Brasile e dal Real

La spagnola Telefónica, così come Telecom Italia, ringrazia il Real, che non è lasquadra di Madrid ma è la valuta brasiliana. Per il trimestre concluso a fine giugno,l’azienda iberica ha presentato per il trimestre, ricavi in aumento dell’1,9% (+3,1%organico) a circa 13 miliardi di euro (12.960 milioni), a fronte di un calo del 2,0% (-1,9%) organico delle attività “domestic” a 3.160 milioni e del 3,4% (anche organico)di quelle in Germania, a 1.771 milioni.

Calano anche quelle britanniche (O2), appesantite dalla caduta della sterlina: infattiil -6,2% in euro si traduce in un +2,6% a cambi costanti, a 1.607 milioni.

All’opposto, i movimenti valutari fanno salire del 14,1% i ricavi del Brasile in euro,anche se in valuta locale la crescita si ridimensiona all’1,8%, a quota 3.028 milioni,in assoluto molto vicina quindi al livello delle attività sul mercato spagnolo.Telefonica Hispanoamerica, che riguarda gli altri paesi latino-americani, invece saledel 5,9% in valuta locale e del 15,5% organico, a 3.134 milioni.

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Nel semestre, i ricavi di gruppo sono cresciuti del 3,4% (2,3% organico) a 26.091milioni, anche qui con gli scostamenti visti per il trimestre per le aree geografiche.Addirittura, sulla spinta del primo trimestre, nei sei mesi il Basile cresce del 21,8% invaluta locale e dell’1,7% organico.

L’Ebitda è cresciuto nel semestre del 6,1% a 4.158 milioni (+7,2% organico),di cui 1.282 per il domestic (40,6% margine), 461 per la Germania (26,1%margine),433 (margine 27,0%) per la gran Bretagna, 1.034 (margine34,1%) per il Brasile, 892 (margine 28,5) le altre attività latino-americane.

Nel semestre evidenziati dati in linea, con Ebitda a 8.179 milioni (+5,5% e+4,3% organico) e margine al 31,3%, di cui 38,9% Spagna.

L’utile operativo è stato di 1.800 milioni nel trimestre (+14,9 / +19,0%) e di3.370 nel semestre 8+9,3 / +12,2%) e un netto di 821 milioni nel trimestre(+18,4%) e di 1.600 nel semestre (+28,9%).

I tristi conti di BT

BT poteva essere nel primo semestre 2016 fa l’operatore dalle novità piùsignificative, anche se comparativamente tardive rispetto alla concorrenza, a causadel ritorno al business della telefonia mobile, ma in questo momento la “mazzata”della mala gestione italiana e l’incertezza del quadro di mercato domesticoinfluiscono negativamente sui conti. Il primo trimestre fiscale, concluso il 30 giugno,riporta un aumento dell’1% dei ricavi a 5.837 milioni di sterline, un utile prima delletasse quasi dimezzato (-42% a 418 milioni). L’Ebitda “adjusted” è sceso solo del 2%a 1.785 milioni e anche l’utile prima delle tasse “adjusted” è sceso solo dell’1% a791 milioni.

Se parte dei costi del “disastro Italia”, legato a ricavi gonfiati per oltre mezzo miliardodi sterline negli anni, sono già stati stanziati, nel trimestre si sono abbattuti deglioneri una tantum per oltre 300 milioni di sterline, tra cui 225 milioni di unatransazione per concludere eventuali pretese da DT e Orange sulla cessione di EE.

A trainare i ricavi è stata la parte consumer, salita del 7% a 1.255 milioni (di cui un+9% nel broadband e Tv) , anche se l’azienda ammette che il “merito” va in parte allenuove strutture tariffarie.

Il mobile (EE, che ha anche del broadband fisso) sale del 4% a 1.291 milioni.Scende del 4% l’area “Business e Public Sector” a 1.128 milioni (ma genera 250milioni di profitto operativo, in calo dell’8%). Sono stabili i Global Services, a 1.244milioni, ma con Ebitda in calo del 39% e risultato operativo negativo per 33 milioni.

Scendono del 5% Wholesale e Ventures. Per Openreach - che gestisce la bandalarga per i clienti e per i concorrenti, e pur sotto pressione si conferma un assetprezioso - ricavi in lieve aumento a 1.267 milioni (+1%), utile operativo in calo del10%, ma pur sempre pari a 271 milioni.

Oneri finanziari e fiscali deprimono Orange, trainata dalla Spagna

L’incumbent francese Orange ha riportato nei sei mesi ricavi in modesta crescita(1%) a 20.276 milioni di euro. L’Ebitda “reported” su base comparabile è salito del6,0% a 5.805 milioni e del 2,2% quello “Adjusted” a 5.978 milioni. Anche l’utileoperativo è cresciuto del 13,7%, ma perdite sulla quota di EE per 349 milioni, gliaumentati oneri finanziari da 830 a 1.028 milioni e un carico fiscale passato da 237a 576 milioni hanno fatto scendere gli utili delle attività continuative da 1.074 a 830milioni. Togliendo 2.249 milioni dell’anno prima relativi a EE, la caduta dell’utile nettoè vistosa: da 3.323 a 830 milioni (da 3.168 a 682 per la quota di controllo).

I ricavi sono rimasti stabili in Francia (+0,2% a 8.879 milioni), cresciuti del 4,7% nelresto d’Europa (5.405 milioni, con 2.628 per la sola Spagna, cresciuta dell’8,7%).Calano però dell’1,6% a 3.615 milioni quelli del settore aziendale (consideratiseparatamente) e del 9,3% quelli da traffico internazionale, a 819 milioni.

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Vodafone trainata dalla Spagna (e dall’Italia), depressa dalla sterlina

Vodafone ha chiuso il primo trimestre fiscale con ricavi in crescita organica del2,2% a 11,47 miliardi di euro, oltre il +1,6% atteso dagli analisti, risultati trainati dalleperformance di Italia e Spagna e dall'accelerazione della domanda in Turchia. Alivello ‘reportedr, il fatturato è calato del 3,3% includendo l'impatto negativo del 4,2dal deconsolidamento delle attività in Olanda e un -2,6% per lle variazioni dei cambinelle attività all'estero.

In Europa i ricavi sono stati di 8,3 miliardi di euro, con una crescita organica dello0,8%. Nell’area AMAP i ricavi sono stati 2,9 miliardi (+7,9 organico). Separatamenteviene consierata l’india come attività “discontinued”: -13,9%).

La crescita organica In Italia è stata del 3,2% a 1,55 miliardi (+5,0%" reported"), inGermania dello 0,6% (+0,3 reported), con un fatturato di 2,59 miliardi di euro; in GranBretagna si è registrato un calo del 2,7% a 1,76 miliardi (-4,5% "reported", complicel’effetto Brexit sul cambio); in Spagna i ricavi sono aumentati dell'1,6% a 1,2 miliardi(-0,6% “reported”). Nel resto d'Europa la crescita si è attestata al 2,7% con ricavi a1,2 miliardi (-26% reported, per gli accennati deconsolidamenti olandesi).

Deutsche Telekom vola grazie agli States (ma gli utili sono in Germania)

Continua il momento positivo di Deutsche Telekom, che ha i suoi motori di spintaalimentati soprattutto dal carburante Usa, cioè da T-Mobile (a dispettodell’apprezzamento dell’euro che deprime i ricavi in dollari). Il gruppo tedesco, infatti,nel trimestre vede i ricavi progredire del 6% a 18,89 miliardi di euro e con essil’Ebitda “adjusted” dell’8,9% a 5,94 miliardi (“reported” del 27,4% a 5,99 miliardi) conun Ebitda margin non esaltante al 31,5%. L’utile netto “adjusted” sale del 13,8% a1.199 milioni e quello reported del 40,7% a 874 milioni.

Sale ancora la componente internazionale, in un anno dal 66,0 al 68,1%, tuttaviaanche la Germania (31,9% dei ricavi), torna a crescere con un +0,6% a 5,37 miliardidi euro. L’Ebitda adjusted sale dell’1,1% a 2,10 miliardi (quello reported del 17,4% a2,00 miliardi), con un Ebitda margin adjusted del 39,1%

Quadro diverso per gli Usa, ovvero T-Mobile, dove i ricavi in euro salgono del 12,7%a 9,24 miliardi e l’Ebitda reported (+24,1%) e adjusted (+21,5%), con un margine del28,6%. In altri termini, gli Usa continuano a migliorare e a crescere, ma partono daun punto basso e al momento tengono bassa la profittabilità complessiva del gruppo.

Il resto dell’Europa ha visto ricavi in crescita del 2,4% a 2,86 miliardi con Ebitda incalo “reported” del 4,4% a 913 milioni e “adjusted” del 2,2% a 947 milioni e marginirispettivamente del 31,9 e 33,1%.

Veon (ex Vimpelcom) in crescita eurasiatica

Veon, nuovo nome della russa (con sede in Olanda) Vimpelcom, azionista “forte” diWind Tre (insieme con la cinese Hutchison Whampoa), ha riportato nel secondotrimestre una crescita del 12,3% e del 3,7% organico a 2.417 milioni di dollari.

L’Ebitda “reported” è salito del 10,6% organico e del 17,1% reported a 93 milioni.Quello “continuativo” rispettivamente dell1,5 e del 7,0% a 977 milioni. L’Ebitdamargin strutturale (“underlying”) è sceso dal 41,7 al 40,4%, ma il risultato delleattività correnti è peggiorato, da -55 a -258 milioni di dollari. Questa performancenegativa ha diverse cause non operative, tra cui operazioni suoi cambi, costi difusione in Italia (85 milioni), ammortamenti anticipati, operazioni sui bond.

Nel semestre, i ricavi sono stati 4.698 milioni (+1,5% organico e +12,7% reported),l’Ebitda strutturale ha avuto un margine del 39,8%, in peggioramento di 1,3%reported e di 0,2 punti organico Il risultato è passato da +291 a -283 milioni di dollari.

In termini organici nel secondo trimestre la Russia (1.197 milioni $) è cresciuta del3,0%, il Pakistan (385) del 6,9%, l’Ageria (231) è scesa dell’8,0%, il Bangladesh(148) è sceso del 3,0%. Buone performance in Ucraina (154 milioni) e Uzbekistan(153 milioni) cresciute rispettivaente del 10 e del 20%. La metà dell’Ebitda (471 su931 miliomi) viene dalla Russia, con Pakistan a 167 e Algeria a 105 milioni. I contidella Joint veture italiana, ovvero di Wind Tre, sono trattati separatamente.

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Gli operatori Usa Per i maggiori operatori Usa, la “cifra comune” sembra la frenata nei servizi insiemecon la riduzione dei costi, che concorre a sostenere i margini.

Per Verizon meno

ricavi ma più utili

AT&T non brilla ma

migliora i margini

T-Mobile continua

a correre

Sprint torna

all’utile

Verizon, che ha consolidato le attività ex “core” di Yahoo, chiude il primo semestrein calo del 3,7% a 60,36 miliardi di dollari, come effetto di una contrazione dei servizidel 5,0% (52,30 miliardi) e un incremento del 5,3% delle vendite di terminali mobili(8,06 miliardi). Si riducono però le spese operative del 10,5% e così l’utile operativobalza del 23,3% a 15,41 miliardi e l’utile netto sale del 52,7% a 8,03 miliardi.

Nel trimestre i ricavi sono stabili (+0,1%) a 30,55 miliardi $ di cui 26,25 (-2,2%) neiservizi) le spese operative sono tagliate del 14,1% (-38,2% quelle generali,commerciali e amministrative) e l’utile netto si quintuplica da 831 a 4.478 milioni.

Nel wireless, nel trimestre i ricavi scendono dell’1,9% a 21,28 miliardi (quelli daservizi del 6,7%). L’Ebitda del segmento scivola da un eccellente 47,5% del 2016 al45,8% (dal 46,8 al 45,5% nel semestre).

I sevizi da rete fissa salgono dell’1,2% (7,82 miliardi) nel trimestre e dello 0,3% nelsemestre (15,57) e l’Ebitda dal 13,3 al 20,8% nel trimestre e dal 15,6 al 21,4% nelsemestre. Nel trimestre, Verizon ha aggiunto 614 mila nuovi abbonamenti post-pagati, largamente al di sopra delle attese.

AT&T non brilla nei ricavi, ma migliora gli utili nel semestre e nel trimestre. Nei primitre mesi ha riportato ricavi in lieve calo, dell’1,7%, a 39,84 miliardi di dollari, con unaflessione dei servizi dell’1,6% a 36,54 miliardi e dei prodotti del -2,3% a 3,30 miliardi

Calano però del 4,3% le spese operative e sale l’utile operativo dell’11,6% a 7,23miliardi. L’utile netto sale del 14,2% a 4,01 miliardi (3,92 per la quota di controllo).Nei sei mesi, i ricavi scendono del 2,3%, a 79,20 miliardi, perché se i servizilasciano sul campo l’1,7%, per i prodotti è -8,9%. Sale del 3,6% l’utile operativo(14,19 milioni) e del 2,5% l’utile netto (7,59 miliardi).

L’Ebitda trimestrale sale dal 32,4 al 33,8%. Va notato che nell’ambito business sisale al 39,7%, nell’entertainment solo al 24%, nel mobile consumer al 42% enell’International al 12,5%. Questi dati, così come ancor più quelli di Verizon, diconoche gli operatori Usa fanno con il wireless profitti molto più alti rispetto al fisso“consumer”. AT&T, lo ricordiamo, ha “In pancia” da due anni Direct TV e si apprestaa concludere l’acquisizione di Time Warner.

AT&T ora ha 136,5 milioni di utenti mobili negli Usa contro i 131,8 dell’anno prima. Aquesti si aggiungono 13,1 milioni in Messico, in aumento del 31,4% (3 milioni in piùin un anno), ma quelli con proprio marchio salgono del 4,9% a 104,4 milioni.

Continua il momento favorevole per T-Mobile, il terzo operatore Usa, controllato daDeutsche Telekom. I ricavi trimestrali da servizi sono saliti dell’8% a 7,45 miliardi didollari e quelli totali (cellulari inclusi) del 10% a 10,21 miliardi. L’adjusted Ebitda èsalito del 19%, mentre l’utile netto è aumentato 2,5 volte (+158%) a 581 milioni.

Nei sei mesi, ricavi in crescita del 10% per i servizi (14,77 miliardi) e anche per iprodotti , per un totale di 19,83 miliardi. L’adjusted Ebitda è salito del 6%. L’Ebitdamargin trimestrale di fine giugno è salito in un anno dal 27,2 al 29,5%, ma nei serviziè salito dal 37 al 40%, segno che l’operatore sovvenziona significativamente leproprie vendite di smartphone.

Quando soffia il vento, dicono gli americani, anche i tacchini volano. Ad approfittarneè Sprint, che per il vero ha ridotto i ricavi da servizi ma ancor più tagliato le spese eaumentato le vendite di prodotti, e così è tornata dopo tre anni all’utile nei risultatidel trimestre, annunciati il 1° agosto. La quarta compagnia di telecomunicazioni Usa,controllata dalla giapponese Softbank, ha riportato un utile netto di 206 milionicontro una perdita di 302 milioni l’anno prima, un utile operativo di 1,2 miliardi e unEbitda adjusted di 2,9 miliardi, il più alto degli ultimi dieci anni.

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Sprint é passata da 8.012 a 8.157 milioni di ricavi trimestrali, in aumento dell’1,8%,come saldo tra il -7,9% dei ricavi da servizi (6.071 milioni $) e il +39,4% dei prodotti(2.086 milioni). Le spese operative si sono ridotte del 7,9% e l’utile operativo èbalzato da 395 a 1.178 milioni, in pratica triplicando. E l’adjusted Ebitda è salito dal37,7% ad un livello 47,0% quest’anno.

Nel wireless, i ricavi sono saliti del 2,8% a 7.810 milioni, tra apparati (smartphone) a2.086 milioni, e servizi (-6,5%) a 4.466 milioni.

Le trimestrali

dell’Industry

Luglio è un mese importante per i conti delle aziende, perché “marca” non solo laseconda trimestrale ma anche il giro di boa di metà anno, quindi la semestrale. Isegnali sono stati con netta prevalenza verso cambiamenti in positivo, cheriguardano pressoché tutta l’industria ICT. I segnali meno positivi vengono da IBM,Amazon ed Ericsson. Per tutti i produttori “legacy”, il problema è: che cosa verràdopo (What Next), se i settori tradizionali danno sempre meno soddisfazioni.

Amazon Proprio nelle stesse ore (poche) in cui Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon,diventava l’uomo più ricco del mondo, grazie alla capitalizzazione monstre della suaazienda, la regina del commercio on line inciampava in una trimestrale al di sottodelle attese, che provocava un arretramento del titolo (e la perdita del temporaneoscettro). Gli utili del periodo aprile-giugno sono infatti scesi del 77% a 197 milioni didollari e l’utile per azione è così crollato dagli 1,78 $ di un anno prima a 0,40 $,contro ben 1,40 $ stimati dagli analisti Anche l’utile operativo è fortemente sceso: da1,3 miliardi a 628 milioni, in calo del 51%.

Amazon, che nelle settimane precedenti si era segnalata per il suo ingresso nel“grocery” e dell’alimentare di qualità, con l’acquisizione per 13,7 miliardi di dollari diWhole Foods, ha del resto anche problemi strutturali. Dei tre macrosettori attuali, unoguadagna poco, ed è quello delle vendite retail sul mercato “domestico”, l’altroperde, ed è quello delle attività “Internazionali” (fino allo scorso agosto guidate daDiego Piacentini). Il terzo, che invece guadagna bene, fa altre cose ed è AmazonWeb Services (AWS), numero uno dei servizi cloud. La divisione è cresciuta del 41%a 4,08 miliardi di dollari di fatturato, con utili operativi per 916 milioni.

Il problema di Bezos, e di Amazon, è facile a dirsi ma non a risolversi: inventareun’altra AWS. Per ora, gli azionisti si “consolano” con una capitalizzazione borsisticache sembra sfidare la forza di gravità e che il 27 luglio con il titolo a 1.053 dollari(754 a inizio anno non solo era arrivata a 500 miliardi di dollari, ma esprimeva ancheun rapporto utile per azione di quasi 200 volte (186 volte il 31 luglio), contro le 12 –18 volte tipiche delle più solide aziende del settore.

Apple Apple era attesa al varco, con la presentazione dei conti trimestrali il 1° agosto e irisultati non hanno deluso le attese, con ricavi in aumento del 7,2% a 45,4 miliardi didollari, utili operativi in aumento del 6,6% a 10.105 milioni e un utile netto di 8.717milioni, in aumento dell’11,8%.

Con questi risultati, l’azienda guidata da Tim Cook ha anche annunciato l’outlook peril trimestre in corso, il quarto dell’esercizio, con ricavi attesi tra i 49 e i 52 miliardi didollari, un gross margin tra il 37,6 e il 38%, spese operative tra i 6,7 e i 6,8 miliardi.

L’incremento dei ricavi è stato del 13% nelle Americhe, dell’11% in Europa, del 3%in Giappone, mentre in Cina continua la fase no, con un’ulteriore flessione del 10%.Oggi la Cina rappresenta ricavi per 8,0 miliardi su base trimestrale, contro i 20,4delle Americhe e i 10,7 dell’Europa.

Le vendite degli iPhone sono salite del 2% in termini di unità, a 41,03 milioni di unità,e del 3% in termini di valore, a 24,85 miliardi sui 45,41 totali. Quelle degli iPadsalgono significativamente in volume, del 15% a 11,4 milioni di unità, ma la crescitain valore è solo del 2% a 4,97 miliardi, segno della riduzione del prezzo medio. Icomputer, cioè i Mac, salgono dell’1% in unità a 4,29 milioni, e del 7% in valore a5,59 miliardi. Un deciso salto in avanti riguarda i servizi (tra questi anche ApplePay), aumentati del 22% a 7,27 miliardi. Gli “Other Products”, che includono ancheApple Watch, Apple TV, iPod e accessori, salgono del 23% a 2,74 miliardi.

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Sulla scia di questi risultati, il titolo è salito ancora a nuovi massimi annuali, tuttavia ildato più rilevante sembra essere la crescita dei servizi. Gli iPad, è ver, tornano acrescere, tuttavia questo avviene in presenza di un forte aumenti volumi e di undebole aumento dei ricavi, segno che i prezzi medi sono scesi di circa il 10%.

Alphabet - Google Alphabet, la casa-madre di Google, ha chiuso il trimestre con ricavi netti per 26,01miliardi di dollari, in aumento del 21% (23% a tassi di cambio costanti) rispetto ai21,5 miliardi dell’esercizio precedente, oltre le attese di ricavi per 25,6 miliardiindicati dagli analisti. La crescita è stata trainata oltre che dagli introiti pubblicitari, daYouTube e dal cloud, segmenti che hanno segnato +42% nel giro di un anno e cherappresentano ormai il 12% del fatturato di Google, contro il 10% di un anno fa.

L'utile netto è stato di 3,52 miliardi di dollari, in contrazione di oltre il 27% rispetto ai4,88 miliardi del secondo trimestre del 2016, in conseguenza alla multa da 2,7miliardi di dollari comminata dalla Commissione Europea. Risultato comunque oltrele stime degli analisti.

Facebook Facebook ha stabilito un nuovo record: quello degli utenti attivi, che superano ormaidi gran lunga quelli degli abitanti della Cina, andando oltre quota 2 miliardi.L’azienda di Mark Zuckerberg ha chiuso il secondo trimestre con utili netti per 3,9miliardi di dollari, in aumento del 71% rispetto ai 2,29 miliardi dello stesso periododel 2016. I ricavi sono cresciuti del 45% a 9,32 miliardi di dollari, leggermente soprale attese del mercato di 9,20 miliardi di dollari, grazie soprattutto al traino delleinserzioni pubblicitarie, i cui introiti sono cresciuti del 47% a 9,164 miliardi. La quotadei ricavi da inserzioni su dispositivi mobili è passata in un anno dall’84 all’87%.

IBM IBM prosegue il suo trend senza brio: “tengono” gli utili, anche grazie alla continualimatura dei costi, ma i ricavi continuano a scendere, da ormai cinque anni.

Nel trimestre concluso a fine giugno il calo dei ricavi è stato di un altro 5%, a 19,3miliardi, al di sotto dei 19,5 stimati dagli analisti. L’utile netto è sceso del 7% a 2,33miliardi (e -2% a 2,8 miliardi nelle misure non Gaap) Il margine lordo è sceso dal47,9 al 45,6%. A preoccupare, questa volta, è la bassa dinamica anche di quelli chel’azienda definisce “Imperativi strategici”, come le soluzioni e servizi cloud e ilcognitive computing. Per l’intero anno, IBM, che ha anche annunciato novità nelcampo dei mainframe e delle soluzioni di archiviazione, stima un utile per azionerettificato a 13,8 dollari, con una crescita tra il 10 e l’11%.

Microsoft Andamento più che positivo per Microsoft, che ha chiuso il trimestre – il quarto– conricavi in aumento del 13% (10% non Gaap a tassi costanti) a quota 23,32 miliardi didollari. L’utile netto è più che raddoppiato, passando da 3,12 a 6,51 miliardi $.

La divisione Business Processes ha registrato ricavi a 8,44 miliardi, + 21% (+23%cambi costanti), e utili operativi per 2,75 miliardi, comprendendo:

- Prodotti commerciali e servizi cloud Office in aumento del 5%, con abbonati aOffice 365 cresciuti a 27 milioni.

- LinkedIn ha contribuito al fatturato per 1,1 miliardi di dollari.

La divisione Intelligent Cloud ha visto un giro d'affari di 7,43 miliardi, in aumentodell'11% (+12% cambi costanti), e utili operativi per 2,50 miliardi, comprendendo:

- Server & Cloud, con ricavi cresciuti del 15%, trainati dal boom di Azure (+97%)

- Enterprise Services, con ricavi diminuiti del 3%

La divisione Personal Computer ha totalizzato un fatturato a 8,82 miliardi, in calo del2% (-1% a tasso costante), con utili operativi per 1,76 miliardi,

I Coreani e i record

di Samsung

Il trimestre è stato record per Samsung, che non solo ha ormai recuperato la crisidello scorso autunno legata al super-smartphone Galaxy Note 7 (di cui sta arrivandouna versione rivista e corretta) e alle sue batterie, ma alla forte ripresa nel settoremobile aggiunge una situazione senza precedenti anche per i semiconduttori, doveormai si stima che il gruppo coreano abbia operato lo storico sorpasso su Intel.

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Nei tre mesi, gli utili netti sono saliti dell’85% a 11.500 miliardi di won, pari a 9,7miliardi di dollari, grazie alla forte domanda di microchip NAND e DRAM e all'ottimoandamento delle vendite del Galaxy S8. Gli utili di Samsung hanno così superatoanche quelli di Apple, che sono stati 8,7 miliardi $.L’utile operativo è stato di 14.080miliardi di won, in aumento del 73% e pari a 12,7 miliardi $. I ricavi sono aumentatidel 20% a 61.000 miliardi di won, pari a 54,8 miliardi di dollari. I semiconduttorihanno generato un utile operativo di 8.030 miliardi di won, il 60% circa del totale, egli smartphone 4.100 miliardi (3,7 miliardi $)

L’”altra coreana”, LG, ha presentato i risultati il 27 luglio, I ricavi sono aumentati neltrimestre del 3,9% a 14.551 miliardi di won, ma nei numeri spicca l’arretramento del“mobile”, che cede il 21,0% a 2.701 miliardi. Salgono invece tutti gli altri settori:+11,7% per elettrodomestiici e condizionatori (a 5.252 miliardi); +1,9% per l’HomeEntertainment a 4.235 miliardi e +38% (a 883 miliardi) per il Componenti Video.

L’utile operativo sale del 13,6% a 664 miliardi di won ed è pari al 4,6% dei ricavi.L’utile netto è pari a 515 miliardi e raddoppia dai 268 miliardi di un anno prima.

L’azienda ha indicato le cause delle deludenti risultanze dal settore smartphone,dove pure il suo innovativo L6 ha evidentemente ottenuto sin qui scarso successo,nelle “vendite deboli dei modelli di fascia alta” e nella “intensa concorrenza sulmercato di nuovi modelli dei competitor” (quindi Huawei P10 e Samsung S8, per nonparlare di Apple)

Gli altri tecnologici

europei

Capgemini, la francese leader nei servizi IT ha chiuso il primo semestre con ricaviin crescita del 2,5% da 6.257 a 6.412 milioni di euro. Sale il margine operativo del5% e passa dal 10,2 al 10,5% dei ricavi, mentre l’uitile operativo sale dall’8,1all’8,4% L’utile netto cresce del 3% a 375 milioni. I ricavi da Digital & Cloud salgonodel 23% e sono ora il 35% del totale.

Dopo appannamenti nei periodi precedenti, il Nord America, che da solo rappresentail 35% dei ricavi totali, torna a crescere a tassi costanti (in pratica: in dollari) dello0,4%. La Francia, 21% dei ricavi di gruppo, sale del 4,7%. Il resto d’Europa (27%del gruppo) è cresciuto del 7,9% a cambi costanti, con l’esclusione comunque diGran Bretagna e Irlanda, che rappresentano il 14% dei ricavi di gruppo e che vedonoun calo del 7,9%& dei ricavi a tassi costanti (si aggiunge a ciò la flessione dellasterlina) a causa della flessione delle attività nel settore pubblico, che da soli sono il62% del totale dell’area.

Atos, l’altro grande gruppo europeo nei servizi, ha chiuso il primo semestre conricavi per 6.311 milioni di euro, in aumento del 10,8% (11,6% a cambi costanti), unmargine operativo di 538, in aumento del 2,2% e margine in salita dal 6,6 all’8,5%.

Salgono i ricavi da Big Data & Security (+13,8% organico a 357 milioni), mentresono più stabili quelli da Soluzioni Business e Piattaforme (+2,6% a 1.608 milioni) eInfrastrutture e data Management (+0,9% a 3.589 milioni).

Delle maggiori aree e i n termini organici, a parità di cambi, il Nord America (18,4%del totale) sale dell’1,8; la Germania, seconda area per importanza (17,1%) ancheper l’acquisizione delle attività ex Siemens servizi informatici, cresce dell’1,0%. GranBretagna e Irlanda (13,9%) crescono del 3,4%. Stabile la Francia (13,4%), chepresenta un +0,1%. In calo Benelux & Nord (con l’8,5%, altra area di una certaimportanza perché la divisione servizi di Philips fu una delle colonne su cui sisviluppò l’azienda). Altre aree internazionali (16,6%) crescono del 6,8%)

Per Siemens, andamento positivo dei ricavi, spinti da un aumento degli ordini abreve, mentre si riduce il portafoglio delle commesse. Nel trimestre (terzodell’esercizio) aprile-giugno, i ricavi sono aumentati dell8,1 a 21,43 miliardi di euro. Iprofitti delle attività industriali sono saliti del 3% e il margine è quindi sceso dal 10,8al 10,4% dei ricavi (dall’11,2 al 10,8% escludendo i costi di ristrutturazione). L’utilenetto è salito del 7% a 1.464 milioni .

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Scendono invece del 6% gli ordini, a quota 19,82 miliardi, per effetto soprattutto delleminori commesse del settore power & gas, che vede calare i ricavi del 12% a 3,81miliardi e le commesse del 41% a 2,67 miliardi, soprattutto per il venir meno dialcune grandi realizzazioni in Nord e Sud America. Per l’anno, comunque, il gruppodi Monaco si attende un rapporto Book to Bill (ordini verso fatturato) superiore a 1.

Siemens naturalmente è particolarmente osservata per le sue attività in proiezioneIndustria 4.0 e quindi per l’automazione e il settore “Digital Factory”, che vede gliordini salire del 18% a 3.03 miliardi e i ricavi sempre del 18% a 2,96 miliardi. Stessodiscorso per il settore Process Industries and Drives, con ordini in salita del 7% a2,26 miliardi e vendite in calo del 3% a 2,18 miliardi.

La francese Schneider, ha riportato nel primo semestre dell’anno ricavi in aumentodel 3,7% a 12,17 miliardi di euro, con un adjusted Ebitda cresciuto dell’8,3% e unmargine corrispondente che sale dal 13,5 al 14,1%. L’utile netto è passato da 809 a958 milioni €, in aumento del 18%. La crescita organica è stata del 2,7% e del+2,2% nel secondo trimestre (a 2,79 miliardi €)

In termini organici nel semestre salgono del 4,0% a 5,34 miliardi i ricavi percomponenti nel settore costruzioni, del 5,7% a 2,91 miliardi, quelli del settoreIndustry (Automazione Industriale) calano del 3,7% a 2,16 quelli dell’areaInfrastrutture (prodotti per medio voltaggio) e crescono del 2,1% a 1,77 miliardiquelli dell’area IT, tra cui spiccano i gruppi di continuità professionali.

Simili tra di loro le performance tra grande aree geografiche: Europa Occidentale(+1%), Asia-Pacifico (+6%), Nord America (+2%), ciascuna delle quali rappresenta il28% dei ricavi di gruppo (+2% la restante parte mondiale, pari al 17%).

L’altro grande gruppo elettrotecnico francese, Legrand, che in Italia controllaBticino, ha riportato nel semestre un incremento delle vendite del 9,1% a 2,67miliardi di euro, per effetto di una componente organica quindi per linee interne del3,1% e una per acquisizioni e quindi linee esterne del 4,1%, oltre a un beneficio dacambi dell’1,6%. L’utile operativo adjusted è salito del 10,9% ed è il 20,4% dei ricavi.L’utile di competenza di gruppo è salito dell’11,5% a 316 milioni. In termini organici,la crescita nel secondo trimestre è stata dell’1,9%.

In termini geografici, la Francia (17,5% delle vedite) è stabile nel Q2 e sale dell’1,9%nel semestre. Più dinamica l’Italia, che rappresenta il 10,5% del totale (+4,4 e +3,1%rispettivamente), così come il resto d’Europa (+2,4 e +5,5%). Il Nord America saledel +1,7% nel secondo trimestre e del 2,8% nel semestre. Per il Resto del mondo è+2,1 e +3,0%. Da notare per l’Italia l’aumento delle vendite nei sistemi di controlloingressi My Home Up e dei termostati connessi.

E’ stallo totale sulle

memorie di Toshiba

Negli ultimi mesi Megatrends ha riportato, e analizzato, l’intricata situazione dellavendita del settore memorie da parte di Toshiba, operazione con la quale il gruppogiapponese spera di incassare circa 8 miliardi di dollari e coprire così la voragine nelsuo settore elettronucleare, causata dai flop nella realizzazione e consegna di unpaio d’impianti della sua filiale americana Westinghouse. La situazione non si èsmossa: le diverse cordate concorrenti si condizionano a vicenda, con il governogiapponese che sponsorizza un fondo nipponico per l’inniovazione, Western Digitalche a suon di disposizioni dei tribunali cerca di bloccare la cessione di una sua jointventure con Toshiba ereditata con l’acquisizione di Sandisk (ma sembra al momentol’opzione meno favriuta a Tokio). Il tutto, senza dimenticare anche la pressione dellacordata che comprende Foxconn, Apple Mjicrosoft, Dell.

I veti reciproci stanno bloccando l’operazione, mentre ci si domanda se Toshibaavrà i mezzi per sostenere le attività. Il quadro totale, ha una sola parola: stallo.

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Italtel-Exprivia:

si punta al closing

per fine anno

La trattativa per l’acquisizione del controllo di Italtel da parte di Exprivia fa un passoavanti. L’ultimo venerdì di luglio, l’azienda molfettana informava che “sono statiperfezionati gli accordi giuridicamente vincolanti tra tutte le parti per l’acquisizionedel controllo di Italtel Spa”. Come già anticipato, Exprivia investirà 25 milioni peracquisire una quota dell’81%. Ci vorrà ancora del tempo, tuttavia, per rendereoperativo il tutto. “il perfezionamento del closing”, informa una nota dell’azienda, “èprevisto entro dicembre 2017”.

Ricordiamo che, nel contempo, è previsto che i creditori acquisiscano degliStrumenti Finanziari Partecipativi, tali cioè da non modificare gli asset proprietari (sitratta infatti di importi ben superiori ai 25 milioni che mette Exprivia, per due terzifinanziati a debito), ma che danno a chi li sottoscrive un potere di intervento.

Nel complesso, le risorse messe a disposizione, tra conversione del debito (per lopiù con i citati Spf) e aumento di capitale riservato, saranno 115 milioni. Per laprecisione, riportano alcune fonti, Exprivia e Cisco concorreranno ad un aumento dicapitale ordinario per 31 milioni di euro: 20 a titolo di capitale nominale e 11 disovrapprezzo. Dei 25 milioni menzionati di Exprivia, 16,2 andranno in capitalenominale e 8,8 a titolo di sovrapprezzo. Cisco concorrerà per 6 milioni, pari alrestante 19% del capitale nominale, di cui 3,8 come capitale nomale e 2,2 comesovraprezzo, ma in pratica saranno convertiti crediti per 6 milioni.

I due azionisti saranno Exprivia all’81% e Cisco al 19%. Gli altri azionisti e creditorideterranno gli Strumenti Finanziari Partecipativi (Sfp), che non comportano diritto divoto. La seconda parteciperà anche ad un aumento di capitale da 16 milioni, di cui 1euro come capitale nominale e il resto come “Sovrapprezzo azioni preferred”, anchein questo caso con conversione crediti e senza diritto di voto.

I numeri di Italtel e della sua crisi si evidenziano intanto nel comunicato stesso: unfatturato in discesa dai 441 milioni del 2015 ai 405 del 2016, un Ebitda sceso dai 31milioni del 2015 ai 19 del 2016, un indebitamento finanziario netto di 217 milioni, pariquindi a 11 volte l’Ebitda. I dipendenti indicati sono 1.357, di cui 254 all’estero.

Bt taglia il 20%

dello staff in Italia

Altri tempi: da sogni di gloria. Era il 1995 quando, su iniziativa di Bt e Bnl nascevaAlbacom, un’azienda che avrebbe avuto il suo vero start con la liberalizzazione dellecomunicazioni di fine decennio, tanto da attirare grandi realtà come Eni e Mediaset.L’idea originale era quella di unire delle grandi realtà a rete per ridurre i loro costi dicomunicazione su scala nazionale e in parte anche internazionali. Un partner conambizioni globali come Bt avrebbe potuto inoltre aprire le porte del mondo. A metàdel decennio successivo, l’acquisizione di Atlanet, nata in casa Fiat, avrebbepermesso un ulteriore salto di qualità, fino a che, nella seconda metà del primodecennio degli anni 2000, Bt rileva l’intero “pacco”, completato da i.Net, uno deiprimi attori del mondo Internet per le imprese.

Bt Italia ha cercato di continuare a competere in uno scenario profondamentecambiato, dove un business esclusivamente “enterprise” aveva spazi sempre piùimprobabili. Per questi stesso motivi, la filiale italiana diveniva la più corposa dellefiliali internazionali del gruppo britannico, facendo parte della business unit GlobalServices, che da dieci anni incontra problemi di competitività e di crescita.

Oggi è il futuro di Bt Italia ad essere in discussione. Il “buco” da più di mezzomiliardo di sterline, oltre 600 milioni di euro, dovuto a pratiche che sarebbe fin troppofacile definire “disinvolte”, ha demolito la credibilità, almeno in Italia, e ha avutoripercussioni sul titolo e sui suoi stessi revisori (PwC), cacciati dopo 31 anni.

L’ultimo Rapporto societario trimestrale di Bt parla di un “complesso sistema” fattoper avvelenare i conti e oggi si è davanti all’ennesima ristrutturazione: tagli per 200posti su un migliaio scarso (950) residui dell’azienda. Per il gruppo si tratta di misureper far fronte alla difficoltà di un mercato sempre meno remunerativo. Per lacontroparte, i tagli sono “la dimostrazione di come sia saltato il patto tra aziende esindacati nelle Tlc”, dice Riccardo Saccone, segretario Slc Cgil di Roma e Lazio).

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Ericsson: al via i

nuovi tagli in ItaliaFine luglio amara, all’insegna del via ai licenziamenti per Ericsson Italia, che perinciso ha un nuovo amministratore delegato.

Si tratta di Federico Rigoni, che è soprattutto il responsabile dell’area South EastMediterranean, all’interno della Market Area Europe e Latin America guidata da ArunBansal. Rigoni succede a Nunzio Mirtillo al quale è stato affidato l'incarico di guidarela Market Area South East Asia, Oceania e India. Rigoni ha fatto il suo ingresso inEricsson nel 2010. Prima di allora ha ricoperto diverse posizioni in Nokia SiemensNetworks, tra cui quella di Amministratore delegato per l’Italia e di Direttore delmercato e delle vendite per il cliente Telecom Italia. Ancor prima è stato in Italtel e inSiemens Communications.

La situazione italiana, risente non solo della flessione del mercato del mobile e delgruppo svedese in campo mondiale. Si aggiunge, come in altri mercati (Germania),anche la perdita della gestione della rete della ex-Tre, ora confluita in Wind.

Wind Tre, com’è noto, si è affidata interamente a Zte, come unico fornitore, anche seproprio la complessità di questa commessa, che riguarda anche il consolidamentodelle due reti, sarà tale da comportare due o tre anni di lavoro. Per Ericsson, tuttavia,il danno è duplice e si tradurrà, a regime, probabilmente in un migliaio di posti,perché a Tre Ericsson ha fornito non solo le tecnologie della rete ma anche i servizidella gestione in outsourcing.

La sera di venerdì 21 luglio – circostanza che i sindacati hanno bollato come gravemancanza di rispetto – l’azienda ha inviato per posta certificata le lettere dilicenziamento a 200 dipendenti, prima tranche di un numero che sarà superiore.

Assinform segna

il consolidamento

della ripresa

digitale

Industria 4.0 nuovo

elemento trainante,

ma PA e skills

sono un freno

Chiudiamo questo numero di Megatrends con i segnali positivi che giungono daAssinform. anche se qualche cautela è d’obbligo. Il rapporto pubblicatodall’associazione delle aziende del settore, tradizionalmente redatto daNetConsulting, quest’anno anche con la collaborazione nella definizione degliscenari digitali di NextValue, parla di un consolidamento del comparto: incrementicontenuti ma, estesi a tutti i settori, con la stabilizzazione dei servizi di Tlc.

Secondo il rapporto, nel 2016 la crescita complessiva del mercato digitale, contenutiinclusi, è stata dell'1,8%. Nel primo trimestre 2017 è stata invece del 2,8% e le stimeper l'intero anno, definite prudenziali, sono di una crescita del 2,3% a 67.652 milionidi euro, con i servizi Tlc a 22.243 milioni (si passa dal -1,1% del 2016 a -0,5%quest'anno). Per software e soluzioni Ict sono 6.616 milioni con un +5,7%.Dispositivi e sistemi salgono dell’1,7% a 17.515 milioni (server per data center esmartphone sono segnati in espansione).

Secondo il presidente di Assinform, Agostino Santoni, che ha presentato il rapportoinsieme con l’omologo di Confindustria Digitale Elio Catania e il presidente diNetConsulting Giancarlo Capitani, è il momento di imprimere un’accelerazione perriagganciare la corsa degli altri paesi più avanzati. Procedere sulla strada avviataper le infrastrutture di rete, colmare i ritardi del processo di digitalizzazione della PA,intervenire sulla qualificazione delle risorse umane sono le priorità di tale impegno.

Secondo Assinform, Industria 4.0 potrà essere la nuova “stella polare” per portareinnovazione diffusa alle aziende italiane, tanto da parlare di una convergenzavirtuosa tra automazione e digitalizzazione che consentirà lo “scatto” da un’“industria 4.0” ad un’ ”Impresa 4.0”. Per raggiungere quest’obiettivo, tuttavia, serviràun quadro normativo più deciso a sostegno del cambiamento, una riorganizzazionedella “macchina” pubblica e un intervento sulle competenze necessarie. Per iprossimi anni, secondo Assinform, mancano dai 60 agli 85 mila esperti, tra nuoveassunzioni e (circa 20 mila) personale già attivo da riqualificare.

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ALLEGATI

GLI ANDAMENTI DEI TITOLI DA INIZIO ANNO PER MACRO SETTORI

I grafici e le tabelle seguenti tracciano l’andamento da inizio gennaio al 3 agosto 2017 dei titoli più rappresentativi del

settore. Sono considerate le società quotate, comprese alcune di quelle che, per diversità di date di presentazione dei

conti, non sono incluse nel presente rapporto.

I Service / Content ProviderAzione

Telefonica

VodafoneVivendiT-Mobile UsaVeonSwisscomTelecom ItaliaSprintOrange

DT

VerizonBTAT&T

Var %

+ 22,7

+12,3+11,1+10,8+ 8,8+ 5,5+ 4,2+ 1,4- 0,0

- 4,9

- 8,9- 9,9- 10,0

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I Vendor It e OttAzione

Facebook

AppleAmazonOracle

GoogleMicrosoft

HP

Cisco

HPEIntel

IBM

Var %

+ 46,5

+ 34,3+ 31,6+ 30,6

+ 18,7+ 16,1

+ 9,3

+ 4,4

+ 0,6- 0,3

-12,6

I Costruttori*(* Cisco è riportata anche presso i vendor IT)

Azione

ZTENokia

Cisco

Ericsson

Var %

+ 36,9+ 36,0

+ 4,4

- 4,4

Responsabile Ricerca: Sandro Frigerio Database e coordinamento: Benedetta Villa

© Fmc – 2017

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FMC 1986 – 2017

Trent’anni al servizio

della trasformazione

digitale della società

Gli strumenti

per conoscere

Nata nel 1986, FMC è la prima e unica società di consulenza di comunicazione italianadedicata alle tecnologie della società digitale e dell’hi-tech, ad aver conquistato il traguardodei 30 anni di attività: un segno di esperienza e di competenze consolidate a supporto dellatrasformazione del settore.

FMC – Formule e Metodi di Comunicazione ha sviluppato competenze che si estendonodall’analisi dei mercati alla consulenza di immagine, alle relazioni con i diversi stakeholdersdelle aziende: stampa, istituzioni, comunità finanziaria, dipendenti, partner.

Fanno parte di questo ventaglio di strumenti anche prodotti consulenziali-editoriali unici nelsettore:

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Gli strumenti

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