DI AMORI IMMATURI Il Papa: ÇLa misericordia eccesso e ... · Non rimanda la ricerca, non pensa...

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on si preoccupa di tutelare il proprio buon nome, non cerca consensi e piccole soddisfazioni, non teme le calunnie, le critiche, anzi è disposto a rischiare tutto pur di imitare Cristo. È questo il cuore del buon pastore per papa Francesco, che venerdì ha presieduto a San Pietro la Messa in occasione della festa del Sacro Cuore di Gesù concludendo le celebrazioni del Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi, ultimo appuntamento di tre giorni intensi. Il prete non deve avere «"un cuore ballerino" che si lascia attrarre dalla suggestione del momento - raccomanda - ha il cuore rivolto a Dio e ai fratelli. Non guarda più a se stesso, non dovrebbe guardare a se stesso». Il cuore del buon pastore «è un cuore che non privatizza i tempi e gli spazi, guai ai pastori che privatizzano il loro ministero», scandisce Francesco che rivolgendosi ai sacerdoti - circa seimila quelli arrivati a Roma per il Giubileo - afferma: «Davanti al cuore di Gesù nasce l’interrogativo fondamentale della nostra vita sacerdotale: dove è orientato il mio cuore? Questa la domanda che dobbiamo farci tante volte, ogni giorno ogni settimana». La giornata del prete è scandita da tanti impegni, dalla catechesi alla liturgia, alla carità. «In mezzo a tante attività - evidenzia il Pontefice - permane la domanda: dove è fisso il mio cuore, che tesoro cerca? Gesù ha due tesori soltanto: il Padre e noi». Per ardere della carità di Gesù, il sacerdote deve allenarsi a cercare, includere e gioire. Deve cercare sempre la pecora smarrita «senza farsi spaventare dai rischi - sottolinea -, senza remore si avventura fuori dei luoghi del pascolo e degli orari di lavoro. E non si fa pagare gli straordinari. Non rimanda la ricerca, non pensa "oggi ho già fatto il mio dovere, me ne occuperò domani", ma si mette subito all’opera; il suo cuore è inquieto finché non ritrova quell’unica pecora smarrita». E se a volte il sacerdote deve uscire a cercare, a parlare, persuadere la pecora smarrita, «altre volte - consiglia - deve rimanere davanti al tabernacolo lottando con il Signore per quella pecora». Il pastore alla sequela di Cristo «non vive rendicontando quello che ha e le ore di servizio: non è un ragioniere dello spirito, ma un buon samaritano in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispettore del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tutto se stesso. Andando in cerca trova, e trova perché rischia, se il pastore non rischia - aggiunge a braccio - non trova, non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; è infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca». Il prete inoltre deve includere perché «egli è unto per il popolo, non per scegliere i propri progetti, ma per essere vicino alla gente concreta che Dio, per mezzo della Chiesa, gli ha affidato. Quando deve correggere, è sempre per avvicinare; nessuno disprezza, ma per tutti è pronto a sporcarsi le mani. Il buon pastore non conosce i guanti». L’ultimo verbo consegnato da Francesco ai sacerdoti per il loro ministero è «gioire»: «Non è per sé, ma per gli altri e con gli altri, la gioia vera dell’amore. La tristezza per lui non è normale, ma solo passeggera; la durezza gli è estranea, perché è pastore secondo il cuore mite di Dio». Roberta Pumpo N «Il buon pastore deve sporcarsi le mani» Francesco alla Messa conclusiva: «Non è un ragioniere dello spirito, ma un buon samaritano in cerca di chi ha bisogno. Si dedica alla missione con tutto se stesso» DI ROBERTA PUMPO rea vocaboli nuovi: «misericordiare per essere misericordiati». Ammonisce i suoi sacerdoti: «Il nostro popolo perdona molti difetti ai preti, salvo quello di essere attaccati al denaro». Li invita a essere misericordiosi per combattere l’egoismo e la vanità, «peccato di preti»: a sporcarsi le mani, a non essere distaccati, a non ridurre le persone a un caso, a essere pazienti e non bastonare i penitenti. Nella seconda giornata del Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi, quella di giovedì dedicata al ritiro spirituale, papa Francesco regala ai preti tre meditazioni in altrettante basiliche. Tanti approfondimenti offerti da Francesco che analizzao il tema della misericordia a tutto tondo. La prima riflessione, «Dalla distanza alla festa», è a San Giovanni in Laterano con i sacerdoti della diocesi di Roma e quelli in servizio presso la Curia Romana. Il Pontefice si reca poi a Santa Maria Maggiore, dove depone un mazzo di fiori davanti all’icona della Vergine «Salus populi romani». Ad attenderlo, i preti di altre diocesi. Tema della meditazione, «Il ricettacolo della misericordia». Nel pomeriggio, infine, su «Il buon odore di Cristo e la luce della sua misericordia» parla a San Paolo fuori le Mura, dove si trovano i sacerdoti stranieri. Molti i consigli profusi da Francesco che più volte solleva gli occhi dai fogli per proseguire a braccio. Ricorda che una Chiesa senza misericordia è controproducente. Raccomanda di non essere preti giudici-funzionari nei confessionali che «a forza di giudicare "casi" perdono la sensibilità per le persone e per i volti» ma sacerdoti accoglienti e delicati, meno indagatori, e a non incalzare il penitente con le domande: «Hai bisogno di tanti dettagli per perdonare o ti stai facendo il film?». Consiglia di utilizzare il proprio peccato «come ricettacolo della misericordia». Confida che si commuove quando vede un sacerdote che si confessa: «È una cosa grande, bella. Quest’uomo che si avvicina per confessare i propri peccati è lo stesso che poi offre l’orecchio al cuore di un’altra persona che viene a confessare i suoi». E un prete che sa piangere per i suoi peccati «è un buon prete perché è un buon figlio e sarà un buon padre». Alla vigilia della festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, invita i sacerdoti a rileggere l’enciclica Haurietis acquas di Pio XII che fu ritenuta «cose da suore». «Forse le suore capiscono meglio di noi, perché sono madri nella Chiesa - dice il Pontefice -, ci farà molto bene rileggerla. Il cuore di Cristo è un cuore che sceglie la strada più vicina e che lo impegna». A fare da sfondo alla prima catechesi è la parabola del padre misericordioso. Il Papa si sofferma sulla «dignità vergognata» e la «vergognata dignità» del figlio prodigo e prediletto. «Dobbiamo situarci qui, nello spazio in cui convivono la nostra miseria più vergognosa e la nostra dignità più alta - afferma -. Lo stesso spazio. Sporchi, impuri, meschini, vanitosi - è peccato di preti, la vanità -, egoisti e, nello stesso tempo, con i piedi lavati, chiamati ed eletti, intenti a distribuire i pani moltiplicati, benedetti dalla nostra gente, amati e curati. Solo la misericordia rende sopportabile quella posizione. Senza di essa, o ci crediamo giusti come i farisei o ci allontaniamo come quelli che non si sentono degni. In entrambi i casi ci si indurisce il cuore». La misericordia, «un eccesso di Dio, un inaudito straripamento» che fa «passare dall’esclusione alla piena inclusione», per il Papa ha un duplice aspetto: quello femminile - «il viscerale amore materno, che si commuove di fronte alla fragilità della sua creatura appena nata e la abbraccia, fornendo tutto quello che le manca perché possa vivere e crescere» - e uno maschile - «la fedeltà forte del Padre che sempre sostiene, perdona e torna a rimettere in cammino i suoi figli». Per Francesco «agire con misericordia è alla portata di tutti». «Non ci fa il photoshop - prosegue - ma con i medesimi fili delle nostre miserie e dei nostri peccati intessuti con amore di Padre, ci tesse in modo tale che la nostra anima si rinnova recuperando la sua vera immagine, quella di Gesù». A Santa Maria Maggiore il Papa evidenzia che «il cuore che ha ricevuto misericordia non è un cuore rattoppato ma un cuore nuovo, ri- creato» ed elenca i santi «quasi tutti grandi peccatori»: Pietro, Paolo, Agostino, Francesco, Ignazio di Loyola. «Il ricettacolo della misericordia è il nostro peccato - sottolinea -. Ma spesso accade che il nostro peccato è come un colabrodo, come una brocca bucata dalla quale scorre via la grazia in poco tempo». Invita quindi i sacerdoti a lasciarsi «guardare dalla Madonna senza fare troppi discorsi» perché la Vergine «guarda in modo "integro", unendo tutto, il nostro passato, il presente e il futuro». La meditazione a San Paolo fuori le Mura è incentrata sulle opere di misericordia e il Pontefice si sofferma sul sacramento della confessione attraverso il quale il sacerdote è segno e strumento tra il penitente e Dio. «È importante capire il segno dei gesti - afferma -. Se uno si avvicina al confessionale c’è già pentimento e ha il desiderio di cambiare». Francesco legge poi una lettera che ha ricevuto da parte di un parroco di un paesino di montagna nel quale racconta le difficoltà ma al tempo stesso la bellezza di essere sacerdote sempre sostenuto dal suo popolo. C E DITORIALE n grido nella notte ma in realtà molto di più. La fine di Sara, alla Magliana, è stata terribile. Il reo confesso, il suo ex ragazzo, l’ha descritta così: «È vero, l’ho accostata con la macchina, abbiamo discusso e l’ho cosparsa di alcol, ma volevo solo spaventarla, non farle del male. Ero geloso, lo ammetto, a Sara però volevo bene». La sequenza, diciamo «logica», delle ultime parole porta ad alcune domande: cosa significa che era geloso? e che le voleva bene? Se fossimo adesso in uno di quei talk- show in cui due persone litigano per finta e poi tutto il pubblico, trascinato come avveniva nella catarsi del teatro greco, si indigna e grida a favore dell’uno o dell’altro, non avremmo alcuna tranquillità per parlarne o scriverne con pacatezza. Ma un giudizio pacato è necessario perché solo dalle riflessioni non urlate possiamo tirar fuori insegnamenti e spunti di formazione. Non di informazione (di quella ce n’è troppa) ma di formazione. Due cose ben diverse. L’assassino avrebbe anche detto, stando ai giornali: «Ci eravamo lasciati da poco, ma avevo comunque il bisogno di sentirla e di vederla. Ho aspettato che loro due si salutassero e ho anticipato Sara con la macchina. Mi sono fermato davanti a lei, ma non l’ho tamponata. È successo un casino, sono salito sulla Toyota, abbiamo cominciato a discutere, però non l’ho toccata. Ho preso la bottiglia dell’alcol e gliel’ho gettata addosso, sul viso, nell’auto, sul corpo». L’amore porta a questo? E la gelosia conduce a tanto? Chi d’altronde non è stato geloso in amore almeno una volta? Nessuno dovrebbe pensare che una simile possibilità sia aliena dal suo spirito, poiché, come dice san Paolo, «io non compio il bene che voglio ma il male che non voglio» ( Rm 8,19). E la Bibbia non si vergogna di riportare drammatiche vicende di gelosia motivata dal potere, misto a relazioni affettive tipo padre-figlio, come quella del re Saul nei confronti di Davide. Davide era più forte dentro perché magnanimo e rispettoso del ruolo del suo re, che pure lo odiava tanto. Ma oggi, in una condizione affettiva così liquida, nella quale tanti pensano che gridare le proprie emozioni sia meglio che sottoporle a un sereno discernimento, tutto cambia. Sembra che «farla pagare» sia diventato il mezzo normale per poter dire: ci sono anch’io. Dobbiamo riflettere su quanto è accaduto. Quante volte si sopportano a lungo cose insopportabili e non si ha il coraggio di chiudere! Il reato di «stalking» una porta alla mente la apre: quando è abbastanza chiaro chi ci tormenta bisogna avere il coraggio di chiudere! Certi amori non sembrano subito ricatti, tormenti, modi sottili di dominare fatti di controlli insopportabili alla libertà? Quante donne - specialmente donne - ho sentito dire: ma poi cambierà, in fondo è buono, deve solo essere aiutato a cambiare. Unito ad un inevitabile: lo cambierò io! Non funziona quasi mai così. Ai fidanzati, quando giurano prima di sposarsi, si chiede sempre: sei sicuro, sicura di conoscere bene il tuo partner? È facile dire ora: quel ragazzo era immaturo, instabile, interiormente analfabeta. Ma quanti partner di persone così non chiedono mai aiuto? Quanti permettono all’altro di immaginare una specie di impunità ove tutto sia permesso, fino a non poterne più? Ci pensino gli innamorati, ma anche i genitori con i figli, i figli con i genitori e - se mi è permesso - anche i preti spesso assediati da persone con il pallino della «conquista». E si muovano i credenti, cittadini chiamati a farsi più carico della drammatica emergenza educativa in cui viviamo. * Parroco San Pio X U Le tre meditazioni nelle basiliche per il Giubileo dei sacerdoti e seminaristi L’amore «non ci fa il photoshop ma ci rinnova». «La vanità peccato di preti» Il Papa: «La misericordia è eccesso e straripamento» Papa Francesco a Santa Maria Maggiore per il Giubileo dei sacerdoti (foto «L’Osservatore Romano») Anno XLIII • Numero 22 • Domenica 5 giugno 2016 ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma; [email protected] Tel. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491 Abbonamento annuo euro 58.00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Piazza Indipendenza 11/B 00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871 l cardinale vicario Agostino Vallini conferirà sabato prossimo l’ordinazione episcopale a monisgnor Gianrico Ruzza (foto), nuovo vescovo ausiliare per il settore Centro, titolare della sede di Subaugusta. La celebrazione avrà inizio alle ore 17.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano. Conconsacranti il vicegerente di Roma, l’arcivescovo Filippo Iannone, e il vescovo ausiliare Guerino Di Tora. La Messa sarà animata dal Coro della Diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina. Monsignor Mario Pangallo e don Paolo Ricciardi sono i due sacerdoti assistenti che presenteranno il vescovo eletto all’ordinante principale. Al termine della celebrazione è previsto un saluto del nuovo ausiliare. Monsignor Ruzza, com’è noto, è stato nominato dal Papa ausiliare per il settore Centro l’8 aprile scorso. Nato a Roma il 14 febbraio 1963 e ordinato sacerdote il 16 maggio 1987 dal cardinale Poletti nella basilica di San Giovanni in Laterano, era dal marzo 2006 parroco di San Roberto Bellarmino ai Parioli e dall’ottobre 2011 prefetto della VI prefettura. Ha compiuto gli studi al Seminario Maggiore, di cui è stato poi assistente e vicerettore. Ha conseguito la licenza di Diritto canonico all’Università Gregoriana, si è iscritto al corso di dottorato alla Lateranense e ha frequentato lo Studio rotale sostenendo tutti gli esami. Nel suo «curriculum vitae» spicca l’incarico di segretario del Comitato per la Missione cittadina. Dal gennaio 2011 è presidente dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero. È stato segretario del Comitato locale per il Congresso eucaristico internazionale di Roma 2000, direttore dell’Ufficio Clero del Vicariato (2001- 2006) e rettore di San Lorenzo de’ Speciali in Miranda e di Santa Cecilia. I Ordinazione episcopale di Ruzza sabato alle 17.30 a San Giovanni l’appuntamento Convegno diocesano: al via il ritiro dei pass per la serata del 16 Da domani è possibile ritirare i pass per l’accesso alla serata del 16 giugno che aprirà il Con- vegno pastorale diocesano nella basilica di San Giovanni in Laterano con l’intervento del Papa. Ritiro dei pass pre- notati, nella stanza 51, al se- condo piano del Palazzo Late- ranense, dalle 9.30 alle 18. IL GRIDO DI SARA E I PERICOLI DI AMORI IMMATURI DI PAOLO TAMMI *

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on si preoccupa di tutelare il propriobuon nome, non cerca consensi epiccole soddisfazioni, non teme le

calunnie, le critiche, anzi è disposto arischiare tutto pur di imitare Cristo. Èquesto il cuore del buon pastore per papaFrancesco, che venerdì ha presieduto a SanPietro la Messa in occasione della festa delSacro Cuore di Gesù concludendo lecelebrazioni del Giubileo dei sacerdoti edei seminaristi, ultimo appuntamento ditre giorni intensi. Il prete non deve avere«"un cuore ballerino" che si lascia attrarredalla suggestione del momento -raccomanda - ha il cuore rivolto a Dio e aifratelli. Non guarda più a se stesso, nondovrebbe guardare a se stesso». Il cuore del

buon pastore «è un cuore che nonprivatizza i tempi e gli spazi, guai ai pastoriche privatizzano il loro ministero»,scandisce Francesco che rivolgendosi aisacerdoti - circa seimila quelli arrivati aRoma per il Giubileo - afferma: «Davanti alcuore di Gesù nasce l’interrogativofondamentale della nostra vita sacerdotale:dove è orientato il mio cuore? Questa ladomanda che dobbiamo farci tante volte,ogni giorno ogni settimana». La giornatadel prete è scandita da tanti impegni, dallacatechesi alla liturgia, alla carità. «In mezzoa tante attività - evidenzia il Pontefice -permane la domanda: dove è fisso il miocuore, che tesoro cerca? Gesù ha due tesorisoltanto: il Padre e noi». Per ardere dellacarità di Gesù, il sacerdote deve allenarsi acercare, includere e gioire. Deve cercaresempre la pecora smarrita «senza farsispaventare dai rischi - sottolinea -, senzaremore si avventura fuori dei luoghi delpascolo e degli orari di lavoro. E non si fapagare gli straordinari. Non rimanda laricerca, non pensa "oggi ho già fatto il miodovere, me ne occuperò domani", ma si

mette subito all’opera; il suo cuore èinquieto finché non ritrova quell’unicapecora smarrita». E se a volte ilsacerdote deve uscire a cercare, aparlare, persuadere la pecora smarrita,«altre volte - consiglia - deve rimaneredavanti al tabernacolo lottando con ilSignore per quella pecora». Il pastorealla sequela di Cristo «non viverendicontando quello che ha e le oredi servizio: non è un ragioniere dellospirito, ma un buon samaritano incerca di chi ha bisogno. È un pastore,non un ispettore del gregge, e si dedica allamissione non al cinquanta o al sessantaper cento, ma con tutto se stesso. Andandoin cerca trova, e trova perché rischia, se ilpastore non rischia - aggiunge a braccio -non trova, non si ferma dopo le delusioni enelle fatiche non si arrende; è infattiostinato nel bene, unto della divinaostinazione che nessuno si smarrisca». Ilprete inoltre deve includere perché «egli èunto per il popolo, non per scegliere ipropri progetti, ma per essere vicino allagente concreta che Dio, per mezzo della

Chiesa, gli ha affidato. Quando devecorreggere, è sempre per avvicinare;nessuno disprezza, ma per tutti è pronto asporcarsi le mani. Il buon pastore nonconosce i guanti». L’ultimo verboconsegnato da Francesco ai sacerdoti per illoro ministero è «gioire»: «Non è per sé, maper gli altri e con gli altri, la gioia veradell’amore. La tristezza per lui non ènormale, ma solo passeggera; la durezza gliè estranea, perché è pastore secondo ilcuore mite di Dio».

Roberta Pumpo

N

«Il buon pastore deve sporcarsi le mani»Francesco alla Messa conclusiva:«Non è un ragioniere dello spirito,ma un buon samaritano in cercadi chi ha bisogno. Si dedicaalla missione con tutto se stesso»

DI ROBERTA PUMPO

rea vocaboli nuovi: «misericordiareper essere misericordiati». Ammoniscei suoi sacerdoti: «Il nostro popolo

perdona molti difetti ai preti, salvo quellodi essere attaccati al denaro». Li invita aessere misericordiosi per combatterel’egoismo e la vanità, «peccato di preti»: asporcarsi le mani, a non essere distaccati, anon ridurre le persone a un caso, a esserepazienti e non bastonare i penitenti. Nellaseconda giornata del Giubileo dei sacerdotie dei seminaristi, quella di giovedì dedicataal ritiro spirituale, papa Francesco regala aipreti tre meditazioni in altrettante basiliche.Tanti approfondimenti offerti da Francescoche analizzao il tema della misericordia atutto tondo. La prima riflessione, «Dalladistanza alla festa», è a San Giovanni inLaterano con i sacerdoti della diocesi diRoma e quelli in servizio presso la CuriaRomana. Il Pontefice si reca poi a SantaMaria Maggiore, dove depone un mazzo difiori davanti all’icona della Vergine «Saluspopuli romani». Ad attenderlo, i preti dialtre diocesi. Tema della meditazione, «Ilricettacolo della misericordia». Nelpomeriggio, infine, su «Il buon odore diCristo e la luce della sua misericordia» parlaa San Paolo fuori le Mura, dove si trovano isacerdoti stranieri. Molti i consigli profusida Francesco che più volte solleva gli occhidai fogli per proseguire a braccio. Ricordache una Chiesa senza misericordia ècontroproducente. Raccomanda di nonessere preti giudici-funzionari neiconfessionali che «a forza di giudicare "casi"perdono la sensibilità per le persone e per ivolti» ma sacerdoti accoglienti e delicati,meno indagatori, e a non incalzare ilpenitente con le domande: «Hai bisogno ditanti dettagli per perdonare o ti stai facendoil film?». Consiglia di utilizzare il propriopeccato «come ricettacolo dellamisericordia». Confida che si commuovequando vede un sacerdote che si confessa:«È una cosa grande, bella. Quest’uomo chesi avvicina per confessare i propri peccati èlo stesso che poi offre l’orecchio al cuore diun’altra persona che viene a confessare isuoi». E un prete che sa piangere per i suoipeccati «è un buon prete perché è un buon

figlio e sarà un buon padre». Alla vigiliadella festa del Sacratissimo Cuore di Gesù,invita i sacerdoti a rileggere l’enciclicaHaurietis acquas di Pio XII che fu ritenuta«cose da suore». «Forse le suore capisconomeglio di noi, perché sono madri nellaChiesa - dice il Pontefice -, ci farà moltobene rileggerla. Il cuore di Cristo è un cuoreche sceglie la strada più vicina e che loimpegna». A fare da sfondo alla primacatechesi è la parabola del padremisericordioso. Il Papa si sofferma sulla«dignità vergognata» e la «vergognatadignità» del figlio prodigo e prediletto.«Dobbiamo situarci qui, nello spazio in cuiconvivono la nostra miseria più vergognosae la nostra dignità più alta - afferma -. Lostesso spazio. Sporchi, impuri, meschini,vanitosi - è peccato di preti, la vanità -,egoisti e, nello stesso tempo, con i piedilavati, chiamati ed eletti, intenti a distribuirei pani moltiplicati, benedetti dalla nostragente, amati e curati. Solo la misericordiarende sopportabile quella posizione. Senzadi essa, o ci crediamo giusti come i farisei oci allontaniamo come quelli che non sisentono degni. In entrambi i casi ci siindurisce il cuore». La misericordia, «uneccesso di Dio, un inaudito straripamento»che fa «passare dall’esclusione alla pienainclusione», per il Papa ha un dupliceaspetto: quello femminile - «il visceraleamore materno, che si commuove di frontealla fragilità della sua creatura appena nata ela abbraccia, fornendo tutto quello che lemanca perché possa vivere e crescere» - euno maschile - «la fedeltà forte del Padreche sempre sostiene, perdona e torna arimettere in cammino i suoi figli». PerFrancesco «agire con misericordia è allaportata di tutti». «Non ci fa il photoshop -prosegue - ma con i medesimi fili dellenostre miserie e dei nostri peccati intessuticon amore di Padre, ci tesse in modo taleche la nostra anima si rinnova recuperandola sua vera immagine, quella di Gesù». ASanta Maria Maggiore il Papa evidenzia che«il cuore che ha ricevuto misericordia non èun cuore rattoppato ma un cuore nuovo, ri-creato» ed elenca i santi «quasi tutti grandipeccatori»: Pietro, Paolo, Agostino,Francesco, Ignazio di Loyola. «Il ricettacolodella misericordia è il nostro peccato -

sottolinea -. Ma spesso accade che il nostropeccato è come un colabrodo, come unabrocca bucata dalla quale scorre via la graziain poco tempo». Invita quindi i sacerdoti alasciarsi «guardare dalla Madonna senzafare troppi discorsi» perché la Vergine«guarda in modo "integro", unendo tutto, ilnostro passato, il presente e il futuro». Lameditazione a San Paolo fuori le Mura èincentrata sulle opere di misericordia e ilPontefice si sofferma sul sacramento della

confessione attraverso il quale il sacerdote èsegno e strumento tra il penitente e Dio. «Èimportante capire il segno dei gesti -afferma -. Se uno si avvicina alconfessionale c’è già pentimento e ha ildesiderio di cambiare». Francesco legge poiuna lettera che ha ricevuto da parte di unparroco di un paesino di montagna nelquale racconta le difficoltà ma al tempostesso la bellezza di essere sacerdote sempresostenuto dal suo popolo.

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E D I T O R I A L E

n grido nella notte ma in realtàmolto di più. La fine di Sara,alla Magliana, è stata terribile.

Il reo confesso, il suo ex ragazzo, l’hadescritta così: «È vero, l’ho accostatacon la macchina, abbiamo discusso el’ho cosparsa di alcol, ma volevo solospaventarla, non farle del male. Erogeloso, lo ammetto, a Sara peròvolevo bene». La sequenza, diciamo«logica», delle ultime parole porta adalcune domande: cosa significa cheera geloso? e che le voleva bene? Sefossimo adesso in uno di quei talk-show in cui due persone litigano perfinta e poi tutto il pubblico,trascinato come avveniva nella catarsidel teatro greco, si indigna e grida afavore dell’uno o dell’altro, nonavremmo alcuna tranquillità perparlarne o scriverne con pacatezza.Ma un giudizio pacato è necessarioperché solo dalle riflessioni nonurlate possiamo tirar fuoriinsegnamenti e spunti di formazione.Non di informazione (di quella ce n’ètroppa) ma di formazione. Due coseben diverse. L’assassino avrebbeanche detto, stando ai giornali: «Cieravamo lasciati da poco, ma avevocomunque il bisogno di sentirla e divederla. Ho aspettato che loro due sisalutassero e ho anticipato Sara con lamacchina. Mi sono fermato davanti alei, ma non l’ho tamponata. Èsuccesso un casino, sono salito sullaToyota, abbiamo cominciato adiscutere, però non l’ho toccata. Hopreso la bottiglia dell’alcol e gliel’hogettata addosso, sul viso, nell’auto,sul corpo». L’amore porta a questo? Ela gelosia conduce a tanto? Chid’altronde non è stato geloso inamore almeno una volta? Nessunodovrebbe pensare che una similepossibilità sia aliena dal suo spirito,poiché, come dice san Paolo, «io noncompio il bene che voglio ma il maleche non voglio» ( Rm 8,19). E laBibbia non si vergogna di riportaredrammatiche vicende di gelosiamotivata dal potere, misto a relazioniaffettive tipo padre-figlio, comequella del re Saul nei confronti diDavide. Davide era più forte dentroperché magnanimo e rispettoso delruolo del suo re, che pure lo odiavatanto. Ma oggi, in una condizioneaffettiva così liquida, nella quale tantipensano che gridare le proprieemozioni sia meglio che sottoporle aun sereno discernimento, tuttocambia. Sembra che «farla pagare» siadiventato il mezzo normale per poterdire: ci sono anch’io.Dobbiamo riflettere su quanto èaccaduto. Quante volte si sopportanoa lungo cose insopportabili e non siha il coraggio di chiudere! Il reato di«stalking» una porta alla mente laapre: quando è abbastanza chiaro chici tormenta bisogna avere il coraggiodi chiudere! Certi amori nonsembrano subito ricatti, tormenti,modi sottili di dominare fatti dicontrolli insopportabili alla libertà?Quante donne - specialmente donne -ho sentito dire: ma poi cambierà, infondo è buono, deve solo essereaiutato a cambiare. Unito ad uninevitabile: lo cambierò io! Nonfunziona quasi mai così. Ai fidanzati,quando giurano prima di sposarsi, sichiede sempre: sei sicuro, sicura diconoscere bene il tuo partner? È faciledire ora: quel ragazzo era immaturo,instabile, interiormente analfabeta.Ma quanti partner di persone cosìnon chiedono mai aiuto? Quantipermettono all’altro di immaginareuna specie di impunità ove tutto siapermesso, fino a non poterne più? Cipensino gli innamorati, ma anche igenitori con i figli, i figli con igenitori e - se mi è permesso - anche ipreti spesso assediati da persone conil pallino della «conquista». E simuovano i credenti, cittadinichiamati a farsi più carico delladrammatica emergenza educativa incui viviamo.

* Parroco San Pio X

U

Le tre meditazioni nelle basiliche per il Giubileo dei sacerdoti e seminaristiL’amore «non ci fa il photoshop ma ci rinnova». «La vanità peccato di preti»

Il Papa: «La misericordiaè eccesso e straripamento»

Papa Francesco a Santa Maria Maggiore per il Giubileo dei sacerdoti (foto «L’Osservatore Romano»)

Anno XLIII • Numero 22 • Domenica 5 giugno 2016

ROMA SETTE

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Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo ZemaCoordinamento redazionale: Giulia RocchiSede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a00184 Roma; [email protected]. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491

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l cardinale vicario Agostino Valliniconferirà sabato prossimo l’ordinazioneepiscopale a monisgnor Gianrico Ruzza

(foto), nuovo vescovo ausiliare per il settoreCentro, titolare della sede di Subaugusta. Lacelebrazione avrà inizio alle ore 17.30 nellabasilica di San Giovanni in Laterano.Conconsacranti il vicegerente di Roma,l’arcivescovo Filippo Iannone, e il vescovoausiliare Guerino Di Tora. La Messa saràanimata dal Coro della Diocesi di Romadiretto da monsignor Marco Frisina.Monsignor Mario Pangallo e don PaoloRicciardi sono i duesacerdoti assistenti chepresenteranno il vescovoeletto all’ordinanteprincipale. Al termine dellacelebrazione è previsto unsaluto del nuovo ausiliare.Monsignor Ruzza, com’ènoto, è stato nominato dalPapa ausiliare per il settoreCentro l’8 aprile scorso.

Nato a Roma il 14 febbraio 1963 e ordinatosacerdote il 16 maggio 1987 dal cardinalePoletti nella basilica di San Giovanni inLaterano, era dal marzo 2006 parroco di SanRoberto Bellarmino ai Parioli e dall’ottobre2011 prefetto della VI prefettura. Hacompiuto gli studi al Seminario Maggiore, dicui è stato poi assistente e vicerettore. Haconseguito la licenza di Diritto canonicoall’Università Gregoriana, si è iscritto alcorso di dottorato alla Lateranense e hafrequentato lo Studio rotale sostenendo tuttigli esami. Nel suo «curriculum vitae» spicca

l’incarico di segretario del Comitatoper la Missione cittadina. Dalgennaio 2011 è presidentedell’Istituto interdiocesano per ilsostentamento del clero. È statosegretario del Comitato locale per ilCongresso eucaristico internazionaledi Roma 2000, direttore dell’UfficioClero del Vicariato (2001- 2006) erettore di San Lorenzo de’ Speciali inMiranda e di Santa Cecilia.

I

Ordinazione episcopale di Ruzzasabato alle 17.30 a San Giovanni

l’appuntamento

Convegno diocesano:al via il ritiro dei passper la serata del 16

Da domani è possibile ritirarei pass per l’accesso alla seratadel 16 giugno che aprirà il Con-vegno pastorale diocesanonella basilica di San Giovanniin Laterano con l’interventodel Papa. Ritiro dei pass pre-notati, nella stanza 51, al se-condo piano del Palazzo Late-ranense, dalle 9.30 alle 18.

IL GRIDO DI SARAE I PERICOLI

DI AMORI IMMATURI

DI PAOLO TAMMI *

2 Domenica5 giugno 2016

ASantaMariadelRosario«laperiferiaèanchequi»

DI VANESSA RICCIARDI

uartiere Prati, a poca distanza dalcentro storico. «Anche questa è unadelle periferie di cui parla papa

Francesco». Non ha dubbi padre GrazianoLezziero, dell’ordine dei domenicani.Seduto alla scrivania dell’ufficio dellaparrocchia di Santa Maria del Rosario - cheieri ha ricevuto la visita del cardinalevicario Agostino Vallini - il parroco parla aRoma Sette dell’impegno della comunitàaccanto agli ultimi: «È una zona ricca, maanche qui c’è tanta povertà. Giovani chenon hanno lavoro, anziani che nonarrivano a fine mese, stranieri che hanno

difficoltà. La periferia è anche qui». Laparrocchia, fondata nel 1916, è l’unicaaffidata all’ordine dei domenicani a Roma,e quest’anno festeggia il suo centenario.Non solo, per tutto l’ordine è un annospeciale, compie infatti 800 anni: «Il Papaci ha concesso il Giubileo», ricorda ilparroco. Voluta fortemente dall’ordine, lachiesa (foto a destra), uno dei pochi esempidi stile neogotico a Roma, fu consacratacon il sostegno di san Pio X. Le volte acuspide, tipiche dello stile, sonotappezzate di stelle dipinte. Sull’altare iltrittico con la Beata Vergine del Rosariocon san Domenico e santa Caterina. Levetrate policrome raffiguranti la Madonnae le donne dell’Antico Testamento filtranola luce, da una parte un organo costruitodalla ditta Tamburini di Crema, «la Ferraridegli organi», spiega il parroco. Ma labellezza non finisce qui. «La cosa più bellaè il Padre Celeste che lavora - ribadiscepadre Lezziero - e la gente che si rimbocca

le maniche». Da inizio secolo la comunitàdi domenicani porta avanti il suoapostolato tra i circa 8 mila fedeli chegravitano attorno alla parrocchia. Mancapoco che il parroco non li nomini uno aduno: «Busso a ogni porta e la nostra portaè sempre aperta». Insieme ai suoiconfratelli e ai laici più impegnati, cerca dicoinvolgere tutti e la catechesi non halimiti d’età: «Siamo una delle pocheparrocchie che inizia il catechismo già asei anni - tiene a ricordare Lezziero - e loprosegue ininterrottamente anche oltre lacresima». Ad animare la vita cristiana imolti gruppi attivi nella parrocchia. Dalcoro ai gruppi per i ragazzi, con attivitàche vanno dalle conferenze a quellericreative per gli anziani: «Abitano qui mail loro unico avere a volte è la casa». PadreLezziero ha molti interessi e li riversa tuttinel suo impegno: «Una missione». Unacura speciale hanno gli appuntamenti delcentro ricreativo culturale: «Parliamo di

Dante, Boccaccio, dei grandi dellaletteratura italiana e di temi culturali».Quest’anno inoltre il gruppo delle giovanifamiglie ha avuto una particolareattenzione per il tema della misericordiache anima il Giubileo straordinario. Dopoincontri con psicologi e giornalisti,rappresentanti delle istituzioni e teologi, agiugno giovani coppie con i loro bambinivisiteranno il carcere di Viterbo:«Volevamo che la misericordia fossequalcosa di concreto e che la nostra visitafosse un dono». Un punto d’orgoglio dasempre è lo "Sportello di solidarietà":«Anche se abbiamo risorse limitate -spiega il parroco - diamo quello chepossiamo ogni lunedì a tutti quelli chevengono». Il fatto che la parrocchia siavicina al centro non deve ingannare: «Cisono tantissime persone che hannobisogno di una mano. Italiani e stranieri,di tutte le età. Ascoltiamo tutti ecerchiamo di aiutarli».

Q

L’impegno della parrocchiaa Prati, affidata ai domenicaniLa bellezza con vetrate policromee «la Ferrari degli organi»

ASanStanislaolacaritàè lamissioneprioritariaDI ANTONELLA PILIA

a sua missione prioritaria è dasempre la carità. Sin da quando,negli anni Ottanta, la vita

comunitaria si svolgeva in una strutturafatiscente denominata «baracchetta».Questa mattina, per festeggiare ilventicinquesimo anniversario delladedicazione della nuova chiesa, ilcardinale vicario Agostino Vallini si recain visita pastorale a San Stanislao (foto asinistra), in via Rolando Vignali, aCinecittà Est. Fu Giovanni Paolo II aconsacrarla il 16 giugno 1991. Un segnodello stretto legame tra l’allora ponteficee il martire polacco, vescovo di Cracoviae santo patrono della terra natia di papaWojtyla. La parrocchia, guidata da seianni da don Andrea Bertolotti, sorge inun territorio in cui convivono più realtà

eterogenee: le cooperative sorte neglianni Settanta in via Bruno Pelizzi, le casepopolari e il complesso residenzialechiamato «Parco dei fauni». «C’è unadivisione netta tra le cooperative e le casepopolari - racconta don Andrea - e si fafatica a convivere, nonostante l’impegnoprofuso dai sacerdoti del clero diocesanodi Patti, che hanno retto la parrocchiafino al 2004, e del clero romano poi». Èanche per questo motivo che qui la caritàha trovato subito una forte spinta, con idiversi tipi di povertà manifestati dagliabitanti delle case popolari e la vecchiaAsl occupata. «La Caritas - conferma donAndrea - qui è piuttosto forte: prima gliamici della strada andavano a portarecibo alle persone che vivevano perstrada, oggi il centro Caritas distribuiscepacchi alimentari a circa 100 famiglie ec’è una mensa Caritas della prefettura,

attiva il martedì e giovedì a San Gabrieledell’Addolorata». La maggior parte deicirca 6mila abitanti della comunità, oggi,è piuttosto anziana. I giovani non hannotrovato case da acquistare e dunque nonc’è stato un ricambio generazionale.Questo si riflette sull’attività ordinaria,visto che quest’anno hanno fatto lacomunione 10 bambini e 7 ragazzi sisono cresimati. «Abbiamo un oratoriostupendo, che però non riusciamo asfruttare appieno - spiega don Andrea -.Il fatto che non ci siano le scuole medienel quartiere, ma solo l’asilo e leelementari, poi, spesso fa in modo che ipochi ragazzi che ci sono frequentino leparrocchie limitrofe». Detto questo, SanStanislao ospita numerose realtà dipreghiera: dall’adorazione settimanaledel giovedì al gruppo Padre Pio tutti iprimi venerdì del mese e quello della

Divina Misericordia gli ultimi venerdìdel mese; il gruppo Gesù Risorto, ognimartedì sera. Cinque ministristraordinari dell’Eucarestia il primovenerdì del mese si recano in visita agliammalati e un buon numero di signore,organizzando pesche di beneficenza,mercatini e spettacoli teatrali, si dannoda fare per sostenere le iniziative dellaCaritas. «Abbiamo anche collaborato conl’Ufficio missionario, destinando ilricavato di queste attività ai sacerdotifidei donum», spiega il sacerdote. Ilquale, nel Giubileo della Misericordia,ha partecipato al pellegrinaggio disettore a San Giovanni insieme ai suoiparrocchiani. «Erano oltre 100, unnumero molto significativo. PapaFrancesco ha avuto una presa molto fortenel cuore delle persone e questo è undono del Signore».

L

La comunità di Cinecittà Estaccanto alle povertà del quartiereVenticinque anni fa la chiesafu consacrata da Giovanni Paolo II

Festadeglioratoriestiviil23giugnoaZoomarine

Si terrà a Nocera Umbrain luglio l’iniziativa dellapastorale giovanile per gliadolescenti, prologo allegiornate di CracoviaMagnotta traccia unbilancio sulla formazionedegli animatorisvolta in dodici prefetture

Campo estivoveso la Gmg

DI CHRISTIAN GIORGIO

luglio, quest’anno, il mesedella pastorale giovanile. Ilgrande appuntamento della

Giornata mondiale della gioventù diCracovia, dal 26 al 31, non sarà altroche il punto di arrivo e di ripartenzaper un cammino che inizia indiocesi e in essa segna la suanaturale prosecuzione. Ne è

Èconvinto don Antonio Magnotta,incaricato diocesano del Servizio perla pastorale giovanile, che invita gliadolescenti di Roma al grandecampo estivo che si terrà dal 6 al 10luglio. «Prima della Gmg, per laquale partiranno oltre mille ragazzidi circa 50 parrocchie romane,abbiamo voluto coinvolgere i nostriadolescenti in un’esperienza didivertimento e di preghiera che siterrà a Nocera Umbra». C’è ancoratempo per le iscrizioni (bastachiamare lo 06.69886574 o scriverea [email protected]).«Organizzando il campo abbiamopensato di venire incontro alleparrocchie che da sole nonavrebbero potuto organizzarenessuna esperienza estiva, o per ilnumero esiguo di ragazzi o perchéhanno pochi animatori». Sulla sciadella positiva esperienza dell’annoscorso, ci sarà una doppia proposta;una dedicata alla fascia d’età 12-15anni e l’altra per i 16-18. «Ci guideràla figura di Tobia per riflettere sultema della relazione e soprattuttodell’affettività, argomenti delicati

per la fascia d’età a cui cirivolgiamo». Il campo è statopreparato anche grazie all’impegnodei vice parroci e degli animatoriche hanno stilato proposte e spuntidi riflessione. «Teniamo molto allafigura degli animatori», continuadon Magnotta, che sin dal suo arrivoalla pastorale diocesana giovanile hapuntato molto sulla formazione deigiovani che si pongono a serviziodei coetanei. In questa direzione si èmossa, da novembre ad aprilescorsi, la prima esperienza diformazione per gli animatori diadolescenti in 12 prefetture delladiocesi. Il tema degli incontri è statoquello dei «Linguaggidell’annuncio», spinti dalla volontàdi voler «far riflettere gli animatorisugli strumenti e sui modi dirapportarsi, attraverso lacomunicazione, agli adolescentiservendosi dei linguaggi dellacatechesi: quello biblico,l’esperienziale e quello liturgico».Tre incontri che non hanno avutoniente a che fare con «lezioni di tipofrontale, con una dinamica

docente/discente», quanto piuttostocon la «condivisione di esperienze eacquisizione di approcci, ancheinnovativi, per accostarci a un’etàtanto delicata». Un lavoroincentrato, quindi, su laboratori «daiquali è emersa anche la possibilitàdi appropriarci dei nuovi linguaggi,usati dai più piccoli, per diffonderela Parola; perché no, ancheattraverso Whatsapp», la celebreapplicazione di messaggistica ormaipresente su quasi tutti glismartphone. Laboratori, quindi, naticon un doppio scopo, «dare uncontenuto e arricchire il percorsoformativo, ma anche accogliere ideeper poterle replicare con i ragazzi».L’esperienza sarà ripresa anchel’anno prossimo in altre prefetturedella diocesi, «l’idea è quella dioffrire – conclude don Magnotta –una formazione attenta allinguaggio, al confronto eall’identità dell’animatore, in modotale da poter poi approfondire inmodo efficace, tramite questielementi, la conoscenza del mondodegli adolescenti».

orna il tradizionaleappuntamento di inizio estate

per gli oratori di Roma che stannoper avviare le loro attività. Ilprossimo 23 giugno bambini,ragazzi e animatori si ritroveranno aZoomarine - il parco divertimenti aTorvajanica - per la quinta edizionedella Festa degli oratori estivi, unagiornata di animazione, allegria etanto divertimento. L’evento,organizzato dal Servizio diocesanoper la pastorale giovanile incollaborazione con il Centro oratoriromani, prenderà il via nel parcoacquatico con l’accoglienza deigruppi dalle ore 9 e un primospettacolo di animazione presso laBaia dei Pinnipedi. Nel corso dellagiornata animatori e ragazzipotranno godere di tutte leattrazioni del parco, ma anchepartecipare a momenti dianimazione e gioco proposti dallostaff del Cor. Nel primo pomeriggio,ad esempio, saranno proposti balli ecanti tipici della vita degli oratori. Leiscrizioni sono già aperte sul sitowww.oresroma.org e dovrannopervenire online con versamentodella quota di iscrizione entro il 20giugno. La Festa degli oratori estivi siinserisce come sempre all’internodel progetto diocesano per le attivitàestive per bambini e ragazzi chequest’anno segue il sussidio «Laleggenda delle Porte luminose». Lastoria di una ciurma in viaggio percercare le porte luminose di cuinarra un’antica leggenda, perconquistare una gemma miracolosache ha il potere di salvarel’Imperatore, gravemente ammalato.

Gli incontri con i bucanieri, lascoperta di città misteriose, lebattaglie con il terrificante mostroLeviatano ispireranno i giochi, ilaboratori, i tornei. La catechesi e leattività previste aiuteranno ibambini a far propri i contenuti e gliatteggiamenti dell’itinerario, imomenti di preghiera litrasformeranno in ringraziamentoed impegno. Simbolo del percorso diquest’anno è la Porta, elemento checaratterizza in modo cosìsignificativo questo Anno Santo. Laproposta del sussidio diocesano èarticolata, come sempre, su quattrosettimane utilizzabili singolarmente.Tutti i materiali sono già disponibilionline sul sito www.oresroma.org.Per aiutare le parrocchie che per laprima volta propongono l’oratorioestivo, il Cor ha attivato un appositostage di formazione «StartAnimazione», dal 10 al 12 giugnopresso il Centro Arnaldo Canepa(iscrizioni presso la segreteria inVicariato). «Siamo sicuri che anchequest’anno l’esperienza dell’oratorioestivo - sottolinea il presidente delCor Alessandro Ciafrei -contraddistinguerà la vita di molteparrocchie romane che vedranno ipropri campetti riempirsi dibambini e ragazzi desiderosi di fareun’esperienza unica edentusiasmante. La festa aZoomarine rappresenterà unaoccasione per conoscersi sempremeglio e per scoprire comel’oratorio sia ormai vivo in tantecomunità a servizio delle famiglie edei più piccoli».

Micaela Castro

T

arte l’edizione numero 8 delGood News Festival, la manife-

stazione della canzone di ispirazio-ne cristiana, che ha lanciato fra glialtri anche suor Cristina Scuccia. L’i-niziativa è promossa in collabora-zione con l’Ufficio diocesano per lapastorale universitaria e la cappel-lania universitaria di Roma Tre. Lafinale è prevista per l’8 novembre al

Teatro Orione, le semifinali il 24 e25 settembre nella parrocchia delSantissimo Sacramento a Tor de’Schiavi.La manifestazione quest’anno è le-gata al Giubileo della Misericordia:i brani da presentare dovranno es-sere attinenti al tema «Gioia x Do-no». «In questo anno giubilare - di-cono gli organizzatori - vogliamo la-

sciarci anche noi ispirare dalla bea-titudine della misericordia che il Pa-pa ci propone».I brani - inediti - devono essere in-viati entro il 25 agosto e saranno va-lutati da una giuria di esperti. Lapartecipazione è gratuita e sono am-messi anche brani in altre lingue.Sito dell’iniziativa: http://www.good-newsfestival.it.

PGood News Festival, iscrizioni fino al 25 agosto

Un’immaginedi Zoomarine,il parcodivertimentie acquaticoa Torvajanica

musica

Il Pontefice ai diaconi: «Servireè lo stile per vivere la missione»

apostolo e servitore, non gioca a scimmiottare ilsacerdote, mai schiavo dell’agenda ma capace di

trascurare gli orari, compreso il meritato riposo, purdi essere vicino ai fratelli. Questo, per papa France-sco, il ritratto del «servo buono e fedele», il diacono.Bergoglio l’ha tracciato domenica, durante la Messain piazza San Pietro al termine delle tre giornate de-dicate al Giubileo dei diaconi, celebrato a 50 annidalla ricostituzione del diaconato permanente, av-venuta con il Concilio Vaticano II.Giunti da tutto il mondo, hanno fatto il loro ingressoin processione in piazza San Pietro, dove era espostal’icona di Santa Maria in Portico, sistemandosi ai latidel Papa. Francesco, durante l’omelia, ha rivolto lo-ro tante indicazioni per svolgere al meglio il manda-to. In modo particolare ha sottolineato che sono chia-mati a vivere «la disponibilità» senza essere «gelosidel proprio tempo» e a braccio ha rimarcato: «A mefa male al cuore quando vedo un orario nelle par-rocchie: “Dalla tal ora alla tal ora”. E poi? Non c’è por-ta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è lai-co che riceva la gente. Questo fa male. Trascurate gliorari. Solo così il vostro servizio sarà privo di ogni tor-naconto ed evangelicamente fecondo». Durante la li-turgia, officiata nel giorno in cui la Chiesa celebra ilCorpus Domini, si è pregato affinché i diaconi «sianotra gli uomini strumenti efficaci della carità di Cristo»,riescano ad imitarlo tanto da «ambire a diventare ser-vitori», ha detto il Pontefice: «Se evangelizzare è lamissione consegnata a ogni cristiano nel Battesimo,servire è lo stile con cui vivere la missione». E anco-ra: «Chi serve non è un custode geloso del proprio tem-po, anzi rinuncia ad essere il padrone della propriagiornata. Sa che il tempo che vive non gli appartie-ne, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua

volta: solo così porterà vera-mente frutto. Chi serve non èschiavo dell’agenda che stabili-sce, ma, docile di cuore, è di-sponibile al non programmato.È aperto alle sorprese quotidia-ne di Dio. Il servitore sa aprire leporte del suo tempo e dei suoispazi a chi gli sta vicino e anchea chi bussa fuori orario, a costodi interrompere qualcosa che glipiace».Nel Vangelo si parla spesso diservi e padroni: il brano propo-sto domenica quello del servo

malato e del centurione guarito da Gesù. Come haspiegato il Papa, Cristo rimane colpito e ammirato dal-la mitezza del soldato. «La mitezza è una delle virtùdei diaconi - ricorda Francesco -. Mai sgridare, mai».Tutti possiamo riconoscerci nel servo malato: «Cia-scuno di noi è molto caro a Dio, amato e scelto da lui,ed è chiamato a servire, ma ha anzitutto bisogno diessere guarito interiormente - ha concluso -. Ci faràbene pregare con fiducia ogni giorno per essere gua-riti da Gesù. E quando servite alla mensa eucaristica,lì troverete la presenza di Gesù, che si dona a voi, per-ché voi vi doniate agli altri. Così, disponibili nella vi-ta, miti di cuore e in costante dialogo con Gesù, nonavrete paura di essere servitori di Cristo, di incontra-re e accarezzare la carne del Signore nei poveri di og-gi».

Roberta Pumpo

È

«Parole,formeecoloridellaMisericordia»:domenical’aperturadiunamostracon65opereaSanCrisogonoDI MARIAELENA FINESSI

i sono chiesto perché gli artistinon si pronunciassero sul temadella misericordia e così ho

pensato a un concorso che prevedesseopere di letteratura, arti decorative emanufatti scultorei». Padre Venanzio DiMatteo, parroco a San Crisogono, aTrastevere, è l’ideatore di una serie di eventiriuniti sotto il titolo «Artisti nel Giubileo.Parole, forme e colori della Misericordia».In tantissimi hanno risposto all’appello: 65le opere che verrano esposte nella mostrache inaugurerà domenica 12 giugno. Lospazio che la ospiterà è una delle navatedella basilica di piazza Sidney Sonnino,una delle più insigni e antiche chieseromane: l’originaria risale addirittura al499. L’apertura dell’esposizione saràpreceduta, alle ore 18, da una celebrazioneeucaristica presieduta da monsignor Marco

Frisina, compositore e presidente dellaCommissione diocesana per l’Arte sacra e ibeni culturali. Mercoledì 15 ci sarà inveceprima una Messa, alle ore 18, celebrata dalvescovo ausiliare per il settore Centro,Gianrico Ruzza, e alle 19 seguirà una tavolarotonda a cui prenderanno parte alcunidegli artisti espositori, che racconteranno lagenesi delle loro creazioni. Una giuria «dipersone competenti», precisa padreVenanzio, sceglierà le tre migliori operefigurative, e la migliore produzioneletteraria e scultorea. Della cerchia deigiurati faranno parte un noto voltotelevisivo, l’ex annunciatrice Rai NicolettaOrsomando, e monsignor Frisina. Poiancora, un famoso gallerista spagnolo, JuanCarlos Garcia Alia. E infine due esperticome il pittore dell’immaginario GiovanniTommasi Ferroni e Alessandro Romano,trasteverino di fama mondiale, autore tral’altro di quattro sculture monumentali in

marmo bianco di Carrara alte sei metri chesono state collocate nelle nicchiemichelangiolesche della basilica di SanPietro in Vaticano. La mostra chiuderàmartedì 28 giugno con la Messa officiata damonsignor Rino Fisichella, presidente delPontificio Consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione eresponsabile dell’organizzazione dell’AnnoSanto straordinario della Misericordia. Altermine avverrà la premiazione delle opereesposte dai tanti partecipanti, il più giovanedei quali è un ragazzino di 15 anni e il piùanziano un ottantaseienne. «L’idea è direalizzare anche un catalogo online - spiegapadre Venanzio - ed uno cartaceo comeomaggio e ringraziamento a tutti coloro, inprimis gli espositori, che hanno resopossibile un evento così, unico a Roma».Un modo, conclude il parroco, «perripagare una collaborazione, fatta di fatichema, soprattutto, di gioia».

Per ammalati e disabiliun Giubileo toccanteDI LORENA LEONARDI

ai, il Papa non sidimentica mai degliammalati e dei disabili.

Non c’è appuntamento o discorso incui non dia visibilità agli invisibili.Per questo motivo quello che avràinizio venerdì per noi è un grandeappuntamento». Alessandro Pinna,presidente dell’Unitalsi romana,spiega così il senso che ha, per imalati e per chi se ne prende cura, ilGiubileo degli ammalati e dellepersone disabili, promosso per il 12giugno tra gli eventi dell’Anno Santo.Venerdì 10 e sabato 11 saranno duegiornate preparatorie, che prevedonoper i partecipanti l’adorazioneeucaristica e la riconciliazione, poi ilpellegrinaggio verso la Porta Santa ela catechesi su «La misericordia fontedi gioia», con servizio diinterpretariato nel linguaggiointernazionale dei segni. La giornatadi sabato si concluderà con unmomento di condivisione neigiardini di Castel Sant’Angelo, dovesaranno allestiti alcuni stand gestitidalle associazioni operanti sulterritorio e la festa di benvenuto«Oltre il limite». La domenicainizierà presto, in piazza San Pietro,con canti e testimonianze inpreparazione alla Messa con papaFrancesco. «Si tratta senza dubbio -spiega l’arcivescovo Rino Fisichella,presidente del Pontificio Consiglioper la promozione della nuovaevangelizzazione - di uno deglieventi più toccanti di questo AnnoSanto. In questa occasione moltepersone disabili e ammalateverranno a Roma per testimoniare,insieme a papa Francesco, l’amoremisericordioso di Dio condividendole loro quotidiane difficoltà, maanche la loro gioia di seguire ilVangelo». Sono attesi arrivi da tuttaItalia, sottolinea Pinna: «Ciaspettiamo in totale circa 15milapersone; da Roma, come Unitalsi,parteciperanno almeno in duemila,tra ammalati e volontari. Viviamocon gioia questo appuntamentoperché è l’occasione per far vivere

anche a chi è malato unpellegrinaggio come chiunque altro.Le catechesi sono fatte a misura didisabile, mentale o motorio, masono specifiche, pensate ad hoc.Questo Giubileo, espressionedell’attenzione del Papa verso gliultimi, è una buona occasione persensibilizzare i "normodotati" adavere più attenzione agli altri». Permonsignor Lorenzo Leuzzi, vescovoausiliare e incaricato del Centrodiocesano per la pastorale sanitaria,la parola d’ordine è «curare sempre,guarire se possibile. Il Vangelo dellamisericordia - spiega - è il grandeannuncio che Dio cura semprel’uomo, gli è sempre vicino

qualunque sia la sua condizione, luici ama per quello che siamo, nonper quello che facciamo. Quando siprivilegia la guarigione si creano lepremesse per la cultura dello scarto,perché la guarigione diventaobiettivo della vita, invece la veritàdella persona umana è indipendentedalla sua condizione fisica». Così,annunciando il Vangelo dellaMisericordia, i cristiani «invitano laricerca scientifica a orientare i proprisforzi perché l’uomo possa esserecurato, non necessariamente guarito,evitando di creare falsi miti che, innome della scienza, rischiano diridimensionare l’impegno di tutta lacomunità a curare. Che rimane una

3 Domenica5 giugno 2016

L’evento da venerdì a domenicaPreghiera, pellegrinaggio versola Porta Santa, catechesi, festa,

la Messa conclusiva con il PapaLeuzzi: Dio cura sempre l’uomoPinna (Unitalsi): grazie Francesco

PontificioIstitutoMusicasacraBachaiconcertiper ilGiubileo

Saranno le musiche diJohann Sebastian Bach adanimare mercoledì 8giugno il prossimoappuntamento delle«elevazioni musicali» perl’Anno Santo dellaMisericordia inprogramma per tutto il2016 nella salaaccademica del Pontificio Istituto diMusica Sacra (piazza di Sant’Agostino20a). Protagonista della serata, che avràinizio alle ore 19.30, sarà AlexanderIvanov, di origine russa, organista ecantore alla Keitum Kirche St. Severinsull’isola di Sylt (Germania). È il quartoappuntamento della rassegna aperta il21 marzo scorso e dedicata «conaffetto» a papa Francesco. Le prossimedate - tutte a ingresso libero - sonopreviste il 5 e 15 luglio, il 23 setetmbre,

il 16 ottobre e il 13 novembre conmusicisti di fama internazionale,sempre con inizio alle 19.30. Dasegnalare, a ottobre, la presenza delCoro della Venerabile Cappella Giuliadella basilica di San Pietro. Diverse lerealtà - a cominciare dallo stessoPontitficio istituto di Musica sacra - chehanno collaborato al progetto, la cuianima artistica è James EdwuardGoettsche, organista della basilica diSan Pietro.

la celebrazione

priorità, sempre, perché tutti sianoaccolti per quelli che sono». Gli faeco il presidente Pinna: «Malati edisabili si rendono conto di esserepresi in considerazione con gli stessidiritti di tutti, questa è la cosa piùimportante. Al Papa possiamosoltanto dire grazie perché con le sueparole e il suo esempio riesce ariportare al centro chi di solito sostaai margini. Noi dell’Unitalsi,attraverso il numero verde800062026, siamo a disposizione diquanti desiderano partecipare aquesta giornata o attraversare laPorta Santa in altre occasioni, perchéil Giubileo coinvolga davvero tutti».

DI FILIPPO PASSANTINO

empre più anziani vengonoricoverati in istituto. Nel Lazio,negli ultimi tre anni, secondo i

dati della Regione, sono stati creatioltre 2.800 posti in queste strutture perrispondere alla domanda crescente.Nello stesso periodo, solo a Roma,invece si è ridotta l’offerta dei servizi diassistenza domiciliare. Ne beneficianoquasi mille persone in meno rispetto atre anni fa. Anche il monte ore è

diminuito: non può superare le ottoore settimanali per chi ne ha diritto.«Ma vivere in casa costa meno, si vivemeglio e si vive di più. Inoltre, si evital’isolamento sociale che è causa dimorte per tantissime persone», spiega ilpresidente di Sant’Egidio, MarcoImpagliazzo. Ecco perché la Comunitàha realizzato la prima guida online su«Come rimanere a casa propria daanziani», scaricabile dal sitowww.ilcome.it/Roma. Oltre 300 pagine diindirizzi e consigli utili, «una bussolaper la loro vita quotidiana perchépossano evitare di ricorrere a strutturedi ricovero», aggiunge Impagliazzo. Laguida contribuisce alla realizzazione diuna rete di assistenza che attraversouna serie di servizi aiuti le personeanziane a superare le difficoltà dellavita quotidiana. E così vengono

segnalati i contatti per ottenereassistenza sociale o sanitaria. «A Romavivono 620mila anziani, ma 250milaabitano da soli. È una città nella città dicui non si possono ignorare lenecessità», afferma il presidente diSant’Egidio. Tra gli altri contatti utilipresenti nella guida, anche quelli perrichiedere bonus in base alle situazionieconomiche e pasti a domicilio inestate. E proprio l’estate, ormai alleporte, è uno dei periodi più difficili daaffrontare per gli anziani. Per questomotivo anche quest’anno agli over 80che vivono da soli a Trastevere, aTestaccio e all’Esquilino, la Comunitàdi Sant’Egidio dedica un altro servizio:«Viva gli anziani!», un monitoraggiocostante con telefonate e, se necessario,con visite domiciliari nei giorni dibollettino arancione e rosso.

«Quest’iniziativa èpartita nel 2004.Seguiamo 12milaanziani - sottolineaImpagliazzo -. Ilcosto annuorelativo a ciascunanziano è di 81euro. Un costobassissimo cheinvece consenteottimi risultati:abbiamo ridotto il tasso diospedalizzazione di queste persone del10 per cento e quello di ricovero del 50per cento». La Comunità di Sant’Egidioha lanciato anche una serie di proposteai candidati alla poltrona di primocittadino. «Occorre sviluppare una seriedi politiche che aiutino gli anziani arestare nelle loro case, sviluppando

servizi di assistenza sanitaria e sociale.Servizi che rafforzino quelli giàdisponibili che, però, sono statiridimensionati. E poi, perché non dareun aiuto economico alle famiglie pertenere gli anziani a casa? Molto spessosono loro a sostenere economicamentele famiglie e a prendersi cura deinipoti».

S

L’appello lanciato dallaComunità di Sant’Egidio,che presenta una guidaon line con tanti consigli

«Aiutateglianzianiarimanereacasa»

4 Domenica5 giugno 2016

Misericordia e arteai Musei Capitolini

n itinerario giu-bilare tra i ca-

polavori dei grandiartisti italiani: lo pro-pone la mostra «LaMisericordia nell’ar-te», inaugurata mar-tedì ai Musei Capito-lini e visitabile finoal 27 novembre.

U

ivian Lamarque(foto), poetessaitaliana fra le più

originali e sensibili especiali dei nostri tempi,è nata a Tesero, inprovincia di Trento, nel1946, con ascendenzevaldesi (il nonno era unpastore). A soli nove mesivenne abbandonata dalla

madre naturale e data in adozione a Milanodove è cresciuta. Il padre biologico, come spessosuccede in questi casi, resta avvolto nel mistero;quello acquisito morì prestissimo. Vivianapprende di avere due madri a 19 anni quando,come lei ha scritto più volte, finalmente conoscequella di sangue. Rossana Dedola nel 2002raccolse in un Oscar Mondadori i testi liriciusciti fino ad allora. Giustamente notò cheTeresino, il titolo della prima raccolta targata1981, quasi anagramma del nome del paesenatale, richiama pure Terezin, il famigerato lager

nazista riservato ai bambini. Con questecomplesse origini familiari era inevitabile cheLamarque dovesse fare i propri conti:esistenziali, letterari, psicanalitici. Filtra nei suoiversi il sentimento smagato della piccolacreatura con gli occhi sgranati sul mondo, unaposizione pre-linguistica, come dire: eccomiqui, nonostante tutto, nel frastuono della storiae delle umane vicende, a incidere la miapresenza sul tronco dell’albero. Vi-vi-an-la-mar-que. Ricordatevi di me, in dantesca assonanza.Della mia piccola realtà. Con questa voce. Conquesto respiro. Con questi brevi passi. È lagoccia che continua a cadere sul foglio. Untempo di battuta. Un ritmo dell’esistenza.Leggiamo così anche la sua ultima opera: Madred’inverno (Mondadori, pp. 138, 19 euro) dovetutto ritorna: la vecchia madre novantenne,custode degli anni orfani; gli antenati perduti; ilmarito pittore; la figlia Miryam; il medicocurante, trasfigurato nel Signore d’oro; le targhe,i fiumi, i gatti, il mare, l’amata Szymborska. Mapoi lo scatto essenziale della coralità avviene in

un testo intitolato L’albero. «Qualcuno dall’alto»- scrive la poetessa - «cerca / in punta di piedi diparlare con quelli già lassù». Emergonodomande che tutti noi abbiamo formulato, chenon possono avere risposta e chissà, forseproprio per questo danno senso alla vita: «Mortima come vi hanno messi? /divisi per millennio?per secolo? / per causa di decesso? per precocità?/ o siete tutti in disordine come stracci / là? osiete polvere quieta come di mobili? / sietegrigi? o d’argento? / siete una polvere bella? sì?».Questo pronunciamento finale, a ben pensare,non è distante da quello che declamò Mollynell’ultimo capitolo dell’Ulisse di James Joyce: sìalla vita, al suo mistero, al suo enigma, alla suafatalità, al suo disegno, ognuno può scegliere ilnome che vuole. Vivian Lamarque è ancheun’apprezzata autrice di favole per bambini.Conosce il valore del sogno, pratical’imprevisto, cammina sul filo, regala tenerezzae negli anni ha imparato a spendere tutto, a nontenere niente solo per sé.

Eraldo Affinati

V«Madred’inverno»,ledomandediLamarquelibri cultura

DI ALESSANDRO FILIPPELLI

l sole fatica a spuntare, durantela notte ha piovuto. Di rado,ancora, cadono alcune gocce di

pioggia ma non importa. «Questopellegrinaggio si deve fare. Come?Pedalando». Per chiedere unagrazia e, visto l’Anno Santostraordinario, anche l’indulgenzaplenaria, domenica 29 maggio, alsantuario del Divino Amore tantocaro ai romani, i pellegrini ci sonoandati in bicicletta. Una lungapedalata per la «HolyBike»,l’iniziativa giunta alla sua terzaedizione e organizzata dalleparrocchie del settore Est delladiocesi di Roma a conclusione delmese mariano. Sembra un caso,eppure l’evento ha coincisoproprio con la giornata che havisto il campione sicilianoVincenzo Nibali trionfare al Girod’Italia.E di un campione della biciclettaha parlato il vescovo GiuseppeMarciante che, prima dellapartenza, ha benedetto iparrocchiani sulle due ruote.«Vorrei accompagnarvi in questopellegrinaggio in biciclettaproponendovi un modellostraordinario di ciclista. Parlo diGino Bartali, un campione che havinto numerosi Giri d’Italia e Tourde France, ma è stato anche unvincitore di solidarietà e dicoraggio. Tra il 1943 e il 1944 - ha

ricordato il vescovo - Bartali feceparte di una rete di salvataggio diebrei». Toscanaccio burbero eschivo dal grande cuore, è stato uncampione non solo sulla strada,ma forse ancor di più nella vita: hasalvato 800 ebrei. Macinandochilometri, sotto il naso deinazisti, agì come corriere. Peraiutare gli ebrei, pur a conoscenzadei rischi che la sua vita correva,durante l’occupazione tedescatrasferì nascosti in bici falsidocumenti, preparati sotto la regiadella Curia di Firenze, direttadall’arcivescovo Elia Angelo DallaCosta, a vari contatti.«La bicicletta - ha aggiuntoMarciante - è un simbolo delpellegrinaggio perché aiuta inqualche modo l’uomo acamminare e raggiungere diversiluoghi. Io penso che la fede, insenso simbolico, è un po’ come labicicletta: aiuta l’uomo acamminare nella vita affinchépossa raggiungere la meta dellavolontà di Dio». A garantire lasicurezza dei pellegrini sulle dueruote c’era la Polizia di RomaCapitale insieme ad alcunivolontari. Un percorso di circa 15chilometri, passando per il Parcodella Caffarella e attraversandol’Appia antica. «Abbiamoorganizzato questo pellegrinaggioin bicicletta - ha spiegato donStefano Cascio, viceparroco a SanGiovanni Battista De Rossi - per

permettere alle famiglie di andareal Santuario del Divino Amore digiorno, perché di notte non èsempre facile con i bambini. È unappuntamento inserito nel mesemariano, ormai alla fine, che havisto tanti giovani partecipare aduna serie di attività: la Messamattutina e la colazione prima diandare a scuola. Questa iniziativa -ha aggiunto il sacerdote - concludeun mese speciale». Pedalando epregando, un po’ stanchi masoddisfatti per aver raggiunto lameta, i pellegrini in biciclettahanno così attraversato la PortaSanta del Santuario mariano:«Siamo felicissimi e poi varcare laPorta Santa qui, in questo luogoparticolare, ha un significatospeciale, ed è un omaggio allaMadonna che ha sempre protettoRoma».

I

«HolyBike»coniciclistipellegrini

il fatto.L’iniziativadelle parrocchiedel settoreEst

DOMANIA Frascati presiede la riunione dellaConferenza episcopale laziale.

SABATO 11Alle 17.30 nella basilica di San Giovanni inLaterano presiede la Messa conl’ordinazione episcopale di monsignorGianrico Ruzza, vescovo ausiliare.

DOMENICA 12Alle 9 incontra gli operatori pastorali ecelebra la Messa nella parrocchia SantaMaria del Divino Amore.Alle 17.30 incontra gli operatori pastorali ecelebra la Messa nella parrocchia SanLeonardo da Porto Maurizio.

Il vescovo Marciante benedice i partecipanti a HolyBike (foto Gennari)

Da San Giovanni Battista De Rossi al santuario delDivino Amore per vivere il Giubileo muovendosisu due ruote. Il vescovo Marciante indica il modellodi Bartali, campione anche nella solidarietà

inbreve. ILNOTIZIARIOMUSICAL SU ROMERO A SAN GIUSTINO.Oggi alle 21 l’oratorio della parrocchiaSan Giustino (v. Alessandrino 144)ospita il musical «Romero».

«BIBBIA E PROTEZIONE DELL’AMBIENTE»AL SAN MICHELE. La Comunità diSant’Egidio ha invitato il vescovoAmbrogio Spreafico per parlare di«Bibbia e protezione dell’ambiente».Domani alle 19 all’Istituto SanMichele (piazzale Antonio Tosti, 4).

CONVEGNO CARITAS SULLA VIOLENZADOMESTICA. «Le relazioni violate:violenza domestica e violenzaassistita» è il tema del convegnoorganizzato dalla Caritas diocesanamartedì 7 alle 9 alla Cittadella dellaCarità (via Casilina Vecchia, 19).

REGINA APOSTOLORUM: CONVEGNOBIOETICA. Il 9 alle 19, al ReginaApostolorum (via d. Aldobrandeschi,190) il convegno «Biopolitiks:l’importanza della formazionebioetica nella formazione politica».

CONFRONTO TRA CRISTIANESIMO,EBRAISMO E ISLAM A SANTA LUCIA. Ilrabbino Sandro Di Castro, monsignorAndrea Lonardo e Abdellah Redouaneinterverranno giovedì 9 alle 18 nellaparrocchia Santa Lucia (viaomonima).

DONAZIONI DI SANGUE. Domenica 12donazioni di sangue con l’Avis nelleparrocchie San Gabrieledell’Addolorata (via Ponzio Cominio,93) e Santa Maria Ausiliatrice(omonima piazza).

CAMPI CARITAS DI VOLONTARIATO PERADOLESCENTI. Campi Caritas divolontariato per giovani dai 16 ai 18anni dal 13 al 18 giugno. Info:06.69.886.424/425.

SETTIMANA DI FRATERNITÀ DEL CLERO.Si svolgerà dal 4 all’8 luglio la quintaSettimana di fraternità del clero aVidiciatico (Bologna). Info eiscrizioni: 06.92947573;[email protected].

Colesterolo,dietasanaeocchioal«cattivo»LDL

l colesterolo è un composto fondamentale per il nostro or-ganismo ma, come ormai tutti sanno, quando è in ecces-so può provocare gravi danni al cuore, alle arterie ed al cer-

vello, diventando una delle principali cause di malattia e dimorte in tutti i Paesi moderni. Il problema sorge solo quandoil colesterolo è in eccesso: tende ad accumularsi in molti or-gani, soprattutto nelle pareti delle arterie che finiscono per in-fiammarsi e poi chiudersi provocando, in funzione degli or-gani cui portano il sangue, gravi danni alla salute.Ma non tutto il colesterolo è cattivo. Esistono infatti delle sot-toclassi che ci fanno capire qual è il destino di questa mole-cola. Il colesterolo HDL, infatti, viene tolto dagli organi e por-tato al fegato per essere eliminato. Chiaro che più è alto que-sto tipo di colesterolo, meglio è. Il colesterolo LDL, al contra-rio, fa il percorso inverso, dal fegato alle arterie. Meglio aver-lo basso. Iniziamo quindi con una prima importante infor-mazione: conoscere il proprio colesterolo «totale» può non ba-stare: potrebbe infatti essere basso, ma solo a discapito di quel-lo buono (HDL), lasciando alto quello cattivo. E il rischio di ma-lattia rimane. Per calcolare il cattivo (LDL) basta una sempliceformula: Colesterolo totale - colesterolo HDL - 1/5 dei triglice-ridi (o trigliceridi diviso 5). Con uno smartphone ci voglionopochi secondi. E potremo calcolare se siamo a rischio o no(formula valida solo se trigliceridi inferiori a 200 mg/dl).Spesso per ridurre il colesterolo basta una dieta sana. Intan-to, tutto ciò che è vegetale non contiene colesterolo; dunque,forza con le verdure. Ma senza diventare vegani, basta cerca-re di evitare burro e derivati del latte (inclusi i formaggi), car-ni troppo grasse. Possiamo infine alzare il colesterolo HDL(quello buono) con l’attività fisica. Se non basta, meglio pren-dere i farmaci. Gli effetti collaterali sono rarissimi, mentre èdimostrato che se prese costantemente salvano la vita. Maquanto deve essere il colesterolo LDL? Anche in questo caso,dipende dalla singola persona e dal rischio che corre di averemalattie cardiovascolari.Partendo dal concetto che più basso è, meglio è, un giovanepuò accontentarsi di mantenerlo inferiore a 160 mg/dl; ma sesi hanno altri fattori di rischio (parenti che hanno avuto ma-lattie cardiovascolari, fumo, diabete, pressione alta, età avan-zata) il valore da raggiungere può essere anche molto basso,ad esempio inferiore a 70 mg/dl. Non c’è un valore ottimaleper tutti, e non dobbiamo fidarci dei «valori normali» del no-stro laboratorio. Infine alcuni di noi, nonostante diete rigideed attività fisica da atleti, hanno comunque un colesterolo LDLalto. Non dipende da errori della dieta, nemmeno dalla sfor-tuna, né dal laboratorio, ma dai geni che abbiamo ereditatoin famiglia. In questi casi c’è poco da fare, il farmaco è obbli-gatorio, perché davvero può salvarci la vita. Per questo è im-portante parlarne con un medico: sapere quanto colesteroloLDL dobbiamo avere e come raggiungerlo è importante.Andrea Giaccari, Centro Mal. Endocrine e Metaboliche

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le sale dellacomunità:i programmi

DELLE PROVINCIE Da mer. 8 a dom. 12V. Delle Provincie, 41 Lo chiamavano Jeegtel. 06.44236021 Robot

Ore 16-18.10-20.20-22.30

Enzo Ceccotti è un piccolo delinquente e duranteun inseguimento, mentre cerca di sfuggire allapolizia, entra in contatto con una sostanzaradioattiva. Ne esce tramortito ma, soprattutto,dotato di una forza sovrumana. Ombroso eintroverso, Enzo accoglie il dono dei nuovi potericome una benedizione per la sua carriera didelinquente. Ma tutto cambia quando incontraAlessia, convinta che lui sia l’eroe del famosocartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio...

DON BOSCO Gio. 9 e ven. 10V. Publio Valerio, 63 Zona d’ombratel. 06.71587612 Ore 18-21Ispirato a una storia vera. Bennet Omalu è unneuropatologo nigeriamo emigrato negli StatiUniti. Un giorno si trova a dover effettuarel’autopsia del corpo di Mike Webster, una stelladel football americano che arrivato all’età dicinquant’anni aveva iniziato a lamentare fortiemicranie e dare segni di squilibrio mentale, edera poi morto in miseria, da solo nel suo pick up.Ma il dottor Bennet, durante l’esame autoptico,capisce che Webster non era diventato pazzo, mache era stato colpito da una malattianeurodegenerativa, dovuta ai ripetuti colpi presialla testa durante la sua carriera nel football...

Sab. 11, ore 18-21,e dom. 12, ore 18Il libro della giungla

cine

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Globe Theatre.Stagione dedicata a ShakespeareIn scena anche il direttore artistico Gigi Proietti

l 23 aprile 1616 moriva WilliamShakespeare. 400 anni dopo il «suo»teatro di Roma, il Silvano Toti Globe

Theatre, lo celebra con una stagione specialeche vedrà per la prima volta sul palco investe di attore il direttore artistico GigiProietti, con brani da Edmund Kean, diRaymund FitzSimons; di Proietti anchel’adattamento e la regia dello spettacolo. Inquesta stagione 2016 saranno privilegiati, inparticolare, i testiche, oltre aun’ambientazioneitaliana, hannocome asse portantela giustizia el’esercizio dellalegge. E subitovengono in mentetitoli come Ilmercante di Venezia,che infatti sarà incartellone con ilnuovo allestimentodi LoredanaScaramella. Oancora Il racconto

d’inverno, anche qui nella nuova proposta diElena Sbardella. Non mancherannospettacoli cult delle passate stagioni: Sogno diuna notte di mezza estate di Riccardo Cavallo,che festeggia quest’anno 10 anni di replichee successi; Romeo e Giulietta con la regia diGigi Proietti e il Re Lear di GiuseppeDipasquale. Tornano anche la BedouinShakespeare Company e i Sonetti d’amore, unviaggio tra i più bei versi shakespeariani con

la regia di Melania Giglio.Previsto infine illaboratorio per attoriMacbeth. I contagiati dallamorte, a cura di DanieleSalvo. Si parte ufficialmenteil 23 giugno con MarianoRigillo in Lear. La storia e sichiude il 9 ottobre conl’ultima replica di un nuovospettacolo in lingua inglese,The Tempest con la regia diChris Pickles, coprodottodalla Bedouin ShakespeareCompany. Perinformazioni:www.globetheatreroma.com.

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Una scena di «Lear» (foto Parrinello)