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Dhammapada SuttaIl sentiero del Dhamma

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Note: Questa traduzione si basa principalmente sulla versione del Venerabile Weragoda Sarada Thero reperibile all’indirizzo www.buddhanet.net, le altre versioni consultate sono quelle di Acharya Buddharakkhita (reperibile nello stesso sito), Thanissaro Bhikkhu (sul sito www.accesstoinsight.org) e Bhikkhu Bodhi.I Sutta citati nelle note seguono la numerazione del sito Access to Insight (www.accesstoinsight.org) se non diversamente specificato. Abbreviazioni: DN: Digha Nikāya; SN: Samyutta Nikāya; MN: Majjhima Nikāya; Sn: Sutta Nipata; AN: Anguttara Nikāya. Le opere di Bhikkhu Ňānananda sono reperibili nel sito www.seeingthroughthenet.net

IndiceI Versi in coppia (1-20).....................................................................................................................................2

II L’Attenzione (21-32)......................................................................................................................................3

III La Mente (33-43)..........................................................................................................................................4

IV I Fiori (44-59)................................................................................................................................................5

V L’Immaturo (60-75).......................................................................................................................................6

VI Il Saggio (76-89)...........................................................................................................................................7

VII Gli Arahat (90-99).......................................................................................................................................8

VIII Migliaia (100-115)......................................................................................................................................8

IX Il Male (116-128)..........................................................................................................................................9

X La Violenza (129-145)..................................................................................................................................11

XI La Vecchiaia (146-156)...............................................................................................................................12

XII Il Sé (157-166)...........................................................................................................................................12

XIII Il Mondo (167-178)..................................................................................................................................13

XIV Il Buddha (179-196).................................................................................................................................14

XV La Felicità (197-209)..................................................................................................................................15

XVI Il Piacere (209-220)..................................................................................................................................16

XVII La Rabbia (221- 234)...............................................................................................................................17

XVIII afflizioni (235-255).................................................................................................................................18

XIX Il Giusto (256-272)...................................................................................................................................20

XX Il Sentiero (273-289).................................................................................................................................21

XXII Versi misti (290-305)...............................................................................................................................23

XXII Inferni (306-319).....................................................................................................................................24

XXIII L’elefante (320-333)...............................................................................................................................25

XXIV Il Desiderio (334-359)............................................................................................................................26

XXV Il Monaco (360-382)...............................................................................................................................28

XXVI Il Brāhmana (383-422)...........................................................................................................................30

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I Versi in coppia (1-20)

1 La mente precede tutti gli oggetti mentali. È la mente che li guida. Essi sono costruiti dalla mente1. Perciò la sofferenza segue colui che parla ed agisce con una mente corrotta, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue.

2 La mente precede tutti gli oggetti mentali. È la mente che li guida. Essi sono costruiti dalla mente. Perciò lagioia segue colui che parla ed agisce con una mente pura, come lo accompagna la sua ombra.

3 “Ha abusato di me, mi ha colpito, mi ha oppresso, mi ha derubato.” Chi rimugina su questi pensieri non placa il suo odio.

4 “Ha abusato di me, mi ha colpito, mi ha oppresso, mi ha derubato.” Chi non ritorna su questi pensieri placa il suo odio.

5 In questo mondo non si può fermare l’odio con l’odio. Solo il non-odio2 può pacificare l’odio. Questa è una legge eterna.

6 Ci sono alcune persone che non sanno che un giorno tutti dovremo morire. Ma coloro che ne sono consapevoli risolvono le loro divergenze.

7 Chi vive attratto dal piacere dei sensi, chi è pigro ed esagerato nel mangiare, chi non si sforza, chi non controlla i propri sensi è sopraffatto da Māra3, come la tempesta abbatte un albero esile.

8 Chi vive nell’avversione verso il piacere dei sensi, chi è devoto e moderato nel mangiare, chi si sforza, chi controlla i propri sensi non viene abbattuto da Māra, come la tempesta non può abbattere una montagna rocciosa.

9 Alcuni indossano l’abito giallo ma non sono consapevoli della realtà, non controllano le emozioni e non purificano le afflizioni lasciate dalle loro azioni. Essi non sono degni dell’abito color zafferano.

10 Ma alcuni sono consapevoli della realtà, controllano le emozioni e purificano le afflizioni lasciate dalle proprie azioni. Essi sono degni dell’abito color zafferano.

11 Coloro che confondono ciò che non ha valore con ciò che ha valore e ciò che ha valore con ciò che non ha valore, a causa delle loro aspirazioni distorte non ottengono ciò che ha valore.

1 È la mente che costruisce un oggetto in base alle informazioni presentate dai sensi. “Prima dell’arrivo del Buddha tutti credevano che le cose esistessero in loro stesse e che la mente arrivasse in un secondo momento.” Bhikkhu Ňānananda in Paticca Samuppada Vol.1 secondo discorso. “Vedere le cose così come sono realmente significa trascendere quelle che non sono altro che percezioni della nostra mente.” Lankavatara Sutra

2 Non-odio (gentilezza amorevole metta in Pāli) è una delle radici, assieme a non-avidità (generosità) e non-illusione (saggezza) delle coscienze positive descritte nell’Abhidhamma.

3 Māra: è il “cattivo” nel buddhismo, il tentatore e signore della sensualità e della morte.3

“Namo tassa bhagavato Arahato sammāsambuddhassa”Rendo Omaggio all’Onorato nel mondo, l’Arahat perfettamente Illuminato

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12 Coloro che hanno capito che cosa ha davvero valore come ciò che ha davvero valore e ciò che non ha valore come ciò che non ha valore, benedetti dalle loro aspirazioni virtuose ottengono ciò che ha davvero valore.

13 Proprio come la pioggia entra in una capanna dal tetto mal costruito, così le passioni permeano un carattere rozzo.

14 Proprio come la pioggia non entra in una capanna dal tetto ben costruito, così un carattere educato è impermeabile alle passioni.

15 Colui che compie il male si addolora qui e in futuro; si addolora in entrambi i mondi. Si lamenta e si affligge ricordando le sue azioni.

16 Colui che compie il bene gioisce qui e in futuro; gioisce in entrambi i mondi. È contento ed esulta ricordando le sue buone azioni.

17 Colui che compie il male si addolora qui e nel futuro; si addolora in entrambi i mondi. Il pensiero “Ho compiuto il male” lo tormenta e soffre ancora di più entrando nei regni del dolore.

18 Colui che compie il bene gioisce qui e nel futuro; gioisce in entrambi i mondi. Il pensiero “Ho fatto del bene” lo rende felice e si rallegra ancora di più entrando nei regni della gioia.

19 Colui che recita le parole del Buddha ma non agisce di conseguenza, quell’incauto è come il padrone di una mandria che conta le mucche di un altro. Egli non prende parte alle gioie della vita santa.

20 Colui che conosce anche poche parole del Buddha ma mette in pratica l’Insegnamento lasciando il desiderio, l’avversione e l’illusione, con una mente penetrante e senza aggrapparsi a nulla in questo o in un altro mondo, partecipa delle gioie della vita santa.

II L’Attenzione (21-32)

21 L’attenzione è la via per la non-morte. La distrazione è la via per la morte. Chi è consapevole non muore, chi è inconsapevole è come se fosse già morto.4

22 I saggi comprendono chiaramente questo punto e rallegrandosi qui ed ora si uniscono all’impegno di coloro che percorrono il Nobile Sentiero5.

23 I saggi praticano la meditazione sforzandosi incessantemente e fanno esperienza del Nibbāna6: la suprema liberazione da tutte le catene.

24 Chi pratica la meditazione sforzandosi incessantemente, comportandosi ed agendo in maniera onesta e attenta in ogni attività e vivendo correttamente, quella persona consapevole cresce nella propria gloria.

4 La via verso la non-morte è la continua consapevolezza dell’esperienza. Non-morte non si riferisce ad uno stato fisico in cui il corpo non muore. Quando un individuo è pienamente consapevole del processo dell’esperienza è libero dalla continuità dell’esperienza. Coloro che non sono consapevoli è come se fossero morti, anche se sono fisicamente vivi. Ven. Weragoda Sarada Thero nel commento a questo verso.

5 Il Nobile Sentiero si articola in otto punti: i) retta comprensione, ii) retta aspirazione, iii) retta parola, iv) retta azione,v) retto stile di vita, vi) retto sforzo, vii) retta consapevolezza, viii) retta concentrazione.

6 Nibbāna (Pāli) o Nirvana (sanscrito): “Questa è la pace, questo è sublime ovvero l’immobilità di tutti gli schemi, il distacco da tutti gli attaccamenti, l’estinzione del desiderio, il disincanto, la fine, il Nibbāna.” MN 64 Mahāmāluṅkya [Mahāmālukya] Sutta.

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25 La persona saggia costruisce con consapevolezza, con costanza e controllando i propri sensi, un’isola che l’alta marea non potrà mai sommergere.

26 Gli stolti perdono tempo nell’inconsapevolezza perché non sono consapevoli di ciò che ha davvero valore, mentre i saggi si prendono cura della consapevolezza come di un grande tesoro.

27 Chi è consapevole non perde tempo distraendosi, evita il piacere dei sensi ed impegnandosi nella meditazione raggiunge la benedizione più alta.

28 Quando il saggio disperde l’indolenza attraverso la consapevolezza, s’innalza sulla torre della saggezza. Libero dalla sofferenza osserva le masse sofferenti come un uomo sulla cima della montagna guarda dall’alto la pianura.

29 Chi è consapevole in mezzo a chi è inconsapevole, chi è sveglio in mezzo a chi è addormentato, supera glistolti con la sua profonda saggezza, come un cavallo veloce lascia ben lontano un cavallo più debole.

30 Grazie alla sua consapevolezza Magha7 divenne il capo degli dei, così il saggio loda sempre la consapevolezza e condanna la pigrizia.

31 Rallegrandosi nella consapevolezza, guardando con paura all’inconsapevolezza, il monaco avanza come un fuoco che brucia tutto ciò che lo lega.

32 Rallegrandosi nella consapevolezza, guardando con paura all’inconsapevolezza, il monaco non scivola piùindietro ed è davvero prossimo al Nibbāna.

III La Mente (33-43)

33 La mente pulsa, freme, è volubile, instabile, difficile da sorvegliare, difficile da contenere così il saggio la raddrizza e la affila come l’arciere prepara la sua freccia.

34 Come un pesce tolto dall’acqua e gettato sulla terra ferma freme e si dimena, così la mente trema all’idea di abbandonare il regno della morte.

35 Benché sia difficile da controllare, e si concentri su qualunque oggetto desideri, è bene controllare la mente, una mente controllata dona felicità.

36 Benché sia estremamente difficile da vedere, terribilmente sottile e si concentri su qualunque oggetto desideri, il saggio dovrebbe proteggerla perché una mente sotto controllo dona felicità.

37 La mente è in grado di viaggiare lungo distanze infinite, muovendosi da sola di nascosto senza il corpo ma se si riesce a controllare si è liberi dalle catene della morte.

38 Una persona dalla mente incostante ignora il Dhamma8, il suo entusiasmo va e viene come il vento muove una bandiera, ma in queste condizioni la saggezza non può crescere.

39 Chi non ha la mente fradicia di passioni, non influenzata dall’odio, va oltre il bene ed il male e nel suo completo risveglio non esiste più la paura.

7 Magha era un principe che compì delle buone azioni, nel corso di varie vite, che gli valsero la rinascita nelle più alte sfere celesti come capo degli dei.

8 Dhamma: in questo caso con la D maiuscola si intende l’insegnamento del Buddha.5

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40 Renditi conto che questo corpo è fragile come un piatto di porcellana. Renditi conto che la mente è comeuna città da proteggere, con le armi della saggezza, dall’attacco di Māra. Dopo la vittoria vivi senza attaccartiad una dimora mortale.

41 Presto questo corpo privo di coscienza sarà gettato nella terra, inutile come un tronco marcio.

42 Qualunque dolore possa infliggere un nemico ad un altro nemico o chi odia alla persona che odia, una mente indirizzata verso una strada sbagliata ci infligge un dolore più grande.

43 Nemmeno tua madre o tuo padre possono esserti d’aiuto quanto una mente ben disciplinata.

IV I Fiori (44-59)

44 Chi comprenderà, grazie alla propria saggezza, il mondo9, il regno degli inferi ed i regni celesti? Chi proclamerà correttamente il Dhamma, come l’artigiano esperto raccoglie sapientemente i fiori per farne ghirlande?

45 Chi studia e pratica il Dhamma comprende, grazie alla propria saggezza, il mondo, il regno degli inferi assieme al regno degli dei. Chi studia e pratica il Dhamma raccoglie i temi ben articolati dell’insegnamento, come l’artigiano esperto raccoglie sapientemente i fiori per farne ghirlande.

46 Comprendendo chiaramente che questo corpo è come un grumo di schiuma, penetrando la sua natura illusoria come un miraggio, distruggi la freccia decorata di fiori lanciata da Māra, vai oltre il suo orizzonte.

47 Chi raccoglie fiori nel giardino dei sensi non si accorge dell’arrivo della morte, come un paese profondamente addormentato non si accorge dell’alluvione imminente.

48 Chi raccoglie fiori nel giardino dei sensi cerca in vano di saziare il suo piacere e così diventa vittima della morte.

49 Come l’ape raccoglie il nettare dal fiore fragrante e colorato senza danneggiarlo così il saggio attraversa silenziosamente il villaggio raccogliendo le offerte.

50 Non curarti delle colpe degli altri, non preoccuparti di ciò che fanno o non fanno gli altri ma esamina attentamente le tue omissioni e le tue azioni.

51 Chi predica in maniera erudita ma non mette in pratica ciò che dice è come un fiore meraviglioso senza profumo.

52 Colui che predica e mette in pratica quello che dice è come un meraviglioso fiore profumato.

53 Come da tanti fiori si fanno tante ghirlande così chi è nato in questo mondo dovrebbe fare tante buone azioni.

54 La dolce fragranza dei fiori, come il profumo di sandalo, di lavanda e di gelsomino, non si propaga contro vento ma il profumo della virtù di una persona che percorre il Nobile sentiero si espande in tutte le direzioni.

9 Mondo o Cosmo (lōka): nel Lōka Sutta (SN 35.82) il Buddha definisce il mondo come ciò che si disintegra e cos’è chesi disintegra? L’occhio, le forme, la coscienza visiva e così via per tutti i sei sensi (cinque più la coscienza). Quindi il mondo è ciò che percepiamo attraverso i sensi e l’intelletto, vedi anche Rohitassa Sutta SN 2.26

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55 Del sandalo, della lavanda e anche della ninfea e di nuovo del gelsomino, di tutte queste fragranze la più alta è il dolce profumo della virtù.

56 Che sia di sandalo o lavanda questa fragranza è poca cosa rispetto al profumo di colui che è virtuoso, anche in mezzo ai dēva o nei regni celesti esso si diffonde.

57 Perfetti nel comportamento, vivono sempre all’erta, pienamente consapevoli, liberi da ogni colpa. Māra non può scoprire le tracce lasciate da coloro che percorrono il Nobile sentiero.

58 Anche tra la spazzatura lasciata lungo la strada può crescere il loto dal dolce profumo.

59 Allo stesso modo tra coloro che sono diventati spazzatura, tra le persone accecate dal mondo, il discepolo del Buddha brilla della luce della saggezza.

V L’Immaturo (60-75)

60 Lunga è la notte dell’insonne, lunga è la strada per chi è stremato, lungo è il ciclo della nascita e della morte10 per l’immaturo che ignora il Dhamma.

61 Se non si trova un compagno migliore o uguale, è meglio restare da soli: non accompagnarti all’immaturo.

62 L’immaturo si preoccupa pensando “ho figli”, “ho benessere”, ma se non possiede nemmeno sé stesso come può possedere dei figli o il benessere?

63 Un immaturo che riconosce la propria immaturità diventa saggio, ma un ignorante che pensa di essere saggio in verità è un immaturo.

64 Anche se un immaturo si accompagna ad un saggio per tutto l’arco della sua vita non capirà il Dhamma, come un cucchiaio non sente il sapore della zuppa.

65 Ma se una persona in grado di comprendere si accompagna, anche solo per un istante, a chi ha maturatola propria saggezza, capirà il Dhamma come la lingua riconosce il sapore del cibo.

66 Le persone immature si fanno del male da sole attraverso le loro azioni, vivono come se fossero il nemicodi loro stesse.

67 Ci si pente di aver commesso alcune azioni, si soffre con le guance rigate dalle lacrime del risultato di quelle azioni. Quelle sono le azioni che non è bene compiere.

68 Non ci si pente di aver compiuto certe azioni, con la mente felice si gioisce del risultato di quelle azioni. Quelle sono azioni che è certamente bene compiere.

69 Fino a quando non comincia a raccoglierne i risultati, l’immaturo considera il male come se fosse miele ma quando il male matura i suoi frutti allora per l’immaturo arriva la sofferenza.

70 L’ignorante mangia una volta al mese dalla punta di un filo d’erba11 ma questa pratica non vale nemmenoun sedicesimo della comprensione dell’incondizionato12.

10 Samsāra: Il Buddhismo non considera la rinascita come la continuazione della vita ma della morte, nasciamo per morire di nuovo. Il fine della pratica è la liberazione da questo ciclo.

11 Questa frase si riferisce alle pratiche ascetiche estreme rifiutate dal Buddha.7

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71 Come il latte appena munto, anche le azioni malvage non iniziano subito ad inacidirsi ma, come le braci nascoste sotto la cenere, seguono il malvagio bruciandolo lentamente.

72 L’immaturo usa ciò che ha imparato solo per la sua rovina, come se si tagliasse la testa da solo distrugge tutto ciò che di buono c’è in lui.

73 L’immaturo vuole essere apprezzato per le capacità che non possiede, vuole essere il più importante tra imonaci e vuole essere onorato e riverito dalle famiglie che aiutano la comunità dei monaci.

74 “Che mi ubbidiscano sia i monaci che i laici. Devono sapere che sono io a svolgere ogni attività, grande e piccola.” Così pensa l’immaturo aumentando il suo orgoglio ed il suo attaccamento.

75 I mezzi per arricchirsi in questo mondo sono una cosa ma il sentiero verso la liberazione è ben diverso. Il discepolo del Buddha comprende chiaramente la differenza e rimane indifferente ai doni del mondo. Egli cerca invece il distacco.

VI Il Saggio (76-89)

76 Chi ti fa notare i tuoi errori, chi ti rimprovera in maniera costruttiva è come se ti rivelasse un tesoro nascosto. Seguire un simile saggio porta solo benefici.

77 Fai tesoro di quel buon amico che ti ammonisce e fa in modo che tu non compia azioni di cui potresti pentirti, perché egli è ammirato dalle persone virtuose ed evitato dalle persone disoneste.

78 Non frequentare cattive compagnie, non accompagnarti alle persone disoneste. Frequenta buoni amici, accompagnati alle nobili persone che percorrono la Via.

79 Vivere pienamente il Dhamma sperimentato dai saggi significa vivere felicemente con una mente serena.

80 Gli ingegneri scavando i canali d’irrigazione indirizzano l’acqua dove vogliono, gli arcieri piegano e costruiscono i loro archi, i carpentieri scolpiscono il legno. I saggi controllano e coltivano la loro mente.

81 Come una roccia rimane immobile nella tempesta così i saggi non sono scossi né dalle lodi né dalle accuse.

82 I saggi che ascoltano il Dhamma purificano la loro mente, che diventa calma e tranquilla come le profondità dell’oceano.

83 Chi percorre il nobile sentiero non si attacca a nulla, non desidera le cose che danno piacere ai sensi. Il saggio non è lusingato dalla gioia ne è afflitto dalla miseria, egli rimane imperturbato.

84 Né per sé stesso né per gli altri desidera ricchezza, figli o un regno. Non fantastica sul desiderio del proprio guadagno. Egli diventa acuto e realistico.

85 Sono in pochi ad attraversare il fiume per l’altra riva, la massa continua a girare a vuoto su questa spiaggia.

86 Chi vive in armonia con l’insegnamento del Dhamma attraversa il regno della morte, difficile da attraversare.

12 Ovvero il Nibbāna (Nirvana in sanscrito).8

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87 Il saggio che cerca la liberazione lascia la propria casa per vivere da monaco mendicante, rinunciando totalmente ai pregiudizi e coltivando ciò che è puro.

88 Il saggio non possiede nulla, abbandona il piacere dei sensi interessandosi alla liberazione. Lava via le colpe ed il desiderio dalla mente.

89 Coloro che praticano e sviluppano i sette fattori dell’illuminazione13, non attaccandosi gioiscono nel prendere e nel lasciar andare, sono felici e liberi dai condizionamenti avendoli estinti in questo stesso mondo qui ed ora.

VII Gli Arahat14 (90-99)

90 Arrivati alla fine del viaggio, liberi dalla sofferenza insita in tutte le cose, liberi da tutti i legami15, in loro non c’è più ansia.

91 Le persone consapevoli praticano costantemente, non si afferrano a nulla; abbandonano ogni dimora come i cigni abbandonano il lago.

92 Non ammassano, avendo compreso la natura di ciò che ci sostiene16. I loro campi sono il vuoto, la meditazione senza un oggetto17, la libertà della mente e le loro case non lasciano traccia come gli uccelli nel cielo.

93 Hanno lasciato andare ogni afflizione e non si aggrappano ai nutrimenti18. I loro campi sono il vuoto, la meditazione senza un oggetto, la libertà della mente. Il loro cammino è come quello degli uccelli nel cielo, invisibile agli occhi.

94 Chi controlla i propri sensi come un auriga controlla i cavalli del carro, è calmo, non reagisce, è puro e mentalmente stabile e persino gli dei gioiscono alla sua vista.

95 Come la terra non si oppone a nessuno, saldo come la torre di una fortezza, limpido come l’oceano, egli non si perde nell’esistenza.

96 In armonia, libero dalla conoscenza concettuale, tranquillo. La sua mente è serena, anche le sue parole, anche le sue azioni sono in pace.

97 Una persona che non crede ai pregiudizi, consapevole del Nibbāna, che ha tagliato tutti i legami19, tutte le occasioni20 e ha rinunciato a tutti i desideri, egli senza dubbio è la più eccellente tra le persone.

13 Chiara consapevolezza, Analisi dell’insegnamento, Determinazione, Gioia, Tranquillità, Concentrazione, Serenità. 14 Arahat: una persona la cui mente è libera dalle afflizioni, si è liberato dal ciclo di nascita e morte, è arrivato alla fine

del sentiero.15 Nel Sutta Pitaka (la raccolta degli insegnamenti del Buddha) ne vengono elencati 10: i) credere che esista un io

permanente, ii) il dubbio spirituale, iii) attaccamento ai riti ed ai rituali, iv) desiderio dei sensi, v) cattiva volontà, vi) desiderare di rinascere nella sfera della forma, vii) desiderare di rinascere nella sfera senza-forma (gli esseri umani nascono nella sfera sensoriale), viii) inventare oggetti mentali, ix) agitazione, x) ignoranza.

16 Cibo nell’originale, i Sutta descrivono quattro tipi di nutrimento o sostentamento: cibo, contatto, intenzione della mente, coscienza. Vedi Ahara Sutta: Nutrimento SN 12.11

17 Animitto senza-oggetto, oggetto nel senso di rappresentazione, segno. Vedi Animitto sutta SN 40.918 Vedi nota 15.19 Tutti i legami ovvero le relazioni mondane, vedi ad esempio SN 4.25 “Le figlie di Māra”.20 Occasioni per produrre karma, il bene ed il male.

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98 Ovunque si trovino gli Arahant, che sia in un villaggio, in una foresta, in una valle o in una pianura, quello è un luogo d’ispirazione.

99 Le foreste che non attraggono le masse sono fonte d’ispirazione per coloro che hanno rinunciato alle passioni. Tra la pace degli alberi essi non cercano il piacere dei sensi.

VIII Migliaia (100-115)

100 Un discorso può essere scritto con migliaia di parole inutili, ma la parola nobile è quella che, ascoltandola, ci rasserena.

101 Un poema può essere composto da migliaia di strofe inutili, ma la strofa nobile è quella che, ascoltandola, ci rasserena.

102 Anche se si recita un poema composto da migliaia di strofe inutili, non si troverà la pace che si scopre ascoltando anche una sola parola del Dhamma.

103 Anche se in battaglia qualcuno riuscisse a conquistare milioni di uomini, non sarebbe grande quanto colui che conquista sé stesso, egli è il più grande dei conquistatori.

104 Chi ha conquistato sé stesso è davvero nobile, non chi sconfigge gli altri.

105 Colui che ha conquistato sé stesso non può essere sconfitto né da un dēvā né da Brahma, né da uno spirito né da Māra.

106 Compiere migliaia di sacrifici, mese dopo mese per secoli e secoli, non vale l’attimo passato ad onorare una persona che ha percorso il Nobile Sentiero, quell’attimo vale più di un secolo di penitenze.

107 Si può venerare il fuoco nella foresta anche per secoli e secoli, ma questo non vale l’attimo passato ad onorare una persona che ha percorso il Nobile Sentiero, quell’attimo vale più di un secolo passato ad adorare il fuoco21.

108 In questo mondo si possono fare piccole penitenze e grandi penitenze ma tutto questo non è paragonabile nemmeno ad un quarto del merito ottenuto dal rendere omaggio a chi percorre la retta via.

109 Coloro che onorano e rispettano abitualmente chi è spiritualmente maturo, ottengono quattro benedizioni: vivono più a lungo, vedono in maniera più chiara, diventano più forti e sani.

110 È meglio vivere anche un solo giorno meditando virtuosamente, piuttosto che vivere per secoli senza virtù22 e con la mente confusa.

111 È meglio vivere anche un solo giorno da persona saggia, con la mente disciplinata, piuttosto che vivere per secoli da sciocchi, con la mente instabile e fluttuante.

112 È meglio vivere anche un solo giorno sforzandosi di crescere, piuttosto che vivere per secoli senza iniziativa e pigri.

21 Adorare il fuoco: è un antico rituale vedico chiamato huta, si lanciava del burro nel fuoco per propiziarsi il dio. Chi adorava il fuoco rinunciava alla sua vita da laico per ritirarsi nella foresta a compiere sacrifici al dio.

22 Virtù: vedi il Sīlavanta Sutta SN 22.12210

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113 È meglio vivere anche un solo giorno osservando l’origine e la fine dei fenomeni, piuttosto che vivere per secoli inconsapevoli dell’alba e del tramonto delle cose23.

114 È meglio vivere anche un solo giorno facendo esperienza della non-morte, piuttosto che vivere per secoli senza fare esperienza della non-morte.

115 È meglio vivere anche un solo giorno facendo esperienza del Nobile Dhamma del Buddha, piuttosto chevivere per secoli senza fare esperienza del Nobile Dhamma del Buddha.

IX Il Male (116-128)

116 Affrettati a fare il bene, proteggi la mente dal male. Se esiti nelle buone azioni la mente inizia a lasciarsi andare al male.

117 Se ti trovi ad aver commesso un’azione che ha causato sofferenza, non ripeterla ancora e ancora, non lasciarti andare a quell’errore. Collezionare azioni malvagie24 è doloroso.

118 Se hai compiuto un’azione meritoria, ripetila ancora e ancora, gioisci delle tue buone azioni. Collezionare buone azioni rende felici.

119 Fino a quando un’azione malvagia non matura la si potrebbe considerare buona, ma quando inizia a maturare si vede la vera natura del male.

120 Fino a quando una buona azione non matura potrebbe non sembrare diversa dal male, ma quando inizia a maturare si vede la vera natura del bene.

121 “Questa piccola disonestà non mi farà del male” non pensare così, non sottovalutare un’azione deleteria. Come il vaso si riempie goccia dopo goccia, così l’ignorante si riempie di cattiveria poco a poco.

122 “Questo piccolo gesto non cambierà nulla” non pensare così, non sottovalutare una buona azione. Come il vaso si riempie goccia dopo goccia, così il saggio si riempie di merito poco a poco.

123 Un mercante che trasporta una grande ricchezza, senza una scorta adeguata, evita le strade pericolose, chi ama la vita evita il veleno. Allo stesso modo si dovrebbe evitare totalmente il male.

124 Se la tua mano non è ferita puoi toccare il veleno, il veleno non può entrare in circolo se non ci sono ferite. Allo stesso modo chi non ha commesso il male non ha paura delle conseguenze.

125 Offendere una persona innocente è come lanciare della polvere sottile contro vento: la sofferenza ritornerà indietro a chi l’ha causata25.

23 Vedi Udaya Sutta SN 7.1224 Azioni malvage, immorali, negative (pāpa in Pāli): sono quelle azioni accompagnate dall’egoismo o avidità, o

dall’odio o semplicemente dall’illusione. I fattori che accompagnano queste tre radici sono: i) mancanza di vergogna nel compiere un’azione immorale, ii) mancanza di timore nel compiere un’azione immorale, iii) ansia, iv) illusione.

25 Nota personale: Ogni azione ha una sua conseguenza, anche se chi fa del male ci sembra che non venga punito dalla legge o dal destino, commettere una sofferenza significa precludersi la strada verso la liberazione dalla sofferenza. Per questo chi compie il male è un ignorante, perché ignora che la strada per porre fine alla sofferenza passa necessariamente per un comportamento morale che ha un imperativo ben preciso: non essere motivo di sofferenza né per sé stessi né per gli altri. Naturalmente niente vieta all’ignorante di rendersene conto, nella misura in cui è in grado di rendersene conto.

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126 Alcuni rinascono nei grembi materni, i malvagi negli inferi, i meritevoli raggiungono il paradiso ma coloro che si sono liberati dalle impurità e dalla corruzione raggiungono il Nibbāna26.

127 Non esiste un rifugio dalla conseguenza delle proprie cattive azioni, né sulla terra, né su nel cielo, né in mezzo all’oceano, né nelle grotte perdute tra le montagne.

128 Non esiste un rifugio dalla morte, né sulla terra, né su nel cielo, né in mezzo all’oceano, né nelle grotte perdute tra le montagne.

X La Violenza (129-145)

129 Tutti hanno paura di subire una violenza, tutti hanno paura di morire, prenditi come esempio: la tua paura è uguale alla paura degli altri, perciò non uccidere e non lasciare che altri vengano uccisi.

130 Tutti hanno paura di subire una violenza, tutti hanno cara la vita, prenditi come esempio: ciò a cui tieni è uguale a ciò a cui tengono gli altri, perciò non uccidere e non lasciare che altri vengano uccisi.

131 Tutti cercano la felicità ma se cercandola si tortura o si infligge dolore agli altri allora non la si troverà, nemmeno nella prossima vita.

132 Tutti cercano la felicità e se cercandola non si tortura né si infligge dolore agli altri allora la si troverà, anche nella prossima vita.

133 Se ti rivolgi a qualcuno in modo violento allora riceverai parole violente. Evita questi scambi spiacevoli, si rischia addirittura di venire alle mani.

134 Rimani in silenzio come un gong rotto, come se avessi raggiunto il Nibbāna. Non c’è bisogno di parlare27.

135 Come il pastore dirige il bestiame al pascolo così la vecchiaia e la morte dirigono i periodi della nostra vita.

136 L’ignorante non è consapevole delle proprie cattive azioni, a causa di esse brucia nel fuoco della sofferenza.

137-138-139-140 Dieci terribili conseguenze attendono chi fa del male ad una persona innocente: un grande dolore, un disastro, un danno fisico, una grave malattia, un disordine mentale. Problemi con i governanti, gravi accuse, la perdita di un parente, la perdita di proprietà. Oppure la sua casa andrà a fuoco edopo la morte rinascerà agli inferi.

26 Nella cosmologia Buddista l’effetto del kamma non è eterno, se a causa di un kamma negativo si rinasce agli inferi, una volta esaurito quel kamma si rinascerà in un livello più alto. Così anche se si rinasce nel più alto dei cieli sarà perun periodo lunghissimo, paragonato alla vita umana, ma comunque limitato. Questo è il ciclo di rinascita e morte chiamato samsāra e la Via proposta dal Buddha è il metodo per liberarsi da questo ciclo di nascita e morte.

27 Nel documentario “Among white clouds” Edward Burger intervista alcuni eremiti che praticano lo Zen tra le montagne remote della Cina, uno di loro recita questa poesia: Diecimila cose /tutte in questo respiro/ afferrano il vuoto / non c’è davvero nulla da dire. Eppure non siamo neanche a metà del Dhammapada, questo perché il Buddha è compassionevole.

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141 Puoi anche andare in giro nudo, avere i capelli ingarbugliati, coprirti il corpo di fango, restare a digiuno, dormire per terra, ricoprire il corpo di polvere o restare in ginocchio28 ma se non sarai in grado di controllarela tua mente vagabonda non avrai raggiunto l’autentica spiritualità.

142 Anche se è ben vestito solo chi è tranquillo, controllato, si assicura la liberazione. Solo chi segue una vita più alta, chi non si comporta in maniera violenta verso nessuno, è davvero un bramino, un asceta, un monaco mendicante.

143 È rara una persona che rinuncia al male perché si vergogna ed evita l’infamia, come un cavallo ben addestrato evita la frusta.

144 Come un cavallo toccato dalla frusta, persisti, sii profondamente motivato, determinato. Attraverso la disciplina, attraverso il contegno mentale, l’esame dell’esperienza, la consapevolezza, attraverso l’introspezione, ti libererai in poco tempo da questa sofferenza.

145 Gli ingegneri scavando i canali d’irrigazione indirizzano l’acqua dove vogliono, gli arcieri piegano e costruiscono i loro archi, i carpentieri scolpiscono il legno. I saggi controllano sé stessi.

XI La Vecchiaia (146-156)

146 Tutto sta bruciando 29, cosa c’è da ridere? Perché gioire? Avvolti dalle tenebre, perché non cercate la luce?

147 Osserva come questo corpo deperisce nel tempo. In fatti è un corpo pieno di piaghe, tenuto assieme datante ossa, afflitto dalle malattie. Eppure molti lo credono affascinante, molti lo venerano.

148 Questo corpo è a pezzi. È come un nugolo di malattie, si disintegra facilmente, spurga in continuazione materia putrida. La morte vi pone fine.

149 Sapendo che queste ossa saranno gettate via come le zucche decorative in autunno, che senso ha cercare il piacere dei sensi?

150 Una città fatta d’ossa con la carne ed il sangue come malte, in essa sono custoditi l’orgoglio e l’ingratitudine, la vecchiaia e la morte.

151 Anche i carri reali alla fine si disintegrano, allo stesso modo anche questo corpo decade. Ma il Dhamma delle persone virtuose non invecchia mai, esse lo condividono le une con le altre.

152 Una persona che ha ascoltato ed imparato poco diventa ogni giorno sempre più pesante come un bue, la sua carne aumenta ma non la sua saggezza.

153 Ho viaggiato attraverso innumerevoli rinascite cercando il costruttore, in questo ciclo che sembra infinito. Ancora e ancora, la nascita è gravida di sofferenza.

154 Ecco costruttore, ti ho visto. Non costruirai più la tua casa, le travi sono state distrutte, l’asta di colmo è stata demolita. La mia mente non è più condizionata, ho raggiunto la fine delle passioni30.

28 Questo è un elenco di pratiche ascetiche in uso nell’India di allora.29 Vedi il Sutta del Fuoco, il terzo discorso del Buddha Adittapariyaya Sutta SN 35.38 “[Tutto] brucia del fuoco del

desiderio, dell’odio, dell’illusione, di nascita, di vecchiaia, di morte, di tristezza di lamento, del dolore…”. (Il primo discorso è il Dhammacakkappavattana Sutta SN 56.11, ed il secondo è l’Anatta Lakkhana Sutta SN 22.59).

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155 Non avendo vissuto in gioventù una più alta vita spirituale non hai arricchito il tuo tesoro, ed ora sei come un airone emaciato sulla riva di un lago senza pesci.

156 Non avendo vissuto in gioventù una più alta vita spirituale non hai arricchito il tuo tesoro31 ed ora rimpiangi il passato, come delle frecce lanciate da un arco dimenticate per terra.XII Il Sé (157-166)

157 Se ci tieni a te stesso proteggiti32. Il saggio si prende cura di sé durante i tre periodi della vita33, arricchendo le sue virtù.

158 Per prima cosa impara a comportarti in maniera appropriata, dopodiché consiglia gli altri. In questo modo non si può rimproverare un saggio.

159 Dovresti essere il primo a mettere in pratica ciò che insegni, chi è ben disciplinato educherà a dovere gli altri. È davvero difficile imparare l’autocontrollo.

160 Solo tu puoi salvare te stesso, chi altro può salvarti? Solo dall’autodisciplina riceverai aiuto34.

161 Noi stessi abbiamo compiuto quelle azioni che hanno provocato sofferenza, esse sono nate da noi stessi, sono scaturite da noi stessi. Lo stolto è come il diamante che nasce dalla roccia e distrugge la roccia.

162 La completa mancanza di disciplina e virtù è come un parassita che uccide il suo stesso ospite, ci fa del male come un nemico.

163 È facile farsi del male, ma fare qualcosa che ci fa davvero bene è certamente difficile.

164 Chi, a causa di false credenze35, impedisce agli Arahant di insegnare si comporta in maniera autodistruttiva, come la pianta di bambù che viene distrutta dai propri frutti36.

165 Sei tu che causi sofferenza sporcandoti con le tue azioni, sei tu che ti purifichi tramite una buona azione. La bontà o la cattiveria dipendono da noi, non ci si può sporcare o purificare a vicenda.

166 Anche nel servizio agli altri non bisognerebbe dimenticare il proprio progresso spirituale. È necessario comprendere a fondo il beneficio che ci reca, perciò diventa promotore del tuo interesse spirituale.

30 Secondo i commentari, il Buddha esclamò questi versi per la felicità di aver raggiunto la fine della sofferenza. “La casa è la nostra esistenza individuale nel samsāra, il costruttore è il desiderio, le travi sono le passioni e l’asta di colmo è l’ignoranza” Buddharakkhita Thero.

31 Tesoro: dhana in Pāli (da non confondere con dana, generosità). Nel Dhana Sutta AN 7.6 il Buddha elenca sette tesori: i) convinzione, ii) virtù, iii) vergogna per le azioni malvagie, iv) preoccupazione per un comportamento immorale (del corpo, della parola, del pensiero), v) ascolto, vi) generosità, vii) discernimento.

32 Vedi Sedaka Sutta SN 47.1933 I tre periodi della vita: infanzia, giovinezza, vecchiaia.34 Il Buddha e i maestri indicano la via, nessun altro può percorrerla al posto nostro. Vedi il Dhotaka-manava-puccha

Sutta Sn 5.5 (Snp 5.6 nel sito Sutta Central) “Dhotaka, io non posso liberare nessuno dal dubbio ma, imparando il Dhamma più alto, Tu stesso attraverserai il fiume.”

35 Sulle false credenze vedi Maha-cattarisaka Sutta MN 117. 36 Il ciclo di vita della pianta di Bambù si aggira attorno ai 40-80 anni. Dopo la fioritura della pianta, e la produzione

dei frutti, l’intera foresta di bambù muore, dato che deriva da un'unica pianta madre (Wikipedia Bamboo blossom).14

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XIII Il Mondo (167-178)

167 Non coltivare comportamenti depravati, non lasciarti andare all’indolenza, non credere alle opinioni. Non dedicarti al mondo.

168 Risvegliati alla realtà, non illuderti. Vivi correttamente nella realtà. Chi vive nella realtà vive felicemente in questo mondo.

169 Vivi correttamente nel Dhamma, non vivere in modo scorretto. Chi vive nella realtà37 vive felicemente inquesto mondo.

170 Guarda al mondo come ad una goccia d’acqua, come ad un miraggio. Osservando in questo modo diventi invisibile agli occhi del signore della morte.38

171 Avanti, vieni a vedere questo mondo decorato come un carro reale, dove l’immaturo sprofonda e muore. Ma per chi è consapevole della realtà non c’è attaccamento.

172 Se chi era illuso è riuscito a risvegliarsi allora è libero, come la luna libera dalle nubi illumina il mondo.

173 Chi invece di compiere una cattiva azione fa il bene illumina il mondo, come la luna libera dalle nubi.

174 Le persone in questo mondo sono cieche, poche sono in grado di vedere, poche sono in grado di liberarsi dalla rete, intrappolate come un uccello, poche raggiungono la felicità.

175 I cigni volano lungo il sentiero del sole, chi è dotato di poteri psichici vaga nel cielo; il saggio, avendo sconfitto la morte ed il suo seguito, abbandona questo mondo.

176 Non c’è sofferenza che non possa compiere chi abbandona la verità, chi mente; quella persona ha rinunciato al mondo che verrà39.

177 Certamente gli avari non raggiungono il mondo degli dei, certamente l’ignorante non elogia la carità mail saggio la ammira ed è contento di fare la carità e godrà nella felicità del mondo che verrà.

178 Chi raccoglie il frutto del sotāpatti40 è più grande del re che governa su tutta la terra o di chi ha raggiunto i regni celesti.

XIV Il Buddha (179-196)

179 Ciò che l’Essere Illuminato ha conquistato non potrà mai essergli tolto, la corruzione non seguirà mai più il Buddha, la sua concentrazione è infinita. Non è rimasta alcuna traccia nel sentiero, chi può braccarlo?

37 Dhamma e realtà (intesa come realtà ultima) sono sinonimi.38 Viene in mente il Vajracchedikā prañāpārimita Sūtra: “Come una goccia di rugiada o una bolla di schiuma che

galleggia sul fiume; come un lampo in una nuvola estiva o come un’illusione, un fantasma o un sogno: così dovresti guardare tutte le cose.”

39 Il mondo che verrà paralōka in Pāli: “è del tutto giustificato intendere il termine in senso metafisico o prendere para in senso temporale come in param (dopo la morte), ovvero il mondo futuro o quello che verrà, l’altro mondo, ilmondo al di là.” The Pāli text Society’s Pāli-English Dictionary

40 Sōtāpatti: letteralmente ‘colui che è entrato nel fiume’, è il primo passo verso il Nibbāna nel quale si abbandonano le prime tre catene: i) l’opinione che esista un sé, ii) il dubbio verso il Buddha, il Dhamma ed il Sangha, iii) l’opinione secondo la quale sono solamente i rituali a portare alla liberazione.

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180 Chi è rimasto da catturare? Chi da intrappolare? Chi da avvelenare? Chi non ha più radici non si aggrappa più a nulla, la sua concentrazione è infinita. Chi è rimasto da poter cadere in tentazione?

181 I saggi che conoscono il Dhamma, intenti nella meditazione, spezzano le loro catene conquistando il Nibbāna. Consapevoli ed illuminati, vengono ammirati persino dagli dei.

182 È difficile rinascere come essere umano; è difficile, in questa vita da mortali, ascoltare il Dhamma; è difficile che nell’arco di questa vita nasca un Buddha.

183 Non compiere azioni che provocano sofferenza, realizza invece azioni meritorie, purifica la tua mente: questo è l’insegnamento dei Buddha.

184 La pazienza è la pratica ascetica più alta. Per i Buddha il Nibbāna è lo stato supremo. Chi fa del male agli altri certamente non fa parte di chi ha rinunciato, chi fa del male agli altri certamente non è un monaco.

185 Non cercare la colpa negli altri, non tormentarli, segui con disciplina i precetti41, mangia moderatamente, inoltre cerca dei luoghi solitari e pratica la meditazione costantemente: questo è l’insegnamento dei Buddha.

186 Il desiderio dei sensi non verrà placato nemmeno da una pioggia di monete d’oro. Il saggio capisce l’impossibilità di saziare il desiderio ed il dolore che deriva dal provarci inutilmente.

187 Chi ascolta il Buddha non indugia nemmeno nei piaceri del paradiso, la sua mente è concentrata sulla fine del desiderio.

188 Gli esseri umani tremano dalla paura e cercano rifugio tra le rocce, nelle foreste, nei giardini, tra gli alberi e nei templi.

189 Ma questi non sono rifugi sicuri, non sono supremi, entrando in questi rifugi non ci si libera dalle sofferenze.

190 Ma prendendo rifugio nel Buddha, nel Dhamma e nel Sangha si comprenderanno, alla luce della più alta saggezza, le quattro Nobili Verità:

191 La Sofferenza, l’Origine della Sofferenza, la Fine della Sofferenza e la Via che conduce alla Fine della Sofferenza42.

192 Questo è davvero il rifugio sicuro, questo il rifugio supremo, quando entri in questo rifugio sei libero da tutte le sofferenze.

193 È raro un Buddha in mezzo agli uomini, non nasce ovunque una persona così nobile e saggia. Ma quando accade, da qualche parte, quella casa sarà ricolma di felicità.

194 Gioia è: l’avvento di un Buddha. Gioia è: l’insegnamento del Dhamma. Gioia è: l’armonia nella comunità. Gioia è: la pratica.

41 I cinque precetti: Mi impegno nella pratica di: non uccidere intenzionalmente alcun essere senziente, non rubare, tenere un comportamento sessuale corretto (non abusare, non tradire), non usare la parola in modo divisivo, non assumere sostanza intossicanti per la mente.

42 Vedi il Dhammacakkappavattana Sutta SN 56.11, Il fondamento della Ruota del Dhamma, questo è un Sutta che bisogna conoscere!

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195 Chi merita di essere venerato? Coloro che sono andati oltre le proliferazioni mentali43, coloro che sono andati oltre il dolore ed il lamento, ovvero i Buddha ed i loro discepoli.

196 È difficile quantificare il merito di chi venera coloro che hanno raggiunto il Nibbāna, coloro che non tremano e non hanno paura.

XV La Felicità (197-209)

197 Viviamo tra coloro che odiano, senza odiare. Quando odiano viviamo senza odio. Viviamo felici tra coloro che odiano.

198 Viviamo tra coloro che sono afflitti liberi dalle afflizioni. Tra gli afflitti viviamo felici senza afflizioni44.

199 Viviamo tra coloro che sono ansiosi di inseguire il piacere dei sensi, senza sforzarci. Viviamo felici in mezzo alle persone che si sforzano piene d’ansia, senza sforzarci.

200 Viviamo felicemente così, noi che non abbiamo nulla. Viviamo cibandoci di gioia come gli dei del cielo.

201 La vittoria genera odio perché rende infelice chi è stato sconfitto. Ma la persona pacifica, essendosi emancipata dalla vittoria e dalla sconfitta, vive nella felicità.

202 Non c’è fuoco come il desiderio, non c’è crimine come la rabbia, non c’è un dolore come quello dell’attaccamento agli aggregati45, non c’è felicità più grande della pace mentale.

203 La fame è l’afflizione più grande, gli schemi mentali46 sono il dolore peggiore, quando si comprende la loro realtà il Nibbāna diventa la più alta delle benedizioni.

204 La salute è l’avere più grande, la felicità è la ricchezza più grande, le relazioni basate sulla fiducia sono lemigliori. Il Nibbāna è la più alta delle benedizioni.

205 Chi ha assaporato la solitudine, e la calma che accompagna l’assenza di colpe, ha assaggiato la dolcezza della gioia del Dhamma; egli diventa puro, sincero.

43 Proliferazioni mentali: papañca. Questo è un termine difficile da tradurre, Thanissaro Bhikkhu lo rende con ‘oggettivizzazione’. Vedi Madhupindika Sutta MN 18 e anche ‘Concept and Reality in early Buddhist Thought’ di Bhikkhu Ňānananda interamente dedicato a questo termine.

44 Naturalmente s’intendono le sofferenze mentali, anche il dolore fisico può trasformarsi in un dolore mentale quando ad esempio si ha mal di denti e paura del dentista. Il dentista cura il dolore fisico, il Dhamma il dolore della mente.

45 Aggregati Khandha in Pāli: i) forma ii) sensazione iii) percezione iv) schemi mentali v) coscienza. Sono i cinque aspetti con i quali il Buddha riassume tutti i fenomeni fisici e mentali dell’esistenza. Ciò che chiamiamo esistenza nonè altro che il mero processo di questi fenomeni fisici e mentali, un processo che continua a ripetersi da tempi immemori. Questi cinque gruppi però non costituiscono, né assieme né separatamente, un ego dipendente o un sé né è possibile trovare un ego o un sé separato da essi. Perciò l’idea che esista una sostanza chiamata sé non è altro che un’illusione. (Weragoda Sarada Thero).

46 Schemi mentali sankhārā in Pāli: le forze e i fattori che modellano le cose fisiche e mentali, si riferisce a qualunque cosa formata o modellata dalle condizioni o, nel caso specifico dei cinque khanda, gli schemi del pensiero nella mente (Access to Insight).

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206 È bene guardare ai Nobili che percorrono il sentiero, stare con loro è sempre motivo di felicità. Non badare all’ignorante rende sempre felici.

207 Che accompagnarsi all’ignorante, per un lungo periodo, sia sempre causa di sofferenza, come vivere assieme ad un nemico, è la verità. Accompagnarsi ad un saggio, invece, è come il calore di un’amicizia, una relazione che porta alla felicità.

208 Perciò accompagnati ai saggi che hanno ben imparato, che osservano attentamente l’insegnamento, che seguono la pratica spirituale, che sono nobili, fidati. Accompagnati a questo tipo di persone come la luna nel cielo segue un sentiero di stelle.

XVI Il Piacere (209-220)

209 Coloro che s’impegnano dove non dovrebbero impegnarsi, aggrappandosi in maniera egoista solo a ciò che a loro procura piacere, finiscono con l’invidiare coloro impegnati nella propria crescita.

210 Non avvicinarti troppo a ciò che ti piace né a ciò che non ti piace, poiché stare lontano da ciò che ci è caro è doloroso quanto stare vicino a ciò che non ci è caro.

211 Perciò non avere preferenze perché separarsi da ciò che ci è caro è doloroso. Coloro che non hanno né piaceri né dispiaceri sono senza legami.

212 Dalle cose che ci sono care nascono il dolore e la paura ma per chi è libero dalle cose che ama non c’è dolore, come può esserci paura?

213 Dal piacere nasce il dolore, dal piacere nasce la paura ma per chi è libero dal piacere non c’è dolore, come può esserci paura?

214 Dall’attaccamento nasce il dolore, dall’attaccamento nasce la paura ma per chi è libero all’attaccamento non c’è dolore, come può esserci paura?

215 Dalle passioni nasce il dolore, dalle passioni nasce la paura ma per chi è libero dalle passioni non c’è dolore, come può esserci paura?

216 Dal desiderio nasce il dolore, dal desiderio nasce la paura ma per chi è libero dal desiderio non c’è dolore, come può esserci paura?

217 Chi è versato nella disciplina e nella saggezza, chi è ben istruito nel Dhamma, chi è onesto e compie il suo dovere è amato da tutti.

218 Nella mente di quella persona è nato l’anelo per l’indefinibile. Senza desideri egli è chiamato colui che nuota contro corrente47.

47 Potrebbe suonare contraddittoria una tensione verso l’indefinibile senza un desiderio ma nel Mulapariyaya Sutta (MN 1) il Buddha, descrivendo il modo di pensare di una persona sconsiderata, dice: “…percepisce il Nibbāna come Nibbāna. Percependo il Nibbāna come il Nibbāna, concepisce delle cose riguardo al Nibbāna, concepisce cose nel Nibbāna, concepisce cose che escono dal Nibbāna, concepisce il Nibbāna come ‘mio’, gioisce nel Nibbāna. Perché? Perché non ha compreso.” Se il Nibbāna è indefinibile cosa c’è da desiderare? Il Nibbāna è un lasciar andare non un prendere.

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219 Quando qualcuno torna a casa sano e salvo da un lungo viaggio, i suoi parenti e amici, vedendolo arrivare, si raccolgono per dargli il benvenuto.

220 Allo stesso modo, chi lascia questo mondo è accolto nell’altro dai suoi meriti, come i tuoi parenti ti danno il benvenuto dopo un lungo viaggio.

XVII La Rabbia (221- 234)

221 Abbandona la rabbia, rinuncia all’orgoglio, liberati da tutte le catene. Non aggrapparti al nome e alla forma48, non possedere nulla ed il dolore e il lamento non cadranno su di te.

222 Colui che controlla la sua rabbia, come un carro fuori controllo, è lui che chiamo un vero auriga. Gli altri si limitano a tenere le redini.

223 Conquista la persona arrabbiata senza arrabbiarti, conquista la persona ingiusta con la bontà, conquista l’avaro con la carità, conquista il bugiardo con la verità.

224 Dì la verità. Non arrabbiarti. Dai quando ti viene chiesto, anche quel poco che hai. Grazie a queste tre condizioni raggiungerai gli dei.

225 Quei saggi pacifici che sono padroni di loro stessi, andranno in un luogo privo di sofferenza, raggiungeranno il luogo immutabile49.

226 Coloro che sono sempre svegli, giorno e notte, che si dedicano alla disciplina con il fine del Nibbāna, estingueranno le tre catene50.

227 Oh Atula51! Questa storia è vecchia, non è una novità: se rimani in silenzio vieni criticato, se parli vieni criticato, anche chi dice poco è criticato, non esiste in questo mondo una persona che non venga criticata.

228 Non c’è mai stato, non c’è e non ci sarà mai, qualcuno che viene sempre colpevolizzato o sempre lodato.

229 Ma la persona saggia è quella dalla condotta impeccabile, intelligente, che possiede la saggezza dell’autocontrollo e che è lodata dai suoi pari dopo essere stata esaminata giorno per giorno.

48 Nome e forma, nāma rūpa: la sensazione, la percezione, l’intenzione, il contatto e l’attenzione costituiscono il nome mentre l’impressione lasciata dalla materia, che nel Buddhismo è descritta nei quattro elementi primari della terra, dell’aria, dell’acqua, del fuoco e dei loro derivati, costituisce la forma (vedi Sammādiṭṭhi Sutta MN 9). Nel Majjhe Sutta (AN 6.62 Sutta Central) è scritto che la forma è un estremo, il nome è l’altro estremo, in mezzo c’è la coscienza e il desiderio lega la forma al nome. Secondo Bhikkhu Ňānananda il desiderio ci fa dimenticare che il nome e la forma dipendono dalla coscienza e viceversa (Mahanidana Sutta DN 15), perciò ignoriamo che quello che prendiamo per vero non è altro che il nostro riflesso. (vedi Seeing through, The Magic of the Mind, The Law of Dependent Arising voll. 1-2 ad esempio).

49 Immutabile accuta in Pāli, un altro sinonimo per Nibbāna.50 i) l’opinione che esista un sé, ii) il dubbio verso il Buddha, il Dhamma ed il Sangha, iii) l’opinione secondo la quale

sono solamente i rituali a portare alla liberazione. Vedi nota 4051 Atula: un discepolo laico del Buddha, andò dal Venerabile Rēvata per ascoltare il Dhamma ma Rēvata rimase in

silenzio, allora non contento andò da Sāriputa che gli insegnò tutto l’Abhidhamma ma, non contento, andò da Ānanda che gli insegnò brevemente il Dhamma ma, di nuovo non soddisfatto andò dal Buddha lamentandosi dei loro insegnamenti.

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230 Quella persona è come una moneta d’oro, chi è in grado di trovare in lei un’impurità? È lodata persino dagli dei.

231 Guardati dai comportamenti immorali, comportati in maniera disciplinata, non aggrapparti al corpo e comportati in maniera virtuosa.

232 Non agitarti mentre discuti, comportati in maniera disciplinata quando parli, non aggrapparti alle parolee comportati in maniera virtuosa.

233 Guardati dalla mente52 agitata, disciplina i tuoi pensieri, non aggrapparti al pensiero concettuale53 e comportati in maniera virtuosa.

234 Quei saggi che disciplinano il corpo, la parola e la mente, sono padroni di loro stessi.

XVIII Afflizioni (235-255)

235 Ora sei come una foglia, gialla e secca. Sono arrivati i messaggeri della morte54, sei davanti alla porta della morte e non ti sei ancora preparato per il viaggio.

236 Perciò fai di te stesso un’isola55, sbrigati ad impegnati, diventa una persona saggia, senza afflizione ne sofferenza, raggiungi il regno di coloro che percorrono il Nobile Sentiero.

237 Ora il tuo tempo è scaduto, sei in presenza del re della Morte, non c’è un rifugio e non ti sei preparato.

238 Perciò fa di te stesso un’isola, comincia da subito a sforzarti, diventa una persona saggia, senza afflizione ne sofferenza, raggiungi il regno di coloro che percorrono il Nobile Sentiero.

239 Gradualmente, poco a poco, la persona saggia rimuove le proprie afflizioni come il fabbro purifica l’argento.

240 La ruggine che disintegra il ferro si genera dal ferro stesso, allo stesso modo sono le intenzioni di chi commette un’azione malvagia la causa della sua sfortuna56.

241 Se non vengono ripetuti, i canti arrugginiscono; l’indolenza dei suoi inquilini è la ruggine della casa; nonprendersene cura è la ruggine dell’aspetto; la disattenzione è la ruggine di chi sta di guardia.

52 Mente, mano in Pāli: “rappresenta la funzione intellettuale della coscienza, mentre viñnāna rappresenta il campo dei sensi e della reazione (percezione) e citta l’aspetto soggettivo della coscienza. Tradurre mano con mente copre lamaggior parte delle connotazioni del termine; a volte si può tradurre con ‘pensiero’. Come ‘mente’ rappresenta la facoltà razionale umana, che come parte soggettiva nella nostra relazione con il mondo oggettivo, può essere considerata come un senso speciale, che agisce sul mondo, un senso adattato alla razionalità del fenomeno, come gli occhi si adattano alla visibilità di quest’ultimo.” The Pāli Text Society’s Pāli-English Dictionary

53 Vedi Bhikkhuni Sutta AN 4.15954 I tre messaggeri sono la vecchiaia, la malattia e la morte. Vedi AN 3.36 I tre messaggeri divini (Sutta Central)55 Vedi Maha-parinibbana Sutta: Gli ultimi giorni del Buddha, DN 16 punto 33.56 Nel Nibbedhika Sutta AN 6.63 il Buddha identifica il Kamma con l’intenzione e quindi, nell’Upajjhatthana Sutta AN

5.57 ad esempio, uno dei soggetti da contemplare è il fatto che siamo eredi del nostro stesso kamma, cioè delle nostre intenzioni. In questo senso dare la colpa al destino o alle condizioni avverse, come cause della nostra situazione attuale, è una scusa. Naturalmente il modo per liberarsi dalle sofferenze è praticare l’Ottuplice Sentiero, ilsecondo punto è, appunto, Retta Intenzione.

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242 Un comportamento riprovevole è una afflizione per una donna57, l’avarizia è una afflizione per chi dona, le azioni malvagie sono una afflizione sia in questo mondo che in quello futuro.

243 O monaci! Tra tutte non c’è afflizione peggiore dell’ignoranza58, liberatevi da questa afflizione e diventate puri.

244 Ad una persona senza vergogna la vita sembra facile, si crede furbo come un corvo, arrogante, diffama e corrompe.

245 La vita è dura per la persona modesta che persevera ciò che è puro, senza attaccamento. È dura per chi segue una vita contemplativa.

246-247 Chi distrugge la vita, chi mente, chi prende ciò che non è suo, chi commette adulterio, chi assume sostanze intossicanti, qui in questo mondo sradica le sue stesse radici.

248 Oh, uomo! È difficile controllare le cattive abitudini. Sapendo questo non permettere all’egoismo e alla cattiveria di imprigionarti a lungo.

249 Le persone donano in base alla loro fede e a loro piacere. Se qualcuno diventa geloso per il cibo e l’acqua data ad altri allora non rasserenerà la propria mente, né di giorno né di notte.

250 Ma se si riesce a sradicare del tutto questa gelosia allora si riuscirà sicuramente a rasserenare la mente, sia di giorno che di notte.

251 Non c’è fuoco paragonabile all’attaccamento, non c’è costrizione peggiore dell’odio, non c’è rete paragonabile all’ignoranza, non c’è fiume paragonabile al desiderio.

252 È facile notare le colpe altrui ma è difficile notare le proprie. Passiamo al setaccio gli errori degli altri come se separassimo la pula dal grano, cercando nel frattempo di nascondere le nostre colpe, come i cacciatori cercano di nascondersi coprendosi di foglie.

253 Coloro che hanno l’abitudine di osservare le colpe altrui, deridendoli di continuo, non si accorgono di quanto crescono le loro. Essi sono ben lontani dal liberare la loro mente avvelenata.

254 Non ci sono impronte nel cielo, non vi sono monaci al di fuori (del Dhamma). Le masse sono fagocitate dalle attrazioni mondane ma i Buddha sono completamente liberi dalle proliferazioni mentali59.

255 Non ci sono impronte nel cielo, non vi sono monaci al di fuori (del Dhamma). Tutto ciò che è condizionato è impermanente. Ma per i Buddha non ci sono né ansia né agitazione.

57 Potrebbe sembrare che il Buddha stia discriminando le donne qui, ma va ricordato che è stato il Buddha stesso a fondare la prima società di donne della storia, ovvero l’ordine delle monache, in esso trovano uguale rifugio donne appartenenti a qualsiasi livello sociale. Si veda la sezione dedicata alle monache, il Therighata nel Khuddaka Nikaya e il Bhikkhuni samyutta nel Sagatha Vagga del Samyutta Nikaya. Vedi anche “The Position of Women in Buddhism” by Dr. (Mrs.) L.S. Dewaraja reperibile nel sito Access to Insight.

58Che cosa si ignora? Sammaditthi Sutta MN9 “Cos’è l’ignoranza? Non conoscere la sofferenza, non conoscere l’origine della sofferenza, non conoscere la fine della sofferenza, non conoscere il sentiero che porta alla fine della sofferenza.”

59 Proliferazioni mentali papañcā: vedi nota 43.21

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XIX Il Giusto (256-272)

256 Giudicare arbitrariamente è un’ingiustizia. Ma il saggio indaga ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e decide di conseguenza.

257 Il saggio non giudica gli altri in maniera arbitraria ma in base alla verità del Dhamma.

258 Il saggio non è colui che parla in continuazione, non si diventa saggi in questo modo. Chi è libero, chi non odia, chi non ha paura, è chiamato saggio.

259 Solo perché una persona parla in continuazione non vuol dire che abbia compreso il Dhamma. Ma se qualcuno avendo ascoltato anche una sola parola del Dhamma la mette in pratica, ne fa esperienza, comprende il Dhamma.

260 Non si diventa venerabili60 solo perché i capelli diventano grigi. Si è semplicemente più vecchi quando siraccolgono i frutti di una vita ma non della virtù.

261 Ma se una persona conosce le Quattro Nobili Verità e il Dhamma, non fa del male, è disciplinato e si è liberato dalle impurità, quella persona è veramente un venerabile.

262 Si può usare un linguaggio forbito o avere una bella presenza ma se si è avidi, subdoli e invidiosi non si diventa brave persone.

263 Se una persona sradica completamente tutti questi mali, quel saggio è chiamato virtuoso.

264 Avere la testa rasata non fa di te un monaco. Se sei senza principi, pieno di desiderio e avidità come puoi chiamarti monaco?

265 Se qualcuno riesce a sedare le proprie intenzioni malvagie, sia le più evidenti che le più minute, egli è chiamato monaco poiché ha sradicato completamente il male.

266 Ricevere l’elemosina non fa di te un monaco. Osservare tutte le regole non fa di te un monaco. Ma se lasci andare i meriti e i demeriti e segui la vita santa allora puoi chiamarti monaco.

267 Se lasci andare i meriti e i demeriti, se rifletti saggiamente e vivi la più alta disciplina allora, in questo mondo, puoi chiamarti monaco.

268 Chi si comporta in maniera sciocca e da ignorante, non diventa un saggio solo perché pratica il Nobile Silenzio. Ma chi è benedetto dalla saggezza decide ciò che è giusto come se avesse in mano una bilancia.

269 Chi si libera dal male è chiamato muni61, egli ha compreso grazie alla sua saggezza il mondo interiore ed esteriore perciò è chiamato saggio.

270 Chi fa del male ad un essere vivente non è chiamato Nobile, chi non fa del male è chiamato Nobile.

60 Venerabile “thēra” in Pāli: così sono chiamati quei monaci che hanno vissuto almeno dieci anni nella comunità dalla data della loro ordinazione. Il termine significa ‘stabile’. Sul tema del verso si veda l’Isidatta Sutta SN 41.3

61 Muni: ‘saggio’ in Pāli, Shakyamuni significa: ‘saggio del clan dei Sakya’.22

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271-272 Non accontentatevi di seguire i precetti o di imparare molte cose, di ottenere la serenità o di vivere lontano dal mondo pensando: “Gioisco nella rinuncia che le persone mondane non sperimentano”. Non accontentatevi ma sforzatevi fino ad ottenere il Nibbāna.

XX Il Sentiero (273-289)

273 Di tutti i sentieri, l’ottuplice sentiero è il più grande. Di tutte le verità, le Quattro Nobili. Di tutti gli stati dell’essere, il Nibbāna. Di tutti gli uomini colui che possiede gli occhi è il più grande.

274 Non c’è altro sentiero verso la chiarezza dell’intuizione, perciò segui questo sentiero e confonderai Māra.

275 Seguendo questo sentiero porrai fine alla sofferenza. Dopo aver capito come estrarre la freccia62 ho insegnato il modo per estrarla.

276 Tu devi compiere lo sforzo, i Buddha indicano solo la strada. Coloro che meditano e seguono la via ottengono la piena liberazione dalle catene di Māra.

277 Tutte le preparazioni63 sono impermanenti. Quando riesci ad intuire questa verità allora ti liberi dalla sofferenza: questo è il sentiero verso il Nibbāna.

278 Tutte le formazioni sono sofferenza. Quando riesci ad intuire questa verità allora ti liberi dalla sofferenza: questo è il sentiero verso il Nibbāna.

279 Tutte le cose sono prive di un sé64. Quando riesci ad intuire questa verità allora ti liberi dalla sofferenza: questo è il sentiero verso il Nibbāna.

280 Se una persona non si impegna quando è il momento di impegnarsi, se una persona è pigra anche quando è giovane e forte, se sopprime dei pensieri meritevole perché indolente, allora non troverà il sentiero per la saggezza.

281 Se una persona tiene sotto controllo la parola, la mente e si astiene dal commettere azioni immorali persino con il corpo, dopo aver pulito queste tre porte del kamma porterà a compimento il nobile ottuplice sentiero.

62 La freccia della nascita, della vecchiaia, della morte e della sofferenza. Vedi Cula-Malunkyovada Sutta MN 6363 Di nuovo Sankhāra: qui ho deciso di seguire Bhikkhu Ñānanada che rende il termine con “preparazioni”. Un’analisi

di questo termine richiederebbe una trattazione a parte (Bhikkhu Bodhi ha scritto un testo al riguardo: “Anicca Vata Sankhara” reperibile nel sito Access to Insight), si confronti la definizione data dal dizionario della Pāli Text Society che lo introduce come uno dei termini più difficile della metafisica buddhista. Nell’India antica indicava il trucco degli attori di teatro e, in senso più ampio, tutte le preparazioni necessarie allo spettacolo. Perciò indica qualcosa di costruito, di messo assieme (quindi privo di una realtà inerente), qualcosa che prepara all’azione (alla commedia della vita). Nel dizionario consigliano di comparare Sankhāra con Vāsanā. Quest’ultimo termine (noto agli studenti della scuola Yogachara e Zen; nel Lankavatara Sutra Bill Porter lo traduce, a mio modesto avviso in maniera fuorviante, con “habit energy”) indica le impressioni rimaste a livello inconscio nella mente ed è paragonato alla fragranza che rimane in una stanza dopo che l’incenso si è spento. Sankhāra è il secondo termine nell’illustrazione dell’origine dipendente: data l’ignoranza emergono le preparazioni, date le preparazioni emerge la coscienza, data lacoscienza emergono il nome e la forma.

64 Vedi Anatta Lakkhana Sutta SN 22.59 il discorso sulle caratteristiche del non-sé. Tutti i dhamma sono privi di un sé non vuol dire che le cose non esistono, il Buddha rifiuta la presenza (eternalimo) o l’assenza (nichilismo) di ‘qualcosa’ e propone la Via di Mezzo tra questi due estremi, ovvero l’Origine Dipendente vedi ad es.: Moḷiyaphagguna Sutta SN 12.12.

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282 Con la meditazione si affina la saggezza, se non si pratica la meditazione si erode la saggezza e avvizzisce il progresso. Conoscendo questi due sentieri, impegnati nell’affinare la saggezza.

283 O monaci! Tagliate la foresta ma non l’albero, dalla foresta delle colpe nasce la paura. Estirpando il sottobosco e la foresta raggiungete il Nibbāna65.

284 Fino a quando rimarrà in sottofondo il desiderio dell’uomo verso la donna66 allora la sua mente rimarrà legata, come il vitello è legato alla madre.

285 Come in autunno raccogli il loto bianco così devi recidere l’attaccamento al sé. Coltiva solamente il sentiero verso il Nibbāna com’è stato insegnato dal Buddha.

286 “Qui mi sistemerò durante la stagione delle piogge, mentre starò in quest’altro luogo durante l’inverno e l’estate” così va pensando l’ignorante senza rendersi conto del pericolo della morte.

287 Inebriato da ciò che possiede, che siano figli o mandrie67, con una mente annebbiata l’ignorante è comeun villaggio addormentato portato via da un’alluvione.

288-289 Non ci sono figli, non ci sono padri, non ci sono amici che possano proteggerti dalla morte. Il saggione è consapevole e si affretta a liberare il cammino verso il Nibbāna.

XXII Versi misti (290-305)

290 Se rinunciando ad una piccola felicità si raggiunge una felicità più grande, il saggio rinuncia a quella piccola felicità.

291 Chi raggiunge il benessere a scapito degli altri non riuscirà a liberarsi dalla rabbia, impigliato com’è nellarete del rancore che lui stesso ha creato.

292 Le colpe di quei pigri e arroganti che non fanno ciò che dovrebbero fare e fanno ciò che non dovrebberosi aggraveranno notevolmente.

293 Chi contempla il corpo68 e pratica costantemente la consapevolezza si accorge che piano piano le sue colpe si consumano.

294 Uccisa la madre e ucciso il padre, i due re guerrieri, il loro seguito e dopo aver distrutto il regno, l’Arahant se ne va senza ansia ne colpa69.

65 La foresta simboleggia le colpe e il sottobosco il desiderio, il significato della frase è: “Tagliate la foresta delle colpe ma non mortificate il corpo”. Acharya Buddharakkhita

66 Nel primo Sutta dell’Anguttara Nikaya: Rūpādī-ekaka vagga (Cittapariyādānavaggo), il Buddha amplia il discorso includendo anche il desiderio della donna verso l’uomo. Il Sutta si può leggere nel sito: awake.kiev.ua/dhamma/tipitaka/ (basta anche cercare Mettanet Tipitaka Index in un motore di ricerca).

67 Vedi Dhaniya Sutta Sn 1.268 Contemplare il corpo è il primo dei quattro esercizi per la consapevolezza descritti nel Satipatthana Sutta MN 10 69 Secondo Weragoda Sarada Thero, Acharya Buddharakkhita, Thanissaro Bhikkhu e Bhikkhu Ñānanada la madre è il

desiderio. Secondo Weragoda Sarada Thero il padre è l’egoismo, secondo Acharya Buddharakkhita il padre è il concetto di sé, secondo Thanissaro Bhikkhu il padre è il concetto e secondo Bhikkhu Ñānanada il padre è l’ignoranza. Tutti interpretano (a parte Bhikkhu Ñānanada per il quale non sono a conoscenza di commenti al resto del verso) i due re come l’eternalismo e il nichilismo, il loro seguito con l’attaccamento e il regno con i sei organi di senso e i loro rispettivi oggetti.

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295 Uccisa la madre e ucciso il padre, i due re guerrieri e le cinque tigri feroci70, l’Arahant se ne va senza ansia ne colpa.

296 Quei discepoli del Buddha che durante il giorno e la notte praticano la consapevolezza del Buddha si risvegliano sempre.

297 Quei discepoli del Buddha che durante il giorno e la notte praticano la consapevolezza del Dhamma si risvegliano sempre

298 Quei discepoli del Buddha che durante il giorno e la notte praticano la consapevolezza del Sangha si risvegliano sempre.

299 Quei discepoli del Buddha che durante il giorno e la notte praticano la consapevolezza del corpo si risvegliano sempre.

300 Quei discepoli del Buddha che durante il giorno e la notte lasciano che la propria mente gioisca nella pace si risvegliano sempre.

301 Quei discepoli del Buddha che durante il giorno e la notte lasciano che la propria mente gioisca nella meditazione si risvegliano sempre.

302 È difficile essere un monaco, è difficile godere di quella vita. È difficile vivere la vita di casa, è doloroso vivere con chi ha una visione diversa della vita. Chi ha cominciato il sentiero del samasāra è inseguito dalla sofferenza perciò non diventare un vagabondo nel samsāra, non farti inseguire dal dolore.

303 Chi è pieno di fede71 e di virtù è riverito ovunque si trovi, come chi ha fama e fortuna.

304 Come l’Himālaya risplende anche da molto lontano, così ci accompagna la bontà delle brave persone; come una freccia lanciata nella notte, così svaniscono le cattive persone.

305 Chi siede da solo, segue da solo la disciplina, dorme da solo ma non è indolente, gioisce in solitudine nel profondo della foresta.

XXII Inferni (306-319)

306 Coloro che mentono e commettono un torto, negando poi di averlo fatto, quando lasceranno questa vita andranno all’inferno72.

70 Le cinque tigri feroci: il desiderio dei sensi, la cattiva volontà, la pigrizia, l’ansia, l’incertezza.71 La fede, nella possibilità di liberarsi dalla sofferenza, deve essere sempre supportata dalla ragione e nasce dalla

comprensione in quanto ci viene chiesto di investigare e di testare l’oggetto della fede Buhhista. La fede di un buddhista non è in conflitto con l’analisi e il dubbio riguardo alle cose più oscure è ammesso ed è incoraggiato l’approfondimento. Weragoda Sarada Thero

72 Nel Buddhismo esistono 31 piani di esistenza, dai piani alti dei paradisi agli inferni più bassi, gli esseri vagabondanoper questi livelli a seconda della spinta ricevuta dalle azioni che hanno compiuto nel livello precedente, perciò la rinascita in un qualsiasi piano non è eterna. Il Buddha insegna il modo per uscire da questo cerchio di sofferenza. Il fatto che il Nirvana sia raggiungibile qui ed ora, grazie alla propria realizzazione della realtà così com’è, secondo me rende la credenza in questo soprannaturale del tutto accessoria. Perché mi permetto di aggiungere una tale nota personale? Perché ho letto di critiche fatte al Buddhismo che lo riducono a qualsiasi altra religione (intesa come superstizione) per il fatto che è presente questa componente soprannaturale, ma vorrei ricordare che nel Dhammacakkappavattana Sutta, per citarne uno dei più importanti, la parte “folkloristica” è del tutto irrilevante,

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307 Molti indossano l’abito color zafferano pur essendo dei trasgressori privi di morale. A causa del loro comportamento rinascono all’inferno.

308 Se si è senza morale e privi di virtù è meglio ingoiare una palla di ferro rovente piuttosto che mangiare ilcibo offerto in elemosina.

309 Quella persona che stupidamente commette adulterio soffrirà queste quattro conseguenze: sarà colpevole, non riuscirà a dormire, sarà svergognato e rinascerà all’inferno.

310 Una tale persona aggrava le sue colpe e rinascerà nell’infelicità. Il piacere dell’uomo e della donna spaventati dura poco e la punizione del re è pesante. Perciò non intrattenerti con i partner altrui.

311 Anche un filo d’erba kusa73, se preso nel modo sbagliato, può ferire una mano così praticare la vita monastica in maniera sbagliata ti trascinerà all’inferno.

312 Si possono compiere delle buone azioni casualmente, si possono praticare dei riti religiosi in maniera poco autentica, si possono avere dei dubbi sulla propria vita spirituale e tutto questo non porta a grandi risultati.

313 Se puoi compiere qualche azione meritoria agisci con impegno e preoccupazione. Ma se la pratica monastica diventa casuale invece di ridursi la polvere aumenterà.

314 È meglio non compiere un torto, una cattiva azione in seguito porterà tormento. È meglio compiere unabuona azione così poi non ci sarà pentimento.

315 Come in una città di confine si sta di guardia sia all’esterno che all’interno, così vigila su te stesso. Non lasciarti scappare il momento giusto, non gettarlo via o te ne pentirai una volta rinato all’inferno.

316 Coloro che non si vergognano di ciò di cui vergognarsi e si vergognano di ciò di cui non vergognarsi, abbracciando queste false credenze rinasceranno all’inferno.

317 Coloro che non hanno paura di ciò che è spaventoso e hanno paura di ciò che non è spaventoso, abbracciando queste false credenze rinasceranno all’inferno.

318 Coloro che non vedono l’errore in ciò che è sbagliato e vedono come un errore ciò che non è sbagliato, abbracciando queste false credenze rinasceranno all’inferno74.

319 Coloro che conoscono ciò che è sbagliato come ciò che è sbagliato e ciò che non è sbagliato come ciò che è corretto, abbracciando la giusta comprensione rinasceranno in paradiso.

anzi sembra quasi interpolata. Penso che il Buddha nella sua immensa compassione abbia lasciato un posticino anche a chi, come me, fa fatica a digerire questa parte. In fondo, pensando al titolo di questo capitolo, se il paradiso non è un luogo ma un modo di vivere la stessa cosa vale anche per l’inferno e i versi funzionano anche in questa chiave.

73 Erba kusa: è una pianta erbacea perenne della famiglia delle graminacee alta fino ad un metro.74 Nel Vipallasa Sutta AN 4.49 il Buddha parla di quattro perversioni che ci fanno vagabondare per il samsāra, ovvero:

i) percepire la permanenza in ciò che è impermanente, ii) percepire la bellezza in ciò che è rivoltante, iii) percepire lafelicità in ciò che è doloroso, iv) percepire un sé nel non-sé.

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XXIII L’elefante (320-333)

320 Le persone prive di virtù sono la maggioranza nel mondo ma sopporterò i loro abusi come l’elefante in battaglia resiste alle frecce.

321 Il re fa affidamento sull’elefante addestrato e solo gli elefanti addestrati sono ammessi in mezzo alla folla. Così chi è disciplinato è il più grande fra gli uomini, egli sopporta gli insulti delle persone.

322 I muli addestrati sono utili, i purosangue sindhu sono i cavalli migliori. I kuñjara sono i più grandi tra gli elefanti. Ma la persona che riesce a domare sé stessa è superiore a tutti.

323 Non si può raggiungere quella terra ancora sconosciuta a cavallo di un elefante o di un purosangue ma solo dopo essere riusciti a domare sé stessi si raggiunge il Nibbāna.

324 Fossilizzato nelle sue abitudini, l’elefante Dhanapāla è incontrollabile e se rinchiuso in cattività non c’è verso di addestrarlo perché è tormentato dal ricordo della sua foresta.

325 Quello stupido, pigro, goloso, che si rotola nel letto come un maiale nel porcile è schiavo della continua rinascita.

326 In passato questa mia mente vagabondava a suo piacere, ovunque le piacesse andare. Ora controllo la mia mente con saggezza, come un conduttore di elefanti usa il suo bastone per guidare l’elefante.

327 Gioisci nella consapevolezza, fai la guardia alla tua mente, elevati come un elefante che si libera dal pantano.

328 Passa il tuo tempo con le persone sagge, compassionevoli ed intelligenti. Se riesci a trovare un simile compagno riuscirai a superare tutti i pericoli e le avversità e vivrai una vita felice in consapevolezza.

329 Se non riesci a trovare un compagno saggio, compassionevole ed intelligente allora rimani pure da solo come un re sconfitto abbandona il suo regno, come l’elefante Mātanga nella foresta degli elefanti.

330 È meglio stare da soli piuttosto che accompagnarsi agli stolti. Vivi in solitudine senza fare alcun male, senza alcuna preoccupazione, come un elefante nella foresta degli elefanti.

331 Quando c’è da svolgere un compito è di conforto poter contare sui propri compagni; accontentarsi del poco che si ha è di conforto. Quando si avvicina la fine della vita è di conforto ricordare le proprie buone azioni; estinguere la sofferenza è una benedizione.

332 In questo mondo la maternità è felicità, come la paternità, l’essere monaco e il diventare Arahant.

333 La felicità è inseguire la virtù fino all’ultimo respiro, trovare sostegno nella saggezza e abbandonare ciò che non è sano.

XXIV Il Desiderio (334-359)

334 Come l’edera crescendo uccide l’albero ospite così il desiderio finisce col soffocare l’indolente. Perciò continua a saltare di rinascita in rinascita, come la scimmia che brama la frutta salta di ramo in ramo.

335 Se si viene sopraffatti dal veleno del desiderio, la sofferenza crescerà come l’erba bīrana dopo la stagione delle piogge.

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336 Ma se in questo mondo si riesce a sconfiggere il desiderio, così difficile da sconfiggere, allora, come la pioggia scivola sulla foglia del loto, la sofferenza scivolerà via.

337 Che tutti voi, riuniti qui in assemblea, possiate raggiungere la felicità! Vi consiglierò per il vostro benessere: chi cerca le dolci radici dell’erba usīra deve prima eliminare l’erba bīrana, allo stesso modo sradicate la radice del desiderio così la marea della morte non vi porterà più via ancora e ancora.

338 Come un albero abbattuto può rinascere se le radici sono rimaste intatte così se rimane traccia del desiderio la sofferenza rinascerà ancora e ancora.

339 Se le trentasei correnti75 scorrono con forza verso gli oggetti del desiderio allora si viene trascinati via assieme alle proprie passioni.

340 La corrente del desiderio scorre in ogni direzione, di conseguenza l’edera prospera ma il saggio accortosi dell’edera la taglia alla radice con la lama della saggezza.

341 Le persone provano piacere nel lasciarsi trascinare verso gli oggetti fradici di desiderio ma cercando la felicità nel piacere si trascinano solo verso la vecchiaia e la morte.

342 Circondati dal desiderio, le masse corrono avanti e indietro come la lepre in trappola. Rimarranno incatenati a lungo, ancora e ancora, alla sofferenza.

343 Circondati dal desiderio, le masse corrono avanti e indietro come la lepre in trappola. Perciò il monaco evita il desiderio e aspira al distacco76.

344 Libero dalla foresta del desiderio si dedicava alla vita nella foresta ma poi, benché libero dai legami della vita mondana, è tornato a quella stessa vita. Osserva quell’uomo che era libero dai doveri mondani maè ritornato ad esserne schiavo77.

75 Trentasei correnti: i tre desideri (per il piacere dei sensi, per l’esistenza e per la non-esistenza, descritti nelle quattro nobili verità) moltiplicati per le dodici āyatana ovvero i sei sensi (cinque più la mente) ed i rispettivi sei oggetti: 3X12=36. Phra Ajaan Dune Atulo un giorno diede questa interpretazione delle quattro nobili verità: “La mente che va verso l’esterno è l’origine della sofferenza. Il risultato dello scorrere verso l’esterno della mente è la sofferenza. La mente che vede la mente è il sentiero. Il risultato della mente che vede la mente è la fine della sofferenza.” Gift he left behind The Dhamma Legacy of Phra Ajaan Dune Atulo compiled by Phra Bodhinandamuni (Access to Insight).

76 Evitare il desiderio ma desiderare il distacco può sembrare una contraddizione. Nel Brahmana Sutta: Ad Unnabha ilBrahmano (SN 51.15) Ānanda spiega che, qualunque desiderio avesse il nobile discepolo di ottenere lo stato di Arahant, nell’ottenerlo ha abbandonato qualunque desiderio. Non tutti i desideri sono sbagliati, Ajahn Sumedho rende il secondo punto dell’ottuplice sentiero con “Retta Aspirazione”. “Benché aspirazione e desiderio sembrino sinonimi, la parola Pāli per desiderio “tanha” indica il desiderio che scaturisce dall’ignoranza mentre “sankappa” indica l’aspirazione che non nasce dall’ignoranza. Samma sankappa (retta aspirazione) deriva dalla Retta Comprensione e non è il desiderio di diventare qualcosa o qualcuno, non è il desiderio di diventare illuminati ma l’aspirazione, l’intenzione o l’attitudine dentro di noi. Il nostro spirito si eleva non si inabissa.” Ajhan Sumedho Le Quattro Nobili Verità (www.buddhanet.net).

77 Questo verso si riferisce alla storia di un monaco che innamoratosi di una ragazza, decise di abbandonare la vita nella foresta (dove i monaci si ritiravano a meditare). Ma siccome non era più in grado di vivere da laico fu sbattuto fuori di casa dallo zio di lei. Senza un tetto e un lavoro finì per unirsi ad una banda di ladri. Ma le guardie del re riuscirono ad arrestare la banda e a condannarla a morte. Mentre si avvicinavano al patibolo il vecchio maestro di quel monaco scorse il suo ex allievo e gli consigliò di concentrarsi in meditazione. Sorprese dalla calma di quell’uomo, le guardie riportarono l’accaduto al re che decise di concedergli la grazia. In seguito quell’uomo tornò alla vita monastica.

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345-346 Che siano di legno o di ferro il saggio non le considera delle catene. I beni materiali, i gioielli, i figli ele mogli queste sono le vere catene se c’è attaccamento78. Questi sono i legami che ti fanno affondare, benché non sembrino dei nodi così stretti, è difficile liberarsene. Ma avendo reciso anche queste catene, senza desiderare il piacere dei sensi, lasciando andare la vita mondana, il saggio rinuncia al mondo.

347 Incendiati dalla passione, gli esseri annegano nel fiume del desiderio che essi stessi hanno creato come il ragno cammina sulla sua stessa ragnatela. Ma i saggi non desiderano più, hanno superato la sofferenza ed entrano nel Nibbāna.

348 Lascia andare il passato, lascia andare il futuro, lascia andare, il presente. Raggiungi la riva opposta dell’esistenza79. Ovunque e in qualunque cosa la tua mente è libera, non tornerai più alla nascita e alla morte.

349 In una mente agitata e assalita dai dubbi e dai sospetti, dove le passioni sono acutizzate, il desiderio prospera. Così le catene diventano sempre più strette.

350 Ma chi sradica ogni dubbio e sospetto, e s’impegna con costanza nella consapevolezza, contempla il dolore nella realtà del mondo. Quella persona ha spezzato le catene di Māra.

351 Chi ha raggiunto l’obbiettivo, libero dall’ansia, privo di desiderio, si è purificato dalle afflizioni dell’attaccamento, ha rotto le spine dell’esistenza: questa è la sua ultima rinascita.

352 Chi ha messo fine al desiderio, chi è senza attaccamento; chi conosce l’etimologia dei testi e il loro uso; chi sa leggere i caratteri e sa come combinarli; quella persona, nella sua ultima rinascita, è conosciuta come grande saggio.

353 Io sono colui che ha superato tutti i dhamma nei tre piani dell’esistenza. Io conosco ogni cosa in ogni sfaccettatura. Senza attaccamento ho abbandonato ogni cosa, ho raggiunto la libertà nel Nibbāna da solo. Chi dovrei chiamare maestro80?

354 Il dono del Dhamma è il più grande tra i doni, il sapore del Dhamma supera ogni altro sapore, l’amore per il Dhamma oltrepassa ogni altro amore. Chi è libero dell’attaccamento ha sconfitto tutte le sofferenze.

355 Il benessere distrugge l’ignorante, non chi cerca l’altra riva. L’ignorante, mentre distrugge gli altri a causa della sua avidità, distrugge sé stesso.

356 Le piante infestanti sono la rovina dei campi, il desiderio è la rovina delle masse, perciò dona a chi non desidera e raccogli i frutti del tuo dono.

357 Le piante infestanti sono la rovina dei campi, la cattiva volontà è la rovina delle masse, perciò dona a chiè privo di cattiveria e raccogli i frutti del tuo dono.

78 Nel Nibbedhika Sutta AN 6.63 Il Buddha fa una precisazione importante: “La passione per le proprie congetture è la sensualità dell’uomo/ non i bei piaceri sensuali che si trovano nel mondo.”

79 Dal condizionato all’incondizionato, una volta raggiunta la riva si abbandona la zattera (l’insegnamento) diventata inutile.

80 Questa è stata la risposta del Buddha, appena illuminato, ad un asceta che, avendolo visto così calmo e sereno, gli aveva chiesto chi fosse il suo maestro. Dopo questa risposta l’asceta se ne andò scuotendo la testa. L’episodio è riportato nel Ariyapariyesana Sutta MN 26. I tre piani dell’esistenza sono la sfera dei sensi, la sfera della forma e la sfera della non-forma.

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358 Le piante infestanti sono la rovina dei campi, l’illusione è la rovina delle masse, perciò dona a chi non è illuso e raccogli i frutti del tuo dono.

359 Le piante infestanti sono la rovina dei campi, l’avidità è la rovina delle masse, perciò dona a chi non è avido e raccogli i frutti del tuo dono.

XXV Il Monaco (360-382)

360 È bene disciplinarsi nell’occhio, nell’orecchio, nel naso, nella lingua.

361 È bene disciplinarsi nel corpo, nell’uso delle parole, nella mente. Il monaco disciplinato in tutto questo raggiunge la libertà dalla sofferenza.

362 Se è disciplinato nella mano, nel piede, nelle parole, nel corpo; se è concentrato sull’oggetto della sua meditazione, se la sua mente è tranquilla, se vive serenamente in solitudine, allora è chiamato monaco.

363 Disciplinato nell’aprire la bocca, parlando senza esagerare, senza arroganza, un monaco dimostra il significato dell’insegnamento. Dolci sono le sue parole.

364 Abita nell’insegnamento, è felice nel Dhamma, riflette in continuazione sul Dhamma, lo memorizza e lo ricorda. Il monaco non si distrae dall’insegnamento.

365 Non disprezza ciò che ha ricevuto e non invidia quello che gli altri hanno ricevuto. Il monaco che invidia quello che hanno avuto gli altri non raggiunge la concentrazione mentale.

366 Anche se non ha ricevuto molto, il monaco non disprezza quel poco che ha ricevuto. Vivendo una vita pura, con entusiasmo, è lodato persino dai dēvā.

367 Non c’è un sé nel nome-e-forma81, in tutte le forme, e persino nel momento della morte non scendono le lacrime. Questa è una persona che si può certo definire monaco.

368 Il monaco che proietta la gentilezza amorevole82 verso ogni essere, che è contento di insegnare le parole del Buddha, che ha abbandonato tutte le preparazioni, raggiunge la benedizione della serenità.

369 Svuota questa barca, oh monaco, vuota verrà leggera con te! Allora, libero dalle passioni e dalla rabbia, raggiungerai il Nibbāna.

370 Recide le cinque catene grossolane, frantuma le cinque catene sottili, coltiva specialmente le cinque facoltà spirituali, trascende i cinque legami83. Il monaco che raggiunge questo risultato ha attraversato la corrente.

81 Nome-e-forma nāmarūpa in Pāli. Con nāma s’intende la sensazione, la percezione, l’intenzione, il contatto e l’attenzione. Con rūpa s’intendono i quattro elementi che costituiscono la materia e i loro derivati, rūpa però è sempre saññarūpa cioè la forma percepita, indica l’impressione lasciata dalla forma sul nāma. L’illusione di un sé nasce dal riflesso del nome-e-forma nella coscienza, dal vortice creato da queste due condizioni vedi Nagara Sutta SN 12:65.

82 Gentilezza amorevole mettā in Pāli è uno dei concetti chiave del Buddhismo tra i molti Sutta al riguardo Karaniya Metta Sutta Sn 1.8. Preparazioni: ancora Sankhāra, vedi nota 63.

83 Le cinque catene grossolane: l’illusione del sé, il dubbio, attaccamento ai riti e voti, desiderio, rabbia. Le cinque catene sottili: desiderare di rinascere nei regni divini, desiderare di rinascere nei regni senza-forma, presunzione, ansia e ignoranza. Le cinque facoltà spirituali: fede, entusiasmo, consapevolezza, concentrazione e saggezza. I cinque legami: avarizia, odio, illusione, false opinioni e arroganza.

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371 Oh, monaco! Non essere pigro, medita! Non lasciare che la mente si perda nel piacere dei sensi. Se non fatichi adesso, all’inferno sarai costretto ad ingoiare delle sfere di ferro incandescenti, allora piangerai il tuo destino gridando: “Questa è sofferenza”. Non lasciare che accada.

372 Non c’è saggezza senza meditazione. Ma se entrambe sono presenti, allora si è vicini al Nibbāna.

373 Con la mente in pace, il monaco, entrando in una dimora vuota, è in grado di vedere chiaramente la realtà delle cose. Sperimenta un’estasi sconosciuta ai mortali.

374 Quando in meditazione osserva l’emergere ed il dissolversi degli aggregati84 allora sperimenta un’estasi che è l’anticamera del Nibbāna, per chi lo conosce.

375 Questo insegnamento dell’osservare l’emergere ed il dissolversi è il primo passo. Chi vive la vita pura controlla i sensi, segue con gioia, soddisfazione e felicità il codice monastico e si accompagna a dei buoni amici.

376 Dovrebbe comportarsi in maniera cortese ed essere versato nella pratica così, in estasi, porrà fine alla sofferenza.

377 Oh Monaci! Come cadono i fiori secchi del gelsomino, lasciate cadere il desiderio e la rabbia.

378 Controllato nel corpo, controllato nella parola, con la mente sotto controllo, chi ha abbandonato le cosemateriali è pienamente sereno.

379 Oh Monaco! Tu devi esaminare te stesso, tu devi incoraggiarti. Così di guardia e consapevole vivi una vita felice.

380 Tu sei il tuo stesso rifugio, tu sei la tua guida; perciò impara a controllarti, come un mercante cura ed addestra il suo nobile cavallo.

381 Pieno di gioia, estasiato dall’insegnamento, cadono tutti i condizionamenti. Così il monaco raggiungerà il Nibbāna.

382 Il giovane monaco che dedica tutto sé stesso all’insegnamento del Buddha, illumina il mondo come la luna in un cielo privo di nuvole.

XXVI Il Brāhmana (383-422)

383 Oh Brāhmana85! Sforzati più che puoi, estingui il fiume dell’esistenza, liberati del desiderio dei sensi. Imparando a conoscere l’erosione delle cose condizionate diventa colui che ha compreso l’incondizionato.

384 Quando è diventato abile nella concentrazione e nell’intuizione86, tutte le sue catene svaniscono.

84 Aggregati khanda in Pāli: forma, sensazione percezione, formazioni mentali, coscienza. Ad esempio: Vajira Sutta: Vajira SN 5.10.

85 Brāhmana: rappresentavano la classe religiosa dell’India antica, ma già al tempo del Buddha erano diventati una classe privilegiata che ereditava il proprio titolo alla nascita, invece di guadagnarselo attraverso un percorso spirituale. Il Buddha tentò di ridare alla parola la sua connotazione originale indentificando il vero Brāhmana con l’Arahant, che si merita il titolo “sul campo”. Acharya Buddharakkhita.

86 Concentrazione e intuizione ovvero samādhi e vipassanā.31

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385 Questa è la persona che chiamo Brāhmana: per lei non esiste una riva lontana, né una riva vicina né entrambe le rive87.

386 In meditazione, libero dalle colpe, colui che ha portato a compimento il compito siede così in solitudine.Questa è la persona che chiamo Brāhmana: libera dalle afflizioni ha raggiunto il livello più elevato.

387 Il sole risplende di giorno, la luna illumina la notte. Il guerriero risplende nella sua armatura, il Brāhmana risplende in meditazione. Ma il Buddha risplende nella sua gloria attraverso il giorno e la notte.

388 Poiché ha abbandonato il male è chiamato Brāmana. Poiché ha raggiunto la serenità dei sensi è chiamato samana. Poiché si è liberato dalle colpe è chiamato pabbajita88.

389 Un Brāhmana non prova rancore verso chi l’ha attaccato. Condanno chi attacca un Brāhmana ma disapprovo di più chi cede alla rabbia.

390 Non rispondere alla rabbia non è una cosa da poco. Se per qualche motivo nella mente di chi odia emerge un pensiero libero dalla cattiveria, in quell’istante la sofferenza viene sconfitta.

391 La persona che chiamo Brāhmana non causa sofferenza con il corpo, con la parola, con la mente, e fa la guardia a queste tre sfere.

392 Come il Brāhmana adora il fuoco sacro, così si rende omaggio all’insegnante che insegna il Dhamma del Buddha perfettamente illuminato.

393 Non diventi un Brāhmana perché ti sei adornato i capelli o perché fai parte di un clan per diritto di nascita. Ma chi è consapevole della verità e della realtà spirituale, se è puro è un vero Brāhmana.

394 Oh, stolto! A cosa serve adornarti i capelli? A cosa serve vestirsi con pelli di leopardo? Il tuo spirito trabocca di colpe e tu pensi all’aspetto esteriore.

395 La persona che chiamo Brāhmana si veste con i sacchi di tela, dimora da sola meditando nella foresta, è così austera che si vedono le vene affiorare sulla sua pelle.

396 Non chiamo una persona Brāhmana solo perché è nata da una Brāhmana. Non chiamo Brāhmana una persona solo perché si rivolge agli altri con “Signore89”. Queste persone sono del tutto impure, ma la persona che è priva di colpe ed è libera da ogni attaccamento è lei che chiamo Brāhmana.

397 Chi chiamo Brāhmana si è liberato dalle dieci catene90 non trema più ed è libero dall’ansia. È andato oltre ogni forma di attaccamento, senza colpe.

87 Questa riva: i sei organi di senso. L’altra riva: l’oggetto dei sensi. Né l’una né l’altra: io e mio. Acharya Buddharakkhita.

88 Samana: un eremita, pabbajita: un asceta vagabondo.89 I Brāhmani al tempo del Buddha praticavano ogni tipo di rituale esteriore. Erano educati e cortesi e si rivolgevano

alle altre persone chiamandole “Signore”. Ma questi atteggiamenti non sono sufficienti, secondo il Buddha. Le qualità necessarie per il titolo di Brāhmana devono essere interiori, spiritualmente pure. Venerabile Weragoda Sarada Thero

90 Vedi nota 14.32

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398 Chi chiamo Brāhmana si è liberato dal laccio dell’odio, dal capestro del desiderio e dal giogo delle false opinioni ed ha superato l’ostacolo dell’ignoranza.

399 La persona che chiamo Brāhmana viene insultata, torturata o imprigionata ma riesce a mantenere la calma con il potere della pazienza.

400 Libero dalla rabbia, consapevole dei suoi compiti e doveri; disciplinato, si comporta in maniera virtuosa e non si lascia andare al desiderio. Questo è la sua ultima rinascita, questa è la persona che chiamo Brāhmana.

401 Per la persona che chiamo Brāhmana è come l’acqua sulla foglia del loto, come un seme di mostarda sulla punta di un ago91, non si aggrappa al piacere dei sensi.

402 Chi chiamo Brāhmana conosce completamente la fine della sofferenza in questa stessa vita, è libera e pura.

403 La persona che chiamo Brāhmana è capace di profonda saggezza ed intuizione, è in grado di discriminare il sentiero giusto da quello sbagliato.

404 Chi chiamo Brāhmana non si intrattiene a lungo né con i laici né con gli asceti, non percorre le vie del desiderio e si accontenta di poco.

405 Chi chiamo Brāhmana ha gettato il bastone e deposto le armi, non fa del male né agli arroganti né ai timidi e non lascia che nessun altro essere venga ferito o ucciso.

406 La persona che chiamo Brāhmana non è ostile in mezzo agli ostili, tra chi impugna le armi è pacifico, tra gli egoisti è senza sé.

407 Per la persona che chiamo Brāhmana il desiderio, l’odio e l’ingratitudine cadono come semi di mostardasulla punta di un ago.

408 La persona che chiamo Brāhmana non provoca nessuno, nemmeno con una singola parola sgarbata, invece dice parole piene di significato e oneste.

409 Chi chiamo Brāhmana non si appropria di niente che non gli venga dato, che sia lungo o corto, piccolo o grande, buono o cattivo.

410 La persona che chiamo Brāhmana non desidera e non possiede nulla né in questo mondo né nell’altro, è libera dalle colpe.

411 Chi chiamo Brāhmana non ha attaccamenti e avendo compreso non ha dubbi, ha raggiunto la non-morte.

412 Chi in questo mondo ha trasceso il bene, il male e gli attaccamenti, chi non soffre libero dalle colpe, io lo chiamo Brāhmana.

91 “Non si può trattenere ciò che è scomparso/ non si può fare scorta per il futuro;/ coloro che sono nati si trovano /come un seme sulla punta di uno spillo.” KN Nm (Mahaniddesa) 2.4

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413 La persona che come la luna è pura, priva di colpe, tranquilla e serena e ha rinunciato al desiderio che gode del ciclo dell’esistenza, io chiamo questa persona Brāhmana.

414 Ha attraversato le sabbie mobili della passione, il ciclo dell’esistenza e l’ignoranza, così difficili da attraversare. Ha raggiunto la riva opposta, è andato pienamente sulla riva opposta92. Pratica la meditazione ed è privo di desiderio, calmo, privo di dubbi. Questa è la persona che chiamo Brāhmana.

415 Chi chiamo Brāhmana non indugia più nel piacere dei sensi, ha intrapreso la via di chi è senza dimora e non prova più piacere nel ciclo dell’esistenza.

416 Chi chiamo Brāhmana ha abbandonato il desiderio, ha intrapreso la via di chi è senza dimora e non desidera più perpetuare il ciclo dell’esistenza.

417 Ha rinunciato sia alle catene della condizione umana sia ai legami con la vita nelle dimore divine. La persona che chiamo Brāhmana è libera da tutti i legami.

418 Ha rinunciato ai piaceri e ai dispiaceri, è diventato tranquillo, calmo e sereno, totalmente libero dagli attaccamenti, ha conquistato l’intero mondo a fatica, è la persona che chiamo Brāhmana.

419 Comprende a fondo l’origine e la fine degli esseri, senza attaccarsi a nessuna forma di nascita o morte, conosce le vie della disciplina: è la persona che chiamo Brāhmana.

420 Né gli dei né gli spiriti né gli umani possono comprendere il loro sentiero. Totalmente liberi dalle colpe hanno ottenuto il più alto livello spirituale, essi sono coloro che chiamo Brāhmana.

421 Per lei non ci sono colpe nel passato, nel presente e nel futuro, non si aggrappa a niente, senza impurità, è la persona che chiamo Brāhmana.

422 Un nobile leader, sempre all’opera, un grande saggio, un conquistatore, privo di attaccamento, ha lavatovia ogni male, conosce ciò che è essenziale, è la persona che chiamo Brāhmana.

423 Quel saggio conosce le sue vite precedenti, vede i paradisi e gli inferni, ha messo fine al ciclo delle esistenze, ha raggiunto la suprema saggezza completando la via di chi cerca la verità, quel saggio lo chiamo Brāhmana.

92 Suona come il mantra del Sutra detto il Cuore della Perfezione della Saggezza. 34