Design week, Fuorisalone: Design Food, il primo distretto ... · è la prima insegna multipurpose...

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Speciale Il primo distretto tematico sul Food Design nell’ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia in occasione del Fuorisalone 2019

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Speciale

Il primo distretto tematico sul Food Design nell’ambito di una Design Week internazionale, organizzato da PRESSO e Design Group Italia

in occasione del Fuorisalone 2019

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PRESSO® è la prima insegna multipurpose organizzata, fondata nel 2013 secondo i principi della Sharing Economy. Un format che ha innovato la tradizionale showroom in quella, più corrispondente ai moderni comportamenti di consumo, della “do-room”. Non uno spazio espositivo dove limitarsi a osservare e acquistare prodotti, ma un luogo in cui provare senza intermediazione i prodotti stessi nel loro contesto d’uso “naturale”: la casa. Per questo il layout di PRESSO® è concepito per rappresentare diversi ambienti domestici totalmente arredati e attrezzati: food & beverage, design, casalinghi, elettronica, elettrodomestici, tessile casa... L’assortimento rappresenta la filiera domestica dei prodotti e gli stili di vita, abbracciando l’intero “mondo casa”. Gli utenti possono usarli come casa propria utilizzando tutto ciò che è presente, servendosi, se vogliono, di svariati servizi supplementari. Da PRESSO® è vietato non toccare.

PRESSO | SarpiVia Paolo Sarpi, 6020154 MilanoItalia

PRESSO | Porta NuovaVia Marco Polo, 9201524 MilanoItalia

Location

Tel. +39 02 8417 2700e-mail: [email protected]: www.presso.it

Contatto

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PRESSO® è la prima insegna multipurpose organizzata, fondata nel 2013 secondo i principi della Sharing Economy. Un format che ha innovato la tradizionale showroom in quella, più corrispondente ai moderni comportamenti di consumo, della “do-room”. Non uno spazio espositivo dove limitarsi a osservare e acquistare prodotti, ma un luogo in cui provare senza intermediazione i prodotti stessi nel loro contesto d’uso “naturale”: la casa. Per questo il layout di PRESSO® è concepito per rappresentare diversi ambienti domestici totalmente arredati e attrezzati: food & beverage, design, casalinghi, elettronica, elettrodomestici, tessile casa... L’assortimento rappresenta la filiera domestica dei prodotti e gli stili di vita, abbracciando l’intero “mondo casa”. Gli utenti possono usarli come casa propria utilizzando tutto ciò che è presente, servendosi, se vogliono, di svariati servizi supplementari. Da PRESSO® è vietato non toccare.

PRESSO | SarpiVia Paolo Sarpi, 6020154 MilanoItalia

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Contatto

Un’automobile, un oggetto d’arredo, ma anche il cibo: tutto può essere “disegnato”, purché lo si guardi o lo si pensi in maniera diversa, ovvero con un’attitudine funzionale al consumatore.

Design, questo sconosciuto

Tra le capacità che definiscono la professionalità dei designer, due in particolare aiutano a spiegare in che modo essi possono creare valore nel food. La prima è l’abilità di interpretare, nei contesti in cui i sono chia-mati a intervenire, i bisogni funzionali ed emotivi delle persone. La seconda è quella di sviluppare soluzioni concrete, efficaci e desiderabili per quei bisogni. Queste capacità possono applicarsi a un’ampia varietà di ambiti: prodotti di largo consumo, prodotti medi-cali, macchine utensili industriali, servizi, turismo e, tra tanti altri ancora, il food. In molti invece continuano a relegare il design entro i confini dell’arredamento e della manifattura di pregio. Oppure pensano che le capacità dei designer, comunque le si voglia definire e ovunque siano usate, non possano manifestarsi che come valore estetico per gli occhi, cioè come realizza-zione in una forma visibile di un qualche ideale astrat-to di bellezza. Non è così: la storia di Design Group Italia è lì a dimostrarlo.

Il pensiero fa la differenza

Quando un’azienda che stava sviluppando un nuovo snack nutriente per il mercato statunitense si è rivolta a noi per una consulenza, non ci ha chiesto di ren-derlo più bello. Non avrebbe avuto senso. Ha chiesto di analizzare e mappare i contesti in cui le persone avrebbero potuto desiderare uno snack con quelle caratteristiche e di aiutare così il team di marketing a definire opportunamente la proposta di valore. Ha riconosciuto la capacità dei designer di calarsi nelle situazioni e di immedesimarsi nell’utente potenziale, indagandone le motivazioni. È ciò che alcuni teorici del design thinking chiamano empatia, parlandone come di un’attitudine specifica del designer.L’indagine che abbiamo condotto nel 2015 sulle larve di mosca come possibile fonte alternativa e sostenibi-le di proteine per polli e pesci d’allevamento non ave-va niente a che fare con la bellezza visiva. Aveva a che fare, invece, con la nostra convinzione che il design

di Federico Casotto (Design Group Italia)

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Snack ispirato alla piadina arrotolata, sviluppato da

Hormel Foods in collaborazione con Design Group Italia.

Il grissino spalmabile sviluppato da Design

Group Italia e brevettato da Barilla.

strategico possa creare valore in qualsiasi punto di una filiera alimentare e con il desiderio di contribuire a una ricerca industriale promettente. Grazie a Meg, una start up di fotobiologia applicata nata all’interno del nostro studio, partecipiamo a un grande proget-to in questo campo, studiando e creando le condi-zioni di illuminazione che favoriscono la riproduzione delle mosche soldato (hermetia illucens).Quando, ormai molti anni fa, abbiamo sviluppato idee di prodotto nella categoria grissini per una grande azienda italiana, non si trattava di inventarsi delle forme belle nel modo in cui può essere bello un grissino, ma di interpretare le logiche di quel merca-to e capire come creare valore per i consumatori. Le 13 idee di prodotto presentate e che l’azienda ha poi brevettato sono i risultati di questa ricerca e han-no aiutato il marketing a orientare correttamente il processo di innovazione.

Piero Santoro di MEG testa le condizioni di

luce all’interno della stanza di riproduzione

delle mosche soldato (hermetia Illucens)

Snack funzionale sviluppato da Desi-

gn Group Italia nell’ambito del progetto

FoodNET, Food Social Sensor Network,

finanziato dalla Regione Lombardia.

Ogni anno la Design week di Milano, organizzata in concomitanza con la fiera dell’ar-redamento e del design più importante al mondo, il Salone internazionale del mobile (quest’anno giunto alla 58a edizione), anima i quartieri del capoluogo lombardo con creatività e nuovi spunti. Il FuoriSalone è un evento spontaneo, organizzato autonoma-mente da singoli o da gruppi di aziende riunite in un progetto comune. La città diventa una grande vetrina dove scoprire, conoscere e ammirare oggetti e progetti innovativi.Quest’anno, per la prima volta, un intero distretto è stato dedicato al tema del food design. La zona Paolo Sarpi si è trasformata per ospitare eventi, workshop e aperitivi te-matici legati ai nuovi concept dedicati al cibo e al food design, indagato a 360°. L’even-to, 1a edizione di un appuntamento fisso della Design week milanese, è stato organizza-to da Presso e Design Group Italia.

Il food design debutta al FuoriSalone

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«La nostra amministrazione è molto attenta al comparto del food. Per esempio, siamo promotori di una manifestazione giunta ormai alla sua 3a edizione, Milano food city - dichiara l’assessore alle Attività produt-tive e Commercio, Cristina Tajani - uno tra gli appuntamenti più attesi e vissuti dai milanesi. Una manifestazione che riporta l’attenzione su cibo, corretta alimentazione e lotta allo spreco, al centro delle politiche urbane e della vita economica e sociale della città, coinvolgendo le periferie e il cuore di Milano. Il successo di pubblico e partecipazione riscosso nelle passate edizioni ci ha motivato nel proseguire in una scelta vincente come quella di puntare su un calendario di eventi diffusi in tutta la città, per raccontare il cibo e la cultura alimentare e sensibi-lizzando i cittadini. È un appuntamento fisso nel calendario delle week proposte dal Comune. Una manifestazione che è stata capace di affermarsi tra gli operatori e i milanesi per promuovere la cultura del cibo come elemento di aggregazione, solidarietà e conoscenza del territorio.

Per questa particolare inclinazione dell’amministrazione del Comune di Milano - spiega l’assessore -, riteniamo che la manifestazione DFood come evento del FuoriSa-lone possa avere un particolare valore. Durante il Salo-

ne del mobile siamo assolutamente convinti dell’importanza che ogni distretto abbia il suo particolare segno distintivo e la sua specificità. Se il quartiere Brera è sicuramente riconoscibile per il suo legame con il design e l’arredo, visto che ci sono molte realtà di questo comparto che hanno scelto di localizzare qui i loro showroom e negozi, la zona di Paolo Sarpi si sta distinguendo per la proposta gastronomica, che è sempre più interessante e sicuramente più variegata: passa dalla cucina regionale a quella internazionale. Si percepisce molto la vocazione di questo distretto per l’alimentazione e il food.L’innovazione di progetto legata al tema del food - prosegue Tajani - è sicuramente un tema da analiz-zare e approfondire. La città di Milano può diventare un territorio di elezione per sperimentare e indagare soluzioni nuove che vanno nella direzione del contrasto allo spreco di cibo, alla sostenibilità ambientale, alla socialità e alla ricerca di idee e realtà in grado di andare incontro ai bisogni dei cittadini e del comparto alimentare. L’anno prossimo il Salone del mobile sarà affiancato da Eurocucina. Questa manifestazione biennale può essere sicuramente l’occasione per poter ancora di più approfondire l’argomento che ha coinvolto l’evento DFood di quest’anno. La cucina è infatti un elemento centrale della casa, diventa luogo della convivialità intorno a cui ruota tutto l’ambiente domestico. In quest’ottica c’è spazio per dare vita a un’innovazione e progettualità legate al cibo e al mondo della cucina».

Comune di Milano: «Un territorio per sperimentare soluzioni nuove»

Cristina TajaniAssessore Comune di Milano

“Ogni distretto ha il suo particolare segno distintivo e la sua specificità”

Il programma di Dfood

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FOOD DESIGN MANIFESTO

a cura della Commissione Food dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale)dicembre 2014, integrato a novembre 2017 con l’11° punto.

Il Food Design Manifesto è il documento programmatico sulla progettazione riferita al sistema alimenta-re, promosso nel 2014 dalla Commissione Food dall’ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Origina-riamente stilato in dieci punti, nel novembre 2017 è stato integrato con un undicesimo dedicato esplicita-mente all’infanzia. Come recita la definizione, il Food Design è la progettazione degli atti alimentari (Food Facts), ovvero l’attività di elaborazione dei processi più efficaci per rendere corretta e gradevole l’azione di esperire una sostanza commestibile in un dato contesto, ambiente o circostanze di consumo. Il Food Design prende in analisi i motivi per i quali compiamo un atto alimentare per meglio comprendere come progettarlo e soddisfare in maniera adeguata l’esigenza dell’utente. Il Food Design si occupa di prodotti edibili, comunicazione, packaging, servizi e luoghi legati alla vendita e al consumo di cibo.

«Quando per Expo abbiamo immaginato un’edizione tematica del nostro premio Compasso d’oro Adi, dedicata al food design, - rac-conta il presidente Luciano Galimberti - abbiamo ricevuto candida-ture di lampadari a forma di ananas, poltrone a forma di banana, un campionario surreale e confuso che ci ha fatto riflettere sulla ne-cessità di fare chiarezza su quelli che secondo noi dovevano essere i confini disciplinari di un’applicazione del design che stava prendendo consapevolezza. Abbiamo quindi formato una commissione di circa 40 persone che ha contribuito in maniera sostanziale a elaborare un vero e proprio manifesto sul quale misurare la nostra azione: una dichiarazione di intenti e un metro di paragone condiviso. Il food design è applicato alle attrezzature di produzione e trasformazione alimentare. In un mondo che vedeva cuochi filosofeggiare attorno alla composizione del piatto, per noi era fondamentale affrontare certamente le prassi operativa e ancor di più il sistema di valori che le sosteneva e che appartiene al nostro modo di fare design made in Italy. Non è vero che tutto è design - precisa il presidente Adi -, certamente questa affermazione è più im-portante quando il design affronta ambiti che travalicano il limite del prodotto per affrontare il campo dei servizi. L’attributo “di design” rischia di diventare un comodo alibi di marketing. La comunicazione dei valori e delle prassi che li sostengono è fondamentale sempre, ma in questo settore ancora di più, perché il design interviene su fattori critici per salute dell’uomo e dell’ambiente. I prodotti che hanno fatto la storia del design, anche di quelli di food design, nascono da una collaborazione spontanea tra ideazione, produzione, comunicazione e distribuzione. Un atteggiamento che nel tempo è diventato

per il made in Italy sempre più responsabile per la tutela della digni-tà dell’uomo e la salvaguardia dell’ambiente.Food design diventa la capacità di visione allargata dei problemi - continua Galimberti -, la capacità di rendere comprensibile e ap-prezzato l’apparto di discipline tra loro lontane ma tutte indispen-

sabili alla creazione di un prodotto. Un atteggiamento di servizio più che un protagonismo glamour, un ruolo di regia da conquistare quotidianamente. Non esistono più ruoli garantiti in una società globaliz-zata: esistono responsabilità personali che si confrontano con quelle collettive. Non esiste futuro senza sperimentazione quotidiana del proprio futuro. In questo il design italiano dimostra una straordinaria vitalità, anche nel food».

Adi: «Non è vero che tutto è design»

Luciano GalimbertiPresidenteAdi

“Il design italiano dimostra una straordinaria vitalità, anche nel food”

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IL FOOD DESIGN IN UNDICI PUNTI

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Il Food Design si occupa di progetto in campo alimentare.

Il Food Design è una specifica area del progetto che si propone di

produrre soluzioni efficaci per la fruibilità del cibo in precisi conte-

sti e situazioni.

Il Food Design si propone di dare forma alle interfacce e ai servizi nel modo più adeguato alle circostanze in cui il prodotto viene consumato

Un progetto di Food Design è realizzato per offrire un servizio ad

una o più persone che manifestino determinati bisogni o per ren-

dere più efficace un’azione legata al cibo attraverso uno strumen-

to derivato dal progetto..

Food Design significa progettare secondo le modalità tipiche del

Design che, ben oltre la ricerca puramente formale o decorativa,

implicano la ricerca per l’innovazione dei processi di produzione,

distribuzione, consumo.

La producibilità e la serialità di un prodotto o di un servizio sono le condizioni per le quali un progetto può definirsi di Food Design.

I principali criteri ai quali un prodotto edibile di Food Design deve

sottostare sono: porzionabilità, modularità e formato adeguati al

contesto e agli strumenti con i quali verrà consumato.

Il Food Design è uno strumento privilegiato e particolarmente

efficace per la riqualificazione e la promozione del Territorio attra-

verso la sua ricchezza enogastronomica.

Il progetto di Food Design, per le sue peculiarità legate alla nu-

trizione, può rientrare nell’area del Social Design e contemplare

collaborazioni con enti e associazioni no-profit.

Un prodotto di Food Design viene studiato con l’unico scopo di

generare benefici al suo Utente. Tutto il processo deve interagire

per impedire che l’utente sia esposto a rischi derivati da cattiva

progettazione o dalla non adeguata attenzione alle norme di

conservazione, alla tecnologia produttiva, all’ergonomia e alla

microbiologia legata agli alimenti.

Il Food Design per l’infanzia progetta con responsabilità etica particolare e attenzione ai processi evolutivi. Progetta artefatti ed atti

alimentari che contribuiscono a rendere il contesto e la circostanza dell’esperire una sostanza alimentare un’opportunità formativa sia in

ambito collettivo che famigliare. Progetta per far acquisire autonomia e consapevolezza attraverso esperienze culturali, conoscitive ed

emozionali, nel rigoroso rispetto della sicurezza e dell’identità. (novembre 2017)

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Le aziende più innovative riscoprono pratiche della tradizione e innescano stili di vita alternativi. Il consumatore è parte attiva del cambiamento.

Presente e futuro del food design

Il programma che Desing Group Italia ha messo a punto insieme a Presso per la 1a edizione di DFood riflette un concetto ampio di food design. Esplora deliberatamente temi inusuali per il FuoriSalone ed estranei alla nozione di design che da sempre vi si promuove. Si è parlato della filiera del latte da fieno e dell’innovazione che guarda al passato, delle meta-morfosi dei legumi e della riqualificazione nutrizionale del cibo industriale, di blockchain e design della fidu-cia, di panificazione domestica e cultura della materia prima. Temi cruciali per l’attuale sistema alimentare, rispetto ai quali il design, nell’interpretazione com-prensiva data da Design Group Italia, potrebbe avere un ruolo decisivo.

Il passato come innovazione

Quando ci si occupa di innovazione nel food, spesso ci si imbatte in cortocircuiti tra futuro e passato, che ci costringono a ripensare la nozione di innovazione in generale e anche quella di modernità. Si pensi, per esempio, ai trend dei grani antichi, della

farina macinata a pietra, della pasta madre. Da un po’ di anni a questa parte, le innovazioni più interessanti nell’ambito della panificazione sono legate al recupero e aggiornamento di alcune pratiche antiche. Abbia-mo imparato che la farina troppo raffinata e lievitata troppo rapidamente ci fa ingrassare di più ed è più difficile da digerire. I processi industriali di raffinazio-ne privano la farina di fibre e acidi grassi, facendone di fatto un cibo povero dal punto di vista nutritivo. Empty calories, direbbero gli americani. La lievitazione rapida, dall’altra parte, non consente alla fermentazio-ne di sviluppare i composti che migliorano le qualità nutrizionali e gastronomiche del pane. Così abbiamo riscoperto il valore della lievitazione lenta con la pasta madre, della macinazione a pietra che preserva nella farina la ricchezza del seme e di varietà di grano, che si adattano a questi processi molto meglio delle varietà selezionate dalla grande industria di trasformazione. È evidente che qui l’innovazione e la modernità non risiedono tanto nelle soluzioni in sé, che non conten-gono nulla di tecnicamente o esteticamente nuovo, quanto nell’attualità e nella modernità delle istanze

di Federico Casotto (Design Group Italia)

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«Design Group Italia - racconta Edgardo Angelini, partner e mana-ging director - ha da poco festeggiato i 50 anni dalla fondazione, che risale al 1968. Noi apparteniamo alla 2a generazione di management e abbiamo raccolto un’eredità importante nel segno della continui-tà. La vocazione per il largo consumo, per esempio, ci distingue oggi come allora. Nel 1976, da questo studio, uscì la Tratto pen. È il nostro oggetto simbolo, che ispira il modo in cui disegniamo gli oggetti d’uso quotidiano. È tuttora una delle penne più vendute ed è ancora prodotta com’è stata pensata 40 anni fa. I designer lavorano sulle interazioni tra le persone e gli artefatti, con l’obiettivo di renderli utili, gratificanti e desiderabili. È sempre stato così. Oggi però la nozione di artefatto è cambiata. Le tecnologie digitali hanno reso le interazioni più complesse. Il piano fisico e quello digitale si intrecciano sempre di più e ormai non si può prescinde-re da un approccio multidisciplinare.

D-Heart - spiega Angelini - è un esempio bellissimo di questo approccio. È un elettrocardiografo portatile, sviluppato da una start up italiana. Piccolo ma di livello professionale, può essere utilizzato dal paziente stesso. Insieme al dispositivo si acquista anche il servizio di re-

fertazione a distanza, fornito da un ospedale di Genova. Abbiamo progettato sia il dispositivo, sia la app collegata e le modalità in cui il servizio viene erogato. Tutto a partire da un’analisi approfondita delle situazioni in cui quello strumento sarebbe stato usato e dello stato d’animo di chi lo avrebbe applicato su di sé. L’obiettivo era offrire un’esperienza desiderabile, nel modo in cui può essere desiderabile farsi un elettrocardiogramma: facile, senza intoppi, capace di rassicurare circa l’affidabilità della rilevazione e di stemperare il carattere medicale dell’operazione nelle soddisfazioni della tecnologia smart.Pensiamo che ci siano grandi opportunità per il food design - prosegue il direttore -. L’Italia ha un patri-monio gastronomico straordinario che potrebbe essere sfruttato meglio. Quello che manca spesso è la connessione tra questo patrimonio, che ha un radicamento forte nella tradizione, e i modelli di consumo emergenti e le tendenze del gusto. C’è un po’ di inerzia a questo riguardo nel panorama italiano. Si pen-sa che l’eccellenza intrinseca del prodotto o semplicemente la retorica dell’eccellenza italiana bastino a generare l’interesse dei consumatori. È evidente che non è così. Il valore deve essere raccontato e rappresentato, in modi che i consumatori di oggi siano pronti a recepire, cioè serve una mediazione tra il valore intrinseco del prodotto e ciò che ha valore per i consumatori. Noi designer potremmo avere un ruolo centrale in questa mediazione».

Design Group Italia: «La nozione di artefatto è cambiata»

Edgardo AngeliniPartner e Managing DirectorDesign Group Italia

“Serve una mediazione tra il valore intrinseco del prodotto e ciò che ha valore per i consumatori”

Elettrocardiografo portatile

D-Heart, progettato da Design

Group Italia.

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Stalla modello dell’azienda agricola Lama Grande

(BO), produttrice di latte da fieno.

Latte da fieno al centro del dibattitoAlla tavola rotonda, moderata da Luca De Biase del Sole 24 ore, hanno partecipato: Milena Verrascina del Ministero delle Politiche agricole, Lucio Cavazzoni, già presidente di Alce nero e fondatore di Goodland, Lorenzo Berlendis di Slow food, Alessandro Fantini di Ruminantia, Annamaria Pisapia di Compassion in world farming, Giuseppe Torluccio di Grameen, Lino e Camilla Lago della Fattoria Lama grande, Dario Olivero e Renata Lovati della Cascina Isola Maria.La produzione del latte da fieno dipende in larga misura da iniziative imprenditoriali pionieristiche di piccola scala che hanno un impatto solo locale e che proprio per questo possono permettersi di essere rivoluzio-narie e radicalmente alternative ai modelli produttivi dominanti. La sfida che le persone riunite attorno alla tavola rotonda hanno di fronte è di indurre più allevatori e piccoli imprenditori a fare questo tipo di scelte, perché quando esse saranno replicate cento e mille volte, il loro contenuto rivoluzionario potrà avere un impatto di più ampia scala sulle coscienze e sulla nostra intelligenza alimentare.I designer possono avere un ruolo di facilitatori in questa sfida. Essi possono individuare i punti di contatto tra quelle scelte radicali e i modelli culturali e di consumo mainstream o di tendenza, per consentire alle prime di essere sostenibili economicamente e ai secondi di cambiare in meglio.

La tavola rotonda Latte e Fieno il design

di una filiera

La tavoLa rotonda

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BIO SI NASCE BIO SI CRESCE BIO SI É

#nerosubianco

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Alce Nero è il marchio di agricoltori e trasformatori impegnati dal 1978 nella produzione di un cibo biologico, più di 1.000 in Italia e 14.000 nel mondo. Il fatturato complessivo di Alce Nero S.p.A nell’an-no 2018 è di 78 milioni di euro, suddivisi nei canali di vendita: Gdo, export, tradizionale e altri. «Realizziamo un cibo – racconta Chiara Marzaduri, responsabile comunicazione Alce Nero - che tiene conto delle persone che lo coltivano, della terra e delle risorse coinvolte, che sia frutto di una agricoltura responsabile verso il tessuto sociale e paesaggistico del territorio in cui è fatta, della ricetta che deve essere pulita e più corta possibile, delle materie prime che siano trasformare con processi che proteggano le qualità nutrizionali e organolettiche di partenza e che arrivi al fruitore in un pack che preservi la qualità del cibo, che racconti di esso e di tutto quello che è stato agito per realizzarlo. Abbiamo da poco introdotto laboratori di Design Thinking che coinvolgono persone af-ferenti a diverse aree aziendali per promuovere approcci trasversali alle sfide di ogni giorno. Rispetto

alla nostra idea di Food Design, il nostro yogurt biolo-gico con “Latte Fieno STG” è un prodotto che in prima istanza è un progetto capace di prendere in carico tutti gli attori della filiera di produzione, nato con la finalità di recuperare un modello tradizionale di allevamento che ha rispetto della terra, del territorio, dell’animale e delle

persone. Si tratta del punto di arrivo di un percorso di ricerca e condivisione condotto con Mila, storica azienda altoatesina specializzata nella produzione di latte e derivati. Un progetto che ha inizio con la salvaguardia dell’ambiente: quello dell’alpeggio, ad opera di allevatori “contadini” impegnati nella difesa di un modello agricolo e produttivo che preserva la salute della terra e dell’uomo. Ad oggi il latte fieno prodotto si avvale della certificazione STG, Specialità Tradizionale Garantita, riconoscimento dell’Unione Europea in vigore dall’anno 2016».

Alce Nero: “Realizziamo un cibo che racconta la storia delle persone e del territorio”

Chiara MarzaduriResponsabile ComunicazioneAlce Nero

“Abbiamo introdotto laboratori di Design Thinking che coinvolgono persone di diverse aree aziendali”

BIO SI NASCE BIO SI CRESCE BIO SI É

#nerosubianco

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di salubrità del cibo a cui queste soluzioni corrispon-dono. In questo senso, per fare un altro esempio, una bicicletta pieghevole Brompton è più innovativa e moderna dell’ultimissima Ferrari F8 Tributo da 720 cavalli, perché risponde in modo più appropriato alle moderne sfide della mobilità sostenibile presente e futura. Il moderno si smarca dal nuovo: ciò che è mo-derno non è necessariamente nuovo e viceversa.È in base a queste riflessioni che a DFood si è parlato di cose come il Latte fieno. Si tratta di un marchio riconosciuto a livello europeo, che identifica il latte prodotto da mucche nutrite con l’erba dei pascoli in estate e col fieno in inverno e non con i foraggi e i cereali insilati che vengono invece normalmente som-ministrati negli allevamenti intensivi. Benché anche il latte industriale possa essere di qualità ottima, il latte da fieno presenta caratteristiche organolettiche sotto molti aspetti superiori. Caratteristiche per le quali i

consumatori potrebbero essere disposti a pagare di più, consentendo agli allevatori di sopportare i costi più elevati di una produzione che inevitabilmente deve rinunciare a certe economie di scala. Il marchio nasce proprio per diffondere la consapevolezza di questo valore.Non possiamo definire nuova la pratica di portare le mucche a pascolare sui prati, ma è sicuramente innovativa e moderna la volontà politica di incorag-giarla e di creare e valorizzare una filiera ad hoc. Ci si è resi conto che questa filiera avrebbe molte ricadute positive in relazione ad alcune istanze della modernità: lo spopolamento delle aree montane e in particolare appenniniche, a cui questa filiera offrirebbe nuove opportunità, la necessità di promuovere pratiche agri-cole più rispettose del territorio e degli animali e di sostenere le iniziative imprenditoriali dei giovani agri-coltori. Il progresso a volte coincide con il pregresso.

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con estratto di lievito Biologico

Una novità unica nata in risposta ai desideri dei consumatori.

Autentica bontà.

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con estratto di lievito Biologico

Una novità unica nata in risposta ai desideri dei consumatori.

Autentica bontà.

Bauer è una storica azienda trentina, specializzata nella produzione di preparati per brodo e insaporitori, che proprio nel 2019 festeggia i suoi primi 90 anni.«Nel corso di tutti questi anni - racconta Sabrina Taddei, ufficio mar-keting - Bauer ha sviluppato e affinato una linea completa di prodot-ti, dai dadi ai granulari istantanei, dagli insaporitori come l’Arostina per carne e per pesce, agli Helper (Gulasch, Fungarella, Fondo Bruno, Gelatina e Soffritto): tutti realizzati con materie prime di alta qualità e senza l’impiego di aromi artificiali e additivi chimici. Il nostro giro d’af-fari nel 2018 ha registrato oltre 5,5 milioni di euro, con vendite a vo-lume Bauer in aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente (anno terminante giugno 2019). In questo percorso, il design è un attore importante per noi, soprattutto nella

realizzazione del packaging, che è uno strumento che va al di là dell’informare il potenziale consumatore circa le caratteristiche del prodotto, abbracciando un più ampio ventaglio di significati collegati ai valori del brand e altresì alla funzionalità nell’utilizzo.

Una delle funzioni più importanti del packaging - osserva Taddei - è quella di esaltare la visibilità del prodotto sullo scaffale: deve essere immediatamente visibile e comunicare in maniera semplice e diretta i valori del brand e il suo utilizzo. Per le referenze future abbiamo coinvolto un food designer che, met-tendo in campo analisi dei trend e competenze specifiche, ci sta aiutando a costruire alimenti persona-lizzati e declinati a soddisfare le esigenze del consumatore. In una sola affermazione, il food design è la progettazione consapevole di un alimento, che tenga conto di contesti, gusto, salute e anche dei fattori ambientali, funzionali e complementari all’atto di nutrirsi».

Bauer: «Stiamo producendo alimenti personalizzati»

Sabrina TaddeiUfficio MarketingBauer

Progetto Loop di Terracycle: le merci sono con-

segnate a domicilio in contenitori riutilizzabili,

che sono poi ritirati alla cosegna successiva.

“Il food design è la progettazione consapevole di un alimento”

La sostenibilità? Uno stile di vita

I discorsi più ricorrenti sulla sostenibilità si basano sull’assunto seguente: la tecnologia renderà i nostri stili di vita più sostenibili senza costringerci a cam-biarli. Saranno sviluppati, ci viene promesso, materiali compostabili per il confezionamento e il consumo dei prodotti alimentari, si ricorrerà a fonti rinnovabili di energia e a motori a emissioni zero e grazie a questi progressi potremo persistere nelle nostre abitudini con la coscienza più leggera. Continueremo a bere acqua in bottigliette di plastica, a mangiare con posate mo-nouso, ad accendere i condizionatori ai primi sentori di estate, a muoverci in auto nei centri storici.Il rischio è che la nostra fiducia incrollabile nella tecno-logia ci induca a farla più semplice di quello che è. Lo sviluppo di soluzioni tecnologiche sostenibili servirà a ben poco se non sarà affiancato dallo sviluppo di nuove abitudini. Ai fini della sostenibilità, l’innovazio-ne sociale è altrettanto importante, se non più im-

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Bonduelle porta in tavola le nuove insalate regionali.Otto ricette tutte diverse, tutte da provare.

Trasforma la tua pausa pranzo in un viaggio alla scoperta dei sapori tipici italiani, e non solo.

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Bonduelle porta in tavola le nuove insalate regionali.Otto ricette tutte diverse, tutte da provare.

Trasforma la tua pausa pranzo in un viaggio alla scoperta dei sapori tipici italiani, e non solo.

Azienda familiare creata nel 1853, Bonduelle è oggi leader mondiale delle verdure e assicura il benessere attraverso l’alimentazione a base vegetale. Coltivate su oltre 128.000 ettari, le verdure Bonduelle sono vendute in 100 Paesi in tutti i canali di distribuzione e in tutte le tec-nologie, per un totale di 500 varietà disponibili nelle diverse gamme, oltre ai piatti pronti a base vegetale. In Italia, Bonduelle è presente con una filiale che include 2 stabilimenti a San Paolo d’Argon (Berga-mo) e a Battipaglia (Salerno), per un totale di circa 500 collaboratori. Bonduelle Italia quest’anno ha superato i 200 milioni di euro. «L’innovazione – racconta Laura Bettazzoli, direttore marketing Italia – è guidata dai bisogni del consumatore, che ha sempre meno tempo per la preparazione dei propri pasti e che spesso mangia fuori casa. L’innovazione è alla base della nostra strategia di crescita, un designer è sempre presente durante lo studio di nuovi concetti di prodotto. Senza dubbio il packaging ha un ruolo importante e più imme-

diato nel dialogo con il consumatore e il fil rouge che ci contraddistingue è la trasparenza di comunicazione e la costante ricerca di soluzioni per piatti pronti freschi, sani e gustosi, da consumare ovunque. L’iniziativa DFood ci ha visto coinvolti perché condividiamo l’importanza di

un progetto culturale dedicato al sistema alimentare e al suo legame con il mondo del design, nell’ot-tica di intercettare e interpretare le esigenze delle persone e trend di consumo. Con la linea LeguMio, presentata proprio in occasione della tavola rotonda organizza da DFood, Bonduelle ha presentato la prima gamma di legumi e verdure in forma di pasta, che offre un’occasione in più per mangiare prodotti a base vegetale, ricchi di fibre e proteine e privi di glutine, in modo semplice e innovativo».

Bonduelle: «L’innovazione è alla base della nostra strategia di crescita»

Laura BettazzoliDirettore Marketing ItaliaBonduelle

Haagen Dazs partecipa al progetto Loop di Terracycle con una

confezione riutilizzabile in acciaio

“Quella del designer è una figura importante nello studio di nuovi concetti di prodotto”

portante, dell’innovazione tecnologica. Dobbiamo prepararci ad accettare compromessi e a ridefinire la nostra attuale idea di comfort per un bene e un comfort superiori.La futuribile bottiglietta d’acqua in plastica com-postabile, per esempio: la stiamo aspettando con impazienza perché rimedierebbe ai danni che la dispersione incontrollata nell’ambiente delle plasti-che di origine fossile sta provocando, ma lascerebbe inalterati altri aspetti del problema. Si continuereb-bero a produrre miliardi di bottigliette destinate a essere buttate via subito dopo l’utilizzo (con enor-me spreco di energia) e si continuerebbe a tenere in piedi un sistema di distribuzione inefficiente e inquinante, con camion e aerei che spostano acqua dalle Fiji a New York. Inoltre, il maleducato che non differenzia il Pet, non differenzierebbe nemmeno il Pha compostabile, anzi si sentirebbe autorizzato a infischiarsene proprio perché compostabile: ma queste plastiche diventano compost solo se trat-tate in impianti appositi. Così perfino la questione dello smaltimento sarebbe risolta solo in parte. Forse il grosso del problema non risiede tanto nel

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Il Beyond Burger è stato presen-

tato e assaggiato all’evento Dfood

Legumi Famigliari.

«La storia del Birrificio Angelo Poretti - racconta Serena Savoca, marketing manager di Carlsberg Italia - inizia nel 1877 con il deside-rio di diffondere la cultura della buona birra. Nel disegnare il concept del prodotto si parte sempre dall’obiettivo di intercettare i bisogni e i desideri del consumatore. Ogni singolo ingrediente e ogni parte dello storytelling sono pensati per comunicare un messaggio e per riuscire a suscitare curiosità e voglia di esplorare il mondo della birra. I nostri Mastri Birrai sono i designer, cerchiamo sempre di condividere con loro l’approccio strategico prima di passare alla vera e propria proget-tazione del prodotto: avere un background di dove vogliamo andare, cosa vogliamo raccontare, ci aiuta a lavorare tutti nella stessa direzio-ne, anche se poi sta a loro mettere il “tocco magico”. Ogni varietà di luppolo e ogni ingrediente vengo-

no selezionati e sapientemente combinati per fornire sempre un prodotto che risponda alle loro esigenze. Abbiamo appena presentato la ricetta della 4 Luppoli lager con 4° luppolo coltivato in Italia - spiega Savoca -, una novità assoluta per il mondo della birra industriale. Questa birra ci permette di valorizzare la filiera e sup-

portare una realtà produttiva italiana di eccellenza come Ihc, guardando al futuro del made in Italy bir-rario. È un progetto che sentiamo particolarmente nostro, perché noi siamo i Maestri del Luppolo e la conoscenza e la valorizzazione di questa straordinaria materia prima, che fa parte del nostro Dna come del nostro nome, ha contribuito al successo dei nostri prodotti».

Carlsberg Italia: «Siamo i Maestri del Luppolo»

Serena SavocaMarketing ManagerCarlsberg Italia

“I nostri Mastri Birrai sono i designer, cerchiamo sempre di condividere con loro l’approccio strategico”

materiale con cui sono fatti gli imballaggi, ma nel modello di distribuzione e nel concetto di monou-so. Le soluzioni tecnologiche basate su una mera so-stituzione di materiali sono quelle su cui l’industria sta investendo di più, perché una volta sviluppate saranno più facili da implementare: non costrin-geranno i consumatori a cambiare abitudini, né le aziende a cambiare modello di business. A DFood 2019 è stato presentato un caso di grande suc-cesso di questo approccio: Beyond meat. L’azienda statunitense è riuscita a sviluppare un hamburger 100% vegetale che riproduce fedelmente il sapore e la consistenza della carne. I visitatori lo hanno as-saggiato all’evento “Legumi famigliari”, preparato magistralmente da Sonia Peronaci. Gli allevamenti intensivi di bovini hanno una cattiva reputazione sotto molti aspetti e sempre più persone sono consapevoli del loro enorme impatto ambientale. Il Beyond burger si presenta come un’alternativa so-stenibile per chi ha questo tipo di preoccupazioni. Recentemente Burger king ha stretto un accordo con Beyond meat per includere i burger vegetali

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For better living. Designed in Sweden.

Electrolux, nata in Svezia nel 1919, da 100 anni semplifica ogni aspetto della tua vita quotidiana con elettrodomestici innovativi.

Perché sappiamo quanto sia importante l’ambiente di casa, il luogo dove trascorriamo gran parte della nostra quotidianità. In Electrolux, progettiamo soluzioni intuitive per migliorare la vita delle persone, ogni giorno.

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For better living. Designed in Sweden.

Electrolux, nata in Svezia nel 1919, da 100 anni semplifica ogni aspetto della tua vita quotidiana con elettrodomestici innovativi.

Perché sappiamo quanto sia importante l’ambiente di casa, il luogo dove trascorriamo gran parte della nostra quotidianità. In Electrolux, progettiamo soluzioni intuitive per migliorare la vita delle persone, ogni giorno.

Con 100 anni di storia, Electrolux è leader globale nel settore degli elettrodomestici. Il gruppo svedese riunisce importanti marchi tra i quali Electrolux, Aeg, Anova, Frigidaire, Westinghouse e Zanus-si, vendendo oltre 60 milioni di elettrodomestici e apparecchiature professionali in più di 150 mercati ogni anno. Nel 2018 l’azienda ha raggiunto un fatturato di circa 12 miliardi di euro, con un totale di 55.000 dipendenti in tutto il mondo.«Il design che contraddistingue gli elettrodomestici Electrolux - rac-conta Manuela Soffientini, general manager cluster Italia - affonda le sue radici nell’eredità scandinava ed è contraddistinto da un’armo-niosa semplicità, linee pulite, ergonomia e funzionalità. In Electrolux il design viene vissuto come un processo creativo che ruota attorno ai consumatori. Comprendere fino in fondo le loro esigenze ci permette di offrire esperienze che possano migliorare la vita quotidiana. Que-sto approccio si assicura che l’innovazione proposta agli utenti risponda ai loro reali bisogni. Per ottene-

re questo, i consumatori vengono coinvolti direttamen-te a collaborare durante tutte le fasi dello sviluppo di un prodotto. Il nostro design asseconda le sue profonde radici scandinave e quindi vuole essere umano, indi-

menticabile, senza tempo e soprattutto in continua evoluzione. Non vogliamo offrire solo la possibilità di sperimentare molteplici metodi di cottura, ma eliminare qualsiasi difficoltà ci possa essere durante la preparazione e rendere l’esperienza in cucina semplice e gratificante. Quindi i nostri designer ci accom-pagnano in ogni fase con l’obbiettivo di mettere sempre al centro l’esperienza dell’utente finale. Abbiamo voluto legarci a DFood - spiega la manager - perché propone degli eventi in cui si può dav-vero vivere la cucina e il cibo in modo diverso, come un’esperienza da ricordare. Per Electrolux, infatti, la cucina è un momento fondamentale della vita quotidiana, alla base della salute e del benessere: ci regala emozioni e ci permette di esprimere la nostra personalità. Un altro valore condiviso con DFood riguarda anche l’impatto del food sull’ambiente e per Electrolux da sempre la sostenibilità è uno dei pilastri strategici di tutto il processo produttivo: le innovazioni tecnologiche sono, infatti, portate avanti sempre con lo sguardo al futuro del pianeta e con un profondo senso di responsabilità e impegno per diminuire le emissioni inquinanti».

Electrolux: «I nostri designer ci ac-compagnano in ogni fase»

Manuela SoffientiniGeneral Manager Cluster ItaliaElectrolux

“Vogliamo rendere l’esperienza in cucina semplice e gratificante”

Distributore di acqua sviluppato dal

Design Center di Pepsico nel quadro

della nuova Hydration Platform.

nel menu dei suoi ristoranti. Per questa via, il plant based burger è destinato a uscire trionfalmente dalla nicchia vegana.

Aziende virtuose

Vi sono però anche aziende che stanno tentando un approccio diverso alla sostenibilità, più centrato sull’innovazione dei comportamenti dei loro clienti.PepsiCo, per esempio, forte della recente acquisi-zione di Sodastream, ha lanciato una nuova Hy-dration platform, basata su distributori di acqua filtrata. I clienti si abbonano alla piattaforma e riempiono le loro bottiglie riutilizzabili con acqua gasata o liscia, fredda o a temperatura ambiente, pura o aromatizzata, pagando automaticamente dal loro account. Con un’idea concepita per genera-

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Tutto nasce 80 anni fa dal genio di Achille Gaggia che, depositando il brevetto 365726/1938, rivoluzionò il modo di estrarre il caffè. Oggi come ieri la missione di Gaggia rimane la stessa: diffondere in tutte le abitazioni e nel mondo la tradizione dell’Espresso italiano fatto come al bar. Questi valori di tradizione e professionalità si ritrovano nella nuova gamma Carezza Gaggia, che combina una tecnologia di ultima generazione, un design dalle linee morbide e vintage e dettagli professionali. Tradizione in continua evoluzione.

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Tutto nasce 80 anni fa dal genio di Achille Gaggia che, depositando il brevetto 365726/1938, rivoluzionò il modo di estrarre il caffè. Oggi come ieri la missione di Gaggia rimane la stessa: diffondere in tutte le abitazioni e nel mondo la tradizione dell’Espresso italiano fatto come al bar. Questi valori di tradizione e professionalità si ritrovano nella nuova gamma Carezza Gaggia, che combina una tecnologia di ultima generazione, un design dalle linee morbide e vintage e dettagli professionali. Tradizione in continua evoluzione.

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Gaggia Milano è un brand storico, fondato negli anni Trenta. Si deve al suo fondatore, Achille Gaggia il brevetto n. 365.726 del 1938 che rivoluzionò il modo di erogare l’espresso: si passò dal sistema a vapore a quello a pressione d’acqua calda sulla pastiglia di caffè macinato. Da quel momento nasce la tradizione dell’espresso italiano con crema naturale.«Con orgoglio - racconta Monica Milanovich, brand & communication manager - da alcuni anni abbiamo riportato la produzione in Italia: una scelta nata dalla volontà di costruire un unico polo in cui le aree aziendali di sviluppo, marketing, commerciale si concentrino intorno alla produzione. La riconoscibilità del brand, le strategie di vendita e i nuovi mercati sono alla base di una costante crescita. La parola “design” è spesso associata unicamente all’estetica di un prodotto, quando in realtà comprende l’intero processo di progettazione. Infatti, cre-diamo che, per poter dar vita a prodotti innovativi, il nostro modo di progettare debba necessariamente coniugare gli aspetti estetici a quelli funzionali e industriali, ponendo sempre l’utente finale al centro del

progetto. Vogliamo far vivere una vera e propria espe-rienza a chi utilizza un nostro prodotto, che non si fermi al semplice click di un pulsante.I designer - spiega Milanovich - sono parte integrante e fondamentale di un team allargato di progetto che

analizza, condivide, elabora tutti gli input interni ed esterni che influenzano la costruzione delle caratte-ristiche peculiari del prodotto in realizzazione: i trend dei vari mercati di riferimento, le nuove tendenze legate al mondo del caffè e non solo, i vincoli industriali, le opportunità di business. I risultati di que-sto lavoro di studio e approfondimento devono trovare riscontro nella ricerca continua sui materiali, le forme e le tecnologie delle nostre macchine. Tutti i nostri prodotti possono considerarsi rispondenti ai criteri del food design, dalla nuova Gaggia classic, che celebra il nostro modello iconico, che racchiude in sé la storia e l’heritage del brand, alla Cadorna, il cui modello top di gamma offre fino a 14 bevande one-thouch, dal caffè ristretto all’americano, dal latte macchiato al flat white».

Gaggia Milano: «Abbiamo riportato la produzione in Italia»

“Tutti i nostri prodotti possono considerarsi rispondenti ai criteri del food design”

Iniziativa Apporte ton contenant di Carrefour in Francia

re profitto, PepsiCo sta influenzando i comportamenti delle persone, orientandole verso uno stile di vita più sostenibile.Carrefour, nell’ambito del suo programma “Act for food”, ha lanciato l’operazione “Apporte ton conte-nant”. I clienti dei supermercati sono invitati a portarsi da casa i propri contenitori per i formaggi e la carne che vengono serviti al banco taglio. Un’operazione per

ora limitata alla Francia, ma che ci piacerebbe veder replicata anche da noi.Molti grandi marchi del largo consumo e alcuni distri-butori, come Walgreens negli Stati Uniti e Carrefour in Francia, hanno aderito al progetto Loop della società statunitense Terracycle, leader nel riciclo dei rifiuti. Si tratta di una piattaforma di e-commerce che preve-de la consegna a domicilio della merce in contenitori

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VERDURE PER SOFFRITTONOVITÀ

Pizza con pomodori secchi

PASTA DI CIPOLLA

PASTA D’ACCIUGHE PASTA DI POMODORI SECCHI

PASTA DI PEPERONCINO PASTA DI SCALOGNO

PASTA D’AGLIO

Da piu di 30 anni offriamo i prodotti della natura racchiusi in pratici tubetti e sempre pronti in cucina, senza rinunciare alla qualità e senza sprechi.

www.giaspa.it

La praticità al servizio della creatività

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VERDURE PER SOFFRITTONOVITÀ

Pizza con pomodori secchi

PASTA DI CIPOLLA

PASTA D’ACCIUGHE PASTA DI POMODORI SECCHI

PASTA DI PEPERONCINO PASTA DI SCALOGNO

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Da piu di 30 anni offriamo i prodotti della natura racchiusi in pratici tubetti e sempre pronti in cucina, senza rinunciare alla qualità e senza sprechi.

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La praticità al servizio della creatività

«Gia - racconta Maria Rita Giberti - è un’azienda familiare con sede a San Carlo, in Provincia di Ferrara. La società viene fondata nel 1980 con l’idea iniziale di ottenere dall’aglio un prodotto confezionato, conser-vabile e pratico, mantenendo il più possibile inalterate le caratteristi-che qualitative dell’equivalente fresco. L’idea prodotta è stata l’aglio in pasta confezionato in tubetto. Successivamente sono stati realizzati, sempre in tubetto, la pasta di cipolla, di pomodoro secco, di pepe-roncino, di acciughe, di scalogno e di verdure per soffritto. Sono tutti prodotti pratici che si prestano alle preparazioni tradizionali, ma anche alla creatività personale, sempre pronti e non originano scarti. Sono reperibili nei supermercati, negozi e on line, soprattutto all’estero.

Il design - precisa Giberti - è stato il punto di partenza che ha fatto par-tire l’avventura di Gia, mettendo in forma di tubetto un prodotto che prima era stato sempre usato come fresco. Le nostre proposte partono dall’idea di ren-

dere un prodotto fresco comodo e conservabile. La definizione della forma è il nostro punto di partenza. Questo è quello che a tutt’oggi, anche dopo 40 anni, ci viene riconosciuto come fattore distintivo. Il food design è un concetto globale e applicabile a tutti i livelli, e quindi deve essere promosso in uno spazio fisi-co e concettuale che sia il più ampio possibile e DFood ne è l’espressione. Riteniamo che il food design sia perfettamente calzante con la nostra filosofia aziendale, i cui principi sono quelli di creare prodotti pronti ad alto contenuto qualitativo e di servizio, che si prestino sia all’utilizzo tradizionale come ingredienti, sia per la personalizzazione dei piatti della cucina non solo italiana, ma di tutto il mondo».

Gia: «La definizione della forma è il nostro punto di partenza»

Maria Rita GibertiManaging DirectorGia

“Il food design deve essere promosso in uno spazio fisico e concettuale che sia il più ampio possibile”

Lo showcooking interattivo Tubetti

Gourmet

riutilizzabili, che saranno poi ritirati a cura dello stesso corriere che effettua le consegne, per essere lavati sterilizzati e riempiti di nuovo. Una sfida logistica e culturale straordinaria, che ha il merito di sensibiliz-zare i consumatori al riuso attraverso un’esperien-za gratificante, dove la pratica vintage del vuoto a rendere si combina felicemente con i nuovi modelli di consumo.Finiper, nel negozio Iper Portello a Milano, sta speri-mentando un sistema di pricing dinamico, sviluppato dalla start up Wasteless, che incoraggia i clienti ad acquistare i prodotti più vicini alla data di scadenza. Se la scadenza è vicina si paga meno. Così i clienti in-vece di cercare invariabilmente i prodotti più freschi, se sanno che li mangeranno di lì a breve, cercheran-no quelli più prossimi alla scadenza. Così si limita lo spreco e si abituano le persone a comportamenti di acquisto più razionali.Si parlerà di questi temi, attraverso la presentazione di altri casi interessanti, anche nell’edizione 2020 di DFood.

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«Le Creuset - raccontano Alessandra Maggi, country manager, e Ilaria Salvatore, responsabile marketing - nasce a Fresnoy-le-Grand, nel Nord della Francia, nel 1925, anno in cui viene prodotta la prima Co-cotte in ghisa vetrificata arancio “Volcanic”, il colore della ghisa fusa. Nonostante le iniziali difficoltà causate dalla guerra, Le Creuset riesce a sviluppare una propria linea di prodotti in ghisa vetrificata dai colori brillanti e vivaci. Nel 2004 il gruppo apre anche in Italia e oggi conta 6 punti di vendita monomarca, rivenditori capillari distribuiti su tutto il territorio e una piattaforma e-commerce in continua espansione. In Le Creuset il design è integrato in ogni fase progettuale dell’impresa e del prodotto-servizio, ma soprattutto si parla di design intendendo il “modo per dare senso alle cose”, creare significato, anticipare un biso-gno, proporre una visione. Ci avviciniamo ai nostri clienti, cerchiamo di comprenderne le caratteristiche etnografiche, analizziamo i comporta-menti d’acquisto e il customer journey. In Le Creuset - spiegano le intervistate -, il design è una disciplina mediatrice tra le diverse aree: dal prodotto, alla produzione fino al marketing. Tutto ciò concorre all’inno-

vazione e crea valore per l’azienda e per gli attori del proces-so di creazione e sviluppo di un prodotto o servizio. Negli ultimi anni siamo stati testimoni di una fortissima spinta al cambiamento nel settore food: maggiore attenzione agli aspetti alimentari, ai consumi, alle esperienze connesse al cibo. E il progetto design legato al cibo, il food design, è

dunque diventato imprescindibile. Nel food design si incontrano e mescolano diverse discipline quali la biologia, l’antropologia, la sociologia dell’alimentazione, non da ultimo, la storia dei sistemi culinari e delle forme di convivialità. Tutte ricerche che portano alla nascita di nuovi prodotti legati al cibo».

Le Creuset: «Integriamo il design in ogni fase progettuale»

Ilaria Salvatore, Responsabile Marketing, Le Creuset

“Ci avviciniamo ai nostri clienti, cerchiamo di comprenderne le caratteristiche etnografiche e analizziamo il customer journey”

Il “pane senza impastare”In The Kitchen, il laboratorio alimentare e lo spazio eventi di Design Group Italia, durante la Design Week Milanese, sono stati cotti 20 kg di pane in 2 ore di laboratorio, grazie alla tecnica del pane senza impa-stare progettata e promossa dal panettiere di New York Jim Lahey. Federico Casotto di Design Group Italia ha tenuto un seminario sulla cottura domestica del pane con l’autorevole collaborazione di Davide Longoni, uno dei più apprezzati e lungimiranti fornai di Milano, e il sostegno di Le Creuset, produttore delle rinomate pentole in ghisa smaltata. In questa occasione è stato presentato un metodo per fare il pane in casa con una tecnica semplice che si adatta perfettamente al ritmo accelerato delle vite contemporane. Questo metodo non richiede tec-nologie speciali. Il risultato è un pane delizioso e autentico. In questo caso la tecnica del pane senza impastare è una questione di design a tutti gli effetti perché permette di realizzare il pane fatto in casa rendendo più semplice un procedimento altrimenti molto complesso che male si adattereb-be alla vita frenetica di tutti i giorni.

Federico Casotto (Design Group Italia) e il

celebe fornaio Davide Longoni, con il sup-

porto di Le Creuset, durante il seminario

sulla cottura domestica del pane.

Alessandra Maggi, Country Manager, Le Creuset

IL LaboratorIo

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Alcuni momenti vissuti a DFood

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Legumi: “famigliari” e camaleonticiL’industria alimentare si sta concentrando sempre di più sul ruolo dei legumi come sostituto perfetto di quegli alimenti che amiamo, ma che ci hanno insegnato a evitare, come pasta con glutine, carne rossa, uova di allevamento intensivo. L’aspetto interessante è che invece di esibire il loro solito gusto e aspetto, i legumi subiscono un processo di metamorfosi e riescono a replicare il sapore e l’aspetto degli alimenti che inten-dono sostituire. Questo è un esempio di come il legame naturale/tradizionale di un alimento e la sua forma diventano con l’utilizzo della tecnologia qualcosa di diverso. Nell’evento organizzato durante la Design week dal titolo “Legumi famigliari”, si è riflettuto proprio su questa interferenza da parte dell’industria sul mondo naturale.

By hand, cene da toccareGiulia Soldati ha progettato l’esperienza By hand, creando un percorso sensoriale e sociale gratificante, a cui si può applicare facilmente la nozione di bellezza. Durante una cena By hand, Giulia serve a un gruppo di commensali che non si conoscono un menu completo, da mangiare rigorosamente con le mani. Non fingerfood o panini, ma pietanze che richiederebbero l’uso delle posate, inclusi gli spaghetti al pomodo-ro. La rottura di una convenzione nel comportamento a tavola rende tutti ugualmente vulnerabili, intenti come sono a gestire la novità del contatto diretto con il cibo e i relativi impacci: mani sporche, labbra unte, dita in bocca…

Le difese sono abbassate, i giudizi sospesi e in questo modo si creano le condizioni favorevoli alla socialità. Le persone inte-ragiscono con maggiore facilità ed escono da questa esperienza molto divertite, con un paio di numeri di telefono in più nella rubrica e avendo capito qual-cosa sul potere inibitorio delle convenzioni sociali.

Mostra e tavoLa rotonda

L’esperIenza

Il Beyond BurgerUno scatto tratto dalla eating experience

guidata da Giulia Soldati

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Sistema di pricing dinamico sviluppato

da Wasteless e testato nel supermeato

Iper Portello a Milano

«PRESSO è un format commerciale nato nel solco della sharing eco-nomy con la volontà di disintermediare la relazione tra le aziende di beni e servizi per il mondo della casa e gli utenti», spiega l’ad Claudio Garosci. «Il concept ha innovato il modello commerciale della showro-om, che definirei novecentesco, in quella della “do-room”, più aderen-te ai comportamenti di consumo di oggi. Il nostro claim “Da PRESSO è vietato non toccare” esprime bene quello che intendo. Non più un luogo dove limitarsi a osservare e acquistare prodotti, ma un soggior-no caldo e personale in cui fare esperienza diretta dei prodotti stessi, nel loro contesto d’uso “naturale”: la casa. A questo scopo mettiamo a disposizione del pubblico location progettate e arredate come veri appartamenti, da usare in alternativa a casa propria per l’organizza-zione di momenti conviviali, come cene o feste, oppure per meeting di lavoro. Da PRESSO puoi venire per lavorare, per rilassarti con il tuo libro, per vedere un film nell’home cinema privato, per trascorrere una serata con gli amici cucinando tutti insieme in una meravigliosa cucina completamente attrezza-ta, senza doversi preoccupare del wok incrostato o dei diciotto calici da degustazione usati. Gli utenti possono vivere gli spazi creativamente e autonomamente, utilizzando davvero tutto ciò che è presente: arredo, elettronica, elettrodomestici, food, etc., l’assortimento copre tutta la filiera domestica dei pro-

dotti e degli stili di vita, abbracciando tutto il “sistema casa”. Chi vuole può servirsi anche di svariati servizi sup-plementari, come cuochi, sommelier, baby-sitter, attori, musicisti e molto altro.

Che cosa vende PRESSO? Due cose: un luogo ideale e un intrattenimento intelligente. Chiuderemo il 2019 con 337 eventi nelle nostre location, divisi più o meno equamente tra B2C e B2B. Oltre all’attività ordinaria, oggi PRESSO produce e organizza un palinsesto annuale di format proprietari, che costitui-scono la più originale e articolata programmazione di iniziative “chiavi in mano” per la Live Communica-tion gestita sotto la stessa insegna nella città di Milano.Relativamente alla nascita del progetto Dfood all’interno della Milano Design Week, Garosci spiega che «oggi il Fuorisalone è un fenomeno mainstream, un grande evento collettivo che richiama in città, oltre ai visitatori della fiera (435.000 nel 2018), di cui il 30% stranieri, migliaia di non addetti ai lavori, attrat-ti dalla movida nel clima creativo che anima ogni quartiere. Nei 7 giorni del Fuorisalone 2018 si sono svolti 1.367 eventi ufficiali. A tutto si applica l’etichetta “design”, ma in questo Mare Magnum di propo-ste – inevitabilmente disomogenee in termini qualitativi - il pubblico fatica a individuare i contenuti di proprio interesse. Da qui l’idea di creare il primo distretto tematico, sui due argomenti che riguardano PRESSO e i suoi clienti: il design e il food.I prossimi step saranno lo sviluppo della rete in franchising, anche all’interno degli spazi del retail inte-ressati a incrementare la pedonabilità, e il lancio di una linea di arredi a marchio PRESSO».

PRESSO: “Il design e il food insieme per il primo distretto tematico”

Claudio GarosciAdPRESSO

“Abbiamo rinnovato il concetto della showroom”

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Unes, oggi presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 190 punti di vendita tra diretti e franchising, nasce a Milano nel 1967 da un gruppo di piccoli imprenditori ed è stata poi acquisita dal gruppo Finiper nel 2002. La società, che conta un organico di oltre 2.900 dipendenti, ha chiuso l’esercizio 2018 con un fatturato totale di poco più di 1 miliardi di euro e opera sul mercato italiano con diverse insegne. Tra queste “Il Viaggiator Goloso, la ricerca del cibo felice”, evoluzione del marchio da brand di prodotto a insegna.«Per noi de Il Viaggiator goloso - racconta il Direttore Marketing & Comunicazione Alessandro Barchetti - il design è una caratteristica importante, che sta alla base del nostro lavoro. Il primo pensiero che guida la progettazione dei nostri prodotti è il cliente. La filosofia aziendale de Il Viaggiator goloso ha un occhio molto attento al design: il nostro motto è “less is more”, e tutto ciò che facciamo è orientato a togliere degli elementi piuttosto che aggiungerne, esattamente come facciamo nelle ricette dei nostri prodotti. Questa filosofia si è ben espressa nelle due recenti macrooperazioni che hanno coinvolto la nostra realtà e che sono lo sviluppo dell’insegna Il Viaggiator goloso da un lato e il remodeling dei supermercati U2! dall’altro. Tra le caratteristiche che accomunano tutti i prodotti creati da noi, vi è la predominanza del colore bianco, che fa da sfondo ad alcuni colori più decisi che attraggono la giusta attenzione e mettono il focus su determinati aspetti. Questa linea comune è frutto della consulenza

di Pino Grimaldi, docente di belle arti, che lavora per la produzione di prodotti innovativi e semplici: il fondamentale apporto di questo accademico si riflette sul packaging e sulla concettualità del brand.Per noi de Il Viaggiator goloso - sottolinea Barchetti -

è importantissimo divulgare la nostra filosofia, per contribuire a promuovere una corretta cultura del cibo nel nostro consumatore, affinché sia consapevole e informato. Continueremo a lavorare in questo modo, il 2020 riserverà qualche sorpresa per chi continuerà a seguirci. Trovo che il tema del food design sia molto importante e vada affrontato, raccontato e spiegato al pubblico, per questo penso che DFood lanci un messaggio importante a livello globale e sarebbe bello esportarlo nel mondo. L’estero ha fame di prodotti italiani, un progetto del genere avrebbe un grandissimo successo».

Unes: «Il nostro motto è “less is more”»

Alessandro BarchettiDirettore Marketing & Comunicazione Unes

“Il tema del food design è molto importante e va affrontato, raccontato e spiegato al pubblico”

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34Genuine Way SA - Via Somaini 10, 6900 Lugano (CH)

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35 Largo Consumo 11/2019Genuine Way SA - Via Somaini 10, 6900 Lugano (CH)

BLOCKCHAIN

Una tecnologia, mille virtùLa digitalizzazione ha introdotto la possibilità di tracciare tutti i passaggi della filiera alimentare, a tutela del consumatore. Ecco alcuni progetti di innovazione made in Italy.

Il termine “blockchain” viene spesso associato alle transazioni finanziarie digitali, ma in realtà può esse-re la base di un nuovo sistema integrato di certifica-zione e qualità soprattutto nella filiera food. Le ulti-me tecnologie possono infatti garantire la migliore tracciabilità alimentare nella prospettiva di assicurare nuovi livelli di sicurezza, offrendo al consumatore l’affidabilità di tutti i passaggi di filiera del comparto. L’implementazione di questa metodologia può far comprendere meglio i valori, la storia, la tipicità di un marchio e di ogni singolo prodotto alimentare, valo-rizzandoli grazie alla maggiore trasparenza e qualità di ogni singolo processo che in questa catena può essere analizzato e certificato. Maggiori garanzie a tutti gli attori in merito alla qualità del lavoro svolto e al rispetto delle regole e dei diritti di tutte le imprese e di tutti quelli che direttamente e indirettamente lavorano a questa filiera sono alla base di un mag-giore livello di fiducia anche nel consumatore finale. Grazie a una piattaforma che viene denominata digital leger, accessibile da chiunque, la blockchain permette di avere dati sempre aggiornati in tempo reale e diventa quindi strumento e garanzia di affi-dabilità e attendibilità. Tante sono state le iniziative che negli ultimi anni stanno dando una spinta im-

portante all’implementazione della blockchain per la filiera alimentare. Nel 2017, Ibm ha lanciato l’iniziativa

“Food trust” con importanti partner. Una sfida colta anche da Carrefour, che nel 2018 ha realizzato la blockchain con un Qr code sull’etichetta del pollo fi-liera qualità Carrefour Italia, che è possibile scanne-rizzare per verificare tutte le informazioni legate alla sua produzione. Lo può fare direttamente il cliente attraverso lo smartphone. Su quest’onda e sfruttando l’open innovation è stato ideato e realizzato il primo servizio di certificazione della qualità produttiva su blockchain per le impre-se italiane. «Questo sistema denominato Item-X - racconta Walfredo della Gherardesca di Genuine Way tra i partner del progetto - pensato soprattut-to per il settore food, è immediatamente integrabile nella realtà aziendale. Tramite app, infatti, si posso-no sfogliare i dati del prodotto finito: dalle materie prime, al tipo di lavorazione, fino ai produttori. Storie, persone, territorio e valori appaiono in totale traspa-

“Solo il 21% delle Pmi dichiara una reale conoscenza della blockchain”

di Benedetta Bagni

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Genuine Way è una software house e service provider svizzera che si specializza nella connettività tra prodotto retail e consumatore. Tra i primi operatori del settore blockchain in Europa, si occupa in particolare di garantire la tracciabilità della filiera distributiva e la certificazione della qualità produttiva presso le aziende dei clienti, spaziando tra i settori dell’agroalimentare, della moda, della cosmesi e della farmaceutica.«Il presente e futuro del design di un packaging alimentare è l’interat-tività - spiega Walfredo della Gherardesca, fondatore di Genuine Way -. Il cosiddetto prodotto parlante, ovvero che permette una interazione diretta con lo smartphone all’interno del negozio o presso la propria abi-tazione, sta diventando lo standard per tutti i consumatori asiatici e statunitensi, nonché presto per quelli europei. Innovare il design di un prodotto significa quindi anche comprendere come creare un accattivan-te call to action verso chi prende in mano questo oggetto. Le aziende italiane e del Mediterraneo sono in assoluto quelle che possono maggiormente beneficiare di queste innovazioni.

Una parte molto sostanziale di quello che facciamo ogni giorno è legata al design - osserva il fondatore di Genuine Way -. Il nostro obiettivo è di creare un van-taggio competitivo tra un prodotto (come una botti-glia di olio extravergine) e il suo competitor a scaffale.

Molto del successo di quanto sta dietro ai nostri sistemi (storytelling e certificazione della qualità) dipende dal fatto che l’attenzione del consumatore sia attratta da ciò che vede sull’etichetta, quindi dal design. Il nostro principale focus, negli ultimi mesi, è stato il lancio di Item-X, la prima applicazione web dedicata alle aziende produttive, che permette di caricare le proprie documentazioni e certificazioni produttive su blockchain. Collegato al prodotto con un semplice Qr-code, questa soluzione permette al consumatore di accedere a un’interfaccia interattiva e scoprire davvero che cosa lo rende alto-qualitativo. Tutti i packa-ging dei prodotti, soprattutto quelli destinati ai mercati esteri, dovrebbero avere il nostro sistema Item-X».

Genuine Way: «Tutti i packaging dovrebbero avere il nostro sistema Item-X»

Walfredo della GherardescaFondatoreGenuine Way

“Il presente e futuro del design di un packaging alimentare è l’interattività”

renza, per garantire con piena affidabilità e au-torevolezza l’eccellenza dei prodotti. Un ulterio-re vantaggio ottenuto è l’importante tutela del marchio made in Italy contro la contraffazione dei nostri prodotti originali all’estero». Tuttavia, andando più a fondo, quello che manca alla sua reale diffusione non è la tecnologia, ma la consapevolezza di quanto possa essere utile e dei vantaggi che può realmente portare a tutta la filiera. Secondo un’indagi-ne condotta da Veneto ricerche, presentata a novembre 2018, sul livello di conoscenza della blockchain da parte delle Pmi italiane, solo il 21% degli intervistati dichiara una reale consa-pevolezza di questa tecnologia.

NFC

Blockchain

Sensori IoT

QR Code

Big Data Analytics

Mobile App

Cloud

RFID

8

9

10

11

14

16

19

20

Le tecnologie più usate per la tracciabilità alimentare (in %)

Fonte: Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano

Largo Consumo 11/2019

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Numeri da capogiro per lo spreco alimentare in Italia, nonostante gli accorgimenti dei consumatori più vir-tuosi. Le aziende rispondono all’emergenza con progetti solidali.

Secondo gli ultimi dati del rapporto Waste watcher risalenti a febbraio 2019, lo spreco alimentare in Italia vale quasi 16 miliardi ovvero 0,88% del Pil del Paese. Entro il 2030 saliremo a circa 2,1 miliardi di t (+61,5% ri-spetto a oggi), con ulteriori danni a livello sociale, eco-nomico e ambientale. Nella categoria spreco alimen-tare rientra sia il cibo perso (food loss) che non viene nemmeno venduto, bensì gettato durante la produ-zione, sia quello propriamente sprecato (food waste). Tra gli alimenti che gli italiani buttano di più senza consumarli, ci sono pane, pasta e verdure fresche.Sempre secondo la ricerca, i consumatori mettono in atto delle strategie per ridurre lo spreco: il 65% prov-vede a un check della dispensa prima di fare la spesa,

il 61% con-gela il cibo a rischio deperibilità

e il 54% cerca di prevenire controllando la quantità di cibo ottimale prima di cucinarlo. Più di 1 italiano su 2 (52%) verifica l’edibilità del cibo prima di risolversi a buttarlo, il 44% affronta il test dell’assaggio. Molti si dedicano a ricette con cibo di recupero dagli avanzi del pasto prima (48%), solo 1 italiano su 3 (34%) richiede al ristoratore una bag per trasportare a casa il cibo che non è riuscito a consumare e solo 1 italiano su 5 (22%) dona al vicino il cibo in eccesso a rischio spreco. Esempio concreto di sensibilizzazione in Italia è la campagna “Spreco zero” di Last minute market, attiva

dal 2010, che si fa promotrice di importanti progetti per rendere tutti consapevoli sullo spreco alimentare e spingerli a imparare a fare la spesa in modo intelligente e mirato e a conoscere meglio il proprio frigorifero per una corretta conservazione del cibo, oltre che a preve-nire gli avanzi dandogli eventualmente una nuova vita.In aiuto dei consumatori arriva anche la tecnologia. Esistono, infatti, alcune start up dedicate proprio a questo tema. MyFoody è un’app scaricabile sullo smartphone che raccoglie tutte le offerte dei su-permercati di alimenti che si stanno avvicinando alla scadenza. In questo modo il consumatore può rispar-miare fino al 50% sulla spesa media e le insegne della grande distribuzione possono limitare gli sprechi.

“Tra gli alimenti più sprecati: pane, pasta e verdure fresche”

FOOD SAVING

Piccoli grandi gesti

I numeri dello spreco di cibo in Italia, 2018

Peso pro capite settimanale

Valore pro capite settimanale

Valore pro capite annuo

Valore complessivo dello spreco alimentare domestico

Valore complessivo dello spreco alimentare di filiera

Tot. food waste Italia 2018

Fonte: Progetto REDUCE,Min. Ambiente / Università di Bologna Distal

700,7 grammi

3,76 €

196 €

11.858.314.935 €

3.176.032.413 €

5.034.347.348 €

di Benedetta Bagni

Il cibo scade

Ne compra troppo

Compra confezioni troppo grandi

Il cibo fa la muffa

Il cibo era già andato a male nel supermercato o era conservato male

Non le piacciono gli avanzi

Il cibo non ha un buon odore/sapore

Cucina troppo cibo

Fa la spesa raramente e i cibi scadono

Le cose che ha acquistato non le piacciono

63

58

53

51

49

45

44

43

39

24

Food waste: le ragioni secondo i consumatori (2018, in %)

Fonte: Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market /Swg

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«Dal 2012 - racconta Jacopo Moschini, ceo di MyChicJungle - siamo una società di consulenza per la comunicazione e innovazione. Negli anni abbiamo dato vita a un’altra realtà, Japal.it, nata da un progetto di consulenza in ambito e-commerce, diventando poi una start up in-novativa. Japal.it è infatti la prima piattaforma italiana di “e-commerce as a service”, fulfillment per le medio-grandi imprese di largo consu-mo, tra cui anche prodotti food. Il gruppo è arrivato a fatturare oltre 1 milione di euro. Lo studio dell’aspetto grafico, la user experience e la progettazio-ne di piattaforme tecnologiche - continua Moschini - rientrano nei processi di ricerca e miglioramento stilistico del nostro quotidiano. Puntiamo a promuovere la cultura dell’innovazione: il nostro obiettivo è quello di affiancare i clienti per interpretare l’evoluzione tecnologica

(con particolare focus sulle tecnologie esponenziali) e nel cogliere le opportunità di sviluppo derivanti dalla digital transformation. Tra le tecnologie promosse, quella che riteniamo più innovativa è senza dubbio la blockchain, che riserva potenzialità molto ampie nei miglioramenti dei pro-cessi aziendali. Abbiamo compreso nei nostri processi di

innovazione la gestione in outsourching di tutte le operazioni. Japal in questo senso può considerarsi un progetto open innovation: dalla logistica, al customer care, fino alla rendicontazione dei dati, questi “flus-si di conoscenza” ci permettono di accelerare lo sviluppo di innovazioni e perfezionare i diversi processi, in ottica di machine learning»

MyChicJungle: «Puntiamo a promuo-vere la cultura dell’innovazione nelle aziende»

Jacopo MoschiniFondatoreMyChicJungle

“Tra le tecnologie promosse, la più innovativa è senza dubbio la blockchain”

L’incontro Chi non spreca, avanzi!

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