Democratica n. 190 del 22 maggio 2018 - Falsa partenza · Governo Tutte le ombre su Conte, tra...

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WWW.DEMOCRATICA.COM PAGINA 2 Governo Tutte le ombre su Conte, tra Stamina e i misteri del curriculum. Perplessità di Mattarella sull’anti-euro Savona all’Economia n. 190 martedì 22 maggio 2018 “Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano?” (Giacomo Matteotti a Benito Mussolini nel suo ultimo discorso alla Camera) PAGINA 3 È scontro tra Lega e 5 Stelle sulla Tav. Così l’Italia rischia INFRASTRUTTURE Il contratto di governo rimane ambiguo, ma i grillini insistono per il blocco dell’opera. Da Ue e Francia arrivano appelli al buon senso. Tutti i costi di un no italiano F inalmente l’Italia ha superato quell’ inutile e dannoso federalismo vaccinale per cui ogni Regione aveva la sua politica e decideva quali vaccini offrire gratuitamente e quali a pagamento. Con il risultato che un bambino di Napoli fosse vaccinato per il meningococco e uno di Bergamo no. Finalmente il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-19 amplia il ventaglio delle vaccinazioni obbligatorie, aggiungendone sei, rendendo l’offerta più uniforme e omogenea su tutto il territorio nazionale garantendo così a tutti i cittadini il diritto alla salute come previsto dalla nostra costituzione. Vaccinazioni, non torniamo indietro L’EDITORIALE /1 Paolo Siani ed Elena Carnevali SEGUE A PAGINA 2 I l modo in cui faremo opposizione al governo che sta per nascere dirà tanto su che tipo di offerta politica vogliamo presentare agli elettori quando si tornerà al voto. La denuncia dell’incompetenza di Lega e M5S e della fallacia delle loro politiche è componente necessaria, ma non sufficiente. Anche se - come io credo - gli elettori rimarranno delusi dal vanificarsi delle promesse giallo-verdi, non torneranno automaticamente a votare per noi: lo faranno solo se nel frattempo saremo riusciti a costruire un’offerta politica convincente, credibile, ambiziosa, capace di completare (e forse un po’ affinare, eh) il processo di rinnovamento della classe politica iniziato in questi anni. Ripartiamo da società aperta e opportunità L’EDITORIALE /2 Luigi Marattin SEGUE A PAGINA 5 Martina: “Il Pd cerchi l’unità e si apra ad energie positive” La 194 compie quarant’anni. Una legge da difendere IL PARTITO DIRITTI PAGINA 4 PAGINA 6 Falsa partenza

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PAGINA 2

Governo Tutte le ombre su Conte, tra Stamina e i misteri del curriculum. Perplessità di Mattarella sull’anti-euro Savona all’Economia

n. 190martedì

22 maggio2018

“Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano?”(Giacomo Matteotti a Benito Mussolini nel suo ultimo discorso alla Camera)

PAGINA 3

È scontro tra Lega e 5 Stelle sulla Tav. Così l’Italia rischia

INFRASTRUTTURE

Il contratto di governo rimane ambiguo, ma i grillini insistono per il blocco dell’opera. Da Ue e Francia arrivano appelli al buon senso. Tutti i costi di un no italiano

Finalmente l’Italia ha superato quell’ inutile e dannoso federalismo vaccinale per cui ogni Regione aveva la sua politica e decideva quali vaccini

offrire gratuitamente e quali a pagamento. Con il risultato che un bambino di Napoli fosse vaccinato per il meningococco e uno di Bergamo no. Finalmente il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-19 amplia il ventaglio delle vaccinazioni obbligatorie, aggiungendone sei, rendendo l’offerta più uniforme e omogenea su tutto il territorio nazionale garantendo così a tutti i cittadini il diritto alla salute come previsto dalla nostra costituzione.

“Vaccinazioni, non torniamo indietro

L’EDITORIALE /1

Paolo Siani ed Elena Carnevali

SEGUE A PAGINA 2

Il modo in cui faremo opposizione al governo che sta per nascere dirà tanto su che tipo di offerta politica vogliamo presentare agli elettori quando si tornerà

al voto. La denuncia dell’incompetenza di Lega e M5S e della fallacia delle loro politiche è componente necessaria, ma non sufficiente. Anche se - come io credo - gli elettori rimarranno delusi dal vanificarsi delle promesse giallo-verdi, non torneranno automaticamente a votare per noi: lo faranno solo se nel frattempo saremo riusciti a costruire un’offerta politica convincente, credibile, ambiziosa, capace di completare (e forse un po’ affinare, eh) il processo di rinnovamento della classe politica iniziato in questi anni.

“Ripartiamo da società aperta e opportunità

L’EDITORIALE /2

Luigi Marattin

SEGUE A PAGINA 5

Martina: “Il Pd cerchi l’unità e si apra ad energie positive”

La 194 compie quarant’anni. Una leggeda difendere

IL PARTITO DIRITTI

PAGINA 4 PAGINA 6

Falsapartenza

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2 martedì 22 maggio 2018

Traballa l’ipotesi Conte, dubbi dal Colle

Dopo le consultazioni dei pre-sidenti di Camera e Senato Fico e Casellati per oggi non ci saranno altri segnali in ar-rivo dal Quirinale. Mattarella prenderà ancora tempo. Men-

tre fino a ieri sembrava scontato che questo sarebbe stato il giorno dell’incarico a Conte, oggi in realtà inizierebbero a emergere i pri-mi dubbi del Quirinale sulla figura scelta da Lega e M5S per la guida del governo.

Di certo pesano le ombre sul curriculum di Giuseppe Conte, soprattutto per quel-la precisazione arrivata dall’Università di New York: nell’ateneo non c’è mai stato al-cuno studente con quel nome, fanno sapere. La vicenda, però, è ancora tutta da chiarire. L’Adnkronos, infatti, è in possesso di alcune mail - risalenti al 2014 - che dimostrerebbe-ro che il premier scelto da Di Maio e Salvini che Conte trascorreva parte delle sue vacan-ze estive nella università newyorkese. Lo scambio di mail è con Mark Geistfeld, au-torevole studioso della NYU School of Law, che Conte incontrò nei suoi viaggi nella cit-tà statunitense. Dalle ricerche effettuate in quell’anno - fa sapere l’Adnkronos - è scatu-rito un volume che Conte starebbe ultiman-do sulla responsabilità civile.

Ma pesa soprattutto la posizione di Conte sulla vicenda Stamina. È quella la macchia

più grave venuta fuori in queste ore. E non per aver difeso la famiglia della piccola So-fia che nella disperazione di vedere la pro-pria figlia affetta da una grave malattia si è affidata alle “cure” di Davide Vannoni che la comunità scientifica ha definito senza alcun dubbio inefficace. Il problema è che Conte è anche membro del comitato della fondazio-ne VoaVoa che ha raccolto i fondi per diver-se associazioni tra cui anche Stamina.

Il punto cruciale però resta l’inesperienza

politica di Conte, particolare non trascura-bile messo in evidenza anche dal New York Times.

Ora tocca a Salvini e Di Maio risolvere la questione: i due leader si sarebbero incon-trati fuori da Montecitorio. Il tema sul tavo-lo sarebbe non solo il premier in pectore, ma anche il resto della squadra dei ministri: rimane ancora il nodo della candidatura di Paolo Savona all’Economia dal momento che al Colle non piacciono le sue posizioni contro la moneta unica.

Non da ultimo c’è la questione legata a Fratelli d’Italia su cui Salvini e Di Maio con-tavano per avere una maggioranza meno traballante in Senato: Giorgia Meloni però ha ribadito il proprio “no” all’appoggio all’e-secutivo soprattutto con Conte premier: “Non penso che i cittadini che hanno vota-to per un governo di centrodestra - ha com-mentato Meloni - siano contenti che ci sia a Palazzo Chigi un altro tecnico, espressione del M5S, di sinistra, amico di Boschi e Napo-litano”.

Il tutto mentre dall’Europa e dalla stampa internazionale continuano a ribadire l’al-larme per un nascente esecutivo populista e sovranista. Dichiarazioni alle quali rispon-de stizzito Salvini che parla di “invasioni di campo”: “All’estero stiano sereni, agli italiani ci pensiamo noi”. E sul blog del Movimento compare un lungo post che inizia così: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro di un governo votato dal popolo italiano”.

Politica

Silvia Gernini CONDIVIDI SU

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Pesano le ombre sul passato del professore scelto da Lega e 5 Stelle. Resta il nodo Economia

La legge sui vaccini funziona, non torniamo indietro

Le coperture vaccinali che ci danno in-formazioni sulla reale percentuale di bambini vaccinati e rappresentano la effettiva valutazione dell’efficienza

del sistema, avevano subito un preoccupan-te calo tra il 2013 e il 2016 scendendo ben al di sotto del 95% di copertura che è la soglia minima da raggiungere come raccomandato dall’OMS per limitare la circolazione dei virus e dei batteri nella popolazione generale e ot-tenere così la protezione non solo dei soggetti vaccinati ma anche di quella fetta di popola-zione più vulnerabile (anziani, donne incinte) o che per motivi di salite non può essere sot-toposta alla vaccinazione.

In particolare, per la scarsa copertura vac-cinale nei confronti del morbillo, nel corso del 2017 nel nostro Paese c’è stata una estesa epi-demia di morbillo, che ha causato quasi 5.000 casi, di cui oltre 300 tra operatori sanitari, con 4 decessi (rapporto ISS n.37 gennaio 2018).

Con l’approvazione del decreto-legge 7 giu-gno 2017, n. 73, convertito con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, che ha stabi-lito un unico calendario con 10 vaccinazioni obbligatorie, (rendendo praticamente obbli-gatorie le vaccinazioni fino ad allora consi-gliate dalle società scientifiche e già presenti nel calendario dal 1999) le coperture vaccinali

per tutte le vaccinazioni e su tutto il territo-rio nazionale hanno raggiunto una copertura molto vicina al 95%.

In sostanza l’obbligo vaccinale, come ci dice l’ISS, ha dato risultati estremamente positivi.

In particolare segnaliamo:• la copertura nazionale a 24 mesi (relativa

ai bambini nati nel 2015) nei confronti della polio (usata come proxi per le vaccinazioni contenute nell’esavalente) si avvicina al 95% (94,54%) guadagnando un +1,21% rispetto al 2016, e con 11 regioni che superano il 95%; l’aumento è ancora più marcato nel caso della copertura per la prima dose di vaccino con-tro il morbillo, che arriva al 91,68%, con un +4,42% rispetto all’anno precedente, con una regione che supera il 95% e altre due che vi si avvicinano;

• aumentano anche le coperture nei con-fronti delle vaccinazioni non obbligatorie, come anti-pneumococcica (88,4% nel 2016 vs 90,84% nel 2017) e anti-meningococcica C (80,7% nel 2016 vs 83,06% nel 2017).

È necessario proseguire l’impegno per mi-gliorare l’offerta e l’accesso ai servizi su tutto il territorio nazionale, soprattutto nei quartie-ri a rischio psicosociale, dove più alta è l’eva-sione vaccinale. Inoltre non di meno semmai è necessario prevedere una campagna vacci-nale anche per gli operatori sanitari.

Sarà necessario continuare a monitorare gli eventuali eventi avversi, benché tutta la comunità scientifica ritiene le vaccinazioni

sicure, necessarie ed efficaci, e soprattutto ri-spondere con chiarezza a tutte le istanze e ai dubbi della popolazione sull’efficacia e sulla sicurezza dei vaccini.

Bisogna garantire a tutti un’informazione chiara, indipendente e trasparente ma soprat-tutto libera da conflitti di interessi.

Vale la pena ribadire che le evidenze scien-tifiche sui benefici delle vaccinazioni sono tra-volgenti. Vaccinare è tra gli interventi più effi-caci per promuovere la salute collettiva, e con il migliore rapporto costo/efficacia in assolu-to. In tutto il mondo i vaccini hanno debellato malattie mortali, salvato vite e migliorato la salute.

Il fenomeno della esitazione vaccinale, come lo definisce l’OMS, va capito nelle sue sfaccettature e affrontato adeguatamente, consapevoli che il problema non è circoscrit-to a una regione specifica o a un sottogruppo definito di popolazione.

Nel 2012 l’assemblea mondiale ha appro-vato il Piano di azione globale dell’OMS sulle vaccinazioni, dove si afferma che è necessa-rio che gli individui e le comunità compren-dano il valore delle vaccinazioni e richiedano la vaccinazione come diritto e come respon-sabilità.

Pertanto alla luce dei risultati raggiunti dopo il primo anno dell’entrata in vigore di questa legge sarebbe davvero inconcepibile e pericoloso fare dei passi indietro.

Paolo SianiElena CarnevaliSegue dalla prima

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3 martedì 22 maggio 2018

“Stiamo parlando di un’o-pera europea, davvero vogliamo costruire un muro attorno all’Italia?”. La domanda (retorica) è in realtà un appello che

il coordinatore europeo per il corridoio me-diterraneo Laurens Jan Brinkhorst, oggi in conferenza stampa a Torino, rivolge al nuo-vo governo giallo-verde, che sulla Tav Tori-no-Lione si gioca una parte importante della sua credibilità internazionale. Quello dell’alta velocità italo-francese è uno dei punti da “cir-coletto rosso” tra quelli inseriti nel contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle. Tanto che, nel corso delle trattative tra i due parti-ti, ha subito varie modifiche. Le posizioni dei due contraenti del patto di governo sono sem-pre state distanti, con la Lega favorevole e il Movimento Cinque Stelle che sul No alla Tav si è costruito una enorme sacca di consenso, soprattutto nel Piemonte Occidentale.

Oggi, il punto numero 27 del contratto re-cita così: “Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridi-scuterne integralmente il progetto nell’ap-plicazione dell’accordo tra Italia e Francia”. In pratica non è un sì, ma neppure un no. Rispetto alla bozza precedente è stato tolto il riferimento esplicito al blocco dei lavori. Ma dentro la nuova maggioranza, si contano già diverse interpretazioni. Luigi Di Maio, due giorni fa, spiegava che “la Tav poteva servire 30 anni fa, oggi è inutile”. Matteo Salvini ri-batteva che “nel contratto non c’è scritto nes-sun blocco”. Laura Castelli, a sua volta, diceva che invece “il contratto ribadisce il blocco di un’opera inutile”. Armando Siri, infine, sotto-

lineava come l’Italia non si meriti “di essere emarginata per le sue carenze infrastruttura-li”.

Il tema è molto rognoso, soprattutto se si va a guardare l’aspetto economico della vicenda. Il costo totale dell’opera (65 chilometri in tota-le, di 57 costituiti dal tunnel del Moncenisio) è di 8,6 miliardi di euro, in carico per il 40% all’Unione Europea, per il 35% all’Italia e per il 25% alla Francia. Fino ad oggi sono stati spe-si 1,4 miliardi in lavori preliminari (di cui 700 milioni da Bruxelles e 350 milioni a testa da Roma e Parigi). L’Italia ha inoltre ricevuto il primo contributo dall’Unione per il quadrien-nio 2015-2019 di 813 milioni di euro. Quando si parla di penali, nel caso in cui il governo italiano decidesse unilateralmente di blocca-re l’opera, si dice il falso, perché l’accordo non ne prevede. E’ chiaro però che se prevalesse la linea dei grillini, l’Italia potrebbe dover ri-sarcire il miliardo abbondante già speso da Ue e Francia e rinunciare al contributo di 813 milioni (che non potrebbe essere reinvestito in ospedali, scuole o assistenza sociale come paventato da qualcuno). Per non parlare dei costi per chiudere i lavori con le ditte appal-tatrici e rimettere in sicurezza il territorio. Si andrebbe ben oltre i due miliardi.

Oltre all’aspetto economico, c’è poi quello cruciale del ruolo dell’Italia in Europa. Bloc-care la Tav significa interrompere un corri-doio di alta velocità che va da Lisbona a Kiev (Ten-T, Trans European Network-Transport). “E’ legittimo che il nuovo governo voglia ri-discutere - afferma il presidente della Com-missione intergovernativa Italia-Francia per la Torino-Lione, Louis Besson - sediamoci at-torno a un tavolo per capire cosa possa esse-re migliorato, ma nessuno concepisce come si possa arrivare a bloccare l’opera. Il buonsen-so deve avere la meglio”.

Scontro tra Lega e 5 Stelle sulla Tav. Così l’Italia rischia

Infrastrutture

Stefano Cagelli CONDIVIDI SU

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“La Tav Torino-Lione è un’opera che

poteva andare bene trent’anni fa, oggi è superata. Lo diremo alla Francia”

LUIGI DI MAIO 19 MAGGIO 2018

“Nel contratto di governo non c’è nessun

blocco della Tav. Alcuni progetti verranno riesaminati, altri confermati”

MATTEO SALVINI 20 MAGGIO 2018

“Non è vero che nel contratto di governo

non c’è il no alla Tav. La forma in cui l’abbiamo scritto rafforza il blocco di un’opera inutile”

LAURA CASTELLI (M5S) 18 MAGGIO 2018

“L’opera ha avuto il via libera dei

parlamenti. L’Italia non merita di essere emarginata per la sua carenza infrastrutturale”

ARMANDO SIRI (LEGA) 21 MAGGIO 2018

Costo complessivo dell’opera:

8,6 miliardi 40% Ue,35% Italia,25% Francia

1,4 miliardi già spesi per le opere preliminari (50% Ue, 25% Italia, 25% Francia)

Se l’Italia bloccasse la Tav, Ue e Francia dovrebbero essererisarcite

813 milioni di contributo europeo già stanziato all’Italia per il 2015-2019

Se l’Italia bloccasse la Tav, dovrebberestituireil contributo

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4 martedì 22 maggio 2018

“Se devo stare al cosiddetto contratto messo nero su bianco da Lega e M5s non c’è da stare tranquilli: il punto 25 è un concentrato di niente. Peggio, è una

esplicita teorizzazione del disinteresse per il Sud. Staremo a vedere, li misureremo sui fatti”. CLAUDIO DE VINCENTI

“Il problema non è Martina sì o no, ma la nostra identità. Se c’è stata una sconnessione con i cittadini, dobbiamo recuperare ma non dando la colpa solo a chi ha guidato il

Pd. Che allora sarebbe da condividere tra tutti noi che come ministri ne siamo stati la faccia”. GRAZIANO DELRIO

Martina: “Ora il Pd cerchi l’unità e si apra alla società”

Inizia da Napoli, quartiere di Secon-digliano, il giro di tre tappe che ve-drà il segretario reggente Maurizio Martina mercoledì ad Amatrice e venerdì a Milano. Dal convento dei Sacri Cuori, dove ha incontrato i vo-

lontari che ogni giorno servono centinaia di pasti, Martina ha parlato anche di gover-no e di Pd.

Sul governo esprime tutta la sua pre-occupazione “per questo approccio che Movimento 5 Stelle e Lega stanno avendo rispetto ai temi di governo nazionale”. Il segretario reggente del Partito democrati-co sostiene che il contratto di governo gial-lo-verde abbia “più di 120 miliardi di spese e solo 500 milioni di coperture. Questo vuol dire che stai presentando una cosa che è a metà tra un libro dei sogni e uno gli incu-bi e di mezzo c’è il Paese reale, c’è l’Italia con i suoi bisogni e con i suoi interessi”. E poi annuncia la battaglia che il Pd farà dall’opposizione: “Di fronte all’inaffidabi-

lità di questo contratto di governo daremo battaglia. Facile scrivere il contratto a ta-volino provando a promettere tutto a tutti, molto più complicato poi governare la re-altà. Noi li sfideremo, perché l’alternativa si costruisce concretamente stanno nei luoghi del bisogno, del paese reale, provando a costruire dal basso all’alternativa a queste politiche che peral-tro rischiano di essere di grande iniquità.

Quando prometti – ha aggiunto - riforme fisca-li a vantaggio dei più ricchi e che lasciano il ceto medio e le fasce più deboli della popolazione fuori da queste riforme stai facendo un’operazio-ne profondamente iniqua. Su questo daremo battaglia”. Poi su Conte premier ha voluto sottolineare come il nome scelto non sia eletto: “Fa sorridere che forze come Lega e Movimento 5 Stelle, che per anni hanno accusato altri di essere premier non eletti dal popolo, oggi facciano

una proposta di questo tipo. Siamo nella Co-stituzione e nelle regole fondamentali della Costituzione. Ma fa sorridere che se ne si-ano accorti oggi, dopo aver fatto per anni una falsa propaganda, dopo aver detto bu-

gie insormontabili rispetto a governi non eletti dal popolo. La realtà

prevale sempre sulla propa-ganda, anche per loro”.

E per quanto riguarda il ruolo del Pd in questa fase Martina sostiene che non ci sono “ricette facili, ma la cosa impor-tante per me è riparti-re dall’Italia, dal Paese reale. Stiamo cercando

di organizzare le nostre forze per costruire l’alter-

nativa, lo dobbiamo fare nei tempi giusti, lo dobbiamo fare

col tono giusto e con le parole giu-ste. Ci stiamo lavorando tutti. Credo che il messaggio fondamentale in queste ore sia di consapevolezza del lavoro che dobbia-mo fare, di unità, di apertura e di ascolto”.

Francesco Gerace CONDIVIDI SU

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Il reggente dem a Secondigliano (Napoli): “Preoccupato dalle promesse del governo Lega-M5s”

“Dobbiamo ripartire

dall’Italia, dal Paese reale, per costruire

l’alternativa”

Partito democratico

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5 martedì 22 maggio 2018

Il Pd riparta da società aperta e opportunità

he caratteristiche deve avere questa offerta politica? Questa, non altra, deve a mio parere essere la discussione congressuale. Io mi limito a fare due considerazioni. La prima, più importante, di merito; la seconda invece di metodo.

Maurizio Martina in un’intervista ha affermato che la nostra proposta politica deve incentrarsi sulla parola “protezione”. Io rispetto questa posizione, ma non la condivido. Un quarto di secolo fa le economie occidentali sono andate incontro ad un profondissimo cambio di paradigma che ne ha radicalmente cambiato tutte le caratteristiche, dal modo di produrre alla dimensione del mercato, dallo strumento competitivo all’assetto geo-politico, dalla dinamica demografica alla conduzione delle politiche macroeconomiche. Questo cambio di paradigma (da molti definito per brevità “globalizzazione”) ha imposto a tutti gli attori sociali - pubblici e privati - una profonda necessità di cambiamento dei propri comportamenti e delle proprie abitudini: perché un conto è giocare a calcio nel cortile di casa col pallone di spugna, un altro è un campionato a 20 squadre e su un campo da calcio di 110 metri. Non puoi giocare con lo stesso modulo, con la stessa preparazione fisica e con lo stesso numero di giocatori. E’ mia opinione che - con la notevole eccezione delle parti più avanzate della nostra economia e società - l’Italia non abbia mai compiutamente affrontato questo cambiamento. E cambiare non è mai facile. Dare un messaggio basato unicamente sulla “protezione” significa dire “stai tranquillo, il cambiamento non riguarderà te, ti proteggo io. Puoi continuare a fare come prima, e ad aspettarti non solo le stesse cose ma anzi sempre di più”. E’ un messaggio rassicurante, e non a caso ha avuto molto successo negli ultimi tempi: Trump in America (“ti proteggo io dalla concorrenza, con i dazi”), Brexit nel Regno Unito (“ti proteggo io dall’Unione Europea e dalla mobilità del lavoro”), la Lega in Italia (“ti proteggo dagli immigrati e dall’invecchiamento della popolazione”). Io credo che l’offerta politica che si contrapporrà ai populismi debba invece essere basata su due parole d’ordine: opportunità e accompagnamento. La globalizzazione ha, sì, creato necessità di cambiare vecchi comportamenti, ma anche creato nuove opportunità. Per le nostre imprese (che hanno a disposizione nuovi e immensi mercati dove esportare e un mercato finanziario più ampio a cui attingere), per i consumatori (che hanno

accesso a un maggior numero di beni e servizi e a costi inferiori), per i nostri studenti (che hanno la possibilità di formarsi all’estero e di spostarsi a costi contenuti), per i lavoratori (che possono, specializzandosi, trarre vantaggio dal mercato più ampio), per l’intero sistema economico (che può sfruttare i conseguenti guadagni di produttività per aumentare salari e profitti), per le infrastrutture (che possono beneficiare di investimenti internazionali). Non tutti però possono sfruttare queste opportunità senza essere aiutati. E allora il messaggio che deve dare la politica non è “ti proteggo io”, bensì “ti accompagno io”. Non ti lascio solo nel complicato processo di cambiamento delle tue abitudini, ma ti guido, ti incentivo, ti accompagno in questa sfida. E così al lavoratore licenziato non si offre la cassa integrazione e il pre-pensionamento, ma un moderno ed efficiente sistema di politiche attive e riqualificazione professionale. Alle imprese non si offrono i dazi e il protezionismo, ma l’assistenza tecnica e finanziaria per la penetrazione nei mercati esteri; non si offrono incentivi a pioggia o contributi a fondo perduto, ma detassazioni mirate per investimenti in ricerca e sviluppo e miglioramenti tecnologici. Alle start-up non si vendono i sogni (o gli incubi) di una banca pubblica, ma facilitazioni per l’accesso al mercato mondiale dei capitali e a fonti di finanziamento non bancarie. Ai dipendenti pubblici non si garantiscono retribuzioni a pioggia, ma valorizzazione del merito e dell’innovazione, premiando chi ha le idee migliori e garantendo a tutti una formazione di qualità. Ad un sindaco non si offre la dimensione rassicurante del piccolo borgo, ma sostanziosi incentivi alle fusioni dei comuni, perché solo così si riesce a garantire standard elevati di servizi. Agli studenti non si spacciano inutili sogni di formazione gratis, ma si riforma completamente il sistema di diritto allo studio (cominciando, ad esempio, a toglierlo alle Regioni) per garantire anche al figlio dell’operaio - se

“capace e meritevole” - di poter frequentare un Master ad Harvard. L’errore di questi anni

è stato da oscillare continuamente tra la tentazione puramente protezionista

(“non hai bisogno di cambiare, ti proteggo io”) e quella vagamente e inconsapevolmente liberista (“devi cambiare, ma arrangiati”), in una timidezza e confusione culturale che ha disorientato gli elettori e non ha consentito la formazione di una cultura

politica nuova. Ma entrambe quelle posizioni sono sbagliate; i populismi

verranno sconfitti da chi non avrà paura di indicare nella società aperta il nostro

orizzonte e di dire chiaro e tondo agli italiani che la necessità del cambiamento (non degli altri,

ma di noi stessi) è ineludibile, ma riuscirà allo stesso tempo ad individuare un credibile e coerente sentiero di accompagnamento al cambiamento.

La considerazione di metodo è più breve, e nasce da una domanda che mi faccio ogni volta che sento (e sempre più spesso, negli ultimi giorni) qualche dirigente Pd ripetere che bisogna “ricostruire il centrosinistra”. Sono ormai 15 anni che, nell’imminenza di ogni appuntamento elettorale, pezzi di ceto politico alla nostra sinistra si staccano e cominciano a sputarci in faccia. Dicono che siamo di destra, e che loro sono la vera sinistra. Dicono che abbiamo distrutto i lavoratori, che ci siamo venduti al mercato, e tutto il peggio dell’armamentario ideologico del secolo scorso. E noi ci prendiamo zitti e buoni tutti gli insulti perché, si sa, non bisogna ma essere divisivi (?!). Poi arrivano le elezioni, e prendono il 2% o 3%. Ma un attimo dopo noi ci presentiamo col cappello in mano e col capo coperto di cenere a chieder loro di “ricostruire il centrosinistra”. La mia domanda è semplice: la costruzione della nuova offerta politica deve rivolgersi a costoro o no? Secondo me no.

Non abbiamo di fronte un cammino semplice. Ma forse, con tanta buona volontà e un po’ di fortuna, sarà un bellissimo cammino da fare insieme.

Sinistra

Luigi MarattinSegue dalla prima

I populismi verranno sconfitti

da chi non avrà paura di indicare nella

società aperta il nostro

orizzonte

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“È sbagliato dire che mercati ed Europa

devono ‘farsi i fatti loro’ se sfasciamo i nostri conti

pubblici: con gli slogan populisti non si va da

nessuna parte, servono serietà e competenza”

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6 martedì 22 maggio 2018

194, i quarant’anni di una legge da difendere

Quarant’anni fa, il 22 maggio 1978, entrava in vigore in Italia la legge 194, che da allora ha consentito alle donne, entro il novantesimo giorno di gestazione, di accedere alla interruzione volontaria di gravidanza per motivi di salute, economici, sociali o familiari.

Una norma che nell’Italia delle contestazioni e del-le lotte per l’emancipazione, al culmine di una aspra battaglia politica e civile portata avanti da radicali, sinistra e asso-ciazioni femminili, sancì nero su bianco due principi fondamentali: quello della laicità dello Stato, che cessava di ritenere un reato ciò che per alcuni era “peccato”, e il rispetto della libertà di scelta in materia di scelte individuali.

La legge 194 rappresentò per l’Italia di al-lora un salto culturale di natura epocale ma, fin dalla sua entrata in vigore, non ha smesso di essere oggetto di critiche e attacchi, dai 35 ricorsi per incostituzionalità al più famoso, il referendum del 1981 per la sua abrogazione che vide però il Paese, nonostante la mobilita-zione massiccia del fronte degli oppositori, schie-rarsi nettamente contro la cancellazione.

Una norma, la 194, che ebbe tra gli effetti quello di salvaguardare la salute, e in molti casi la vita, delle miglia-ia di donne costrette fino ad allora a ricorrere alla pratica degli aborti clandestini: prima della approvazione della legge erano tra le 350mila e le 450mila le interruzioni di gravidanza registra-te ogni anno, mentre già l’anno successivo il numero era sceso a 237mila.

Ma quali sono i numeri dell’applicazione della legge sull’abor-to oggi, e quale un possibile bilancio a quarant’anni dalla sua approvazione?

I dati ufficiali, quelli del Sistema di sorveglianza epidemiologi-ca delle Ivg, che raccoglie Istituto superiore di sanità, ministero della Salute, Istat e Regioni, parlano per il 2016 di 84.926 interru-zioni di gravidanza, in calo del 3,1% rispetto al 2015 e addirittura dimezzate rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il picco di 234.801 aborti. Un dato, quello italiano, tra i più bassi a livello internazionale.

Al netto del dato in sé sono però oggi altri, e per certi versi più subdoli, gli ostacoli che la 194 si trova ad affrontare, tanto da far parlare della necessità, dopo 40 anni, di un “tagliando”.

A destare particolare preoccupazione è il sempre più massic-cio ricorso all’obiezione di coscienza da parte dei medici

delle strutture pubbliche che sta portando, soprat-tutto in alcune Regioni, all’interruzione di fatto di

un servizio. La percentuale in costante aumen-to dei ginecologi obiettori è infatti passata dal 58,7% del 2005 al 70,9% del 2016, con picchi registrati soprattutto al Sud del 96,6% in Moli-se, dell’88,1% in Basilicata e dell’86,1% in Pu-glia. Numeri che hanno portato nel 2016 alla condanna dell’Italia da parte del Comitato eu-ropeo dei diritti sociali per la violazione del

diritto alla salute delle donne che hanno scelto di abortire. Un problema che dovrebbe stare in

capo alle strutture pubbliche affrontare e risol-vere, garantendo sia il diritto dei medici all’obie-

zione che quello delle donne all’accesso all’ivg.Una contraddizione che potrebbe essere risolta, tra l’al-

tro, facilitando procedure e modalità per l’accesso alla RU-486, la pillola abortiva autorizzata nel nostro Paese dal 2009, fin qui utilizzata in Italia solo nel 15% dei casi.

Insomma a quarant’anni dall’approvazione della 194 non si esaurisce la battaglia non solo per la sua piena applicazione ma anche, visto il vento di destra e populista che ha investito l’Italia, per la sua difesa.

Legge 194

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84.926 ivg nel 2016

-3,1% rispetto al 2015

-50% rispetto al 1982

La 194 in Italia

Dal 1978

superati 35 ricorsi per

incostituzionalità e un referendum

abrogativo

Calano gli aborti, ma con troppi medici obiettori a rischio la libertà di scelta

Medici obiettori di coscienza

Molise 96,6%

Basilicata 88,1%

Puglia 86,1%

Abruzzo 85,2%

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