DELLE IMPRESE STIMA E PREVISIONE DEI TASSI DI...euro, un valore in diminuzione del 15,5% rispetto ai...

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1 OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE FEBBRAIO 2021 | N° 11 OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE STIMA E PREVISIONE DEI TASSI DI DETERIORAMENTO DELLE SOCIETA’ NON FINANZIARIE PER FASCIA DIMENSIONALE OUTLOOK ABI-CERVED FEBBRAIO 2021 | N°11

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OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE FEBBRAIO 2021 | N° 11

OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE

STIMA E PREVISIONE DEI TASSI DI

DETERIORAMENTO DELLE SOCIETA’ NON FINANZIARIE PER FASCIA DIMENSIONALE

OUTLOOK ABI-CERVED FEBBRAIO 2021 | N°11

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OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE FEBBRAIO 2021 | N° 11

Dopo una lunga fase di discesa, i tassi di deterioramento del credito sono attesi in crescita nel 2021 a causa della pandemia per poi flettere nuovamente nel 2022, sui livelli pre-crisi finanziaria 2007 ben distanti rispetto ai picchi raggiunti nel 2012

SINTESI DEI RISULTATI

Le misure straordinarie a sostegno delle imprese

adottate dal governo e su iniziativa delle banche durante

la pandemia hanno finora impedito che il blocco delle

attività economiche e le successive restrizioni dovute

all’emergenza sanitaria si traducessero in un’impennata

dei default delle aziende e in un aumento della rischiosità

del credito. Nel 2020 i tassi di deterioramento1 delle

imprese italiane sono scesi verso i minimi storici (2,5%).

Con la fine delle misure di emergenza, i tassi di

deterioramento sono attesi in crescita nell’anno in corso

(4,3%), per poi tornare a calare nel 2022 (3,7%),

quando si attesteranno su livelli superiori a quelli pre-

Covid ma ben distanti rispetto ai picchi raggiunti nel 2012

(7,5%). Gli impatti più pronunciati al termine del biennio

interesseranno le aziende di media dimensione e le

imprese operanti nell’edilizia e nei servizi, settori

particolarmente colpiti dalla pandemia, mentre le piccole

imprese e le aziende operanti nel comparto industriale

risulteranno relativamente meno segnate dalla crisi.

È questa, in estrema sintesi, la fotografia dell’Outlook

Abi-Cerved, che stima l’andamento del flusso di crediti

deteriorati delle imprese con dettagli dimensionali, per

settore, per area geografica e un orizzonte temporale

che comprende previsioni fino al 2022.

In base ai dati della Banca d’Italia, nonostante il Covid,

anche nel 2020 è proseguito il calo dello stock di crediti

deteriorati (NPLs) accumulati dalle banche che

includono, oltre alle posizioni in sofferenza, anche

situazioni di difficoltà del debitore meno accentuate, come i crediti scaduti e le inadempienze probabili.

Il calo degli NPLs è dovuto a operazioni di dismissione

dei crediti da parte delle banche e alla riduzione dei flussi

di nuovi prestiti entrati in default.

1Il tasso di deterioramento si riferisce al rapporto tra il numero delle posizioni

creditizie che nel corso dell’anno si deteriorano (ovvero vengono classificate in una delle seguenti categorie: crediti scaduti, inadempienze probabili o crediti in

sofferenza) e lo stock di posizioni non deteriorate all’inizio dello stesso anno.

I tassi di deterioramento delle società non finanziarie,

ovvero la quota di crediti in bonis passati allo status di

deteriorati, hanno infatti registrato una contrazione

anche nel terzo trimestre del 2020 (dal 2,9% del 3q 2019

al 2,5% del 3q 20202), allontanandosi sempre di più dai

picchi raggiunti nel pieno della crisi economica (7,5% a

fine 2012) e posizionandosi su livelli storicamente molto

bassi. A partire dal 2021, al termine degli effetti di

contenimento delle moratorie e delle altre misure

eccezionali adottate dalle autorità di vigilanza e dai

governi, questa lunga fase di miglioramento si

interromperà, con inevitabili riflessi sui tassi di

deterioramento del credito.

Secondo le previsioni, dopo aver raggiunto nel 2020 i

livelli più bassi della serie storica post-crisi finanziaria

(2,5%), nel biennio 2021-22 i tassi di deterioramento

delle società non finanziarie torneranno a salire, con

l’incidenza dei flussi di nuovi prestiti in default sul totale

dei prestiti in bonis prevista al 4,3% nel 2021 e in calo al

3,7% nel 2022, su livelli più alti rispetto al pre-Covid

(2,9%) ma decisamente più bassi rispetto ai precedenti

massimi del 2012 (7,5%).

L’impatto del Covid sui tassi di deterioramento nel

biennio 2021-22 risulterà più significativo per le medie

imprese (dall’1,7% del 2019 al 2,9% del 2022) e per le

microimprese (dal 3,1% del 2019 al 3,9% del 2020), e

relativamente più contenuto per le piccole imprese, che

al termine del periodo di previsione si attesteranno al

2,6%, un valore più alto del 2019 (2,1%) ma inferiore

rispetto al 2007 (2,9%).

A livello settoriale, i comparti più colpiti saranno i servizi

(dal 2,8% del 2019 al 3,8% del 2022) e le costruzioni

(dal 4,0% al 4,9%) mentre l’industria, pur aumentando

i tassi dal 2,3% del 2019 al 2,9% del 2022, si manterrà

su livelli inferiori a quelli del 2008 (3,3%). Le piccole

imprese operanti nel settore terziario rappresentano

l’unico cluster di imprese che al termine del periodo di

previsione farà osservare tassi di deterioramento inferiori

al periodo pre-Covid (2,0% nel 2022 contro 2,1% nel

2019).

2 Si tratta di dati trimestrali annualizzati riferiti alla media degli ultimi quattro

trimestri.

MORATORIA E MISURE STRAORDINARIE CONGELANO GLI NPL NEL 2020. IMPATTI DELLA PANDEMIA SUI TASSI DI DETERIORAMENTO NEL 2021, MA NUOVA FLESSIONE DAL 2022

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OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE FEBBRAIO 2021 | N° 11

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

IL PROGETTO ABI-CERVED PER LA STIMA DEI

TASSI DI DETERIORAMENTO PER

DIMENSIONE DI IMPRESA

Cerved e Abi hanno avviato nel 2014 un progetto

congiunto con lo scopo di stimare e prevedere i tassi di

sofferenza per classe dimensionale delle imprese,

contribuendo così ad ampliare il set informativo a

disposizione degli analisti e, più in generale, di tutti gli

operatori interessati.

Dalla passata edizione (dicembre 2019), il focus

dell’analisi è stato spostato sul flusso dei tassi di

deterioramento che includono – oltre alle sofferenze –

anche i crediti che le banche devono classificare come

inadempienze probabili o come crediti scaduti. Il

progetto si pone l’obiettivo di stimare i tassi di

deterioramento in numeri a partire dal 2006 per

macrosettore di attività economica, area geografica e

classe dimensionale delle imprese, per un totale di 64

cluster, e di modellare i tassi così ottenuti per poter

costruire previsioni e simulazioni. La stima dei tassi di

deterioramento è ottenuta attraverso un processo che

utilizza uno score di Cerved disponibile per il complesso

delle società italiane, il CeBi-Score4, come valutazione

sintetica del rischio economico-finanziario di un’impresa,

trasformandolo in indicatori individuali del rischio delle

singole o EIDR (Expected Individual Default Rates) e

riproporzionando gli EIDR riproporzionati sulla serie

storica pubblicata dalla Banca d’Italia.

La possibilità di disporre di un indicatore a livello

individuale con la proprietà di replicare, in media, le

dinamiche dei tassi di decadimento di settore, fornisce

un potente stimatore del tasso stesso a livello di cluster

dimensionale. Attraverso una proporzione è stata quindi

ricostruita la serie storica dal 2006 dei tassi di

deterioramento (TD) per i 64 cluster considerati nel

progetto. Nell'ambito del progetto di ricerca, Cerved e

Abi distinguono le società non finanziarie in quattro classi

dimensionali, utilizzando i criteri definiti dalla

Commissione Europea:

I tassi di deterioramento ottenuti alimentano un modello

di stima di rischiosità dei prestiti alle imprese con un

grado di dettaglio dato dall’intersezione tra i livelli di

dettaglio settoriale, territoriale e dimensionale.

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I CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE ITALIANE

I dati ufficiali della Banca d’Italia evidenziano che,

nonostante la diffusione della pandemia, nel 2020 è

proseguita la discesa dello stock di crediti deteriorati

accumulati dalle banche italiane.

La riduzione degli NPL è stata favorita da operazioni di

cessione di portafogli di NPL e dal calo dei nuovi flussi di

crediti deteriorati, dando seguito ad un trend iniziato nel

2016. In base agli ultimi dati disponibili (settembre

2020), lo stock di crediti deteriorati lordi ha toccato quota

122 mld (in calo del 21,2% su base annua), un dato pari

a un terzo del valore raggiunto alla fine del 2015 (360

mld). Le sofferenze lorde hanno continuato a diminuire,

attestandosi a quota 62 mld (-25,2%), mentre gli altri

crediti deteriorati ammontano a circa 60 mld (-11,3%) di

cui 55 mld sono inadempienze probabili (-18,6%) e 5 mld

corrispondono ad esposizioni scadute (+18,2%).

L’ammontare complessivo degli NPL espresso in termini

netti, escludendo quindi le perdite già contabilizzate dalle

banche, si collocherebbe su valori intorno a 64 miliardi3.

Le sofferenze nette sono pari a 24,5 mld, in calo di 6,7

mld su base annua (-21,5%). La riduzione dello stock dei

crediti deteriorati nel corso del 2020 è stata trainata dal

calo dei flussi di crediti in default delle società non

finanziarie. I dati del terzo trimestre del 2020 indicano,

infatti, una netta riduzione dei tassi di deterioramento sia

in termini di importi (dal 2,0% del 3q 2019 all’1,7% del

3q 2020) sia di numerosità dei contratti (dal 2,9% al

2,5%), che si attestano su livelli storicamente bassi e

inferiori ai valori pre-crisi finanziaria (rispettivamente

2,6% e 3,4% a fine 2007).

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

3Il valore ufficiale degli NPL netti a settembre non è disponibile pubblicamente.

L’ammontare citato si riferisce a stime dell’ABI. 4 La moratoria straordinaria dei prestiti e delle linee di credito per micro, piccole

e medie imprese introdotta a marzo con il decreto Cura Italia (art. 56, D.L. n.

18/2020) è stata ulteriormente prorogata fino al 30 giugno 2021 con la Legge di Bilancio 2021 (art. 41) 5 Banca d’Italia, Le misure adottate dalle autorità di vigilanza e gli effetti sulle

banche, Rapporto sulla stabilità finanziaria, 1, 2020, pp. 42-43. In particolare,

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

In base ai dati ufficiali della Banca d’Italia, alla fine del

terzo trimestre 2020, il volume di nuovi prestiti in default

originati da crediti a imprese si attesta a 10,3 miliardi di

euro, un valore in diminuzione del 15,5% rispetto ai 12,2

miliardi del 3q 2019 e molto distante dal picco del 2013

(66 miliardi). Risulta in forte calo anche il numero di

prestiti in default che a fine 2020 si attesta a 15 mila

unità (-14,8% su base annua e poco più di un quarto del

valore massimo di 58 mila registrato nel 2013). Il deciso

calo dei tassi di deterioramento, pur nel contesto della

crisi economica innescata dal Covid, è principalmente

riconducibile agli effetti delle moratorie sui prestiti4, alla

flessibilità adottata da parte delle autorità di vigilanza

sulle regole di classificazione dei finanziamenti5 e agli

interventi di sostegno alla liquidità delle imprese

introdotti dal governo. Queste misure straordinarie

hanno mitigato i rischi di diffusione dello shock

produttivo al settore creditizio, contribuendo al

contenimento del tasso di default delle imprese e alla

tenuta complessiva del settore finanziario.

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

si prevede che l’accesso a misure di moratoria da parte della clientela non comporta automaticamente la rilevazione di un deterioramento della qualità del

credito e la riclassificazione dei crediti tra quelli oggetto di concessione (forborne exposures) o tra quelli deteriorati (nel caso delle inadempienze

probabili). Si rileva anche che l’accesso alle moratorie non determina di per sé

un incremento significativo del rischio di credito ai fini contabili (ossia il passaggio dallo stadio 1 allo stadio 2 della classificazione prevista dal principio

contabile IFRS 9).

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Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Consultando i dati ufficiali, è possibile ottenere i dettagli

relativi agli andamenti dei tassi di deterioramento per

area geografica, per settore di attività dell'impresa e per

fasce di importo del credito erogato dalle banche, ma

non sono disponibili statistiche sugli andamenti per

dimensione di impresa.

Abi e Cerved hanno stimato questi indicatori sulla base

degli score individuali di rischio che Cerved elabora per

le società italiane. I dati dimensionali evidenziano che nel

2020 il calo dei tassi di deterioramento è diffuso in tutte

le classi, con riduzioni particolarmente marcate tra le

grandi (dall’1,3% allo 0,7%) e le medie imprese

(dall’1,7% all’1,2%).

I flussi di nuovi crediti in default delle imprese di piccola

dimensione si portano all’1,6% (dal 2,1% del 2019),

mentre i tassi di deterioramento delle micro scendono

sotto la soglia del 3% (2,8% nel 2020 dal 3,2% del

2019). Complessivamente i tassi di deterioramento del

2020 (2,5%) risultano di 1,2 punti percentuali inferiori

rispetto ai valori pre-crisi finanziaria (3,7% nel 2007). La

classe delle piccole imprese è quella che nel corso degli

anni ha fatto registrare la maggiore riduzione dei tassi di

deterioramento (dal 3,1% all’1,6%).

GLI ANDAMENTI SETTORIALI NEL 2020

Nel corso del 2020 i tassi di deterioramento sono calati

in tutti i settori anche se con intensità diverse. I comparti

che hanno fatto registrare le riduzioni più marcate dei

nuovi crediti in default sono quello dell’agricoltura (dal

3,1% del 2019 al 2,3% del 2020) e delle costruzioni (dal

4,0% al 3,3%), con quest’ultimo che continua il processo

di convergenza verso gli altri settori attestandosi, per la

prima volta, al di sotto dei livelli pre-crisi (3,9%).

L’industria resta il settore con i tassi di deterioramento

più bassi portandosi al 2% (dal 2,3% del 2019), mentre

nei servizi si osserva una discesa di due decimi

percentuali (dal 2,8% del 2019 al 2,6% del 2020). Nel

comparto industriale, le grandi imprese fanno

registrare il calo più netto dei tassi di deterioramento,

passando dallo 0,9% del 2019 al valore minimo dello

0,3% del 2020. Le imprese di media dimensione, con una

discesa di quattro decimi percentuali, portano i nuovi

crediti in default al di sotto della soglia dell’1% (0,8% nel

2020), mentre le piccole mostrano un calo più contenuto

di un punto percentuale portandosi all’1,5% (dall’1,6%

del 2019). Con una riduzione di quattro decimi

percentuali rispetto al 2019 le microimprese fanno

osservare nel 2020 tassi del 2,5%, risultando la classe

dimensionale con il divario maggiore rispetto ai livelli

pre-crisi (4,3%). In tutte le classi dimensionali i tassi di

deterioramento si consolidano su livelli inferiori di oltre

un punto percentuale rispetto ai valori pre-crisi. Il settore

delle costruzioni nel 2020 fa registrare un forte calo dei

nuovi crediti in default in tutte le classi dimensionali. A

trainare la discesa dei tassi di deterioramento sono le

grandi imprese, che passano dal 4,4% del 2019 al 2,9%

del 2020, seguite dalle piccole (dal 3,6% al 2,4%), che

si confermano la classe dimensionale con la minore

incidenza di crediti in default. Le imprese di media

dimensione fanno osservare un miglioramento di nove

decimi percentuali, portandosi nel 2020 al 3,1%, mentre

le microimprese passano dal 4% del 2019 al 3,4% del

2020 tornando ad essere la classe con i tassi di

deterioramento più alti anche se con livelli ai minimi

storici. Nel settore dei servizi l’andamento positivo è

dovuto in particolare alla discesa dei tassi delle PMI: il

trend di riduzione dei nuovi crediti in default delle medie

imprese è di sei decimi percentuali (dall’1,8% del 2019

all’1,2% del 2020), mentre le piccole si portano all’1,6%

(dal 2,1% del 2019). Riduzioni più contenute per le

grandi (dall’1,3% del 2019 all’1,1% del 2020) e le micro

che passano raggiungono il 2,9% (dal 3,0% del 2019).

Tutte le classi dimensionali fanno registrare valori più

bassi rispetto al pre-crisi, con un divario particolarmente

consistente per le micro (2,9% nel 2020 contro il 4,1%

del 2006) e le medie imprese (1,2% nel 2020 contro il

2,2% nel 2006).

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Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

GLI ANDAMENTI TERRITORIALI NEL 2020

Nel 2020 i tassi di deterioramento delle imprese sono calati in tutte le aree del paese. La riduzione dei nuovi prestiti in default è stata nell’ordine dei quattro decimi percentuali nel Nord-Est, nel Centro e nel Sud, e dei tre decimi nel Nord-Ovest. L’area con i tassi di deterioramento più bassi della Penisola continua ad essere il Nord-Est, passata dal 2,1% del 2019 all’1,7% del 2020, seguita dal Nord-Ovest che si porta sul 2,1% (dal 2,4%). Più elevati i nuovi crediti in default al Centro (3,0% dal 3,4% del 2019) e al Sud (3,8% dal 4,2%), anche se ai minimi storici. A livello dimensionale, la discesa dei nuovi crediti in default tra le microimprese è stata più pronunciata nelle regioni del Sud, con tassi passati dal 4,4% del 2019 al 4,0% del 2020, e del Centro, dove tra il 2019 e il 2020 i tassi sono scesi al 3,2% (dal 3,6%); il Nord-Est si conferma l’area in cui i tassi di deterioramento delle microimprese sono più bassi (2,1% dal 2,4% del 2019), seguito dal Nord-Ovest che fa registrare un calo dell’incidenza dei crediti in default di due decimi percentuali (dal 2,7% del 2019 al 2,5% del 2020). Tra le piccole imprese il trend di riduzione dei tassi di deterioramento è guidato dal Sud (dal 3,5% del 2019 al 2,9% del 2020) e dal Nord-Est (dall’1,4% del 2019 allo 0,8% del 2020), che si conferma l’area con i tassi più bassi. I nuovi crediti in default delle regioni del Centro calano dal 2,7% del 2019 al 2,2% del 2020, mentre il Nord-Est si porta all’1,4% (dall’1,7% del 2019). Anche considerando le aziende di media dimensione, le aree che fanno registrare il miglioramento più marcato dei tassi di deterioramento sono il Sud, che passa dal 3,1% del 2019 al 2,6% del 2020, e il Nord-Est, che si porta allo 0,6% (dall’1,1% del 2019). I tassi delle medie imprese del Centro si portano al di sotto del tetto del 2% (1,9% dal 2,3% del 2019), mentre i nuovi crediti in default delle medie imprese del Nord-Ovest si attestano in calo all’1,1% (dall’1,4% del 2019). Le grandi imprese fanno registrare una riduzione dei tassi di deterioramento particolarmente pronunciata nel Nord-Est, dove passano dall’1,0% del 2019 al valore minimo dello 0,3% del 2020, e nel Centro dove si attestano all’1,2% (dall’1,7%). I tassi delle grandi imprese del Nord-Ovest si portano allo 0,6% (dall’1% del 2019), mentre il Sud continua a risultare l’area con l’incidenza più elevata di nuovi crediti in default (2,6% nel 2020 dal 2,7% del 2019).

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

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Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

LE PREVISIONI AL 2022

Le previsioni sull’andamento dei tassi di deterioramento

nel prossimo biennio sono state elaborate sulla base di

ipotesi di scenario che tengono conto degli effetti del

Covid-19 sul sistema produttivo italiano, considerando gli

impatti dell’evoluzione della pandemia sulla domanda

interna e sul commercio internazionale e gli effetti delle

politiche di sostegno alla ripresa adottate dalle istituzioni

comunitarie sul piano fiscale e monetario.

Nel 2020 l’economia italiana è risultata in forte

contrazione, con il Pil in caduta dell’8,8% ad esito in

particolar modo della dinamica sfavorevole delle

componenti della domanda aggregata (-7,0% dei

consumi privati e -19,1% degli investimenti) impattata

dal lockdown e dalle misure di contenimento reintrodotte

nell’ultimo trimestre dell’anno in seguito alla seconda

ondata di contagi del virus. Secondo le previsioni, nel

2021 il Pil ritornerà a crescere (+4,0%), con un trend di

ripresa che proseguirà anche nel 2022 (+2,6%)

consentendo al nostro paese di riavvicinarsi ai livelli pre-

crisi. Un contributo determinante alla ripresa sarà dato

dall’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal piano Next

Generation EU, circa 200 miliardi tra sovvenzioni e

prestiti agevolati previsti per i prossimi sei anni, destinati

ad impattare positivamente sugli investimenti (+10,3%

nel 2021 e +6,4% nel 2022) e a riattivare i consumi. Il

tasso di inflazione, dopo essersi avvicinato a quota zero

nel 2020, è previsto in graduale risalita attestandosi allo

0,9% nel 2022 mentre i tassi di interesse, dopo la

significativa contrazione nel 2020, si manterranno stabili

nel biennio successivo su valori storicamente bassi. Sulla

base di questo scenario, nel prossimo biennio i nuovi

crediti in default delle società non finanziarie, dopo aver

fatto registrare nel 2020 il valore minimo dall’inizio della

serie storica, torneranno a crescere, in seguito agli effetti

della crisi sul rischio di insolvenza delle imprese e anche

a causa della cessazione delle misure straordinarie di

sostegno alle imprese, come la moratoria sui prestiti e le

linee di credito.

2019 2020 2021 2022

Pil (% a/a) 0,3 -8,8 4,0 2,6

Consumi pubblici (% a/a) -0,1 2,9 0,2 -0,5

Consumi privati (% a/a) 0,4 -7,0 3,5 2,6

Investimenti f. l. (% a/a) 1,6 -19,1 10,3 6,4

Esportazioni (% a/a) 1,0 -13,8 3,7 4,9

Importazioni (% a/a) -0,6 -11,3 4,2 4,5

Tasso inflazione (% a/a) 0,6 0,1 0,3 0,9

Euribor 3M (%) -0,4 -0,4 -0,3 -0,3

Tasso Btp (%) 1,9 1,1 1,0 1,4

Tasso prestiti in euro (%) 2,5 2,4 2,4 2,5

Fonte: ABI E Cerved

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Nel 2021 i tassi di deterioramento delle società non

finanziarie aumenteranno di 1,8 punti percentuali

portandosi al 4,3% (dal 2,5%), i livelli più alti dal 2016

(4,3%), per poi tornare in calo nel 2022 toccando il

3,7%. Al termine del periodo di previsione, la

percentuale di prestiti in default si assesterà su livelli più

elevati rispetto al pre-Covid (2,9% nel 2019), con tassi

su livelli simili al periodo pre-crisi finanziaria del 2007

(3,7%) ma ampiamente distanti dai picchi raggiunti nel

2012 (7,5%).

In base alle stime, tutte le classi dimensionali faranno

registrare un netto aumento dei flussi di nuovi crediti

deteriorati nel 2021, seguito da una riduzione nell’anno

successivo che, tuttavia, non basterà per riportarsi sui

livelli pre-Covid. Nel 2022 le grandi imprese risulteranno

la classe dimensionale con il minor divario rispetto ai

livelli del 2019 (1,8% nel 2022 contro 1,3% nel 2019),

mentre le medie imprese fanno osservare l’andamento

peggiore (2,9% nel 2022 contro 1,7% nel 2019). Le

piccole e le micro imprese sono le uniche classi

dimensionali che nel 2022 faranno osservare tassi di

deterioramento al di sotto dei livelli pre-crisi del 2007

(2,6% contro 3,1% per le piccole e 3,9% contro 4,0%

per le micro).

In dettaglio, per le grandi imprese nel 2021 si

osserverà un aumento dei tassi di 2,1 punti percentuali

(dallo 0,7% al 2,8%), con un successivo calo di un punto

nel 2022 che manterrà i flussi di nuovi crediti in default

su livelli più alti del 2019 (1,3%) e del 2007 (1,4%). Le

imprese di media dimensione saranno interessate dal

rialzo più significativo dei tassi di deterioramento, che

porterà la percentuale di nuovi crediti in default a toccare

il 3,7% nel 2021 (dall’1,2%); nel 2022 i flussi di nuovi

crediti in default ritorneranno invece a calare portandosi

al 2,9%, con un divario di 1,2 punti percentuali rispetto

ai livelli pre-Covid (1,7% nel 2019) e di sei decimi

percentuali rispetto al pre-crisi 2007 (2,3%). Le piccole

imprese faranno osservare un aumento molto netto dei

nuovi crediti in default, passando dall’1,6% del 2020 al

3,8% del 2021, mentre al termine del periodo di

previsione i tassi risulteranno in forte calo toccando il

2,6%, un livello inferiore rispetto alle medie imprese e ai

valori pre-crisi 2007 (3,1%) ma superiori rispetto al dato

al pre-Covid (2,1%). Infine, i tassi delle microimprese

nel 2021 faranno registrare incrementi che porteranno

l’incidenza dei nuovi crediti in default al 4,4% nel 2021,

per poi subire un calo nel 2022 attestandosi al 3,9%, un

valore superiore ai livelli pre-Covid (3,2% nel 2019) ma

più basso rispetto al pre-crisi 2007 (4,0%).

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Nel 2021 la crescita dei tassi di deterioramento sarà

diffusa a tutti settori dell’economia italiana, con il trend

che si invertirà nel 2022 in tutti i comparti eccetto quello

edilizio, in cui invece i tassi continueranno a crescere. Al

termine del periodo di previsione i nuovi crediti in default

risulteranno più alti rispetto ai livelli pre-Covid,

soprattutto nei servizi e nelle costruzioni. In base alle

previsioni, l’edilizia risulta il comparto che nel prossimo

biennio sarà più danneggiato dallo shock generato dal

Covid-19, con tassi di deterioramento che saliranno al

4,7% nel 2021 (dal 3,3%) e continueranno a crescere

nel 2022 portandosi al 4,9%, su livelli ampiamente

superiori al 4% del 2019 e al 3,9% del 2007, anche se

comunque ancora distati dal picco del 2013 (11,1%).

Nell’industria, il comparto con i tassi più bassi all’inizio

del periodo di previsione, si registrerà un peggioramento

molto significativo nel 2021, con un raddoppio

dell’incidenza dei nuovi crediti in default sul totale dei

prestiti in bonis (dal 2,0% al 4,0%). Nel 2022 il trend

ritornerà a calare in modo deciso con i tassi che si

attesteranno al 2,9%, un valore più elevato rispetto ai

livelli pre-Covid (2,3%) ma inferiore al 2007 (3,3%).

Il settore dei servizi evidenzia per il 2021 una crescita

sostenuta dei tassi di deterioramento, che toccano il

4,4% (dal 2,6%), per poi calare al 3,8% nel 2022, a livelli

di un punto percentuale superiori rispetto al 2019 (2,8%)

e di due decimi percentuali più alti rispetto a quelli del

2007 (3,6%). Al termine del periodo di previsione il

divario tra i diversi settori aumenterà per effetto del

netto peggioramento dei tassi di deterioramento nelle

costruzioni e della ripresa nell’industria; il comparto

agricolo, meno interessato dallo shock Covid-19,

chiuderà in peggioramento di soltanto 1 decimo

percentuale (3,2% nel 2022 contro il 3,1% del 2019).

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OUTLOOK ABI-CERVED SUI CREDITI DETERIORATI DELLE IMPRESE FEBBRAIO 2021 | N° 11

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Previsioni di maggiore dettaglio evidenziano che nel

settore industriale le classi dimensionali più colpite

dallo shock Covid in termini di aumento dei flussi di nuovi

crediti in default sono le piccole e le medie imprese. Nel

2021 i tassi di deterioramento delle aziende di piccola

dimensione aumentano di 2,6 punti percentuali

portandosi al 4,1%, mentre le medie imprese passano

da un livello minimo dello 0,8% al 3,2%. Anche nel 2022

le piccole e medie imprese fanno registrare un

andamento peggiore rispetto alle altre classi, con

contrazioni relativamente più contenute dei nuovi crediti

in default, che portano i tassi al 2,4% per le medie e al

3,2% per le piccole, livelli pressoché raddoppiati rispetto

al 2019 (rispettivamente 1,2% e 1,6%). Anche nel

comparto edilizio nel 2021 sono le piccole e medie

imprese a trainare la crescita dei nuovi crediti in default.

Le piccole si portano nel 2021 al 4,8% (dal 2,4%), per

poi calare al 4,0% nel 2022, a livelli superiori di quattro

decimi percentuali rispetto al pre-Covid; le medie

imprese evidenziano un forte rialzo nel 2021 (dal 3,1%

al 5,9%), seguito da una discesa di cinque decimi

percentuali nel 2022 (5,4%), diventando al termine del

periodo di previsione la classe dimensionale con i tassi di

deterioramento più alti.

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Le grandi aziende sono invece caratterizzate da un

aumento dei tassi di deterioramento relativamente meno

consistente nel 2021 (dal 2,9% al 4,3%) e un calo meno

pronunciato nel 2022 (3,9%), mentre le microimprese

sono l’unica classe dimensionale a far registrare una

crescita dei tassi anche nel 2022 portandosi al 5,0%. Nei

servizi le previsioni indicano che il peggioramento più

significativo dei tassi di deterioramento si verificherà tra

le medie imprese, che nel 2021 vedranno aumentare i

tassi al 4,0% (dall’1,1%) per poi attestarsi al 3,0%, a

livelli superiori di 1,2 punti percentuali rispetto al pre-

Covid. I tassi di deterioramento delle grandi imprese dei

servizi faranno registrare un aumento molto netto

portandosi al 3,9% (dall’1,1%), per poi attestarsi al

2,5% nel 2022 (contro l’1,3% del 2019). Dopo il

sensibile peggioramento nel 2021, con la percentuale di

nuovi crediti in default passata dall’1,6% al 3,6%, le

piccole aziende operanti nei servizi evidenziano nel 2022

una netta riduzione dei tassi che le porta ad essere

l’unica classe dimensionale a far registrare al termine del

periodo di previsione tassi inferiori ai livelli pre-Covid

(2,0% contro 2,1% nel 2019). I tassi delle microimprese

del terziario saliranno al 4,6% nel 2021 (dal 2,9%) per

poi chiudere al 4,1% nel 2022.

Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

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Fonte: stime e previsioni Abi-Cerved

Le previsioni a livello territoriale evidenziano nel 2021 gli

incrementi più marcati nel Nord-Est, dove la percentuale

di crediti in default sul totale dei prestiti in bonis

raggiunge il 3,5% (dall’1,7%), per poi calare nel 2022 al

2,8% (sette decimi percentuali al di sopra del 2019), e

nel Centro Italia, dove i nuovi crediti in default passano

dal 3,0% al 5,0%, calando poi al 4,4% (+1 punto

percentuale rispetto al 2019). Il Sud si conferma al

termine del periodo di previsione l’area territoriale

caratterizzata dai tassi di deterioramento più alti: nel

2021 i tassi raggiungono il 5,5% (dal 3,8%), per poi

calare successivamente al 5%, su livelli superiori di otto

decimi percentuali rispetto al pre-Covid. Nel Nord-Ovest

i nuovi crediti in default si portano al 3,8% nel 2021 (dal

2,1%), scendendo poi al 3,1% nel 2022, su livelli

superiori al 2019 di sette decimi percentuali.

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