della settimana Circe, come noi, sognava un uomo forte. Ma ... · Come la "Circe della Versilia"...

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STORIE della settimana II mito della maga seduttrice Circe, come noi, sognava un uomo forte. Ma capace di mettersi in discussione L'incantatrice che trasformagli amanti in porci è nata dallafantasia e dai timori maschili. Per mettere in guardia le "vittime" di donne belle, intelligenti e indomabili. Una studiosa ci presenta un altra lettura della storia. Che racconta di un'intesa senza guerre. Di una femmina che non ha bisogno di eroi invincibili e preferisce chi ha il coraggio di mostrarsi vulnerabile di Donatella Borghesi S eduttrice, maliarda, femme fatale, vamp. Perfino assassina. Comunque amante pericolosa. Non ce scampo per Circe. Se andiamo su Google e clicchiamo il nome della dea figlia di Elios, che trattiene con sé Odisseo per un anno intero prima che riprenda il viaggio di ritorno a Itaca, inevitabilmente viene fuori lo stesso profilo: maga crudele, seduce gli uomini che approdano sulla sua isola e poi li tramuta in animali, possibilmente porci. Oggi il suo nome viene usato ancora dalla cronaca nera, quando ci si trova davanti a un delitto efferato perpetrato da una signora. Come la "Circe della Versilia" Maria Luigia Redoli, che nel 1989 ordinò al giovane amante di uccidere a coltellate il marito, di cui si era stancata. Un po' Marlene Dietrich dell 'Angelo azzurro, un po' Scarlett Johansson di Match Point, Circe continua a vivere tra noi, anche perché la libertà femminile ha mescolato i ruoli e derubricato i divieti. Un gioco per sperimentare i nostri poteri Così si può giocare qualche volta a essere come lei, magari per vedere fino a che punto arriva il proprio potere di femmina, sapendo che ci si può fermare, che si può tornare indietro. Molte dive del rock e del pop giocano con questo stereotipo, e ci fanno molto divertire. C'è un ritratto della maga fatto agli inizi del secolo scorso da un pittore preraffaellita, John William Waterhouse, che potrebbe essere quello di una "cattiva ragazza" dei nostri giorni: Circe è seduta su un grande scranno, i ricci neri sciolti sulle spalle, un vestito di velo. In una mano ha una coppa con la pozione magica che sta per porgere a Odisseo, nell'altra ha una bacchetta levata in alto come un frustino sadomaso. Ai suoi piedi è accucciato un cinghiale, segno del suo dominio sul genere maschile. È l'archetipo della pericolosa seduttrice Ma partiamo dall'inizio, vediamo qual è il segreto del mito che l'ha portata fino a noi. «Circe è l'archetipo della donna pericolosa, la seduttrice, quella che tutti gli uomini temono, ma da cui sono terribilmente attratti», dice Èva Cantarella, studiosa di Diritto greco e romano e autrice di molti libri sulla vita delle donne nel mondo classico. «Un archetipo che nasce dalla necessità di rendere consapevoli gli uomini de! pericolo che corrono incontrando questo tipo di donna: bella, sapiente e stravagante, vive da sola e ha poteri speciali da cui bisogna salvaguardarsi. Non dimentichiamo che i miti appartengono alla cultura dettata dal punto di vista maschile, che divide le donne in due categorie: quelle che rispettano le convenzioni sociali e le altre che ne sono fuori. Circe è totalmente fuori dalle regole patriarcali e in questo risiede la sua forza magnetica, che toglie agli uomini la ragione e l'autocontrollo, li lascia in balia degli istinti e delle passioni. Nel racconto omerico, però, Circe •

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STORIEdella settimana

II mito della maga seduttrice

Circe, come noi, sognavaun uomo forte. Ma capacedi mettersi in discussioneL'incantatrice che trasformagli amanti in porci è nata dalla fantasia e dai timori maschili.Per mettere in guardia le "vittime" di donne belle, intelligenti e indomabili. Una studiosa cipresenta un altra lettura della storia. Che racconta di un'intesa senza guerre. Di una femminache non ha bisogno di eroi invincibili e preferisce chi ha il coraggio di mostrarsi vulnerabile

di Donatella Borghesi

Seduttrice, maliarda, femme fatale,vamp. Perfino assassina. Comunqueamante pericolosa. Non ce scampo perCirce. Se andiamo su Google eclicchiamo il nome della dea figlia di

Elios, che trattiene con sé Odisseo per un annointero prima che riprenda il viaggio di ritorno aItaca, inevitabilmente viene fuori lo stesso profilo:maga crudele, seduce gli uomini che approdanosulla sua isola e poi li tramuta in animali,possibilmente porci. Oggi il suo nome viene usatoancora dalla cronaca nera, quando ci si trovadavanti a un delitto efferato perpetrato da unasignora. Come la "Circe della Versilia" MariaLuigia Redoli, che nel 1989 ordinò al giovaneamante di uccidere a coltellate il marito, di cui siera stancata. Un po' Marlene Dietrich dell'Angeloazzurro, un po' Scarlett Johansson di Match Point,Circe continua a vivere tra noi, anche perché lalibertà femminile ha mescolato i ruoli ederubricato i divieti.

Un gioco per sperimentare i nostri poteriCosì si può giocare qualche volta a essere comelei, magari per vedere fino a che punto arriva ilproprio potere di femmina, sapendo che ci si puòfermare, che si può tornare indietro. Molte divedel rock e del pop giocano con questo stereotipo,e ci fanno molto divertire. C'è un ritratto dellamaga fatto agli inizi del secolo scorso da unpittore preraffaellita, John William Waterhouse,

che potrebbe essere quello di una "cattiva ragazza"dei nostri giorni: Circe è seduta su un grandescranno, i ricci neri sciolti sulle spalle, un vestitodi velo. In una mano ha una coppa con la pozionemagica che sta per porgere a Odisseo, nell'altra hauna bacchetta levata in alto come un frustinosadomaso. Ai suoi piedi è accucciato un cinghiale,segno del suo dominio sul genere maschile.

È l'archetipo della pericolosa seduttriceMa partiamo dall'inizio, vediamo qual è il segretodel mito che l'ha portata fino a noi. «Circe èl'archetipo della donna pericolosa, la seduttrice,quella che tutti gli uomini temono, ma da cuisono terribilmente attratti», dice Èva Cantarella,studiosa di Diritto greco e romano e autrice dimolti libri sulla vita delle donne nel mondoclassico. «Un archetipo che nasce dalla necessitàdi rendere consapevoli gli uomini de! pericolo checorrono incontrando questo tipo di donna: bella,sapiente e stravagante, vive da sola e ha poterispeciali da cui bisogna salvaguardarsi. Nondimentichiamo che i miti appartengono allacultura dettata dal punto di vista maschile, chedivide le donne in due categorie: quelle cherispettano le convenzioni sociali e le altre che nesono fuori. Circe è totalmente fuori dalle regolepatriarcali e in questo risiede la sua forzamagnetica, che toglie agli uomini la ragione el'autocontrollo, li lascia in balia degli istinti edelle passioni. Nel racconto omerico, però, Circe •

Odisseo e Circe del pittore fiammingo Bartholomaus Spranger (1546-1611 ), 1590. il dipinto si trova oggi al Museo di Storia dell'Arte di Vienna.

STORIEdella settimana

A destra, Circe offre la

coppo <3 W/55e, dipinto nel

1891 da John William

Waterhouse (1849-1917),

preraffaellita inglese

famoso per le figure

femminili mitologiche.

si trova davanti un uomo diverso da quelliche solitamente arrivano alla sua isola: lui èprotetto da un dio, Kermes, che gli ha datoun antidoto al filtro magico. Tra di loro siapre allora un gioco di potere: partonougualmente potenti, ma a vincere è lui.E alla fine Circe se ne innamora, proprioperché è un uomo forte. Non solo: viene apatti, lo consiglia, lo aiuta a prepararsi alritorno, lo mette in guardia dai tantipericoli, da Scilla, dalle sirene. E accetta diperderlo». Anche Circe ha un cuore, allora.A provare a leggere nei suoi sentimenti, asottrarla in qualche modo al destinodell'eterna ostilità verso gli uomini, si ècimentata Margaret Atwood, poetessa escrittrice contemporanea canadese. Con unpoema-monologo tradotto da poco in ItaliadalTantropoioga Cristiana Franco,ricercatrice e docente all'Università perstranieri di Siena, pubblicato in Circe.Variazioni sul mito (Marsilio editore).La rilettura di Margaret Atwood parte daun vero colpo di scena: la maga si sottraealla responsabilità della metamorfosi degliuomini in porci.«Sì, dice: "Non è colpa mia/questi animaliche un tempo furono amanti/è successo",sono loro che si sono abbrutiti sotto i mieiocchi, e si vedono per quello che sono.E nel dire questo non rivendica, non giudica,si limita a sottolineare la differenza tra lo

sguardo maschile e quello femminile».Cosa vuoi dire mettersi nei panni di Circe?«Spostando il racconto dal punto di vistadella protagonista, la Atwood le da la vocedi una donna moderna. Lei sa di essere bellae sapiente, ma sa anche di essereprofondamente sola. Con in più il peso dellapreveggenza, del vedere tutto prima. Circeha bisogno di un uomo che sia alla suaaltezza e quando arriva Odisseo sa che è luil'uomo tanto atteso, portato dal fato. Eppureaveva detto che "uomini con la testad'aquila" non le interessavano più, tuttiquegli uomini che approdano con le lorostupide barche alla sua isola, fedeli allostereotipo del maschio potente e aggressivo."Non sei stanco di uccidere?", chiede aOdisseo, "non sei stanco di dire Avanti?".Vorrebbe un uomo disposto a mettersi indiscussione, con il coraggio di sentirsivulnerabile senza per questo essere debole.E così è divisa, come una qualsiasi donnamortale, tra speranza e delusione.Nonostante dica: "Io vado cercando gli altri,quelli rimasti in sospeso, quelli che sonoscampati a queste mitologie", si innamoradell'eroe guerriero, si espone indifesa, si apreemotivamente».E invece Odisseo resta prigioniero del suocopione di eroe classico.«Circe parla, ma lui è sordo, non l'ascolta,non è un interlocutore. E quando è sicurodell'amore di lei, quando si sente accudito eprotetto, si concentra di nuovo su se stesso,si mette a scrivere la cronaca delle sueperegrinazioni, pensa solo al nóstos, al suo

UNA NUOVA VERSIONEIN SCENA A TEATRO

Circe/Fango, il poema scritto daMargaret Atwood, è andato inscena come prima lettura il 12luglio scorso nella cornice dellerovine etrusche di Vetulonia, inprovincia di Grosseto. Lospettacolo, che sarà in cartellonenel 2015, è interpretato da SaraDonzelli, con l'introduzione delcoro che legge alcuni passiàsWOdissea. La regia è di GiorgioZorcù, direttore artistico diAccademia Amiata Mutamenti.Musiche dal vivo di AngeloComisso, installazioni, mascheree oggetti di Francesca Bizzarri.

viaggio di ritorno in patria».Circe e Odisseo hanno aspettativetotalmente diverse.«Certo, l'autrice ci mette di fronte allecontraddizioni della relazione tra i sessi,alle dinamiche della coppia. Circe dice: "Seti concedo quello che dici di volere, mi faraidel male? Se lo fai, avrò paura di te, se non10 fai, ti disprezzerò". Anche il loro primoincontro d'amore è segnatodall'ambivalenza: Circe si offre all'amantecome un dono gratuito, ma lui non se nerende conto, abituato a prendere epretendere. Le strappa la catenina conl'amuleto che lei porta al collo e Circe vivequel gesto come una violenza. In un altromomento di intimità, vede nella propriaarrendevolezza il rischio di diventare "unadonna di fango", malleabile, eternamentedisponibile: "È questo che vorresti?Sarebbe così facile". Circe per Odisseoritorna a essere un enigma, ma gli dice:"Questo enigma lo hai voluto tu". Comenon riconoscersi in queste dinamiche?».11 finale, però, resta aperto.«Circe ci dice che un altro mondo èpossibile, un mondo in cui le donne nondebbano necessariamente scegliere fratemere o disprezzare i loro uomini, e gliuomini non debbano sospettare che dietrola conquistata autonomia femminile sinasconda un risentimento contro di loro,o peggio ancora lo sguardo di Gorgone cheli pietrifica. A questo serve la rilettura di unmito, per diventarne protagonisti, non perfarsene dominare», lì