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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LVII - N. 1 - GENNAIO 2011 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani contiene I.R. concelebrerà nello Stadio di Ser- ravalle la Santa Messa con tutti i Vescovi dell’Emilia-Romagna e con molti altri che, provenienti da Diocesi italiane e straniere, sono stati invitati a questo mo- mento, e insieme anche a tutti i sacerdoti presenti. La concelebrazione si con- cluderà con la recita dell’An- gelus; sia la Santa Messa che la recita dell’Angelus saranno tra- smesse in diretta dalla televisione di San Marino e dalla prima rete RAI. Nel pomeriggio il Santo Padre si trasferirà a Pennabilli, Sede della Diocesi, e nell’incantevole contesto della bella piazza antis- tante la Cattedrale vivrà un mo- mento di incontro con tutti i gio- vani della Diocesi. Il mio animo è pieno di com- mozione, di gratitudine e di senso di grande responsabilità; prepariamoci, fratelli miei, a questo evento di grazia che la Provvidenza ci offre per accrescere la nostra fede. Rinnoviamo l’esperienza fondamentale della fede come comunione con il Signore Gesù Cristo nella preghiera; Carissimi figli della Chiesa particolare di San Marino-Montefeltro, posso informarvi che si è con- clusa in questi giorni la fase anti preparatoria della visita pas- torale che Benedetto XVI com- pirà nella nostra Diocesi il giorno 19 giugno 2011, Festa della Santissima Trinità con la comunicazione ufficiale del pro- gramma definitivo della visita ap- provato dal Santo Padre. Tale programma, nei suoi dettagli, sarà pubblicato a breve sul sito della Diocesi perché chiunque voglia possa prenderne cono- scenza. Durante questa fase anti preparatoria mi sono fatto por- tavoce presso le Autorità della Santa Sede delle esigenze e dei desideri che mi erano pervenuti da parte di molti luoghi e gruppi della Diocesi. Il Santo Padre ha deciso que- sto programma che impone certamente dei sacrifici: noi ac- cogliamo questa sua decisione con grande gratitudine e in spirito di autentica obbedienza. Il Santo Padre arriverà a San Marino nella prima mattinata del 19 giugno e dopo una doverosa visita protocollare alle Istituzioni della Repubblica, Continua a pag. 2 Programma definitivo della Visita pastorale di Benedetto XVI, approvato dal Santo Padre COMUNICAZIONE UFFICIALE DEL VESCOVO MONS. LUIGI NEGRI

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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LVII - N. 1 - GENNAIO 2011Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB di Forlì - Direttore responsabile: Francesco Partisani

contiene I.R.

concelebrerà nello Stadio di Ser-ravalle la Santa Messa con tutti i

Vescovi dell’Emilia-Romagna econ molti altri che, provenientida Diocesi italiane e straniere,sono stati invitati a questo mo-mento, e insieme anche a tutti isacerdoti presenti.

La concelebrazione si con-cluderà con la recita dell’An-gelus; sia la Santa Messa che larecita dell’Angelus saranno tra-smesse in diretta dalla televisionedi San Marino e dalla prima reteRAI.

Nel pomeriggio il Santo Padresi trasferirà a Pennabilli, Sededella Diocesi, e nell’incantevolecontesto della bella piazza antis-tante la Cattedrale vivrà un mo-mento di incontro con tutti i gio-vani della Diocesi.

Il mio animo è pieno di com-mozione, di gratitudine e di senso

di grande responsabilità; prepariamoci, fratelli miei, a questoevento di grazia che la Provvidenza ci offre per accrescere lanostra fede. Rinnoviamo l’esperienza fondamentale della fedecome comunione con il Signore Gesù Cristo nella preghiera;

Carissimi figlidella Chiesa particolare di San Marino-Montefeltro,

posso informarvi che si è con-clusa in questi giorni la fase antipreparatoria della visita pas-torale che Benedetto XVI com-pirà nella nostra Diocesi ilgiorno 19 giugno 2011, Festadella Santissima Trinità con lacomunicazione ufficiale del pro-gramma definitivo della visita ap-provato dal Santo Padre. Taleprogramma, nei suoi dettagli,sarà pubblicato a breve sul sitodella Diocesi perché chiunquevoglia possa prenderne cono-scenza. Durante questa fase antipreparatoria mi sono fatto por-tavoce presso le Autorità dellaSanta Sede delle esigenze e deidesideri che mi erano pervenutida parte di molti luoghi e gruppidella Diocesi.

Il Santo Padre ha deciso que-sto programma che impone certamente dei sacrifici: noi ac-cogliamo questa sua decisione con grande gratitudine e inspirito di autentica obbedienza. Il Santo Padre arriverà a SanMarino nella prima mattinata del 19 giugno e dopo unadoverosa visita protocollare alle Istituzioni della Repubblica, Continua a pag. 2

Programma definitivodella Visita pastorale di Benedetto XVI,

approvato dal Santo Padre

COMUNICAZIONE UFFICIALEDEL VESCOVO MONS. LUIGI NEGRI

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2MONTEFELTRO APPUNTAMENTI

MONTEFELTROPERIODICO DELLA DIOCESI

DI SAN MARINO -MONTEFELTRO

NUOVA SERIE

Anno LVII - N. 1 - gennaio 2011Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 2 - DCB di Forlì

Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956

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Direttore responsabile:Francesco Partisani

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Questo periodico è associatoall’Unione Stampa Periodica Italiana

Associato allaFederazione Italiana Settimanali Cattolici

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viviamo la vita ecclesiale con intensitàe regolarità, soprattutto nella parteci-pazione ai Sacramenti; viviamo la car-ità nei confronti dei nostri fratelli, so-prattutto per quelli che sono in bisognoo addirittura nell’indigenza.

Approfondiamo la cultura che nascedalla fede, soprattutto per quanto con-cerne il mistero ultimo della Chiesa edin esso la presenza e la funzione delSanto Padre. Soprattutto, però, viviamoquesto evento a cui ci stiamo preparan-do come proposta per tutti i nostrifratelli con i quali viviamo, anche perquelli che sono lontani dalla fede, chesembrano del tutto inerti e quelli che sidicono in difficoltà o, addirittura, inpolemica, perché il Papa è il testimonepiù alto sulla terra della vita cristianache è una vita vera, buona e bella epertanto è la vita che è piena di ri-sposte alle esigenze fondamentali delcuore di ogni uomo.

Il Signore e Sua Madre ci sosten-gano in questo cammino e ci diano,giorno dopo giorno, un senso profondodella pace e della laboriosità.

Vi benedico tutti di cuore.

Pennabilli, 12 gennaio 2011

Vescovo di San Marino-Montefeltro

Iniziativa di amicizia con l’IraqLa Basilica di San Marino, custode della memoria e dellereliquie del Santo di Arbe che ha posto la libertà qualefondamento della Repubblica a lui intitolata, è entrata incontatto – tramite il nuovo Nunzio Apostolico in IraqS. E. Mons. Giorgio Lingua – con la comunità della catte-drale siro-cattolica di Baghdad.

È la stessa comunità che il 31 ottobre scorso è stataoggetto di inaudita violenza, con l’uccisione di 2 sacer-doti, 44 fedeli e 56 feriti.

Con detta comunità si intendono stabilire relazioni diamicizia, solidarietà e sostegno che saranno concordatedalle due parti e potranno giungere ad un gemellaggio.

Vi terremo informati sullo sviluppo di questa iniziativa.

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3MONTEFELTRO LA TERZA

Incurante del detto: «l’Epifania tutte lefeste porta via» un’antica tradizione con-tinua, dopo l’Epifania e fino alla Presen-tazione di Gesù al tempio (il 2 febbraio),a meditare sul Mistero del Cristo Bambi-no. Alcune chiese lasciano ancora il pre-sepe in esposizione, altre sostituiscono ilbimbo neonato con un bimbo più grandi-cello di almeno due anni. Insomma,la pietà popolare ha sempre amato guar-dare all’umanità di Gesù proprio attraver-so il suo momento più semplice, più indi-feso, quello del neonato in braccio allaMadre.

Nella nostra diocesi si avrebbe l’imba-razzo della scelta volendo cercare un’im-magine così, ce n’è una però che ha fattorecentemente parlare di sé; una che è co-me riaffiorata dalla spessa polvere dei se-coli e ci è stata restituita con vivezza dicolori e di sguardo. Si tratta dell’affrescodella Madonna del Latte di Serravalle, ri-salente ai primi decenni del 1400 e attri-buito a Bitino da Faenza.

Il modello iconografico è quello dellaGalaktotrophousa, cioè la Vergine che al-latta. Un’immagine cantata anche dalgrande Agostino: Bello il Verbo nato fan-ciullo, perché mentre era fanciullo, men-tre succhiava il latte, mentre era portatoin braccio, i cieli hanno parlato, gli an-geli hanno cantato le lodi, la stella ha di-retto il cammino dei Magi, è stato adora-to nel presepio cibo per mansueti.

Colui che si è fatto cibo per i mansuetisi è nutrito del latte della Mansueta pereccellenza: la Vergine Maria. Così questaimmagine tanto frequente nel panoramaquotidiano medioevale: la donna che sie-de davanti all’uscio di casa e allatta il suobimbo è diventata immagine e icona dellacura che Dio ha per il suo popolo.

Dio ha voluto per il suo Verbo unaMadre così, che non lo abbandonassenell’ora del dolore, per dire al suo popoloche tale è la sua cura e il suo amore perlui. Se anche una donna si dimenticassedel suo bambino io invece – canta un ora-colo divino in Isaia – non mi dimenti-cherò mai.

Così anche l’affresco di Serravalle ave-va subìto la stessa sorte: indagato dallosguardo viziato dell’uomo illuminista (ocome amava definirsi illuminato), era sta-to giudicato scandaloso e sconveniente eperciò trasformato in una Madonna piùrassicurante come la Maestà, o la sempli-ce Vergine col Bambino.

Ora il recente restauro ha riportatol’affresco di Serravalle quasi alla sua ori-ginale bellezza. Dico «quasi» non per du-bitare della qualità del lavoro svolto, cherimane eccellente, ma per la sorte toccataal colore il quale, a causa della pesante ri-dipintura, ha perso la smaltata e vibrantetonalità dell’origine.

Non appena ti avvicini a questa bellaVergine che allatta, resti affascinato dallosguardo.

Non recepisci nemmeno immediata-mente quello che è intenta a fare. Lei tiguarda e il Figlio suo, pure, ti guarda. Ineffetti sconcerta che un gesto così intimo,così assolutamente privato come quelloche si consuma tra una madre e il suobambino, un gesto che neppure il padrelegittimo della creatura può penetrare, siaquasi violato dallo sguardo rivolto al pub-blico di Maria e di Gesù. Essi guardanonoi e il loro sguardo penetrante induce ariflettere.

La Vergine Madre ti accarezza con gliocchi, compassionevole e premurosa. Hail’impressione che sappia già chi sei, checonosca i tuoi affanni e che, pur consape-vole della tua incapacità alla gratitudine ealla fedeltà, ti offra il Figlio.

Nello sguardo di questa Madre ha tro-vato pace, certamente, un’innumerevoleschiera di madri. Non solo quelle che peri problemi di maternità e di allattamentola invocavano, ma anche quelle che sof-frivano per la perdita dei figli, per il lorotraviamento, la loro disgrazia, la loro ma-lattia.

In quello sguardo c’è pace e il mantoblu che ricopre Maria, segno della graziadivina che l’ha ammantata fin dal conce-pimento verginale, pare scivolarti addos-

“L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA”Un fatto al mese

di Suor Maria Gloria Riva*

Ritrovare nel latte il dono della fede

Dio ricorda. Ma anche il popolo fa ri-cordare Dio. Come una donna tra la folla,vedendo Cristo, non poté fare a meno dipensare alla Madre gridando: «Beato ilseno che ti ha allattato e il seno che ti hanutrito», allo stesso modo, vedendo i cre-denti, il mondo dovrebbe esclamare: «Dichi è quel seno che nutre di santità e sa-pienza questo popolo?».

Nell’icona mariana della Madonna dellatte si nasconde questo spettro di signifi-cati e altri ancora che emergono in tante esvariate opere italiane. Eppure questeopere in tutta la penisola sono state spes-so cancellate, ridipinte conculcate, quasiper l’imbarazzo che provava via via lagente nello scoprire la Vergine in un attocosì naturale e insieme intimo, comequello dell’allattare.

La verità è che pian piano la coscienzasi è allontanata dalla semplice bellezzadella maternità. Oggi la maternità è di-ventata qualcosa di scomodo, di sconve-niente e la donna che allatta il Bambinonon compare più da nessuna parte, neppu-re nelle pubblicità. Meglio i preparati dilaboratorio, i cibi prefabbricati: prima ilbimbo si abitua meglio è, così poi anchela madre ne guadagna.

La Madonna del Latte, Serravalle

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4MONTEFELTRO DALLA TERZA

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so: sotto la tua protezione troviamo rifu-gio santa Madre di Dio.

E vediamo allora il manto strattonatocon decisione dal Figlio. Un gesto infre-quente ma che si ritrova, talvolta, proprionell’iconografia della Madonna del Latte.

Perché il Divino infante si aggrappacosì al manto della Madre?

Il braccio del Bimbo conduce al suovolto e scopriamo così che il suo sguardoè del tutto differente dall’intensità serenadi quello di Maria. Il Cristo Bambino ècome impaurito o, meglio, presago deldolore che lo attende per mano di uomini,quelli del suo tempo e quelli che lo stan-no invocando ora. Forse anche per manonostra.

Gesù si attacca, dunque, al manto diMaria perché per primo cerca rifugio sot-to di esso? Oppure desidera in qualchemodo ritrovare la privacy dell’approcciosilenzioso al seno materno?

L’una e l’altra cosa o, forse, né l’unané l’altra cosa. Forse Gesù vuole affretta-re il tempo, l’ora in cui anche noi, final-mente, troviamo rifugio sotto il manto disua Madre. Il Bimbetto pare voler abban-donare il tenero abbraccio e venirci in-contro, anzi vuole lasciarci il posto per-ché ciascuno di noi cerchi riparo nelgrembo di Maria. La gambetta destra, in-fatti, trattenuta dalla Madre, mostral’impazienza di chi voglia scendere e tira-re il più possibile il manto misericordiosoper avvolgere altri.

Del resto l’efficacia potente del lattematerno era celebrata in tutti i popoli. Giàtra le divinità pagane vi era la Dea Madreche, allattando uomini, trasmetteva lorodoti soprannaturali tali da farli diventaresemi-dei o personaggi leggendari e por-tentosi. Il latte, nella Bibbia è il nettareche fluirà dai colli nei tempi messianici,segno di quel latte divino con cui Dio nu-tre il suo popolo. I Vangeli apocrifi narra-no ripetuti episodi in cui Maria sosta allat-tando il bimbo e, a Betlemme, si venera laGrotta del Latte, una grotta di tufo biancoche ricorda quel passaggio. La leggendavuole che a Maria, allattando, cadde qual-che goccia di latte sulla parete della grot-ta che tutta s’imbiancò e che la polvere diquella roccia, se pazientemente raccolta eassunta oralmente, possa risanare le puer-pere o i bambini da qualunque male.

San Carlo, per evitare simili, ed altripeggiori eccessi proibì le raffigurazionisacre che si ispiravano agli Apocrifi. Unatale disposizione fu già all’origine della

decadenza del culto per la Madonna delLatte.

Forse però a noi, disincantati uominidell’ormai XXI secolo, fa bene ricordareche col latte di una madre si riceve il do-no della fede. Il dono della fede in un Dioche è Madre, oltre che Padre, il dono del-la fede nella vita che porta sempre in sélo spiraglio della speranza, proprio comequello che apre a noi il Bimbo di Serra-

valle lasciandoci il posto in braccio a suaMadre.

Allora adesso comprendiamo: forseGesù Bambino ha lo sguardo spaventatoperché vede la minaccia che ci sovrasta eallora, indicandoci il grembo della Madre,vuole premuroso additarci la via della sal-vezza.

* Monache dell’Adorazione EucaristicaPietrarubbia

Francesco Zanotti, direttore del “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina), è il nuovo presidente dellaFisc (la Federazione cui fanno capo 188 testate diocesane) per il triennio 2011-2013. Eletto dal Con-siglio nazionale riunitosi il 20 gennaio a Roma per la prima volta dopo la XVI assemblea nazionaledello scorso novembre, è il primo presidente laico a guidare la Federazione dalla sua costituzione,nel 1966. Rivolgendosi al Consiglio nazionale, il nuovo presidente ha espresso “gratitudine” perl’incarico affidatogli, ricordando i suoi predecessori, in mondo particolare don Giorgio Zucchelli cheha guidato la Fisc negli ultimi sei anni. Durante il Consiglio sono state rinnovate anche le altre cari-che dell’esecutivo: don Antonio Rizzolo (“Gazzetta d’Alba”) vicepresidente vicario, don BrunoCescon (“Il Popolo”, Concordia-Pordenone) vicepresidente, Francesca Cipolloni (“Emmaus”, Mace-rata) segretaria e Carmine Mellone (“Agire”, Salerno) tesoriere. Con Francesco Zanotti tracciamoalcune “linee d’impegno” della Fisc per il prossimo triennio.

Zanotti, per la prima volta un laico alla guida della Federazione...“Sono commosso, ma anche onorato per questo incarico. Tali sentimenti mi stanno accompagnandosin dal primo momento in cui si è profilato questo nuovo percorso per me. Ho in mente i tanti diret-tori sacerdoti, conosciuti in questi anni: figure straordinarie di educatori e maestri, ai quali devo tan-to e che ho sempre guardato con stima. Mi piace ricordare quanto mi disse, circa 10 anni fa, uno deiprimi presidenti della Fisc, don Giuseppe Cacciami: ‘Tu sarai il primo presidente laico della Fisc!’.Fu lungimirante! Così come lo sono stati nelle loro intuizioni anche gli altri padri fondatori della no-stra Federazione: tra i tanti cito mons. Franco Peradotto, morto lo scorso 1° novembre. Poi non di-mentico i laici che fanno parte della storia della Fisc: Giovanni Fallani, con la sua ironia e arguzia,e Alberto Migone, dal pensiero profondo. A tutte queste persone sono infinitamente grato. Per que-sto sono convinto che è importante tornare alle radici della Federazione e valorizzare il cammino giàpercorso, con lo sguardo volto al futuro”.

Può tracciare un percorso ideale per il prossimo triennio?“Un percorso ideale si può costruire attorno ad alcune parole chiave: proseguire, amicizia, comunio-ne ecclesiale, condivisione, pensiero e riflessione, responsabilità e speranza, umiltà. Prima di tutto ènecessario proseguire nel solco dei fondatori e di chi ci ha preceduto. In secondo luogo l’amicizia,che è uno dei grandi pilastri della Federazione. Ancora, comunione ecclesiale, che è molto più di unasintonia d’intenti. Poi la condivisione: nella Fisc si condivide la vita, un tratto di strada da percorre-re insieme. Quindi il pensiero e la riflessione, indispensabili per affrontare il presente e prepararsi alfuturo. Altri tratti caratteristici sono la responsabilità e la speranza: la prima deve guidare il nostrolavoro, la seconda lo deve illuminare. Infine l’umiltà: chi vuole essere il primo si faccia servitore”.

I vescovi hanno dedicato questo decennio pastorale all’“arte dell’educare”. Su questa linea, checoinvolge anche i media cattolici, quale contributo specifico dai settimanali?“Abbiamo un compito importante da giocare nei nostri territori, insieme all’agenzia Sir che fa partedella nostra storia. Siamo giornali locali con sguardo globale, cioè ci rivolgiamo a tutto l’uomo e cioccupiamo di tutto l’uomo, quello che vive accanto a noi e quello che opera oltre Oceano. Deside-riamo offrire il nostro contributo all’arte dell’educazione con una lettura della realtà vista alla lucedel Vangelo. I nostri giornali sono strumenti della comunicazione sociale aperti alla speranza, chedanno voce a chi non ha voce, che raccontano le storie della gente. Siamo voce di quel popolo chedi solito non fa notizia sui grandi media. È nel nostro dna, fa parte della storia delle nostre comunitàlocali. Dobbiamo educarci ad avere uno sguardo attento sull’uomo, consapevoli che dietro a ogni no-tizia ci sono sempre delle persone. E la persona, immagine di Dio, è il massimo bene”.

Le nuove piattaforme tecnologiche stanno modificando radicalmente il modo di fare informa-zione. Quale futuro per i settimanali diocesani?“La sfida delle nuove tecnologie c’interpella. Circa la metà dei nostri giornali è dotata di un sito In-ternet; alcuni sono esclusivamente on line e altri vi arriveranno. Nel messaggio per la Giornata mon-diale delle comunicazioni sociali del 2009, il Papa ha definito Internet un grande dono per l’umanità.Per i settimanali è una frontiera dalla quale non si può prescindere. Abbiamo il dovere di sfruttarequanto la tecnica ci mette a disposizione, senza per questo abdicare a uno spirito critico verso un uti-lizzo spesso fuorviante dei new media. I giornali di carta avranno sempre un loro ruolo, ma le formedi utilizzo cambieranno, forse anche molto velocemente. Non possiamo farci trovare impreparati”.

a cura di Vincenzo Corrado

SETTIMANALI CATTOLICI Le radici e le aliFRANCESCO ZANOTTI, LAICO, È IL NUOVO PRESIDENTE FISC

Montefeltro e la Curia si congratulano con l’amico Francesco Zanotti perl’importante incarico in seno alla FISC (F. P.)

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5MONTEFELTRO ASPETTANDO IL SANTO PADRE

IN PREPARAZIONE ALLA VISITA DI BENEDETTO XVI ALLA DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

SULLA BARCA DI PIETROSULLA BARCA DI PIETRO

I viaggi del Papa e le visite che egli fa alle nazioni e alleChiese sparse nel mondo non costituiscono ormai una novità.Tutto ciò rientra nella missione del Pontefice.

Eppure ricordo che solo qualche decennio fa, quando Giovan-ni Paolo II con grande determinazione iniziò a viaggiare per ilmondo, la cosa suscitò critiche, perplessità, dissensi. Perchétanti viaggi? Perché tanto spreco di denaro? Perché tante piaz-ze piene se poi le chiese continuano a svuotarsi? E così via.

Qual è la ragione che, come i suoi predecessori, spingel’ottantenne Papa Ratzinger a percorrere le strade del mondo?Il motivo di tanto viaggiare è il compito speciale che Gesù haaffidato a Pietro e a tutti i suoi successori. «Simone, Simone,ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma ioho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu,una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31-32).

ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle,perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprissequalcuno di loro» (At 5, 15). Questo si è realizzato in molteoccasioni nei viaggi papali: la presenza del Papa in una nazio-ne ha rialzato comunità cristiane prostrate dalle persecuzioni oesangui nella fede, ridonando loro grande vitalità e operositànella missione.

Questa è la ragione per cui Benedetto viene anche da noi, nel-la nostra Diocesi di San Marino-Montefeltro. Anche noi ab-biamo bisogno di rendere più salda la nostra fede, più convin-ta e credibile la nostra testimonianza, più forte la nostra co-munione ecclesiale. Il Papa viene per noi ma anche per chinon è cattolico o cristiano o credente. Viene per tutti: per chiè alla ricerca della verità, per chi desidera il bene dell’uomo edella società, per chi aspira a valori e virtù spirituali.

Confermare nella fede e nell’unità in Cristo: questo è lo sco-po principale del servizio del Papa e di ogni sua visita. Se lafede dei credenti rimane viva e integra la Chiesa cresce unitae porta frutti, se la fede si spegne o è inquinata da ciò che leè estraneo, la Chiesa si disgrega e viene meno.

In un tempo come quello che stiamo vivendo, in cui la Chie-sa è “vagliata da Satana” è più che mai urgente ricevere so-stegno e conforto da colui che Cristo stesso ha posto come«perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia deiVescovi sia della moltitudine dei fedeli» (Lumen Gentium, 23).La persona stessa del Papa, la sua presenza fisica, insieme al-la sua parola e ai sacramenti che egli celebra con il popoloche incontra sono segni per rinsaldare e ravvivare quell’unitàprofonda che unisce tutti a Cristo. Vengono in mente le paro-le degli Atti degli Apostoli in cui è scritto che «portavano gli

All’inizio del nuovo millennio Giovanni Paolo II ha sentitoimpellente per sé e per tutta la Chiesa l’invito perentorio diCristo a “prendere il largo” con coraggio in questo nuovomondo globalizzato. Oggi è Benedetto XVI che prosegue sul-la stessa rotta avvicinando gli uomini a Dio e Dio agli uomi-ni; ma anche mostrando le ragioni della fede e le ragioni del-la ragione, visto che qualcuno non “crede” più neanche allaragione. A molti però la barca di S. Pietro non sembra moltoattraente e gradevole. Ma quando lo è mai stata? Eppure è labarca scelta dal Signore, è la barca che non affonda nonostan-te le tempeste. A noi sta decidere se rimanere a riva della sto-ria e della Chiesa, accontentandoci di qualche scialuppa, o di-re come gli apostoli a Pietro: «Veniamo anche noi con te»(Gv 21, 3).

don Mirco Cesarini

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6MONTEFELTRO LITURGIA

Togli il Natale vero, avanza quello fintoche i più distratti o i non credenti – nehanno profondamente bisogno.

La domanda è piuttosto un’altra: è ingrado la Chiesa di compiere questa suagrandiosa missione?

Liturgie più vere,omelie meno retoriche

Il tema della luce ha permeato le litur-gie del tempo natalizio. Con Cristo la lu-ce vera è venuta nel mondo a illuminareogni uomo. Una luce che nessuna forzaumana potrà mai spegnere, perché è la lu-ce di Dio. Si tratta quindi, parlando di lu-ce vera e di luci finte, di due realtà, didue storie a confronto, l’una alternativaall’altra, inversamente proporzionali, per

lontà, come del resto nella notte di Nata-le, le parole di Mons. Negri all’omeliahanno splendidamente aiutato a rifletteresul compito della Chiesa in questi tempidi buio.

Nessuna retorica nelle sue parole, mapiuttosto una rilettura della vocazione cri-stiana fatta con lucidità e collocata nelcontesto di una giornata dedicata all’am i -cizia e alla preghiera per le popolazioniche vengono private del diritto alla libertàreligiosa e/o alla emarginazione della fe-de. Chi, forse, si aspettava parole dure dicondanna su quanto sta succedendo in di-verse parti del mondo contro le minoran-ze religiose in genere ed i cristiani in par-ticolare, ha invece potuto ascoltare unmessaggio di speranza che ha riecheggia-to un pensiero espresso molti anni fa, intempi altrettanto difficili, da Giorgio LaPira: “Anche se è notte inoltrata, la senti-nella che indaga l’orizzonte sa che l’albanon può essere lontana”.

Nessun dubbio che la cittadella cristia-na appaia oggi come assediata: si metteda parte Dio e si ricorre agli idoli, trattotipico della mentalità pagana. I quali cam-biano nome, ma rimangono sostanzial-mente gli stessi.

A quando e in che modo la reazione?Bisognerebbe innanzitutto prenderne co-scienza, cominciando noi per primi a “vi-vere da cristiani”, leggendo nella storia ilmodo di agire costante di Dio: raggiunge-re gli altri servendosi della mediazione diun popolo, di una comunità, se vogliamodi un piccolo resto, capace di trasmettere,prima con la vita che con la parola, labellezza che gli è stata donata.

Quanto ci scommettete che Papa Bene-detto XVI non potrà fare a meno di ri-chiamarci a questa bellezza quando visi-terà la nostra Chiesa “collocata sul mon-te” per far luce a tutti i viandanti dellastrada? Mentre cominciamo a prepararci aquesta visita mi permetto di rivolgere uninvito a quanti in parrocchia sono impe-gnati nel servizio liturgico: è solo dall’in -contro con il Signore che possiamo trova-re la forza e la gioia della testimonianzadella nostra fede.

Prepariamo e celebriamo liturgie piùvere e ogni tanto ricordiamoci di pregarelo Spirito Santo per i nostri sacerdoti, per-ché sappiano anche con la parola umileed essenziale fare risplendere la luce e lagloria del Signore che, sola, può vincere“la tenebra che ricopre la terra e la nebbiafitta che avvolge i popoli”.

don Lino Tosi

Sempre meno Gesù Bambinoe sempre più Santa Claus

Così il “Carlino” del 4 gennaio scorsotitolava lo scritto di un opinionista-lettoreche in poche righe fotografava la realtàsempre più sociologica e sempre menoteologica con la quale da alcuni anni cele-briamo il Natale. Questa festa cristiana,assolutamente coinvolgente non soltantoper i credenti, è costituita, a giudizio dellettore “… da un quadro e da una cornice.Il quadro corrisponde all’avvenimento:Dio che si fa uomo. La cornice coincidecon le derivazioni culturali dell’avve -nimento: luminarie, doni, auguri, clima difesta e di fraternità… Cos’è accaduto ne-gli ultimi anni? Mentre il quadro si vasempre più oscurando per la crisi genera-le della fede, la cornice, per compensa-zione, si ingrandisce sempre più. Bastipensare che, nei centri commerciali, ledecorazioni cominciano a ottobre”.

Alla fine, ci troviamo con “… sempremeno Gesù Bambino e sempre più SantaClaus, luminarie, viaggi esotici, mutanderosse…”.

Se prima i preti esortavano a non ridur-re il mistero dell’Incarnazione al climadolciastro delle tradizioni, oggi, temendodi perdere anche quelle, raccomandano dicostruire in casa, l’albero e il presepe. Lacultura ha una sua logica inesorabile: pre-sto non si parlerà più di Natale ma di va-canze invernali… del resto, se il misterodell’Incarnazione diventa meno credibile,è inevitabile che al Natale vero subentri ilNatale finto, fatto di spot e canzoni in in-glese. E, quando diciamo gli “auguri” ècome se dicessimo semplicemente “buonafortuna”.

È chiaro che non per tutti il Natale èsempre più “finto”: chi ancora sente il bi-sogno interiore, non l’obbligo di tradizio-ne, di mettere piede in chiesa almeno aNatale e Pasqua (e sono tanti!) dimostradi non avere tagliato i ponti con il Signo-re, anche se manca un esplicito camminodi fede. Resta comunque vero il fatto che,se preso sul serio, il Natale è una decisaspinta in avanti, un appello pressante peri singoli, le famiglie, l’intera comunità.

La luce che rompe le tenebre continuaad essere per molti un richiamo irresisti-bile. Come l’amore essa si diffonde natu-ralmente, diventa rifugio, conforto, ripa-ro, richiamo, consolazione, speranza pertutti. Le luminarie non sono in grado didare tutto questo, mentre gli uomini – an-

descrivere quella lotta titanica di cui par-la il Concilio Vaticano II: “Tutta intera lastoria umana è pervasa da una lotta tre-menda contro le potenze delle tenebre,lotta cominciata fin dall’origine del mon-do, che durerà, come dice il Signore, finoall’ultimo giorno. Inserito in questa bat-taglia l’uomo deve combattere senza so-ste per poter restare unito al bene, né puòconseguire la sua interiore unità se non aprezzo di grandi fatiche, con l’aiuto dellagrazia di Dio”. Una lotta senza soste esenza quartiere. Ne siamo parte integrantee non semplici spettatori.

Al termine del ciclo natalizio, nella li-turgia dell’Epifania celebrata dal nostroVescovo nella Basilica di San Marinopiena di cristiani e di uomini di buona vo-

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7MONTEFELTRO GIORNATA DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

MESSAGGIO PER LA GIORNATA DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

I QUATTRO PILASTRII QUATTRO PILASTRIDa Gerusalemme la preghiera per la Settimana 2011Da Gerusalemme la preghiera per la Settimana 2011

“Nessuna delle divisioni attuali delleChiese ha origine da Gerusalemme. Que-ste furono portate qui da Chiese già divi-se, pertanto, pressoché tutte le Chiese delmondo hanno la loro parte di colpa per ladivisione e per questo sono chiamate a la-vorare per l’unità”. È la convinzioneespressa da padre Franz Bowen, direttoredella rivista “Proche Orient Chrétien”(Poc), parlando nei giorni scorsi a Gerusa-lemme ai vescovi di Usa/Cdn e Ue delCoordinamento delle Conferenze episco-pali a favore della Chiesa della Terra San-ta e dell’Assemblea dei vescovi cattolicidella Terra Santa (“Hlc 2011”), in visitadi solidarietà. Un intervento ancor più si-gnificativo se messo in relazione con laSettimana di preghiera per l’unità dei cri-stiani (18-25 gennaio 2011), la cui pre-ghiera è stata preparata proprio dai cristia-ni di Gerusalemme, che hanno scelto co-me brano la pericope degli Atti degliApostoli (2,42-47) da cui il tema dellaSettimana: “Essi ascoltavano con assiduitàl’insegnamento degli apostoli, vivevanoinsieme fraternamente, partecipavano allaCena del Signore e pregavano insieme”.

Dialogo quotidiano. “Il dialogo ecu-menico – ha detto Bowen – è parte inte-grante della vita dei fedeli cristiani di qui.La loro esperienza quotidiana è che la so-lidarietà e la collaborazione sono vitaliper la loro presenza in quanto minoranzain mezzo ad una maggioranza fatta daislamici ed ebrei. I palestinesi cristiani so-no diventati una minoranza facendo fron-te a sfide serie che minacciano il loro fu-turo, come la giustizia, il diritto, la pace,la sicurezza e la libertà. I cristiani di Ter-ra Santa sono pronti a collaborare con iloro fratelli islamici e musulmani per pre-parare vie di dialogo e per ricercare unasoluzione giusta e duratura al conflitto.La religione piuttosto che parte del con-flitto deve tornare ad essere parte dellasoluzione”. La scelta del tema, infatti, ri-flette quattro momenti caratteristici dellavita delle comunità cristiane originarie:l’ascolto della Parola (insegnamento), lacomunione (condivisione), l’Eucaristia(spezzare il pane) e la preghiera. Quattropilastri che i cristiani di Terra Santa met-tono in evidenza esortando i fedeli in tut-to il mondo ad unirsi a loro nella lotta chestanno conducendo per la giustizia, il di-ritto e la pace.

Un pellegrinaggio comune. Attual-mente a Gerusalemme sono presenti 13

Chiese guidate dal rispettivo vescovo opatriarca. Tutti insieme, secondo i numeriin possesso di padre Bowen, i cristiani inPalestina e Israele sono tra i 150 e i 200mila, per una percentuale compresa tra l’1 e il 2% della popolazione totale. Lastragrande maggioranza dei cristiani èformata da arabi-palestinesi con piccolecomunità di cattolici di espressione ebrai-ca. A fianco di questi ci sono anche circa5mila ebrei messianici il cui numero, disolito, non viene computato in quello del-la presenza cristiana. Uno snodo storicoper lo sviluppo delle relazioni ecumeni-

del Terzo Millennio tenutasi a Betlemme,nella piazza della Mangiatoia nel dicem-bre del 1999. Forse la più significativaespressione del nuovo pellegrinaggio co-mune”. Seguirono altre iniziative come lacreazione, nel 2006, del “Jerusalem inter-Church centre”, grazie alla collaborazionecon il Consiglio mondiale delle Chiese econ quello delle Chiese del Medio Orien-te. A fianco di questi organismi lavoranoe operano altri gruppi che fanno del l’e -cumenismo il loro impegno prioritario.“Questo ecumenismo di vita – ha spiega-to il religioso – basato sulla solidarietà e

che tra queste Chiese, ha ricordato padreBowen, è stato certamente “il pellegrinag-gio di Paolo VI nel gennaio del 1964 e ilsuo incontro con il patriarca Atenagorache segnò un nuovo clima e una nuovastrada nelle relazioni ecumeniche. Altromomento focale fu l’inizio di incontri trai capi delle Chiese durante la prima Inti-fada (1987-1993). In un clima di insicu-rezza e di incertezza i leader cristiani co-minciarono a chiedersi cosa dire e faredavanti a tanta violenza, morte e sofferen-za. Da quel momento cominciarono apubblicare dichiarazioni congiunte e apromuovere iniziative per promuovere lapace e la giustizia”. Tra queste, rimane uncaposaldo quella del novembre 1994, fir-mata da tutte e tredici le Chiese, che ri-guardava il significato di Gerusalemme ei diritti dei cristiani. Una seconda dichia-razione comune, sullo stesso tema, fu poidiffusa nel settembre 2006. Tra le azionipubbliche più rilevanti merita un postoparticolare “l’inaugurazione ecumenica

sulla condivisione fa sì che le scuole, leistituzioni, i movimenti, che sono alla ba-se delle attività delle Chiese locali, lavori-no spontaneamente insieme, offrendo unservizio e una testimonianza comune aifedeli delle due altri fedi maggioritarie,l’Islam e l’Ebraismo. In questa Settimanai cristiani di Gerusalemme invitano i fra-telli sparsi nel mondo ad unirsi a loro nel-la preghiera per chiedere pace, giustizia,sicurezza, dignità e libertà”. Quella del2011 è la 44ª edizione della Settimana daquando prese il via nel 1968.

Il tema, come detto, è stato scelto daileader cristiani di Gerusalemme, tra i qua-li il patriarca latino emerito Michel Sab-bah, il vescovo della Chiesa evangelicaluterana di Terra Santa e Giordania, Mu-nib Younan, e altri membri del patriarca-to greco ortodosso di Gerusalemme e del-la chiesa siriaco-ortodossa, melkita catto-lica, armeno-ortodossa ed episcopaliana.

A cura di Daniele Rocchi

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8MONTEFELTRO GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA

L’educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti sia-mo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specificavocazione.

Auspichiamo e vogliamo impegnarci per educare alla pie-nezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dallenuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e lacustodisca dal concepimento al suo termine naturale e che lafavorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto.

Come osserva Papa Benedetto XVI, «alla radice della crisidell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita» (Lettera al-la Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’e -ducazione, 21 gennaio 2008). Con preoccupante frequenza, lacronaca riferisce episodi di efferata violenza: creature a cui èimpedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, anzianiabbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro.

Cogliamo in questoil segno di un’este -nuazione della culturadella vita, l’unica ca-pace di educare al ri-spetto e alla cura di es-sa in ogni stagione eparticolarmente nellesue espressioni più fra-gili. Il fattore più in-quietante è l’assue fa -zione: tutto pare ormainormale e lascia intra-vedere un’umanità sor-da al grido di chi nonpuò difendersi. Smarri-to il senso di Dio,l’uomo smarrisce sestesso: «L’oblio di Diorende opaca la creatura stessa» (Gaudium et spes, n. 36).

Occorre perciò una svolta culturale, propiziata dai numero-si e confortanti segnali di speranza, germi di un’autentica ci-viltà dell’amore, presenti nella Chiesa e nella società italiana.Tanti uomini e donne di buona volontà, giovani, laici, sacerdo-ti e persone consacrate, sono fortemente impegnati a difenderee promuovere la vita. Grazie a loro anche quest’anno moltedonne, seppur in condizioni disagiate, saranno messe in condi-zione di accogliere la vita che nasce, sconfiggendo la tentazio-ne dell’aborto.

Vogliamo di cuore ringraziare le famiglie, le parrocchie, gliistituti religiosi, i consultori d’ispirazione cristiana e tutte leassociazioni che giorno dopo giorno si adoperano per sostene-re la vita nascente, tendendo la mano a chi è in difficoltà e dasolo non riuscirebbe a fare fronte agli impegni che essa com-porta.

Quest’azione di sostegno verso la vita che nasce, per esseredavvero feconda, esige un contesto ecclesiale propizio, comepure interventi sociali e legislativi mirati. Occorre diffondere

DOMENICA 6 FEBBRAIO

Educare alla pienezza della vitaMESSAGGIO DEI VESCOVI ITALIANI PER LA 33ª GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA

un nuovo umanesimo, educando ogni persona di buona vo-lontà, e in particolare le giovani generazioni, a guardare allavita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità.«L’uomo – afferma Benedetto XVI – è veramente creato perciò che è grande, per l’infinito. Il desiderio della vita più gran-de è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo lasua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende al-la vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta adimmagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace»(Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù2011, 6 agosto 2010, n. 1).

È proprio la bellezza e la forza dell’amore a dare pienezzadi senso alla vita e a tradursi in spirito di sacrificio, dedizionegenerosa e accompagnamento assiduo. Pensiamo con ricono-scenza alle tante famiglie che accudiscono nelle loro case i fa-

miliari anziani e aglisposi che, talvolta an-che in ristrettezze eco-nomiche, accolgonocon slancio nuovecrea ture. Guardiamocon affetto ai genitoriche, con grande pa-zienza, accompagnanoi figli adolescenti nellacrescita umana e spiri-tuale e li orientano conprofonda tenerezza ver -so ciò che è giusto ebuono. Ci piace sotto-lineare il contributo diquei nonni che, conabnegazione, si affian-cano alle nuove gene-

razioni educandole alla sapienza e aiutandole a discernere, allaluce della loro esperienza, ciò che conta davvero.

Oltre le mura della propria casa, molti giovani incontrano au-tentici maestri di vita: sono i sacerdoti che si spendono per lecomunità loro affidate, esprimendo la paternità di Dio verso ipiccoli e i poveri; sono gli insegnanti che, con passione e com-petenza, introducono al mistero della vita, facendo della scuolaun’esperienza generativa e un luogo di vera educazione. Anchea loro diciamo grazie. Ogni ambiente umano, animato daun’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiori-re la vita. È necessario, però, che l’anelito alla fraternità, postonel profondo del cuore di ogni uomo, sia illuminato dalla consa-pevolezza della figliolanza e dalla gratitudine per un dono cosìgrande, dando ali al desiderio di pienezza di senso dell’esistenzaumana. Il nostro stile di vita, contraddistinto dall’impegno per ildono di sé, diventa così un inno di lode e ci rende seminatori disperanza in questi tempi difficili ed entusiasmanti.

Roma, 7 ottobre 2010 Memoria della Beata Vergine del Rosario

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9MONTEFELTRO GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA

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10MONTEFELTRO PRIMOPIANO

Il cardinale Bagnasco invita noi tuttialla preghiera e alla penitenza, perché peri credenti, oltre le ragioni umane, c’è unmotivo più profondo. Quello che nella re-cita del Credo esprimiamo dicendo: Cre-do la Comunione dei Santi. Il bene e ilmale, per una osmosi mistica di vasi co-municanti, passa da uno agli altri. I nostrifratelli cristiani, di qualsiasi denomina-zione, pagano con la fedeltà, con la tortu-ra, con l’esodo forzato, con la morte, conla distruzioni delle chiese, i peccati di noicristiani europei che stiamo spegnendo laluce del Vangelo e abbandoniamo le viedei nostri Padri.

Non servono le parole di qualche poli-tico o di qualche istituzione europea che‘deplorano’ la strage, ma che fino a que-sto momento non muovono un dito.

* * *La seconda domanda è ancora più in-

quietante. Dobbiamo concedere ai musul-mani tutte le moschee che chiedono? Par-tendo sempre da una trasmissione televi-siva nella quale si discuteva se concedereuna nuova moschea a Torino, una o no -revole di sinistra si sbracciava fino allacollera per dire sì, dobbiamo concederloperché il diritto al culto è garantito dal -l’articolo 3 della Costituzione Italiana.Una prima osservazione è vedere conquanto zelo uomini della sinistra, che ingenere si oppongono ai diritti dei cristia-ni, quando si tratta di interessi di musul-mani o di altre fedi, si fanno in quattro,con la segreta e lontana speranza di atti-rarsene i voti.

L’attuale discorso del Papa sulla libertàreligiosa non ha bisogno dell’avallo dellesinistre perché proclama un diritto che èvalido per tutti, ma anche per i cristiani.Il diritto a pregare è fondamentale perogni religione. Quindi anche per gli isla-mici. Ma tutti sanno che per pregare sol-tanto non è necessaria una moschea e tan-to meno il minareto. Anche nei loro paesici sono le ‘musalle’ ossia cappelle desti-nante soltanto all’orazione. Quindi si dialoro tutta la possibilità di pregare, perchéla preghiera fa bene a tutti. Ma i musul-mani vogliono la moschea, perché primadell’edificio, è importante la particella diterreno sulla quale verrà costruita, che di-venta ‘Terra di Islam’ e che non potràmai essere destinata ad altro scopo. Ci

rendiamo conto cosa significa questo?Che sul territorio nazionale ci sarannotanti quadratini appartenenti ai vari Paesimusulmani che li hanno finanziati. E no aquei simboli di potenza, grandezza e for-za che è il minareto, come qualcuno hascritto.

Esigere giustamente il diritto alla libertàdi culto è doveroso. Ma non solo per glialtri, ma anche per se stessi. È l’unicomezzo pacifico per ottenere la ‘recipro-cità’. Non di menticando che i musulmaniritenendosi gli unici credenti e il primopopolo del mondo, considerano noi, cri-stiani ed ebrei, inferiori e trattati comedhimmi, protetti a condizione di pagareuna tassa. Quando noi cristiani concedia-mo loro dei favori, essi lo ritengono sem-plicemente un nostro dovere. Gli esempipotrebbero essere molti. Dalle nostre Suo-re Elisabettine che curano con tanto amorei piccoli ospiti del Caritas Baby Hospitaldi Betlemme, che non si sentono mai direun grazie, ‘perché voi cristiani siete staticreati al nostro servizio’. O il ricordo delnostro compianto Padre Vittorio che ognianno partiva da San Marino con un caricodi viveri, di vestiario, di apparecchi ospe-dalieri e che portava nell’antica Jugosla-via. Arrivato in un villaggio musulmano,scaricata la merce, gli si avvicinò il capovillaggio che con espressone triste gli dis-se: “Peccato che non ti possa dare la ma-no, perché sei un cristiano!”.

Per demolire questa millenaria convin-zione, ci vorranno decenni o forse secoli.Ma occorre iniziare. Il panorama non è molto sereno. In Europa ci sono già 23 milioni di fedeli di Allah che cresce-ranno con il ritmo demografico che han-no, mentre noi andremo spegnendoci.Quando anche la Turchia potrà entrare inEuropa, con i suoi 70/80 milioni di votan-ti, sommati a quelli già residenti tra noi,ci vorrà poco per votare la sharia e l’Eu -ropa, che si è difesa per secoli con le ar-mi, si troverà strangolata con le sue stes-se mani. Pessimismo? Può darsi. Ma nondimentichiamo mai che ‘il pessimista èun ottimista ben informato’.

Larghi nel concedere luoghi di pre-ghiera, le ‘musalle’, che garantiscono ildiritto al culto e non svendono il terrenonazionale.

EGO

La prima. Perché vengono perseguita-ti e uccisi tanti cristiani in varie parti delmondo musulmano? La risposta è lam-pante, anche se molti politici e intellettua-li fanno finta di non conoscerla. L’altrasera a “Porta a Porta”, Bruno Vespa stavachiedendo a Mons. Fisichella la stessa co-sa. Stava dicendo che prima della guerrain Iraq i cristiani vivevano in pace. Ma laridda degli argomenti fece scivolare via larisposta. Ma è quella, la guerra voluta confalsi pretesti e sotto ipocriti interessi. Laragione è semplice. I musulmani non co-noscono distinzione tra fede e politica.Essendo nati e vissuti in tale cultura, sup-pongono che la stessa cosa valga ancheper i cristiani. Per loro gli Occidentali so-no tutti convinti cristiani e son chiamatiaddirittura ‘crociati’. E pensare che il ca-po dei cristiani, il Papa, si è battuto con-tro l’invasione irachena. Mossi da questaconvinzione tutto il mondo dell’Islàm siribella contro le piccole comunità che vi-vono in mezzo a loro ancor prima di loro.Anzi in molti Paesi la loro presenza eradifesa per la loro cultura e per il loro ap-porto all’intera società. Mentre noi cri-stiani siamo indifferenti e divisi di fronteai tanti fatti che insanguinano le piccolechiese, i musulmani sono un blocco unicoche reagisce ovunque quando temonol’attacco alla loro fede. La sproporzionatareazione al discorso papale a Ratisbona,le innocue vignette contro Maometto, do-vevano far capire la morbosa sensibilitàdel popolo di Allah.

Le nobili motivazioni arrecate per co-prire le reali intenzioni, si sono rivelatefalse e pretestuose. Le armi nucleari nonsono state trovate, il buon proposito diimportare la democrazia si è rivelato sba-gliato, i subdoli interessi per il petrolio,per i commerci, per la vendita delle armihanno rivelato il vero volto della guerra.

Lo stillicidio del sangue cristiano nonavrà termine fin quando non terminerà lapresenza delle armi occidentali in MedioOriente. Vittime del ginepraio nel quale sisono cacciati Americani ed Europei, nonsono solo i cristiani e i morti tra la popo-lazione, ma gli stessi soldati americani, epurtroppo anche italiani, che cadono peruna motivazione errata. I giovani mortisono sempre eroi anche se la causa per laquale sono caduti non era molto nobile.

DUE DOMANDE INQUIETANTI

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11MONTEFELTRO PREGHIERA

INTENZIONE PROPOSTA DAL PAPA PER IL MESE DI FEBBRAIO 2011

Il rispetto del ruolo centrale, che gioca l’istituzione familiare nelsuo insostituibile contributo in favore dell’intera società, costitui-

sce l’intenzione di preghiera, che il Santo Padre propone per questomese.

Particolarmente nella cultura occidentale si constata oggi unacrisi di identità della famiglia. Cosa si può chiamare famiglia?Oltre il “modello tradizionale”, si continua a chiamare famiglia il ti-po monoparentale (vivere solamente con il padre o con la madre); iltipo di famiglia frutto delle nuove unioni (vivere con la propria ma-dre ed il suo secondo marito, che magari si porta dietro i propri fi-gli); si vuol chiamare famiglia quella formata dagli omosessuali.

C’è la crisi della famiglia, perché c’è la crisi del ruolo parentale.Qual è il ruolo del padre e della madre nella famiglia di oggi? Cherapporti ci devono essere con i figli e quale educazione deve essereloro impartita? Come si definisce oggi la famiglia? Per noi cattolicila famiglia si basa sulla unione di un uomo e di una donna, ma og-gi c’è chi vuol chiamare “famiglia” anche gli altri modelli.

“Viviamo in un’epoca di crescenti e sistematici attacchi controla famiglia e contro la vita. In questo contesto bisogna comunqueevitare sia un pessimismo paralizzante, sia un ottimismo ingenuo eirreale. La tendenza a mettere in dubbio l’istituzione familiare, lasua natura e missione, il suo fondamento sul matrimonio (unione diamore e di vita tra un uomo e una donna) è, per così dire, genera-lizzata in determinati ambienti molto influenti, segnati da una men-talità secolarizzata. Tale tendenza si può osservare in alcune orga-nizzazioni politiche nazionali e internazionali, è presente anche inimportanti mezzi di comunicazione; essa sconvolge la vita econo-mica e professionale di molti ed ostacola la percezione della realtà

del matrimonio nei nostri figli” (Giovanni Paolo II, 13 ottobre2000). Questa crisi è rivelatrice di una malattia dello spirito, che siè allontanato dalla verità e riflette un relativismo ed uno scettici-smo senza precedenti. Ma noi cattolici ribadiamo la nostra speranzanel futuro, lasciandoci guidare dal realismo, che scaturisce dal Van-gelo e da una profonda fiducia in Dio.

Sono molte le iniziative delle parrocchie e dei movimenti persalvare la famiglia dallo sfascio. Accanto ai vari tipi di incontri e dicatechesi (incontri di preparazione al matrimonio, incontri per i ge-nitori, incontri per le giovani coppie) merita di essere caldeggiata laproposta di preghiera in famiglia, che, anche da noi si cerca di por-tare avanti con i mezzi, che la Provvidenza mette a disposizione. Fi-duciosi nel motto che dice: “La famiglia, che prega unita, rimaneunita!”, da più di un decennio, l’Apostolato della Preghiera della no-stra diocesi cerca di valorizzare ogni anno i tempi liturgici fortidell’Avvento e della Quaresima per distribuire in tutte le chiese60.000 pieghevoli, i quali propongono piccoli spunti di riflessionesulla Parola di Dio (“La famiglia prega, ascoltando Dio che parla”)e qualche suggerimento di orazione (“La famiglia prega, parlando aDio che ascolta”). E crediamo di godere in tale lavoro – oltre chedell’approvazione del vescovo – di una particolare benevolenza daparte del Sacro Cuore di Gesù, perché ogni volta arrivano puntuali isoldi necessari (non un euro in meno, non un euro in più) per paga-re le spese di stampa e di trasporto a destinazione del materiale.

Accogliendo l’invito del Papa, in questo mese di febbraio pre-gheremo più intensamente per domandare la protezione della SantaFamiglia di Nazareth su tutte le famiglie nate dal sacramento delmatrimonio e su tutte le famiglie del mondo.

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - FEBBRAIO 2011

Crisi di identità della famiglia

Davanti alla promozione e alla difesa della vita umana non sideve parlare di ingerenza nei confronti degli Stati, né esistono

ragioni di opportunità politica per impedire di esprimere un giudizioin proposito. La libertà degli Stati nel legiferare in materia bioeticanon può certo essere intaccata da elementi esterni ai propri sistemigiuridici. Allo stesso modo, la libertà della Chiesa di esprimere ilproprio insegnamento non può essere limitata dall’arroganza di al-cuni scienziati o intellettuali, i quali ritengono che su tali contenutinon dobbiamo parlare.

La vita possiede per i cristiani una sua sacralità perché è in-nanzi tutto mistero, e dal suo inizio sino alla sua fine evidenziaquanto la natura abbia in sé qualcosa di talmente inintelligibile,che ancora sfugge all’analisi più critica ed alla macchina più preci-sa e, proprio per questo, deve essere rispettata da tutti. Quando siparla di vita umana, insomma, non si è mai in presenza di pura ma-

teria manipolabile; c’è in essa una dignità intrinseca che merita al-meno il rispetto.

Su alcune questioni vitali tacere sarebbe ipocrisia e questo nonci appartiene.

Molte cose si possono rimproverare agli uomini di Chiesa in di-versi momenti della sua storia bimillenaria, ma su questi temi la no-stra posizione permane da sempre cristallina, immutabile e proprioper questo credibile. Non siamo soliti fare promesse che non pos-siamo mantenere. Qualcuno potrà sorridere davanti alla nostra fe-de. Ne siamo abituati. Da duemila anni veniamo sbeffeggiati e finoai nostri giorni proprio per questo motivo molti cristiani vengonouccisi ed emarginati. Ma questa è la nostra forza e ci rende – comedisse Paolo VI davanti alle Nazioni Unite – esperti in umanità(Dall’articolo di R. Fisichella sull’“Osservatore Romano”, 14 no-vembre 2008).

INTENZIONE PROPOSTA DAI VESCOVI ITALIANI

Dio nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze in unione con il tuo figlio Gesù Cristo, che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia

per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo, che ha guidato Gesù, sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese...

❏ “Perché LA FAMIGLIA sia da tutti rispettata nella sua identità e sia riconosciuto il suo insostituibile contributo in favore dell’intera società”.

❏ “Perché lo Spirito Santo ci renda capaci di incarnare in ogni situazione I VALORI DEL VANGELO, accogliendo, custodendo e promovendo LA VITA UMANA dal concepimento sino alla sua fine naturale”.

La Chiesa, esperta in umanità

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12MONTEFELTRO NOTIZIARIO A.C.

Ormai è un appuntamento fisso: a ca-vallo delle festività natalizie, i giovanidell’Azione Cattolica lasciano le tavoleimbandite per ritrovarsi insieme, per con-dividere l’esperienza del campo inverna-le. Questa volta a Ferrara, precisamente aPonte Maodino, ospiti della Casa Spiri-tuale Carlo Viganò.

Quattro giorni colmi di attività, mo-menti ricreativi, spunti di riflessione, conl’intento di conoscere meglio se stessi, ipropri compagni di avventura e il Signo-re. Tema di quest’anno: la santità. Dopouna prima reazione di timore abbastanzacomprensibile, si è fatta largo nel gruppola consapevolezza che ognuno nel propriopiccolo può aspirare a raggiungere questavetta, anche senza gesti eclatanti e con-dotte di vita ascetiche. Di questo ci haconvinto Paolo VI che nella Lumen Gen-tium (16 Novembre 1964), al capitolo Vscrivendo dell’universale vocazione allasantità della Chiesa, lo ribadisce aperta-mente. Lo stesso vale per Sant’Agostino,per il quale dopo la sacra unzione delBattesimo, non si diventa semplicementecristiani, ma addirittura Cristo. La Chiesaè santa semplicemente perché Dio e loSpirito Santo recitano in essa un ruolo diprimo piano. Sono come una fonte sacradal quale sgorga un’acqua sempre limpi-da e tersa, che scende e purifica tutto dalpeccato.

E per i fedeli, è una chimera la santità?Non hanno altro che l’impegno e la dedi-zione personale per raggiungerla e ren-derla attuabile, riuscendo così a dare con-tinuità ai doni dello Spirito Santo. Nonserve altro. Chi accoglie nel proprio inti-mo Dio, raggiunge la pienezza. La voca-zione è unanime. È rivolta a tutti, nessunoescluso. Sbagliare è consentito. Fa partedella natura umana. Anche il perdono faparte del cammino verso la santità. I be-nefici di questo sono evidenti e si riversa-no anche sulla società e su chi ancora nonha conosciuto la gioia di Dio.

Si demolisce così il luogo comune chesosteneva l’estraniazione dal mondo, qua-le condizione imprescindibile per la beati-tudine. Falso. Assolutamente falso. Ognu-no ha il proprio percorso. Diverso, ma lacima è la stessa. Dio dà a tutti le medesi-me opportunità. È a nostra discrezione se-guire la traccia e guadagnare con sudorela vetta. Possiamo contare sulla parola diDio, sull’eucarestia, sulla preghiera, sul

QUELLA VETTA CHIAMATA SANTITÀQUELLA VETTA CHIAMATA SANTITÀ

UUNN GGIIOOVVAANNEE DDEELLLL’’AAZZIIOONNEE CCAATTTTOOLLIICCAA RRAACCCCOONNTTAA IILL CCAAMMPPOO IINNVVEERRNNAALLEE DDIIOOCCEESSAANNOO

servizio e sull’abnegazione. Con questi econ la guida di Dio non abbiamo proprioscuse. La santità è lì. Dobbiamo afferrar-la con vigore e stringerla forte. ScegliereDio non è mai facile, ma è questo che cichiede. Allontanarsi il più possibile dalletentazioni del Male per assaporare il verogusto del cammino terreno proteso versol’alto. Ed è questo che noi ragazzidell’Azione Cattolica, proviamo a tramu-tare nella realtà di tutti i giorni.

Le bramosie non mancano e forse oggisono ancora di più e più affascinanti.Leggendo Giovanni Paolo II questo risul-ta chiaro. È chiara soprattutto la funzionesvolta dai laici nel mondo. Nel vademe-cum sulla vocazione e sulla missione deilaici nella Chiesa e nel mondo, Esortazio-ne Apostolica Christifideles Laici (30 Di-

togliere le bende che ci impediscono divedere la sua presenza nella vita di tutti igiorni. Obiettivo però non è la conoscen-za fina a se stessa, ma una conoscenzaproduttiva per concretizzare ciò che Dioci ha indicato. Ora sappiamo che la san-tità è alla nostra portata e questo eviden-temente responsabilizza, visto che dipen-de da noi la realizzazione del disegno di-vino. È un cammino in progressione, irtodi ostacoli, ma non siamo soli. Dio èsempre lì, al nostro fianco pronto a sup-portarci nei momenti difficili,evitando difarci cadere nel vuoto.

Una certezza ancora di più in questosenso, ci è pervenuta dopo l’incontropresso il monastero Carmelitane Scalze diFerrara, con la sammarinese suor Barbarae con la madre superiora. Una luce negli

cembre 1988), questo è ribadito a più ri-prese. Il laico per sua natura è pienamen-te incanalato nelle vicende ordinarie, do-ve si trova gomito a gomito con altri cri-stiani, con altri credenti, ma anche conchi è estraneo alla religione. Il laico perquesto può santificarsi solo nelle attivitàprettamente umane. Ogni occasione è uti-le per avvicinarsi a Dio. È da questo chela Chiesa trae il proprio fondamento. Uncristiano in più, che si avvicina per abbe-verarsi e per incontrare Dio, rappresentaun motivo di crescita per la stessa.

Formarsi significa conoscere. AmareDio è conoscere sempre di più, scoprendosempre più le nostre radici e riuscendo a

occhi e un entusiasmo contagioso, chenon hanno lasciato indifferenti noi inter-locutori. Vedere la gioia che trasmettono,rallegra il cuore e lo spirito. La vita delmonastero è scandita dai ritmi della natu-ra. Alla preghiera si affianca di pari passoil lavoro e i momenti di comunione fra-terna, fondamentali per il corpo e per lospirito. Secondo Santa Teresa, rifondatri-ce dell’ordine con San Giovanni dellaCroce, la nostra vita è un castello, contante, tantissime stanze. Tra queste, la piùintima è quella con Dio presente.

Nella sua opera Il castello interiore, nedescrive 7 in maniera esaustiva per rap-presentare i vari livelli della fede. Secon-

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do Santa Teresa, dobbiamo solamente im-boccare il cammino verso la comunionepiena e totale con Dio. Per il resto Dio èlì, vicino a noi e compie sostanzialmentelo sforzo maggiore. Nel concreto, quandola vita ci presenta il conto con momentidifficili abbiamo due alternative: o segui-re la fede rispondendo in maniera affer-mativa alla chiamata di Dio, o abbando-narsi alla perdizione, diventando ostili eastiosi con l’Altissimo. Chi ci può illumi-nare il cammino è la parola di Dio, il van-gelo quindi. Il nostro strumento più effi-cace per intraprendere la via tracciata daDio. Ma non basta. Dobbiamo circondar-ci delle persone che condividono le nostreaspirazioni. È la cosiddetta compagnia deibuoni, la fondamentale appartenenza adun gruppo.

L’ultima tappa del viaggio alla scoper-ta della santità, ha il nome e il volto rag-giante e rassicurante di Monsignor PaoloRabbiti. Incontrare l’arcivescovo di Ferra-ra, già vescovo della nostra diocesi, è sta-to ritrovare chi ha celebrato per molti dinoi la Sacra Cresima. Andare, Fermarsi,Vedere, Ritornare e Condurre sono per luile parole chiave per apprendere al meglioil credo di Dio e di riflesso per raggiun-gere la santità. Cinque vocaboli che rap-presentano il percorso che tutti noi dob-biamo fare. Questa è la seconda fase. Laprima, secondo l’Arcivescovo, è espostanei versetti del Vangelo. Due giovani in-contrano Giovanni Battista. Il santo indi-ca loro Gesù e lo indica come il salvato-re. In lui i due giovani riconoscono il fi-glio di Dio e sono ben lieti quindi di se-guirlo. Alcuni di noi sono ancora qui. De-vono ancora incontrarlo e scegliere di se-guirlo per poi lasciarsi guidare.

Un’ulteriore frase che ci portiamo a ca-sa è questa: “... L’orchestra è un mondo.Ognuno contribuisce con il proprio stru-mento, con il proprio talento. Per il tem-po di un concerto siamo tutti uniti, e suo-niamo insieme, nella speranza di arrivaread un suono magico: l’armonia, tratta dalfilm Le concert (Il concerto) del reg-ista romeno-francese Radu Mihăileanu,sicuramente il passo più significativo del-la pellicola che può, anzi deve essere lafilosofia che ciascuno di noi dovrebbeseguire durante il proprio cammino.

Le doti sono presenti in ogni uomo.Bisogna individuarle e usarle al meglio,per suonare lo spartito più bello. Esauritol’utile, il dilettevole si è preso tutta la sce-na. E a Ferrara le attrazioni non sonomancate. Tra un tuffo nel fatato mondodella lettura, nello shopping natalizio onelle oasi calde e rilassanti di bar e ri -storanti, le lancette si sono fermate.

Non poteva mancare la visita alla Catte-drale e al Castello Estense, con scenari da

cartolina davvero emozionanti. Comeneanche la serate di gioco con tanto di sfi-da canora uomini contro donne, bans e al-tri momenti di leggerezza. Sullo sfondopiù che mai vivo, il gruppo di amici cheanno dopo anno, campo dopo campo, cam -bia alcune pedine, ma come nelle migliorirose calcistiche riesce sempre a schierareun 26 di tutto rispetto. È una girandola.Ragazzi che vengono, ragazzi che arrivanoanche da altre esperienze, le più disparate,o che continuano il proprio percorsonell’Azione Cattolica. Tutta linfa di sup-

porto alle attività del gruppo e alla vitalitàdella Chiesa. Come è vitale anzi, me glio,doveroso, ringraziare quanti hanno profusoimpegno e hanno messo a disposizione i“propri doni” per la riuscita del campo,primo fra tutti don Mirco Cesarini che ciha accompagnato come un buon pastore inquesta esperienza.

Non mi resta altro che darvi l’appun -tamento al prossimo campo, alle prossimeesperienze formative griffate GruppoGiovani AC.

Matteo Cecchetti (Borgo Maggiore)

Responsabili oggiResponsabili oggiECCO A VOI IL CAMPO INVERNALE DEI GIOVANISSIMI DI AC

“Se vuoi essere qualcuno, se vuoi farti strada, devi svegliarti e stare in campa-na!”: per tre giorni questo motto è risuonato per tutte le Balze, dove si è svolto ilcampo diocesano dei Giovanissimi dell’Azione Cattolica.

Il motto, come il tema del campo – la responsabilità –, è stato tratto dal filmSister Act 2, in cui ad una scatenata suor Maria Claretta viene affidata una classedi giovani provenienti dalla periferia povera e senza prospettive di San Francisco.La riflessione sui vari personaggi del film ha offerto ai 65 partecipanti al campo,accompagnati dai loro educatori e da Don Maurizio Farneti, lo spunto per ripensa-re le responsabilità che un adolescente affronta nella quotidianità. Ce ne sono divari tipi: la responsabilità familiare, per la quale i genitori si preoccupano di edu-care i figli e di fornireloro gli strumenti per af-frontare la vita; la re-sponsabilità dei figli neiconfronti dei genitori, dirispettarli e di far tesorodelle loro passate espe-rienze; la responsabilitàdi fronte agli amici, chedeve spingere a non es-sere marionette dipen-denti dal giudizio delgruppo, bensì ad essere individui consapevoli dei propri doveri e resistenti allepressioni che le “compagnie” spesso esercitano; la responsabilità sul lavoro, quelladi chi ha sulle spalle e a cuore il destino di alcuni progetti e delle persone che nefanno parte, e per la quale è necessaria una buona dose di determinazionenell’assumersi persino dei rischi pur di perseguire un obiettivo più alto, un bene piùgrande. Ma esiste anche la responsabilità di fronte ai propri limiti, ovvero l’umiltàdi riconoscere quando abbiamo bisogno di aiuto e la disponibilità a lasciarsi guida-re da qualcuno che crede in noi, quando invece la timidezza o la scarsa autostimaci impediscono di avere fiducia nelle nostre capacità. C’è, infine, la responsabilitàdi ogni ragazzo di riconoscere i propri talenti e di coltivare i propri sogni, i qualispesso per paura o a causa delle asprezze della vita sono nascosti sotto una coraz-za fatta di diffidenza, di disillusione, di rassegnazione o di irriducibile orgoglio.

I ragazzi hanno analizzato gli ambiti in cui il loro senso di responsabilità già siesercita, e quelli in cui non è ancora maturato a pieno, per trovare insieme picco-le strategie capaci di rimediare alle carenze riscontrate. Ciascuno di noi, se con-dotto a credere in quello che è e nelle proprie capacità, può riconoscere che il pri-mo dovere è da compiere verso noi stessi, e non è altro che il tendere al “di più”che illumina la nostra vita.

Anche il Vescovo, Mons. Luigi Negri, che ci ha fatto il dono di intrattenersi connoi in un dialogo aperto su questi temi, ci ha stimolato a riflettere sulla responsa-

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bilità intesa, prima di tutto, come ildovere di interrogarsi su quello chesiamo e sul senso della nostra esi-stenza. Da questa presa di coscienzadeve scaturire una costante ricercadella nostra “via” illuminata dalla“verità”, ovvero della realizzazionedell’au tentica libertà in Cristo, il so-lo capace di dare “sale”, cioè sapore,al nostro cammino.

La ricerca di senso spiega anche ilprofondo dovere, per noi giovani, dicrescere. Soprattutto spiega cosa si-gnifichi essere testimoni della fedeovunque ed ogni giorno: in famiglia,a scuola, in parrocchia, con gli ami-ci e nel tempo libero.

Gli incontri di riflessione mattuti-ni sono stati seguiti dai momenti digioco pomeridiani, in una rivisita-zione dei più celebri giochi da tavo-lo come Risiko, Cluedo, Mercante infiera e Monopoli. Lo spirito di com-petizione dei ragazzi è stato incana-lato nelle prove di astuzia e cono-scenza, mentre la loro sete di vittoriasi è “purificata” nei tuffi nel fango – immancabile attorno a casa, vistala stagione – simbolo di quell’essen -zialità che ci rende veri al di là deivestiti e delle maschere che indos-siamo.

Ogni sfida è stata l’opportunitàper tradurre nella pratica quanto ap-profondito a livello spirituale, graziealla responsabile collaborazione svi-luppatasi all’interno di ogni squadra.Inoltre, ad attendere i vincitori c’èstato un singolare premio finale:l’invito a non dimenticare “che sia-mo angeli di Dio con un’ala sola,che per volare hanno bisogno di sta-re insieme”, e a credere che, se avre-mo il coraggio di essere semprequello che siamo, “metteremo fuocoin tutto il mondo”.

Non c’è attimo di questo campoche potrà essere facilmente dimenti-cato: dall’incontro con il Vescovoall’esempio di fede e di entusiasmodi Don Maurizio, dai deliziosi mani-caretti degli impareggiabili cuochiche ci hanno sfamato al gioioso fra-stuono di danze e note in musica.Grazie a tutti i ragazzi i quali, cia-scuno a proprio modo, hanno messoin gioco un po’ di sé e hanno cosìreso indimenticabili i 3 giorni passa-ti assieme.

Nilla Bernardi

RESPONSABILI OGGIRESPONSABILI OGGIContinua da pag. 13

Tutti ci chiediamo: com’è possibile costruire la pace in un mondo dove la corsa agli ar-mamenti è fonte di guadagno, dove il terrorismo e il fondamentalismo attaccano e voglionodistruggere la libertà religiosa? Dice il Papa nel messaggio per la 44ª Giornata Mondialedella Pace: “Risulta doloroso constatare che in alcune regioni del mondo non è possibileprofessare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita”. La viadella pace nasce dal diritto alla libertà religiosa, dal riconoscere al fratello la bellezza di po-ter cercare Dio nella natura, nella sacra scrittura, nel prossimo e nei poveri.

Il 2010 è volato via e il 2011 s’affaccia carico di interrogativi: la crisi economico-finan-ziaria, estesa a tutti gli Stati del nostro Pianeta, s’è fatta sentire e rimane fonte di preoccu-pazione per molte famiglie. Un fenomeno questo, le cui conseguenze non riguardano solo iPaesi industrializzati, ma anche quelli dove vivono e operano i nostri missionari. I tagli con-sistenti alla cooperazione, allo sviluppo da parte dei Paesi ricchi, ha reso dura la vita so-prattutto in Africa. Con umiltà, ma con forza, vorremmo “dare voce a chi non ha voce” perdenunciare le gravi ingiustizie e per cogliere i segni di speranza, anche alla luce delle indi-cazioni, che ci sono state offerte dalla Chiesa, ad esempio nel messaggio del Santo Padre inoccasione della Giornata Missionaria Mondiale 2010. Vogliamo tutti vivere in un mondopiù solidale, attento ai poveri e soprattutto capace di imprimere quelle scelte evangelichedecisive per l’avvenire.

“Signore, rendimi strumento della tua pace”. Don Marino Gatti

LA VIA DELLA PACE E DELLA GIUSTIZIA

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15MONTEFELTRO ATTUALITÀ

PPAADDRREE FFRRAANNCCOO AANNTTOONNIINNIICCII SSCCRRIIVVEE DDAALL MMOOZZAAMMBBIICCOO

20 dicembre 2010

Caro Don Marino e amici tutti,Mi auguro che stiate tutti be-

ne, sotto il fresco delle abbondan-ti nevicate. Qui sta piovendo benee i vecchi dicono che sarà un an-no di pioggia abbondante; cosìsperiamo sia anche un anno diraccolti abbondanti, perché senon piove le cose vanno male.

Io sto bene di salute e continuo sempre il mio lavoro di formazione dei futu-ri sacerdoti. Attualmente i nostri seminaristi sono in vacanza, ma in gennaiocominceranno ad arrivare a seconda dei corsi che frequentano. Abbiamo anche5 giovani che si preparano a diventare fratelli-missionari e frequentano corsitecnici. Il gruppo è composto da 23 seminaristi e non possiamo accoglierne dipiù, perché la casa ha solo questi posti. Vogliamo costruire una nuova casa diformazione, semplice ed essenziale, ma con condizioni minime sufficienti per untotale di 50 posti. Io sono completamente dentro il lavoro di formazione e sonocontento di questo, perché capisco che la missione, oggi, richiede questo servi-zio di formazione dei sacerdoti, per dare consistenza alla Chiesa locale.

Alla domenica vado ad aiutare in una parrocchia di periferia di Maputo; èuna bella comunità con molta gioventù impegnata nella pastorale.

Come prosegue l’attività del nostro centro missionario di San Marino eMontefeltro? Non si vede proprio nessuna vocazione a vita per la missione? Iosono convinto che farebbe molto bene ai sacerdoti fare un esperienza di qual-che anno in missione, come hai fatto tu Don Marino e tuo fratello Don Ermi-nio. Se potete mandarmi qualche offerta, tramite il Centro Missionario Dioce-sano, per aiutare le spese che sosteniamo per la formazione dei seminaristi, visono molto riconoscente. Io spero di venire in Italia nel mese di Maggio, alme-no per incontrare i miei familiari e qualcuno di voi. Non potrò fermarmi tantoperché siamo in pieno anno scolastico. Vi saluto e vi auguro un buon anno nuo-vo. Ricco di opere buone. Pregate anche per noi missionari.

Padre Franco Antonini ([email protected])

ITALIA OGGIITALIA OGGILe risposte urgono

Accuse a Berlusconi e problemidel Paese

Impazza, in forme inusitate, l’enne -simo scandalo politico-giudiziario, conle accuse (infamanti) al presidente delConsiglio in relazione alle “feste” di Ar-core.

Al di là del gossip, che si alimentasui giornali e non solo, dei retroscena,dei protagonisti e del livello delle vicen-de, che sono minuziosamente evocatenell’ordinanza trasmessa alla Cameraper l’autorizzazione a procedere ulte-riormente, c’è un’unica certezza. Biso-gna che si faccia chiarezza in terministringenti, che la questione sollevatadalla procura di Milano abbia delle cele-ri risposte, così da non tenere sul filo lapolitica, le istituzioni, più ampiamentela governabilità.

Roberto Ruffilli a suo tempo, da sto-rico delle istituzioni politiche di vaglia,sottolineò che lo Stato italiano si carat-terizza per essere “fragile sul piano del-la legittimazione”, anche se resistente ecapace di ottime performances di frontealle emergenze. Ruffilli fu ucciso dalleBrigate Rosse, ma probabilmente avreb-be ripetuto lo stesso giudizio. Sono or-mai più di vent’anni, per chi ha la me-moria lunga, che le iniziative delle pro-cure configgono con il sistema politico econ la stessa figura di Berlusconi, conesiti processuali diversi, e comunquetrasmettendo un senso di conflittualitàpermanente e dunque di precarietà.

Per questo, in particolare di fronte aitemi oggi evocati, è necessario arrivarepresto a chiarire e così mettere dei puntifermi.

L’esito del referendum di Mirafiori,in contemporanea con le questioni sullo“scudo” al premier e con le accuse dellaprocura milanese, dimostra che è in cor-so un processo di ristrutturazione impor-tante, di fronte alla crisi economica, chedeve essere accompagnato da un sistemapaese efficiente. Questi sono i temi sucui concentrarci. E a questi temi non so-no estranei, ma anzi ne costituiscono labase, quelli della coesione sociale, apartire dal ruolo della famiglia, non acaso al centro del recente discorso delPapa agli amministratori locali. Ci tro-viamo poi di fronte all’attuazione del“federalismo”, che in realtà è un appelloa tutti i centri di spesa perché operinocon senso di responsabilità e legalità.Ma l’agenda degli impegni comuni è an-cora lunga.

Per questo, per mettere mano ai pro-blemi e continuare efficacemente nellepolitiche già positivamente messe in at-to per affrontarli e in prospettiva risol-verli innovando, bisogna che tutti simettano al lavoro, nella chiarezza e conil massimo senso di responsabilità. Lerisposte urgono.

Sir

CARO ABBONATO, proseguiamo la cam pagna di sensibiliz zazioneper il rin novo dell’abbonamento al periodico MONTEFELTRO che hairicevuto, ad ogni uscita, anche nel corso del 2010.

Sostenere la stampa periodica diocesana deve essere un dovere ditutti coloro che riconoscono la funzione importante di collegamento,informazione, approfondimento che essa svolge.

Non è tempo di attendere senza dare; i costi sono diven tati notevoli e senza il contributo di tutti i nostri lettori difficilmente potrem mo garantire agli stessi il regolare invio del MONTEFELTRO.

Ti invitiamo, quindi, a farlo servendoti del bollettino di c/c postaleche trovi allegato a questo numero del giornale, sul quale sono giàstampati il tuo nominativo e l’indirizzo. Questo ci faciliterà il regolareriscontro dell’av venuto pagamento dell’abbonamento.

Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questa opera zione di diffusioneche si deve concretizzare anche invitando altri lettori e simpatiz zantiinteressati al giornale, ad abbonarsi.

Attendiamo da tutti un riscontro positivo al nostro invito e a tutti rinnoviamo, fin da ora, i nostri ringraziamenti.

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16MONTEFELTRO GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

“A causa di un errato concetto di autonomia della persona, diuna riduzione della natura a mera materia manipolabile e dellastessa Rivelazione cristiana a momento di sviluppo storico,privo di contenuti specifici, il processo di trasmissione dei va-lori tra le generazioni è fortemente compromesso. Per questo iluoghi tradizionali della formazione, quali la famiglia, la scuo-la e la comunità civile, sembrano tentati di rinunciare alla re-sponsabilità educativa, riducendola a una mera comunicazionedi informazioni, che lascia le nuove generazioni in una solitu-dine disorientante”: è quanto afferma in apertura del Messag-gio in vista della 15ª Giornata Mondiale della Vita Consacrata(2 febbraio 2011), dal titolo “Testimoni della vita buona delVangelo”, la Commissione episcopale per il clero e la vitaconsacrata che lo ha reso pubblico martedì 18 gennaio.Nell’introduzione si afferma che “i Vescovi italiani hanno vo-luto concentrare l’impe gno pastorale delle nostre Chiese nel

Domenica 2 febbraio: 15ª Giornata mondiale della Vita Consacrata

TESTIMONI DELLA VITA BUONATESTIMONI DELLA VITA BUONAMESSAGGIO CEI

Valore educativo dei “consigli evangelici” – Parlando poi del“valore educativo” dei “consigli evangelici”, il Messaggio deiVescovi ricorda quanto affermato dal venerabile Giovanni Pao-lo II, e cioé che “essi rappresentano una sfida profetica e sonouna vera e propria ‘terapia spirituale’ per il nostro tempo .L’uomo, che ha un bisogno insopprimibile di essere amato e diamare, trova nella testimonianza gioiosa della castità un riferi-mento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla veritàdell’amore, liberandosi dall’idolatria dell’i stinto; nella povertàevangelica, egli si educa a riconoscere in Dio la nostra vera ric-chezza, che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci faimparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell’obbedienza,la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autenticosviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca costantedella verità e della volontà di Dio, che è “una volontà amica,benevola, che vuole la nostra realizzazione”.

nuovo decennio su quella che il Santo Padre Benedetto XVI haappropriatamente definito l’emergenza educativa. La sfidadell’educazione emerge, infatti, sempre più chiaramente comela questione più urgente per la vita della società, e quindi an-che della Chiesa”.

Antidoto all’individualismo – Al “compito urgente” di educarealla vita buona del Vangelo – prosegue il Messaggio – “sonochiamate tutte le componenti ecclesiali” e, in particolare, propriola “vita consacrata”. Il motivo principale di questa affermazioneè che “prima ancora delle numerose opere promosse nell’ambitoeducativo dagli istituti di vita consacrata, è necessario aver pre-sente che la stessa sequela di Cristo, casto, povero e obbediente,costituisce di per sé una testimonianza della capacità del Vange-lo di umanizzare la vita attraverso un percorso di conformazionea Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre”. “Non ci si educa al-la vita buona del Vangelo in astratto, ma coinvolgendosi conCristo, lasciandosi attrarre dalla sua persona, seguendo la suadolce presenza”, prosegue il testo dei Vescovi che sottolineanopoi un aspetto centrale della vita consacrata: “È proprio la vitafraterna, tratto caratterizzante la consacrazione, a mostrarcil’antidoto a quell’indivi dualismo che affligge la società e che co-stituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa.La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buonadel Vangelo solo per la via della comunione”.

Educazione, “cosa del cuore” – Proseguendo nella riflessionesul valore educativo della vita consacrata, il Messaggio sottoli-nea che essa “costituisce una testimonianza fondamentale pertutte le altre forme di vita cristiana, indicando la meta ultimadella storia in quella speranza che sola può animare ogni au-tentico processo educativo”. Inoltre, “su queste basi fioriscel’impegno specifico di tanti istituti di vita consacrata nel cam-po dell’educazione, secondo il carisma proprio, la cui fecon-dità è testimoniata dalla presenza di numerosi educatori santi.La vita consacrata ci ricorda che l’educazione è davvero ‘cosadel cuore’”.

Sequela radicale – “Infine – dice il Messaggio – celebrandola Giornata della vita consacrata, come non sentire l’urgenzaeducativa in riferimento alla animazione vocazionale? Oggipiù che mai, abbiamo bisogno di educarci a comprendere la vi-ta stessa come vocazione e come dono di Dio, così da poter di-scernere e orientare la chiamata di ciascuno al proprio stato divita. La testimonianza dei consacrati e delle consacrate, attra-verso la sequela radicale di Cristo, rappresenta anche da que-sto punto di vista una risorsa educativa fondamentale per sco-prire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istan-te per istante”.