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Comune di Muggia Valutazione Ambientale Strategica del Piano Attuativo di Punta Ronco titolo elaborato elaborato n° Relazione geologica A03_d committente STUDIO PINZANI Punta Olmi S.r.l. via Rossini, 14 34132 Trieste p. iva 00526720321 geologia geotecnica geomeccanica Via XXX Ottobre, 19 34122 Trieste Tel./Fax.: 040 37.00.24 e-mail: [email protected] Cod. Fisc.: PNZGNN65H29L424N Partita IVA 00887460327 Iscr. Ordine Reg. dei Geologi n.°220 nome file scala data A03d-relazione geologica.doc - Febbraio 2013

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Comune di Muggia

Valutazione Ambientale Strategica del Piano Attuativo di Punta Ronco

titolo elaborato elaborato n°

Relazione geologica A03_d committente STUDIO PINZANI Punta Olmi S.r.l. via Rossini, 14 34132 Trieste p. iva 00526720321

geologia geotecnica geomeccanica Via XXX Ottobre, 19 34122 Trieste Tel./Fax.: 040 37.00.24 e-mail: [email protected] Cod. Fisc.: PNZGNN65H29L424N Partita IVA 00887460327 Iscr. Ordine Reg. dei Geologi n.°220

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Indice

Premessa .................................................................................................................................... 1

1) Aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza

l'attuazione del piano o del programma, caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche

delle aree che potrebbero essere significativamente interessate e altri problemi ambientali

esistenti pertinenti al piano ....................................................................................................... 4

1.1) Sottosuolo ........................................................................................................................ 4

1.1.1) Caratterizzazione geomorfologica e processi di modellamento in atto ................ 4

1.1.2) Caratterizzazione geolitologica e geostrutturale del territorio e sismicità

dell’area ............................................................................................................................. 18

1.1.3) Caratterizzazione idrografica e idrogeologica dell’area coinvolta direttamente e

indirettamente dall’intervento .......................................................................................... 23

1.1.4) Considerazioni sulle proprietà meccaniche dei terreni e delle rocce .................. 31

1.1.5) Rischi geologici ..................................................................................................... 32

2) Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli

Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e modo in cui, durante la sua

preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; ........ 34

3) Possibili impatti significativi sul sottosuolo ................................................................... 35

3.1) Impatti sul sottosuolo .................................................................................................... 35

3.1.1) Realizzazione di nuovi insediamenti .................................................................... 35

3.1.2) Riqualificazione di superfici boscate e compensazione della riduzione di

superfice boscata con interventi di riforestazione ............................................................ 36

3.1.3) Diminuzione di superficie di territorio soggetta a dissesto idrogeologico .......... 36

3.1.4) Diminuzione di superficie di territorio potenzialmente soggetta a processi di

desertificazione ................................................................................................................. 37

3.1.5) Restituzione di superficie di territorio ad uso agricolo ........................................ 37

3.1.6) Lotta all’erosione del suolo .................................................................................. 37

3.1.7) Bonifica del territorio ........................................................................................... 38

3.1.8) Evitare l’aumento della vulnerabilità degli acquiferi per effetto dell’attività

agricola 38

3.1.9) Diminuire e migliorare il rapporto fra aree di nuova edificazione e aree agricole,

ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici .................................................................. 38

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3.1.10) Diminuire l’occupazione e l’impermeabilizzazione del suolo ........................... 38

3.1.11) Tutelare le aree agricole di pregio .................................................................... 39

3.1.12) Migliorare l’utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento

complessivo delle risorse naturali non rinnovabili ed evitare il depauperamento delle

materie prime .................................................................................................................... 39

3.1.13) Migliorare l’utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento

complessivo delle risorse naturali non rinnovabili ed evitare il depauperamento delle

risorse energetiche non rinnovabili ................................................................................... 39

4) Misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile

gli eventuali impatti negativi significativi sul sottosuolo dell'attuazione del piano o del

programma ............................................................................................................................... 50

4.1) Misure relative agli impatti sul sottosuolo .................................................................... 50

4.1.1) Realizzazione di nuovi insediamenti .................................................................... 50

4.1.2) Lotta all’erosione del suolo .................................................................................. 51

4.1.3) Diminuire e migliorare il rapporto fra aree di nuova edificazione e aree agricole,

ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici .................................................................. 51

4.1.4) Diminuire l’occupazione e l’impermeabilizzazione del suolo .............................. 51

5) Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti

ambientali significativi derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto

definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori

necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto

illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare; ........ 52

5.1) Modalità di raccolta dei dati .......................................................................................... 52

5.2) Periodicità di raccolta dei dati ........................................................................................ 53

6) Allegati ............................................................................................................................ 54

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Premessa

Su incarico della Punta Olmi S.r.l. lo Studio Pinzani ha partecipato alla redazione del Rapporto

ambientale finalizzato alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano Attuativo Comunale

“Punta Olmi” nell’ambito di un gruppo interdisciplinare di studio e progettazione coordinato

dall’arch. Giuseppe Giovarruscio.

Oggetto specifico dell’incarico è stata la valutazione dell’impatto del Piano sull’ambiente facendo

riferimento alle componenti di carattere geologico in senso lato, facendo riferimento in particolare

alla componente ambientale relativa al ‘sottosuolo’, e prendendo in considerazione la descrizione

dello stato dell’ambiente, gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale

comunitario e statuale, i possibili impatti significativi sull’ambiente, le misure previste per

impedire ridurre e compensarli, la scelta delle alternative individuate e le misure previste in merito

al monitoraggio ed al controllo degli impatti, i cui risultati vengono riportati all’interno della

presente relazione allegata al Rapporto ambientale di cui all’art. 13 del D. Lgs. 152/2006 e sue

modifiche e integrazioni, conformemente ai contenuti di cui all’Allegato VI del medesimo decreto.

Si riporta di seguito la descrizione delle fasi e delle modalità che hanno caratterizzato lo

svolgimento dell’incarico:

- esame dei contenuti del Piano Regolatore Generale Comunale vigente, la variante n. 15 del 2001,

che con l’individuazione dell’ambito turistico “G” di Punta Ronco ha recepito la destinazione

stabilita dai piani precedenti che, fin al 1984 a livello comunale e dal 1980 a livello regionale,

avevano individuato con la zonizzazione e con norme tecniche l’area di Punta Ronco come

“Ambito turistico di interesse regionale”;

- esame del Rapporto preliminare di V.A.S. relativo al P.A.C. di Punta Olmi presentato dalla Punta

Olmi S.r.l. nell’aprile del 2011 e sottoposto a fase di scoping;

- esame dei pareri delle Autorità competenti in materia ambientale raccolti dal Comune di Muggia

durante la fase di “scoping” relativa al Rapporto preliminare di VAS relativo al P.A.C. di Punta Olmi

richiamati nella DGR n. 103 della Giunta Comunale di Muggia;

- confronto preliminare con la Committenza, Progettisti ed altri professionisti coinvolti nella

Valutazione Ambientale Strategica sui contenuti del Rapporto Ambientale a partire dalle

osservazioni formulate dalle autorità competenti durante la fase di ‘scoping’ e sulle scelte

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progettuali da proporre per ridurre i possibili impatti significativi sull’ambiente, le misure previste

per impedirli ridurli e compensarli e le scelte alternative possibili alla luce degli obiettivi di

protezione ambientale stabiliti a livello internazionale comunitario e statuale;

- programmazione delle azioni finalizzate alla descrizione dello stato dell’ambiente per quanto

riguarda gli aspetti geologici e di conoscenza del sottosuolo e del territorio;

- raccolta del materiale bibliografico relativo alla conoscenza degli aspetti geologici del territorio in

esame; in particolare sono state esaminate le fonti riportate in bibliografia;

- definizione di un’adeguata base cartografica di dettaglio in grado di descrivere gli aspetti

geomorfologici dell’area in esame e del suo intorno per un’ampiezza tale da includere le aree

contermini potenzialmente influenzate dalla realizzazione delle opere previste dal Piano, basata su

un rilievo topografico appositamente eseguito per la redazione del Piano, a partire dalla quale

sono state realizzate le tavole n. A03a, A03b e A03c allegate alla presente relazione;

- il rilievo geologico e geomorfologico dell’area di intervento e delle zone contermini

potenzialmente influenzate dalla realizzazione del Piano, realizzato nel corso di numerosi

sopralluoghi all’interno dell’ambito di intervento e nelle zone limitrofe e finalizzato a riconoscere

sul terreno, a rilevare e a descrivere in cartografia:

- i principali impluvi ed i principali processi erosivi superficiali riconoscibili sul terreno, ed i

fenomeni di dissesto e di eventuale impedimento ad un regolare deflusso delle acque ad essi

connessi;

- le aree ad elevata ritenzione idrica caratterizzate dalla presenza di canneti o di altre

evidenze igroscopiche;

- gli affioramenti della massa rocciosa, la loro natura litologica la giacitura e le altre evidenze

necessarie ad una loro caratterizzazione speditiva;

- la presenza di sorgenti;

- i principali fenomeni di dissesto idrogeologico sui versanti quali affioramenti rocciosi ad

elevata pendenza, aree di distacco della massa rocciosa, fratture di tensione, creep e

soliflussi;

- la restituzione cartografica dei dati bibliografici e dei dati relativi al rilievo geologico e

geomorfologico eseguito;

- l’individuazione delle criticità geologiche presenti nell’area e la definizione delle ipotesi

progettuali per impedirle, ridurle e compensarle;

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- la redazione della Carta geologica, della Carta Geomorfologica e Idrogeologica e della Carta delle

criticità geologiche, ove vengono riportati i tematismi più significativi osservati durante i rilievi e

dedotti dalla bibliografia; sulla base delle evidenze dei rilievi, all’interno della Carta delle criticità

geologiche, fermo restando il mantenimento delle zone inedificabili in classe “A”, sono state

rivisitate le principali problematiche geostatiche già individuate dallo Studio geologico del geol.

Pellicciari; si è provveduto inoltre a perimetrare le zone di possibili fratture di trazione ed un limite

relativo all’edificazione con carico litostatico compensato come meglio descritto nella scheda

allegata. A tali cartografie si faccia riferimento nella lettura del presente documento;

- il confronto con la Committenza, il Progettista e le altre professionalità coinvolte nel gruppo di

lavoro circa le diverse ipotesi e alternative progettuali per affrontare le criticità del Piano e la

partecipazione alle scelte per definizione dell’ipotesi di P.A.C. proposta;

- la stesura della presente relazione finale.

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1) Aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile

senza l'attuazione del piano o del programma, caratteristiche ambientali, culturali

e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate e

altri problemi ambientali esistenti pertinenti al piano

1.1) Sottosuolo

1.1.1) Caratterizzazione geomorfologica e processi di modellamento in atto

L’area di intervento è situata all’estremità Nord – Orientale del Comune di Muggia, ed è costituita

da un promontorio che da Nord, a partire dalla linea di costa che costituisce l’inizio della penisola

istriana, in prossimità con il Confine della Repubblica di Slovenia, si estende verso monte a Sud

fino alla ‘Fortezza’ e all’abitato di San Floriano, ad una quota compresa fra 1.5 e 122.5 m s.l.m., ed

è delimitata ad Est e ad Ovest da due corsi d’acqua temporanei che dalla Fortezza e dal margine

orientale dell’abitato di San Floriano fluiscono verso il mare. Il perimetro dell’area interessata dal

piano è individuato con linea tratteggiata sull’estratto della Carta tecnica regionale alla scala

1:5000 riportato alle pagine seguenti.

Le pendenze medie dell’area oggetto del piano sono più accentuate ai lati e più deboli in posizione

mediana in corrispondenza dell’asse del’impluvio principale, e sono comprese fra i 12° ad Ovest e i

9.6° ad Est, passando per i 7.75° nella zona centrale. Le pendenze massime tuttavia sono maggiori

e si concentrano nella zona prospiciente il mare, ove si registrano le maggiori acclività, in

particolare sul lato occidentale, e in corrispondenza delle sponde degli impluvi, ove l’erosione

molto marcata ha determinato anche tratti ad andamento sub verticale.

Come messo in evidenza all’interno dello Studio geologico allegato al P.R.G.C. vigente redatto nel

1980 dal geol. B. Pellicciari, che si riferisce all’intero territorio muggesano, ‘…le dinamiche

morfoevolutive operanti nella zona in esame sono altresì ascrivibili a molteplici processi

geomorfologici (pr. di versante in clima temperato, pr. fluviali, pr. marini, ecc.) o più spesso da loro

combinazioni complesse, nelle quali gli stessi non risultano più singolarmente differenziabili. In

molti casi, cioè, non è possibile distinguere, né tipologicamente, né per intensità, i singoli processi

contemporaneamente agenti, tanto più in un territorio così sensibilmente condizionato ad una

sempre più profonda influenza antropica. Quest’ultima, agendo localmente come componente

primaria del modellamento, - tanto da costituire un processo morfogenetico a se’ stante -, puo’

contribuire ad innescare nuovi e diversi fenomeni a dinamica naturale’.

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N

Figura 1: Estratto C.T.R. ‘Punta Sottile’- scala 1:5000 - elemento 110132 e ubicazione area di intervento

Fra i processi di versante in clima temperato lo studio di Pellicciari annoverava i calancamenti, cioè

‘solchi erosivi in terreni (rocce o suoli) facilmente erodibili, (…) particolarmente diffuse in

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corrispondenza delle scarpate a mare per via della sua costituzione prevalentemente marnosa, (…)

e ai versanti di valette di erosione di molti torrenti ad alveo parzialmente o totalmente marnoso’;

il ruscellamento diffuso, ‘..sviluppato e attivo in corrispondenza della testa di vallette di erosione’; i

depositi colluviali, ‘depositi di materiali fini ‘asportati dalle rocce affioranti ad opera del

dilavamento delle acque liberamente ruscellanti (non incanalate)’; i franamenti, ‘in parte provocati

dall’opera stessa dell’uomo, mediante scalzamento al piede dei versanti marnosi, a notevole

acclività, ancora alla ricerca di una loro “curva” di pendio stabile, e in parte provocati dall’erosione

fluviale; fra i processi morfologici fluviali, di cui costituiscono una concausa, vanno ricordate le

sorgenti ‘… sgorganti dal terreno con portate generalmente modeste. In passato tali emergenze

d’acqua a giorno erano decisamente più numerose e diffuse e caratterizzate da portate maggiori

di quelle attuali. Le attuali ‘polle’ si presentano per lo più come una serie di spandimenti

delocalizzati o come minuscole scaturigini diffuse. Il fenomeno può essere attribuito – almeno in

parte – alla progressiva impermeabilizzazione del suolo a seguito dell’espansione antropica sia in

senso agricolo che insediativo e alla conseguente riduzione delle acque di infiltrazione e della

portata della falda sotterranea nelle fasce dominanti dei singoli bacini imbriferi.. Ne deriva – in

particolare – un incremento del ruscellamento superficiale (e dei suoi effetti erosivo – distruttivi) e

del ristagno localizzato (stato di avanzamento di imbibizione e possibile plasticizzazione di spessori

rimaneggiati di terreno di coltre), con conseguenze dannose nei confronti delle opere antropiche

stesse’.

L’area soggetta a proposta di piano, ed il suo immediato intorno, sono caratterizzate da diverse

evidenze morfologiche: essa può essere innanzitutto distinta in una fascia costiera, caratterizzata

da pendenze più elevate e da marcati fenomeni di dissesto idrogeologico, e in tutta la parte

rimanente caratterizzata da una pendenza generale più modesta ad eccezione degli impluvi dei

corsi d’acqua temporanei caratterizzati anch’essi da fenomeni più o meno marcati di dissesto

idrogeologico.

Altre unità geomorfologiche significative sono costituite dalle aree utilizzate in passato per

l’attività agricola, rimodellate con successioni di terrazzamenti artificiali (‘pastini’) per ridurre

ulteriormente la pendenza sulle pedate degli stessi, riportate nella Carta geomorfologica della

Regione riportata di seguito, e in una ‘spianata’ collocata al colmo dell’estremità settentrionale del

promontorio, immediatamente a ridosso della scarpata costiera, la cui genesi appare ancora

incerta anche in termini di riferimenti bibliografici: mentre lo Studio geologico allegato al vigente

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P.R.G.C. le attribuisce una genesi legata a non meglio precisati ‘processi morfologici litoranei

inattivi’, la Carta geomorfologica allegata alla Carta geologico-tecnica alla scala 1:5.000 della

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia la associa a processi di origine antropica presumibilmente

legati all’attività agricola o all’utilizzo a fini bellici legati al controllo della costa durante l’ultimo

conflitto mondiale. Al riguardo si noti che esistono diverse evidenze del fatto che il complesso

dell’area di Punta Ronco (o Punta Olmi) oggetto del presente Piano fu utilizzata per scopi militari:

ciò è testimoniato non solo dalla presenza della Fortezza (Forte Olmi), costruito nel 1864, ma

anche dalle testimonianze circa la presenza, sull’intero arco del ciglio del promontorio, di trincee

per la difesa antiaerea e il controllo dell’accesso al Porto di Trieste costruite dalle truppe tedesche

nel corso della II guerra mondiale.

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La fascia costiera

Come si è visto la fascia costiera è caratterizzata da pendenze elevate ed è costituita dalla zona

che dal ciglio del promontorio degrada fino alla Strada per il Lazzaretto situata al livello del mare.

Nella fascia occidentale del promontorio, ricompresa solo in parte nell’area sottoposta al piano,

tale fascia risulta di area più ampia probabilmente per effetto sia dell’assetto stratigrafico, con gli

strati che si presentano orientati a franapoggio meno inclinato del pendio ed immersione verso

Nord – Est, sia dell’orientamento spaziale Sud-Ovest/Nord-Est e della conseguente esposizione

della linea di costa ai mari di Libeccio che, rispetto all’area settentrionale e a quella nordorientale

sottoposte a venti meno frequenti e anche all’azione di onde caratterizzate da un fetch più ridotto,

ne hanno accentuato l’erosione al piede prima che l’uomo intervenisse con le sue opere di difesa

(iniziate con la costruzione e la difesa della strada costiera e implementate negli ultimi anni dopo

la costruzione di una discarica a mare di materiale inerte e delle sue opere di difesa costiera

realizzate in blocchi da scogliera). Anche attualmente tuttavia, nonostante l’intervento di difesa

della costa da parte dell’uomo, la parte occidentale della fascia costiera rimane quella più ripida e

dissestata ed è soggetta ai fenomeni più evidenti di erosione da parte dei corsi d’acqua

temporanei che dalla fascia prospiciente il forte sovrastante convogliano le acque superficiali

verso il mare. Gli impluvi si presentano numerosi, tutti a regime temporaneo e orientati secondo

la direttrice Sud-Est/Nord-Ovest, e quando si attivano sono caratterizzati da elevata energia,

dando luogo a morfologie molto acclivi, a volte sub verticali, in particolare modo lungo le sponde

delle aste degli impluvi. La situazione complessiva risulta delicata anche a causa della presenza di

diversi edifici di civile abitazione, in direzione dei quali si dirigono le linee di impluvio nella ricerca

da parte delle acque e del loro carico solido della via più rapida verso il mare.

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Fig. 2: Carta geomorfologica applicata e idrogeologica, estratta dalla Carta geologico – tecnica del Friuli

Venezia Giulia edita dal Servizio geologico della Direzione centrale dell’ambiente e dei lavori pubblici del

Friuli Venezia Giulia

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In prossimità della fascia basale, nella parte più accessibile dalla Strada per il Lazzaretto, sono

presenti infatti numerosi edifici costituiti tanto da grandi condomini quanto da villette,

raggiungibili o con ascensori a cremagliera o con alcune stradine private a tornanti sovente

minacciate dai processi erosivi determinati dalle acque di ruscellamento e dagli impluvi. In questo

tratto della fascia costiera, ancora più a Ovest e in posizione più distante rispetto all’area di

intervento, è presente anche l’area caratterizzata in passato dai più evidenti fenomeni di

instabilità: si tratta del versante collocato al margine occidentale dell’area di studio, dove sono

visibili la nicchia di distacco di un importante frana e le opere di messa in sicurezza del versante e

della strada sottostante realizzate nel corso degli anni passati. A monte della nicchia di distacco,

laddove il versante si fa molto meno acclive, la ‘Carta geologico – formazionale e strutturale con

elementi di geomorfologia’ redatta dal geol. B. Pellicciari nell’ambito dello Studio geologico per il

Piano Regolatore Comunale individua anche un’area soggetta a fenomeni di creep e soliflusso. Pur

non essendo collocata all’interno dell’area di intervento, questa fascia collocata oltre il confine

occidentale dell’area di intervento dal punto di vista dei processi morfogeneteci e dei processi di

erosione e dissesto, ma potenzialmente anche per quanto riguarda possibili movimenti di massa,

rappresenta la situazione più dinamica e meno stabile dell’intera area di studio.

Il P.R.G.C. vigente ha collocato su tutta l’area ricompresa fra le abitazioni ed il ciglio della scarpata

un vincolo di inedificabilità; l’area definita nello Studio geologico allegato al P.R.G.C. come

‘assoggettata a fenomeni erosivi concentrati con associati processi gravitativi’ si presenta tuttavia

più ampia verso monte, e rispetto all’evidente ripa di erosione che caratterizza tutto il ciglio risulta

in diversi tratti arretrata disegnando tre lobi verso monte che mettono in evidenza il rischio di

progressivo arretramento dei processi di dissesto più significativi in assenza di opportuni interventi

di prevenzione e protezione.

I settori settentrionale e orientale della fascia costiera, pur essendo caratterizzati da processi in

parte analoghi a quelli che caratterizzano la fascia occidentale, presentano una situazione

caratterizzata da minori rischi: innanzitutto per il numero ridotto di edifici di civile abitazione

costruiti lungo le pendici del versante (assenti) e lungo la costa (sono presenti un ristorante a

monte della Strada per il Lazzaretto ed un vecchio stabilimento balneare attualmente in

abbandono sul lato verso mare in corrispondenza di punta Ronco); secondariamente per

l’ampiezza della fascia basale soggetta ad elevata pendenza e conseguentemente ai fenomeni più

evidenti di dissesto idrogeologico, che qui si presenta di area più ristretta. A partire da qualche

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decina di metri ad Ovest della punta, inoltre, è stata costruita al piede del versante un’opera di

protezione del versante costituita da un muro di sostegno che da qui si estende per tutto il tratto

settentrionale fino a quello orientale dell’area di studio a protezione della strada e dell’area

balneare attrezzata del cosiddetto ‘Molo a T’. In questo tratto della fascia costiera gli impluvi si

presentano inoltre in numero minore e conseguentemente più distanziati gli uni dagli altri anche

per la presenza a monte di una spianata meno acclive rispetto all’area collocata ad Ovest a valle

della Fortezza, con la presenza di aree di ristagno testimoniata anche dalla presenza di alcuni

canneti, che fa sì che arrivino sul ciglio della scarpata costiera acque meno veloci e quindi

caratterizzate da minore capacità erosiva.

In assenza di interventi antropici la tendenza evolutiva della fascia costiera è quella di una

accentuazione dei processi di dissesto oggi esistenti: è possibile prevedere infatti la prosecuzione e

l’accentuazione dei processi di modellamento qui descritti, ovverosia il progressivo arretramento

del ciglio della scarpata di erosione che delimita le aree a maggiore instabilità, i processi di

erosione marcata lungo le linee di impluvio e l’attivazione di frane per crollo nella massa rocciosa

sub verticale situata lungo le aste dei corsi d’acqua temporanei, e anche l’attivazione di nuovi

movimenti di massa simili a quello che ha caratterizzato l’estremo margine occidentale dell’area di

studio.

Le aste degli impluvi

L’area di studio è interessata dalla presenza di tre grandi rii, collocati nel settore centro orientale:

orientati con asse Sud-Ovest / Nord–Est, possono essere suddivisi da monte verso valle in una

zona di alimentazione, una zona di erosione e una zona di deposizione (conoide). Due di essi,

quello più occidentale e quello centrale, si unificano fra loro nella fascia mediana dell’area di

studio per dare origine a valle ad un unico corso che prende il nome di Rio Ronchi, e proseguendo

verso il mare danno origine ad una zona di deposizione caratterizzata dalla classica forma a

conoide, che si interdigita a sua volta con la zona di deposizione del torrente posto più ad Est che

costituisce anche il confine orientale dell’area sottoposta a piano.

I due impluvi sono solcati da corsi d’acqua temporanei, che fatta eccezione per alcune sorgenti

collocate nel medio - basso corso, si attivano esclusivamente in occasione degli eventi meteorici

più significativi in termini di quantità e di durata di pioggia caduta: per la maggior parte dell’anno

si presentano quindi asciutti e risultano caratterizzati da un regime tipicamente torrentizio.

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Mentre nella fascia più a monte dove avvengono i processi di alimentazione, caratterizzata da

minore acclività (ed utilizzata in passato per l’attività agricola di cui restano diverse testimonianze

rappresentate dai muretti di sostegno dei ‘pastini’) la dinamica morfologica appare meno incisiva

tanto che i processi di ruscellamento superficiale rendono difficoltosa l’individuazione di un’asta

principale, nella fascia centrale i tre impluvi sono caratterizzati da processi morfodinamici molto

marcati testimoniati dalla presenza di scarpate di erosione laterale molto ripide, a tratti anche

subvertivcali, formatesi sovente anche per crollo, di cui resta la testimonianza nei blocchi di

arenaria che si rinvengono sul fondovalle, e da un progressivo arretramento dei cigli e da un

allargamento dell’area di impluvio. Per questi motivi anche in questo caso il P.R.G.C. vigente ha

collocato su tutte e tre le aste principali, ed anche oltre, prevedendone il possibile arretramento a

monte, un vincolo di in edificabilità; e anche in questo caso lungo le aste sono state individuate

preliminarmente tre ‘aree assoggettate a fenomeni erosivi concentrati con associati processi

gravitativi’ che costituiscono il perimetro delle aree caratterizzate fino a questo momento dai

maggiori fenomeni di dissesto idrogeologico. Come si noterà meglio nei capitoli seguenti, in

un’area caratterizzata da un assetto giaciturale sostanzialmente omogeneo ma da una elevata

differenziazione litologica e dalla ripetuta alternanza di tre diverse facies litologiche (quelle

arenacea, marnosa e marnoso-arenacea del Flysch), non si è osservata invece alcuna associazione

queste e la fra presenza degli impluvi, che si sono impostati apparentemente in modo

indifferenziato su tutti e tre i litotipi presenti nell’area.

Gli importanti fenomeni di dissesto presenti in misura particolare nel settore centrale delle tre

aste sono testimoniati anche dagli ingenti interventi dell’uomo realizzati probabilmente quando

ancora nell’area veniva esercitata l’attività agricola e lungo le aste degli impluvi erano pure stati

costruiti alcuni manufatti adibiti certamente a ricovero dei mezzi agricoli ma probabilmente anche

ad abitazione da parte dei contadini: dei ruderi di alcuni di essi resta tuttora traccia (si noti in

particolare quello situato nel medio tratto dell’asta più orientale, immediatamente ad Est dell’asta

principale, che presenta ancora un abbeveratoio ben conservato), così come dei terrazzamenti con

i relativi muri di sostegno e della viabilità di accesso.

Laddove questa intercetta le linee di impluvio sono ancora presenti in discreto stato di

conservazione i muri a secco di sostegno della viabilità forestale che raggiungono in alcuni casi

anche alcuni metri di altezza.

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Le due zone di deposizione collocate in prossimità della linea di costa e della strada presentano la

tipica forma a conoide e unendosi in prossimità dell’antico sbocco a mare si sovrappongono l’una

sull’altra: utilizzate anch’esse in parte e in un passato anche recente per l’attività agricola,

presentano pendenze più tenui ed aree di ristagno di acqua testimoniate dalla presenza di un

ampio canneto. Si tratta in ogni caso di un’area complessivamente molto degradata anche dal

punto di vista antropico essendo presenti, in particolare lungo il tratto terminale delle due aste,

ingenti quantitativi di rifiuti ingombranti abbandonati.

Foto 1: esempio di vecchi muretti di sostegno a secco dei ‘pastini’ realizzati per l’attività agricola

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Foto 2: il manufatto con l’abbeveratoio collocato ai margini dell’impluvio orientale,

immediatamente all’esterno dell’area di proprietà

Tale stato di abbandono caratterizza complessivamente l’intera asta anche nel tratto verso monte

per quanto riguarda la vegetazione non più vivente, presente in grande abbondanza lungo tutte e

tre le aste fluviali e anch’essa causa di ostacolo e occlusione al normale deflusso delle acque con i

conseguenti fenomeni di erosione concentrata e di implementazione dei dissesti.

Anche in questo caso in assenza di interventi antropici la tendenza evolutiva delle aree occupate

dagli impluvi è quella di un’accentuazione dei processi di dissesto già in atto: è possibile prevedere

infatti la prosecuzione e l’accentuazione dei processi di modellamento qui descritti, ovverosia il

progressivo approfondimento del letto dei tre alvei esistenti, l’aumento della pendenza delle

scarpate laterali ed un progressivo arretramento delle aree di maggiore dissesto verso monte,

fenomeni che potranno anche venire accentuati ed accelerati dai cambiamenti climatici a cui si è

assistiti in questi anni in cui sono sempre più frequenti fenomeni meteorici un tempo considerati

eccezionali e caratterizzati dalla concentrazione di ingenti precipitazioni in archi temporali sempre

più circoscritti.

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Le aree terrazzate

Sebbene essa non venga più esercitata da decenni, in passato gran parte dell’area oggetto della

presente proposta di Piano venne ampiamente utilizzata per l’attività agricola. A questo fine,

trattandosi di un’area acclive, su determinate parti di essa vennero realizzati dei terrazzamenti con

la costruzione di muretti di sostegno in pietra ed interventi di sterro e riporto, in parte ancora

evidenti ed in parte invece deteriorati da fenomeni di dissesto conseguenti la cessazione

dell’attività agricola e l’incuria e l’abbandono che ne sono seguiti.

Nell’area di studio si possono distinguere tre aree principali in cui sono ancora evidenti gli

interventi di terrazzamento: la prima è quella collocata all’estremità occidentale dell’area

sottoposta a piano; la seconda è collocata al limite meridionale immediatamente a valle del centro

abitato di San Floriano; la terza è collocata al margine Nord – orientale dell’area di intervento

immediatamente a monte dell’area privata dove sorgeva il ‘Bagno della Polizia’. Si noti che le

prime due aree terrazzate sono collocate immediatamente a monte di due aree soggette a forte

dissesto (rispettivamente la fascia costiera occidentale e l’asta principale del Rio Ronchi nel

secondo caso), e che ne costituiscono, dunque, l’area naturale di alimentazione e raccolta delle

acque meteoriche superficiali e sotterranee. A questo proposito va sottolineato che, a parità di

altre condizioni, rispetto ad analoghe aree contermini le aree terrazzate si presentano

generalmente come più permeabili: sono soggette infatti a minori fenomeni di corrivazione e

dilavamento per effetto della riduzione della pendenza, e il terreno essendo stato scavato e

riportato si presenta meno costipato favorendo la penetrazione delle acque superficiali nel

sottosuolo.

Come nei casi delle altre due unità geomorfologiche analizzate in precedenza, anche in questo

caso in assenza di interventi antropici la tendenza evolutiva delle aree terrazzate è quella di

un’accentuazione dei processi di dissesto già in atto: è possibile prevedere infatti la prosecuzione

dei piccoli processi di dissesto dei muri a secco che sorreggono i terrazzi abbandonati, ed un loro

progressivo collassamento che è destinato ad avere come soluzione finale la demolizione

completa del terrazzo e il ristabilirsi di in versante privo di rotture di pendenza così come si

presentava nella situazione originaria.

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La spianata settentrionale

In corrispondenza della estremità settentrionale di punta Ronco, immediatamente al di sopra della

fascia costiera, ad una quota compresa fra 52 e 31 m s.l.m., è presente un’area caratterizzata da

bassa pendenza (5°, orientamento Sudest- Est / Ovest – Nordovest) che, rispetto alle morfologie

più acclivi delle aree contermini, si configura come una ‘spianata’.

Nella ‘Carta geologico – formazionale e strutturale con elementi di geomorfologia’ redatta dal

geol. B. Pellicciari nell’ambito dello Studio geologico per il Piano Regolatore Comunale di Muggia

tale area veniva definita come una ‘spianata inattiva’ derivante da ‘processi litorali’, ma tale

interpretazione morfogenetica non poteva tenere conto degli studi recenti sulle variazioni del

livello marino nel golfo di Trieste, secondo le quali il livello medio del mare attuale è prossimo ai

massimi livelli raggiunti nel quaternario. Un’altra ipotesi è che si tratti di una spianata di origine

antropica, sebbene la sua ampiezza risulti consistente per una tale eventualità. In conclusione su

tale morfologia non esiste ad oggi una causa certa.

Per quanto riguarda i processi morfodinamici prevedibili, anche in questo caso va sottolineato che,

a parità di altre condizioni, rispetto alle aree contermini quest’area caratterizzata da minore

pendenza si presenta più permeabile, e risulterà pertanto essere soggetta a fenomeni meno

intensi di corrivazione e dilavamento rispetto alle altre zone che compongono l’area sottoposta a

proposta di piano.

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Fig. 3: Carta dell’uso del suolo (tratta da elaborati grafici forniti dal dott. Parmeggiani)

Le altre aree

Il rimanente delle aree interessate dalla proposta di piano non è caratterizzato da altri elementi

distintivi particolari dal punto di vista morfologico: come si evince dalla Carta dell’uso del suolo

riportata di seguito, dal computo delle unità geomorfologiche descritte in precedenza rimangono

escluse una zona centrale ed una orientale, campite con colori marrone e verde chiaro e destinate

in passato in parte a seminativo e in parte a prato, su cui nel corso degli anni è cresciuta però della

vegetazione spontanea, e un’area centrale ed una nordorientale che oltre alle tipologie precedenti

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in passato sono state in parte destinate anche a vigneto (colore viola) e in parte sono tuttora

ricoperte da bosco (colore verde scuro).

In assenza di interventi antropici la tendenza evolutiva delle aree in questione è quella della

normale prosecuzione dei processi di degradazione sotto l’azione degli agenti di modellamento

fisici già in atto.

1.1.2) Caratterizzazione geolitologica e geostrutturale del territorio e sismicità dell’area

La litologia della zona è caratterizzata dalla nota formazione del Flysch (Eocene medio p.p.,

Luteziano medio e superiore), presente con una sequenza alternata di strati arenacei e marnosi in

livelli pluricentimetrici e talora decimetrici in fitta ed irregolare alternanza.

Come si può già evincere dall’esame della Carta litostratigrafica del sottosuolo edita dal Servizio

geologico della Direzione regionale dell’Ambiente, riportata qui sotto, nell’ambito dell’area

interessata dal Progetto di piano affiorano tutte e tre le litofacies caratterizzanti il Flysch eocenico

Figura 4: estratto della Carta del sottosuolo della Carta geologico tecnica digitale edita dal Servizio

geologico della Direzione centrale dell’ambiente e dei lavori pubblici del Friuli Venezia Giulia

Areniti prevalenti

Alternanze pelitico arenacee

Peliti prevalenti

Alluvioni

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La situazione rappresentata nella cartografia della regione è però in parte diversa da quella

rappresentata nella ‘Carta geologico – formazionale e strutturale con elementi di morfologia’

allegata alla indagine idrogeologica del territorio comunale redatta dal dott. Pellicciari nel 1980,

che individua zone più ampie caratterizzate dalla presenza della facies marnoso – arenacea ed

arenacea rispetto alla cartografia regionale in cui la facies marnosa presenta una copertura più

ampia. Al di là della difficoltà a stabilire con sicurezza i limiti fra le diverse litofacies, sopratutto per

effetto della estensione e continuità della copertura vegetazionale ed eluvio – colluviale che

caratterizza tutta l’area, fatta eccezione per le linee di impluvio e le aree dissestate collocate

frequentemente ai margini delle stesse, va sottolineato come ad eccezione dell’estremità

settentrionale del promontorio di Punta Ronco – su cui la carta regionale individua la presenza

esclusiva della litofacies marnosa - sulle aree in cui è prevista la nuova edificazione non ci sono

discrasie significative fra le due carte tematiche analizzate.

L’assetto giaciturale si presenta invece costante in tutta l’area sottoposta a progetto di piano, con

un assetto degli strati immergenti verso Nord-Ovest con inclinazione compresa fra 10 e 24 gradi,

da cui deriva, rispetto all’andamento prevalente del versante, orientato anch’esso nella stessa

direzione, un assetto prevalente a franapoggio più inclinato del pendio. Naturalmente la

morfologia complessa del sito e l’articolazione delle orientazioni locali che ne deriva fa sì che in

diverse aree non sia questo l’assetto puntuale della stratificazione rispetto all’orientamento dei

versanti, e questo avviene in particolare lungo le aste degli impluvi, nella fascia più ripida della

scarpata costiera e laddove l’assetto locale del versante non mantiene la propria immersione

verso Nord – Est: in tali contesti si passa ad assetti a traverso poggio e a franapoggio meno

inclinato del pendio, quest’ultimo meno favorevoli alla stabilità, oppure a reggipoggio, in

particolare lungo le sponde di destra idrografica delle incisioni degli impluvi.

Per quanto riguarda le caratteristiche dei due litotipi costituenti il Flysch, si può sottolineare

quanto segue:

- arenarie: sono costituite da una matrice carbonatica inglobante una frazione detritica costituita

in prevalenza da calcite, quarzo ed altri silicati; alla rottura sono caratterizzate da un colore grigio-

azzurro scuro, ma nei primi livelli, causa alterazione, presentano un colore giallo-ocra con

pigmentazioni rossastre; dotate di una certa permeabilità secondaria in relazione alla giacitura

stratigrafica, al grado di fratturazione e all'aperura delle discontinuità.

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- marne: rocce carbonatico-argillose di colore grigio, spesso sfogliettate, caratterizzate da toni

ocracei quando alterate; sono generalmente impermeabili e contraddistinte dalla potenziale

plasticizzazione per dissoluzione della frazione carbonatica con conseguenti effetti negativi sulle

caratteristiche geotecniche dell' ammasso roccioso.

Per quanto riguarda i lineamenti tettonici, in prossimità dell’area in esame la bibliografia mette in

luce la presenza di un lineamento presunto, di posizione non precisamente accertata, ad

orientamento antidinarico Nord – Est / Sud Ovest che lambirebbe l’area di intervento. All’interno

dell’Allegato n. A03b – Carta geologica viene riportato il limite della fascia di maggiore probabilità

in cui potrebbe essere effettivamente collocato tale allineamento, la cui presenza non è stato però

effettivamente possibile accertare nel corso del rilievo di campagna. Come già evidenziato nei

capitoli precedenti, tale andamento è peraltro in sintonia con la direzione dei principali rii ed

impluvi presenti nell’area di intervento, che potrebbero essersi impostati lungo lineamenti

tettonici secondari orientati lungo la medesima direzione.

Dai dati presenti in bibliografia (cfr. Carta strutturale e dell’intensità della suddivisione delle masse

rocciose estratta dalla Carta geologico – tecnica del Friuli Venezia Giulia edita dal Servizio

geologico della Direzione centrale dell’ambiente e dei lavori pubblici del Friuli Venezia Giulia), il

grado di separazione della massa rocciosa risulterebbe abbastanza omogeneo su tutta l’area

sottoposta a piano, con un volume unitario compreso fra 1 cmc e un dmc: in realtà si ritiene che

tale valore possa essere anche superiore come testimoniato dall’osservazione lungo gli impluvi e le

aree maggiormente dissestate di blocchi di dimensioni superiori, comprese fra 1 dmc e 1 mc; le

dimensioni maggiori si rinvengono come prevedibile nelle zone a prevalente facies arenacea. In

particolare nel corso del rilievo di campagna in una stazione di osservazione collocata all’interno

del Rio Ronchi, misurazioni su un orizzonte di arenaria compreso all’interno di una affioramento di

alternanze di marne e arenarie, oltre alla stratificazione Ks 042°/15° (orientamento polare 0° Sud),

coerente con i dati disponibili nella citata bibliografia, sono state rilevati due sistemi di

discontinuità K1 328°/89° e K2 048°/89°.

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Fig. 5: Carta strutturale e dell’intensità della suddivisione delle masse rocciose estratta dalla Carta

geologico – tecnica del Friuli Venezia Giulia edita dal Servizio geologico della Direzione centrale

dell’ambiente e dei lavori pubblici del Friuli Venezia Giulia. Si noti che le principali linee di impluvio sono

impostate secondo la direttrice Sud – Sud Ovest / Nord – Nord Est, che ricalca il sistema di discontinuità

K1 che caratterizza la massa rocciosa nell’area.

Si noti che la direzione corrispondente al sistema di discontinuità K1 è anche quella che

caratterizza gli impluvi principali presenti nell’area di cui si accennava in precedenza: l’ipotesi è

che l’assetto strutturale della massa rocciosa abbia condizionato i processi erosivi più importanti

ad opera delle acque meteoriche e che le principali linee di impluvio si siano impostate lungo tale

direzione rispetto alla quale l’acqua ha potuto incontrare una minore resistenza al deflusso.

Al fine di valutare preliminarmente la sismicità generale dell’area di intervento, si riporta un

esempio di calcolo dell’accelerazione attesa su suolo rigido per un’opera con vita nominale di 50

anni e coefficiente d’uso classe II in corrispondenza del baricentro del sito sottoposto al piano.

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Si è fatto riferimento al NTC 2008, individuando le seguenti coordinate:

Coordinate WGS 84: Lat. 45.607142° - Long. 13.736239°

Coordinate Ed 50: Lat. 45,60804° - Long. 13,73717°

Sulla base dei dati sopra riportati, in base a Spettri NTC 1.0.3 ottengo i seguenti risultati:

Ubicazione sito rispetto i nodi di riferimento (metodo della media ponderata):

da cui risultano i seguenti valori di accelerazione attesi sul sito:

SLV ag=0,095g

SLC ag=0,120g

SLD ag=0,038g

SLO ag=0,030g

Per quanto concerne la classe di amplificazione topografica questa varia tra le classi T1 e T2.

Per una valutazione circa il coefficiente di amplificazione stratigrafica attesa nel sito, essendo

questa una fase di pianificazione preliminare e di massima, non è stata svolta una serie di indagini

puntuali associata all’effettiva ubicazione dei singoli manufatti. Misure del microtremore naturale

sismico svolte in passato dallo scrivente in alcuni siti molto prossimi all’area di intervento

unitamente al riconoscimento delle stesse litologie e di spessori analoghi del sovrastante

materiale di origine eluvio colluviale permettono di prevedere una prevalenza delle classi di

amplificazione stratigrafica “A” e “B”. Una caratterizzazione stratigrafica meno favorevole dal

punto di vista dell’amplificazione sismica è prevedibile invece in prossimità della linea di costa

laddove il substrato flyschoide risulta sovrastato da depositi di natura alluvionale e dove è previsto

il raccordo fra la Strada per il Lazzaretto e la nuova viabilità interna all’area soggetta a piano: su di

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essi, così come individuati nella Carta geologica allegata, è possibile pertanto attendersi anche

coefficienti di amplificazione stratigrafica più gravosi.

Resta inteso che una volta approvato il presente piano, in sede di progettazione definitiva le

considerazioni fin qui svolte dovranno essere approfondite ed integrate con indagini dirette

relative ad ognuna delle opere previste dal piano volte a determinare, oltre alla classe topografica

e stratigrafica specifica prevista per ogni singola opera, anche la classe d’uso e la vita nominale con

le conseguenti accelerazioni attese per ognuna delle opere che verranno effettivamente

realizzate.

1.1.3) Caratterizzazione idrografica e idrogeologica dell’area coinvolta direttamente e

indirettamente dall’intervento

Nel corso del presente studio particolare cura è stata rivolta alla definizione dell’idrografia

superficiale che caratterizza l’area e che condiziona molti dei fenomeni di instabilità esistente o

potenziale in essa presente che verranno trattati nel prossimo capitolo. A questo fine, oltre

all’esame di tutti i dati conoscitivi presenti all’interno dello Studio geologico allegato al P.R.G.C., è

stato rivolto un particolare sforzo per individuare sul terreno, ad una scala inferiore a quella dello

stesso P.R.G.C., ulteriori evidenze riconducibili alla dinamica delle acque superficiali sul terreno in

modo da identificare con maggiore dettaglio i fenomeni di dissesto esistente e potenziale presenti

sul sito e di poter prevedere i processi evolutivi del versante con e senza la realizzazione del piano.

Previo loro riconoscimento sul terreno, nella Carta geomorfologica allegata al Rapporto

ambientale sono stati dapprima riportati i corsi d’acqua rappresentati nella Carta della rete

idrografica allegata allo Studio geologico del P.R.G.C.; successivamente nel corso del rilievo

geologico e morfologico di campagna, sono state osservate e cartografate ulteriori linee di

impluvio e le principali tracce di ruscellamento superficiale che caratterizzano l’area.

Anche al fine di disporre di un migliore supporto per la rappresentazione cartografica delle linee di

impluvio secondarie, e più in generale per il riconoscimento delle principali evidenze morfologiche

che caratterizzano l’area di intervento, affrontate nei capitoli precedenti, particolare cura è stata

rivolta all’ottenimento di una dettagliata base cartografica, inquadrando all’interno della Carta

tecnica regionale alla scala 1: 5000 un rilievo topografico con restituzione delle curve di livello con

equidistanza di un metro plottato alla scala 1:2000.

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Come si è visto nei capitoli precedenti l’area sottoposta a Piano è solcata da tre rii aventi tutti un

regime temporaneo, legato cioè all’andamento delle precipitazioni: uno, orientale, delimita la

proprietà da monte a valle e si colloca a distanza di sicurezza dalle aree sottoposte ad

insediamenti ed interventi antropici previsti dal Piano; i due rami centrali, che si riuniscono alla

quota di circa 31 m s.l.m. in quello che è stato denominato Rio Ronchi, attraversano la proprietà

da monte a valle con un andamento orientativamente antidinarico da Sud - Ovest a Nord - Est

lambendo ad Est la zona di possibile nuova edificazione G1 collocata ad Est della Fortezza, parte

della viabilità ciclo-pedonale esistente e parte della nuova viabilità di accesso prevista dal Piano.

Nell’ambito degli assi dell’impluvio orientale e di quello occidentale sono state riconosciute anche

due sorgenti, anch’esse probabilmente non permanenti ma legate all’andamento delle

precipitazioni, che contribuiscono ad alimentare i due rii, e che non essendo collocate all’apice a

monte delle due incisioni morfologiche ma più a valle, testimoniano l’andamento regressivo dei

processi erosivi, destinati a proseguire verso monte, e conseguentemente il carattere ‘giovanile’

dei due impluvi.

Come si è visto tutti e tre i rii possono essere suddivisi in tre settori da monte verso valle: quello

più a monte, meno profondo, in cui si raccolgono le acque di scolo e di un’area di alimentazione

più vasta, a pendenza relativamente non elevata, in cui iniziano i processi erosivi per effetto dei

fenomeni di ruscellamento superficiale sul versante; quello intermedio, dove agiscono

maggiormente i processi erosivi e sono più diffusi i fenomeni di dissesto geostatico dei versanti

contermini, caratterizzati da pendenze molto elevate, a tratti subverticali, creatisi anche per

effetto di processi gravitativi, ribaltamenti e crolli i cui resti, quando coinvolgono orizzonti

arenacee, sono rinvenibili in alveo sottoforma di blocchi di volume unitario di ordine

pluridecimetrico e talora metrico; e quello finale, verso valle, in prossimità dello sbocco a mare,

dove le pendenze diminuiscono e i processi di deposizione prevalgono su quelli di erosione e

trasporto, ove sono presenti anche aree di ristagno, in particolare sulla conoide prospiciente al

mare, messe in evidenza anche dalla presenza di canneti. In tale settore, all’interno della parte

finale del Rio Ronchi, nel corso dei rilievi avvenuti in seguito ad un inverno di particolare siccità, è

stata anche riconosciuta una seconda sorgente che non era stata individuata nello Studio

geologico di Pellicciari a supporto del vigente P.R.G.C., nella fascia di confine fra il settore mediano

e quello terminale in cui presumibilmente per effetto della diminuzione della pendenza e

dell’energia di trasporto, iniziano i processi deposizionali più significativi ed il letto del rio smette

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di solcare la massa rocciosa e comincia ad incidere le proprie alluvioni più fini sedimentate in

precedenza. I settori di sbocco finale dei rii in prossimità del mare, essendo collocati in zone sub

pianeggianti e con terreni più fini e fertili, sono anche i più antropizzati essendo stati sfruttati in

parte per piccole attività agricole: oltre alla presenza di alcune baracche fatiscenti sull’area di

conoide, va rilevata anche la presenza abbondante di rifiuti ingombranti abbandonati nel tratto

terminale dell’alveo dei due rii, pericolosa per il fatto di ostacolare la normale officiosità dei corsi

d’acqua nella loro ricerca di uno sbocco privo di ostacoli verso il mare. Va infine osservato come lo

stato di abbandono in cui versa da anni l’area soggetta a Piano ha fatto sì che la vegetazione

presente, e in particolare il bosco proprio lungo l’asta dei tre rii, non sia stata oggetto di

manutenzione per molto tempo: tutte e tre le aste fluviali allo stato attuale sono caratterizzate da

numerosissimi tronchi di alberi caduti che in occasione di piene possono contribuire in misura

rilevante ad ostacolare un regolare deflusso delle acque.

Foto 3: rifiuti ingombranti presenti nel tratto terminale del Rio Ronchi

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Foto 4: l’abbondante vegetazione nel settore centrale del Rio Ronchi una situazione analoga è presente

lungo tutte e tre le aste dei tre rii principali

Nel corso della fase di rilievo particolare cura è stata posta nella ricerca dei segnali volti a

riconoscere i processi erosivi più significativi anche al di fuori degli assi di impluvio già noti e

descritti in bibliografia, sia nell’ambito dell’area sottoposta a Piano, sia all’esterno di essa; come

vedremo anche nel capitolo successivo, particolare riguardo è stato dedicato alla scarpata Nord –

occidentale di Punta Ronco ove il promontorio si raccorda morfologicamente con il mare, fascia

nella quale sono presenti fenomeni di dissesto importanti e anche un elevato livello di rischio

determinato dalla presenza di diversi edifici di civile abitazione soggetti a potenziali danni.

La rete idrografica superficiale riportata nella cartografia allegata allo Studio geologico del P.R.G.C.

è stata dunque integrata con le evidenze del rilievo di campagna, cartografando ulteriori fasce di

impluvio, i principali fenomeni di ruscellamento rilevati e le aree di probabile ristagno delle acque

caratterizzate dalla presenza di canneti.

Tutti i corsi d’acqua superficiali individuati nell’area di intervento afferiscono ad un unico ed

autonomo sistema di piccoli bacini imbriferi in cui le acque vengono convogliate direttamente

verso il mare. Le acque meteoriche che ricadono all’interno dell’area di intervento non

contribuiscono all’alimentazione dei principali bacini che costituiscono il Comune di Muggia: né

quello collocato ad Est ed afferente al Torrente Fugnan, né quello collocato a Sud che afferisce al

Torrente Almerigotti.

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Anche dal punto di vista idrogeologico la situazione si presenta coerente, anche se non

coincidente con quella del bacino imbrifero in quanto secondo Pellicciari, è possibile ipotizzare un

sistema di falde idriche collocate ad Occidente della zona di Muggia che apportano un proprio

contributo idrico al bacino idrogeologico del T. Fugnan che più ad Ovest attraversa appunto il

centro abitato di Muggia. La motivazione è data dall’assetto stratigrafico della massa rocciosa

immergente verso Nord-Est che fa sì che possa esserci, specialmente alle quote più elevate

dell’estremo settore orientale dell’area, un’alimentazione della falda idrica che non convoglia

tutte le acque sotterranee direttamente in mare nel tratto di costa compreso fra l’area di

intervento e la zona di Porto San Rocco, ma che ne convoglia invece una parte nella falda idrica

connessa al bacino idrogeologico del T. Fugnan. Si tenga però presente che la zona in cui ciò può

accadere – quella Sud-orientale dell’area, appunto - non è sottoposta ad alcun intervento

antropico previsto dal Piano: non si ritiene invece che esistano alimentazioni superficiali della falda

idrica sotterranea provenienti dalle aree destinate a nuova edificazione o all’attività agricola che

alimentino il bacino del Torrente Fugnan e che possano avere quindi implicazioni sulla qualità delle

acque di falda afferenti a quel bacino e conseguentemente su una loro eventuale sfruttabilità.

L’uniformità litologica fra il bacino del T. Fugnan e il sistema autonomo che caratterizza l’area di

intervento permette invece di stimare per similitudine l’ordine di grandezza dell’infiltrazione

annua, che Mosetti per quanto riguarda i bacini flyschoidi dell’Ospo e lo stesso Pellicciari per

quanto riguarda il Fugnan quantificano in 44 mm/anno, pari al 5% di un valore di precipitazione

medio stimato in 1000 mm/anno. Si tenga però presente che tale valore è suscettibile di

modificazioni anche consistenti in occasione di precipitazioni eccezionali in cui si verifica una

veloce saturazione dei suoli e una diminuzione dei coefficienti di infiltrazione, e di come i

cambiamenti climatici occorsi negli ultimi anni possono far ipotizzare per il futuro come più

probabili eventi meteorici meno frequenti ma più intensi.

Nel corso del presente studio, che ha un carattere di valutazione preliminare, non sono state

calcolate le portate dei rii che attraversano la zona di intervento: resta inteso che in sede di

progettazione definitiva tutte le opere interagenti con le zone occupate dagli alvei dovranno

essere dimensionate in funzione delle effettive portate previste sia in occasione di eventi

meteorici ordinari che in occasione di eventi meteorici straordinari come quello verificatosi

nell’agosto del 1977 e citato da Pellicciari nel suo studio. Va tenuto anche presente che tali

fenomeni non sono stati così eccezionali neanche in passato: come ricorda Pellicciari nel suo

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studio, infatti, nei 100 anni antecedenti al 1982 si erano verificati 4 eventi di questo tipo,

mediamente uno ogni 25 anni.

E’ nel corso di tali eventi che si verificano i più intensi fenomeni erosivi di presa in carico di

materiale solido dai versanti e di trasporto a valle; ed è nel corso di tali eventi che si determinano

quindi i principali fenomeni di dissesto idrogeologico legati al deflusso delle acque superficiali,

particolarmente importanti dal punto di vista del rischio complessivo non solo lungo le aste dei rii

presenti all’interno dell’area di intervento, ma soprattutto nella fascia di territorio ad elevata

instabilità collocata lungo il tratto di costa ad Ovest di Punta Ronchi. Nonostante ricada all’esterno

dell’area di intervento, nel corso del capitolo successivo tale zona viene analizzata nel dettaglio;

poiché i fenomeni di dissesto gravitativo che qui si verificano hanno però origine da fenomeni di

erosione accelerata originati dall’azione di corsi d’acqua temporanei secondari che si attivano in

occasione delle precipitazioni più significative, particolare cura è stata dedicata al riconoscimento

sul terreno e alla rappresentazione cartografica dei rii secondari che sboccano in tale zona e che

potenzialmente possono rappresentare un pericolo per la Strada per il Lazzaretto e per i numerosi

edifici di civile abitazione collocati a monte di essa.

Una volta individuati in campagna e cartografati anche i corsi d’acqua temporanei secondari, lungo

la Strada per il Lazzaretto ma anche nelle zone di affluenza nei tre rii principali, si è passati ad

esaminare le zone meno acclivi nelle quali si innescano i fenomeni di scolo e di ruscellamento,

mappando anche in questo caso le evidenze principali individuate nel corso del rilievo che, come è

anche evidente dall’esame della Carta geomorfologica e idrogeologica, si concentrano

prevalentemente lungo i tratti più ripidi della viabilità pedonale esistente.

Al fine di individuare e delimitare zone di possibile maggiore ristagno di acqua e imbibizione dei

terreni tali da avere delle conseguenze sulla staticità delle opere da realizzare, nel corso del rilievo

sono pure state individuate e cartografate le aree caratterizzate da una presenza diffusa di

canneti. Il più importante di essi ai fini dell’interazione con le opere lì previste risulta collocato

sulla propaggine settentrionale del promontorio di Punta Ronco

Come si è visto, a causa della permeabilità della roccia, non tutta l’acqua superficiale evapora o

fluisce lungo i versanti attraverso le vie di scorrimento preferenziale che nel tempo si crea, ma una

quota di essa, attraverso i processi di infiltrazione, va ad alimentare la falda sotterranea. La

permeabilità come è noto è legata sia alla porosità della massa rocciosa che al suo grado di

separazione per effetto delle superfici di discontinuità stratigrafica, di quelle di origine tettonica e

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soprattutto al loro grado di decompressione da cui deriva il carattere ‘beante’ delle fratture. Come

nota Pellicciari nel suo studio, ‘la formazione del Flysch muggesano rivela un comportamento

spiccatamente eterogeneo e diversificato da punto a punto nei confronti del coefficiente di

permeabilità’, con influenze nella capacità di infiltrazione legate in primo luogo all’alternanza dei

litotipi arenacei e marnosi che la costituiscono. Le arenarie infatti, oltre ad una porosità ‘naturale’

relativa maggiore rispetto alle marne, essendo fratturabili presentano anche un maggior grado di

fratturazione della massa rocciosa, e la loro porosità nella zona di Muggia viene valutata in valori

compresi fra 10-3 e 10-4 cm/sec. Le marne al contrario, data la loro natura plastica, oltre ad essere

più impermeabili per ragioni granulometriche, presentano anche una porosità secondaria molto

inferiore, tanto che lo loro porosità complessiva può essere valutata in valori compresi fra 10-4 e

10-5 cm/sec.

La capacità di infiltrazione per effetto della porosità è il fenomeno che consente ad una frazione

delle acque di scolo e di scorrimento superficiale che precipitano sul terreno di disperdersi nel

sottosuolo e di andare ad alimentare un sistema di permeazione e di scorrimento sotterraneo.

Nelle zone caratterizzate da litotipi flyshoidi le acque trovano un primo orizzonte di scorrimento

preferenziale al contatto fra il letto del primo orizzonte di deposito di origine eluvio colluviale e il

bed-rock, rappresentato dal tetto dei primi orizzonti flyshoidi che normalmente si presenta molto

detensionato, alterato e ricoperto da orizzonti limo – argillosi frutto dei processi di alterazione

superficiali; ulteriori vie di scorrimento preferenziale sono rappresentate dai giunti di strato

sottostanti, in particolare al contatto fra le marne e le arenarie, sovente collegati fra loro da

sistemi complessi di discontinuità di origine tettonica che le intercettano trasversalmente: si viene

così a creare un sistema di falde sospese che convoglia, dato l’assetto stratigrafico con immersione

orientata verso Nord – Ovest - il sistema delle acque verso il mare. Nel suo studio Pellizzari osserva

che una parte delle acque dei bacini della zona litoranea collocata ad Ovest di Muggia alimenta

anche la falda freatica del T. Fugnan, di cui sottolinea l’ottima qualità e le potenzialità di

sfruttamento; dati però l’assetto stratigrafico e la collocazione della zona di intervento molto a

Nord e a grande distanza dal T. Fugnan, si ritiene che non ci sia alcuna alimentazione proveniente

dalla zona di intervento che possa transitare attraverso la falda del T. Fugnan prima di raggiungere

la sua naturale destinazione costituita dal tratto di mare prospiciente la costa muggesana.

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Come è anche intuibile il sistema sopra descritto risulta molto influenzato dalle precipitazioni

meteoriche; il sistema di falde sovrapposte compare in occasione delle precipitazioni e può anche

esaurirsi in occasione di periodi di prolungata siccità.

Ciò è testimoniato anche dalle caratteristiche delle sorgenti che compaiono nella zona, che

rappresentano il punto di intersezione fra un sistema di discontinuità permeato d’acqua che

attraversa la massa rocciosa e il piano campagna: anche quelle individuate da Pellicciari

presumibilmente come permanenti, e rappresentate nella Carta della rete idrografica allegata allo

Studio idrogeologico, in seguito a periodi di prolungata siccità come quello dell’inverno –

primavera 2011-2012, risultavano non attive, con i corsi d’acqua interamente prosciugati, come è

emerso nel corso del rilievo eseguito nella primavera del 2012, ad eccezione della parte terminale

del Rio Ronchi dove è stata rilevata la presenza di un rigagnolo alimentato da una risalita d’acqua

che viene a giorno direttamente in alveo laddove questo incide direttamente il proprio conoide

costituito dalle proprie alluvioni che verso il mare diventano via via più fini e meno permeabili. Da

ciò si può desumere che anche il sistema di sorgenti che alimenta i rii collocati sul versante meno

stabile, quello Nord-occidentale, è molto influenzato dal regime delle precipitazioni, e che la

presenza di acqua nell’ambito degli impluvi che precipitano verso il mare si attiva in occasione

delle precipitazioni ed è regolata da queste.

L’assenza di una falda freatica vera e propria non ha impedito nel passato, tuttavia, lo

sfruttamento delle acque sotterranee presenti nella zona: ne sono testimoni alcuni pozzi che

caratterizzano la zona, in particolare l’attuale zona boscata che in passato, prima della crescita

della vegetazione arborea, era utilizzato a fini agricoli, e alcune costruzioni che in passato

dovevano venire utilizzate per l’attività agricola.

Dalle considerazioni fin qui svolte si può trarre la conclusione che nell’area in esame il sottosuolo

non è caratterizzato dalla presenza di un vero e proprio acquifero, bensì da un sistema di falde

sospese e sovrapposte che si attiva in occasione delle precipitazioni, e rimane attivato nei periodi

successivi a seconda della loro intensità e durata; che tale sistema non è correlato con la falda del

T. Fugnan ma convoglia le acque direttamente in mare; e che, conseguentemente, le falde

potenzialmente suscettibili per uno sfruttamento presenti in Comune di Muggia non hanno una

vulnerabilità potenziale connessa con il sistema ipogeo soggiacente l’area di intervento.

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1.1.4) Considerazioni sulle proprietà meccaniche dei terreni e delle rocce

L’area è caratterizzata fondamentalmente dalla presenza della nota formazione del Flysch, qui

presente in facies marnosa, arenacea e marnoso-arenacea. Su tale formazione si rinvengono alla

base dei versanti depositi sciolti eluvio-colluviali e detrito di falda quali prodotto di alterazione

della formazione rocciosa ed alla foce dei rii principali depositi alluvionali in prevalenza limo

argillosi. Su un’area di circa 43 ettari, le proprietà meccaniche del Flysch sono marcatamente

variabili e tale variabilità è direttamente collegata non solo all’azione di alterazione per erosione e

dissoluzione ma anche al grado di fratturazione dell’ammasso che condiziona il modello di rottura

secondo la meccanica del discontinuo (meccanica delle rocce) o del continuo (meccanica dei

terreni). Si ritiene quindi in questa sede del tutto inopportuno fornire dei parametri geomeccanici

di riferimento in quanto si fornirebbe un range di valori così ampio da risultare del tutto

insignificante o ancor peggio fuorviante. Per quanto concerne poi i depositi sciolti, le diverse

condizioni di deposito e stabilità ripetono la problematica sopracitata.

Limitandosi invece ad un discorso più generale si può affermare che nelle zone lontane dai

versanti, il substrato roccioso presenta mediamente caratteristiche geomeccaniche da discrete a

buone, costituendo in genere un buon piano fondazionale. Nelle zone soggette a fenomeni

gravitativi invece le sue caratteristiche possono essere molto scadenti nei primi livelli, mentre in

profondità migliorano progressivamente garantendo quindi un piano di posa sicuro. Infine, nelle

zone prossime ai versanti, il comportamento meccanico può presentare delle variazioni consistenti

e pertanto queste devono essere considerate come le zone che richiederanno il massimo

approfondimento nelle indagini sia superficiali che profonde per una adeguata definizione del

modello geologico e di quello geomeccanico.

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1.1.5) Rischi geologici

I rischi geologici dell’area sono principalmente quattro:

rischio sismico;

rischio di frana;

rischio meteorologico;

rischio marino.

Rischio sismico

Per il rischio sismico ed in particolare sulle accelerazioni attese si rimanda al capitolo 1.1.2,

evidenziando qui che adottando nelle verifiche di stabilità dei terreni e delle opere le prescrizioni

di normativa, questo non costituisce un limite all’edificazione.

Rischio di frana

In base ai dati emersi dalle indagini e dall’esame della documentazione relativa a Studi

precedentemente eseguiti, il tema dell’equilibrio geostatico e quindi il rischio frana è di particolare

importanza per l’area studiata. Il presente capitolo raccoglie il quadro delle condizioni attuali, la

loro potenziale evoluzione nel tempo e le possibili azioni da intraprendere per ridurre o eliminare

le criticità individuate.

Condizioni geostatiche attuali

L’equilibrio geostatico attuale dell’area in studio presenta situazioni molteplici.

Fondamentalmente le criticità principali osservate si concentrano in tre zone: il versante costiero,

le zone prossime ai corsi d’acqua principali e le aree soggette a fenomeni di soliflusso e/o creep.

Versante costiero

Gran parte del versante costiero compreso tra il molo a T di Punta Ronco e Punta Sottile presenta

una condizione geostatica delicata, con instabilità superficiali diffuse coinvolgenti

prevalentemente i primi metri di terreno e/o roccia. Tale affermazione, frutto di innumerevoli

sopralluoghi effettuati sia per il presente che per precedenti lavori in zona, è confermata da una

serie di documenti di carattere geologico riguardanti la fascia costiera; tra essi si ritiene utile citare

lo Studio geologico del PRGC del geol. Pellicciari, lo Studio del geol. Broili relativo alla Frana

verificatasi al km 6+200 della Provinciale, il Progetto di consolidamento dello Studio Bosso e Rota,

e le schede dell’archivio IFFI sulle frane. Tutti questi documenti, ad eccezione della frana del km

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6+200 relativa ad un evento significativamente più ampio, individuano condizioni di instabilità

superficiale, cioè processi che coinvolgono generalmente volumi limitati di terreno o roccia per

spessori generalmente non superiori ai 3-4 m. Tali instabilità sono principalmente ricollegabili alle

seguenti cause, spesso presenti contemporaneamente: erosione, erosione differenziata,

saturazione dei terreni di copertura, argillificazione delle marne, fratturazione dell’ammasso

roccioso, azione antropica. Sulla base di tali criticità è stata prevista da un lato la captazione e la

regimazione delle acque di ruscellamento potenzialmente afferenti a tale zona (cfr. scheda tecnica

di dettaglio sulla captazione e la regimazione delle acque di ruscellamento), e dall’altro è stato

definito, sulla base delle morfologie, un limite all’interno del quale, verso mare, tutti i principali

interventi edilizi dovranno evitare un incremento del carico litostatico prevedendo la realizzazione

di piani interrati finalizzati a compensare con lo scavo gli incrementi di carico (cfr. scheda tecnica

di dettaglio sulle zone a edificazione con carico compensato, riportata in allegato). Tale limite

potrà essere rivisitato dopo l’esecuzione di adeguate indagini geologiche di approfondimento

finalizzate a valutare la consistenza dei terreni e la profondità e forma di eventuali superfici

d’instabilità. E’ stata inoltre prevista la possibilità di collegare direttamente l’ambito di intervento

con il mare realizzando alcuni sentieri di servizio lungo le scarpate prospicienti il mare, anche al

fine di facilitare gli interventi di manutenzione dei versanti sia per l’asporto della vegetazione

instabile, che per eventuali interventi di consolidamento, anche riattando vecchi sentieri e piste

(cfr. scheda tecnica di dettaglio sulle viabilità secondarie e sui sentieri all’interno delle aree in

classe geologica “A”, riportata in allegato).

Corsi d’acqua principali

I corsi d’acqua evidenziano delle instabilità superficiali imputabili principalmente al progressivo

detensionamento delle scarpate ed allo stato di abbandono delle stesse e delle opere di

regimazione idraulica con conseguente azione erosiva sulle sponde ed accumulo di vegetazione

viva e morta sulla sezione idraulica con conseguente formazione di ostacoli al naturale deflusso.

Fenomeni di soliflusso e creep

Interessano generalmente i primi metri di terreno e roccia di alcune zone dell’area e consistono

sostanzialmente in lenti movimenti gravitativi di tali masse con formazione di morfologie

irregolari.

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Rischio meteorologico

Il rischio meteorologico è da ricollegarsi ad eventi eccezionali quali scrosci di pioggia e raffiche di

bora anomali.Il rischio meteorologico può poi dare origine ad un rischio idraulico in particolare in

occasione di eventi estremi caratterizzati da piogge molto intense circoscritte ad un intervallo

temporale molto breve (fenomeno di cui è probabile prevedere un’intensificazione nei prossimi

anni per effetto dei mutamenti climatici): in sede di progettazione definitiva dovranno dunque

venire approfondite le problematiche relative alla portata idraulica dei corsi d’acqua al fine di

valutare il possibile impatto di eventi estremi sui manufatti collocati in prossimità dell’alveo dei

torrenti esistenti. A questo proposito va specificato che, nonostante il tratto finale del Rio Ronchi

ricada nella classe “A” dello Studio Geologico del PRGC redatto dalla Geokarst Engineering s.r.l., la

realizzazione dell’attraversamento dell’alveo con la nuova viabilità principale all’ambito prevista

dal Piano in zone rientranti in classe geologica “A” risulta geologicamente compatibile, così come

illustrato nella relativa scheda tecnica di dettaglio riportata in allegato.

Rischio marino

L’area si sviluppa in gran parte a quote superiori ai 2.5 m sul l.m.m. e considerando la presenza di

opere di difesa costiera non si evidenziano pericoli da parte del moto ondoso. L’unica condizione

potrebbe riguardare eventi eccezionali di alta marea che però in base ai dati disponibili non

dovrebbe superare 1.5 m di quota (fonte “Valutazione della situazione geostatica e idraulica a

supporto della variante generale al P.R.G.C. del Comune di Muggia” Geokarst– anno 1998).

2) Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario

o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e modo in cui, durante la

sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione

ambientale;

Per quanto riguarda gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale per

analizzare la componente ambientale geologica e del sottosuolo, coerentemente con l’insieme del

Rapporto Ambientale si è fatto riferimento alle indicazioni elaborate dall’I.S.P.R.A. e riportate

all’interno del suo sito internet istituzionale.

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3) Possibili impatti significativi sul sottosuolo

3.1) Impatti sul sottosuolo

Nella definizione dei potenziali impatti indotti dalla realizzazione del Piano, si è fatto riferimento

agli obiettivi di protezione ambientale ed ai conseguenti indicatori stabiliti dall’ISPRA e riportati

all’interno del suo sito istituzionale.

Il Piano oggetto del presente rapporto ambientale è stato formulato con una grande attenzione ai

possibili impatti sul sottosuolo. Non solo le scelte di pianificazione compiute tengono in grande

considerazione l’obiettivo di determinare i minimi impatti possibili su di esso, e lo traducono in

una serie di prescrizioni puntuali che dovranno informare tutte le scelte progettuali che ne

conseguiranno; ma alcune di esse, e per certi versi la stessa scelta di realizzare il Piano qui

proposto, determineranno, per alcune delle voci della matrice presa in considerazione, un

miglioramento consistente dello stato dell’ambiente sia rispetto allo stato di fatto, la cosiddetta

opzione zero, sia rispetto a quanto previsto dal piano oggi vigente, che anche a causa della cultura

ambientale, ancora embrionale, dominante all’epoca della sua stesura, prestava un’attenzione

non adeguata agli impatti ambientali.

Rispetto agli obiettivi di sostenibilità da raggiungere, e ai possibili impatti della realizzazione del

Piano significativi per il sottosuolo, analizzati per esteso nelle tabelle riportate alle pagine

seguenti, vengono qui di seguito commentate in modo schematico le scelte compiute in fase di

pianificazione al fine di annullarli o di mitigarne il più possibile gli effetti.

3.1.1) Realizzazione di nuovi insediamenti

La realizzazione di un nuovo insediamento nell’ambito di un’area oggi non edificata determina

evidentemente un impatto ambientale sul territorio in cui si inserisce l’intervento. Ciò vale, in

particolare, per gli aspetti riguardanti l’ecosistema vegetale e il paesaggio.

Dal punto di vista del sottosuolo, il Piano proposto presenta due aspetti molto positivi: il primo è

rappresentato dal fatto che, rispetto al Piano oggi vigente, le cubature di nuova edificazione e

conseguentemente le superfici di nuova impermeabilizzazione sono state considerevolmente

ridotte; il secondo è che dal punto di vista del sottosuolo, sia rispetto al piano vigente che rispetto

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alla situazione attuale, la cosiddetta opzione zero, il Piano prevede non solo un’assenza di impatti

negativi, ma alcuni impatti esclusivamente positivi, in misura anche rilevante, che riguardano il

contenimento dei processi erosivi e di frana che oggi avvengono sulle aree dissestate, all’interno

ma soprattutto all’esterno dell’area, in particolare sul versante occidentale di raccordo fra il

promontorio di Punta Ronco e il sottostante tratto costiero della Strada per il Lazzaretto,

intensamente antropizzato. Oltre agli effetti indiretti derivanti dal sollevare l’area dall’attuale

stato di incuria e relativo abbandono, infatti, il nuovo Piano prevede un intervento complessivo di

regimazione delle acque meteoriche, in particolare nell’area di nuova edificazione collocata a

monte del tratto di territorio circostante più delicato dal punto di vista del dissesto geostatico,

ovverossia appunto il tratto costiero occidentale di Punta Ronco, con l’allontanamento integrale

delle acque che oggi contribuiscono ad alimentare gli impluvi e ad implementare i fenomeni di

dissesto già in atto.

3.1.2) Riqualificazione di superfici boscate e compensazione della riduzione di superfice boscata

con interventi di riforestazione

La realizzazione del Piano comporterà una generale riqualificazione delle superfici boscate

esistenti: oltre alla pulizia generale ed alla manutenzione straordinaria nella fase di avvio del

Piano, si prevede una manutenzione periodica delle aree verdi ricomprese all’interno del

complesso turistico. Inoltre, la riattivazione di un’attività agricola ragionata consentirà un miglior

controllo del territorio e delle sue dinamiche geologiche.

3.1.3) Diminuzione di superficie di territorio soggetta a dissesto idrogeologico

Di grande importanza sarà l’azione di riduzione del dissesto idrogeologico in atto sia mediante la

captazione a monte delle acque che oggi divagano lungo le scarpate occidentali dell’area, sia

mediante interventi di consolidamento lungo i versanti e sia mediante interventi di regimazione

idraulica dei corsi d’acqua oggi in completo stato di abbandono.

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3.1.4) Diminuzione di superficie di territorio potenzialmente soggetta a processi di

desertificazione

Anche dal punto di vista dei potenziali processi di progressiva desertificazione, sebbene non

rilevanti date la latitudine e le condizioni climatiche generali, l’intervento previsto dal Piano

presenta un impatto positivo. Esso è legato all’impianto, su una ampia area di territorio che oggi

versa in stato di semiabbandono, di una nuova coltivazione di ulivo, specie vegetale che determina

una maggiore resistenza dei suoli a tali processi.

3.1.5) Restituzione di superficie di territorio ad uso agricolo

Anche relativamente all’utilizzo del suolo la restituzione ad un uso di tipo agricolo di un’ampia

area di territorio che oggi versa in uno stato di semiabbandono, e su cui il Piano vigente non

prevedeva interventi, rappresenta un impatto positivo sia rispetto all’opzione zero sia rispetto al

Piano oggi vigente.

3.1.6) Lotta all’erosione del suolo

Rimandando all’analisi vegetazionale /pedologica tutti gli aspetti inerenti eventuali azioni sul suolo

ad uso agricolo, in questa sede si ritiene opportuno rimarcare che tutti i fenomeni d’instabilità

riportati nelle tavole allegate comportano erosione del suolo. In particolare lungo le scarpate

costiere la mancanza di un’azione incisiva comporterà nel tempo un progressivo arretramento dei

versanti con accumulo dei corpi frana alla base con i conseguenti rischi. La lotta all’erosione si

svilupperà mediante gli approcci già più volte descritti ed in particolare regimazione delle acque,

interventi di consolidamento e stabilizzazione dei terreni.

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3.1.7) Bonifica del territorio

Attualmente una parte dell’area in esame, oltre a versare in uno stato di disordine ed incuria, è

occupata da rifiuti ingombranti abbandonati: è il caso del tratto finale degli impluvi principali, con

effetti sia dal punto di vista ambientale, sia da quello dell’ostacolo alla normale officiosità ed al

regolare deflusso delle acque nel loro corso verso il mare. Sia rispetto all’opzione zero, sia rispetto

al Piano vigente, che non prevedeva interventi, la rimozione di tali materiali rappresenta un

impatto positivo.

3.1.8) Evitare l’aumento della vulnerabilità degli acquiferi per effetto dell’attività agricola

Essendo previsto esclusivamente l’insediamento di un’attività agricola di tipo biologico, il Piano

non presenta impatti dal punto di vista del possibile aumento della vulnerabilità degli acquiferi.

3.1.9) Diminuire e migliorare il rapporto fra aree di nuova edificazione e aree agricole,

ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici

Oltre alle considerazioni già svolte al punto 4.4.1), va sottolineato come rispetto ai contenuti del

Piano vigente il nuovo Piano presenti una maggiore razionalità dal punto di vista della disposizione

delle aree di nuova edificazione, ed un rapporto nettamente migliore dal punto di vista del

rapporto dimensionale fra superfici destinate a nuova edificazione e superfici destinate ad attività

agricole e ricreative, aree naturali, seminaturali e corpi idrici: anche in questo caso, rispetto al

Piano già autorizzato, il nuovo Piano presenta un impatto rilevantemente positivo.

3.1.10) Diminuire l’occupazione e l’impermeabilizzazione del suolo

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Se rispetto allo stato attuale l’impatto relativo all’occupazione e all’impermeabilizzazione del suolo

è negativo, qui va sottolineata la consistente diminuzione degli impatti determinata dal raffronto

fra volumi e superfici di nuova edificazione previsti nel vecchio Piano e le riduzioni operate col

nuovo Piano.

3.1.11) Tutelare le aree agricole di pregio

Dal punto di vista della tutela delle aree agricole di pregio, l’impianto di nuove attività coerenti con

quelle storicamente svolte in passato nell’area rappresenta un impatto rilevantemente positivo sia

rispetto all’opzione zero, sia rispetto ai contenuti del Piano oggi vigente.

3.1.12) Migliorare l’utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento complessivo delle

risorse naturali non rinnovabili ed evitare il depauperamento delle materie prime

Contrariamente al Piano vigente, che non stabiliva limiti in proposito, l’attuale Piano contiene la

previsione di riutilizzare tutte le terre e le rocce derivanti dagli scavi all’interno del sito in esame,

senza la necessità di smaltire terre e rocce da scavo in eccesso: in ottemperanza alle

raccomandazioni ed alle normative vigenti in materia di riutilizzo di terre e rocce da scavo, tutti i

volumi scavati verranno riutilizzati in situ per opere di riporto e mascheramento visivo ai fini della

riduzione dell’impatto paesaggistico e visivo delle opere previste. Tale previsione determina un

impatto costante rispetto all’opzione zero ed un impatto positivo rispetto a quanto previsto dal

Piano vigente.

3.1.13) Migliorare l’utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento complessivo delle

risorse naturali non rinnovabili ed evitare il depauperamento delle risorse energetiche non

rinnovabili

Il Piano prevede la possibilità di realizzare per il riscaldamento degli alberghi fonti di energia

rinnovabile quali quella geotermica: anche in questo caso l’impatto della realizzazione dell’opera si

presenta costante per quanto riguarda il confronto con l’opzione zero – si suppone che i maggiori

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consumi energetici a Muggia derivanti dai nuovi flussi turistici comporteranno un minor consumo

nelle località luoghi di provenienza dei turisti stessi – e positivo nel confronto con quanto previsto

dal Piano vigente.

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SOTTOSUOLO

ID ISPRA

OBBIETTIVI DI SOSTENIBILITA’

OBBIETTIVI DEL PIANO

AZIONI DI PIANO INDICATORI IMPATTO OPZIONE ZERO

IMPATTO NUOVO PIANO

IMPATTO VECCHIO PIANO

VALUTAZIONI E COMMENTI

Utilizzo razionale del suolo per limitare l’occupazione e l’impermeabilizzazione del suolo

Variazione dell’uso del suolo ascrivibile al piano

23 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Invertire la perdita di superficie forestale tramite la gestione sostenibile delle foreste, la protezione, il restauro, l’afforestazione e la riforestazione ed aumentare l’impegno per prevenire la degradazione delle foreste – SSS - Gestione sostenibile delle foreste: superficie forestale per tipologia: stato e variazione

Riqualificazione delle superfici boscate e compensazione della riduzione di superficie boscata con interventi di riforestazione

Azioni a favore dell’obbiettivo

Bilancio quali – quantitativo delle aree boscate post-ante Superficie forestale per tipologia: stato e variazione (ha)

Impatto negativo

Impatto molto positivo

Impatto positivo

Interventi piantumazione riqualificazione superfici boscate degli

Realizzazione di nuovi insediamenti

Azioni contro l’obbiettivo

Superficie forestale per tipologia: stato e variazione (ha)

Impatto costante Impatto negativo

Impatto molto negativo

Riduzione di superficie forestale per scopi produttivi turistici e agricoli)

24 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS

Riqualificazione delle superfici boscate e compensazione della riduzione di superficie boscata con interventi di riforestazione

Azioni a favore /del l’obbiettivo

Superficie potenzialmente percorsa da incendi

Impatto negativo

Impatto moto positivo

Impatto positivo

Opere di pulizia e cura del bosco (rimozione iniziale e periodica dei fasciami, potature, ecc.)

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Invertire la perdita di superficie forestale tramite la gestione sostenibile delle foreste, la protezione, il restauro, l’afforestazione e la riforestazione ed aumentare l’impegno per prevenire la degradazione delle foreste – SSS – Gestione sostenibile delle foreste: superficie percorsa da incendi

25

Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Assicurare la tutela e il risanamento del suolo e sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione – Dissesto idrogeologico

Diminuire la percentuale di superficie soggetta a rischio idrogeologico

Azioni a favore dell’obbiettivo

Percentuale di superficie soggetta a rischio idrogeologico (%)

Impatto negativo Impatto molto positivo

Impatto positivo

Implementazione della cura del territorio (sfalci, rimozione periodica dei fasciami, ecc.)

Costruzione di una rete di raccolta delle acque superficiali con potenzialità erosiva e loro allontanamento dalle aree critiche.

Impatto negativo Impatto molto positivo

Impatto positivo

Opere per contrastare la regressione morfologica degli impluvi soggetti a dissesto

Impatto negativo Impatto molto positivo

Impatto positivo

Azioni contro l’obiettivo Impatto costante Impatto negativo

Impatto molto negativo

Aumento delle superfici impermeabilizzate

Riduzione di superficie boscata

Impatto costante Impatto positivo

Impatto negativo

La riduzione di superficie boscata verrà compensata dalle opere di regimazione delle acque meteoriche: diminuzione

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complessiva del rischio di dissesto

26 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Assicurare la tutela e il risanamento del suolo e sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione – Lotta alla desertificazione

Diminuire la percentuale di superficie potenzialmente soggetta a processi di desertificazione:

Azioni a favore dell’obbiettivo

Impatto costante Impatto trascurabile

Impatto trascurabile

Aumento delle aree con vegetazione più resistente alla siccità: impianto dell’uliveto

Percentuale di superficie ricoperta da ulivo

Aumento delle aree a minore rischio di incendio: impianto dell’uliveto)

Percentuale di superficie ricoperta da ulivo

Impatto negativo Impatto molto positivo

Impatto molto positivo

Azioni contro l’obiettivo

Aumento di aree soggette a maggiore erodibilità: impianto dell’uliveto

Percentuale di superficie ricoperta da ulivo

Impatto costante Impatto trascurabile

Impatto trascurabile

Aumento di aree a minore indice di copertura vegetale (realizzazione dell’uliveto e interventi antropici)

Percentuale di superficie ricoperta da ulivo e di superficie antropizzata

Impatto costante Impatto trascurabile

Impatto trascurabile

Aumento dell’intensità dell’uso del suolo

Percentuale di superficie antropizzata

Impatto costante Impatto trascurabile

Impatto trascurabile

75 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Assicurare la tutela e il risanamento del suolo e sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle

Diminuzione dell’erosione del suolo, convogliamento delle acque a monte degli insediamenti abitativi e loro regimazione su tutte le aree edificabili

Azioni a favore dell’obiettivo

Metri lineari di nuove canalizzazioni

Impatto costante

Impatto molto positivo

Impatto negativo

Interventi di nuova edificazione e di costruzione della viabilità

Azioni a favore dell’obiettivo

Metri lineari di nuove canalizzazioni

Impatto costante Impatto positivo

Impatto positivo

Convogliamento e regimazione delle acque meteoriche in prossimità di stradine interne e sentieri

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situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione – Lotta alla erosione, alla diminuzione di materia organica, alla compattazione, alla salinizzazione, agli smottamenti – Evoluzione fisica e biologica dei suoli – Erosione idrica

Creazione di un’area adibita ad uso agricolo

Azioni a a favore/contro l’obiettivo

% di aree incolte sostituite da uliveti; % di aree boscate sostituite da uliveto

Impatto negativo

Impatto positivo

Impatto positivo

Impianto dell’uliveto e di altre colture: su aree attualmente a pascolo o scarsamente boscate, con opere di regimazione delle acque in eccesso e lavorazioni del suolo localizzate

29 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa provoca – Contaminazione del suolo e delle acque (Siti inquinati)

Pulizia degli alvei dei corsi d’acqua temporanei presenti all’interno dell’area

Azioni a a favore/contro l’obiettivo

Mq di rifiuti rimossi Impatto negativo Impatto molto positivo

Impatto positivo

Pulizia e rimozione dei rifiuti presenti negli alvei temporanei all’inizio dell’intervento e poi periodica

30 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa provoca – Contaminazione del suolo e delle acque (Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola)

Evitare l’aumento della vulnerabilità degli acquiferi per effetto dell’attività agricola

Azioni neutre rispetto all’obiettivo

Ettari di aree agricole in cui si farà uso di nitrati

Impatto costante Impatto positivo

Impatto costante

L’attività agricola svolta nell’area sarà di tipo biologico e/o a basso impatto ambientale: non è previsto l’utilizzo di nitrati

31 Conservazione e gestione delle risorse naturali.

Uso del suolo, uso sostenibile del territorio,

Azioni a favore dell’obiettivo

Rapporto fra aree agricole,

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Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa provoca – Utilizzo razionale del suolo per limitare l’occupazione e impermeabilizzazione del suolo - COM(2006)231

protezione della natura e della biodiversità: variazione quantitativa dei vari tipi di aree individuate come omogenee al loro interno: mantenere il migliore rapporto possibile fra aree agricole, ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici e aree urbane, industriali, infrastrutture)

Il progetto prevede una maggiore razionalità nell’uso del suolo e un migliore rapporto fra aree agricole, ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici e nuove aree urbane e infrastrutture

ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici e nuove aree urbane e infrastrutture

Impatto costante Impatto positivo

Impatto negativo

Azioni contro l’obiettivo

Asfaltatura per le opere di viabilità nuova edificazione

Impatto costante Impatto negativo

Impatto molto negativo

Utilizzo di pavimentazioni drenanti. Riduzione delle volumetrie degli edifici rispetto al piano iniziale previste dal Piano regolatore

32 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa provoca – Utilizzo razionale del suolo per limitare l’occupazione e impermeabilizzazione del suolo - COM(2006)231

Occupazione e impermeabilizzazione del suolo. Llimitare l’occupazione e l’imperameabilizzazione del suolo: - riduzione delle cubature attualmente previste - utilizzo di pavimentazioni permeabili per la viabilità interna e le aree esterne dei nuovi edifici

Azioni a favore dell’obiettivo

% di superficie impermeabilizzata integralmente e % a permeabilizzazione parziale

Impatto costante

Impatto negativo

Impatto molto negativo

Il progetto prevede nuove con una riduzione consistente delle volumetrie e dell’occupazione di suolo rispetto a quanto attualmente autorizzato. Rispetto all’obiettivo del contenimento massimo delle superfici impermeabilizzate si prevedono i seguenti interventi: - riduzione delle cubature inizialmente previste; - viabilità interna in terra

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battuta senza asfaltatura; - parcheggi e piazzali realizzati in materiali semipermeabili;

33 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (acqua) – SSS Ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa provoca – Proteggere le coste dai fenomeni erosivi e le aree costiere dai fenomeni di subsidenza naturale ed antropica

Difesa della costa dall’erosione

Non si prevedono effetti del piano sull’erosione costiera

Variazione areale di spiaggia emersa (%)

Assenza di impatto

Impatto molto positivo

Impatto costante

76 Conservazione e gestione delle risorse naturali. Migliorare la gestione ed evitare il sovra sfruttamento delle risorse naturali rinnovabili (suolo) – SSS Ridurre la contaminazione del suolo e i rischi che questa provoca – Tutelare:- la tipicità, la qualità, le caratteristiche alimentari e nutrizionali, nonché le tradizioni rurali di elaborazione dei prodotti agricoli e alimentari a

Tutela aree agricole di pregio: recuperare una larga parte dell’area all’esercizio dell’attività agricola tradizionale, puntando sulla tutela della tipicità, della qualità, delle caratteristiche alimentari e nutrizionali nonché le tradizioni rurali di elaborazione dei prodotti agricoli e alimentari DOC, DOCG, DOP, IGP, IGT, biologici e di interesse agrituristico.

Realizzazione di una nuova area destinata ad uso agricolo (olivolctura) con agricoltura biologica e realizzazione di un agriturismo;

Superficie destinata all’attività agricola e agrituristica (%)

Impatto costante Impatto molto positivo

Impatto costante

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denominazione di origine controllata (DOC), a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), a denominazione di origine protetta (DOP), a indicazione geografica protetta (IGP) e a indicazione geografica tutelata (IGT);- le aree agricole in cui si ottengono prodotti con tecniche dell'agricoltura biologica;- le zone aventi specifico interesse agrituristico(D.lgs 228/2001 art. 21)

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RISORSE NATURALI NON RINNOVABILI

ID ISPRA

OBBIETTIVI DI SOSTENIBILITA’

OBBIETTIVI DEL PIANO

AZIONI DI PIANO INDICATORI IMPATTO OPZIONE ZERO

IMPATTO NUOVO PIANO

IMPATTO VECCHIO PIANO

VALUTAZIONI E COMMENTI

Conservazione e gestione delle risorse naturali

Migliorare l'utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento complessivo delle risorse naturali non rinnovabili e i correlati impatti ambientali prodotti dallo sfruttamento delle materie prime, usando nel contempo le risorse naturali rinnovabili a un ritmo compatibile con le loro capacità di rigenerazione – SSS - Depauperamento delle materie prime

Azioni a favore rispetto all’obbiettivo

Quantitativi di terre e rocce da scavo destinati a smaltimento in discarica, riutilizzo come materia prima secondaria o per risistemazioni ambientali fuori siti o a riciclo/recupero in appositi impianti di lavorazione fuori sito (mc)

Impatto costante

Impatto costante

Impatto negativo

Il vecchio piano prevedeva interventi di scavo maggiori e non contemplava l’obiettivo del tendenziale riutilizzo integrale del materiale scavato per i riporti e per interventi di mascheramento visivo e paesaggistico e di riordino fondiario

Sebbene in misura limitata, la realizzazione del piano implica la realizzazione di sterri e riporti per la realizzazione del piano di posa delle fondazioni. Tutto il materiale scavato verrà riutilizzato all’interno dell’area di intervento per interventi di riporto con funzione di mascheramento visivo e paesaggistico e di riordino fodiario

Conservazione e gestione delle risorse naturali

Migliorare l'utilizzo efficace delle risorse per ridurre lo sfruttamento complessivo delle risorse naturali non rinnovabili e i correlati impatti ambientali prodotti dallo sfruttamento delle materie prime, usando nel

Azioni a favore dell’obbiettivo

Utilizzo di fonti rinnovabili per il riscaldamento domestico (%)

Impatto costante

Impatto positivo

Impatto negativo

Massimizzazione utilizzo di energia da fonti rinnovabili per gli impianti termici

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contempo le risorse naturali rinnovabili a un ritmo compatibile con le loro capacità di rigenerazione – SSS - Depauperamento delle risorse energetiche non rinnovabili

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4) Misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo

possibile gli eventuali impatti negativi significativi sul sottosuolo dell'attuazione

del piano o del programma

4.1) Misure relative agli impatti sul sottosuolo

Come si è visto all’interno del capitolo 4, dal punto di vista del sottosuolo inteso sia come

componente ambientale che come risorsa naturale, la realizzazione del presente Piano presenta

impatti prevalentemente positivi mentre gli impatti negativi, presenti per altre componenti

ambientali, sono minori in numero e di importanza subordinata rispetto ai primi.

L’impatto più importante da un punto di vista geostatico potrebbe esser quello inerente le

costruzioni lungo la fascia costiera di edifici che con il loro peso potrebbero incrementare il carico

litostatico sullo stesso. Al fine di contenere entro margini ampiamente accettabili tale effetto è

stato definita nella Tav. A03c una fascia delimitata dal “Limite di monte edificazione con carico

litostatico compensato” all’interno della quale tutti gli edifici dovranno essere dotati di piani

interrati in modo tale da non modificare il carico geostatico generale dell’area (cfr. scheda tecnica

di dettaglio sulle zone con edificazione a carico compensato riportata in allegato). Tale imposizione

potrà essere superata solo dopo aver eseguito una campagna di studi geologici approfonditi ad

ampia scala che dimostrino come il contesto geologico e geomeccanico sia tale da consentire un

incremento di carico, definendone in modo preciso l’entità accettabile.

4.1.1) Realizzazione di nuovi insediamenti

Rispetto al Piano preesistente la riduzione di cubatura e di superficie dei nuovi insediamenti

rappresenta la misura di mitigazione più importante. Ma sono l’insieme delle caratteristiche che

hanno informato la redazione del nuovo Piano, la sua filosofia ispiratrice, i connotati che si

vogliono dare ai nuovi indirizzi turistici che si propongono a costituire l’altra gamba dell’effetto di

compensazione che si viene a determinare, almeno dal punto di vista dell’impatto sul sottosuolo:

le scelte a forte valenza ambientale compiute in sede progettuale vanno tutte in questa direzione

e, come si è visto, dal punto di vista dell’impatto sul sottosuolo, l’intervento proposto determinerà

un impatto positivo non solo rispetto ai contenuti del vecchio piano, ma anche rispetto alla

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situazione di semiabbandono ed incuria rappresentata dall’evoluzione della situazione relativa

all’opzione zero.

4.1.2) Lotta all’erosione del suolo

La lotta all’erosione si svilupperà mediante gli approcci già più volte descritti ed in particolare

regimazione delle acque, interventi di consolidamento e stabilizzazione dei terreni (cfr. schede

tecniche di dettaglio sulla captazione e la regimazione delle acque di ruscellamento,

sull’attraversamento della nuova viabilità principale prevista nel Piano in zone rientranti in classe

geologica “A” e sulle viabilità secondarie e sui sentieri all’interno delle aree in classe geologica “A”

riportate in allegato).

4.1.3) Diminuire e migliorare il rapporto fra aree di nuova edificazione e aree agricole,

ricreative, naturali e seminaturali, corpi idrici

La riduzione dell’impatto complessivo del piano è determinata dalla concentrazione delle nuove

edificazioni in tre sole zone, di cui una in continuità con l’abitato esistente, e le altre due di nuovo

insediamento ma circoscritte nell’ambito di due zone ben definite. Rispetto al piano esistente,

inoltre, la restituzione di un’ampia zona di territorio all’uso agricolo, l’ulteriore valorizzazione dei

percorsi ciclo pedonali esistenti, la riqualificazione dell’insieme delle aree verdi non soggette ad

edificazione e la ripresa in cura del territorio inteso nel suo complesso, a cominciare dagli

interventi diretti di manutenzione idraulico - forestale delle aree degli impluvi interni e di

alleggerimento del carico idraulico su quelli esterni, rappresentano nel loro complesso la più

efficace forma di parziale compensazione della ‘perdita’ delle aree di nuova edificazione.

4.1.4) Diminuire l’occupazione e l’impermeabilizzazione del suolo

Il Piano prevede una serie di interventi volti a limitare e ridurre al massimo i processi di

impermeabilizzazione del suolo: in particolare sono previsti il massimo contenimento degli

interventi di asfaltatura della viabilità interna e l’utilizzo, per tutte le opere viarie secondarie e le

aree di parcheggio, di pavimentazioni semipermeabili in grado di ridurre al massimo

l’impermeabilizzazione del suolo.

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5) Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli

impatti ambientali significativi derivanti dall'attuazione del piani o del programma

proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di

elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità

della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti

e le misure correttive da adottare;

Le prescrizione di carattere geologico inerenti il Piano, consentiranno di ridurre ed in alcuni casi

eliminare le instabilità e le problematiche ad esse correlate presenti sul sedime. Si può quindi

affermare che gli interventi andranno a ridurre nel complesso le criticità geologiche presenti sul

sito. Ciò potrà avvenire mediante una corretta regimazione delle acque, mediante l’eliminazione o

il contenimento dei terreni soggetti ad instabilità superficiale e mediante l’esecuzione di opere di

sistemazione e consolidamento delle scarpate con particolare attenzione a quelle prospicenti la

linea di costa. In particolare, oltre alle usuali indagini da normativa, proprio lungo la fascia costiera

si renderanno necessari adeguati approfondimenti geologici mediante indagini profonde di tipo

diretto ed indiretto finalizzate a definire in modo esaustivo l’assetto geostrutturale e la

consistenza dei terreni sciolti e del substrato roccioso, individuando ad esempio eventuali fratture

intasate o piani critici non individuabili in un rilevamento superficiale quale quello eseguito nel

presente lavoro e valutare origine e geometria sepolta di quelle cartografate. E’ importante

rimarcare che tali indagini non potranno essere eseguite singolarmente per areali ridotti ma

richiederanno uno studio ad ampia scala al fine di poter correlare tra loro i singoli dati ed avere

quindi un quadro generale della situazione.

5.1) Modalità di raccolta dei dati

Sia durante le fasi costruttive che nelle fasi post costruttive si dovrà prevedere il monitoraggio con

metodologie adeguate delle zone critiche riportate nella carta delle criticità geologiche (Tav.A03c),

valutando sia l’efficacia degli interventi eseguiti e sia il proseguimento o meno del controllo, con

prescrizione di eventuali ulteriori opere di sistemazione. Tali monitoraggi dovranno avvenire

mediante un esame visivo dell’evoluzione dei singoli tratti e mediante strumentazione ove

necessario.

A titolo di esempio:

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in corrispondenza di fratture (aperte o intasate) e di movimenti superficiali evolvibili in

smottamenti si dovranno posizionare idonei capisaldi di riferimento con controllo periodico degli

eventuali spostamenti anche in relazione alle condizioni metereologiche;

qualora dalle indagini profonde lungo la fascia costiera venisse rilevata la presenza di piani di

debolezza geomeccanica si dovrà prevedere la posa di inclinometri con misurazione periodica;

lungo le scarpate soggette ad erosione per azione di ruscellamento superficiale si dovrà valutare

l’evoluzione del fenomeno a seguito della captazione e convogliamento a monte delle acque

superficiali;

si dovrà controllare l’evoluzione dei corsi d’acqua in particolare l’azione di erosione e deposito a

seguito degli interventi di regimazione e ripristino delle opere.

5.2) Periodicità di raccolta dei dati

Nei primi 3 anni dall’inizio dei lavori dovrà essere prodotto un rapporto semestrale sull’evoluzione

delle criticità geologiche attualmente presenti e sugli esiti delle eventuali misure di monitoraggio

strumentale. In base agli esiti dei primi tre anni di controllo si definiranno gli areali per cui

proseguire il monitoraggio e la relativa cadenza di controllo e le zone in cui le criticità oggi

osservate siano state eliminate o ridotte al punto tale da non richiedere più un controllo

geologico.

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6) Allegati

- Schede tecniche di dettaglio

- Schede frane progetto I.F.F.I.