DEL MESSICO E SULLE SUE RELAZIONI CON L'UNIONE … · Stati Uniti, Messico e Canada entra in vigore...

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Traduzione esterna NT\720465IT.doc PE405.631 IT IT DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE ESTERNE DELL’UNIONE DIREZIONE B -UNITÀ TEMATICA - NOTA SULLA SITUAZIONE POLITICA ED ECONOMICA DEL MESSICO E SULLE SUE RELAZIONI CON L'UNIONE EUROPEA Contenuto Nel 2000 è iniziata per il Messico una fase di transizione verso un sistema interamente democratico, in seguito all’elezione di Vicente Fox alla presidenza della Repubblica. Tale vittoria ha messo fine al lungo governo del Partito rivoluzionario istituzionale, al potere dal 1929. Malgrado le serie intenzioni riformatrici, l'amministrazione Fox non ha potuto dare seguito a gran parte delle sue promesse a causa dell’assenza di una maggioranza parlamentare favorevole. Le elezioni presidenziali del 2006 hanno determinato una forte polarizzazione tra destra e sinistra nella vita politica messicana. Felipe Calderon, il candidato conservatore, ha ottenuto la vittoria con una maggioranza risicata dello 0,57%, battendo il candidato della sinistra Andres López Obrador. In seguito alla stipulazione dell’accordo globale UE-Messico, entrato in vigore il 1° luglio 2000, le relazioni tra le due parti si sono notevolmente rafforzate. Esclusivamente per uso interno al Parlamento europeo DGExPo/B/PolDep/Note/2008_057 Bruxelles, aprile 2008

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Traduzione esterna

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IT IT

DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE ESTERNE DELL’UNIONEDIREZIONE B

- UNITÀ TEMATICA -

NOTA

SULLA SITUAZIONE POLITICA ED ECONOMICA

DEL MESSICO

E SULLE SUE RELAZIONI CON L'UNIONE EUROPEA

Contenuto

Nel 2000 è iniziata per il Messico una fase di transizione verso un sistema interamente democratico, in seguito all’elezione di Vicente Fox alla presidenza della Repubblica. Tale vittoria ha messo fine al lungo governo del Partito rivoluzionario istituzionale, al potere dal 1929. Malgrado le serie intenzioni riformatrici, l'amministrazione Fox non ha potuto dare seguito a gran parte delle sue promesse a causa dell’assenza di una maggioranza parlamentare favorevole. Le elezioni presidenziali del 2006 hanno determinato una forte polarizzazione tra destra e sinistra nella vita politica messicana. Felipe Calderon, il candidato conservatore, ha ottenuto la vittoria con una maggioranza risicata dello 0,57%, battendo il candidato della sinistra Andres López Obrador.

In seguito alla stipulazione dell’accordo globale UE-Messico, entrato in vigore il 1° luglio 2000, le relazioni tra le due parti si sono notevolmente rafforzate.

Esclusivamente per uso interno al Parlamento europeo

DGExPo/B/PolDep/Note/2008_057 Bruxelles, aprile 2008

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La presente nota è stata richiesta dalla delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con il Messico.

Il documento è pubblicato nelle seguenti lingue: Spagnolo, italiano

Autore: Pedro NEVES

Manoscritto completato nell'aprile 2008.

Per richiedere delle copie, inviare un’e-mail al seguente indirizzo: [email protected]

Bruxelles, Parlamento europeo, aprile 2008.

Le opinioni espresse nel presente documento sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione del Parlamento europeo.

Fonti: Economist Intelligence Unit (EIU)Commissione europeaEurostatGlobal InsightOxford AnalyticaReuters

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INDICE

Pagina

I. SITUAZIONE POLITICA ........................................................................................... 4

II. SITUAZIONE ECONOMICA.................................................................................... 22

III. RELAZIONI UE-MESSICO .......................................................................................27

ALLEGATI

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I. SITUAZIONE POLITICA

1. Introduzione

1.1. Contesto storico

Situato in America del Nord, il Messico è uno dei paesi trainanti dell’America latina. Erede dellacultura precolombiana e di quella coloniale, il Messico cerca di conservare la propria identità ibrida adottando il modello neoliberale. Esso deve però fronteggiare molti problemi: ridurre gli squilibri regionali, coniugare liberalismo economico, progresso sociale e democrazia, limitare la crescita di una capitale eccessivamente sviluppata.

Nel 1529 gli spagnoli si impadroniscono del Messico e iniziano a creare un vasto impero coloniale che si estende dalla Florida alla Patagonia. Per tre secoli le ricchezze del suolo e del sottosuolo vengono sfruttate su larga scala a beneficio della madrepatria.

Dal 1810 al 1910 il Messico attraversa una fase ricca di avvenimenti. Nel 1810 don Miguel Hidalgo, indignato dalla miseria dei nativi, porta alla rivolta un esercito di indigeni, rapidamente sconfitto dal potere coloniale. Ciononostante l’idea di indipendenza comincia a prendere piede. Essa viene proclamata in Messico nel 1821 da Augustin Iturbide, incoronato imperatore nel 1822 e spodestato dall’esercito l’anno successivo.

In un paese devastato sia da eterni conflitti che dagli interventi stranieri (americani ed europei), Porfirio Díaz viene eletto nel 1876 e poi confermato sino al 1910. Egli ripristina l’ordine, organizza un’amministrazione efficiente e rilancia l’economia, ma allo stesso tempo abolisce la proprietà comune, depredando brutalmente le comunità indigene. Nel 1910 l’1% della popolazione possiede il 97% delle terre ed il 90% della popolazione rurale viene sfruttato nelle grandi tenute. Questa situazione scatena la rivolta del popolo, guidata da Emiliano Zapata e Pancho Villa. L’enorme sollevazione sociale e politica, la rivoluzione messicana, libera il paese dal dominio dell’aristocrazia fondiaria e nel 1917 si conclude con l’adozione della riformaagraria e della Costituzione, che rafforza l’autoritarismo e lo statalismo.

Lázaro Cárdenas, divenuto presidente nel 1934, nazionalizza le compagnie petrolifere straniere e distribuisce 16 milioni di ettari di terre. Questa riforma agraria, una delle più importanti conquiste della rivoluzione, è alla base della stabilità sociale del Messico. Ma la volontà di cambiamento e l’espropriazione delle compagnie straniere influenzano i rapporti con il potente vicino del nord: gli Stati Uniti.

Dal 1940 al 1970 il paese attraversa una fase di crescita durante la quale l’industrializzazione, lo sviluppo delle esportazioni e il contributo degli investimenti esteri ne sostengono il decollo economico. Ciononostante il Messico non sfugge alla crisi all’inizio degli anni ’70. L’aumento del costo dell’energia (il paese è importatore di petrolio fino al 1974), il deficit pubblico e l’inflazione gettano l’intera nazione in una profonda depressione.

José López Portillo, presidente dal 1976 al 1982, ristabilisce la fiducia nel settore degli affari, avvia una riforma politica (aprendo il Parlamento ai partiti d’opposizione, tra cui il Partito

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comunista), mitiga le rivendicazioni sindacali ed organizza un primo piano quinquennale (1978-1982) che prevede il finanziamento di numerosi programmi socioeconomici grazie all’aumento delle esportazioni di petrolio. Il presidente Miguel de la Madrid (1982-1988) e Carlos Salinas de Gortari (1988-1994) adottano una politica economica liberale, caratterizzata da un’ondata di privatizzazioni. Il Messico abbandona gradualmente il multilateralismo che lo aveva contraddistinto per 20 anni e, rinunciando alla "preferenza" latinoamericana, si orienta decisamente verso gli Stati Uniti. L’accordo di libero scambio nordamericano, sottoscritto da Stati Uniti, Messico e Canada entra in vigore il 1° gennaio 1994. Il giorno stesso, nello stato meridionale del Chiapas, centinaia di ribelli dell’esercito zapatista di liberazione nazionale (ELZN) insorgono. Dopo una prima fase di repressione, durante la quale muoiono circa 400 persone, il presidente Carlos Salinas ferma l’esercito e avvia dei negoziati. Oltre ai disordini politici del Chiapas e all’assassinio di Luís Colosio, candidato del Partito governativo - Partido Revolucionario Institucional (PRI) - la crisi finanziaria minaccia il paese (dicembre 1994).

Dopo il suo insediamento nel 1994 il presidente Ernesto Zedillo riconosce che il naufragio del peso, che in una settimana ha perduto il 60% del proprio valore rispetto al dollaro, è dovuto a gravi errori di natura politica. Tale situazione compromette la qualità della vita della popolazione e minaccia la stabilità del paese. Il Messico viene "salvato" dalla bancarotta grazie a un "pacchetto" finanziario del valore di 48,7 miliardi di dollari elaborato dagli Stati Uniti e dagli istituti finanziari internazionali. Di fronte ai finanziatori stranieri, la stabilità politica diviene più che mai indispensabile. Nel febbraio 1995 il presidente Zedillo lancia una nuova operazione contro gli insorti del Chiapas. Un mese prima egli aveva calmato l’opposizione stringendo un accordo nazionale, allo scopo di avviare una vera e propria democratizzazione (autonomia dei poteri legislativo e giudiziario, finanziamento delle campagne, accesso ai media).

Nonostante il miglioramento degli indicatori macroeconomici (incremento del PIL, diminuzione dell’inflazione e del tasso di disoccupazione), in occasione delle elezioni legislative del 1997 i messicani desiderano punire il governo sostenendo l’opposizione. Per la prima volta dal 1929 il PRI perde la maggioranza assoluta all’assemblea legislativa, nonché la municipalità di Città del Messico. La recessione del PRI è destinata a proseguire: il 2 luglio 2000 il candidato del Partito di azione nazionale (PAN) Vicente Fox vince le elezioni e succede a Ernesto Zedillo alla presidenza del paese.

Questa svolta ai vertici dello Stato ha segnato una nuova tappa nella vita politica messicana e ha rappresentato un grande passo avanti per il processo di consolidamento democratico del paese.

Sei anni dopo l'investitura del presidente Fox, la democrazia messicana si è rafforzata, l’azione governativa è divenuta più trasparente e la libertà di stampa è notevolmente maggiore. Per la prima volta nella storia del paese è stata introdotta una netta separazione dei poteri. Ciononostante le grandi riforme promesse dal presidente messicano e dalla sua squadra (il PAN) tardano a concretizzarsi, a causa dell'assenza di una maggioranza parlamentare favorevole.

A questo proposito è opportuno ricordare che la legge sulle comunità indigene, elemento chiave della pacificazione con lo Stato del Chiapas, è stata adottata dal Congresso dopo essere stata svuotata del suo contenuto dai legislatori: i negoziati tra il governo e l’esercito zapatista si sono quindi immediatamente interrotti.

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La riforma fiscale, volta a garantire migliori risorse per lo Stato e a ottimizzare la ripartizione della ricchezza, è stata approvata dal Congresso nel dicembre 2001 in una versione mitigata1. La riforma dello Stato, destinata a modernizzare il sistema costituzionale ed istituzionale messicano ai fini dell'adattamento alla nuova realtà politica del paese, non è ancora uscita dai cassetti del Congresso. L’amministrazione Fox ha dovuto accontentarsi di organizzare una sana gestione delle finanze pubbliche, istituendo comunque un servizio pubblico permanente e adottando una legge in materia di trasparenza e accesso all’informazione (che obbliga il governo a rendere pubbliche tutte le sue attività). Anche l’altra grande riforma promessa da Fox, quella del settore energetico, non ha compiuto grandi passi avanti. D’altra parte essa è legata alla necessaria riforma fiscale, poiché gli introiti petroliferi rappresentano ancora il 37% delle risorse dello Stato federale.

Il fatto che il presidente Fox non abbia potuto contare su una maggioranza al Congresso (né alla Camera alta né a quella bassa) ha notevolmente ristretto il suo margine di manovra, sia per ragioni riconducibili ai limiti (se non agli errori) del suo operato sia a causa dell’attuale configurazione politica. L’assenza di una maggioranza parlamentare ha costretto il governo a ricercare di volta in volta il sostegno del PRI o del PRD, con inevitabili concessioni. D’altro canto il Congresso, depositario di un potere di cui prima non disponeva, ha spesso dimostrato di voler privilegiare tramite il voto la propria indipendenza rispetto al governo, spesso ignorando ogni altra considerazione.

1.2. Geografia

Il Messico, confinante a nord con gli Stati Uniti e a sud con il Guatemala ed il Belize, ha una superficie di 1 972 547 km2 ed è situato a latitudini tropicali (14°30' nord - 32°43' nord).

Conta più di cento milioni di abitanti ed è il primo paese ispanico al mondo e la seconda potenza demografica dell’America latina dopo il Brasile. È caratterizzato da una popolazione giovane: circa il 45% ha meno di 20 anni. Secondo le stime di alcuni analisti, il numero di messicani che vivono al di sotto della soglia di povertà supera il 40%. Ai problemi sociali si sommano le divergenze culturali: nonostante la popolazione si componga principalmente di meticci, il Messico presenta la più grande comunità indigena dell’America latina (12 milioni di individui), che resta fortemente emarginata.

La popolazione e le attività economiche sono distribuite in modo molto diseguale sul territorio. Nonostante il carattere marcatamente centralizzato dello Stato (il peso demografico, economico e politico della capitale è preponderante), è possibile distinguere diverse grandi regioni. Il Sud-Est è principalmente agricolo, presenta un clima tropicale umido ed è popolato da indigeni: ricorda le caratteristiche dei paesi dell’America centrale. Il Centro ed il Nord, dal clima secco e asciutto, sono più industrializzati, "europei" ed orientati verso gli Stati Uniti. La terza grande zona è rappresentata dal golfo del Messico, dove il clima è favorevole alla produzione agricola e all'allevamento. È inoltre presente l'industria petrolifera.

1 In assenza di tale riforma, sinonimo di aumento del bilancio dello Stato, il governo è costretto a portare avanti le politiche sociali dei predecessori, apportando delle modifiche principalmente formali.

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2. Politica interna

2.1. Sistema istituzionale

Il Messico è una Repubblica federale, formata dal Distretto federale (Città del Messico) e da 31 Stati. L’organizzazione politica è basata sulla Costituzione elaborata in seguito alla rivoluzione (1917). Ispirata al modello americano, istituisce un regime democratico di tipo presidenziale e sancisce la libertà di pensiero, di culto, di espressione e di associazione.

Benché ogni Stato disponga di una certa autonomia sia sul piano del potere esecutivo (detenuto da un governatore) sia a livello legislativo e giudiziario, il Messico è comunque caratterizzato da un forte centralismo politico, seppur mitigato dalle decisioni dei governatori degli Stati. Nonostante la struttura federale, il Messico dipende interamente dai poteri del presidente della Repubblica e dal bilancio nazionale, per la maggioranza controllato dal governo centrale, che coordina anche l’esercito.

a) Presidente

Il presidente è eletto a suffragio universale diretto, resta in carica per sei anni e non può ripresentarsi agli elettori. È il più alto rappresentante del potere esecutivo, nonché dell'esercito. Il 2 luglio 2006 Felipe Calderón, del Partido Acción Nacional (destra liberale) ha vinto le elezioni presidenziali.

b) Parlamento

Il Congresso nazionale (Congreso de la Unión) si compone di due camere: il Senato (Senado) e la Camera federale dei deputati (Camara Federal de Deputados). Il mandato dei 128 membri del Senato (4 per ogni Stato) dura sei anni: 96 senatori sono eletti a suffragio universale diretto, mentre 32 vengono suddivisi tra i vari partiti su base proporzionale. La Camera dei deputati si compone di 500 membri eletti per un mandato di tre anni, di cui 300 a suffragio universale diretto e 200 tramite una ripartizione proporzionale tra i diversi partiti. Quest’ultima camera è stata rinnovata in occasione delle elezioni del luglio 20061. Assieme alla Costa Rica, il Messico è attualmente la sola democrazia ad impedire un secondo mandato consecutivo ai deputati e ai senatori, per i quali diventa difficile acquisire l’esperienza necessaria a svolgere un'attività legislativa di alta qualità.

c) Partiti politici

La scena politica messicana è dominata da tre partiti: il PRI, il PAN e il PRD. Fondato nel 1929, chiamato prima Partito nazionale rivoluzionario, poi Partito della Rivoluzione messicana e, nel 1946, Partito rivoluzionario istituzionale, il PRI, fazione di provenienza di tutti i presidenti della Repubblica tra il 1929 e il 2000, monopolizzava il potere e mascherava un regime a partito unico ampiamente basato sul clientelismo e la dispersione degli altri gruppi politici. Il Partito di azione nazionale (PAN) è nato dalle élite conservatrici che hanno governato il Messico prima della rivoluzione (1910-1917). I suoi valori sono riconducibili a quelli della democrazia cristiana

1 Cfr. allegato III.

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europea. Il Partito rivoluzionario democratico (PRD) è nato nel 1988 in seguito ad una scissione interna al PRI. Il PRD promuove il progresso sociale, lo sviluppo economico fondato sull’industria nazionale ed un maggiore coinvolgimento dello Stato nel settore economico. Città del Messico è stata governata da due sindaci del PRD, Cardenas e Andrés Manuel López Obrador detto AMLO. Malgrado la popolarità di quest’ultimo, il PRD non ha alcun potere in metà del paese.

d) Sistema giudiziario

Il sistema giudiziario è formato da una rete di tribunali federali e regionali guidata dalla Corte suprema di giustizia. I giudici che la compongono vengono nominati dal presidente e confermati dal Senato.

e) Sistema amministrativo

Il Messico è una Repubblica federale che comprende 31 Stati ed un Distretto federale (Città del Messico). I governatori di Stato sono eletti direttamente per un mandato della durata di sei anni, in concomitanza con le elezioni dei sindaci e dei consiglieri locali dei 2 411 comuni del Messico.

2.2. Elezioni e sistema elettorale

a) Elezioni legislative del 2003

In seguito alle elezioni legislative del 6 luglio 2003, segnate da un alto tasso di astensionismo (58%), il PAN, partito del presidente Fox, ha perso 54 seggi alla Camera dei deputati (153 contro i 207 del 2000), mentre il PRI ha rafforzato la propria posizione guadagnando 15 seggi (da 209 a 224). Con 96 seggi, il PRD ha quasi raddoppiato il risultato precedente. Questa evoluzione ha palesato il malcontento dei cittadini, delusi dall’immobilismo governativo e dalla sospensione delle riforme, accentuando nel contempo l'incapacità del governo di portare avanti la propria politica, almeno fino alle elezioni generali del 2006. Inoltre i rimpasti governativi del settembre 2003 e dell’agosto 2004 non hanno dato i frutti sperati.

b) Elezioni presidenziali e legislative del luglio 2006

A partire dal 2005 la vita politica messicana è stata dominata dalla prospettiva delle elezioni generali (legislative e presidenziali) del 2006. Tuttavia nessuno dei tre candidati principali alla presidenza sembrava disposto a mettere in discussione le conquiste della politica di stabilizzazione macroeconomica e finanziaria avviata dopo la grave crisi monetaria del 1994. Sul fronte del PRI, Roberto Madrazo aspirava a vincere le presidenziali, riconquistando così quanto perduto nel 2000. Felipe Calderón, che aveva abbandonato il governo dove gestiva il portafoglio energetico, era il candidato del PAN. Andrés Manuel López Obrador (AMLO), ex sindaco di Città del Messico che gode di grande popolarità, si è presentato con il PRD. Alla fine del luglio 2005, AMLO ha abbandonato la carica di sindaco della capitale per dedicarsi alla propria campagna elettorale, i cui temi principali erano la sicurezza, la riforma del sistema politico, la crescita economica e l'occupazione. AMLO è riuscito a concludere un'alleanza elettorale (Por el Bien de Todos - Per il bene di tutti) con il Partito dei lavoratori e con quello della Convergencia.

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Malgrado la notorietà dell’ex sindaco di Città del Messico, il suo partito (PRD) rivestiva ancora un ruolo minore, governando solo cinque dei trentadue Stati della federazione (Bassa California del Sud, Zacatecas, Michoacán, Guerrero e Chiapas). Tuttavia le attività di López Obrador a Città del Messico lo hanno posto al centro dell'attenzione. Oltre a mostrare uno stile di vita austero, egli ha lanciato un vasto programma di lavori pubblici e introdotto assegni per famiglie monoparentali, anziani e disabili: erano queste le misure contenute nel programma della sua alleanza Por el Bien de Todos. Inoltre il tentativo dei suoi nemici di renderlo ineleggibile non ha fatto che accrescere la sua popolarità.

Roberto Madrazo, candidato del PRI, godeva di un vantaggio considerevole: l'appoggio del partito che aveva governato il Messico per sette decenni e che disponeva di considerevoli mezzi finanziari e risorse umane. Ciononostante Madrazo non ha raccolto l'unanimità dei consensi nel proprio partito e la sua immagine è stata danneggiata dall'appartenenza a un apparato partitico, il PRI, oggetto di accuse di corruzione e autoritarismo.

Felipe Calderón godeva di una reputazione molto positiva soprattutto dopo essersi staccato dal governo, che era ben lungi dall'aver mantenuto le promesse fatte nel 2000. Inoltre Calderón beneficiava di un appoggio da parte del PAN superiore a quello di Fox.

Alle elezioni hanno partecipato altri due candidati sostenuti da piccoli partiti politici: Patricia Mercado del partito Alternativa (sinistra) e Roberto Campa del Partito della nuova alleanza (PANAL).

Domenica 2 luglio 2006 si sono svolte in Messico le elezioni generali, nell'ambito delle quali sono stati eletti a livello federale:

- il presidente della repubblica, capo di Stato e di governo, in carica per un periodo di sei anni, non rieleggibile, che ha assunto le proprie funzioni il 1° dicembre 2006 subentrando all'ex presidente Vicente Fox, eletto nel 2000;

- 128 senatori, membri della Camera alta del Congresso; tre senatori eletti a suffragio diretto per ogni Stato della federazione e per il distretto federale, mentre altri trentadue iscritti a una lista nazionale. Tutti i senatori sono stati eletti per un periodo di tre anni a decorrere dal 1° settembre 2006;

- 500 deputati federali, membri della Camera bassa del Congresso dell'unione: 300 deputati eletti a suffragio diretto, uno per ogni collegio uninominale, e 200 eletti a suffragio indiretto tramite un sistema di liste nazionali per ognuna delle cinque grandi circoscrizioni del paese. Tutti i senatori sono stati eletti per un periodo di tre anni a decorrere dal 1° settembre 2006;

- 3 governatori di Stato e il sindaco di Città del Messico.

Le procedure elettorali federali sono organizzate dall'Istituto federale elettorale (IFE), organo autonomo gestito da un consiglio cittadino che non rappresenta gli interessi del governo né quelli dei partiti politici, e vengono effettuate conformemente alle disposizioni della Costituzione politica degli Stati Uniti del Messico e del Codice federale delle istituzioni e delle procedure elettorali (COFIPE).

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L'IFE dichiara l'apertura di una procedura elettorale registrando i candidati dei partiti politici e le piattaforme elettorali di questi ultimi. Si apre quindi la campagna elettorale, che si svolge nei sei mesi precedenti le elezioni. Al termine della campagna, tre giorni prima dello scrutinio, è proibita la diffusione di qualunque comunicato di propaganda, così come la pubblicazione di risultati di sondaggi o di dati statistici relativi alle elezioni..

In Messico le elezioni si svolgono nelle casillas, situate in piazze, scuole, edifici pubblici o presso privati. Ogni sezione elettorale ha la propria casilla. Per sezione elettorale si intende un gruppo di 300-800 elettori all'interno di un distretto. Per garantire il regolare svolgimento della procedura elettorale in ciascuna casilla, l'IFE sorteggia quattro persone tra gli elettori iscritti: un presidente, un segretario e due scrutatori. I partiti politici hanno inoltre la possibilità di iscrivere i rispettivi rappresentanti in ogni casilla.

Conformemente al COFIPE, le elezioni si svolgono la prima domenica del mese di luglio dell'anno delle elezioni. Le casillas aprono le porte alle 8 e chiudono alle 18, ma nel caso in cui gli elettori stiano ancora aspettando il loro turno le operazioni di voto vengono prolungate.

Dopo la chiusura si procede allo spoglio delle schede elettorali e all'annullamento delle schede in eccedenza; i risultati vengono quindi registrati nei processi verbali, che vengono firmati dagli agenti elettorali della casilla e dai rappresentanti dei partiti politici.

I risultati ufficiali vengono proclamati durante una sessione del Consiglio generale dell'IFE, che si svolge il mercoledì successivo al giorno della votazione.

In seguito il Tribunale elettorale del potere giudiziario della Federazione esamina le eventuali denunce relative a presunte irregolarità nell'ambito della procedura elettorale. Se queste ultime non portano all'annullamento delle elezioni o alla modifica dei risultati, il Tribunale summenzionato dichiara valida la procedura elettorale e consegna la Constancia de Elección ai vincitori, che vengono nominati presidente eletto, senatore eletto o deputato eletto a seconda dei casi, chiudendo in questo modo l'intera procedura elettorale.

I candidati in lizza erano cinque, ma a causa di uno sviluppo emblematico della spiccata polarizzazione destra-sinistra, all'origine di una campagna implacabile, solo alcune centinaia di migliaia di voti – su un totale di 41 milioni – hanno separato i due candidati in testa: il conservatore Felipe Calderón e l’esponente della sinistra Andres Manuel López Obrador (AMLO). Quest’ultimo ha contestato il verdetto del Tribunale elettorale federale (TRIFE), che ha riconosciuto a Calderón una risicata maggioranza dello 0,58%. López Obrador ha lanciato l'accusa di frode elettorale e chiesto un nuovo conteggio dei voti, esprimendo l’intenzione di non riconoscere il governo Calderón.

Il TRIFE ha respinto la richiesta di ricontare tutte le schede elettorali delle elezioni contestate del 2 luglio 2006 e ha deciso di sottoporre solo il 9% dei seggi elettorali a un riesame dello scrutinio.

Il 28 agosto 2006, il Tribunale elettorale federale ha deciso di annullare le elezioni presidenziali in un limitato numero di seggi elettorali e di lasciare inalterato il risultato complessivo del voto. Dei circa 4 milioni di voti ricontati, quasi 238 000 sono stati annullati.

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I voti annullati sono stati equamente distribuiti tra i partiti politici. ma la differenza tra Calderón e López Obrador è rimasta pressoché invariata. Il margine è sceso da 244 000 voti (0,58% del totale) a 240 000 (0,57% del totale). In proporzione, il candidato più penalizzato è stato Roberto Madrazo del PRI, cui sono stati annullati 63 000 voti. Il PRI si è classificato terzo, il peggior risultato mai ottenuto, con un distacco notevole dalle altre due formazioni1.

López Obrador ha riaffermato lo stesso giorno che i suoi sostenitori avrebbero organizzato una convention democratica nazionale (CND) nella piazza principale di Città del Messico, piazza dello Zócalo, il 16 settembre. Secondo López Obrador, la convention avrebbe votato i cinque punti seguenti:

- respingere il riconoscimento dei risultati delle elezioni presidenziali ufficiali;- respingere l’"usurpazione" di Calderón e di tutti i funzionari da lui nominati ufficialmente;- scegliere un presidente "legittimo", oppure votare un coordinatore nazionale del movimento

di disubbidienza civile;- votare per un programma di governo e- decidere se "inaugurare" un governo il 20 novembre (anniversario della rivoluzione

messicana) o il 1° dicembre, giorno dell'insediamento del presidente eletto designato dal TRIFE.

Il 5 settembre, il TRIFE ha dichiarato valide le elezioni del 2 luglio e ha proclamato all’unanimità Calderón vincitore delle elezioni presidenziali. Malgrado questa decisione del TRIFE, López Obrador ha continuato a contestare i risultati.

Il voto delle elezioni legislative indica una decisa impennata del sostegno a quello che un tempo era il terzo partito del paese. Il PRD ha raddoppiato il numero di seggi al Senato e ha aumentato la presenza alla Camera bassa del 50%. Nel contempo, per la prima volta nella storia, il PAN si è affermato come il più grande partito unico in entrambe le camere. Ma è anche la prima volta in cui il PRI non domina il ramo legislativo del Messico. Per due mandati consecutivi ha perso le elezioni presidenziali e il fatto di essere scivolato al terzo posto nell’assemblea legislativa potrebbe comportare dissidi interni. Il trionfo di Felipe Calderón offre al PAN la possibilità di rinvigorire un progetto di governo incompleto. Il Congresso dominato dall’opposizione ha ripetutamente osteggiato i tentativi del presidente Fox di adottare le riforme. La migliore posizione del futuro partito di governo faciliterà l’avanzamento delle riforme che richiedono un cambiamento costituzionale, sebbene tale formazione politica dovrà trovare il modo di lavorare con un PRI smembrato. Le differenze ideologiche tra il PAN e il PRD sono profonde ed un’alleanza appare ancor più remota dopo l’aspra contesa delle elezioni.

Il futuro non è chiaro e la probabilità di disordini è elevata, all’indomani di quella che è stata considerata la campagna elettorale più accanita della recente storia del paese.

Tuttavia, salvo un ribaltamento del risultato ufficiale del voto alle presidenziali, i messicani sembrano aver optato per una linea moderata e di mantenimento dello status quo, che riflette un riconoscimento pragmatico della realtà economica del paese.

1 Cfr. allegati II e III.

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Felipe Calderón, tecnocrate formatosi ad Harvard, ha offerto al suo paese una continuazione delle politiche avallate dal presidente uscente Vicente Fox, che ha legato il futuro generale del Messico allo stesso orientamento di libero mercato. Egli ha annunciato l’intenzione di pareggiare il bilancio per mantenere sotto controllo l’inflazione e i tassi di interesse e di rivolgersi al settore privato per ottenere gli investimenti necessari a rendere l’economia messicana più competitiva sullo scenario mondiale.

Il carisma di López Obrador e il lavoro che egli ha svolto a favore dei più svantaggiati quando era sindaco di Città del Messico gli sono valsi un ampio seguito ed è stato visto come il possibile successore di Fox, prima di essere scalzato da Calderón negli ultimi mesi di campagna elettorale.

Sembra che la campagna di Calderón, che paragonava López Obrador al presidente venezuelano Hugo Chávez - considerato in Messico un estremista socialista - abbia convinto, giustamente o ingiustamente, migliaia di messicani. Il timore che López Obrador fosse troppo radicale e che potesse introdurre un regime di spese illimitate ed una politica sfavorevole alle imprese, mettendo a repentaglio le sudate prospettive di crescita economica e occupazionale dei messicani, sembra aver influito sul risultato delle elezioni.

Malgrado le spiccate divisioni politiche messe in luce dal voto, per il processo di evoluzione democratica del Messico questa è stata una svolta. Per la seconda volta, infatti, si sono tenute elezioni pienamente democratiche (le prime sono avvenute nel 2000) e il PRI, che ha guidato il Messico per 70 anni, è stato relegato nettamente in terza posizione. Si apre così la strada per un dinamico sistema bipolare che potrà forse conciliare meglio le esigenze del Messico in materia di concorrenza.

Secondo alcuni osservatori, l’Istituto elettorale federale, l’autorità elettorale indipendente del Messico, si è dimostrato all’altezza della sua reputazione di organizzazione moderna e professionale capace di gestire un processo elettorale equo e trasparente. Anche gli osservatori elettorali internazionali hanno considerato le elezioni, in generale, eque e trasparenti1.

Andrés López Obrador, che continua a contestare la vittoria di Felipe Calderón, si è proclamato "presidente legittimo" del Messico il 20 novembre 2006, anniversario della rivoluzione messicana del 1910 e dieci giorni prima dell'investitura di Felipe Calderón, presidente eletto. L'ex candidato della sinistra ha così rifiutato di riconoscere il presidente messicano eletto costituzionalmente e ha annunciato la creazione di un governo parallelo per "difendere gli interessi dei messicani" e non lasciare tregua alla futura amministrazione di Felipe Calderón. Inoltre López Obrador ha stilato un elenco di 20 misure da attuare, tra cui: il rifiuto della costruzione da parte degli Stati Uniti di un muro di 1 200 km alla frontiera messicana; la protezione dei migranti messicani contro i maltrattamenti e le discriminazioni di cui sono vittima negli Stati Uniti; l'opposizione alla privatizzazione dell'industria elettrica e petrolifera2.

Da un sondaggio condotto dal quotidiano Reforma è emerso che il 56% dei cittadini disapprova l'autoproclamazione di AMLO a "presidente legittimo" e che il 61% ritiene che una simile 1 Cfr. la posizione dell’Unione europea al capitolo III.2 Nell'ambito di questo "governo", Obrador continua a presentare iniziative in veste di "presidente legittimo del Messico"; le sue proposte sono consultabili sul sito web del governo "legittimo": http://www.amlo.org.mx/index.html.

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protesta nuoccia all'immagine del paese. Inoltre l'influenza di López Obrador è in calo anche in seno al suo stesso partito e le critiche del pubblico nei confronti del leader sono sempre più numerose. Alcuni membri del PRD sono disposti a collaborare con Calderón e l'attuale quadro istituzionale malgrado il divieto imposto da López Obrador. Gli obiettivi attualmente perseguiti dal PRD sono la ricomposizione delle divisioni interne e la risoluzione del problema del calo di popolarità nei sondaggi demoscopici prima delle elezioni di metà mandato per la Camera bassa previste nel luglio 2009. I sostenitori di López Obrador continuano a criticare il risultato delle ultime elezioni presidenziali, sostenendo che esse siano state caratterizzate da pratiche fraudolente e attività di censura. Le tensioni tra i vari partiti sono in aumento con l'approssimarsi delle elezioni dei governatori, delle elezioni regionali e di quelle comunali. Attualmente, in seguito alle recenti elezioni interne al partito, i sostenitori di López Obrador hanno assunto il controllo dei vertici del PRD: l'ala radicale si è infatti imposta al comando del partito a scapito dei moderati, che appoggiavano la cooperazione con il governo in carica di Felipe Calderón. Tali sviluppi complicheranno indubbiamente la gestione del paese e il presidente disporrà di un margine di manovra più esiguo. Ad esempio Felipe Calderón ha recentemente proposto di privatizzare la compagnia petrolifera statale (PEMEX) coinvolgendo un partenariato di imprese messicane e straniere, ma López Obrador ha reagito avviando una campagna contro l'iniziativa, all'insegna dello slogan "No alla privatizzazione della PEMEX". Alla luce della radicale opposizione del PRD, si prospetta un futuro difficile per le riforme di ampio respiro auspicate da Felipe Calderón nel settore dell'energia. Inoltre è opportuno ricordare la recente azione di sabotaggio del gruppo guerrigliero Ejército Popular Revolucionario (EPR), che ha danneggiato alcuni gasdotti della PEMEX a Veracruz. Le autorità temono che l'attacco rientri in una deliberata strategia di destabilizzazione.

2.3. Obiettivi e sfide del governo Calderón

L'amministrazione Calderón si trovava di fronte a una triplice sfida:

– trovare il modo di ricomporre il dissidio politico creatosi in campagna elettorale e cooperare con gli altri partiti durante la nuova legislatura;

– ridurre il tasso di povertà, fenomeno che colpisce milioni di cittadini;– ripristinare l'autorità dello Stato, ignorata dai narcotrafficanti.

In seguito alle elezioni legislative tenutesi in estate, il PAN è diventato il primo partito politico del Congresso. Tuttavia il partito al governo non dispone della maggioranza parlamentare necessaria per sostenere le proprie iniziative, in particolare per portare avanti le riforme che l'amministrazione Fox non è riuscita ad attuare in assenza di maggioranza parlamentare.

Benché il Messico stia attraversando una fase di sviluppo economico, il 40% della popolazione vive in povertà1. Il presidente Calderón sa bene che sono state le classi più povere ad aver votato per AMLO. Il bilancio per il 2007 era orientato soprattutto verso i programmi sociali (+6,9%) e la sicurezza (+60%). Malgrado l'impegno del governo, il tasso elevato di mortalità infantile e di malattie infettive o imputabili alla malnutrizione palesa la necessità di apportare miglioramenti sostanziali alle infrastrutture, soprattutto nel Sud del paese. La violenza legata al traffico di droga ha toccato livelli estremi. Secondo una relazione parlamentare, dal 2001 il traffico di droga ha 1 Secondo i dati della Banca mondiale, circa metà della popolazione vive in povertà e il 20% è colpito da un'indigenza estrema.

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provocato la morte di oltre 9 000 persone1. Nel 2006 circa 700 persone hanno perso la vita in occasione di scontri tra bande di narcotrafficanti. Alla luce di tale situazione, il presidente messicano ha inviato migliaia di truppe nelle aree problematiche. In varie città, tra cui Tijuana e Monterrey, sono state effettuate varie operazioni congiunte dell'esercito e della polizia federale. A Tijuana l'esercito ha imposto a tutti i poliziotti locali di consegnare le armi, dal momento che alcuni agenti sono sospettati di aver stretto legami con i cartelli della droga. Sono state intraprese azioni anche in altri Stati, tra cui Michoacán, Tamaulipas, Baja California, Sinaloa, Tabasco e Guerrero. Il Messico e gli Stati Uniti hanno deciso di coordinare i loro sforzi nella lotta alla criminalità. Il 19 gennaio 2007 le autorità messicane hanno catturato il presunto leader di un cartello della droga, Pedro Díaz Parada (si tratta del primo grande arresto per l'amministrazione di Calderón) e hanno accettato l'estradizione negli Stati Uniti per i capi della criminalità organizzata. Il 14 febbraio 2007 la polizia ha fatto evacuare gli abitanti di "Tepito", un vecchio distretto settentrionale del Messico, prima di demolirlo. Tepito era noto quale sede di traffici di droga e contraffazione.

Il governo di Calderón, insediatosi il 1o dicembre 2006, ha proposto un'importante riforma del sistema pensionistico, approvata dalla Camera bassa e dal Senato nel marzo 2007. La sua adozione è un esempio dei costruttivi negoziati con i partiti d'opposizione. Giungere a un compromesso era necessario, poiché dalle elezioni del Congresso del 2006 nessun partito aveva ottenuto la maggioranza assoluta nelle due camere. Il presidente deve quindi cercare partner di coalizione al fine di ottenere l'approvazione di leggi ambiziose. La riforma in questione ha ottenuto il sostegno del PRI e di tre partiti minori. Il predecessore di Calderón non aveva mai ottenuto un risultato di questo tipo. La riforma modifica il sistema di previdenza sociale dei dipendenti pubblici: introduce un aumento dell'età pensionabile e dei contributi dei lavoratori2, consentendo nel contempo il versamento di contributi integrativi; istituisce fondi pensione individuali che garantiscono una pensione minima; stabilisce che i nuovi fondi pensione saranno gestiti da un'istituzione pubblica chiamata "Pensioniste". Il nuovo presidente ha inoltre lanciato un programma nazionale per l'ingresso nel mondo del lavoro, finalizzato a creare nuove opportunità per chi si affaccia sul mercato del lavoro nel paese. Nell'ambito del programma le aziende riceveranno incentivi in contanti per assumere persone alla ricerca di un primo impiego, tra cui giovani laureati e milioni di donne che non hanno mai lavorato. Il pesante rialzo del prezzo internazionale del mais per tutto il 2006 ha comportato un'impennata dei prezzi della tortilla (l'alimento fondamentale delle fasce più povere della popolazione); nel gennaio 2007 il presidente Calderón ha quindi firmato un "patto di stabilità del prezzo della tortilla" con numerose aziende produttrici di tortilla. Il patto fissa prezzi massimi per le tortilla al fine di tutelare i produttori locali di mais.

La popolarità di Calderón è in aumento: dagli ultimi sondaggi è emerso che oltre il 50% della popolazione lo sostiene3. Sin dall'inizio l'attuale presidente ha dato prova di determinazione e di 1 La criminalità è ascrivibile alla frammentazione dei cartelli, i cui membri intraprendono una guerra senza fine per controllare i canali di instradamento, provocando un inasprimento della violenza. Dopo il crollo dei grandi cartelli colombiani di Medellin e di Cali, il traffico di droga in America latina è controllato dal Messico, in particolare dai cartelli di Ciudad Juárez e di Nuevo Laredo. Questi ultimi, disponendo di entrate cospicue, sono soliti "comprare" agenti di polizia e funzionari doganali sottopagati.2 Tale misura comporterà un incremento dal 3,5% al 6,125% entro il 2012.3 Un sondaggio condotto da Parametria dal 27 al 30 gennaio ha mostrato che il tasso di approvazione di Calderón era del 48%. Successivamente, un'inchiesta del Grupo Reforma effettuata da 16 al 18 febbraio ha rivelato che il tasso di approvazione era salito al 58%. I messicani intervistati hanno assegnato a Calderón e al suo operato un punteggio di

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volontà di progredire. Ha proposto di integrare il governo con esponenti dell'opposizione per ristabilire l'unità. Ha iniziato a combattere la criminalità organizzata messicana organizzando azioni militari in vari Stati e inviando agenti della polizia federale e soldati nello Stato di Oaxaca. Egli intende inoltre combattere gli atti di violenza, aumentando le retribuzioni nell'esercito.

Calderón afferma la sua dipendenza dagli Stati Uniti criticandone la politica d'immigrazione. Il Messico deve infatti fare i conti con l'esodo verso gli Stati Uniti di molti cittadini poveri, che rischiano la vita attraversando la frontiera nella speranza di trovare un lavoro e di avere una vita migliore. Se ci riescono inviano denaro, le remesas, alla loro famiglia rimasta in Messico. Molte aree povere e rurali in Messico sopravvivono grazie a queste risorse1. Le remesas costituiscono la seconda fonte di valuta dopo il petrolio e nel 2006 ammontavano a 25 miliardi di dollari. È necessario che il paese le ripartisca equamente. Dalla sottoscrizione dell'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, 12 anni fa, l'ammontare delle remesas è stato pari a quello dei fondi europei di sviluppo regionale ricevuti dalla Spagna. Le iniquità non cessano di aumentare. Questa massa salariale rappresenta un terzo del PIL. La politica d'immigrazione statunitense è sempre più severa nei confronti di questo esodo massiccio. Il governo degli Stati Uniti ha deciso di costruire un muro entro il 2008 e di intensificare i controlli militari alle frontiere. Il presidente Bush ha autorizzato la costruzione di una nuova recinzione (1 100 km) lungo il confine, a dispetto dell'opposizione messicana. Sul fronte messicano, il presidente Calderón si è impegnato a creare nuovi posti di lavoro al fine di arrestare questo esodo e di avviare grandi opere infrastrutturali (strade, aeroporti, ponti e dighe). Il presidente americano ha promesso una riforma globale della politica d'immigrazione entro il mese di agosto 2007. I due presidenti si sono incontrati nel marzo 2007 per discutere tale riforma.

Il governo del presidente Calderón deve affrontare numerose sfide in settori che necessitano di riforme di ampio respiro, come quello fiscale o energetico. Per quanto concerne la fiscalità, il paese deve aumentare la base imponibile e ridurre la dipendenza del Tesoro federale dall'industria petrolifera. Nel settore dell'energia, l'amministrazione Calderón ha deciso di introdurre modifiche normative che consentiranno una maggiore partecipazione estera, senza tuttavia intervenire sul divieto costituzionale di ricorrere a questo tipo di partecipazione2.

2.4. La rivolta di Oaxaca

La crisi sociale e politica di Oaxaca, uno Stato povero nel Messico meridionale, è il frutto della miseria diffusa e dell'operato del governatore di Stato. Nel maggio 2006, 70 000 professori dello Stato di Oaxaca hanno indetto uno sciopero, rivendicando un aumento salariale e migliori condizioni di lavoro. I membri dei sindacati dei lavoratori nel settore dell'istruzione si sono uniti ad altre 200 organizzazioni sociali per formare l'Assemblea popolare del popolo di Oaxaca (APPO). Essi hanno poi invaso le strade e gli edifici pubblici, bloccando l'accesso a questi ultimi. La situazione si è aggravata quando il governatore dello Stato di Oaxaca, Ulises Ruiz (PRI), ha deciso di ricorrere al corpo di polizia nazionale per allontanare gli oppositori. I

6,6 su 10. Tra gli interventi maggiormente riconosciuti figuravano le misure introdotte nel settore sanitario e la lotta al traffico di droga, mentre le azioni meno popolari erano quelle intraprese in politica interna ed estera.1 Oltre 4 milioni di famiglie beneficiano delle remesas.2 Il 17 aprile 2007 il ministro messicano dell'Energia ha comunicato il rifiuto del governo di privatizzare le società messicane del settore energetico.

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rappresentanti dell'APPO hanno chiesto la destituzione di Ulises Ruiz, a causa della feroce repressione condotta, come condizione indispensabile per l'avviamento di negoziati con il governo. Se il PRI appoggiava il mantenimento di Ulises Ruiz alla carica di governatore, alcuni deputati del PRI e del PAN ritenevano che la sua destituzione sarebbe stata utile per placare i manifestanti.

Il 22 settembre 2006, 6 000 dimostranti hanno intrapreso una marcia di 450 km verso la capitale federale per un sit-in davanti al Senato1.

Il 28 ottobre 2006, per far fronte a un peggioramento della situazione, gli agenti della polizia federale sono intervenuti. In meno di un mese si sono verificati violenti scontri tra i manifestanti dell'APPO e i poliziotti. Il bilancio è di decine di feriti, un centinaio di arresti e qualche disperso. Alcuni promotori della manifestazione hanno dichiarato di aver perso il controllo della situazione.

A dispetto di queste misure repressive, all'inizio del mese di febbraio 2007 e nel maggio dello stesso anno nuovi gruppi di protesta composti da insegnanti e altre associazioni si sono mobilitati contro l'attuale governatore di Oaxaca, Ulises Ruiz, chiedendone le dimissioni. Il movimento degli insegnanti si è esteso inglobando associazioni per la difesa dei diritti degli indigeni e organizzazioni di sinistra.

2.5. Diritti umani

Il governo del presidente Fox ha adottato importanti misure volte a migliorare il rispetto dei diritti umani in Messico. Le iniziative più significative nel settore riguardano le informazioni sui massacri di studenti avvenuti nel 1968 e nel 1971 durante varie manifestazioni, nonché sulle molte persone scomparse2. Nel 2003 la Commissione nazionale dei diritti umani ha riconosciuto che almeno 275 dei 500 dispersi erano stati imprigionati, torturati ed assassinati dalle forze di sicurezza3. L'ex presidente Luís Echeverría è stato recentemente condannato a una pena detentiva per la sua responsabilità nel massacro di studenti del 1968.

La Corte suprema del paese ha recentemente compiuto un nuovo passo avanti, giudicando discriminatoria la legge secondo cui l'AIDS rientra nell'elenco delle malattie che impediscono l'adesione alle forze armate. In seguito a tale sentenza, all'inizio di marzo il ministero messicano della Difesa ha deciso di reintegrare nell'esercito quattro soldati sieropositivi. La Corte esaminerà altri sei casi.

L’ONG Human Rights Watch (HRW) ha lodato i progressi compiuti, deplorando tuttavia la persistenza di abusi, soprattutto da parte della polizia. Secondo l’organizzazione4, il mistero che

1 Il Senato è la sola istituzione competente per la destituzione dei governatori.2 Tra il 1952 ed il 1985 sono stati declassificati otto milioni di pagine di fascicoli dei servizi segreti.3 Il presidente all'epoca, Luis Echeverria, rischia di dover comparire in tribunale.4 A Ciudad Juárez, città di frontiera, più di 400 donne sono state rapite, violentate e assassinate. La maggior parte delle vittime non ha potuto essere identificata a causa delle mutilazioni subite. I ripetuti assassini hanno portato ad una mobilitazione internazionale, volta a denunciare la violenza contro le donne in Messico. Una relazione dell’ONU in materia condanna severamente la passività delle autorità messicane, soprattutto a livello locale. Stando ad alcuni funzionari del governo federale e a degli eletti, esistono forti sospetti di complicità tra gli ambienti

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da dodici anni avvolge gli assassini di donne a Ciudad Juárez è un esempio della sua incompetenza. Sono dovuti passare dieci anni prima che il governo federale intervenisse nel caso inquietante di Ciudad Juárez, lanciando un piano di coordinamento della polizia che coinvolgesse inquirenti nazionali, dipartimentali e municipali. Il problema è stato oggetto di una recente audizione al Parlamento europeo1.

Anche quest'anno Amnesty International ha denunciato casi di violenza nei confronti delle donne, la crisi del sistema della giustizia penale, le detenzioni arbitrarie, le torture, i processi e gli arresti iniqui, i maltrattamenti a danno dei detenuti e l'impunità. Sono le fasce più povere e vulnerabili della società (in particolare la popolazione indigena) a subire tali abusi. Amnesty International ha inoltre registrato timori relativi alla sicurezza personale e minacce di morte nei confronti dei membri delle organizzazioni per i diritti umani con sede in Messico. È stato inoltre segnalato l'assassinio di un difensore dei diritti dei migranti all'inizio del mese di aprile 2007 nello Stato di Nuevo León, nel Messico nordorientale2.

Secondo "Reporter senza frontiere" (RSF), la situazione dei mass media resta negativa sebbene esistano diversi quotidiani che danno voce ai vari schieramenti politici e numerose radio. Inoltre la concorrenza in ambito televisivo è in aumento con la graduale perdita del monopolio del "gruppo Televisa"3. Nel 2005 gli osservatori di RSF hanno tuttavia rilevato che i mass media locali e regionali sono vulnerabili alle pressioni e agli attacchi di criminali, politici e poliziotti. Nove giornalisti sono stati recentemente assassinati in Messico, il paese più pericoloso per questi professionisti dopo l'Irak4.

I diritti dei popoli indigeni continuano a rappresentare un problema per il Messico. Malgrado gli accordi di San Andrés, finalizzati a riconoscere tali diritti, la piaga della discriminazione vissuta da questi ultimi non è ancora stata risolta. Nel 2001 una legge non è riuscita a conferire piena autonomia politica alle comunità indigene. La relazione della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite5 invita il governo federale ad adottare alcune misure, come per esempio:

- riapertura del dibattito sulla riforma costituzionale riguardante i diritti dei popoli indigeni;- prosecuzione del dialogo con gli zapatisti;- attuazione della Convenzione n. 169 dell’OIL, adattata alle realtà dei popoli indigeni;- protezione dell’integrità delle terre dei popoli indigeni e del loro ambiente;- revisione del sistema penale applicato ai gruppi summenzionati;- realizzazione di un sistema di protezione destinato agli indigeni migranti;- rafforzamento del sistema di istruzione bilingue e accesso delle popolazioni indigene alla

cultura (radio, televisione, ecc.).

criminali e le autorità regionali e locali. Secondo i testimoni, i motivi sarebbero legati al traffico di droga, al traffico di organi e alla tratta delle donne per lo sfruttamento sessuale e la realizzazione di video violenti.1 Cfr. pag. 34.2 La vittima era membro del Foro Laboral del Obrero Campesino, commissione in seno a un'organizzazione di lavoratori agricoli, che difende i diritti umani dei migranti messicani che si spostano negli Stati Uniti per i lavori stagionali nell'agricoltura.3 Questo importante gruppo televisivo è stato legato al PRI sino alla sconfitta elettorale.4 Il 6 aprile 2007 Amado Ramirez, giornalista, è stato assassinato ad Acapulco.5 E/CN-4/2004/80.

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Malgrado l'opposizione del presidente, in Messico l'aborto è stato legalizzato il 24 aprile 2007. A Città del Messico la nuova legge consente l'aborto volontario nei primi tre mesi di gravidanza. In America latina solo Cuba, Guyana e Porto Rico autorizzano tale pratica. Molti altri paesi della regione consentono di ricorrervi in casi eccezionali. La comunità cattolica protesta contro la legalizzazione e intende avviare una campagna internazionale e adire alla Corte interamericana dei diritti umani. La legalizzazione dell'aborto segue quella delle unioni civili tra omosessuali nella capitale e in un altro Stato. Il Senato del Messico ha iniziato inoltre a dibattere la questione della legalizzazione dell'eutanasia.

3. Politica estera

Nell’ambito della politica estera il presidente Fox desiderava lanciare una nuova immagine del Messico. Il paese ha così cominciato a rivestire un ruolo più visibile sulla scena internazionale (organizzazione della Conferenza di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo) e ad assumersi responsabilità sempre maggiori nell'ambito di consessi internazionali, soprattutto nei settori delle sostanze stupefacenti e del rispetto dei diritti umani. Ciò non toglie che i rapporti con Washington rivestano più che mai un’importanza fondamentale.

3.1. Relazioni con gli Stati Uniti

"Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti", si lamentavano i messicani all’inizio del XX secolo assistendo impotenti alle ripetute ingerenze di Washington negli affari interni del paese. All’inizio del nuovo millennio le relazioni tra i due paesi si sono rasserenate dopo che, il 1° gennaio 1994, è entrato in vigore l’accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA). Grazie alle opportunità offerte dal mercato statunitense, in pochi anni 100 milioni di messicani hanno costruito la decima potenza economica mondiale. Tuttavia, sebbene la sua natura sia mutata, il problema persiste: il Messico dipende sempre dagli Stati Uniti, con i quali intrattiene il 90% degli scambi1. Le relazioni tra Washington e Città del Messico non si limitano però all’ambito economico e a quello commerciale. Anche settori come la droga, la sicurezza, l’energia, l’acqua, l’integrazione regionale e le migrazioni rappresentano delle priorità per il Messico2.

La prospettiva di un accordo migratorio bilaterale si è allontanata in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, che hanno aumentato il peso della sicurezza interna americana a scapito di altre priorità.

Nel gennaio 2004, allo scopo di ottenere i voti degli americani di origine messicana per la sua rielezione, il presidente Bush aveva proposto di concedere un permesso di lavoro rinnovabile delle durata di tre anni, destinato a regolarizzare la posizione di 5 milioni di immigrati illegali negli Stati Uniti, e di potenziare la lotta all'immigrazione illegale. Il progetto di legge 4437 divide la sfera politica americana: il partito repubblicano è spaccato tra il mondo degli affari e la sua base, di cui una parte reclama una severa chiusura delle frontiere. Anche sul fronte

1 Grazie al NAFTA, gli scambi tra Messico e Stati Uniti sono quintuplicati. Nel 2006 il valore dei prodotti messicani sul mercato statunitense era di 212 miliardi di dollari, pari all'84,7% delle esportazioni messicane.2 Negli Stati Uniti vivono quasi 10 milioni di cittadini messicani (ai quali si aggiungono circa altrettanti americani di origine messicana).

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democratico esistono divergenze in merito. I sindacati ritengono che la presenza di mano d'opera a buon mercato impedisca ai bassi salari di aumentare, mentre la crescita resta sostenuta.

Ad ogni modo tale dibattito ha caratterizzato la campagna elettorale messicana, tanto più che ormai milioni di messicani residenti negli Stati Uniti godono del diritto di voto. Ciononostante, la situazione dei lavoratori migranti continuerà a figurare al vertice dell’agenda messicana, mentre le strategie volte a rafforzare la sicurezza lungo i 3 000 km del confine bilaterale continuano ad essere una priorità per gli Stati Uniti nel quadro della sua "guerra al terrorismo". Il 4 ottobre il presidente George Bush ha approvato la costruzione di un muro di 1 200 km lungo la frontiera comune. Il progetto è aspramente criticato dalle autorità del Messico e dei paesi dell'America centrale.

Per combattere la criminalità organizzata legata al traffico di stupefacenti è stata sottoscritta un'iniziativa statunitense-messicana.

La relazione bilaterale è inoltre caratterizzata da un conflitto relativo all’approvvigionamento idrico. Gli Stati Uniti accusano il Messico di non rispettare gli impegni di consegna delle risorse idriche sottoscritti nel 1944 nel quadro di un accordo bilaterale che regola la gestione dell’acqua nella regione di frontiera.

I due paesi si scontrano regolarmente anche a causa dell’applicazione della pena di morte ai cittadini messicani negli Stati Uniti. Il 21 gennaio 2003 il Messico ha perorato la causa di 54 cittadini messicani condannati alla pena di morte negli Stati Uniti, chiedendo la sospensione delle esecuzioni di fronte alla Corte internazionale di giustizia (CIG). Secondo il Messico, gli Stati Uniti hanno violato le disposizioni della convenzione di Vienna sottoscritta dai due paesi nel 1963 sulle relazioni consolari, non rispettando l’obbligo di informare i cittadini messicani accusati circa il loro diritto ad un’assistenza consolare. Inoltre il Messico ha ricordato che un programma di assistenza legale ai detenuti condannati alla pena di morte negli Stati Uniti ha già permesso di evitare 27 esecuzioni, ma che non è stato possibile trattare molti altri casi in quanto i vari Stati non hanno comunicato ai cittadini messicani i loro diritti consolari.

Quanto alla crisi irachena, il Messico, che al tempo era membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, è stato corteggiato con insistenza dagli Stati Uniti. Sostenuto dal Cile, il Messico si è dichiarato contrario all’utilizzo della forza contro Baghdad. Tale presa di posizione ha raffreddato i rapporti tra i due partner. In seguito alla rielezione, George Bush cerca di voltare pagina e di rilanciare l’accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA). In questo contesto gli Stati Uniti, il Messico e il Canada hanno sottoscritto il 23 marzo 2005 il partenariato per la sicurezza e la prosperità dell’America settentrionale, che nello specifico prevede:

- rafforzamento dei controlli alle frontiere;- coordinamento della sorveglianza dei trasporti marittimi e aerei;- attuazione di una strategia comune in materia di energia;- abolizione di alcuni regolamenti che ostacolano gli scambi;- cooperazione nella lotta contro il narcotraffico e l’immigrazione illegale.

L'attuale governo messicano ha dovuto affrontare dure proteste della popolazione contro il NAFTA. L'UNORCA (Unione nazionale delle organizzazioni regionali contadine autonome)

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incoraggia la resistenza e invita alla lotta, e si prevede che quest'anno alcuni movimenti sociali messicani aderiranno a questa piattaforma. Il NAFTA prevede la liberalizzazione dell'agricoltura entro il 2008. Secondo l'UNORCA, questa liberalizzazione comprometterà la situazione dell'agricoltura messicana, favorendo l'egemonia delle multinazionali e aggravando la dipendenza alimentare del Messico. Circa 3 milioni di agricoltori non saranno in grado di far fronte alla concorrenza statunitense. López Obrador ha promesso di riuscire a rinegoziare l'accordo, ma le trattative con gli USA potrebbero rivelarsi difficili.

3.2. Relazioni con gli Stati dell’America centrale

Il 27 giugno 2001, assieme ai propri omologhi centroamericani, il presidente Fox ha lanciato il Piano Puebla-Panama (PPP), progetto di sviluppo regionale che coinvolge nove Stati del Messico meridionale e le sette nazioni dell’istmo centroamericano. Si tratta di una vasta regione (oltre un milione di km2) che conta 65 milioni di abitanti (28 milioni di messicani e 37 milioni di centroamericani). Il piano, elaborato dalla Banca interamericana di sviluppo (BIS) e dalla Banca mondiale, è alla base di un’importante azione di modernizzazione economica che porterebbe all’integrazione del Messico meridionale con i paesi dell’America centrale. I suoi obiettivi sono i seguenti:

- aumentare il tasso di sviluppo della popolazione;- incoraggiare la partecipazione della società civile nelle azioni di sviluppo;- sostenere i cambiamenti strutturali nell’economia della regione in modo da ottenere una

crescita sostenibile;- migliorare le infrastrutture regionali tramite la costruzione di strade, porti e aeroporti, nonché

l’interconnessione delle reti di distribuzione dell’energia elettrica e l’integrazione delle telecomunicazioni;

- promuovere gli investimenti produttivi che favoriscono l’offerta di lavoro;- realizzare la concertazione di obiettivi e di strategie comuni tra gli Stati messicani

meridionali ed i paesi centroamericani;- modernizzare a consolidare le capacità delle istituzioni locali e regionali.

3.3. Relazioni con l'America meridionale

3.3.1. Colombia

La Colombia e il Messico perseguono attualmente politiche di sicurezza molto simili: entrambi i paesi accordano un'importanza fondamentale alla sicurezza e per tale ragione hanno allacciato rapporti più stretti. Malgrado le incertezze circa il futuro del gruppo G3, che comprende Colombia, Messico e Venezuela, nel 2007 il commercio bilaterale ha registrato un incremento. In seguito alle pressioni di Hugo Chávez, il Venezuela ha deciso di lasciare il gruppo.

La Colombia ha inoltre sostenuto il Messico nella lotta contro il traffico di stupefacenti. L'azione congiunta di entrambi i governi si è resa necessaria in quanto i narcotrafficanti colombiani e messicani erano soliti cooperare allo scopo di introdurre ingenti quantità di stupefacenti negli Stati Uniti.

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3.3.2. Perù

Da qualche tempo il Perù e il Messico cercano di concludere un accordo di libero scambio volto a sostituire l'accordo economico bilaterale stipulato dai due paesi nel 1987. Entrambe le parti, favorevoli allo sviluppo del mercato, auspicano che un accordo più ampio incrementi gli scambi e gli investimenti bilaterali. Negli ultimi sette anni il valore degli scambi tra i due paesi è triplicato (da 388 milioni di dollari nel 2000 a 908 milioni di dollari nel 2006).

3.3.3. Cile

Nell'ottobre 2007 il Cile e il Messico hanno sottoscritto un accordo di partenariato strategico a testimonianza delle ottime relazioni che intercorrono da tempo tra i due paesi. I due governi hanno assunto importanti impegni relativamente all'economia di mercato, conferendo tuttavia pari importanza alle questioni sociali. Lo sviluppo del commercio con l'Asia è un'altra delle loro priorità. Il Cile auspica il coinvolgimento del Messico nell'accordo di libero scambio con Singapore, Nuova Zelanda e Brunei.

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II. SITUAZIONE ECONOMICA

1. Introduzione

1.1. Contesto

Nel 1982 le autorità messicane annunciavano di non essere in grado di onorare i loro impegni internazionali. La crisi finanziaria a lungo annunciata esplose ed il Messico fu costretto ad elaborare un ampio programma di adeguamenti strutturali basati su politiche neoliberali. Malgrado la notevole ripresa dell’economia messicana, essa è stata colpita da una nuova crisi nel periodo 1994-1995. Quest’ultimo episodio si è però verificato in un paese emergente alle prese con difficoltà di politica macroeconomica e non, come all’inizio degli anni Ottanta, in un paese in via di sviluppo con un eccesso di debito estero. A partire dalla fine degli anni Ottanta, beneficiando dell’abbondanza di un risparmio mondiale con difficoltà di piazzamento (all’epoca il mondo stava entrando in una fase di recessione), il Messico, divenuto ormai credibile, ha inizialmente tratto vantaggio dalla schiarita sui mercati. Il peso è quindi stato rivalutato, la crescita del paese ha subito un’accelerazione, mentre il deficit estero è aumentato. Quello che avrebbe potuto ridursi ad un semplice livellamento di una valuta nazionale palesemente sopravvalutata ha invece assunto una dimensione catastrofica con la fuga dei risparmi, sia stranieri sia nazionali. Tale situazione si è prodotta una volta che la capacità dello Stato di finanziare i fallimenti del proprio debito pubblico è stata messa in discussione. La crisi messicana è stata prima di tutto una crisi di fiducia e quindi di liquidità, non di solvibilità. L'ingente sostegno finanziario della comunità internazionale ha permesso al paese di affrontare la crisi, anche se con costi sociali elevati e debolezze economiche croniche: la povertà che colpisce metà della popolazione dipende in gran parte dai rapporti economici con gli Stati Uniti e dal contesto internazionale in generale.

La struttura dell’economia messicana, decima potenza mondiale, può essere riassunta in poche cifre: quasi il 90% dei suoi scambi commerciali avviene con gli Stati Uniti; il 33% del bilancio annuale dello Stato proviene dalla compagnia petroliera nazionale, Pemex; il 2,5% del PIL messicano è costituito dalle remesas inviate dai 9 milioni di messicani residenti negli Stati Uniti. Il minimo sussulto del grande vicino del nord, le fluttuazioni del prezzo del barile (il Messico è il primo produttore latinoamericano di petrolio e il secondo esportatore dopo il Venezuela), nonché la concorrenza asiatica, soprattutto quella cinese, si ripercuotono direttamente sulla salute economica del paese.

1.2. Settori economici

Il contributo economico del settore agricolo (e della pesca, principale fonte di occupazione nelle zone costiere) è diminuito a partire dagli anni Ottanta. Nel 2003 l’agricoltura rappresentava solo il 4% del PIL, ma resta una fonte importante a livello occupazionale, impiegando il 19,5% della forza lavoro. Alcuni agricoltori lamentano l’impatto del NAFTA sulle loro attività. Escludendo alcune produzioni limitate, come quella di legumi, che hanno beneficiato dell’accordo, il NAFTA ha comportato un forte aumento delle importazioni di prodotti americani sovvenzionati, che ha colpito duramente i piccoli produttori incapaci di resistere alla concorrenza. Secondo i sindacati quasi 2 milioni di agricoltori sono rimasti senza lavoro a partire dal 1994, anno

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dell’entrata in vigore del NAFTA. Le principali colture destinate al consumo interno sono il sorgo, il grano, il mais, il riso, i fagioli e le patate, mentre il caffè, la canna da zucchero, la frutta e i legumi sono destinati all’esportazione. Nonostante l’orografia e il clima riducano le potenzialità dell’agricoltura (la superficie coltivata occupa solamente il 20% del territorio), le restrizioni fondiarie, economiche e tecniche spiegano in gran parte i problemi del settore. Il settore agricolo presenta una struttura duale, che oppone tecniche moderne ad alta produttività, orientate verso le colture a fini speculativi (caffè, frutta, agrumi), a minifundios ed ejidos (terreni comunali) destinati alle coltivazioni ad uso alimentare (mais, fagioli).

L’industria occupa il 23% della popolazione attiva, rappresenta circa il 30% del PIL e garantisce oltre il 90% delle esportazioni (33% senza il petrolio). La metallurgia, il settore tessile e quello agro-alimentare si sviluppano a partire dalla fine del XIX secolo. In seguito alla crisi del 1929 la politica di produzione sostitutiva delle importazioni consente la diversificazione dell’industria. L’abbondanza di risorse del sottosuolo, il sostegno dello Stato, il dinamismo della borghesia e gli investimenti esteri favoriscono questo sviluppo. La vicinanza agli Stati Uniti dà un forte impulso al settore delle industrie di trasformazione: le maquiladoras (fabbriche di subappalto finanziate da capitali americani) si moltiplicano lungo la frontiera messicana. Nelle maquiladoras i prodotti semilavorati che arrivano dagli Stati Uniti vengono rifiniti ed inviati nuovamente al grande vicino nordamericano. In questo modo gli Stati Uniti traggono vantaggio dai modesti salari e dalla bassa tassazione messicana, nonché dall’assenza di norme in materia di sicurezza, sanità econtaminazione industriale.

Tra il 1990 e il 2000 il modello di esportazione delle maquiladoras si è sviluppato annualmente del 20%. Il loro peso nelle esportazioni complessive del paese è così passato dal 35% nel 1990 a quasi il 50% odierno. Nel 2003 esse hanno raggiunto i 77,7 miliardi di dollari, pari al 47% del totale delle esportazioni messicane. Ciononostante le esportazioni delle maquiladoras hanno subito un calo del 6,2% nel 2001 rispetto al 2000, a cui è seguita la stagnazione nel 2002 e nel 2003. Tale diminuzione è motivata dal rallentamento economico degli Stati Uniti e dai suoi effetti negativi sulla domanda, ma anche dalla concorrenza asiatica, soprattutto da quella cinese, che si fa sempre più agguerrita1.

Il Messico presenta un importante sfruttamento delle miniere e produce una vasta gamma di minerali, tra cui l’argento, il bismuto, l’arsenico, l’antimonio e lo zolfo. Il paese possiede inoltre piccole riserve di ferro, zinco e cadmio. Questo settore rappresenta l’1,4% del PIL. La più grande ricchezza naturale del paese e la maggiore fonte di introiti è però costituita dal petrolio e dai suoi derivati.

Nel corso dell’ultimo ventennio la politica commerciale messicana ha conosciuto una profonda evoluzione, sostituendo il modello protezionista di produzione sostitutiva delle importazioni con un sistema più liberale e deregolamentato. Gli sforzi di liberalizzazione e di deregolamentazione sono stati accompagnati sia da una strategia di internazionalizzazione sia da una politica di integrazione regionale. Il desiderio del Messico di partecipare alla globalizzazione economica si è concretizzato nell’adesione ai principali consessi economici internazionali: nel 1993 il Messico si è unito all’OCSE e nel 1994 all’OMC2. 1 Infatti, se il Messico dispone di una fetta del mercato statunitense pari a quasi il 12%, nel 2003 la Cina gli ha strappato il secondo posto di fornitore degli Stati Uniti dopo il Canada.2 Nel 1986 il Messico aveva già aderito al GATT, l’odierna OMC.

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Il Messico ha inoltre consolidato la propria posizione regionale grazie all’istituzione di una vasta rete di accordi bilaterali e regionali di liberalizzazione commerciale. Di conseguenza quasi tutti gli scambi messicani si svolgono attualmente sulla base di accordi preferenziali. Sono stati sottoscritti accordi di libero scambio con oltre 40 paesi, tra cui gli Stati Uniti ed il Canada (1994 - NAFTA), con l’Unione europea (2000), con il Giappone (2005), con Israele (2000), con i vicini dell’America centrale (Costa Rica, Nicaragua, Guatemala, Honduras, El Salvador) e con i paesi dell’America meridionale (Bolivia, Colombia, Cile, Venezuela e Uruguay). Nonostante la lunga strada ancora da percorrere, il Messico è riuscito a divenire in pochi anni l’undicesima potenza esportatrice a livello mondiale. Esso cerca attualmente di consolidare le proprie posizioni. Non si tratta di un’impresa facile, ma oramai può contare su un tessuto industriale più solido.

2. Prospettive economiche1

2.1. Crescita economica

In ascesa sin dal 1995, l’economia messicana non ha potuto evitare le conseguenze del rallentamento economico degli Stati Uniti, suo principale partner commerciale. L’OCSE ritiene che la regressione del 2001, a differenza delle precedenti, non sia legata ad un’instabilità macroeconomica o ad una crisi di fiducia, bensì rifletta la crescente integrazione del Messico nel NAFTA. Dopo la recessione del 2001, il Messico ha ripreso a crescere nel 2002 mettendo a segno una crescita del 4% nel 2006 grazie a un contesto internazionale favorevole2. Gli analisti prevedono tuttavia un rallentamento per il 2007 e il 2008 (rispettivamente del 2,6% e del 3,0%), in linea con il calo della domanda degli Stati Uniti in termini di importazioni.

Nel periodo febbraio 2006 - febbraio 2007 l'economia messicana è cresciuta del 2,7%, a fronte di un rallentamento dell'attività economica negli Stati Uniti3.

2.2. Mercati finanziari

Nel 2002 il peso ha subito un deprezzamento. Il fenomeno è riconducibile a diversi fattori: la debolezza del dollaro, l’instabilità politica dei partner latinoamericani (Argentina, Brasile e Venezuela), il comportamento negativo dei mercati finanziari, ecc. La svalutazione del peso ha tuttavia avuto dei risvolti positivi, contribuendo all’aumento delle esportazioni e alla riduzione delle importazioni. Tale politica di svalutazione è proseguita nel periodo 2003-2005. All'inizio del 2008 il tasso di cambio era pari a 10,81 pesos per 1 dollaro statunitense.

2.3. Inflazione

Rispetto al 1997, quando toccava il 20% annuo, l’inflazione è notevolmente diminuita. Leautorità si sforzano di ricondurla ai livelli statunitensi imponendo tassi di interesse elevati. Nel 2007, secondo gli osservatori di "Global Insight", l’inflazione si è attestata al 4,0%. 1 Cfr. allegato III.2 Nel 2005 la crescita del PIL ha toccato il 3,1%. 3 Il Fondo monetario internazionale ha previsto che quest'anno il tasso di crescita statunitense si attesterà solo al 2,2%, mentre quello dell'UE aumenterà del 2,4%-2,6% (secondo la Commissione europea).

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2.4. Bilancio

L’adozione del bilancio per il 2005 ha rappresentato un’occasione di confronto tra esecutivo e legislativo. Il 30 novembre 2004 il presidente Fox ha posto il proprio veto al bilancio adottato dalla Camera dei deputati, unica istituzione competente in materia. In realtà, conformemente alla costituzione, il presidente non dispone del diritto di veto, ma è autorizzato unicamente a formulare osservazioni sul progetto elaborato dalla Camera bassa. Quest’ultima può approvare il progetto con una maggioranza pari a due terzi. La Corte suprema di giustizia, a cui è stato affidato il caso, ha stabilito che il presidente ha diritto di veto sugli emendamenti proposti dai parlamentari.

Il 5 dicembre 2006 il governo Calderón ha trasmesso al Congresso il suo progetto di bilancio, espressione delle preoccupazioni del nuovo governo: esso prevede infatti un aumento della spesa sociale nei settori dell'istruzione, della sanità e soprattutto della sicurezza (pari a oltre il 40%). L'attuale situazione economica del Messico è positiva, in quanto trae beneficio dalla crescita economica statunitense e dai prezzi elevati del petrolio. Tuttavia il miglioramento dell'economia messicana è dipendente dalla congiuntura: un calo del prezzo del petrolio o una recessione economica negli Stati Uniti si ripercuoterebbero sul Messico in modo significativo. Il governo Calderón non potrà quindi rinunciare alle riforme strutturali necessarie.

2.5. Commercio

Il Messico ha sottoscritto accordi di libero scambio con oltre 40 paesi, tra i quali si segnalano il NAFTA e quello che lega il Messico all’Unione europea. In seguito all’adesione del Messico al NAFTA (1994), le esportazioni sono triplicate, incoraggiando la produzione e gli investimenti1. Tuttavia il 90% delle esportazioni è destinato agli Stati Uniti e tale situazione determina una notevole dipendenza del Messico dal grande vicino del nord2. Inoltre il paese dipende ampiamente dalle risorse petrolifere (1/3 degli introiti dello Stato). Se il prezzo dell’oro nero sul mercato internazionale è elevato, il Messico ne approfitta. Gli accordi di libero scambio con l’Unione europea (2000) e il Giappone (2005) dovrebbero però permettere di diminuire la dipendenza economica del Messico nei confronti di Washington.

Malgrado tali iniziative, finalizzate a liberalizzare maggiormente gli scambi, dal 1998 la bilancia commerciale è ampiamente deficitaria. Nel 2006 il deficit commerciale è diminuito, ma aumenterà nel 2007 parallelamente al rallentamento delle esportazioni. Tuttavia nel 2007 gli andamenti positivi delle attività non commerciali della bilancia dei pagamenti manterranno il disavanzo al di sotto dell’1% del PIL.

2.6. Aspetti sociali

1 L’assenza di una legislazione adeguata finalizzata ad attirare gli investimenti esteri impedisce che questi ultimi raggiungano i 20 miliardi di dollari annui raccomandati dal governo. Nel 2005, gli investimenti esteri diretti ammontavano a 17,6 miliardi di dollari.2 I contadini messicani hanno recentemente sollecitato la rinegoziazione dell'accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA) e chiesto i sussidi necessari ad affrontare l'aspra concorrenza dei prodotti agricoli statunitensi, per i quali dall'inizio dell'anno non esiste alcun tipo di barriera doganale.

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Il 39,6% dei 107 milioni di abitanti del Messico è colpito dalla povertà. L’incremento dell’occupazione formale (con garanzia di una copertura sociale), pari al 20% in cinque anni, nonché dei posti fissi e a tempo pieno, non è sufficiente ad ammortizzare l’aumento della popolazione attiva. Infatti solo una crescita economica annuale del 6% potrebbe creare un numero di posti di lavoro adeguato per circa un milione di giovani che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro. Annualmente oltre 400 000 persone partono per tentare clandestinamente la sorte negli Stati Uniti. Questa forte emigrazione permette di sostenere i consumi delle famiglie grazie ai consistenti trasferimenti di valute (remesas), circa 20 milioni di dollari nel 20051, di cui un buon terzo corrisponderebbe, secondo gli analisti, al riciclaggio di denaro "sporco". La crescente influenza del traffico di stupefacenti sulla vita economica del paese, soprattutto alle frontiere settentrionali e meridionali, preoccupa gli investitori a causa del rischio per la pubblica sicurezza e dei pericoli per lo Stato di diritto.

Infine, malgrado il vantaggio costituito dalla vicinanza geografica, il Messico vede diminuire a favore della Cina la propria competitività sul mercato americano. È quindi necessario che il Messico sviluppi strategie alternative alle rendite petrolifere e ai tessili a basso costo, promuovendo impegnative riforme strutturali.

Tra l’altro il settore informale è in aumento; esso occupa già 11 milioni di persone, ossia il 28% della popolazione attiva. La disoccupazione, in aumento dal 2001, ha interessato nel 2006 il 16% della popolazione.

Inoltre un profondo abisso separa i dirigenti, il cui compenso è pari a quello degli omologhi statunitensi, da una massa che percepisce un reddito basso. Esistono squilibri anche a livello regionale, in questo caso creati dal NAFTA: il reddito annuale medio nel Messico settentrionale supera i 7 000 dollari, mentre non raggiunge i 700 nelle regioni meridionali. I salari reali, precipitati del 25% durante la crisi del 1994, sono ancora lontani dai livelli di allora, nonostante la ripresa iniziata nel 1997. Nel dicembre 2006, il salario minimo è stato aumentato a 50,57 pesos messicani al giorno, pari a 4,67 dollari! A medio termine, un miglioramento potrà verificarsi solo grazie a progressi nell’ambito delle qualifiche e della formazione della popolazione attiva. Il Messico è riuscito a fornire un’istruzione elementare a quasi tutti i bambini, ma la scolarizzazione non è completa e l’insegnamento secondario e la formazione professionale restano insufficienti.

Gli economisti ribadiscono che il Messico potrà svilupparsi modificando il proprio modello economico, che dipende eccessivamente dagli Stati Uniti e favorisce la concentrazione delle ricchezze. Il 10% dei messicani più ricchi totalizza il 46% degli introiti complessivi. In questo contesto il presidente Fox ha lanciato un pacchetto di misure volte a combattere la povertà.

Gli uragani Emily e Wilma, che si sono abbattuti sulle coste messicane nel 2005, hanno comportato, oltre alla perdita di vite umane, ingenti danni finanziari per l’economia messicana, soprattutto nei settori dell’energia, del turismo e dell’agricoltura.

1 Nei primi 7 mesi del 2006, le remesas ammontavano già a 13,4 miliardi di dollari.

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III. RELAZIONI UE-MESSICO

1. Introduzione

I legami politici, economici e culturali tra l’Unione europea e il Messico sono molto importanti. Il Messico è uno dei grandi partner commerciali dell’Unione europea sul continente americano: ha un mercato di 107 milioni di consumatori e riveste una grande importanza strategica per quanto riguarda le esportazioni europee, tenendo conto sia della rete di accordi commerciali istituita con vari paesi della regione latinoamericana sia dell’accordo NAFTA stipulato tra il Messico, gli Stati Uniti e il Canada. Nell’ultimo decennio il Messico ha adottato una strategia volta a riformare e a liberalizzare l’economia, che ha reso il mercato messicano uno dei più dinamici ed aperti del mondo.

In questo contesto l’Unione europea ed il Messico hanno sottoscritto, l’8 dicembre 1997, l’accordo di partenariato economico, di coordinamento politico e di cooperazione, conosciuto anche con il nome di "accordo globale", entrato in vigore il 1° luglio 20001 per i beni industriali ed agricoli e nel mese di marzo 2001 per i servizi, la proprietà intellettuale e gli investimenti2. Dal 2003 la liberalizzazione è completa per le esportazioni industriali messicane e nel 2007 dovrebbe diventarlo per le esportazioni europee.

Il breve periodo di applicazione dell’accordo globale e la mancanza di studi non permettono di giungere a chiare conclusioni in merito al suo impatto sull’economia e sullo sviluppo. I dati raccolti3 mostrano un aumento significativo degli scambi, soprattutto tra le imprese, e un incremento più consistente delle esportazioni europee verso il Messico rispetto alle esportazioni messicane verso l'Unione europea. Le importazioni dall'UE sono nettamente aumentate. L'incremento ha interessato gli scambi e soprattutto gli investimenti diretti dell'UE, ma il divario importazioni-esportazioni è sempre maggiore e pertanto il disavanzo commerciale con l'UE è più ampio.

Quello che, al contrario, emerge palesemente dagli studi preliminari e dai dati della Commissione e di altri enti pubblici e privati è la scarsa partecipazione delle piccole e medie imprese (PMI), visto che solo le grandi società sfruttano le opportunità commerciali dell’accordo. Questa situazione sembra essere dovuta alla debolezza del settore, all’orientamento delle PMI verso il mercato interno e verso quello statunitense, alla mancanza di appoggio alla globalizzazione e alla diffusa disinformazione sull’accordo globale.

1 GU L 157 del 30.6.2000.2 GU L 70 del 12.3.2001.3 Cfr. allegati IV-VI.

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2. L'accordo globale1

2.1. Coordinamento politico

L’accordo non solo istituisce una zona di libero scambio, ma istituzionalizza seriamente un dialogo politico destinato a promuovere i principi democratici ed il rispetto dei diritti umani. Le due parti hanno sottolineato il ruolo dei numerosi contratti di alto livello stipulati in seguito alla sottoscrizione dell’accordo per "rafforzare il dialogo politico tra il Messico e l’Unione europea". Esse hanno inoltre incoraggiato gli scambi a livello tecnico sulle rispettive posizioni nel contesto multilaterale, in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico, la difesa delle identità culturali, la lotta contro il terrorismo, il traffico di droga, il riciclaggio di denaro e la pena di morte.

Contrariamente al vecchio accordo del 1991, che si limitava ad un riferimento ai principi della democrazia e dei diritti umani, il nuovo accordo contiene una clausola di "adempimento degli obblighi" (articolo 58) che prevede la sospensione dell’accordo qualora una delle due parti non rispetti gli impegni assunti. In questo contesto è previsto un meccanismo di intervento specifico. L’accordo globale crea inoltre le condizioni per il dialogo politico. Esso consiste in un consiglio congiunto che si riunirà regolarmente a livello dei presidenti e dei ministri degli Affari esteri per prendere le decisioni necessarie a realizzare gli obiettivi dell’accordo, con il sostegno di un comitato misto di funzionari.

In occasione della quarta riunione del Consiglio congiunto UE-Messico tenutasi il 25 maggio 2005, le due parti hanno proceduto a un dibattito sul rafforzamento del loro dialogo politico e del loro coordinamento nell’ambito dei consessi internazionali. Esse hanno ribadito il loro auspicio di contribuire all’attuazione degli obiettivi del millennio. Inoltre la futura cooperazione UE-Messico dovrà avviare dialoghi relativi a politiche settoriali specifiche previste dall’accordo globale. In tale contesto la coesione sociale godrà di un’attenzione particolare. I due partner hanno espresso il loro appoggio all’istituzionalizzazione del dialogo con la società civile.

2.2. Commercio

Il documento sottoscritto dal Messico è stato il primo "accordo di quarta generazione" tra l'UE e l'America latina, che oltre a introdurre le tradizionali misure di cooperazione politica ed economica ha assunto la forma di un vero e proprio accordo di libero scambio.

Per quanto riguarda gli scambi commerciali, scopo dell’accordo globale è istituire progressivamente una zona di libero scambio di merci, servizi e capitali, nonché di adottare norme relative alla concorrenza e alla protezione della proprietà intellettuale ed un meccanismo di risoluzione delle controversie. A ciò si aggiunge la decisione di liberalizzare gli investimenti e i pagamenti corrispondenti. Verrà inoltre organizzato un accesso sostanziale al sistema messicano di appalti pubblici, simile a quello istituito nell’ambito del NAFTA. Un’eccezione è invece stata fatta per quanto riguarda il mercato dell’audiovisivo, i collegamenti marittimi e il traffico aereo.

1 GU L 276 del 28.10.2000.

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Nel settore agricolo l’accordo prevede che il 62% degli scambi venga a termine completamenteliberalizzato, con restrizioni per la carne, i latticini ed i cereali. Le esportazioni di vini, bevande alcoliche ed olio di oliva beneficeranno di un regime di favore, mentre al Messico verrà riservato un accesso preferenziale a prodotti come il succo d’arancia, l’avocado o i fiori.

L’accordo è finalizzato a porre fine a situazioni che hanno determinato un notevole rallentamento degli scambi UE-Messico. L’Unione, che garantiva il 18% delle importazione messicane nel 1980, ma solamente il 6% nel 1999, era svantaggiata dai vantaggi tariffari accordati agli Stati Uniti e al Canada in ragione del NAFTA. Soffriva inoltre dei vantaggi accordati dal Messico ad alcuni paesi latinoamericani. L’accordo globale dovrebbe consentire all’Unione europea di mettersi progressivamente alla pari con il NAFTA.

Nel settembre 2004 la Commissione ha sbloccato 8 milioni di euro per potenziare gli scambi con il Messico nel quadro dell'accordo globale. Ad essi si aggiungono i fondi forniti dal Messico, per un progetto complessivo di 16 milioni di euro. L’obiettivo è quello di facilitare lo sdoganamento delle merci e di informare le imprese circa le possibilità offerte dall’accordo.

Negli ultimi sei anni il commercio bilaterale tra Messico e Unione europea è cresciuto del 95% grazie all'accordo globale. L'Unione europea ha consolidato la propria posizione di secondo mercato per le esportazioni messicane dopo gli Stati Uniti. È inoltre divenuta la seconda fonte di investimenti esteri diretti, con 47 miliardi di dollari investiti negli ultimi 12 anni.

Nel 2006 le esportazioni messicane verso l'Unione europea hanno toccato la quota record di 10 653 miliardi di euro, mentre le esportazioni europee hanno raggiunto i 19 miliardi di dollari statunitensi. Secondo le statistiche europee, questa crescita così marcata è riconducibile all'aumento del valore delle esportazioni petrolifere, da un lato, e dall'incremento delle esportazioni di materiale medico nonché di strumenti ottici e di misurazione verso l'Unione, dall'altro. Inoltre sono in rialzo le esportazioni di automobili, bevande, prodotti alimentari e apparecchi elettronici, in particolare televisioni. I beni messicani più esportati verso l'Unione sono i prodotti minerali (petrolio), i macchinari e gli strumenti elettronici nonché le attrezzature e i mezzi di trasporto.

Tra i beni importati in Messico dall'Unione, quelli nel ramo dei trasporti hanno fatto registrare l'incremento più consistente dal 2004, seguiti dall'acciaio e dai prodotti minerali (carburanti, gas naturale). Anche i settori dei macchinari e dei prodotti chimici e plastici hanno contribuito a migliorare la bilancia commerciale messicana. Le merci europee maggiormente esportate in Messico sono, nell'ordine, i macchinari e gli apparecchi elettronici, le attrezzature per i trasporti, i prodotti chimici e l'acciaio.

Le esportazioni messicane verso l'Unione europea sono cresciute del 31%, a fronte di un aumento di "appena" il 12% del totale delle esportazioni. Parallelamente le importazioni messicane provenienti dall'Unione sono aumentate del 14,1%. Benché la crescita delle esportazioni messicane sia stata più dinamica, nel 2006 il deficit commerciale del Messico nei confronti dell'Unione europea era ancora pari a 8,451 miliardi di euro. Tuttavia è opportuno sottolineare che questo deficit si traduce principalmente in importazioni di beni intermedi e di capitali poi utilizzati per le esportazioni verso gli Stati Uniti. Il deficit commerciale del Messico rispetto all'Unione europea è quindi compensato dall'eccedenza nei confronti del vicino del nord.

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Nel maggio 2004 l'Unione europea ha accolto 10 nuovi Stati membri dell'Europa centrale. Se le esportazioni messicane verso questi paesi sono cresciute molto lentamente, con un calo repentino nel 2001, le importazioni sono aumentate con regolarità tra il 2000 e il 2005, con una media del 40%. Gli Stati che ne hanno maggiormente beneficiato sono Ungheria e Repubblica Ceca che, in seguito alla loro adesione all'Unione europea, sono riuscite ad aumentare le vendite in Messico per un valore di circa 250 milioni di dollari. Nel 2004 e 2005 i tre paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, hanno registrato la crescita più elevata, benché il livello resti modesto, con un aumento del 110% per un valore di 40 milioni di dollari.

Attualmente le società con una partecipazione dell'Unione europea al loro capitale sociale sono 7 349, ossia il 22,1% di tutte le società sostenute dagli investimenti esteri diretti (IED) registrate in Messico (33 209). Le imprese che beneficiano degli investimenti dell'Unione europea operano soprattutto nel settore dei servizi (43,6% del totale) e dell'industria della trasformazione (24,8%) e la loro sede si trova principalmente del distretto federale e negli Stati di Messico, Quintana Roo e Jalisco.

Tra gennaio 1999 e giugno 2006, le imprese che beneficiavano di capitali comunitari hanno investito 36 880,1 milioni di dollari, pari al 27,4% del totale degli investimenti esteri diretti percepiti dal paese nel corso di questo periodo (134 787 milioni di dollari). Con 7 167,8 milioni di dollari, il comparto bancario è quello che ricevuto la quota maggiore di investimenti nello stesso periodo. Complessivamente l'Unione europea è divenuta la seconda fonte di investimenti in Messico. I principali investitori comunitari sono Spagna (40%), Paesi Bassi (32,3%), Regno Unito (11,5%) e Germania (7,6%).

2.3. Cooperazione

Quanto alla cooperazione, l’Unione e il Messico hanno sottoscritto una dichiarazione comune d'intenti che fissa le priorità della cooperazione per il periodo 2002-2006, corredata di una convenzione quadro relativa al finanziamento. Gli aiuti comunitari, pari a 56,2 milioni di euro, hanno sostenuto progetti riguardanti in particolare:

- la modernizzazione del sistema giudiziario (15 milioni di euro);- il consolidamento della struttura produttiva nel sud e nel sud-est del Messico (15 milioni di

euro);- l’assistenza alle piccole e medie imprese, affinché esse possano beneficiare dell’accordo (12

milioni di euro);- la cooperazione nei settori scientifico e tecnico.

Nell’ambito di quest’ultimo obiettivo, il 3 febbraio 2004 il Messico e l’Unione hanno sottoscritto un accordo di cooperazione scientifica e tecnica1 che promuove la creazione di rapporti istituzionali a lungo termine tra centri di ricerca, la cui attuazione permetterà al Messico di partecipare ai progetti del Sesto programma quadro di ricerca. Secondo la missione del Messico presso l’Unione europea, dal 1986 in poi sono stati avviati 45 progetti di cooperazione scientifica e tecnica tra le due parti. Attualmente sono in vigore altri due accordi settoriali:

1 GU L 290 del 4.11.2005.

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- l’accordo sul mutuo riconoscimento delle denominazioni di origine per i vini e le bevande spiritose del 27 maggio 19971;

- l’accordo relativo alla cooperazione in materia di controllo dei precursori e delle sostanze chimiche destinati alla preparazione di stupefacenti del 13 marzo 19972.

Questa cooperazione proseguirà nell'ambito del Settimo programma quadro di ricerca (2007-2013).

Inoltre il 3 marzo 2005 a Bruxelles la Commissione e il Messico hanno concluso la prima tornata di negoziati commerciali finalizzati ad estendere l’accordo globale ai servizi e agli investimenti. Nell'aprile 2007 si è svolta a Santo Domingo la quinta riunione del Consiglio congiunto UE-Messico.

Le due parti hanno deciso:- in ambito politico, di potenziare la cooperazione sulle migrazioni;- nel settore della cooperazione, di portare avanti il programma di sostegno alle PMI, sviluppare la cooperazione tecnica e scientifica nell'ambito del recente accordo UE-Messico e identificare i settori prioritari per gli appalti pubblici (2007-2013);- per quanto concerne gli scambi, di valutare le tendenze delle relazioni commerciali in seguito all'introduzione dell'accordo globale.

Nell'ambito dell'accordo globale, la Commissione ha creato un programma per facilitare l'accordo globale UE-Messico, finalizzato a snellire le procedure in modo da incoraggiare gli scambi commerciali tra le due parti. Le risorse messe a disposizione del programma ammontano a 40 milioni di euro. Esso sarà coordinato da un'unità di gestione responsabile delle varie attività, ossia la realizzazione di studi settoriali, la formazione e la qualificazione dei funzionari messicani, l'assistenza tecnica e le attività di consulenza, nonché l'allestimento e la modernizzazione delle strutture doganali e dei laboratori nel settore sanitario. Una delle priorità di questa collaborazione è il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) messicane per sfruttare il potenziale dell'accordo globale. In questo contesto si prevede di migliorare il funzionamento della giustizia e di rafforzare i diritti dell'uomo in Messico, di lottare contro gli squilibri sociali, di sostenere una riforma della politica fiscale e, eventualmente, del sistema elettorale.

Il nuovo documento di strategia nazionale per il Messico prevede che nel periodo 2007-2013 la cooperazione bilaterale si concentri sul sostegno al dialogo politico in tre settori prioritari: in primo luogo la coesione sociale e le politiche correlate, tramite il potenziamento delle capacità istituzionali quali la formulazione e l'attuazione delle politiche. Sono previsti dialoghi relativi a politiche specifiche, come coesione sociale, sviluppo regionale e decentralizzazione, rafforzamento istituzionale e dello Stato di diritto e ambiente. Particolare attenzione verrà poi accordata all'economia e alla competitività (nelle specifico allo sviluppo delle PMI), nonché a istruzione e cultura. I principali settori di cooperazione comprendono l'istruzione superiore e le attività finalizzate alla comprensione reciproca, agli scambi culturali e alla visibilità.

È opportuno sottolineare che i temi trasversali quali le questioni di genere, le popolazioni indigene, ecc. verranno presi in considerazione in modo specifico una volta che i singoli 1 GU L 152 dell'11.6.1997.2 GU L 77 del 9.3.1997.

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programmi e progetti saranno formulati. Inoltre questi temi verranno affrontati nell'ambito di programmi regionali e orizzontali.

3. Ruolo delle istituzioni europee nell’avvicinamento UE-Messico

Al di là degli sforzi comuni compiuti per attuare l’accordo globale, le tre istituzioni -Commissione, Consiglio e Parlamento - si sono occupate di numerosi aspetti riguardanti le realtà politiche ed economiche delle due parti.

3.1. Commissione

La Commissione sostiene l’Istituto per gli studi sull’integrazione europea. Unico nel suo genere in America latina, esso si propone di diffondere la filosofia europea in materia di integrazione in una regione dove il tema è al centro del dibattito politico. A conclusione del primo forum di dialogo della società civile UE-Messico, svoltosi a Bruxelles il 26 novembre 2002, le autorità messicane e la Commissione si sono impegnate ad appoggiare la creazione di un osservatorio volto a valutare l’impatto sociale ed ecologico dell’accordo globale UE-Messico.

Il 6 luglio 2006, il commissario per le relazioni esterne e la politica europea di vicinato Benita Ferrero-Waldner ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Lo scorso giugno, in risposta ad una richiesta dell’Istituto elettorale federale messicano (IFE) e nel contesto delle eccellenti relazioni bilaterali tra il Messico e l’Unione europea, ho autorizzato una missione di osservazione delle elezioni in Messico. Il capo della missione, l’on. Ignacio Salafranca Sanchez-Neyra, mi ha comunicato che le elezioni si sono svolte in modo regolare e conforme ai principi democratici.

Abbiamo piena fiducia nelle istituzioni elettorali messicane. La nostra missione ne ha evidenziato la professionalità, la trasparenza e l’indipendenza durante l’intero processo elettorale. Riteniamo che l’Istituto elettorale federale disponga dei mezzi e della capacità necessari per operare in modo aperto e responsabile, anche in caso di conflitto. Sosteniamo un processo elettorale all’insegna della massima trasparenza, come sancito dal diritto messicano. Sono soddisfatta del ruolo positivo svolto dalla missione di osservazione delle elezioni, che ha reso un prezioso contributo al rafforzamento della fiducia nel processo elettorale".

3.2. Consiglio

Nel corso degli ultimi anni la presidenza del Consiglio ha pubblicato diverse dichiarazioni relative al Messico, che riguardano essenzialmente le elezioni presidenziali del 2000 e del 2006, la situazione nello Stato del Chiapas, la ripresa del dialogo tra il governo e gli zapatisti ed il rispetto dei diritti umani.

Il 27 settembre 2002 la Presidenza danese ha pubblicato a nome dell’Unione la seguente dichiarazione:

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"L’Unione europea continua a seguire da vicino gli eventi in Messico. Guarda con favore e dà tutto il suo appoggio agli sforzi del presidente Fox per rafforzare la democrazia e assicurare maggiore affidabilità pubblica nonché agli sforzi determinati dell’amministrazione messicana per estirpare la corruzione nel paese, sia nel settore pubblico che in quello privato, e porre fine all’impunità. L’Unione europea ribadisce il suo impegno nel sostenere il consolidamento di un Messico democratico, pluralista e trasparente".

Va inoltre segnalato l'accordo sottoscritto il 6 giugno 2007 tra l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, e il presidente messicano Felipe Calderón durante l'ultima visita del presidente alle istituzioni comunitarie. Obiettivo di questo accordo è l'intensificazione del dialogo politico tra UE e Messico.

3.3. Parlamento europeo

Le relazioni tra il Parlamento europeo ed il Congresso messicano sono state avviate nell’ambito delle conferenze interparlamentari tra il Parlamento latinoamericano (PARLATINO) ed il PE. Inoltre, nel corso degli ultimi anni, alcuni membri della Camera dei deputati e del Senato messicano hanno visitato il PE. Il 15 maggio 2002 il presidente Fox ha pronunciato un discorso solenne al Parlamento europeo, ringraziandolo per il costante sostegno al processo di democratizzazione del Messico ed auspicando l’intensificazione degli scambi con l’Unione, le sue istituzioni, gli Stati membri e le regioni.

Dal 25 al 30 novembre 1998 la delegazione per le relazioni con l’America centrale ed il Messico si è recata in visita ufficiale a Città del Messico, dove si è svolta la prima riunione interparlamentare Messico-UE. Nel corso dell’evento sono stati ufficializzati la cooperazione e il dialogo interparlamentari. Il dialogo è stato istituzionalizzato tramite una dichiarazione solenne che si inserisce nella prosecuzione della dichiarazione adottata nell’accordo di associazione che menziona la necessità di istituzionalizzare il dialogo a livello parlamentare. In questo contesto è stata creata una Commissione parlamentare mista UE-Messico (CPM) che si è riunita per la prima volta a Strasburgo il 28 e 29 settembre 2005. Nel corso dell'incontro è stato approvato il regolamento della CPM e sono state presentate proposte concernenti la revisione di alcuni capitoli dell'accordo globale. Inoltre, dopo le elezioni del 2004, il Parlamento europeo ha istituito una delegazione specifica per le relazioni con il Messico. L'ufficio della delegazione si è recato in visita a Città del Messico e a Monterrey dal 13 al 16 giugno 2005. Nel corso delle riunioni svolte è stato possibile attuare il nuovo quadro di dialogo interparlamentare previsto dall'accordo di associazione. Sono stati discussi il bilancio dell'accordo globale, il rispetto dei diritti umani e le uccisioni di donne a Ciudad Juárez. La seconda riunione della CPM UE-Messico si è svolta a Città del Messico e a Monterrey dal 9 al 13 gennaio 2006. I deputati europei e messicani presenti hanno proceduto a dibattiti su sicurezza, immigrazione e scambi commerciali. Hanno inoltre espresso la propria soddisfazione per il successo dell'accordo globale, nonché il desiderio di intensificare il dialogo interparlamentare. La terza riunione della CPM UE-Messico si è tenuta a Bruxelles il 30 maggio 2006, mentre la quarta è stata organizzata in Messico dal 26 febbraio al 2 marzo 2007. Nel corso di quest'ultima riunione, la commissione si è concentrata sul sostegno del Parlamento europeo alla proposta di documento di strategia nazionale per il Messico al fine di avviare le attività di cooperazione per il periodo 2007-2013 nella seconda metà dell'anno in corso. Le due parti hanno deciso di intraprendere un dialogo settoriale per quanto attiene a coesione sociale, istruzione e cultura. Intendono altresì favorire le attività in campo scientifico e

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tecnologico e potenziare il sostegno alle piccole e medie imprese. Le delegazioni hanno esortato inoltre le autorità europee e messicane a intensificare la cooperazione nel settore ambientale. La prossima riunione della CPM UE-Messico si svolgerà a Bruxelles il 27 novembre 2007. L'ordine del giorno prevede essenzialmente discussioni concernenti politica, società, economia, commercio e cooperazione. Entrambe le delegazioni prendono atto della prosperità delle relazioni biregionali e giudicano favorevolmente la creazione dell’Assemblea parlamentare euro-latinoamericana, nonché i progressi compiuti sul fronte della coesione sociale e della protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei loro familiari.

Inoltre, dal 1985 in poi, il Parlamento europeo ha adottato quasi venti risoluzioni relative al Messico1. Esse interessano principalmente il rispetto dei diritti umani, la situazione nello Stato del Chiapas e le relazioni economiche e commerciali tra il Messico e l'UE. Nella risoluzione del 5 aprile 2001 il PE si è congratulato per gli impulsi dati al riavvicinamento e alla riappacificazione con il Chiapas. Esso ha espresso il proprio appoggio all’amministrazione Fox, al Congresso messicano e all’esercito zapatista di liberazione nazionale per quanto concerne il dialogo politico, strumento privilegiato per la ricerca di soluzioni destinate a riconciliare il Messico con la sua componente indigena.

L'inquietante aumento del numero di uccisioni di donne in Messico e in Guatemala è stato denunciato durante un'audizione organizzata il 19 aprile 2006 al Parlamento europeo. Secondo dati ufficiali, nell'ultimo decennio oltre 400 donne sono state assassinate nella sola città messicana di Ciudad Juárez, 2 800 in Guatemala (di cui 600 solo nel 2005) e 437 in Honduras negli ultimi tre anni. La portata del fenomeno è talmente vasta che si parla di "femminicidio". Nella dichiarazione finale i deputati presenti esortano il governo messicano e quello guatemalteco a rispettare gli accordi e i trattati internazionali sottoscritti in materia di diritti umani, discriminazione e violenza contro le donne. In seguito a una riunione tenutasi a Bruxelles l'11 settembre 2007, la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere ha adottato una risoluzione sul femminicidio in America centrale e in Messico. Il PE ha approvato il documento in plenaria l'11 ottobre 2007, mettendo in luce il proprio ruolo nella denuncia del fenomeno. La risoluzione esortava i paesi coinvolti ad eliminare ogni forma di discriminazione dalla propria legislazione e invitava le istituzioni UE a garantire un miglior coordinamento delle loro politiche per combattere il femminicidio. È stata approvata con 500 voti a favore, 4 contrari e 6 astensioni. Il PE ha chiaramente affermato che i paesi dell'America centrale e del Messico non hanno adottato misure sufficienti per contrastare le radici del femminicidio e ha sottolineato che la lotta contro crimini di questo tipo richiede l'adozione di misure per prevenire la discriminazione ed eliminarla completamente dai documenti legislativi. Inoltre il testo della risoluzione invitava l'UE, in collaborazione con il Messico e l'America centrale, a dare priorità alla ristrutturazione e al potenziamento dei sistemi giuridici della regione. Questa cooperazione dovrebbe inoltre coinvolgere altre parti come l'Ufficio internazionale del lavoro e l'OCSE in Messico, al fine di sviluppare, laddove necessario, programmi volti ad offrire alle donne sicurezza, condizioni di lavoro dignitose e una retribuzione equa.

1 Cfr. Allegato VII.

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ANNEX I

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ANNEX II

MÉXICO

RESULTADOS DE LAS ELECCIONES PRESIDENCIALES DE 20061

CANDIDATOS VOTOS % DEL TOTALFelipe CALDERÓN 15 000,284 35,89A.M. LÓPEZ OBRADOR 14 756,350 35,31Roberto MADRAZO 9 301,441 22,26Patricia MERCADO 1 128,850 2,70Roberto CAMPA 401,804 0,96Otros candidatos 297,989 0,71Votos nulos y en blanco 904,604 2,16TOTAL 41 791,322 100,00

1 Según los resultados finales anunciados en septiembre de 2006.

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ANNEX III

Composición de la Cámara de Diputados y del Senado el 2 de julio de 2006

CÁMARA DE DIPUTADOS SENADO DE LA REPÚBLICA

Partido Escaños Partido Escaños

PRI1 103 PRI 29

PAN2 206 PAN 52

PRD3 127 PRD 33

PVEM4 18 PVEM 6

CONVERGENCIA 17 CONVERGENCIA 5PT5 16 PT 2NUEVA ALIANZA 9 NUEVA

ALIANZA1

ALTERNATIVA 4 ALTERNATIVA 0

1 PARTIDO REVOLUCIONARIO INSTITUCIONAL2 PARTIDO ACCION NACIONAL3 PARTIDO DE LA REVOLUCION DEMOCRATICA4 PARTIDO VERDE ECOLOGISTA DE MEXICO5 PARTIDO DEL TRABAJO

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ANNEX IVMEXICOMACROECONOMIC DATA AND FORECASTS

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007Real GDP (% change) 3.9 6.6 -0.2 0.8 1.4 4.2 2.8 4.8 3.3Nominal GDP (US$bn) 481.2 581.4 621.8 648.6 638.2 682.9 767.7 839.8 890.6Nominal GDP Per Capita US$ 5,024 5,963 6,265 6,420 6,208 6,539 7,245 7,821 8,196Consumer Price Index (% change) 16.6 9.5 6.4 5.0 4.6 4.7 4.0 3.6 3.3Population (mil) 95.77 97.50 99.25 101.04 102.82 104.44 105.97 107.37 108.66Population (% change) 1.8 1.8 1.8 1.8 1.8 1.6 1.5 1.3 1.2Current Account Balance (US$bn) -13.9 -18.6 -17.6 -14.0 -8.8 -6.7 -4.9 -1.8 -7.7Current Account Balance (% GDP) -2.9 -3.2 -2.8 -2.2 -1.4 -1.0 -0.6 -0.2 -0.9Trade Balance (US$bn) -5.5 -8.2 -9.5 -7.5 -5.7 -8.7 -7.6 -6.1 -12.6Trade Balance (% of GDP) -1.1 -1.4 -1.5 -1.2 -0.9 -1.3 -1.0 -0.7 -1.4BOP Exports of Goods (US$bn) 136.3 166.1 158.7 161.0 164.7 188.0 214.2 250.0 265.1BOP Imports of Goods (US$bn) 141.8 174.3 168.2 168.5 170.4 196.7 221.7 256.1 277.8Exchange Rate (LCU/Euro, end of period) 9.50 8.83 8.15 10.67 14.14 15.43 12.64 14.34 15.46Foreign Direct Investment, Net (US$bn) - - 23.1 18.4 14.1 18.0 13.3 13.3 14.8Foreign Direct Investment, Net (% of GDP) - - 3.7 2.8 2.2 2.6 1.7 1.6 1.7Total External Debt (US$bn) - - - 162.0 162.4 166.2 173.1 169.0 169.1Total External Debt (% of GDP) - - - 25.0 25.4 24.3 22.5 20.1 19.4Total External Debt Service (% of forex earnings) 34.1 46.9 38.5 35.2 32.0 34.0 21.8 20.3 12.6

Source: Global Insight

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ANNEX VTrade relations EU(27)-Mexico, 2006

By products1000 EUR

Imports (cif) Exports (fob)HS

Chapters Harmonised System (HS): Sections and chapters1000 EUR % of

total 1000 EUR % of total

01-99 Total 10.653.211 100,0 19.104.563 100,0of which:

01-24 Agricultural prod. (incl. fish, prepared foodstuffs etc.) 548.344 5,1 644.282 3,4of which:

06-14 Vegetable products 231.970 2,2 86.072 0,516-24 Prepared foodstuffs; beverages 258.576 2,4 441.261 2,3

of which:22 Beverages, spirits and vinegar 186.159 1,7 194.892 1,0

25-27 Mineral products 2.587.471 24,3 1.726.250 9,0of which:

27 Mineral fuels/oils and products of their distillation; etc. 2.442.984 22,9 1.553.252 8,1

28-38 Products of the chemical or allied industries 577.666 5,4 2.776.943 14,5of which:

29 Organic chemicals 297.862 2,8 722.892 3,830 Pharmaceutical products 52.163 0,5 1.054.672 5,532 Tanning or dyeing extracts; tannings and their derivatives; dyes, pigments etc. 111.356 1,0 134.201 0,733 Essential oils and resinoids; perfumery, cosmetic or toilet preparations 22.217 0,2 329.848 1,7

39-40 Plastics and rubber and articles thereof 236.482 2,2 811.977 4,3of which:

39 Plastics and articles thereof 157.380 1,5 570.054 3,0

44-49 Wood/art. of woods etc; pulp of wood or other fibrous cellulosic 40.595 0,4 563.097 2,9of which:

48 Paper and paperboard; art. of paper pulp, of paper or of paperboard 33.201 0,3 376.209 2,0

50-63 Textiles and textile articles 98.166 0,9 609.475 3,2

68-70 Articles of stone, plaster, cement, asbestos etc. 46.544 0,4 247.427 1,3

72-83 Base metals/articles of thereof 592.370 5,6 1.790.222 9,4of which:

72+73 Iron and steel and articles of iron or steel 464.923 4,4 1.308.777 6,9

84-85Machinery and mechanical appliances; elec. eq., sound recorders etc. 2.621.407 24,6 2.699.055 14,1of which:

84 Nuclear reactors, boilers, machinery and mechanical appliances 1.233.348 11,6 4.039.473 21,185 Electrical machinery/equip. and parts thereof; sound recorders etc. 1.388.058 13,0 1.659.582 8,7

86-89 Vehicles, aircrafts, vessels and associated transport equipment 1.501.276 14,1 2.621.675 13,7

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of which:87 Vehicles other than railway/tramway rolling-stock etc. 1.469.900 13,8 2.222.698 11,6

90-92 Optical, photographic, cinematographic etc. instruments 1.313.152 12,3 678.464 3,6of which:

90 Optical/photographic/cinematographic/measuring/medical or surgical inst. Etc. 1.304.172 12,2 669.382 3,5

94-96 Miscellaneous manufactured articles 76.077 0,7 348.572 1,8of which:

94 Furniture; bedding, mattresses, mattress supports, cushions/similar; lamps etc. 24.826 0,2 257.568 1,3

Various ch Other products 361.010 3,4 318.039 1,7Source: COMEXT database, EUROSTATProduction: JDa/DG4/European Parliament

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ANNEX VI

Trade of the EU with Mexico by Member States, 2006

EU-imports (cif) EU-exports (fob)1000 € - % - 1000 € - % -

Total (EU27) 10.653.211 100 19.104.563 100,0 of which:

France 569.306 5,3 1.670.985 8,7Netherlands 784.684 7,4 1.262.319 6,6Fr Germany 2.716.286 25,5 6.346.127 33,2Italy 292.024 2,7 2.567.826 13,4Utd. Kingdom 1.569.406 14,7 1.086.964 5,7Ireland 100.618 0,9 536.135 2,8Denmark 79.606 0,7 157.162 0,8Greece 29.444 0,3 26.214 0,1Portugal 261.280 2,5 139.410 0,7Spain 2.765.104 26,0 2.943.491 15,4Belgium 812.942 7,6 707.479 3,7Luxembourg 14.353 0,1 44.943 0,2Sweden 76.935 0,7 555.577 2,9Finland 110.364 1,0 180.589 0,9Austria 105.398 1,0 320.128 1,7Malta 901 0,0 3.839 0,0Estonia 2.406 0,0 1.237 0,0Latvia 2.080 0,0 1.484 0,0Lithuania 4.813 0,0 14.613 0,1Poland 81.978 0,8 96.403 0,5Czech Republic 84.520 0,8 136.503 0,7Slovakia 15.084 0,1 48.836 0,3Hungary 86.854 0,8 155.550 0,8Romania 62.109 0,6 47.368 0,2Bulgaria 14.396 0,1 23.072 0,1Slovenia 8.487 0,1 30.279 0,2Cyprus 1.834 0,0 30 0,0

Source: COMEXT database, EUROSTATProduction: JDa/DG4/European Parliament

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ANNEX VII

Trade of the EU27 with Mexico: 1999-2006 (May 2007)

MIO ECU/€EU-imports (cif) EU-exports (fob) Balance

1999 4.949 10.585 5.6362000 7.404 14.280 6.8762001 7.727 15.336 7.6092002 6.565 16.508 9.9442003 6.547 14.390 7.8432004 6.905 14.726 7.8212005 9.245 16.837 7.5922006 10.653 19.105 8.451

Jan-May: 2006 4.309 7.620 3.311Jan-May: 2007 4.432 8.358 3.926

Source: COMEXT database, EUROSTATProduction: JDa/DG INFO/European Parliament

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

20.000

MIO

EC

U/€

19 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 2 0 0 6 J a n -M a y:2 0 0 6

J a n-M a y:2 0 0 7

Trade of the EU27 with Mexico: 1999-2006

EU-imports (cif) EU-exports (fob) Balance

Production: JDa/DG INFO/EP

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ANNEX VIII

RESOLUTIONS ADOPTED BY THE EUROPEAN PARLIAMENTON MEXICO

Resolution of 10 October 1985 on the earthquakes in Mexico City1.

Resolution of 10 September 1991 embodying the opinion of the European Parliament on a proposal from the Commission to the Council for a decision concerning the conclusion of the Framework Agreement for cooperation between the European Economic Community and the United Mexican States2.

Resolution of 10 September 1991 on economic and trade relations between the European Community and Mexico3.

Resolution of 15 December 1992 on the Free Trade Agreement between the United States of America, Canada and Mexico (NAFTA)4.

Resolution of 20 January 1994 on the peasant uprising in Chiapas5.

Resolution of 19 January 1995 on the situation in the Mexican State of Chiapas6.

Resolution of 16 February 1995 on the situation in Chiapas7.

Resolution of 13 July 1995 on the situation in Mexico8.

Resolution of 17 November 1995 Resolution on the Commission communication ‘Towards closer relations between the European Union and Mexico’9.

Resolution of 21 October 1997 on the hurricane in Mexico10.

Resolution of 13 January 1998 on the murder of 45 indigenous peasants in the Mexican State of Chiapas1.

1 OJ C 288, 11.11.1985, p. 99.2 OJ C 267, 19.10.1991, p. 61.3 OJ C 267, 19.10.1991, p. 61.4 OJ C 21, 25.1.1993, p. 77.5 OJ C 44, 14.2.1994, p. 158.6 OJ C 43, 20.2.1995, p. 87.7 OJ C 56, 6.3.1995, p. 109.8 OJ C 249, 25.9.1995, p. 159.9 OJ C 323, 4.12.1995, p. 163.10 OJ C 339, 10.11.1997, p. 164.

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Resolution of 23 April 1998 on the proposal for a Council Decision concerning the conclusion of the interim agreement on trade and trade-related matters between the European Community, on the one part, and the United Mexican States, on the other part2.

Resolution of 22 April 1999 on the proposal for a Council Decision concerning the conclusion of the Economic Partnership, Political Coordination and Cooperation Agreement between the European Community and its Member States, on the one part, and the United Mexican States, on the other part3.

Resolution of 16 March 2000 on the proposal for a Council decision on the Community position within the EC-Mexico Joint Council on the implementation of Articles 3, 4, 5, 6 and 12 of the Interim Agreement on trade and trade-related matters4.

Resolution of 15 February 2001 on the proposal for a Council decision establishing the Community position within the EC-Mexico Joint Council with a view to the adoption of a decision implementing Articles 6, 9, 12(2)(b) and 50 of the Economic Partnership, Political Coordination and Cooperation Agreement5.

Resolution of 5 April 2001 on the situation in Mexico6.

Resolution of 14 December 2004 proposal for a Council decision on the conclusion of an Additional Protocol to the EU-Mexico Economic Partnership, Political Coordination and Cooperation Agreement7.

Resolution of 28 April 2005 on the EC-Mexico scientific and technological cooperation agreement8.

Resolution of 23 May 2007 on the EC-Mexico Economic Partnership, Political Coordination and Cooperation Agreement.

Resolution of 11 October 2007 on Murder of Women in Mexico and Central America

1 OJ C 34, 15.01.1998, p. 161.2 OJ C 167, 1.6.1998, p. 99.3 OJ C 279, 6.5.1999, p. 404.4 OJ C 377, 29.12.2000, p. 323.5 OJ C 276, 1.10.2001, p. 243.6 OJ C 21, 24.1.2002, p. 356.7 OJ C 226, 15.9.2005, p. 19.8 OJ C 45, 23.2.2006, p. 14.