Definizione di agente cancerogeno: ingestione o ... · comportare rischi per la salute. E’ chiaro...

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Tutti gli agenti cancerogeni sono caratterizzati dal pittogramma teschio con la dizione T e/o T + Definizione di agente cancerogeno: Qualsiasi agente (chimico, fisico e biologico), che per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, può provocare il cancro o aumentarne la frequenza, ossia può indurre una crescita abnorme di cellule per mancanza di controllo da parte dei normali meccanismi regolatori.

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Tutti gli agenti cancerogeni sono caratterizzati dal pittogramma teschio con la dizione T e/o T+

Definizione di agente cancerogeno: Qualsiasi agente (chimico, fisico e biologico), che per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, può provocare il cancro o aumentarne la frequenza, ossia può indurre una crescita abnorme di cellule per mancanza di controllo da parte dei normali meccanismi regolatori.

Che cosa è il cancro ?

Racchiude una moltitudine di stati morbosi caratterizzati da numerose disfunzioni cellulari e tessutali che presentano una proprietà in comune: l’espansione incontrollata di un clone mutante.Un clone diventa mutante solo dopo aver accumulato un numero importante di mutazioni

Storia dei tumoriLa proliferazione anarchica delle cellule ha afflitto l’uomo fin dalle sue origini. Sono stati evidenziati tumori in scheletri preistorici e nelle mummie egiziane. I paleontologi hanno trovato tracce di tumori ossei nei dinosauri. In un papiro, lungo 5 metri, datato 2800 a.c. si parla del cancro come di una malattia: che divora i tessuti, incurabile da trattare chirurgicamente.

Storia del tumore

Spetta ai greci il merito di aver diagnosticato per primi i tumori e coniato i termini “carcinos e carcinoma”Galeno considerato il padre fondatore della medicina nonché il primo oncologo descrisse i tumori di diversi organi fra cui quelli dell’apparato genitale femminile, della mammella e dell’intestino.Studiando il cancro della mammella notò che le lesioni superficiali ricordavano il cancer(granchio).

Normativa sui cancerogeni

L’uso degli agenti cancerogeni sul luogo di lavoro è regolato dal titolo VII del D.Lgs 626/94 e dal D.Lgs 66/00.Da tenere presente che per tali agenti il datore di lavoro si avvale di una “specie di deroga” in quanto tali sostanze dovrebbero essere bandite dal ciclo lavorativo.La valutazione dell’esposizione non deve avvenire a posteriori ma per quanto possibile in fase progettuale.

Agenti cancerogeni Le sostanze naturali e artificiali capaci di provocare una degenerazione neoplastica sono moltissime:Agenti naturali: UV, radiazioni X, α, γ, radon, amianto, papilloma virus, polveri di legno

Agenti artificiali: acrilamide, benzene, CVM, IPA, Scarico di gas dei motori diesel, fumo attivo e passivo, tricloroetilene, arsenico, cromo, nichel, carbonio nonossido, formammide, etc…

Agenti cancerogeniRadiazioni non ionizzanti:La IARC classifica i campi ELF come possibili cancerogeni (2B), ossia come agenti per cui esiste una limitata indicazione di cancerogenicitànell’uomo e una indicazione meno che sufficiente negli animali da esperimento.Radiazioni non ionizzanti:OMS- In base alla letteratura attualmente disponibile non vi è alcuna prova convincente che l’esposizione a campi RF abbrevi la durata della vita, né che induca o favorisca il cancro

Cancerogenicità per miscele e circostanze di esposizione

Fumo attivo e passivoLavori di FalegnameriaGas di scarico dei veicolo dieselFonderie di ferro e acciaioProduzione e riparazione di stivali e scarpeParrucchieri e e barbieriProduzione di vetro artisticoRaffinazione del petrolio

Rischio cancerogeno da fibre

Amianto: Cancro al polmone e pleura, fibrosi (R45 cancerogeno - R38 irritante)Fibre ceramiche: Fibrosi e cancro polmonare in animali da esperimento (R45 - R38)Lana di roccia: Esposizioni massive inducono fibrosi polmonare negli animali (R40 - R38)Lana di vetro: Non provoca fibrosi polmonare negli animali da esperimento (R38)

Rischio cancerogeno da amianto

Se l’amianto è compatto non esistono particolari problemi per la salute.Se l’amianto è friabile in caso di manipolazione esiste il potenziale pericolo di produrre fibre inalabili (capacità di frantumarsi in fibrille a minore diametro).In un cm si possono allineare 250 capelli, 500 fibre di lana e ben 335.000 fibrille di amianto.

Rischio da fibre

In igiene industriale si considerano pericolose le fibre che hanno le seguenti caratteristiche:Lunghezza > di 5µmDiametro < di 3µmRapporto Lunghezza/Diametro> di 3

Solo le fibre con diametro inferiore a 3µm possono essere respirate; la lunghezza ne limita la respirabilità solo a partire da 200µm.

Rischio da fibre

Le fibre con lunghezza <di 5µm presentano una bassa patogenicità perché sono più facilmente rimosse dai macrofagi alveolari.

Le fibre di lunghezza >di 5µm, non sono rimosse e col tempo danno luogo a lisi dei macrofagi con rilascio a livello alveolare di enzimi proteolitici, induzione di stress ossidativo e alterazione dell’attività fagocitaria.

Epidemiologia dei tumori

Oltre la metà dei decessi per tumore può essere attribuita al fumo di tabacco ed ad una non corretta alimentazione.Nel passato tra le sostanze usate per la conservazione dei cibi, sembra che il sale e il fumo siano i responsabili di un significativo numero di tumori dell’apparato gastro-intestinale. L’introduzione del ciclo del freddo (frigoriferi), ha ridotto, nei paesi industrializzati tali tipi di tumori.

Rischio da polveri di legno

Il D.Lgs 66/2000 ha inserito le polveri di legno duro tra le lavorazioni a rischio cancerogeno, fissando un limite di esposizione di 5mg/m3

La non sostituzione necessita di ricorso a mezzi di protezione collettivi e individualiAltro rischio da tenere in considerazione: la polvere di legno a conc. superiori a 40g per m3

se innescata può formare una nube esplosiva

Epidemiologia dei tumori

L’obesità in età adulta è una importante causa di tumori della mammella in postmenopausa e dell’endometrio.Raggi UVB: un fattore chiave nello sviluppo di melanomi è dato dalla scottature solari subite durante l’infanzia.Il consumo di grandi quantità alcool, associato al fumo, incrementa il rischio di tumore all’apparato respiratorio e digerente.

Rischio cancerogeno

Il cancro attualmente è al secondo posto tra le cause di morte, viene dopo l’infarto e prima delle malattie cardiovascolari.Studi epidemiologici hanno messo in evidenza che la frequenza e i tipi di tumori sono strettamente connessi con le diverse abitudini alimentari e con i diversi stili di vita e quindi in linea di principio prevedibili e prevenibili.

Rischio cancerogeno

Stima % di tutte le cause di morte per tumore che secondo l’OMS potrebbero essere evitate modificando gli stili di vita e le abitudini alimentari:Dieta 35-40% Fumo 35-30%Sole 2-4%Occupazionale 2-8%Inquinamento 2-5%Abuso di alcool 2-4%

Novità del D.Lgs 25/2002 Oltre alle sostante classificate come pericolose, prende in esame anche gli agenti che pur non essendo classificati come pericolosi, possono comportare rischi per la salute.E’ chiaro che il fumo di sigaretta rientra nella definizione “Agenti chimici pericolosi” e quindi sottoposto alle prescrizione del Titolo VII bis.Secondo OMS nel mondo oggi per il fumo abbiamo 1 morto ogni ogni otto secondi, nel 2030 avremo 1 morto ogni 3 secondi.

Norme sul fumo di sigaretta

Impone il divieto di fumo in tutti i locali e ne garantisce il rispetto (divieto già esistente nei laboratori).Non impone il divieto fumo, in questo caso deve valutare i rischi per la salute, e garantire misure idonee per il personale che a qualsiasi titolo entra in zona fumatori. Deve verificare e valutare la presenza di lavoratori in condizioni particolari di salute (allergici, sensibili, lavoratrici in gravidanza o in allattamento)

Rischi da fumo di sigarettaIl fumo contiene circa 3500 sostanze di cui molte ad attività cancerogena, come benzene, ammine aromatiche, IPA.Ricerche di laboratorio hanno evidenziato che oltre alla vescica e al polmone, il fumo danneggia anche le cellule dei dotti galattofori; altri test indicano che il latte delle donne fumatrici contiene diverse sostanze, tra cui nicotina e induce mutazioni nelle cellule in coltura.

Rischio da fumo di sigaretta

Le sigarette “light” si differenziano dalle altre solo per il contenuto in nicotina.Contrariamente alle aspettative e alle convinzioni, le “light” inducono più facilmente adenocarcinomi polmonari.Il ridotto contenuto di nicotina fa si che il fumatore aspiri più voracemente ciò modifica la combustione; si generano particelle più piccole in grado di depositarsi con maggiore efficienza a livello alveolare.

Fumo passivo e saluteConcentrazione in µg/m3 nelle diverse fasi del fumo:Composto Attivo PassivoBenzene 10 400Formaldeide 50 1.500NOx 15 2000Nicotina 21 46Benzopirene 20 70Fenolo 3 250HCN 0.4 110CO 15 60

Polveri da fumo di tabacco75µg/m3 costituisce il limite per far scattare in molte città il blocco del traffico.40µg/m3 costituisce l’obiettivo di qualità Tali valori sono superati quando in una stanza un fumatore accende la sua sigaretta.L’Istituto tumori di Milano ha messo in evidenza che in un ufficio (circa 30m3) il fumo prodotto da una singola sigaretta comporta il raggiungimento di circa 2000µg/m3.

Rischio cancerogenoCriteri preventivi OMS contro il cancro:

Non fumare, limitare l’esposizione al sole ed evitare le scottature nei bambini.Moderare il consumo di alcolici. Aumentare il consumo di fibre, verdure e frutta fresca.Evitare l’eccesso di peso.Aumentare l’attività fisica e limitare il consumo di grassi animali. Attenersi alle norme e di prevenzione durante l’uso di agenti tossico nocivi e/o cancerogeni.

Rischio cancerogenoI laboratori di ricerca costituiscono un ambiente di lavoro particolare caratterizzati dal: continuo cambiamento delle attività, elevata mobilità del personale e dalla presenza di un elevato numero di agenti.Il titolo VII del D.Lgs. 626/94 si applica a tutte le attività lavorative e sancisce in modo perentorio il principio della riduzione al minimo dell’esposizione qualora l’agente cancerogeno non possa essere sostituito con composti meno nocivi.

Valutazione del rischio nei laboratoriNon applicabilità dei normali mezzi di igiene industrialeMon ripetitività delle manipolazioniLa variabilità nei tempi di utilizzo e di esposizionePolverizzazione dei centri di pericoloSintesi di nuovi prodotti chiaramente non classificatiPresenza di micro-attività non configurabili come attività di processo

Rischio cancerogeno nei laboratori di ricerca

La tendenza è quella di trasformare il laboratorio in un deposito di prodotti invecchiati, un magazzino in cui non sempre si sa cosa contiene una bottiglia.Il principio da adottare è quello di conservare la minima quantità di prodotto correttamente etichettato, di cui si conoscono le principali caratteristiche di pericolositàEssenziale è la presenza della scheda di sicurezza

Rischio cancerogeno

Dovere di ogni responsabile dell’utilizzo dei cancerogeni (ricercatore) è quello di comunicare per iscritto l’intenzione dell’acquisto e dell’utilizzo di sostanze cancerogene, in modo che sia possibile avviare in maniera congiunta (Datore di lavoro, SPP, Medico competente, Rappresentante della sicurezza dei lavoratori, Lavoratore) un puntuale piano di prevenzione e protezione.

Rischio cancerogeno mutagenoIl rischio cancerogeno (Titolo VII D.Lgs 626/94) rappresenta il più importante degli aspetti del rischio chimico. In prima applicazione prendeva in considerazione solo gli agenti etichettati R45, R49

Il D.Lgs 66/2000 estende anche agli agenti mutageni (classificati con la frase R46) il campo di azione del titolo VII.

Rischio cancerogeno mutagenoUn preparato è ritenuto cancerogeno quando contiene al di sopra di certi livelli una o più sostanze classificate come cancerogeneIn attesa che per ogni sostanza vengano definiti specifici livelli si utilizzano i seguenti limiti:Sostanze di classe 1 e 2 UE (R45-R46-R49): 0,1% in pesoUnica eccezione conosciuta è la benzina in quanto contiene il benzene in concentrazione superiore all’1%.

Potenza oncogena di alcuni cancerogeniStime di rischio per una popolazione di 106 persone esposte per tutta la vita a 1µg/m3

Agente classe IARC RischioIPA 1 90.000Cloruro di vinile 1 1Arsenico 1 4.000Benzene 1 4Cromo (VI) 1 40.000Acrilonitrile 2A 20Nichel 1 400Amianto 1 100

Rischio cancerogeno-mutageno

R45-R49 R46

TTossico

1Sostanze note per gli effetti cancerogeni e mutageni sull’uomo

R40R68

R45-R49 R46

Rischio

XnNocivo

TTossico

Simbolo

3Sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni e mutageni sull’uomo

2Sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene e mutagene per l’uomo

Categoria di cancerogenesi e mutagenesi (UE)

Donna, salute e lavoroIl D.lgs 645/99 concernente il miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro delle lavoratrici gestanti, o in periodo di allattamento, prevede l’obbligo della valutazione del rischio, oltre che per le sostanze etichettate R45, R46 e R49, anche per gli agenti chimici etichettati con le frasi R40, R60, R61 e R68. Tale situazione è stata superata con il Decreto 25/2002 (valutazione deve essere eseguita per tutti gli agenti pericolosi e non).

Tutela della salute delle lavoratrici

La lavoratrice deve comunicare al datore di lavoro il più presto possibile il proprio stato.Esistono lavori che sono vietati in tale stato: lavori faticosi che obbligano in una postura particolare, con macchinari che trasmettono vibrazioni, con agenti pericolosi e insalubri.Spostamento della mansioneInterdizione anticipata dal lavoro

Lavoratori che non possono svolgere mansioni che espongono ad agenti cancerogeni

Lavoratori a tempo determinato Lavoratrici in allattamento e in stato di gravidanzaMinori (è ammessa la deroga da parte della Direzione Provinciale del Lavoro)

Frasi di rischio da considerare con attenzione

R40: Sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull’uomo R46: Può provocare alterazioni genetiche ereditarieR47: Può provocare Malformazioni congeniteR60: Può ridurre la fertilitàR61: Può danneggiare i bambini non ancora natiR64: Possibile rischio per i bambini allattati al seno R68: Possibile rischio di effetti irreversibili

Dinamicità etichettaturaNon esiste una lista sicura di agenti cancerogeni, ma questa viene periodicamente aggiornata in base agli studi in materia (XXVIII). La CCNT, in base alla dinamicità dell’etichettatura, consiglia, di adottare per le sostanze etichettate con le frasi di rischio viste precedentemente, gli stessi criteri preventivi e le stesse precauzioni usate per i cancerogeni.

Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

Le sostanze cancerogene possono agire sia inducendo mutazioni, sia stimolando la divisione cellulare con un aumento della probabilità che avvenga una mutazione spontanea (virus).In base ai meccanismi d’azione individuati è possibile suddividere le sostanze cancerogene in due classi principali:

Agenti genotossiciAgenti epigenetici

Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

Gli agenti genotossici agiscono direttamente sul DNA provocando una lesione genetica: Agiscono nella fase di iniziazione.Gli agenti epigenetici modulano il processo di cancerogenesi mediante meccanismi indiretti: sono dei promotoriQuesti due meccanismi sono responsabili delle diverse caratteristiche tossicologiche e della diversa potenza oncogena.

Meccanismi di azione delle sostanze cancerogene

La differenza più importante riguarda la presenza e/o l’assenza di un valore soglia, al di sotto del quale non dovrebbe esistere pericolo di insorgenza tumori.L’esistenza di un valore soglia è attualmente accettata solo per i cancerogeni epigeneticimentre non è ritenuta plausibile per i cancerogeni genotossici.

Determinanti del rischio cancerogenoFattori inerenti l’agente tossico:

Caratteristiche chimico-fisiche, potenza oncogenaFattori riguardanti l’esposizione:Dose, Via e modalità di esposizioneDurata e frequenza di esposizioneFattori inerenti la popolazione:Età, sesso, stato nutrizionaleCorredo genetico e suscettibilità individuale

Stima dell’esposizione

La stima dell’esposizione può essere effettuata in modo più preciso con l’impiego dei biomarkerspecifici di esposizione e di effetto.I biomarker di esposizione tipo: acido muconiconelle urine per il benzene e CO nell’aria espirata per l’ossido di carbonio. Sono usati per determinare in modo più accurato l’esposizione (informazioni sulla dose assorbita)

Biomarker di effetto

Questi indicatori, tipo addotti al DNA e carbossiemoglobina nel sangue, potenzialmente sono in grado di fornire indicazioni circa i possibili danni, potrebbero essere collegati ad un rischio per la salute.Sfortunatamente solo pochi indicatori sono specifici per un certo agente, la loro attendibilità è dubbia in quanto influenzati da fattori esterni e dallo stile di vita.

Utilizzo cancerogeni nei laboratoriI cancerogeni devono essere usati in spazi e luoghi dedicati.Necessitano almeno di un locale provvisto di cappa aspirante con filtro e scarico all’esterno, di un lavandino a pedale e di un armadio di sicurezza ventilato chiuso a chiave con indicazione “Pericolo-cancerogeni chimici” In tale locale l’accesso deve essere consentito solo al personale competente e autorizzato

Utilizzo cancerogeni nei laboratoriPrima di utilizzare un agente cancerogeno è obbligatorio l’esame preventivo di tutte le possibili fonti di rischio derivanti dalle diverse modalità di utilizzo.Indagine relativa alla sua possibile sostituzioneComunicare l’acquisto degli agenti cancerogeniConcordare le procedure di lavoroAdottare le misure preventive e protettive del caso, comunicare ai colleghi l’utilizzo di un agente tossico.

Articolo 5 del D.Lgs 626/94

Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza, della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro; il tutto conformemente alla propria formazione, al grado di istruzione e ai mezzi tecnici forniti dal datore di lavoro.

Provvedimenti legati alla salvaguardia della salute dei lavoratori

Presenza obbligatoria della scheda di sicurezzaUso di sistemi di protezione collettivi e nel caso individualiInformazione e formazione dei lavoratori e di eventuali ospitiRiduzione al minimo delle sostanze e del personale addetto alla manipolazione degli agenti cancerogeni mutageni

Sostituzione agenti cancerogeni: acrilamide

Allo stato attuale, l’acrilamide non può essere sostituita efficacemente da altri agenti non cancerogeni e non genotossici.Il ciclo chiuso non è applicabile al settore dei laboratori di ricerca.In alcune preparazioni esiste la possibilità di eliminare la fase di preparazione del gel di poliacrilamide (fase a rischio), acquistando direttamente il prodotto polimerizzato.

Pericolosità poliacrilamide

Ai sensi della normativa vigente, la presenza di residui del monomero non polimerizzato non prefigura esposizione ad un cancerogeno.Studi hanno evidenziato che la quantità di residuo e sempre inferiore allo 0,1% in peso.Nonostante ciò è opportuno manipolare con cautela il prodotto polimerizzato, in particolare mediante uso dei sistemi di protezione delle mani.

Acrilamide nei cibi?Prodotta dalla reazione di aminoacidi

e zuccheri al alta temperaturaContenuto di acrilamide µg/kg riscontrato in alcuni alimenti(fonte FAO-OMS giugno 2002):Prodotti da forno 50-450Snack mais, frumento 34-416Patatine fritte 50-3500Cereali da colazione 30-146Biscotti, cracker 30-3200

Rischio chimico da solventiLa pulizia dei pezzi meccanici, l’estrazione di analiti generalmente avvengono con composti organici volatili (Benzine, Kerosene Ragia minerale, Diluenti nitro, tricloroetilene).Sul mercato esistono agenti pulenti a minor rischio (minore tossicità e minore volatilità): Esteri di acidi grassi insaturi, esteri di acidi grassi saturi

Problema tricloroetilene

Il tricloroetilene nel 28 adeguamento è stato riclassificato da R40 a R45 ossia come cancerogeno. Preparati che contengono % superiori allo 0,1% sono da considerare cancerogeniPensare alla vecchia trielina lungamente usata come smacchiatore a livello domestico

Sostituti del tricloroetilene

Percloroetilene possiede caratteristiche simili al TCE (bassa infiammabilità, elevato potere solvente. Sfortunatamente viene classificato come R40Altra alternativa può essere il cloruro di metilene, è un composto più volatile del TCE ed è anche lui in classe R40

Sostituzione solventi

La risposta dell’industria al problema solventi si chiamano VCA (vegetableCleaning Agents – Oli di colza e soia esterificati) e DBE ( derivati degli acidi bibasici- esteri dell’acido adipico glutarico esuccinico)

Caratteristiche dei VCA e DBE

Elevato potere solventeAlto punto di ebbollizioneLenta evaporazione, alto punto di infiammabilitàBassa miscibilità con acquaElevata miscibilità con i solventi organiciLieve odore rispetto ai solventiBassa tossicità,non pericoloso in base ai critetiUE

Caratteristiche dei VCA e DBE

Buona compatibilità ambientaleBassa tensione di vaporeBacilmente biodegradabileRiciclabile mediante distillazioneRisparmio economico dovuto alle limitate perdite per evaporazione

Volatilità dei solventi

UE definisce un VOC: agente con tensione di vapore superiore a 10 Pa/20°C.Cloruro di metilene 47.000Tricloroetilene 7.700Toluene 2900Acetone 24.000Metanolo 12.800DBE 8.0

Modalità operative uso cancerogeniLa pesata degli agenti cancerogeni deve essere effettuata “possibilmente sotto cappa chimica”, comunque è consigliabile tenere la bilancia il più vicino possibile alla cappa.Durante la pesate evitare di aggiustare il peso togliendo e/o aggiungendo sostanza, ciò aumenta il rischio di contaminazione: caricare la bilancia con un certa quantità e cercare di raggiungere la concentrazione desiderata lavorando con il solvente.

Rispetto rigoroso delle norme igieniche

Nei Laboratori in cui si usano i cancerogeni-mutageni e rigorosamente vietato

Mangiare, Bere, FumareConservare cibi e bevandeTruccarsiUsare lenta a contattoMasticare chewing gumPipettare a bocca

Compiti dei lavoratori che manipolano agenti cancerogeni mutageni

Non compiere atti che possono comportare rischi per se e per gli altriSegnalare immediatamente eventuali anomalieConservare e utilizzare in modo corretto i DPINon utilizzare o manipolare prodotti rinvenuti in contenitori privi di etichettaAttenersi alle disposizioni impartite dall’azienda

Prevenzione del rischio cancerogenoConsultare le schede di sicurezza ed attenersi a quanto riportato.Pulirsi bene prima di rientrare in casa, guardandosi bene dall’introdurre residui di sostanze chimiche impiegate sul luogo di lavoro.Fornire al personale precario nozioni di igiene del lavoro, comportamentale e antinfortunistico (tutor).

Rischi derivanti dallo stoccaggio

Sostanza Stoccaggio Consumo meseAcrilamide 23 kg 700 grEtidiobromuro 2 gr 5 mgBicromato di K 1 kg 0,4 grParaformaldeide 1,8 kg 4 grDimetilform. 500 ml 1 mlBenzene 6000 ml 10 mlAcido solforico 6000 ml 10 ml

Buone pratiche di laboratorioLaboratorio pulito e ordinatoVie di esodo e di circolazione libere e pulitePostazione di lavoro pulita, alla fine del lavoro ogni cosa va pulita e i rifiuti smaltiti correttamenteContenitori e sostanze in appositi armadiLe Cappe non devono essere usate come deposito di prodotti e/o strumentiVetreria rotta e scheggiata va subito eliminataGli aghi non devono essere rincappucciati e vanno eliminati in contenitori non forabili

Cappe chimiche

Velocità frontale ottimale nelle cappe chimicheinbase alla norma america SAMA:

Classe A, per agenti tossici+, cancerogeni, velocità frontale 0,7 m/sClasse B, per agenti tossici e sostanze volatili, velocità frontale 0,5 m/sClasse C per sostanze a bassa volatilità e bassa nocività, velocità frontale 0,4 m/s

Prevenzione del rischio cancerogenoNei laboratori di ricerca, solo se

concertata in modo unisono e supportata dall’azione attiva di tutti i soggetti interessati (Datore di lavoro, Dirigenti, Preposti, Lavoratori, RSL), l’azione preventiva diventa uno strumento vivo, altrimenti si rischia di formulare solo degli sterili adempimenti burocratici che non comporteranno nessun beneficio.

Prevenzione del rischio

L’uomo e la sua sicurezza devono costituire la prima preoccupazione di ogni avventura tecnologica. Non lo dimenticate mai quando siete immersi nei vostri calcoli e nelle vostre equazioni (nei vostri alambicchi)

Albert Einstein