Decreto Valore Cultura

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Da caserme a case e spazi per l’arte: le nuove opportunità per i Comuni Il ‘Decreto Valore Cultura’ incentiva la creazione di spazi per la produzione di arte contemporanea, partendo dalla valorizzazione e dal trasferimento dei beni immobili pubblici, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, che possono essere destinati ad ospitare, ad esempio, studi per giovani artisti. di Pietro Celli Il decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91 (recante “Disposizioni urgen per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle avità culturali e del turismo”), converto in legge con modificazioni lo scorso 3 oobre, ha intro- doo importan novità nel seore della cultura. Oltre alle previsioni che riguardano direamente la cià di Firenze (auazio- ne del progeo “Nuovi Uffizi”, per cui è stata autorizzata una spesa di oo mi- lioni di euro; organizzazione del Forum UNESCO sulla cultura e sulle industrie culturali, che la cià ospiterà il prossimo anno e per il quale è stata autorizza- ta una spesa di 400.000 euro; risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche, che riguarda il Maggio Musicale Fiorenno), il cd. “Decreto Valore Cultura” introduce diverse norme che offrono lo spunto per una più ampia riflessione. Mi riferisco in parcolare all’arcolo 6, che prevede che al fine di garanre il confronto culturale e la realizzazione di spazi di creazione e produzione di arte, musica, danza e teatro contemporanei, entro il 30 giugno di ogni anno, 17

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Da caserme a case e spazi per l’arte: le nuove opportunità per i ComuniIl ‘Decreto Valore Cultura’ incentiva la creazione di spazi per la produzione di arte contemporanea, partendo dalla valorizzazione e dal trasferimento dei beni immobili pubblici, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, che possono essere destinati ad ospitare, ad esempio, studi per giovani artisti.

di Pietro Celli

Il decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91 (recante “Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo”), convertito in legge con modificazioni lo scorso 3 ottobre, ha intro-dotto importanti novità nel settore della cultura. Oltre alle previsioni che riguardano direttamente la città di Firenze (attuazio-ne del progetto “Nuovi Uffizi”, per cui è stata autorizzata una spesa di otto mi-lioni di euro; organizzazione del Forum UNESCO sulla cultura e sulle industrie culturali, che la città ospiterà il prossimo anno e per il quale è stata autorizza-ta una spesa di 400.000 euro; risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche, che riguarda il Maggio Musicale Fiorentino), il cd. “Decreto Valore Cultura” introduce diverse norme che offrono lo spunto per una più ampia riflessione. Mi riferisco in particolare all’articolo 6, che prevede che al fine di garantire il confronto culturale e la realizzazione di spazi di creazione e produzione di arte, musica, danza e teatro contemporanei, entro il 30 giugno di ogni anno,

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il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, nel rispetto di quan-to previsto dalle disposizioni vigenti in ordine alla utilizzazione, alla valoriz-zazione e al trasferimento dei beni immobili pubblici, individua con proprio decreto i beni immobili di proprietà dello Stato che possono essere destinati ad ospitare studi di giovani artisti contemporanei italiani e stranieri. Si tratta di immobili (tra cui, in particolare, le “caserme dismesse” e le “scuole militari inutilizzate”, ma anche i “beni confiscati alla criminalità organizzata”) non utilizzabili per altre finalità istituzionali e non trasferibili agli enti terri-toriali ai sensi del decreto legislativo 85/2010. I beni sono locati o concessi, per un periodo non inferiore a dieci anni, ad un canone mensile simbolico non superiore ad euro 150, con oneri di manutenzione ordinaria a carico del locatario o concessionario (per le opere di manutenzione straordinaria sono invece previsti contributi a fondo perduto). Possono beneficiarne esclusivamente artisti residenti nel territorio italiano riuniti in cooperative o in associazioni. L’assegnazione avviene sulla base di un bando pubblico predisposto dall’ente gestore. Oltre agli immobili dello Stato, su richiesta dei soggetti collettivi beneficiari della misura possono es-sere concessi in locazione, con le stesse modalità e per le medesime finalità, anche i beni di proprietà delle regioni, delle province e dei comuni, tenuti - in tal caso - a destinare prioritariamente gli introiti che ne derivano alla riduzio-ne del proprio debito. Pur trattandosi di una previsione inutile, in quanto regioni, province e comu-ni sono enti autonomi rispetto allo Stato e come tali possono scegliere libe-ramente (sia pure nei limiti del patto di stabilità) come gestire il proprio pa-trimonio immobiliare, la concessione da parte degli enti locali di spazi per la creazione e produzione di arte contemporanea e per il confronto culturale in favore di giovani artisti è una possibilità comunque da non sottovalutare, tan-to più in una città come Firenze, in cui l’esigenza di investire in nuove attività culturali è assai forte e in cui gli spazi inutilizzati e da riqualificare sono dav-vero tanti. Spazi che potrebbero addirittura moltiplicarsi se si guarda anche al c.d. “Decreto Fare” (d.l. 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni nella legge 9 agosto 2013, n. 98), il cui articolo 56-bis (introdotto in sede di conversione) provvede finalmente a disciplinare il trasferimento in proprietà, a titolo non oneroso, a comuni, province, città metropolitane e regioni dei beni immobili di proprietà dello Stato indicati nel decreto legislativo 85/2010 (tra cui sono contemplate, ad esempio, le caserme non utilizzate per le fun-zioni di difesa e sicurezza nazionale). Trasferimento che non avviene tuttavia in automatico, ma che richiede l’attivazione di specifiche procedure e il com-pimento di determinati atti entro termini perentori. La legge prevede, infatti,

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L’ex Meccanotessile: venti anni di chiacchiere, milioni

di euro buttati via in improbabili lavori di

ristrutturazione e un futuro tutto da decidere anche se l’opzione scelta

dal Comune è quella della vendita ai privati ma quali

e con quali funzioni?

che a decorrere dal 1º settembre 2013, i comuni, le province, le città metro-politane e le regioni che intendono acquisire la proprietà dei suddetti beni devono presentare all’Agenzia del Demanio, “entro il termine perentorio del 30 novembre 2013”, con le modalità tecniche da definire a cura dell’Agenzia medesima, una richiesta di attribuzione sottoscritta dal rappresentante lega-le dell’ente, che identifica il bene, ne specifica le finalità di utilizzo e indica le eventuali risorse finanziarie preordinate a tale utilizzo. A fronte della richiesta, l’Agenzia del Demanio, verificata la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento della stessa, ne comunica l’esito all’ente inte-ressato entro sessanta giorni dalla ricezione. In caso di esito positivo si pro-cede al trasferimento con successivo provvedimento dell’Agenzia; in caso di esito negativo, l’Agenzia comunica all’ente interessato i motivi ostativi all’ac-coglimento della richiesta. Insomma, senza entrare nello specifico della disci-plina legislativa, mi preme segnalare l’opportunità riconosciuta alle regioni e agli enti locali territoriali - comuni in primis - di acquisire a titolo non oneroso la proprietà di immobili dello Stato. Immobili che saranno trasferiti con tutte le pertinenze, accessori, oneri e pesi e che entreranno a far parte del patri-monio disponibile degli enti che li avranno acquisiti. Ciò significa che gli stessi potranno essere anche alienati, con possibilità per l’ente di trattenere il 75% delle risorse nette derivanti dalla vendita (o dalla eventuale cessione di quote di fondi immobiliari cui i medesimi beni siano stati conferiti). Risorse che dovranno essere destinate alla riduzione del debi-to dell’ente ovvero, in assenza di debito o per la parte eventualmente ecce-dente, a spese di investimento. Dunque, non soltanto nuovi spazi che il Comune di Firenze potrebbe even-tualmente acquisire, riqualificare e gestire nell’ambito delle politiche citta-dine, ma anche nuovi immobili da mettere a reddito o eventualmente da alienare, con conseguimento di risorse finanziarie da destinare ad altri inter-venti. In conclusione, non si tratta più di “strappare” concessioni allo Stato - come qualcuno vorrebbe far sembrare - ma più semplicemente di cogliere le opportunità che la legge attualmente offre, e che si spera l’attuale Ammi-nistrazione comunale sappia davvero cogliere.

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(foto Fondazione Florens)

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Negli ultimi tempi gli organi di stampa danno spazio ad una questione im-portante ma che pare affrontata in termini più ‘elettoralistici’ che non so-stanziali: quella del riuso delle caserme per fini abitativi.Ad esempio “La Repubblica” del 20.9.2013 titola “La commissione urba-nistica visita la vecchia caserma, 100mila metri quadrati abbandonati. Il Comune li vuole per farci housing sociale. Il Demanio militare vuole passa-re la struttura ad un’altra società statale”, e dall’articolo di Ernesto Ferrara si apprende che la commissione Urbanistica di Palazzo Vecchio, ottenuto il permesso di varcare i cancelli della vecchia caserma Gonzaga (Lupi di Toscana) ai confini tra Firenze e Scandicci avrebbe ottenuto la conferma che, “per dare un nuovo futuro alla caserma dove generazioni di fiorentini hanno fatto il militare”, occorrerebbe “vincere un altro braccio di ferro con lo Stato: l’Esercito non ritiene più strategica l’area ed è pronto a cederla al Demanio civile, che a sua volta però vuole trasferirne la proprietà a ‘In-vimit’, società a maggioranza statale. In pratica un incubo per il Comune, che da tempo insiste per avere i ‘Lupi’ e farci housing sociale e invece, con il gioco delle scatole cinesi che ha in mente il Demanio, non potrebbe governare la trasformazione dell’area da attore protagonista ma solo da pianificatore urbanistico”. Ebbene ci pare che l’enfasi non sia giustificata e il problema risolvibile a se-guito dell’entrata in vigore dell’articolo 56-bis del decreto-legge 69/2013 (cd. Decreto Fare), convertito con modificazioni nella legge n. 98/2013: non occorre nessun braccio di ferro con lo Stato nè chiedere ‘favori’, è suf-ficiente soltanto una richiesta di attribuzione del bene da inoltrare entro e non oltre il 30 novembre 2013.