De Mauro, Tullio - Linguistica Elementare

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Tullio De Mauro Linguistica Elementare Materia della linguistica La linguistica studia l’attività verbale (il parlare) degli essere umani. Utilizziamo le parole (il parlare) per produrre frasi, sia parlate che scritte, e utilizziamo le parole per capire frasi, sia parlate che scritte. Dunque parlare significa utilizzare parole sia in senso produttivo che ricettivo. Quando impariamo una lingua dobbiamo sviluppare quattro abilità verbali (verbal skills): parlare, ascoltare, scrivere, leggere. L’uso produttivo della parola attua il parlare e lo scrivere. L’uso ricettivo della parola attua l’ascoltare e il leggere. Le quattro abilità verbali costituiscono l’uso esterno o esofasico della parola o esofasia. Utilizziamo le parole anche quando pensiamo (pensiero verbale), in questo caso possiamo parlare di uso interiore della parola o di discorso interiore o endofasia (Esempi di uso interiore della parola: quando pensiamo alle cose che ci sono state dette, quando preghiamo in silenzio, quando leggiamo con gli occhi, in silenzio). Spesso però pensiamo senza utilizzare parole, in questo caso utilizziamo il pensiero operativo o procedurale (ad es. quando guidiamo l’automobile senza fare attenzione alle operazioni che svolgiamo) . Riassumendo possiamo dire che la linguistica studia gli usi esofasici (esterni) ed endofasici (interiori) della parola. Possiamo anche dire che la linguistica studia gli usi e i prodotti linguistici di tutti gli uomini. Nel corso dei secoli però gli studiosi hanno limitato la materia della linguistica, in certi periodi hanno limitato lo studio ai documenti scritti, e in particolare ai documenti letterari. Ai giorni nostri però si ritiene che anche i 1

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Tullio De MauroLinguistica Elementare

Materia della linguistica

La linguistica studia l’attività verbale (il parlare) degli essere umani.

Utilizziamo le parole (il parlare) per produrre frasi, sia parlate che scritte, e utilizziamo le parole per capire frasi, sia parlate che scritte.Dunque parlare significa utilizzare parole sia in senso produttivo che ricettivo.Quando impariamo una lingua dobbiamo sviluppare quattro abilità verbali (verbal skills): parlare, ascoltare, scrivere, leggere.L’uso produttivo della parola attua il parlare e lo scrivere.L’uso ricettivo della parola attua l’ascoltare e il leggere.Le quattro abilità verbali costituiscono l’uso esterno o esofasico della parola o esofasia.

Utilizziamo le parole anche quando pensiamo (pensiero verbale), in questo caso possiamo parlare di uso interiore della parola o di discorso interiore o endofasia (Esempi di uso interiore della parola: quando pensiamo alle cose che ci sono state dette, quando preghiamo in silenzio, quando leggiamo con gli occhi, in silenzio).Spesso però pensiamo senza utilizzare parole, in questo caso utilizziamo il pensiero operativo o procedurale (ad es. quando guidiamo l’automobile senza fare attenzione alle operazioni che svolgiamo).

Riassumendo possiamo dire che la linguistica studia gli usi esofasici (esterni) ed endofasici (interiori) della parola.

Possiamo anche dire che la linguistica studia gli usi e i prodotti linguistici di tutti gli uomini. Nel corso dei secoli però gli studiosi hanno limitato la materia della linguistica, in certi periodi hanno limitato lo studio ai documenti scritti, e in particolare ai documenti letterari. Ai giorni nostri però si ritiene che anche i documenti orali siano oggetto della linguistica perché costituiscono la maggior parte dei prodotti linguistici. Dunque concludiamo dicendo che la linguistica studia tutti i tipi di documenti scritti e orali: le opere letterarie, i documenti scritti di carattere scientifico o pratico, ... il parlare quotidiano.

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Obiettivo della linguistica: le lingue

Gli usi linguistici dei singoli individui sono sempre diversi. Se ad es. ripetiamo due volte la stessa frase vedremo che lo faremo in due modi diversi, e se la stessa frase la ripetono due persone diverse vedremo che lo faranno in due modi diversi; se, poi, ci allontaniamo dal nostro ambiente o dalla nostra città, vedremo che gli usi linguistici saranno ancor più differenti man mano che la distanza aumenta, tuttavia, e in una certa misura, tali differenze non impediscono agli individui di capirsi. Diciamo dunque che nel parlare degli individui ci sono alcune differenze che non impediscono la reciproca comprensione (naturalmente se andiamo in un paese straniero le differenze linguistiche ci impediranno di parlare e di capirci con i parlanti del luogo).Quegli individui che, pur tra le differenze, riescono a capirsi tra di loro diremo che fanno parte della stessa comunità linguistica.

Una comunità linguistica include certe persone e ne esclude altre, che, pure, faranno parte di altre comunità linguistiche. Gli individui di una comunità linguistica sono uniti da una reciproca comprensione o intercomprensione.Una comunità linguistica non sempre coincide con una entità politica. L’arabo ad es. è parlato in un elevato numero di entità politiche differenti; l’italiano è parlato in Italia e in una parte della Svizzera; l’inglese è lingua nazionale in Gran Bretagna, USA, Canada, Australia, India; il tedesco è la lingua della Germania, dell’Austria e di parte della Svizzera, il francese è lingua nazionale in Francia, in Belgio, in parte della Svizzera e del Canada. D’altra parte ci sono comunità linguistiche presenti in stati in cui la lingua nazionale è un’altra; pensiamo agli arabofoni residenti in Italia, o agli italiani che vivono negli USA.L’intercomprensione avviene perché, nonostante le differenze individuali, le persone usano parole comuni e modi comuni di connettere le parole. Una lingua è dunque un repertorio di parole e costrutti propri di una determinata comunità linguistica. Chiamiamo parlanti o locutori gli appartenenti ad una comunità linguistica.

Alcune lingue hanno maggiore prestigio di altre; chiamiamo le prime lingue, le seconde dialetti; da un punto di vista linguistico non c’è alcuna differenza tra lingua e dialetto, le differenze sono storiche, politiche, sociali, culturali.Lingue diverse possono avere delle affinità che dipendono o da una comune origine (affinità genetiche) o da contatti o prestisti (affinità di contatto).L’isoglossa è la presenza di un fenomeno o tratto linguistico comune in aree linguistiche diverse; la zona interessata dal fenomeno viene indicata su una carta geografica con una linea, anch’essa chiamata isoglossa.La linguistica “crea” una lingua nel momento in cui si occupa di individuare i tratti comuni e gli elementi costanti nelle differenze che caratterizzano i parlanti di una determinata comunità linguistica. Le lingue nel mondo sono ca. seimilaottocento, di cui poco più di un terzo anche scritte.

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La linguistica di frontre alle lingue

A partire dal tardo Cinquecento i linguisti hanno cercato di costruire una grammatica generale cioè una grammatica che spiegasse quali caratteristiche sono presenti nelle grammatiche di tutte le lingue. In questi tentativi però la ricerca linguistica aveva come modello la grammatica del latino, la lingua più conosciuta e studiata in quel tempo; bisogna ricordare però che dal Due e Trecento in Europa si andavano affermando i volgari, cioè le lingue del popolo, distinte dal latino, utilizzato soltanto dalle persone colte (preti, monaci, medici, giuristi, notai etc.).

Alcuni di questi volgari acquisirono particolare prestigio e contribuirono a creare unità politica e coscienza nazionale. A poco a poco vennero utilizzati non solo nel parlato ma anche nello scritto, per scritture private e contabili, per documenti ufficiali, per opere letterarie, e sempre più a spese del latino. D’altra parte anche motivi religiosi danno un impulso alla diffusione dei volgari: la Riforma protestante chiede ai fedeli di leggere direttamente i testi sacri della Bibbia e in questo modo contribuisce alla diffusione del tedesco.

Ben presto nacquero grammatiche e vocabolari delle nuove lingue. Per quanto riguarda l’Italia è da ricordare che all’inizio del Cinquecento Ambrogio Calepio pubblica un dizionario plurilingue, il Calepino, in cui alla parola latina si affiancano i vocaboli equivalenti (i traducenti) in italiano, francese, tedesco e altre lingue volgari; nel 1612 nacque il Vocabolario degli Accademici della Crusca.I motivi religiosi che contribuirono alla nascita dei volgari spinsero i dotti anche in una direzione opposta, cioè a studiare le lingue ebraica e greca, in cui erano scritti i testi sacri e ad approfondire la conoscenza anche dell’aramaico, parlato in Palestina ai tempi di Gesù, dell’arabo classico in cui è scritto il Corano, e di altre lingue semitiche quali l’eblaitico, l’ugaritico e l’accadico babilonese che avevano caratteristiche molto diverse dal greco e dal latino. In questa maniera si affina sempre più la ricerca linguistica.

Altri motivi politici contribuirono ad accrescere la scienza linguistica. La scoperta e conquista dell’America (1492) permise agli europei di conoscere nuove lingue e spinse gli studiosi a scrivere grammatiche e vocabolari di queste lingue amerindiane con caratteristiche molto diverse dalle europee; in tal modo, con l’ampliamento degli orizzonti linguistici, emerse la limitatezza delle grammatiche fondate sul greco e sul latino. Infine a partire dal Seicento motivi commerciali spinsero gli europei ad andare verso Oriente e conoscere, oltre la Cina e il Giappone, anche l’India. In questo paese scoprirono il sanscrito, una lingua che si rivelò importantissima per gli studi linguistici europei in quanto da un lato, grazie alla grammatica sanscrita di Pànini (IV secolo a. C.), fornì un modello di analisi grammaticale molto perfezionata, dall’altro mise in evidenza una serie di corrispondenze fonetiche, morfologiche, sintattiche, lessicali tra questa antica lingua e le lingue greca, latina, germanica che consentirono di ipotizzare un’origine comune tra queste lingue tanto distanti nello spazio.

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Nacque in questo modo il metodo della comparazione tra lingue che permettendo di scoprire affinità diede vita tra Sette e Ottocento alla scienza che chiamiamo linguistica e che è viva ancora oggi.

Tuttavia il confronto tra le lingue ha finalità diverse che possono essere così riassunte:1. capire la storia e l’evoluzione di ogni lingua attraverso il confronto con le altre

(storia della lingua)2. studiare le trasformazioni delle lingue e i legami di parentela con altre lingue

che possono emergere attraverso il confronto (linguistica storica)3. individuare alcuni tipi di lingue che, al di là delle differenze e delle parentele

genetiche, possono presentare tratti e caratteristiche comuni, come ad es. presenza o assenza di articoli, distinzione o meno di categorie quali nome e verbo, ordine fisso o meno delle parole etc. (tipologia lingistica)

4. individuare tratti e caratteristiche comuni a tutte le lingue (linguistica generale).

Queste diverse branche della linguistica convivono non sempre pacificamente, basti pensare alle difficoltà con cui è stata studiata in Italia l’opera di Ferdinand de Saussure (1857-1913), il principale studioso di linguistica del Novecento; autore del Corso di Linguistica generale (1916) ha teorizzato che:1. I fatti linguistici vanno studiati in tutta la loro estensione

a) sia osservandone la storia e le strutture (studio della langue),b) sia studiando le singole realizzazioni individuali (studio della parole),c) sia scoprendo la costituzione e il funzionamento del linguaggio come facoltà

innata dell’uomo (faculté du langage).2. I fatti linguistici poi, vanno osservati

a) secondo l’asse della sincronia (contemporaneità) per capire la funzione di un elemento linguistico (fonico, lessicale, grammaticale etc. rispetto agli altri);

b) secondo l’asse della diacronia (successione nel tempo) per capire da cosa deriva e come può trasformarsi un elemento linguistico o come può trafrormarsi una funzione grammaticale;

c) secondo l’asse della pancronia (ricerca di leggi universali) per capire in che modo ogni fatto linguistico si collega alla natura universale del langage.

AppendiceIl quadro delle lingue indoeuropee presenti in Europa può essere così riassunto:Le parlate del gruppo celtico sopravvissute alla dominazione romana e al latino sono: l’irlandese in Irlanda; il gallese, il gaelico e lo scozzese in Gran Bretagna; il bretone in Bretagna (Francia del nord).I volgari germanici sono: il tedesco, l’inglese, il nederlandese (olandese), il danese, lo svedese, il norvegese, l’islandese.I volgari neolatini o lingue romanze, cioè le lingue derivate dal latino parlato, sono (da ovest verso est e da nord a sud): il portoghese, il gallego, il castigliano (detto spagnolo), il catalano, il francese, il provenzale o occitanico, i dialetti italoromanzi settentrionali (galloitalici e veneti), il ladino, il friulano, il sardo, il toscano (che dal Cinquecento fu detto italiano), i dialetti italoromanzi centromeridionali, il rumeno, L’albanese parlato in Albania e in alcune colonie in Italia, derivato dall’illirico, oggi estinto.

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Il greco, documentato dal XVI secolo a. C., nella sua variante classica diffuso in Grecia, Asia occidentale, Italia meridionale; poi nella variante detta koiné diffuso in Asia e nell’Africa settentrionale e nel Medioevo diffuso in parte dell’Europa orientale. Dalla fine del Quattrocento il greco sopravvive solo in Grecia e in Italia meridionale.Il gruppo delle lingue baltiche rappresentate dall’lituiano, lettone e antico prussiano (ora estinto).Altri idiomi dell’Europa medioevale e moderna sono slavi suddivisi in tre sottogruppi: - meridionale: antico bulgaro o slavo ecclesiastico, bulgaro, sloveno, serbo-croato;- occidentale: polacco, ceco, slovacco;- orientale: russo, ucraino, bielorusso.Altre lingue della famiglia indoeuropea non parlate in Europa sono:l’ittita (XX secolo a. C) insediato in Turchia;l’armeno, parlato nella Turchia nord orientale e nella Repubblica armena;le lingue della famiglia indo-iranica suddivise nei due rami a) iranico (antico, medioevale, moderno) e b) indiano (antico, sanscrito classico e dialetti moderni);il tocario attestato dal VII secolo d. C. nel Turkestan orientale.

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Come è fatta una lingua: la fonologia segmentale, i fonemi

Il segno linguistico è costituito da due elementi: il significante e il significato;il significante indica le possibili realizzazioni foniche (o grafiche) di una lingua,il significato indica i riferimenti alle immagini mentali che abbiamo delle cose esterne.Chiamiamo inoltre enunciazioni (o paroles) le concrete e individuali realizzazioni di parole o frasi,chiamiamo invece espressioni le realizzazioni di possibili parole o frasi fatte con la voce o con la scrittura,chiamiamo infine contenuti o sensi i riferimenti delle parole o frasi a cose o situazioni di fatto (i referenti).Ogni significante è costituito da segmenti minimi che non hanno significato (asemantici) ma che permettono di individuare e differenziare i significanti di morfi, sintagmi e frasi. Tali segmenti minimi si chiamano fonemi.Le realizzazioni concrete dei fonemi si chiamano foni o suoni.

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Diamo alcune definizioni terminologiche di carattere scientifico.a) Parola grafica, ogni gruppo di lettere separate da spazi bianchi in una pagina.

Es. La frase I gatti vanno a caccia di topi e ogni topo teme perciò i gatti contiene quattordici parole grafiche.

b) Tipi o Forme di parole: le repliche o occorrenze di parole in una stessa frase. Es. Nella frase precedente le parole i e gatti sono presenti due volte ovvero hanno due occorrenze o repliche.

c) Lessema o Unità lessicale o Forma di citazione è la forma particolare o tipo della parola come viene indicata nelle grammatiche o nei dizionari. Nei dizionari viene chiamata lemma ed è citata in ordine alfabetico; in italiano, inglese, francese, spagnolo si usa l’infinito per i verbi, il singolare per i nomi e il singolare maschile per le altre parti del discorso variabili, in arabo si usa la terza forma del passato per i verbi. Ess.: vanno e andiamo sono forme dell’unità lessicale andare; belli e bella sono forme dell’unità lessicale bello.

d) Parola fonologica è un gruppo di sillabe raccolte attorno a una sillaba preminente accentata, e può corrispondere a più di una parola grafica. Ess.: dammelo e me lo dà sono entrambe “una” parola fonologica.

In italiano (e in molte altre lingue) i lessemi possono presentarsi in forme diverse a seconda del co-testo, per es. con forme tronche come cuor per cuore o forme elise come l’elica per la elica o con iniziale consonantica rafforzata, perlopiù nelle parole fonologiche come [a k’kasa], ma anche in alcune parole grafiche come davvero o dappertutto o soprattutto. Queste variazioni riguardano i signifanti ma non modificano i significati o le funzioni delle parole.Molto importanti sono le variazioni con funzione grammaticale ovvero la flessione delle parole che chiamiamo declinazione nei nomi, negli articoli, nei pronomi e negli aggettivi, chiamiamo coniugazione nei verbi.

Grazie alla flessione vengono indicate:1. le funzioni del lessema stesso rispetto agli altri della frase. Es. Nella frase

Molti popoli vinse la potenza dell’impero romano il verbo al singolare indica che il soggetto è la potenza dell’impero romano.

2. le relazioni con le categorie della grammatica. Es. in italiano la flessione indica il genere e il numero per gli articoli, nomi e aggettivi (in arabo anche il caso); indica modo, tempo, persona, numero per i verbi.

3. le relazioni tra il significato del lessema e il co-testo verbale o contesto situazionale. Ess.: I verbi dell’enunciato Ho visto un bel film. Guarda, lui sta andando a vederlo indicano che è rivolto a una seconda persona singolare (Guarda), che si parla di una terza persona di sesso maschile (lui), che nella seconda parte dell’enunciato andrà a vedere qualcosa (lo) espressa nella prima (un bel film). Il lessema andare nella forma a) andando a casa, ho visto Luigi esprime contemporaneità delle due azioni; b) nella forma andare in giro è bello indica funzione di soggetto; c) nella forma andrei al cinema esprime desiderio di andare.

Le variazioni del lessema con funzione grammaticale possono riguardare la terminazione o desinenza es. am-a, am-ate, am-ò, alt-o, alt-i, alt-a, alt-e o la parte interna (flessione interna) es. vede/vide, o la parte iniziale ar, attasil/tattasil

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