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Dalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006

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Dalle coniche alle stringhe

Enrico Arbarello

Febbraio 2006

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Euclide (325-265 a.C.)

”Euclide-Bramante”

Postulato: per due punti passaun’ unica retta.

Proposizione: due rette siincontrano, al piu, in unpunto.

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Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante”

Postulato: per due punti passaun’ unica retta.

Proposizione: due rette siincontrano, al piu, in unpunto.

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Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante”

Postulato: perdue punti passa un’ unica retta.

Proposizione: due rette siincontrano, al piu, in unpunto.

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Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante”

Postulato: perdue punti passa un’ unica retta.

Proposizione: due rette siincontrano, al piu, in unpunto.

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Apollonio di Perga(262-190 a.C.)

”Le coniche”

387 Proposizioni sulle coniche:

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Apollonio di Perga(262-190 a.C.)

”Le coniche”

387 Proposizioni sulle coniche:

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Apollonio di Perga(262-190 a.C.)

”Le coniche”

387 Proposizioni sulle coniche:

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Apollonio di Perga(262-190 a.C.)

”Le coniche”

387 Proposizioni sulle coniche:

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Proposizione: per cinque puntipassa una e una sola conica.

Proposizione: due coniche siincontrano in al piu quattropunti.

3

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Proposizione: per cinque puntipassa una e una sola conica.

Proposizione: due coniche siincontrano in al piu quattropunti.

3

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Proposizione: vi sono, al piu, 4 rette tangenti a due coniche date.

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Proposizione: vi sono, al piu, 4 rette tangenti a due coniche date.

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Proposizione: vi sono, al piu, 8 cerchi tangenti a tre cerchi dati.

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Proposizione: vi sono, al piu, 8 cerchi tangenti a tre cerchi dati.

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Apollonio di Perga(262-190 a.C.)

I.Newton(1643-1727)

G. Leibniz(1646-1716)

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Apollonio di Perga(262-190 a.C.)

I.Newton(1643-1727)

G. Leibniz(1646-1716)

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M.Chasles (1793-1880)

Vi sono (al piu) 3264 conichetangenti a 5 coniche date.La difficolta viene dalle rettedoppie che costituisconoinfinite soluzioni da scartare.

H. Schubert (1848-1911)

Vi sono (al piu) 666.841.080quadriche dello spaziotri-dimensionale che sonotangenti a 9 quadriche date.

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M.Chasles (1793-1880)

Vi sono (al piu) 3264 conichetangenti a 5 coniche date.

La difficolta viene dalle rettedoppie che costituisconoinfinite soluzioni da scartare.

H. Schubert (1848-1911)

Vi sono (al piu) 666.841.080quadriche dello spaziotri-dimensionale che sonotangenti a 9 quadriche date.

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M.Chasles (1793-1880)

Vi sono (al piu) 3264 conichetangenti a 5 coniche date.La difficolta viene dalle rettedoppie che costituisconoinfinite soluzioni da scartare.

H. Schubert (1848-1911)

Vi sono (al piu) 666.841.080quadriche dello spaziotri-dimensionale che sonotangenti a 9 quadriche date.

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M.Chasles (1793-1880)

Vi sono (al piu) 3264 conichetangenti a 5 coniche date.La difficolta viene dalle rettedoppie che costituisconoinfinite soluzioni da scartare.

H. Schubert (1848-1911)

Vi sono (al piu) 666.841.080quadriche dello spaziotri-dimensionale che sonotangenti a 9 quadriche date.

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M.Chasles (1793-1880)

Vi sono (al piu) 3264 conichetangenti a 5 coniche date.La difficolta viene dalle rettedoppie che costituisconoinfinite soluzioni da scartare.

H. Schubert (1848-1911)

Vi sono (al piu) 666.841.080quadriche dello spaziotri-dimensionale che sonotangenti a 9 quadriche date.

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R. Descartes(1596-1650)

retta: ax + by + c = 0

cerchio: x2 + y2 = 1 cubica: y2 = x3 − 1

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R. Descartes(1596-1650)

y

x

retta: ax + by + c = 0

cerchio: x2 + y2 = 1 cubica: y2 = x3 − 1

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R. Descartes(1596-1650)

y

x

retta: ax + by + c = 0

x

y

cerchio: x2 + y2 = 1

cubica: y2 = x3 − 1

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R. Descartes(1596-1650)

y

x

retta: ax + by + c = 0

x

y

cerchio: x2 + y2 = 1

x

y

cubica: y2 = x3 − 1

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x

y

quartica: x4 + y4 = 1

cubica nodata: y2 = x3 + x2

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x

y

quartica: x4 + y4 = 1

x

y

cubica nodata: y2 = x3 + x2

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Dimostrazione del fatto che ci sono, al piu, 4 rettetangenti a due coniche:

La rappresentazione analitica delle coniche fa vedere che le rettetangenti a una conica formano una conica nel piano duale.

Dunque l’asserzione si riduce a quella, gia vista, che due coniche siintersecano in, al piu, 4 punti.

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Dimostrazione del fatto che ci sono, al piu, 4 rettetangenti a due coniche:

La rappresentazione analitica delle coniche fa vedere che le rettetangenti a una conica formano una conica nel piano duale.

Dunque l’asserzione si riduce a quella, gia vista, che due coniche siintersecano in, al piu, 4 punti.

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Dimostrazione del fatto che ci sono, al piu, 4 rettetangenti a due coniche:

La rappresentazione analitica delle coniche fa vedere che le rettetangenti a una conica formano una conica nel piano duale.

Dunque l’asserzione si riduce a quella, gia vista, che due coniche siintersecano in, al piu, 4 punti.

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Dimostrazione del fatto che ci sono, al piu, 4 rettetangenti a due coniche:

La rappresentazione analitica delle coniche fa vedere che le rettetangenti a una conica formano una conica nel piano duale.

Dunque l’asserzione si riduce a quella, gia vista, che due coniche siintersecano in, al piu, 4 punti.

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Dimostrazione del fatto che ci sono, al piu, 4 rettetangenti a due coniche:

La rappresentazione analitica delle coniche fa vedere che le rettetangenti a una conica formano una conica nel piano duale.

Dunque l’asserzione si riduce a quella, gia vista, che due coniche siintersecano in, al piu, 4 punti.

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 , (con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.Q.E.D.

9

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 ,

(con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.Q.E.D.

9

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 , (con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.Q.E.D.

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 , (con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.Q.E.D.

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 , (con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.Q.E.D.

9

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 , (con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.

Q.E.D.9

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Dimostrazione del Teorema degli 8 cerchi di Apollonio:

Un cerchio ha equazione:

x2 + y2 + ax + by + c = 0 , (con (a/2)2 + (b/2)2 − c > 0 ) .

Dunque dipende da 3 parametri reali: a, b e c .

La condizione di tangenza e quadratica nelle variabili a, b e c .

Quindi, per trovare i cerchi tangenti a tre cerchi dati si devonotrovare le soluzioni comuni a tre equazioni quadratiche nelle trevariabili a, b e c .

In generale si ottengono, al piu, 8 soluzioni.Q.E.D.

9

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (I):

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (I):

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (I):

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Leon Battista Alberti(1404-1472)”Della Pictura”

Piero della Francesca(1412- 1492)”De prospectiva pingendi”

Abrecht Durer(1471-1528)”Unterweisung der Messungmit dem Zirkel undRichtscheit”

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Leon Battista Alberti(1404-1472)”Della Pictura”

Piero della Francesca(1412- 1492)”De prospectiva pingendi”

Abrecht Durer(1471-1528)”Unterweisung der Messungmit dem Zirkel undRichtscheit”

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Leon Battista Alberti(1404-1472)”Della Pictura”

Piero della Francesca(1412- 1492)”De prospectiva pingendi”

Abrecht Durer(1471-1528)”Unterweisung der Messungmit dem Zirkel undRichtscheit”

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Leon Battista Alberti(1404-1472)”Della Pictura”

Piero della Francesca(1412- 1492)”De prospectiva pingendi”

Abrecht Durer(1471-1528)”Unterweisung der Messungmit dem Zirkel undRichtscheit”

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Con la geometria proiettiva si stabilisce una perfetta dualita trapunti e rette del piano proiettivo.

Ora la frase: per due puntidistinti passa una sola retta, e perfettamente duale della

frase: due rette distinte siincontrano esattamente in unpunto.

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Con la geometria proiettiva si stabilisce una perfetta dualita trapunti e rette del piano proiettivo.

Ora la frase: per due puntidistinti passa una sola retta,

e perfettamente duale dellafrase: due rette distinte siincontrano esattamente in unpunto.

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Con la geometria proiettiva si stabilisce una perfetta dualita trapunti e rette del piano proiettivo.

Ora la frase: per due puntidistinti passa una sola retta,

e perfettamente duale dellafrase: due rette distinte siincontrano esattamente in unpunto.

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Con la geometria proiettiva si stabilisce una perfetta dualita trapunti e rette del piano proiettivo.

Ora la frase: per due puntidistinti passa una sola retta,

e perfettamente duale dellafrase: due rette distinte siincontrano esattamente in unpunto.

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Con la geometria proiettiva si stabilisce una perfetta dualita trapunti e rette del piano proiettivo.

Ora la frase: per due puntidistinti passa una sola retta,

e perfettamente duale dellafrase: due rette distinte siincontrano esattamente in unpunto.

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (II):

x

y

( 3, 0 )

(0, 2) Cerchio: x2 + y2 = 3Retta: y = 2Punti di intersezione:x2 + 22 = 3, ovverox2 + 4 = 3, ovvero x2 = −1.

√−1 = i

Punti di intersezione: (i , 2) e (−i , 2).

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (II):

x

y

( 3, 0 )

(0, 2)

Cerchio: x2 + y2 = 3Retta: y = 2Punti di intersezione:x2 + 22 = 3, ovverox2 + 4 = 3, ovvero x2 = −1.

√−1 = i

Punti di intersezione: (i , 2) e (−i , 2).

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (II):

x

y

( 3, 0 )

(0, 2) Cerchio: x2 + y2 = 3Retta: y = 2Punti di intersezione:x2 + 22 = 3, ovverox2 + 4 = 3, ovvero x2 = −1.

√−1 = i

Punti di intersezione: (i , 2) e (−i , 2).

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (II):

x

y

( 3, 0 )

(0, 2) Cerchio: x2 + y2 = 3Retta: y = 2Punti di intersezione:x2 + 22 = 3, ovverox2 + 4 = 3, ovvero x2 = −1.

√−1 = i

Punti di intersezione: (i , 2) e (−i , 2).

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Alla ricerca delle intersezioni mancanti (II):

x

y

( 3, 0 )

(0, 2) Cerchio: x2 + y2 = 3Retta: y = 2Punti di intersezione:x2 + 22 = 3, ovverox2 + 4 = 3, ovvero x2 = −1.

√−1 = i

Punti di intersezione: (i , 2) e (−i , 2).

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Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

x2 = 2

La retta reale R:

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Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

x2 = 2

La retta reale R:

Page 66: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

x2 = 2

La retta reale R:

Page 67: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

x2 = 2

La retta reale R:

Page 68: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

2

1

1

x2 = 2

La retta reale R:

Page 69: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

2

1

1

x2 = 2

1. 2

π

La retta reale R:

Page 70: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Numeri:1, 2, 3, . . .

0, 1, 2, 3, . . .

· · · − 3,−2,−1, 0, 1, 2, 3, . . .

−3

2,7

2,13

3

2

1

1

x2 = 2

1. 2

π

La retta reale R:

.. . . ....π21 30 2-1

.5 2-8 3

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Nicolo Tartaglia(Brescia 1500 - Venezia 1557)

Gerolamo Cardano(1515 Pavia - Roma 1576)

”Ars Magna”

Raffaele Bombelli(Bologna 1526 - Roma 1572)”Algebra”

Omar KhayyamGhiyath al-Din Abu’l-FathUmar ibn Ibrahim Al-Nisaburial-Khayyami(Nishapur 1048 - 1131)

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Nicolo Tartaglia(Brescia 1500 - Venezia 1557)

Gerolamo Cardano(1515 Pavia - Roma 1576)

”Ars Magna”

Raffaele Bombelli(Bologna 1526 - Roma 1572)”Algebra”

Omar KhayyamGhiyath al-Din Abu’l-FathUmar ibn Ibrahim Al-Nisaburial-Khayyami(Nishapur 1048 - 1131)

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Nicolo Tartaglia(Brescia 1500 - Venezia 1557)

Gerolamo Cardano(1515 Pavia - Roma 1576)

”Ars Magna”

Raffaele Bombelli(Bologna 1526 - Roma 1572)”Algebra”

Omar KhayyamGhiyath al-Din Abu’l-FathUmar ibn Ibrahim Al-Nisaburial-Khayyami(Nishapur 1048 - 1131)

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Nicolo Tartaglia(Brescia 1500 - Venezia 1557)

Gerolamo Cardano(1515 Pavia - Roma 1576)

”Ars Magna”

Raffaele Bombelli(Bologna 1526 - Roma 1572)”Algebra”

Omar KhayyamGhiyath al-Din Abu’l-FathUmar ibn Ibrahim Al-Nisaburial-Khayyami(Nishapur 1048 - 1131)

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Caspar Wessel(1745 - 1818)Interpretazione geometrica deinumeri complessi.

Il piano complesso C:Al posto della variabile reale x si considera ora una variabilecomplessa z = u + iv e al posto della variabile reale y si considerauna variabile complessa w = ξ + iη. Cosa succede alle curve piane?

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Caspar Wessel(1745 - 1818)Interpretazione geometrica deinumeri complessi.

Il piano complesso C:

.

.

.. .

.3i+2

i

2i

-i

1 2

-1=

Al posto della variabile reale x si considera ora una variabilecomplessa z = u + iv e al posto della variabile reale y si considerauna variabile complessa w = ξ + iη. Cosa succede alle curve piane?

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Caspar Wessel(1745 - 1818)Interpretazione geometrica deinumeri complessi.

Il piano complesso C:

.

.

.. .

.3i+2

i

2i

-i

1 2

-1=

Al posto della variabile reale x si considera ora una variabilecomplessa z = u + iv e al posto della variabile reale y si considerauna variabile complessa w = ξ + iη. Cosa succede alle curve piane?

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Descartes:

Una curva algebrica piana edata da una equazionepolinomiale P(x , y) = 0 , nelpiano di coordinate reali x e y .

Per esempio:

retta: P(x , y) = x − y + 1cerchio: P(x , y) = x2 + y2 − 1cubica: P(x , y) = x3 − x2 − y2

E nel piano di coordinatecomplesse z e w ?

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Descartes:

Una curva algebrica piana edata da una equazionepolinomiale P(x , y) = 0 , nelpiano di coordinate reali x e y .

Per esempio:

retta: P(x , y) = x − y + 1cerchio: P(x , y) = x2 + y2 − 1cubica: P(x , y) = x3 − x2 − y2

E nel piano di coordinatecomplesse z e w ?

Page 80: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Descartes:

Una curva algebrica piana edata da una equazionepolinomiale P(x , y) = 0 , nelpiano di coordinate reali x e y .

Per esempio:

retta: P(x , y) = x − y + 1cerchio: P(x , y) = x2 + y2 − 1cubica: P(x , y) = x3 − x2 − y2

x

y

P(x,y)=0

E nel piano di coordinatecomplesse z e w ?

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Descartes:

Una curva algebrica piana edata da una equazionepolinomiale P(x , y) = 0 , nelpiano di coordinate reali x e y .

Per esempio:

retta: P(x , y) = x − y + 1cerchio: P(x , y) = x2 + y2 − 1cubica: P(x , y) = x3 − x2 − y2

x

y

P(x,y)=0E nel piano di coordinatecomplesse z e w ?

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Descartes:

Una curva algebrica piana edata da una equazionepolinomiale P(x , y) = 0 , nelpiano di coordinate reali x e y .

Per esempio:

retta: P(x , y) = x − y + 1cerchio: P(x , y) = x2 + y2 − 1cubica: P(x , y) = x3 − x2 − y2

x

y

P(x,y)=0

E nel piano di coordinatecomplesse z e w ?

P(z, w)=0 ?

z=u+iv

w=s+it

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Bernhard Riemann(Breselenz [Hanover] 1826- Selasca [Como] 1866)

21

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y

x

x − 23y − 1 = 0

z − 23w − 1 = 0

x2 + y2 = 1 z2 + w2 = 1

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y

x

x − 23y − 1 = 0

z

w

z − 23w − 1 = 0

x2 + y2 = 1 z2 + w2 = 1

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y

x

x − 23y − 1 = 0

z

w

z − 23w − 1 = 0

x

y

x2 + y2 = 1

z2 + w2 = 1

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y

x

x − 23y − 1 = 0

z

w

z − 23w − 1 = 0

x

y

x2 + y2 = 1

z

w

z2 + w2 = 1

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x

y

y2 = x3 − x

w2 = z3 − z

x4 + y4 = 1 w2 = z4 − 1

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x

y

y2 = x3 − x

w

z

w2 = z3 − z

x4 + y4 = 1 w2 = z4 − 1

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x

y

y2 = x3 − x

w

z

w2 = z3 − z

x

y

x4 + y4 = 1

w2 = z4 − 1

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x

y

y2 = x3 − x

w

z

w2 = z3 − z

x

y

x4 + y4 = 1

z

w

w2 = z4 − 1

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In conclusione, nello spazio bidimensionale, complesso e proiettivoP2C, con coordinate complesse z e w , le soluzioni dell’ equazioneP(z ,w) = 0 formano una superficie, che si chiama superficie diRiemann. Il numero dei ”buchi” di questa superficie si chiama ilgenere della superficie e si denota con la lettera g.

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In conclusione, nello spazio bidimensionale, complesso e proiettivoP2C, con coordinate complesse z e w , le soluzioni dell’ equazioneP(z ,w) = 0 formano una superficie, che si chiama superficie diRiemann. Il numero dei ”buchi” di questa superficie si chiama ilgenere della superficie e si denota con la lettera g.

z

w........... P(z, w)=0

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Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?

Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

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Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

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Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

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Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

Page 98: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

Page 99: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

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Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette.

A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

Page 101: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche.

Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

Page 102: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.

Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

Page 103: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si fa a calcolare il genere di una superficie di Riemann datala sua equazione?Esempi:

retta : z + w = 1 g = 0 ,

conica : z2 + w2 = 1 g = 0 ,

cubica : z3 + w3 = 1 g = 1 ,

quartica : z4 + w4 = 1 g = 3 ,

curva di grado d : zd + wd = 1 g =(d − 1)(d − 2)

2.

In un certo senso, le curve di genere 0 sono la naturalegeneralizzazione delle rette. A prima vista sembra che le unichecurve piane di genere 0 siano le rette e le coniche. Ma non e cosı.Questo dipende dal fatto che una curva puo avere dei ”nodi”.Consideriamo l’esempio della cubica:

25

Page 104: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

x

y

y2 = x3 − x

w2 = z3 − z

y2 = y3 − y2 w2 = z3 − z2

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x

y

y2 = x3 − x

w

z

w2 = z3 − z

y2 = y3 − y2 w2 = z3 − z2

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x

y

y2 = x3 − x

w

z

w2 = z3 − z

x

y

y2 = y3 − y2

w2 = z3 − z2

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x

y

y2 = x3 − x

w

z

w2 = z3 − z

x

y

y2 = y3 − y2

z

w

w2 = z3 − z2

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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Ora, una cubica con un nodo va considerata come una superficie digenere 0 e non di genere 1:

Nella stessa maniera una superficie del tipo:

va considerata come unasuperficie di genere 3 e non 5!

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 !

Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi.

Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche.

Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza.

Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti,

le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2.

L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero.

ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero.

Come si calcola Nd?

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In conclusione: una curva piana di grado d con δ nodi vaconsiderata come una superficie di Riemann di genere

g =(d − 1)(d − 2)

2− δ .

Dunque ci sono tantissime curve piane di genere 0 ! Sono tutte lecurve piane di grado d che hanno

δ =(d − 1)(d − 2)

2.

nodi. Ora trattiamo queste curve di genere zero cosı come Euclidetrattava le rette e Apollonio le coniche. Si nota pero subito unadifferenza. Mentre secondo Euclide vi e un’ unica retta per duepunti e per Apollonio un’ unica conica per 5 punti, le cose nonsono altrettanto semplici per le curve piane di grado d e generezero non appena d > 2. L’unica cosa che si puo dire, senza troppadifficolta, e che, per 3d − 1 punti del piano, passano solo unnumero finito di curve piane di grado d e genere zero. ChiamiamoNd questo numero. Come si calcola Nd?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati.

Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Dunque, il misterioso numero Nd e il numero di curve piane digrado d e genere 0 che passano per per 3d − 1 punti del pianoassegnati. Cosa si sa di Nd?

d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

Schubert 5 14 N5 = 87304

Ma perche mai uno si deve rompere la testa su un problema cosıastruso, remoto dalla realta e probabilmente irrilevante?

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Onde solitoniche,

o solitarie, o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

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Onde solitoniche, o solitarie,

o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

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Onde solitoniche, o solitarie, o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

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Onde solitoniche, o solitarie, o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

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Onde solitoniche, o solitarie, o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

u

x

.u(x,t)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

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Onde solitoniche, o solitarie, o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

u

x

.u(x,t)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

Page 142: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Onde solitoniche, o solitarie, o anomale.

J.Scott-Russell (1808-1882)

u

x

.u(x,t)

L’ acquedotto ”Scott Russell” nello Union Canal, vicinoall’Universita Heriot-Watt (12 Luglio 1995).

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

31

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

31

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

31

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

31

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

31

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

31

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Due onde solitoniche di diversaampiezza e velocita cheinterferiscono, per poicontinuare immutate eindisturbate il loro corso.

L’equazione differenziale che governa queste onde fu scoperta dadue fisici-matematici olandesi Korteweg e de Vries intorno al 1890.L’equazione prende il loro nome: l’ equazione KdV

ut = 6uux − uxxx , u = u(x , t) .

(utt = c · uxx)

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione. Lecostanti del moto sono gli autovalori dell’operatore di Schroedinger.

L(t) =d2

dx2+ u(x , t) , L(t)v(x , t) = λ · v(x , t) .

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione. Lecostanti del moto sono gli autovalori dell’operatore di Schroedinger.

L(t) =d2

dx2+ u(x , t) , L(t)v(x , t) = λ · v(x , t) .

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione. Lecostanti del moto sono gli autovalori dell’operatore di Schroedinger.

L(t) =d2

dx2+ u(x , t) , L(t)v(x , t) = λ · v(x , t) .

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione. Lecostanti del moto sono gli autovalori dell’operatore di Schroedinger.

L(t) =d2

dx2+ u(x , t) , L(t)v(x , t) = λ · v(x , t) .

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione. Lecostanti del moto sono gli autovalori dell’operatore di Schroedinger.

L(t) =d2

dx2+ u(x , t) , L(t)v(x , t) = λ · v(x , t) .

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione. Lecostanti del moto sono gli autovalori dell’operatore di Schroedinger.

L(t) =d2

dx2+ u(x , t) , L(t)v(x , t) = λ · v(x , t) .

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione.

Nel 1990, Douglas, Kazakov legano la KdV alla teoria dellestringhe.

Nel 1990-1992, Witten e Kontsevich risolvono fondamentalicongetture di geometria enumerativa facendo uso della KdV.

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione.

Nel 1990, Douglas, Kazakov legano la KdV alla teoria dellestringhe.

Nel 1990-1992, Witten e Kontsevich risolvono fondamentalicongetture di geometria enumerativa facendo uso della KdV.

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Le molte e inaspettate apparizioni della KdV

Nel 1952, a Los Alamos, Fermi-Pasta e Ulam trovano la KdVstudiando un sistema N particelle, accoppiate con potenzialequadratico e che si muovono su una retta

Nel 1961, Kadomtzev e Petviashvilii trovano la KdV nello studiodel plasma stellare.

Nel 1972, Novikov trova la KdV nello studio della funzione θ diRiemann per curve iperellittiche.

Nel 1975, Peter Lax interpreta la KdV come un sistemaHamiltoniano completamente integrabile ad infinite dimensione.

Nel 1990, Douglas, Kazakov legano la KdV alla teoria dellestringhe.

Nel 1990-1992, Witten e Kontsevich risolvono fondamentalicongetture di geometria enumerativa facendo uso della KdV.

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)Forze elettromagnetiche(Maxwell)Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze esistenti in Natura

Gravita(Newton, Einstein)

Forze elettromagnetiche(Maxwell)

Mondo delleparticelle:Forze forti.Forze deboli.(Planck, Bohr,Shroedinger,Heisenberg)

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...

Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.

Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.

Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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Forze e Particelle:

Forze Forti: Gluone, elettrone, positrone, quarks, muone,...Forze deboli: Bosoni deboli.Forze elettromagnetiche: Fotoni.Gravita: Gravitone. (?)

Problema dell’ unificazione:

Trovare una teoria, un modello, una geometria in cui si concilinomeccanica quantistica, elettromagnetismo e gravita.

Perche tentare: perche e possibile concepire situazioni in cuiqueste forze possono interagire (big bang e buchi neri).

Perche e difficile: perche gravita e meccanica quantistica sembranoinconciliabili.

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La geometria della relativita generale

Stephen Hawking

La massa dice allo spazio come curvarsi.Lo spazio dice alla massa come muoversi.

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La geometria della relativita generale

Stephen Hawking

La massa dice allo spazio come curvarsi.Lo spazio dice alla massa come muoversi.

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La geometria della relativita generale

Stephen Hawking

La massa dice allo spazio come curvarsi.

Lo spazio dice alla massa come muoversi.

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La geometria della relativita generale

Stephen Hawking

La massa dice allo spazio come curvarsi.Lo spazio dice alla massa come muoversi.

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La geometria della relativita generale

Stephen Hawking

La massa dice allo spazio come curvarsi.Lo spazio dice alla massa come muoversi.

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Il mondo della meccanica quantistica

L’energia e i momenti delle particelle sono incerti, cambianofreneticamente tra stato e stato. Le particelle si creano e sidistruggono continuamente. La nozione di uno spazio curvo, maliscio, che e centrale nella relativita generale e distrutta dalleviolente fluttuazioni della meccanica quantistica. Il mondo dellarelativita generale e deterministico, quello della meccanicaquantistica e dominato dal principio di indeterminazione diHeisenberg.

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Il mondo della meccanica quantistica

L’energia e i momenti delle particelle sono incerti, cambianofreneticamente tra stato e stato. Le particelle si creano e sidistruggono continuamente.

La nozione di uno spazio curvo, maliscio, che e centrale nella relativita generale e distrutta dalleviolente fluttuazioni della meccanica quantistica. Il mondo dellarelativita generale e deterministico, quello della meccanicaquantistica e dominato dal principio di indeterminazione diHeisenberg.

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Il mondo della meccanica quantistica

L’energia e i momenti delle particelle sono incerti, cambianofreneticamente tra stato e stato. Le particelle si creano e sidistruggono continuamente. La nozione di uno spazio curvo, maliscio, che e centrale nella relativita generale e distrutta dalleviolente fluttuazioni della meccanica quantistica.

Il mondo dellarelativita generale e deterministico, quello della meccanicaquantistica e dominato dal principio di indeterminazione diHeisenberg.

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Il mondo della meccanica quantistica

L’energia e i momenti delle particelle sono incerti, cambianofreneticamente tra stato e stato. Le particelle si creano e sidistruggono continuamente. La nozione di uno spazio curvo, maliscio, che e centrale nella relativita generale e distrutta dalleviolente fluttuazioni della meccanica quantistica. Il mondo dellarelativita generale e deterministico,

quello della meccanicaquantistica e dominato dal principio di indeterminazione diHeisenberg.

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Il mondo della meccanica quantistica

L’energia e i momenti delle particelle sono incerti, cambianofreneticamente tra stato e stato. Le particelle si creano e sidistruggono continuamente. La nozione di uno spazio curvo, maliscio, che e centrale nella relativita generale e distrutta dalleviolente fluttuazioni della meccanica quantistica. Il mondo dellarelativita generale e deterministico, quello della meccanicaquantistica e dominato dal principio di indeterminazione diHeisenberg.

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

Diagramma di Feynman.R.Feynmann (1918-1988)

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

Diagramma di Feynman.R.Feynmann (1918-1988)

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

e

e

e

+ +

- -

Diagramma di Feynman.R.Feynmann (1918-1988)

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

e

e

e

+ +

- -

Diagramma di Feynman.

R.Feynmann (1918-1988)

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

e

e

e

+ +

- -

Diagramma di Feynman.

R.Feynmann (1918-1988)

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

e

e

e

+ +

- -

Diagramma di Feynman.

R.Feynmann (1918-1988)

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Interazioni di particelle elementari

Collisione di un elettrone e di un positrone con emissione di unfotone:

e

e

e

+ +

- -

Diagramma di Feynman.

R.Feynmann (1918-1988)

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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Il moto nella meccanica classica e governato dal principio di azione.

Minimizzando l’azione si ottengono le equazioni del moto. Dalleequazioni del moto si puo ricavare la traiettoria.

In meccanica quantistica cio che si cerca e la funzione dipartizione. Questa funzione, solitamente indicata col simbolo Z ,racchiude le informazioni probabilistiche dell’evento studiato.

Spesso, si puo esprimere la funzione di partizione come serie in unparametro (per esempio la temperatura) o in piu parametri o, avolte in infiniti parametri:

Z = Z (t) = a0 + a1t + a2t2 + a3t

3 + · · ·+ ad td + . . .

Z = Z (t0, t1, t2, . . . , tn)

Z = Z (t0, t1, t2, . . . )

Spesso la funzione di partizione si puo esprimere anche in un altromodo e cioe come una somma, i cui ”indici” di sommatoria sonodiagrammi di Feynman.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.

Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa. Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto. Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.

Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa. Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto. Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa. Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto. Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa. Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto. Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa.

Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto. Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa. Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto.

Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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La teoria delle stringhe einiziata, in modoaccidentale, con un lavorodi Gabriele Veneziano suicosidetti modelli duali.Sono seguiti i lavori diGreen e Schwarz. Infine eEdward Witten che hamesso la teoria dellestringhe al centro di uncongetturale modello diunificazione.

Gabriele Veneziano(Firenze 1942-)CERN Ginevra

Edward Witten(Baltimora 1951-)IAS Princeton

L’ ipotesi alla base della teoria delle stringhe e che le varie particelleelementari, ivi compreso il gravitone, corrispondono ai diversi modidi vibrare di una singola stringa. Non si pensa piu a una particellapuntiforme ma a una stringa , o a un laccetto, chiuso o aperto. Leparticelle elementari sono incarnazioni di questa stringa. La stringae come una corda di violino, e le particelle sono le note musicali.

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Dove dovrebbero vivere le stringhe secondo questo modello.

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Dove dovrebbero vivere le stringhe secondo questo modello.

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Dove dovrebbero vivere le stringhe secondo questo modello.

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Dove dovrebbero vivere le stringhe secondo questo modello.

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Dove dovrebbero vivere le stringhe secondo questo modello.

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Le stringhe vivono in unavarieta X di 6 dimensioni,compatta e piccolissima.

Questa e una varieta diCalabi-Yau.

X

In questo modello vi euna varieta diCalabi-Yau in ogni puntodello spazio-tempo.Dunque, in questomodello, il nostrouniverso ha 10dimensioni.

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Le stringhe vivono in unavarieta X di 6 dimensioni,compatta e piccolissima.Questa e una varieta diCalabi-Yau.

X

In questo modello vi euna varieta diCalabi-Yau in ogni puntodello spazio-tempo.Dunque, in questomodello, il nostrouniverso ha 10dimensioni.

X X X X X X

X X X X X X

X X X XX X

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Le stringhe vivono in unavarieta X di 6 dimensioni,compatta e piccolissima.Questa e una varieta diCalabi-Yau.

X

In questo modello vi euna varieta diCalabi-Yau in ogni puntodello spazio-tempo.Dunque, in questomodello, il nostrouniverso ha 10dimensioni.

X X X X X X

X X X X X X

X X X XX X

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Le stringhe vivono in unavarieta X di 6 dimensioni,compatta e piccolissima.Questa e una varieta diCalabi-Yau.

X

In questo modello vi euna varieta diCalabi-Yau in ogni puntodello spazio-tempo.

Dunque, in questomodello, il nostrouniverso ha 10dimensioni.

X X X X X X

X X X X X X

X X X XX X

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Le stringhe vivono in unavarieta X di 6 dimensioni,compatta e piccolissima.Questa e una varieta diCalabi-Yau.

X

In questo modello vi euna varieta diCalabi-Yau in ogni puntodello spazio-tempo.

Dunque, in questomodello, il nostrouniverso ha 10dimensioni.

X X X X X X

X X X X X X

X X X XX X

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Le stringhe vivono in unavarieta X di 6 dimensioni,compatta e piccolissima.Questa e una varieta diCalabi-Yau.

X

In questo modello vi euna varieta diCalabi-Yau in ogni puntodello spazio-tempo.Dunque, in questomodello, il nostrouniverso ha 10dimensioni.

X X X X X X

X X X X X X

X X X XX X

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Un esempio di varieta di Calabi-Yau:

x5 + y5 + z5 + t5 = 1

Una qualsiasi quintica non-singolare nello spazio proiettivocomplesso di dimensione 4 e una varieta di Calabi-Yau.

Eugenio Calabi(Torino 1924 -)

Shing-Tung Yau(Shantou 1949 -)

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Un esempio di varieta di Calabi-Yau:

x5 + y5 + z5 + t5 = 1

Una qualsiasi quintica non-singolare nello spazio proiettivocomplesso di dimensione 4 e una varieta di Calabi-Yau.

Eugenio Calabi(Torino 1924 -)

Shing-Tung Yau(Shantou 1949 -)

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Un esempio di varieta di Calabi-Yau:

x5 + y5 + z5 + t5 = 1

Una qualsiasi quintica non-singolare nello spazio proiettivocomplesso di dimensione 4 e una varieta di Calabi-Yau.

Eugenio Calabi(Torino 1924 -)

Shing-Tung Yau(Shantou 1949 -)

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Un esempio di varieta di Calabi-Yau:

x5 + y5 + z5 + t5 = 1

Una qualsiasi quintica non-singolare nello spazio proiettivocomplesso di dimensione 4 e una varieta di Calabi-Yau.

Eugenio Calabi(Torino 1924 -)

Shing-Tung Yau(Shantou 1949 -)

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Un esempio di varieta di Calabi-Yau:

x5 + y5 + z5 + t5 = 1

Una qualsiasi quintica non-singolare nello spazio proiettivocomplesso di dimensione 4 e una varieta di Calabi-Yau.

Eugenio Calabi(Torino 1924 -)

Shing-Tung Yau(Shantou 1949 -)

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione.

Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae.

E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau.

Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante.

Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX .

Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Come nel caso della meccanica quantistica, anche in teoria dellestringhe si costruisce una funzione di partizione. Per ricordarsidella varieta X di Calabi-Yau, la si denota con il simbolo

ZX = ZX (t0, t1, t2, . . . ) =∑

i0,i1,i2,...,in

ai0i1i2...inti00 t i1

1 t i22 · · · t

inn

Ora si astrae. E’ vero che il modello fisico sembra suggerirci che lestringhe vivono in una varieta X di Calabi-Yau. Per un matematicola cosa non e poi cosı importante. Quello che e interessante e ilpassaggio dalla varieta X alla funzione ZX . Domande:

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Come si calcola ZX ?

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ?

Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in?

Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X .

In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

Page 277: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ?

In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli.

Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Si puo costruire una funzione ZX per ogni varieta X ? Sı.

Che informazioni ci da ZX , o meglio cosa ci dicono i coefficientiai0i1i2...in? Questi numeri sono legati alla geometria delle curvealgebriche immerse in X . In ogni caso si sa che sono numerirazionali!

Come si calcola ZX ? In generale non si sa.

Witten considera il caso X = {punto} e trova il significato esattodi questi numeri, ma non sa come calcolarli. Kontsevich li calcoladimostrando un sorprendente risultato congetturato da Witten.

Teorema. La funzione Z{punto}(t0, t1, t2, . . . ) soddisfa l’equazioneKdV.

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Consideriamo infine il caso in cui X eil piano proiettivo complesso:X = P2C. Kontsevich dimostra cheZP2C ha questa forma:

ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

dove Nd e il numero delle curvepiane di genere 0 e grado d chepassano per 3d − 1 punti assegnati!

Maxim Kontsevich (1964- )(IHES Parigi)

Kontsevich dimostra che la ”funzione di partizione” ZP2C(t0, t1)soddisfa l’equazione WDVV. Questo gli basta per trovare unaformula induttiva per calcolare tutti i numeri Nd

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Consideriamo infine il caso in cui X eil piano proiettivo complesso:X = P2C.

Kontsevich dimostra cheZP2C ha questa forma:

ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

dove Nd e il numero delle curvepiane di genere 0 e grado d chepassano per 3d − 1 punti assegnati!

Maxim Kontsevich (1964- )(IHES Parigi)

Kontsevich dimostra che la ”funzione di partizione” ZP2C(t0, t1)soddisfa l’equazione WDVV. Questo gli basta per trovare unaformula induttiva per calcolare tutti i numeri Nd

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Consideriamo infine il caso in cui X eil piano proiettivo complesso:X = P2C. Kontsevich dimostra cheZP2C ha questa forma:

ZP2C(t0, t1)

=∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

dove Nd e il numero delle curvepiane di genere 0 e grado d chepassano per 3d − 1 punti assegnati!

Maxim Kontsevich (1964- )(IHES Parigi)

Kontsevich dimostra che la ”funzione di partizione” ZP2C(t0, t1)soddisfa l’equazione WDVV. Questo gli basta per trovare unaformula induttiva per calcolare tutti i numeri Nd

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Consideriamo infine il caso in cui X eil piano proiettivo complesso:X = P2C. Kontsevich dimostra cheZP2C ha questa forma:

ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

dove Nd e il numero delle curvepiane di genere 0 e grado d chepassano per 3d − 1 punti assegnati!

Maxim Kontsevich (1964- )(IHES Parigi)

Kontsevich dimostra che la ”funzione di partizione” ZP2C(t0, t1)soddisfa l’equazione WDVV. Questo gli basta per trovare unaformula induttiva per calcolare tutti i numeri Nd

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Consideriamo infine il caso in cui X eil piano proiettivo complesso:X = P2C. Kontsevich dimostra cheZP2C ha questa forma:

ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

dove Nd e il numero delle curvepiane di genere 0 e grado d chepassano per 3d − 1 punti assegnati!

Maxim Kontsevich (1964- )(IHES Parigi)

Kontsevich dimostra che la ”funzione di partizione” ZP2C(t0, t1)soddisfa l’equazione WDVV. Questo gli basta per trovare unaformula induttiva per calcolare tutti i numeri Nd

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Consideriamo infine il caso in cui X eil piano proiettivo complesso:X = P2C. Kontsevich dimostra cheZP2C ha questa forma:

ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

dove Nd e il numero delle curvepiane di genere 0 e grado d chepassano per 3d − 1 punti assegnati!

Maxim Kontsevich (1964- )(IHES Parigi)

Kontsevich dimostra che la ”funzione di partizione” ZP2C(t0, t1)soddisfa l’equazione WDVV. Questo gli basta per trovare unaformula induttiva per calcolare tutti i numeri Nd

Page 288: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si e visto, la funzione di partizione del piano proiettivo e:

Z = ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

Ecco l’equazione WDVV soddisfatta dalla Z :

∂3Z

∂t13=

(∂3Z

∂t02∂t1

)2

−(

∂3Z

∂t0∂t12

) (∂3Z

∂t13

).

E questa e la formula di ricorrenza per Nd che ne consegue(d > 1):

Nd =∑

d1+d2=d , d1,d2>0

Nd1Nd2

(d21d2

2

(3d − 4

3d1 − 2

)− d3

1d2

(3d − 4

3d1 − 1

)).

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Come si e visto, la funzione di partizione del piano proiettivo e:

Z = ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

Ecco l’equazione WDVV soddisfatta dalla Z :

∂3Z

∂t13=

(∂3Z

∂t02∂t1

)2

−(

∂3Z

∂t0∂t12

) (∂3Z

∂t13

).

E questa e la formula di ricorrenza per Nd che ne consegue(d > 1):

Nd =∑

d1+d2=d , d1,d2>0

Nd1Nd2

(d21d2

2

(3d − 4

3d1 − 2

)− d3

1d2

(3d − 4

3d1 − 1

)).

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Come si e visto, la funzione di partizione del piano proiettivo e:

Z = ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

Ecco l’equazione WDVV soddisfatta dalla Z :

∂3Z

∂t13=

(∂3Z

∂t02∂t1

)2

−(

∂3Z

∂t0∂t12

) (∂3Z

∂t13

).

E questa e la formula di ricorrenza per Nd che ne consegue(d > 1):

Nd =∑

d1+d2=d , d1,d2>0

Nd1Nd2

(d21d2

2

(3d − 4

3d1 − 2

)− d3

1d2

(3d − 4

3d1 − 1

)).

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Come si e visto, la funzione di partizione del piano proiettivo e:

Z = ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

Ecco l’equazione WDVV soddisfatta dalla Z :

∂3Z

∂t13=

(∂3Z

∂t02∂t1

)2

−(

∂3Z

∂t0∂t12

) (∂3Z

∂t13

).

E questa e la formula di ricorrenza per Nd che ne consegue(d > 1):

Nd =∑

d1+d2=d , d1,d2>0

Nd1Nd2

(d21d2

2

(3d − 4

3d1 − 2

)− d3

1d2

(3d − 4

3d1 − 1

)).

Page 292: Dalle coniche alle stringhe - Dipartimento di Matematica · PDF fileDalle coniche alle stringhe Enrico Arbarello Febbraio 2006. Euclide (325-265 a.C.) ”Euclide-Bramante

Come si e visto, la funzione di partizione del piano proiettivo e:

Z = ZP2C(t0, t1) =∞∑

d=1

Ndt3d−11

(3d − 1)!edt0

Ecco l’equazione WDVV soddisfatta dalla Z :

∂3Z

∂t13=

(∂3Z

∂t02∂t1

)2

−(

∂3Z

∂t0∂t12

) (∂3Z

∂t13

).

E questa e la formula di ricorrenza per Nd che ne consegue(d > 1):

Nd =∑

d1+d2=d , d1,d2>0

Nd1Nd2

(d21d2

2

(3d − 4

3d1 − 2

)− d3

1d2

(3d − 4

3d1 − 1

)).

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

. . .

. . .

12 35 N12 =48211368061802

929292368686080

. . .

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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12 35 N12 =48211368061802

929292368686080

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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12 35 N12 =48211368061802

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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12 35 N12 =48211368061802

929292368686080

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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929292368686080

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d 3d − 1 Nd

Euclide (≈300 a.C.) 1 2 N1 = 1

Apollonio (≈240 a.C.) 2 5 N2 = 1

Chasles (≈1820) 3 8 N3 = 12

Schubert (≈1870) 4 11 N4 = 620

5 14 N5 = 87304

Konstevich(1993) 6 17 N6 = 2631297

7 20 N7 = 14616808192

8 23 N8 = 13525751027392

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Non solo e possibile che la teoria delle stringhe non sia il modellogiusto per l’unificazione, ma e anche possibile che in futuro sitroveranno vie meno tortuose, e modi piu ”naturali” e piu elegantiper dimostare i teoremi di geometria numerativa qui illustrati (ilche sta in parte accadendo) e che tutto cio sia stato un sempliceaccidente. In ogni caso, questo e quello che e accaduto ed e anchequello che spesso accade e anche l’accidente va capito.