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Il suono Il suono è un’onda di pressione acustica che necessita di un mezzo per la propria propagazione. Il cervello trasforma questa energia in sensazione sonora. 1.1 Alcune nozioni di fisica Per pressione si intende la forza applicata ad una superficie: quando questa forza viene applicata, la superficie subisce una variazione rispetto al proprio punto di equilibrio. Per la terza legge di Newton, una volta cessata l’applica- zione della forza, la superficie tende a tornare al proprio stato di equilibrio. La capacità di assorbire una pressione da parte di una superficie ha un limite, dovuto alla propria elasticità: superata questa soglia, la superficie si “distrugge”. Non è comunque un caso inerente al suono, in quanto entrano in gioco pressioni bassissime. Quando un corpo riceve questa energia, la redistribuisce alla “materia” a lui vicina (nel nostro caso un mezzo): ad esempio, un corpo passa l’energia ad una molecola, che tende ad accelerare, sbattendo sulle altre molecole. Ci sarà quindi una zona di massa d’aria compressa, ciò e con pressione maggiore delle altre zone. Se ci sono due zone d’aria, una bassa e l’altra ad alta pressione, quella a bassa richiama quella ad alta pressione. Si instaura quindi un movimento del genere:

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Il#suono!Il suono è un’onda di pressione acustica che necessita di un mezzo per la propria propagazione. Il cervello trasforma questa energia in sensazione sonora.

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1.1!Alcune!nozioni!di!fisica!Per pressione si intende la forza applicata ad una superficie: quando questa forza viene applicata, la superficie subisce una variazione rispetto al proprio punto di equilibrio. Per la terza legge di Newton, una volta cessata l’applica- zione della forza, la superficie tende a tornare al proprio stato di equilibrio. La capacità di assorbire una pressione da parte di una superficie ha un limite, dovuto alla propria elasticità: superata questa soglia, la superficie si “distrugge”. Non è comunque un caso inerente al suono, in quanto entrano in gioco pressioni bassissime.

Quando un corpo riceve questa energia, la redistribuisce alla “materia” a lui vicina (nel nostro caso un mezzo): ad esempio, un corpo passa l’energia ad una molecola, che tende ad accelerare, sbattendo sulle altre molecole. Ci sarà quindi una zona di massa d’aria compressa, ciò e con pressione maggiore delle altre zone. Se ci sono due zone d’aria, una bassa e l’altra ad alta pressione, quella a bassa richiama quella ad alta pressione. Si instaura quindi un movimento del genere:

Nella definizione di suono, l’aggettivo “acustica” indica che è una variazione di pressione percepibile dall’orecchio (esempi di onde di pressione non acustiche: il mare, i terremoti e le esplosioni).

Più il mezzo è denso e più il suono è veloce (se ignoriamo i problemi di isolamento). Nell’aria, a 20° e al livello del mare, la velocità del suono è 343m/s. Nell’acqua dolce è 1450m/s. Nell’acqua salata è 1550m/s. Nell’acciaio è 5000m/s.

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1.2!Rappresentazione!delle!onde!sonore!L’andamento di un’onda sonora generica viene rappresentato in un grafico che descrive le variazioni di pressione dell’aria in funzione del tempo. La forma d’onda sonora più semplice che si possa immaginare è l’onda sinusoidale ed un’onda sinusoidale.

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1.3!Componenti!del!suono!Il teorema di Fourier afferma che un suono è formato da diverse componenti sinusoidali. Una componente sinusoidale è una funzione sinusoidale avente una certa ampiezza, frequenza e fase.

L’intonazione di un suono è data dalla frequenza della componente avente frequenza più bassa di tutte (detta fondamentale). Le altre componenti vengono dette armoniche se sono in rapporto armonico con la fondamentale, ovvero se la loro frequenza è multipla di un intero positivo diverso da zero. Il suono di molti strumenti acustici, come il pianoforte, ha componenti non armoniche, ciò e non multiple di un intero positivo della fondamentale. Una componente non armonica viene detta parziale.

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1.4!Lo!spettro!I segnali acustici sono segnali continui nel tempo: ovvero è sempre possibile calcolare il valore della loro ampiezza in qualsiasi istante di tempo. La descrizione di un segnale nel dominio del tempo si chiama spettro e con analisi spettrale si intende la misurazione delle ampiezze delle componenti di un’onda complessa partendo dalla loro frequenza.

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1.5!Altezza!L’altezza determina se un suono è acuto o grave in maniera direttamente proporzionale: tanto maggiore è la frequenza e tanto più acuto è il suono, tanto minore è la frequenza tanto più grave è il suono.

I musicisti lo indicano con le note; i tecnici del suono con la frequenza (misurata in Hertz).

C’è comunque una corrispondenza biunivoca tra i due metodi.

Quando una sorgente sonora si avvicina sembra che l’altezza del suono aumenti e quando si allontana sembra che diminuisca. Questo fenomeno, detto effetto doppler, è solamente apparente in quanto la frequenza del suono rimane sempre la stessa per tutta la durata del moto della sorgente. Ciò che accade può essere spiegato dal fatto che quando la sorgente sonora si avvicina giungono all’orecchio un maggior numero di onde per unità di tempo di quando si allontana.

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1.6!Intensità!L’intensità dipende dall’ampiezza delle vibrazioni. Essa determina in modo proporzionale il volume del

suono (ciò e se c’è più o meno energia). I musicisti indicano l’intensità attraverso simboli come PPP o fff. I tecnici del suono usano il decibel.

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1.6.1!Ampiezza

È la misura dello scostamento massimo dalla posizione di equilibrio.

Ampiezze maggiori corrispondono a volumi più alti. Esistono due tipi di misura delle ampiezze.

La prima è una misura di tipo assoluto ed è detta ampiezza di picco. Questa grandezza misura effettivamente il punto in cui l'onda ha ampiezza massima.

La seconda è una misura sull'ampiezza come viene percepita dall'orecchio. Si parla in questo caso di valore quadratico medio, in inglese: RMS - Root Mean Square.

Tanto maggiore è l'energia trasportata dall'onda, tanto più elevata è la sensazione di livello del suono percepita. La pressione dell'onda è legata alla sua ampiezza.

Decibel - dBspl (spl: sound pressure level, livello di pressione sonora) - intensità.

Decibel Sorgente

1 Soglia minima

10 Sussurro

50 Conversazione animata

70 Motorino

90 Rumore di un ufficio

100 Motorino Sega elettrica

115 Concerto rock

120 Soglia del dolore

140 Aereoplano

1.7!Timbro!Il timbro di un suono dipende sostanzialmente dalla forma dell’onda del suono stesso. Sostanzialmente il timbro è dato dalla mescolanza delle armoniche presenti in un suono. Sono proprio le armoniche con la loro combinazione che determinano la differenza tra il suono di un pianoforte e quello di un clarinetto.

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1.8!Riflessione!e!riverbero!Se battiamo le mani, ipotizziamo all’interno di una chiesa, avverrà che daremo luogo a una moltitudine di onde sonore, che inizieranno a diffondersi dalla fonte (le nostre mani) in ogni direzione. Le prime onde che solleciteranno i nostri timpani, e quindi il primo suono che sentiremo sarà il suono diretto (direct sound), vale a dire quello proveniente direttamente dalla fonte, le mani.

Subito dopo, però, con un intervallo variabile intorno ai 40/50 millisecondi, altre onde arriveranno in

successione al nostro apparato uditivo. Queste onde saranno quelle che, diffusesi dalla fonte e rimbalzate contro una superficie vicina (il pavimento, una parete, una colonna), colpiranno il nostro timpano con un qualche ritardo. Si tratta delle cosiddette prime riflessioni (early reflection), ciò e di riflessioni singole udibili distintamente che ci riportano all’orecchio versioni leggermente modificate del suono originale. Esse arrivano, però, non tutte nello stesso momento e sono variamente caratterizzate.

I diversi ritardi sono dovuti alla diversa lunghezza del viaggio che hanno compiuto mentre la diversa caratterizzazione è dovuta al diverso “affaticamento”, causato dal viaggio più o meno lungo, e ai diversi tipi di materiali contro i quali hanno sbattuto, lasciandoci un po’ dell’energia iniziale. Una caratteristica importante nelle prime riflessioni è che esse:

• permettono di localizzare la fonte sonora nello spazio;

• danno il senso della posizione dell’ascoltatore rispetto alla fonte sonora;

• fanno intuire quali sono le caratteristiche fisiche (in termini di forma e dimensioni) della stanza nella quale avviene l’evento sonoro.

Il regno temporale delle prime riflessioni va grossomodo dai 20 ms fino a circa 100 ms, dopo di che le riflessioni in arrivo si faranno sempre più fitte e non più riconoscibili singolarmente. Cominceremo così a udire non più riflessioni distinguibili ma un suono sempre più denso, costituito da un crescente numero di altre riflessioni provenienti da superfici più lontane da noi (le altre pareti, il soffitto, le finestrature) e giungenti al nostro orecchio a tempi diversi.

La quantità e la qualità di questo insieme di riflessioni, dette tarde riflessioni o diffusa riverberazione, dipenderà dalle dimensioni e fattezze dello spazio in cui si è verificato l’evento sonoro, dai materiali che costituiscono le pareti e dai rivestimenti di queste, dagli oggetti presenti ecc.

Il tempo di decadimento (decay time) è il tempo che impiega il riverbero a raggiungere un livello inferiore di 60 dB al suo livello iniziale. Tale caratteristica viene chiamata più comunemente tempo del riverbero (reverb time) e viene altrettanto comunemente indicata con la sigla RT60.

Il tempo di decadimento è determinato dalle caratteristiche di assorbimento della stanza. La presenza di materiali assorbenti (mobili, tendaggi, tappeti, divani ecc.) accorceranno la vita del fenomeno rubando energia (e non solo) a ogni riflessione. La presenza invece di materiali riflettenti (come pavimenti in marmo, piastrelle, finestre, elementi metallici) contribuirà a fargli perdere energia in un tempo più lungo.

Il tempo di riverbero è, dunque, determinabile a priori in fase di progettazione della stanza, decidendone le forme, le dimensioni, i materiali utilizzati, l’arredamento; calcolando il coefficiente di assorbimento del pubblico ecc. Tutto questo permette, o meglio permetterebbe, di costruire luoghi con tempi di riverbero ottimali per il tipo di rappresentazioni (teatrali, musicali ecc.) che si intende ospitare.

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Ripresa del suono

Microfono!!I microfoni sono trasduttori in grado di trasformare energia acustica in energia elettrica.

In particolare le variazioni della pressione atmosferica vengono convertite in variazioni di tensione e dunque in corrente.

Le tecnologie con cui vengono realizzati i microfoni sono diverse e questo ci permette di avere a disposizione una vasta gamma di soluzioni a seconda del contesto in cui ci troviamo a operare. Vi sono microfoni più o meno sensibili, con diverse direzionalità, senza poi contare che ogni microfono ha un suo proprio timbro personale che lo caratterizza e che lo rende a suo modo unico. Nella pratica comune vengono impiegati una serie di microfoni standard che costituiscono una sorta di riferimento per gli operatori; l'esperienza consente di allargare i propri orizzonti e trovare il microfono preferito per ogni contesto lavorativo.

Si classificano per:

tipologia di funzionamento (in pratica il tipo di trasduttore);

figura polare (ovvero la diversa sensibilità del trasduttore in relazione alla direzione di provenienza del suono);

altre caratteristiche tecniche sono la banda passante, risposta in frequenza, dinamica e sensibilità, l'impedenza, la necessità o meno di alimentazione.

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Microfono!elettrodinamico!Un avvolgimento fatto di un materiale conduttore è fissato sul diaframma che viene investito dall'onda sonora e che vibra in conseguenza di questa. L'avvolgimento si trova all'interno di un campo magnetico generato da un apposito magnete posto al suo interno. Quando il diaframma vibra, fa muovere con sé anche l'avvolgimento che rompe le linee del campo magnetico e dunque nell'avvolgimento viene indotta una corrente.

In sostanza il campo magnetico attrae gli elettroni presenti nell'avvolgimento tenendoli fermi; quando l'avvolgimento si muove, gli elettroni rimangono fermi, trattenuti dal campo magnetico: questo equivale allo scorrimento di una corrente nell'avvolgimento.

In questo modo il segnale elettrico generato ha lo stesso andamento dell'onda acustica che ha investito il diaframma.

Di seguito diamo un elenco indicativo delle caratteristiche principali dei microfoni elettrodinamici:

• Sono i più resistenti e per questo vengono comunemente impiegati in situazioni live dove i cantanti più scalmanati possono dare sfogo alla loro esuberanza senza rischiare di danneggiarli.

• La frequenza di risonanza di questo tipo di microfoni è di circa 2.5 KHz, questo li rende particolarmente adatti per la riproduzione della voce e delle chitarre.

• È in grado di sopportate pressioni sonore anche molto elevate.

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Microfono!a!condensatore!Questo tipo di microfono (detto anche elettrostatico) ospita al suo interno un condensatore.

Una delle due piastre del condensatore è il diaframma del microfono e vibra in accordo con l'onda acustica da cui viene investito. La vibrazione della piastra produce la variazione della distanza tra le due piastre variando così il valore della capacità. Questo implica una variazione della tensione ai capi delle piastre con un conseguente passaggio di corrente.

Il diaframma viene realizzato in mylar (un tipo di plastica) rivestito di uno strato d'oro (eccellente conduttore). Si rende necessaria l'applicazione di un voltaggio per polarizzare inizialmente il condensatore. Questo prende il nome di phantom power e viene fornito generalmente dal mixer al quale il microfono viene collegato, in particolare ogni canale di un mixer possiede un bottone dedicato al phantom power che applica sul canale una tensione continua di 48V.

I microfoni a condensatore sono molto più accurati dei microfoni elettrodinamici in quanto il diaframma può essere realizzato con materiali molto leggeri e di dimensioni ridotte e dunque può risultare molto sensibile, anche alle frequenze più alte.

Di seguito diamo un elenco indicativo delle caratteristiche principali dei microfoni a condensatore:

• Elevata sensibilità, che consente la ripresa microfonica di sorgenti sonore poste a distanza dal microfono. Questa caratteristica lo rende particolarmente adatto nell'impiego di tecniche di ripresa stereofonica.

• Diaframma molto sottile che permette una buona riproduzione anche delle frequenze più alte. • Si può danneggiare se sottoposto al pressioni sonore molto elevate.

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Microfono!a!cristallo!piezoelettrico!Questo tipo di microfono sfrutta la proprietà di certi elementi ceramici di sviluppare un campo elettrico se sottoposti ad una compressione. La qualità sonora che si ottiene da microfoni di questo tipo non è eccelsa dunque di norma non vengono impiegati nell'ambito delle registrazioni musicali, vengono piuttosto utilizzati in ambiti radio-televisivi.

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Microfoni!a!nastro!(ribbon)!In questo caso un sottile nastro fatto di materiale conduttore viene sospeso all'interno di un campo magnetico e dunque quando viene messo in vibrazione, a causa di un'onda sonora, provoca uno scorrimento di corrente riproducendo lo stesso fenomeno presente nei microfoni elettrodinamici.

Di seguito diamo un elenco indicativo delle caratteristiche principali dei microfoni a nastro:

Il diaframma è molto sottile e questo permette una eccellente risposta alle alte frequenze anche se lo rende estremamente delicato e inadatto ad elevate pressioni sonore.

Viene impiegato nella registrazione di voci delicate e di chitarre acustiche.

!Diagramma!polare!di!un!microfono!Sono infatti state messe a punto una serie di metodologie di costruzione che permettono di focalizzare la sensibilità di un microfono verso una o più direzioni specifiche e questo apre l'orizzonte a tutta una serie di tecniche di microfonaggio. L'andamento della sensibilità a seconda della direzione di provenienza del suono viene descritto da un grafico denominato diagramma polare.

Circolare: il microfono è egualmente sensibile in tutte le direzioni dello spazio. Un suono viene riprodotto con la stessa accuratezza da qualsiasi direzione provenga (almeno in linea di principio) in quanto un diagramma

perfettamente circolare risulta impossibile da ottenere a causa di vincoli fisici.

Cardioide: il nome deriva dalla linea a forma di cuore del diagramma. In questo caso i suoni provenienti da dietro il microfono non vengono captati dallo stesso o meglio, come vedremo, vengono drasticamente attenuati. In questo caso il microfono è in grado di captare al meglio i suoni provenienti sia da dietro che da davanti ma risulta poco sensibile ai suoni provenienti dalle direzioni laterali.

Super cardioide: come il diagramma cardioide ma con caratteristiche di direzionalità accentuate. Tuttavia per stringere il diagramma anteriore bisogna accettare l'insorgenza di un piccolo lobo posteriore. Ciò implica un leggero aumento della sensibilità ai suoni provenienti da dietro al microfono.

Iper cardioide: come il super cardioide ma con caratteristiche di direzionalità ancora accentuate. Da notare la presenza ancora maggiore del diagramma cardioide posteriore.

Shotgun: prende il nome dal tipo di microfono a cui questo diagramma è associato che verrà descritto nelle successive sezioni.

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Microfoni!unidirezionali!Questo tipo di microfono presenta un diagramma polare di tipo cardioide. Dietro al diaframma è presente un sistema di ritardo acustico (delay network) che ha il compito di ritardare i suoni che provengono dalla direzione posteriore. Questo permette la cancellazione del suono posteriore e il rinforzo di quello anteriore.

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Microfoni!a!gradiente!di!pressione!Il diagramma polare in questo caso è di tipo figura di 8. Questo tipo di diagramma viene realizzato con dei microfoni a nastro. In questo caso il microfono viene sollecitato dal suono proveniente dai lati mentre i suoni provenienti da davanti (o da dietro) non vengono captati. Questi microfoni sono utili per registrazioni stereofoniche, vedremo in seguito come utilizzarli in questo contesto.

Microfoni!a!condensatore!a!doppio!diaframma!Questo tipo di microfoni è molto versatile in quanto consente di modificare le caratteristiche di ogni diaframma e di ottenere, dalla combinazione dei due, diagrammi polari con le caratteristiche ricercate. Alla base abbiamo due diaframmi posti uno di fronte all'altro e un circuito in grado di pilotarli tramite appositi interruttori.

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Microfoni!PZM!K!Pressure!Zone!Microphones! In italiano: microfoni a zona di pressione. Una zona di pressione è uno spazio costruito con superfici altamente riflettenti. Dunque in prossimità della zona di pressione il campo sonoro viene quasi raddoppiato essendo composto sia dall'onda incidente che dall'onda riflessa.

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Microfoni!speciali:!shotgun!e!parabolico!

Microfono!shotgun!Questo microfono è costituito da un diaframma posto alla fine di un tubo su cui vengono applicate delle fessure.

Il principio di funzionamento consiste nel fatto che qualsiasi suono che non proviene dalla direzione di puntamento, penetra all'interno delle fessure e, a causa della lunghezza del tubo, subisce innumerevoli riflessioni che mediamente si annullano le une con le altre. I suoni provenienti dalla direzione di puntamento percorrono invece il tubo senza ostacoli. Questo microfono viene usato per puntare una precisa sorgente sonora nello spazio, anche a grande distanza.

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Parabolico!Microfono a riflettore

In questo caso la parabola, costruita utilizzando materiali altamente riflettenti, concentra in un unico punto il suono proveniente da una direzione con una conseguente amplificazione dello stesso.

Catena audio

La catena audio è l’insieme degli elementi e delle apparecchiature che, collegate tra loro, trasportano e trasformano un segnale audio.

Le trasformazioni che un segnale può subire dipendono dall’uso che se ne vuole fare (registrazione, diffusione, riproduzione, ascolto...) e della apparecchiature che quindi vengono coinvolte.

Il primo elemento della catena è la fonte sonora, ad esempio uno strumento acustico, un sintetizzatore, oppure un file audio nel PC, l’anello finale può essere l’ascoltatore o un supporto multimediale, come una chiavetta USB.

! In una catena audio ogni anello contribuisce in maniera determinante alla qualità del suono che la attraversa. Quindi non ha molto senso registrare con un microfono di alta qualità in un ambiente senza correzione acustica, passando poi attraverso un preamplificatore e convertitori di basso livello.

Allo stesso modo, in una catena audio composta esclusivamente da componenti di alto livello, è indispensabile non trascurare nessun elemento (come ad esempio un cavo) che possa abbassare il livello qualitativo.

I!principali!ANELLI!della!catena!Preamplificatore • Processori di dinamica • Equalizzatori e filtri • Effetti FX • Amplificatore • Diffusore

!Processori!di!dinamica I processori di segnale intervengono sull'intero segnale (salvo rare eccezioni). È il caso dei processori di dinamica (compressore, limiter, expander, gate), dove verosimilmente si applica un intervento in serie, a differenza degli effetti dove l'effetto viene applicato in parallelo.

Fonte!sonora!(cantante)!

Microfono!

Preampli4icatore!

Convertitore!

Connessione!digitale!

Processore!

Hard!disk!

Compressore È sicuramente il processore più importante. Il compressore agisce sulla dinamica del segnale di ingresso riducendone l'ampiezza quando questa supera una certa soglia;

La riduzione viene espressa con un rapporto, per esempio 3:1. Ciò significa che quando il segnale supera la soglia, la parte di segnale al di sopra di questa viene ridotta a 1/3.

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Utilizzo!del!compressore Compressione dell'intero mix

Applicando una compressione stereo ad un intero mix possiamo ottenere un suono più omogeneo in quanto le brusche variazioni di volume vengono livellate e tutti i suoni vanno a far parte di un corpo unico.

La compressione di un intero mix ci permette anche di limitarne la dinamica e questo viene fatto sia perché il genere musicale in questione lo richiede (per esempio la musica dance non richiede più di 30 dB di dinamica dunque se registriamo una batteria vera per un pezzo dance saremo obbligati a comprimerla interamente),

sia per motivi tecnici (per esempio, la trasmissione della musica via radio consente una dinamica al massimo di 15 dB dunque viene effettuata una pesante compressione prima della diffusione).

Modifica dell'inviluppo di un segnale

In questo caso vogliamo modificare il suono del singolo strumento. La scelta dei parametri dipende interamente dal tipo di segnale in ingresso e dal risultato che vogliamo ottenere.

Per esempio consideriamo di voler aumentare l'attacco del suono. Utilizzeremo allora un tempo di attacco lento per permettere al primo transiente del suono di passare inalterato attraverso il compressore. Il tempo di rilascio dovrà essere più lungo della durata del suono prodotto per lasciare il compressore in azione fino all'esaurimento del suono.

L'esempio opposto prende in considerazione un suono di cui si vuole allungare la durata come per esempio quando vogliamo realizzare un sustain molto lungo su una nota di chitarra elettrica. In questo caso il tempo di attacco sarà selezionato sul valore minimo per non modificare la parte iniziale dell'inviluppo del suono.

Processori!di!dinamica!K!DeKesser!!

Il termine de-essing indica l'operazione di eliminazione di quel fastidioso fruscio che si ha in certe registrazioni vocali in corrispondenza delle lettere con maggiore contenuto di alte frequenze come la 's'. Il fruscio dipende dal fatto che il segnale in quel momento satura alla frequenza della lettera 's' generando una distorsione.

È immediato pensare ad un'equalizzazione alla frequenza incriminata per risolvere il problema. Questa soluzione non è tuttavia praticabile in quanto modifica il contenuto in frequenza dell'intera registrazione alterandolo irrimediabilmente.

Per realizzare un corretto de-essing si ricorre all'uso di un compressore abbinato ad un equalizzatore

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Processori!di!dinamica!K!Limiter! Quando in un compressore il rapporto di compressione viene portato ad un valore superiore a 10:1, questo è un limiter.

Il segnale che ha superato il valore di soglia viene riportato al valore di soglia stesso.

Nonostante questa soluzione possa introdurre distorsioni, viene a volte impiegata per proteggere le apparecchiature da picchi inaspettati che potrebbero danneggiarli.

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Processori!di!dinamica!K!Gate!!

In italiano cancello. Si tratta di un circuito in grado di far passare il segnale di ingresso verso l'uscita solo se l'ampiezza di questo è maggiore di una prefissata soglia.

!Processori!di!dinamica!K!Expander! L'expander è un dispositivo che permette di espandere la dinamica di un suono. Il principio di funzionamento è simile a quello di un compressore con la differenza che la sua azione è regolata da una curva di espansione invece che dalla curva di compressione.

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Equalizzatori e filtri

Un equalizzatore è un circuito in grado di amplificare o attenuare un certa banda di frequenze e di lasciarne altre inalterate.

Vi sono diversi tipi di equalizzatori: analizziamo quelli più importanti.

Equalizzatore!a!campana Peak!Bell!EQ.!!

Questo tipo di equalizzatore è dotato di 3 controlli:

Guadagno - Frequenza di taglio - Fattore di merito Q (Q factor)

Guadagno (attenuazione/amplificazione-cut/boost)

Agisce sull'ampiezza della campana che può essere sia positiva (amplificazione) che negativa (attenuazione). L'amplificazione massima è un parametro che dipende dalla qualità del circuito: arrivare a 15dB di guadagno senza introdurre distorsioni implica l'uso di tecnologie sofisticate. Generalmente troviamo questo tipo di EQ sui canali del mixer. Più il mixer è di fascia professionale, più i suoi peak EQ consentono guadagni elevati senza introdurre distorsioni.

Frequenza di taglio (frequenza centrale - center frequency) È la frequenza alla quale si ha il guadagno massimo (o minimo) sulla campana. Generalmente un potenziometro ne consente la variazione permettendo di centrare la campana esattamente nella zona di frequenze che vogliamo manipolare.

Fattore di merito Q (Q factor) È un parametro che misura l'ampiezza della campana cioè l'ampiezza della banda di frequenze che vengono amplificate (o attenuate).

Equalizzatore!a!scaffale!

In inglese: Shelving EQ. Questo tipo di equalizzatore viene utilizzato per avere un controllo sugli estremi dello spettro delle frequenze udibili. È dotato di 2 controlli standard:

Frequenza di taglio (roll-off): Calcolata nel punto in cui la curva di guadagno decade di 3dB rispetto al valore massimo)

Guadagno (gain): Applica una amplificazione o una attenuazione alla banda del segnale superiore alla frequenza di taglio

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Equalizzatori!parametrici!

Completamente parametrici: è possibile modificare tutte e tre le grandezze che caratterizzano la campana di equalizzazione: frequenza centrale (fc), guadagno (A), fattore di merito (Q). I mixer professionali hanno su ogni canale un equalizzatore parametrico a 4 bande: bassi, medio bassi, medio alti, alti.

Semi parametrici: il fattore di merito Q non è variabile cioè la forma della campana è fissa (generalmente Q viene fissato ad un valore circa pari a 1.5)

Di picco: sono fissi i valori di fc e Q ed è possibile intervenire solo sul guadagno. Questi EQ sono il tipo più economico e vengono installati su mixer di fascia bassa.

Equalizzatore!grafico!

È composto da una serie di singoli equalizzatori a campana. La larghezza della campana varia a seconda del contesto operativo per il quale l'equalizzatore viene disegnato.

Musicista/Hi-Fi 1 ottava 10

Semi professionale 1/2 ottava 20

Professionale 1/3 ottava 31

Filtri!

I filtri vengono utilizzati per eliminare delle bande di frequenze dal segnale originario.! Filtri Passa-Basso e Passa-Alto

• LPF - Low Pass Filter • HPF - High Pass Filter.

Effetti / FX

!Appartenenti alla prima categoria si intendono i dispositivi che realizzano una manipolazione su una parte del segnale.

All'interno di questi il segnale viene separato in due, una parte raggiunge direttamente l'uscita mentre l'altra passa attraverso il circuito per essere manipolata.

All'uscita del dispositivo un miscelatore permette di riunire i due segnali, uno non manipolato (dry - asciutto) e uno manipolato (wet - bagnato).

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Riverbero!

Il riverbero è il suono che permane in un ambiente quando il segnale diretto si è esaurito.

Stereo pair (Coppia stereofonica)

Spring (Riverbero a molla)

Plate (Riverbero a piastra):

Chamber (Camera di riverbero)

Riverberi ad algoritmo

Riverberi a convoluzione

• Pre Delay: consente di modificare il tempo del Pre Delay. • Early Reflections: durata delle prime riflessioni. • Decay: durata del decadimento delle ultime riflessioni. • Mix: la percentuale tra segnale asciutto e bagnato (riverberato). • Dimensioni della stanza: spesso i valori sono riferiti alle forme-dimensioni degli ambienti (hall, room,

chamber, cathedral, spring/plate). • HF Ratio: le alte frequenze sono le prime ad essere attenuate durante le riflessioni. Questo controllo

permette di simulare le capacità di assorbimento delle superfici. • Stereo width: allarga o restringe l'immagine stereo del riverbero.

!Flanger!Questo effetto combina il segnale originario e una sua versione ritardata in cui il ritardo viene modulato (ciò significa che varia continuamente e l'andamento della variazione è pilotato da un oscillatore, per esempio una sinusoidale).

Phaser!Questo effetto applica al segnale di ingresso una serie di filtri, ognuno dei quali introduce uno sfasamento sulla banda di frequenze su cui agisce. Di seguito viene riportato un suono su cui è stato applicato un effetto Phaser.

Chorus!L'obiettivo è quello di simulare l'effetto di un coro.

Presenta un'ulteriore estensione rispetto al Phaser e al Flanger aggiungendo un dispositivo che introduce variazioni di ampiezza e di pitch sul segnale manipolato.

Delay!Aggiunge repliche del segnale distanziate nel tempo realizzando un'effetto eco.

• ping pong delay (le repliche sono alternate sui canali destro e sinistro) • multi-tap delay (le repliche si susseguono con tempi diversi creando effetti di dissolvenza).

Nella pratica musicale il tempo di delay viene spesso posto pari al tempo di una battuta.

Pitch!Shifter!

Questo effetto è in grado di aumentare o diminuire la tonalità del segnale di ingresso. Questa proprietà può essere impiegata in modi molto diversi e interessanti.

Tremolo!modulazioni di ampiezza

Vibrato!!modulazioni di tono

Distorsore! Quando l'ampiezza di un segnale supera la soglia massima consentita all'ingresso di un amplificatore, si incorre nel fenomeno chiamato saturazione

Exciter!è in grado di generare alte frequenze a partire da segnali che ne difettano!WahHWah! Consiste in un filtro passa basso che presenta un picco di risonanza in corrispondenza della frequenza di taglio.

Vocoder! Questo effetto è ottenuto mediante la tecnica della sintesi sottrattiva. La sintesi sottrattiva, in sintesi, consiste nella rimozione, utilizzando opportuni filtri, di alcune frequenze che compongono il suono originario. !

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Amplificatore!–!finale!di!potenza

Finale di potenza è un circuito elettronico costituito da valvole o transistor, in grado di amplificare un segnale, immesso al suo ingresso, fornendolo della corrente necessaria a pilotare il diffusore acustico.

Potenza!erogata!

È la potenza che l'amplificatore è in grado di fornire in uscita. Vengono presi in considerazione due valori: uno medio, detto potenza nominale, che indica la potenza che l'amplificatore è in grado di fornire in modo costante e uno istantaneo, detto potenza di picco, che indica la potenza che l'amplificatore è in grado di fornire in un tempo definito.

Risposta!in!frequenza!

Come per altri componenti destinati ad essere utilizzati nel campo dell'audio, anche per un amplificatore viene fornita una risposta in frequenza attraverso la quale possiamo giudicare circa la qualità dello stesso. Quello che vorremmo da un amplificatore è che restituisse la banda del segnale che mandiamo in ingresso senza alterazioni ossia vorremmo un andamento piatto su tutta la banda di frequenze che ci interessa.

Altoparlante

L'altoparlante e ̀ un attuatore che converte un segnale elettrico in onde sonore.

Si puo ̀ quindi definire un trasduttore elettroacustico. Il suono in sostanza e ̀ generato da una serie di compressioni e rarefazioni dell'aria, compito dell'altoparlante e ̀ generare tali compressioni e rarefazioni nell'ambiente d'ascolto.

Magnetodinamici: un magnete permanente genera un campo magnetico nel quale e ̀ immersa una bobina mobile, direttamente collegata al cono dell'altoparlante; ad essa viene applicato un segnale elettrico, opportunamente amplificato, il quale, grazie alla Forza di Lorentz la fa muovere permettendo al cono di comprimere l'aria circostante e quindi di produrre un'onda sonora.

Elettrodinamici: il campo magnetico è generato da un solenoide percorso da corrente. Gli altoparlanti elettrodinamici erano largamente impiegati nelle radio fino agli anni '40.

Elettrostatici: usano un campo elettrico invece di un campo magnetico (concettualmente si puo ̀ pensare ad un condensatore in cui un'armatura non è fissa ma con una possibilità di movimento: quando sulle armature

aspri. La differenza di comportamento tra queste due tecnologie risiede principalmente nella minor velocità di risposta (slew rate) della valvola rispetto al transistor, in esso il passaggio dall'amplificazione lineare alla saturazione è estremamente rapido (all'oscilloscopio questa transizione ha l'aspetto di un angolo retto), nella valvola questa transizione è più lenta (appare perciò come un angolo smussato). L'orecchio, evolutosi in milioni di anni in presenza di suoni naturali (prevalentemente sinusoidali) può percepire nettamente la differenza nei suoni prodotti dai due apparecchi in condizioni di saturazione.

Altoparlante

Altoparlante magnetodinamico di 20 centimetri di diametro

Altoparlante magnetodinamico ellittico (vista anteriore)

L'altoparlante è un attuatore che converte un segnale elettrico in onde sonore. Si può quindi definire un trasduttore elettroacustico. Il suono in sostanza è generato da una serie di compressioni e rarefazioni dell'aria, compito dell'altoparlante è generare tali compressioni e rarefazioni nell'ambiente d'ascolto.

Tipologie

Ne esistono vari tipi che impiegano differenti tecnologie. I più diffusi sono:

Magnetodinamici: [1] un magnete permanente genera un campo magnetico nel quale è immersa una bobina mobile, direttamente collegata al cono dell'altoparlante; ad essa viene applicato un segnale elettrico, opportunamente amplificato, il quale, grazie alla Forza di Lorentz la fa muovere permettendo al cono di comprimere l'aria circostante e quindi di produrre un'onda sonora.

Elettrodinamici: [1] il campo magnetico è generato da un solenoide percorso da corrente. Gli altoparlanti elettrodinamici erano largamente impiegati nelle radio fino agli anni '40.

e ̀ presente una carica con la stessa polarità queste si respingono e quindi si allontanano, nel caso contrario si attirano e si avvicinano).

Piezoelettrici: sfruttano la piezoelettricità per convertire il segnale elettrico in onde acustiche.

Non essendo fisicamente possibile (al giorno d'oggi), costruire un trasduttore che riesca a riprodurre con la stessa intensità l'intera gamma di frequenze udibili all'orecchio umano, si sono sviluppati trasduttori, ottimizzati ciascuno per un segmento della banda udibile.

Si suddividono generalmente in:

• Subwoofer (frequenze bassissime, solitamente al di sotto dei 120 Hz) • Woofer (frequenze basse-da120Hz a 2KHz) • Midrange (frequenze medie-fino a 6/10KHz) • Tweeter (frequenze alte-fino a15-18KHz) • Supertweeter (frequenze altissime oltre18KHz)

Collegando opportunamente altoparlanti destinati alla riproduzione di differenti frequenze, si ottiene un sistema acustico in grado di riprodurre, in modo quanto più possibile lineare e preciso, tutto lo spettro di frequenze udibili.

Tuttavia occorre filtrare preventivamente il segnale prima che arrivi agli altoparlanti al fine di mandare ad ogni altoparlante solo la banda di frequenze che è in grado di riprodurre. Per fare questo si ricorre all'uso di filtri passa-basso, passa-banda e passa-alto combinati in un unico circuito elettrico che prende il nome di crossover.

Il!crossover!

Un circuito crossover è composto da filtri che suddividono il segnale di ingresso in più segnali che coprono ognuno una banda di frequenza.

Crossover attivo: in questo caso il crossover è costituito da un circuito attivo ossia dotato di un'alimentazione autonoma e interviene sul segnale prima che questo venga amplificato. Di conseguenza all'uscita del crossover (che supponiamo a 3 vie) avremo i tre segnali ognuno con la sua composizione in banda che verranno amplificati separatamente. Questo permette di utilizzare amplificatori progettati per la riproduzione di una specifica banda di frequenza e dunque di qualità molto maggiore.

Crossover passivo: in questo caso il segnale arriva al crossover dopo essere stato amplificato. Dato che viene utilizzato un solo amplificatore per amplificare il segnale, il crossover non ha bisogno di essere alimentato. Questa soluzione risulta di gran lunga più economica ma di qualità decisamente inferiore alla precedente in quanto presuppone l'utilizzo di un solo amplificatore per l'intera banda dello spettro udibile e dunque una amplificazione più approssimativa del segnale.

Tipi!di!cassa!acustica Quando un altoparlante si muove in una direzione creando una compressione di fronte a se, contemporaneamente crea una dilatazione nella zona posteriore. Le due onde generate tenderebbero ad annullarsi in quanto in opposizione di fase e questo impedirebbe la propagazione dell'onda acustica nell'ambiente. Per evitare ciò gli altoparlanti vengono montati su pannelli che hanno la funzione di separare le due onde in modo che quella esterna sia libera di propagarsi. Più altoparlanti vengono allora posti su una parete di un contenitore che costituisce la cassa acustica la quale trattiene l'onda generata dietro l'altoparlante impedendogli di interferire distruttivamente con l'onda generata all'esterno.

Bass!reflex La figura mostra una sezione di questo tipo di cassa: Grazie all'apertura, la cassa si comporta come un risonatore di Helmholtz che va in risonanza per frequenze adiacenti a quella di risonanza del cono e dunque restituisce la stessa frequenza emessa dal cono dall'apertura frontale. La particolarità è che quest'onda, avendo compiuto un percorso all'interno della cassa si presenta all'apertura invertita di fase e dunque in fase con l'onda frontale generata dal cono. In questo modo l'onda posteriore al cono contribuisce a rinforzare l'onda frontale migliorando l'efficienza della cassa.

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Cono!passivo Un secondo cono, privo di avvolgimento e magnete, viene montato accanto al cono principale. La cassa è chiusa ermeticamente e quando il cono principale si muove, l'onda posteriore percorre la cassa e fa muovere il cono secondario in fase con quello principale. In questo modo l'efficienza viene aumentata. Il funzionamento è descritto nella figura seguente:

Tromba!retroattiva Realizzando un percorso a tromba all'interno della cassa si attua un adattamento di impedenza acustica che permette di aumentare l'efficienza. La figura seguente mostra un esempio di tromba retroattiva:

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CAVI E CONNETTORI I cavi svolgono la funzione di trasportare un segnale elettrico da un punto a un altro. Ne esistono di diversi tipi e destinati agli usi più disparati anche in funzione del tipo di segnale che trasportano.

Alle estremità dei cavi sono montati i connettori; anch'essi diversi a seconda del tipo di segnale che il cavo trasporta. Il trasporto del segnale elettrico da parte di un cavo deve avvenire introducendo la minima distorsione possibile.

In qualsiasi ambiente, ormai, vi sono onde elettromagnetiche: prodotte da elettrodomestici, televisori, impianto della luce etc. La trasmissione dei segnali audio di alta qualità (specialmente su percorsi lunghi) è perciò soggetta a questi disturbi

Quanto più debole è la tensione del segnale (per esempio nel caso di segnali microfonici), tanto più forte sarà il pericolo di captare disturbi.

I "normali" collegamenti (per esempio fra un lettore di CD e l'amplificatore di un impianto stereo casalingo) sono realizzati con collegamenti cosiddetti sbilanciati, cioè realizzati con cavi dotati di due conduttori, il cosiddetto polo caldo e la massa, che è realizzata con una "calza" che avvolge il polo caldo.!

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Nelle connessioni bilanciate vi sono tre conduttori, due poli caldi e la massa. Ma i segnali sono duplicati, e lungo i due poli caldi scorrono in contro fase.

All'ingresso viene poi realizzata la sottrazione fra i due segnali. In questo modo un disturbo si sommerà in modo uguale ai due segnali in contro fase. Al momento in cui viene realizzata la sottrazione, il disturbo scompare, lasciando solamente il segnale audio desiderato.

Naturalmente è necessario che anche i connettori siano dotati di tre contatti. Si useranno perciò jack stereofonici, o connettori XLR (Cannon).

E' molto importante che tra macchine digitali avvenga un trasferimento dei dati senza uscire dal dominio digitale durante il trasferimento, ossia senza conversioni successive digitale/analogico-analogico/digitale.

! ! ! AES3 (AES/EBU) SPDIF TOSLINK ADAT

IL MIXER Un mixer è una macchina in grado di radunare una serie di segnali audio di diverso tipo e di convogliarli verso una o più destinazioni comuni. Dunque un mixer possiede una serie di ingressi a cui vengono inoltrati i segnali sonori da manipolare e una serie di uscite verso cui vengono inoltrati i segnali opportunamente assemblati e manipolati.

Mixer!da!regia!

I mixer da regia sono caratterizzati da un notevole numero di canali, che varia dai 12 ai 24-36 per arrivare fino agli oltre 48 per le workstation degli studi di registrazione, e che permette la variazione di toni, volumi e dei segnali audio presenti su ogni canale.

Con questo mixer parte dei segnali dei canali possono essere indirizzati su effetti esterni quali per esempio delay, riverberatori ed equalizzatori. Anche se, in genere, i mixer da regia vengono utilizzati per regolare i volumi dei vari microfoni e per creare un’immagine di tipo stereo. Il volume di ciascun canale viene regolato con il potenziometro “a slitta”.

La qualità del suono è strettamente dipendente da quella di preamplificatori, filtri e fader e dalla quantità di distorsione armonica totale (misura in cui ciascun dispositivo audio varia il contenuto in frequenza del segnale). Nell’ultimo decennio il mercato è stato invaso dai mixer digitali che, convertendo il segnale analogico in digitale, lo processano al loro interno in un dominio esclusivamente di tipo digitale.

Mixer!per!DJ!

I mixer per DJ hanno un numero inferiore di canali audio rispetto a quelli da regia: partono da un minimo di 2 per arrivare ad un massimo di 8 nel caso delle consolle più grandi. I mixer da DJ sono di tipo stereo e perciò quando si alza il volume su un canale in realtà lo si sta alzando su uno sinistro e uno destro ( -L e R). Quelli da regia invece hanno canali di input mono perché vengono collegati microfoni o ingressi di linea.

Gli ultimi modelli di mixer per DJ sono dotati di un DSP degli effetti, ovvero un generatore di effetti incorporato che permette di aggiungere eventuali effetti esterni al brano che si vuole riprodurre.

Inoltre, in diversi tipi di mixer si può trovare anche un campionatore con cui è possibile registrare alcuni secondi di un brano in esecuzione per poi inserirlo in loop o eseguirlo a piacimento; il campione può anche essere inviato al DSP in modo da creare effetti su un loop pre-registrato. Questa particolare funzione viene solitamente utilizzata quando non è possibile, per i più svariati motivi, mettere a tempo la canzone successiva: si fa partire l’effetto e subito dopo il brano. Anche se si percepisce il cambio, cosa che non avviene con un mixaggio ben fatto, questo può essere un’alternativa piacevole al groove continuo tra due pezzi.

Mixer!digitali!

I mixer digitali sono in grado di convertire in digitale il segnale analogico. In questo modo si può ottenere un processo del segnale tramite DSP o registrare in formato numerico.

Il numero dei canali fisici va dagli 8 ai 16 e in alcuni casi differisce dal numero di quelli riproducibili. I mixer digitali sono dotati al loro interno di processori di segnali come, per esempio, riverberi, eco, compressori ed espansori dinamici e sono caratterizzati da connessioni specifiche adattabili a computer tramite interfacce USB, MIDI o Firewire.

Con il computer, per mezzo di specifici programmi di tipo DAW (Digital Audio Workstation) o anche dei più semplici Sequencer Audio/MIDI, i segnali dei diversi canali in entrata vengono indirizzati verso determinate tracce presenti sul software. In questo modo saranno possibile la registrazione e, successivamente, l’elaborazione dei segnali audio.

I mixer digitali tecnologicamente più avanzati permettono di memorizzare l’automazione di livelli ed effetti al momento della registrazione, che ha ripercussioni nel movimento automatico proprio dei cursori motorizzati durante la fare di riproduzione.

Componenti!

Tutti i mixer hanno una struttura simile che tratta sostanzialmente i segnali sonori provenienti dai vari canali d’entrata per sommarli in uno o più canali d’uscita.

Canali! di! ingresso Ogni canale di ingresso riceve il suono da una sorgente come microfoni o strumenti musicali elettrici piuttosto che Cd, nastri magnetici o riproduttori di dischi. Ogni canale ha una combinazione di funzionalità diversa, strettamente dipendente dal tipo di mixer e dall’uso cui è destinato. Per quando riguarda l’aspetto estetico della consolle, ogni canale occupa in genere una linea verticale, ma in rarissimi casi possiamo trovare un layout di tipo orizzontale.

Connettori! di! ingresso Ogni mixer contiene uno o più connettori per i cavi di segnale. I connettori prevalentemente utilizzati sono gli XLR, a bassa impedenza e conosciuto anche con il nome di Cannon, vengono generalmente usati per i microfoni; i Jack, caratterizzati da alta impedenza e solitamente impiegati per sorgenti lineari come amplificatori o tastiere; gli RCA, usati per lettori Cd, mp3, ecc.

Stadio! di! ingresso Attraverso questa componente il segnale elettrico entrante viene adattato alle caratteristiche proprie del mixer. Lo stadio di ingresso contiene un potenziometro per la regolazione del livello (Gain) e altri controlli come, per esempio, l’alimentazione remota di un microfono a condensatore; il potenziometro è utile anche per invertire la fase del segnale, operazione necessaria quando si riprenda una sola fonte sonora con più microfoni.

PAD (attenuazione): permette di attenuare di 20-30 dB segnali di ingresso eventualmente troppo alti. Invertitore di fase: Da qui in poi il canale diventa unico. Questo stadio consiste in un invertitore di fase (scambia il polo negativo con quello positivo).

Presa!insert: Questa presa in realtà non si trova sul canale vero e proprio ma nelle connessioni posteriori del mixer. Si tratta in realtà di una coppia di prese attraverso le quali è possibile inserire uno o più effetti in serie. Inserendo un connettore all'interno della presa insert out la connessione diretta insert-out/insert-in viene interrotta e il segnale viene fatto passare attraverso i moduli esterni.

Filtro: Fornisce un filtro passa-alto che permette di eliminare efficacemente le basse frequenze.

Equalizzatore Con l’equalizzatore vengono bilanciate le componenti del suono nelle diverse fasce di frequenza. Sono in genere a tre o quattro bande e, nei mixer di qualità medio – alta, alcuni di esse possono essere parametriche: frequenza centrale e ampiezza delle bande possono cioè essere modificate. Talvolta possiamo trovare anche un HPF ( Filtro passa – alto). La frequenza di taglio è in genere fissa sugli 80 /100 Hz, ma nei mixer di qualità più alta può essere modificabile e si può trovare un LPF ( Filtro passa- basso).

Monitor In questa sezione sono contenuti diversi potenziometri, utili a regolare l’invio di segnale ai vari canali di monitor. Questi canali sono di solito pre – fader e quindi il livello del segnale inviato al monitor non subisce l’influenza del fader; ne esistono comunque anche di post – fader, ma questi risentono dell’ influenza del fader stesso.

Effetti In questa componente sono contenuti diversi potenziometri, utili a regolare l’invio del segnale ai canali dei processori di effetto. Questi canali sono di tipo post – fader: il livello del segnale inviato al monitor subisce l’influenza del fader.

Selettore!dei!gruppi Possiamo trovare questa sezione soltanto nei mixer di fascia più alta. Su ciascun canale della consolle sono presenti diversi tasti, che permettono di convogliare il segnale audio a gruppi di canali uscenti.

Pan–pot È un potenziometro utile al posizionamento di una sorgente sonora in un punto qualsiasi tra il canale destro e quello sinistro dell’immagine stereofonica del dispositivo audio.

Fader!Il fader è un potenziometro a slitta che regola l’invio del segnale ai principali canali o ai gruppi di canali di uscita.

Canali!di!uscita!

Master Ne sono presenti due, uno destro e uno sinistro, e sono in genere i due canali di uscita principali. Nei mixer di fascia più alta ne esiste anche un terzo, il mono, che si occupa in genere dell’alimentazione dei subwoofer. I maser vengono solitamente usati come alimentatori di impianti di amplificazione in un’ambientazione live, ma sono impiegati anche per l’alimentazione delle apparecchiature per registrazione

nelle sale d’incisione.

AUX!Gli ausiliari, come sono anche chiamati, hanno diverse finalità d’impiego. In ambito live si utilizzano soprattutto per inviare sul il segnale a monitor o spie dei musicisti o anche per l’invio a effetti esterni per il trattamento del suono. Gli AUX hanno due diverse possibilità di catturare il segnale : PRE, nel caso in cui la quantità di segnale debba essere indipendente dal fader; POST, quando invece

il segnale dev’essere vincolato. Grazie a queste due possibilità, si potranno creare sullo stesso banco diverse sere di mix, utilizzabili in base alle esigenze del momento. Le mandate PRE vengono solitamente impiegate per pilotare le spie sul palco, mentre le POST per inviare gli effetti.

Effetti Sono canali di uscita che alimentano i processori di effetti, esterni o interni, e fanno sì che l’effetto venga alimentato con una specifica combinazione di canali in entrata. Il processore produce un segnale che viene di solito reinserito in un canale di ingresso. I canali di entrata di molti mixer risultano semplificati proprio per rendere immediata questa funzione.

Gruppi!Attraverso questa funzione è possibile raggruppare i canali di entrata in gruppi, che possono poi essere regolati allo stesso modo come nel caso della batteria o di una sezione di strumenti omogenei.

Mute!(canale!muto): Premendo questo bottone il canale viene interrotto. Vi sono diverse situazioni in cui questo si rende necessario (per esempio supponete che durante il missaggio vogliate ascoltare la musica del vostro pezzo senza la voce, in questo caso basterà premere il tasto mute sul canale della voce piuttosto che abbassare il fader perdendo oltretutto la sua posizione originaria).

Solo! (canale! solo): Premendo questo bottone, tutti gli altri canali vengono messi in modalità mute (riferendoci all'esempio appenda proposto, supponiamo di volere ascoltare durante il missaggio solo la voce, premendo il tasto 'solo' sul canale della voce metteremo in mute tutti gli altri canali).

Fader!(cursore): Controlla la quantità di segnale che viene inoltrato verso il mix bus o verso i gruppi. Nella figura seguente è possibile distingure i tasti di instradamento del segnale verso i gruppi o verso il mix-bus.

Panpot (panoramic potentiometer - potenziometro panoramico): Controlla la percentuale di segnale che viene spedita ad una coppia di bus. Se per esempio il controllo panoramico è ruotato interamente in senso orario e la matrice di instradamento invia il segnale verso la coppia di gruppi 7- 8 instraderemo il segnale del canale verso il bus 8. Se il pan viene ruotato interamente in senso antiorario, il segnale sarà inviato al bus 7. Con il controllo panoramico in posizione centrale il segnale verrà equamente distribuito sui bus 7 e 8.

Monitor! fader: In studio si ha la necessità di registrare i segnali dunque occorre poter separare i livelli di registrazione da quelli di ascolto. Per questo un mixer da studio racchiude in realtà 2 canali all'interno di ogni canale. Il secondo canale, che prende il nome di canale monitor (monitor path) e che immaginiamo sottostante al canale principale, serve per alimentare il cosiddetto monitor bus.

Talkback!!

Generalmente comprende un microfono e un interruttore. Il segnale prelevato dal microfono viene instradato verso la sala di ripresa per comunicare con i musicisti, oppure sul registratore per registrare indicazioni vocali.

Master!monitor!

Controlla il volume dell'ascolto sui monitor della sala di regia. Come vedremo, nei grandi studi sono presenti diverse coppie di monitor per effettuare ascolti in diverse modalità. In questa sezione sono presenti gli interruttori che permettono di attivare le coppie di monitor desiderate.

Lo!studio!di!registrazione!Uno studio di registrazione è un concentrato di tecnologia messo al servizio della musica. Al suo interno troviamo tutte le apparecchiature necessarie per registrare i suoni, manipolarli a nostro piacimento e infine fonderli insieme. Lo schema che viene presentato in questa sezione deve essere considerato come una possibile configurazione standard da tenere come riferimento teorico; ogni studio poi ha le sue

caratteristiche e le sue apparecchiature la scelta delle quali dipende dai gusti personali e dal risultato che si desidera ottenere.

Lo schema seguente mostra uno schema di studio di registrazione:

La prima cosa che possiamo notare è che sono presenti due sale: una sala di ripresa (in cui avviene la registrazione dei suoni) e una sala di regia (dove i suoni vengono manipolati). La sala di ripresa sarà dotata di un'acustica tale da arricchire i suoni che vengono prodotti all'interno. Durante la registrazione, i musicisti si dispongono all'interno della sala di ripresa nelle posizioni più adatte dal punto di vista dell'acustica, che vengono generalmente indicate dal fonico. La sala di ripresa è dotata di una serie di prese che trasportano tutti i segnali necessari dalla/alla sala di regia.

Il!rack!effetti!(outboards)!Qui trovano posto tutti i vari effetti, processori di segnale [Vedi: Effetti - FX] e dispositivi vari che sono necessari per la produzione musicale. Il tipo di macchine presenti dipende dalle scelte di progettazione e ancora di più dalla disponibilità economica. Sicuramente possiamo individuare una serie di macchine indispensabili anche durante la fase di avvio dello studio. Successivamente il rack può essere integrato e arricchito con nuove macchine. La qualità dei moduli, seguendo un principio abbastanza universale, dipende dalla cura con cui questi vengono realizzati e generalmente questa risulta proporzionale al prezzo.

Il!registratore,!il!computer,!i!monitor!Di seguito vengono elencati alcuni elementi che sono sempre presenti in uno studio di registrazione.

Il!registratore!La registrazione può essere effettuata utilizzando supporti sonori diversi e in modalità analogica o digitale. Anche qui la scelta di una modalità piuttosto che un'altra dipende dalle conoscenze e convinzioni di ognuno. In questa sezione verrà preso come riferimento un registratore multitraccia analogico (in ogni caso il principio della registrazione non cambia, ciò che varia è solamente il supporto su cui viene memorizzata l'informazione sonora) in quanto gran parte della terminologia impiegata nasce da questa tipo di macchina che poi viene simulata nelle sue funzionalità dai registratori digitali e dai sistemi di Hard Disc Recording.

Il!computer!Un computer dentro una sala di regia può svolgere diverse funzioni. Una delle principali è quella di fornire un riferimento per la temporizzazione. Può inoltre fungere da sequencer per pilotare tutti gli strumenti e i moduli dotati di interfaccia MIDI grazie anche al fatto che risulta temporizzato in sincronia con tutte le altre attività dello studio. Naturalmente, nei moderni studi interamente digitali, il computer funge da sistema di Hard Disc Recording.

I!monitor!Sono i diffusori attraverso i quali si effettuano gli ascolti nella sala di regia. Vengono montati ai lati del mixer diretti verso la posizione del fonico. La loro caratteristica principale è la loro risposta virtualmente piatta a differenza degli altoparlanti per uso domestico che tendono ad enfatizzare alcune zone di frequenza e attenuarne altre al fine di restituire un suono più corposo. Questo può appunto andare bene per ascolti domestici tuttavia in sala di regia c'è la necessità di avere uno strumento di misura il più fedele possibile. Per questo i monitor da studio restituiscono un suono più aspro ma, in un certo senso, più vero. I monitor che vengono posti immediatamente ai lati del mixer vengono chiamati monitor di campo vicino e sono quelli che vengono impiegati normalmente. Studi di grandi dimensioni possono avere una ulteriore coppia di monitor di dimensioni maggiori con una risposta sulle frequenze basse più estesa. Questi vengono chiamati monitor di campo lontano e vengono generalmente impiegati alla fine di un missaggio per avere una percezione più precisa delle basse frequenze.

Suono!live!Presentiamo di seguito lo schema standard che viene realizzato per un concerto:

Si tratta di uno schema semplificativo che comunque fornisce una visione di insieme del funzionamento e dei vari collegamenti che vengono realizzati. Cominciamo a vedere come viene organizzato il palco. La prima cosa da fare è prelevare i segnali (microfonici o di linea) che vengono prodotti dai musicisti. Sul palco è presente un elemento denominato splitter box (comunemente: ciabatta) che ha la funzione di raccogliere tutti i segnali presenti sul palco e smistarli verso altre destinazioni in più copie. Le due copie che ci servono come si vede dalla figura sono destinate una al mixer di palco e una al mixer di sala. Dunque in una situazione live sono presenti sempre almeno due mixer: il mixer di sala, come si può immaginare, serve per realizzare il mix che alimenterà l'impianto di diffusione principale (più eventuali impianti di ritardo); il mixer di palco viene utilizzato per fornire ai musicisti sul palco un ascolto personalizzato dei suoni da essi prodotti. Come si può vedere dalla figura ogni

musicista sul palco ha uno o due monitor dedicati. Questi monitor (detti anche spie) servono da riferimento ad ogni musicista per ascoltare se stesso e gli altri. Immaginate per esempio il batterista che si trova alle spalle del cantante e che oltretutto si trova già sommerso dai suoni che egli stesso produce. Per permettere al batterista di ascoltare gli altri musicisti, tra cui il cantante, viene predisposto un monitor (per i batteristi

anche due, denominati drumfill) che viene alimentato da un segnale generato attraverso il mixer di palco. Sul mixer di palco, dove arrivano in ingresso tutti i segnali dal palco, è possibile creare una serie di mix diversi, tipicamente uno per ogni musicista. Questo dipende dal fatto che ogni musicista ha diverse esigenze di ascolto, per esempio un batterista ha necessità di sentire soprattutto il suono del bassista piuttosto che la voce del cantante o la chitarra solista. Dunque i mixer da concerto hanno la caratteristica di poter creare un elevato numero di mix separati destinati ai vari monitor presenti sul palco. In situazioni live ristrette (molto ristrette) è possibile utilizzare un solo mixer che assolve alle funzioni di mixer di palco e mixer di sala contemporaneamente. I segnali del palco, attraverso lo splitter, vengono inoltrati anche al mixer di sala. Sarà su quest'ultimo che il front of house engineer (l'ingegnere del suono che sta di fronte al palco, da noi il fonico di sala) eseguirà il mix che andrà ad alimentare l'impianto (in inglese il sistema di altoparlanti dedicato alla diffusione del suono nella sala viene chiamato P.A. - Public Address. Dunque si vede come il mix che arriva all'impianto della sala e i mix presenti sul palco siano completamente indipendenti.

Il!soundcheck!Durante questa fase i musicisti provano i loro strumenti e mentre ciò avviene i due fonici lavorano sui guadagni e sui timbri dei suoni che arrivano dal palco. Generalmente ogni segnale audio deve essere tarato individualmente: ad ogni musicista viene chiesto di produrre un suono singolo con il proprio strumento. Per esempio il batterista suonerà ripetutamente ogni singolo elemento della sua batteria finché entrambi i tecnici del suono non sono soddisfatti delle loro manipolazioni sul singolo suono, dopodiché si passerà al successivo elemento. È il momento di eseguire interamente qualche pezzo per mettere a punto i mix FOH e quelli sul palco. Il fonico di palco crea i mix per i vari musicisti e, potendo ascoltare in cuffia (o su un monitor dedicato avente le stesse caratteristiche di quelli sul palco) ciò che sta mandando a ogni monitor (i mixer di palco hanno un sistema di SOLO che permette di ascoltare la singola uscita aux send master), genera dei mix iniziali secondo dei criteri generali. Per esempio nel mix destinato al batterista manderà soprattutto il segnale del basso e magari un po' della voce solista. Invece il mix destinato al cantante solista avrà preponderante proprio il suo segnale in quanto ciò che un cantante deve sentire meglio è se stesso, magari con l'aggiunta di un po' di riverbero. Partendo da questi mix di base ogni musicista chiede al fonico di palco di apportare le correzioni che desidera e questo li accontenta. Il fonico di sala durante tutte queste fasi si occupa del suono che esce dai P.A. e lo raffina continuamente. Alla fine del soundcheck tutti i livelli sono stati tarati dunque si interrompe lasciando tutto come sta (i macchinari restano tutti accesi e i canali vengono messi in modalità muta) in attesa dell'ora del concerto.

L'effetto!Larsen!Viene chiamato effetto Larsen la risonanza dell'ambiente a determinate frequenze con ampiezza sempre crescente che si innesca nella catena microfono-mixer-monitor. Quando una frequenza entra in un microfono, viene amplificata ed arriva ad un monitor. Se la frequenza ha un'ampiezza superiore ad una certa soglia ciò innesca un processo ricorsivo per cui la frequenza stessa viene amplificata ogni volta che compie un giro della catena. Generalmente la distanza dei microfoni dai monitor e le loro caratteristiche direzionali fanno in modo che i suoni provenienti dai monitor vengano captati dal microfono in modo molto attenuato. Di seguito viene mostrato un tipico posizionamento sul palco che dovrebbe minimizzare l'effetto Larsen:

Come si vede il diagramma di tipo cardioide del microfono dirige la sensibilità del microfono verso la voce del cantante mentre la minimizza nella direzione del monitor. Qualora, nonostante questi accorgimenti, le condizioni ambientali provochino l'effetto Larsen si ricorre all'utilizzo degli equalizzatori. In questo caso è

possibile intervenire sia sugli equalizzatori grafici, destinati a modificare la risposta dei monitor, sia sull'equalizzatore presente sul canale del mixer a cui è collegato il microfono che è causa della risonanza. L'intervento consiste nell'attenuare l'ampiezza della frequenza per la quale si è verificata la risonanza e portarla ad un'ampiezza tale per cui l'effetto non si innesca. La bravura del tecnico in questo caso consiste nell'individuare immediatamente la fonte dell'effetto e la frequenza eccitata. Una volta individuata la fonte, per esempio il microfono del cantante, si può scegliere di modificare la risposta del monitor del cantante utilizzando l'equalizzatore grafico oppure intervenire sul suono proveniente dal microfono. È a questo punto necessario individuare esattamente quale frequenza si è eccitata, ricordiamo che in queste situazioni si hanno a disposizione pochi attimi per risolvere il problema pena la produzione di un suono assordante che costringerà tutti i presenti a tapparsi le (preziose) orecchie.