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DALLA CROCE ALLA RESURREZIONE: UNA GIOIA AL FEMMINILE Beato Angelico: Noli me tangere

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DALLA CROCE ALLA RESURREZIONE: UNA GIOIA AL FEMMINILE

Beato Angelico: Noli me tangere

La nostra parrocchia di Sant’Andrea, in occasione della settimana della co-

munità, svoltasi dal 18 febbraio al 1 marzo 2015, con il tema “La gioia del Vange-lo”, ha voluto proporre a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà una Via Crucis tutta particolare.

Nella chiesa molto spazio è riservato agli uomini, ma spesso dimentichiamo che le donne hanno avuto e hanno tuttora un ruolo e un’importanza fondamen-tali nella storia della Salvezza: basterebbe citare la Madre del Signore, un’umile donna del tempo, la giovane Maria, per capire fino a che punto il buon Dio ha va-lorizzato il corpo, la mente, l’anima e tutta la fantasia femminile, per realizzare il suo progetto di salvezza. Pensiamo poi a come Gesù stesso ha avvicinato il mondo femminile, andando spesso contro la mentalità del tempo.

E non vogliamo dimenticare le tante donne, del Primo e del Nuovo Testa-mento, che hanno segnato profondamente la spiritualità e la storia del popolo di Dio; e poi grandi uomini e grandi donne che hanno consegnato all’umanità il Signore e la gioia del suo vangelo nel corso dei secoli.

Non dimentichiamo le donne e gli uomini che continuano con coraggio e fe-deltà a testimoniare il vangelo, con o senza la comprensione dei più, fossero questi anche i propri familiari.

Quante donne hanno pianto e piangono per i loro figli, i loro mariti, i loro pa-renti; quante donne non capite, maltrattate, schiavizzate dagli uomini: è una croce assurda che continua a vivere nei corpi e nell’anima di tante.

Per questo celebriamo la Via Crucis al femminile: come le donne hanno ac-compagnato Gesù sulla via della croce e della resurrezione, così anche noi vo-gliamo ricordare e pregare per tante donne che vivono in prima persona la cro-ce della sofferenza, dell’incomprensione e di ogni forma di violenza.

Ma non vogliamo fermarci alla croce: il mondo femminile, che già tanto sta facendo per il buon Dio, per gli uomini e per la diffusione del Vangelo della gioia, si apra alla speranza della resurrezione anche nella Chiesa di oggi, per una femminilità maggiormente capita e valorizzata. Le donne cristiane e non solo siano sempre accolte con grande rispetto e nella comunità cristiana ogni donna si senta “madre e non zitella” – come afferma papa Francesco, ma ciascuna sia messa nella condizione di essere amata e di amare come Cristo ama la sua dilet-ta Sposa, la Chiesa.

Il parroco, don Claudio Bassotto

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INTRODUZIONE

Per secoli si sono portati avanti detti che non avevano nessuna validità, ma che il mondo maschile ha adombrato di assoluta verità: “le donne fanno storie, non fanno la Storia”.

Leggendo i Vangeli, invece, notiamo come il mondo di Gesù sia abitato da numerose figure femminili. Gesù accoglie le donne, le ascolta, le ammaestra, le perdona, le guarisce, dà loro speranza, riconosce loro un ruolo autonomo (non più “figlie di”, “mogli di”, “sorelle di”), e le invia in missione come gli apostoli.

Le donne aderiscono con gioia a quella fede che fa loro gustare la libertà interiore e trovano nella Chiesa primitiva lo spazio e le possibilità di condivi-dere i doni dello Spirito. Nei racconti evangelici, Gesù è il protagonista, ma un elemento di novità sta nel fatto che egli cambia la vita delle donne, e insie-me, si lascia da queste cambiare. Con l’aiuto del Cristo Risorto, Maria di Magdala e tutte le donne con lei attendono che la narrazione dia voce ad una Parola esemplare per far vivere il messaggio di liberazione totale. Le donne hanno seguito Gesù nella libertà in un momento storico in cui uscire dal pro-prio ruolo non era facile. Ma lo hanno fatto per fedeltà a loro stesse nel per-corso della nuova esperienza.

Sull’esempio di Gesù, mettiamoci anche noi in ascolto di queste figure femminili che incontreremo lungo la via dolorosa. Sono persone forti, corag-giose, ricche di umanità e innamorate della Parola del Signore.

Loro non hanno avuto paura di seguirlo fin sotto la Croce e la sua sepoltu-ra. Per questo il Signore glorioso le ha elette testimoni della sua Risurrezione.

SANTA MADRE, DEH, VOI FATE CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE

SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE.

S. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen!

S. Il Signore sia con voi. T. E con il tuo spirito. S. Preghiamo. O Dio, che hai chiamato alla sequela di Cristo, Figlio tuo, uomini e

donne, senza differenze, chiedendo solo piena disponibilità del cuore e totale impegno della vita, manda il tuo Santo Spirito su di noi, af-finché anche noi, che facciamo la memoria della Passione e delle Via della Croce, lasciamo che la Parola del Vangelo della gioia si realizzi nella nostra vita e riusciamo a camminare nella fedeltà verso la Geru-salemme Nuova, dove tu ci attendi per i secoli dei secoli.

T Amen!

Icona di Cristo Risorto che, scendendo agli inferi, fa risorgere dai morti Adamo ed Eva, ovvero tutta l’umanità.

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo

T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

1L. Gesù nell’Orto degli Ulivi è in preghiera con il Padre; la sua angoscia è

grande. Suda sangue perché sa cosa lo aspetta. Giuda lo tradisce con un bacio, questo è il segno concordato per il suo arresto.

Matteo 26.69-70 testimonia: «Intanto tutti i discepoli abbandonandolo fuggirono. Pietro lo seguiva da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote Caifa. Mentre è seduto accanto al fuoco per scaldarsi nella fredda notte una serva gli si avvicina e gli dice: “… anche tu eri con Ge-sù, il Galileo”. Ma egli negò davanti a tutti: “non capisco che cosa tu voglia dire, non conosco quell’uomo” e così ripete per altre due volte. Infine il gallo cantò».

Il gallo annuncia il sorgere di un nuovo giorno, qui dà voce ad un tra-dimento annunciato. Ci voleva la presenza di una serva per far affiora-re in Pietro la coscienza e la paura di compromettersi e di rimetterci magari la vita. Solo una donna, che in quella società non vale niente, e ancor più serva curiosa, pettegola e impicciona, costringe Pietro, ma anche noi a farsi alcune domande fondamentali:

Per quale motivo ho seguito Gesù fino adesso?

Pensavo di ottenere qualche beneficio?

Ma io lo amo veramente?

Cosa sono disposta/o a sacrificare per lui?

2 L. Dagli scritti di SANTA Teresa Benedetta della Croce EDITH STEIN

(ebrea filosofa e docente universitaria, poi religiosa carmelitana,

co-patrona d’Europa)

Nella passione e morte di Cristo i nostri peccati sono stati consumati

dal fuoco. Se con fede accogliamo questo e con fede e dedizione acco-

gliamo tutto il Cristo, cioè se scegliamo di percorrere la via della se-

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quela, allora Egli ci conduce “attraverso la sua passione e croce alla

gloria della risurrezione”.

L’unione amorosa beata con Cristo è morte e risurrezione, dopo la

notte oscura sorge radiosa la viva fiamma dell’amore. È possibile ac-

quisire una scientia crucis solo se si prova a fondo la croce. Di questo

ero convinta già dal primo momento e ho detto di Cuore: Ave, crux,

spes unica!

3L. Ad ogni invocazione rispondiamo: “Apri i miei occhi, Signore!”

*quando il mio orizzonte è arido, buio doloroso…

*quando non riesco a scoprire le cose belle che hai creato per me…

*quando non so riconoscerti in chi mi è vicino…

*quando non vedo il tuo sguardo che cerca con amore il mio sguardo…

S.: Ave Maria

TI SALUTO, O CROCE SANTA, CHE PORTASTI IL REDENTOR;

GLORIA, LODE, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR.

«Non conosco quell'uomo!»

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo S. Dal Vangelo secondo Giovanni

Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!". Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggi-lo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare". Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

1L. Chi volete che vi rilasci, Barabba o Gesù chiamato il Cristo? Pilato è

chiamato a dare una risposta a questa domanda. Il popolo lo esige. Matteo 27.19 così racconta: «Mentre Pilato sedeva in tribunale, sua

moglie gli mandò a dire: “non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata, in sogno, per causa sua” ».

La moglie di Pilato non è una visionaria o una sognatrice. Come tutte le donne pensa e rimugina dentro di sé tante esperienze che ha fatto e notizie che ha raccolto, fra cui gli incontri casuali o cercati per conosce-re Gesù. Non è una vera e propria discepola, chiamiamola simpatizzan-te, interessata a tanti avvenimenti che vedevano come protagonista Gesù di Nazareth e che diventavano oggetto di dialogo con le sue ami-che.

Dopotutto in quegli anni Gesù era un nome potente in opere e parole e qualcuno diceva che era il Messia e l’incontro con lui, anche se non di-retto, presenta un punto di svolta nella vita delle donne e degli uomini che ascoltavano la sua Parola. Di questa donna non sappiamo molto, solo i vangeli apocrifi le danno un nome: Procola o Procla. La Chiesa di Etiopia non ha nessuna esitazione a farla santa.

Per quanto riguarda Pilato, se fosse stato attento ai racconti della mo-glie, avrebbe saputo qualcosa di più di questo personaggio sottoposto al suo giudizio, senza ricorrere alle cattive informazioni dei sacerdoti. Pilato è comunque il testimone ufficiale di quel momento in cui si in-

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treccia la storia dell’uomo con il mistero del divino ed egli indiretta-mente attesta la storicità del Cristo e l’Incarnazione.

2L . Dagli scritti di SANTA CATERINA da Siena (religiosa, dottore della Chiesa, patrona d’Italia e co-patrona d’Europa) Signore mio, volgi l'occhio della tua misericordia sopra il popolo tuo e

sopra il corpo mistico della santa Chiesa. Tu sarai glorificato assai più perdonando e dando la luce dell'intelletto a molti, che non ricevendo l'omaggio da una sola creatura miserabile, quale sono io, che tanto t'ho offeso e sono stata causa e strumento di tanti mali. Ti chiedo, dunque, misericordia per il tuo popolo in nome della carità increata che mosse te medesimo a creare l'uomo a tua immagine e somiglian-za. Certo l'amore. Per questo amore ineffabile ti prego e ti sollecito a usare misericordia alle tue creature.

3L. Ad ogni invocazione rispondiamo: “Ascoltaci, Signore!”

* crea in noi, Signore, il silenzio per ascoltare la Tua voce

* penetra nei nostri cuori con la spada della Tua Parola

* perché possiamo testimoniare che Tu sei vivo in mezzo a noi

S.: Ave Maria

SANTA MADRE, DEH, VOI FATE CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE

SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE.

“Chi volete che vi rilasci in libertà?”

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo

T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

1L. Luca 23.27-31 così riferisce: «Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù voltandosi verso le donne disse: “Figlie di Gerusalemme non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”. Ecco verranno giorni in cui si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato».

Gesù passa in mezzo a due ali di folla curiosa e compassionevole in-sieme. Egli però rivolge la sua parola solo alle donne. Sa che nel tempo saranno quelle chiamate a soffrire di più. Ma Gesù non conosceva que-ste donne abitanti di Gerusalemme. Probabilmente facevano parte del-la “tradizione del compianto”, cioè accompagnavano con bevande calmanti e con alti lamenti il cammino dei condannati a morte.

Gesù dimostra di non avere bisogno dell’esternazione del loro dolore, ma invita le donne a tenere ben stretta la compassione per loro stesse, perché le tribolazioni che le aspettano saranno grandi. Nelle sommosse contro i romani, infatti, tanti israeliti verranno condannati a morte e crocifissi, magari figli di queste donne che stanno accompagnando con pianti e lamenti l’andare di Gesù al patibolo.

2L. Dall’Omelia di San Giovanni Paolo II per la beatificazione di MARIA CORSINI BELTRAME QUATTROCCHI Laica, sposa e madre di famiglia, di profonda vita interiore, trascorse i

suoi giorni nel fedele e quotidiano adempimento dei propri doveri. La sua vita si compendia in tre verbi: fiat, il suo sì personale, fedele e

totale; adveniat, il desiderio di Dio, la sua gloria e la salvezza degli uo-mini; magnificat, la lode e la gratitudine verso la Santa Trinità.

Ella ha saputo confessare Cristo nella condizione di sposa, madre e apostola, lasciando che Dio trasparisse con naturalezza in lei. Ella è un invito alle mamme, alle spose, alle educatrici a vivere la propria fede e la propria vocazione come espressione della carità di Cristo.

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3L. Preghiamo ora tutti insieme SPESSO, NELLA NOSTRA VITA, SIGNORE, SPERIMENTIAMO LA DIFFICOLTÀ DEL CAMMINO. DAVANTI ALLE NOSTRE SCELTE, ALLE NOSTRE PROMESSE ABBIAMO SENTITO LA NOSTRA FRAGILITÀ. DONACI, SIGNORE, DI TROVARE LA FORZA E IL CORAGGIO DI CONTINUARE IL CAMMINO DIETRO DI TE. GUIDA TU I NOSTRI PASSI INCERTI. S.: Ave Maria

TI SALUTO, O CROCE SANTA, CHE PORTASTI IL REDENTOR;

GLORIA, LODE, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR.

“Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne”

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo

T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

1L. Lo seguiva una gran folla di popolo. Immaginiamo una folla anonima, curiosa, vociante. Gesù dolorante per le percosse subite, con il legno della croce sulle spalle, fa veramente fatica ad avanzare. E’ la pietà popolare che ci fa partecipare con ansia alla salita faticosa di Gesù al Calvario. Così ci rende testimoni delle cadute di Gesù e dell’atto di pie-tà di Veronica.

I vangeli canonici non inseriscono questa figura luminosa nei racconti della passione. Essa invece viene nominata nei Vangeli apocrifi. Ma la presenza di questa donna così compassionevole, pensata e tramanda-ta dalla tradizione popolare non toglie nulla alla solennità del racconto evangelico.

Immaginiamo Veronica, donna ebrea, e quindi abituata a non contare, che nelle prime ore del mattino si mette in strada richiamata dal vocia-re del popolo e dal trambusto che l’accompagna. Con forza si fa strada in mezzo alla folla e raggiunge Gesù dal volto tumefatto e sofferente. Asciuga quel volto sudato, segnato dalle ferite e dall’angoscia. Uno sguardo d’amore è passato dall’una all’altro e una lieve carezza di commiato e di consolazione. E poi di nuovo confusa fra la gente por-tandosi quel fazzoletto di lino stretto al cuore come una reliquia.

La tradizione dice che forse quel fazzoletto di lino, con impresso il volto di Gesù sofferente sia ancora fra noi e che la Veronica riconduca alla figura dell’emorroissa che aveva toccato la Veste di Gesù. Rimane il gesto di compassione di questa donna che si è sentita libera di avvici-nare un condannato a morte che lei sentiva innocente.

2L. Così Angelo Casati ne “I giorni della Tenerezza” si esprime: Tu donna fatta a immagine di Dio che asciuga le lacrime sui volti.

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Il tuo lino per grazia fu casa abitata, reliquia d’emozione: impigliato era un volto. Arde il suo volto dentro ogni tenerezza degli umani. 3L. - Per tutte le volte che non sappiamo riconoscerti in chi ci sta vici-

no. Signore pietà, pietà di noi! Signore, pietà! - Per tutte le volte che con la nostra indifferenza feriamo i fratel-

li. Signore pietà, pietà di noi! Cristo, pietà! - Per tutte le volte che per paura di esporci, non siamo testimoni della

Verità. Signore pietà, pietà di noi! Signore, pietà!

S.: Ave Maria

SANTA MADRE, DEH, VOI FATE CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE.

Mattia Preti (1613-1699) – Santa Veronica col velo –

County Museum of art, Los Angeles

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo

T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

1L. Giovanni 19.25 così scrive: «Stavano presso la croce di Gesù sua ma-dre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magda-la. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio”. Poi disse al discepo-lo: “Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé».

Qui spiccano due figure particolari, il discepolo amato e la Madre. Questi due personaggi rappresentano due volti non più carnali, ma spi-rituali; essi rappresentano due aspetti della Chiesa. La Chiesa è madre, ma è fatta anche da tanti discepoli e tutti dipendono dalla Croce di Cri-sto che è il Vertice.

Possiamo leggervi la descrizione della Chiesa. La dichiarazione di Gesù è una rivelazione: ecco la madre, ecco il discepolo. Il rapporto tra i due diventa un rapporto di maternità che significa prendersi cura l’uno dell’altra: “La portò a casa sua”. Quel rapporto che esisteva tra la ma-dre e il Cristo ora si trasferisce nella comunità dei credenti. Prendere con sé Maria da parte del discepolo è prendere con sé la chiesa all’interno di se stessi, così come la chiesa avvolge noi e genera noi come figli adottivi di Dio.

Maria la madre di Gesù e Giovanni il discepolo amato, sotto la croce hanno ricevuto una missione speciale: essere un segno ecclesiale. Ma-ria è chiamata a continuare la sua azione materna nella vita della Chiesa. “Ecco tuo figlio… Ecco i tuoi figli…”.

2L. Dagli scritti della Beata CHIARA LUCE BADANO (studentessa, morta a 18 anni nel 1990) La ricerca della libertà e la lotta per conquistarla è una costante nella

storia del cammino degli uomini; cammino non ancora terminato, me-ta ancora da raggiungere anche se molte barriere sono ormai crollate. Noi occidentali, che viviamo in stati democratici, forse crediamo di aver raggiunto la libertà. Ma è forse vero? Oggi l’uomo, cercando di liberar-

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si da alcune proibizioni, si rende schiavo di se stesso attraverso il con-sumismo, il benessere, la ricerca disperata del potere.

Chi rinuncia alla libertà per la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza

3L. Ripetiamo: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami. Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. Rit. Io confido in te, Signore; dico:” Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni. ” Fa rispendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia. Rit.

S.: Ave Maria

TI SALUTO, O CROCE SANTA…

Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo

T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

1L. Matteo 27.55-56: «C’erano anche là molte donne che stavano ad os-

servare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servir-lo, tra queste Maria di Magdala, Maria Madre di Giacomo e di Giusep-pe e la madre dei figli di Zebedeo».

Marco 15.40-41 aggiunge: «E molte altre che erano salite con lui a Ge-rusalemme e poi precisa riguardo alla sepoltura di Gesù (Mc 15.46-47). Poi rotolarono un masso contro l’entrata del sepolcro: intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva de-posto».

Che possiamo dire? Le donne non abbandonarono Gesù; sfidano anche il pericolo, salgono con lui addirittura a Gerusalemme. Loro avevano ben capito quanto Gesù fosse preoccupato, ma dopo essere state aiu-tate, dopo avere beneficiato dell’opera guaritrice, lo hanno scelto co-me modello di liberazione e seguito con amore, riconoscenza e fedeltà.

Marco descrivendo questo avvenimento sconvolgente “Passione e morte di Gesù” ci ha lasciato una versione piuttosto critica dei discepo-li. Li ricorda confusi che fraintendono Gesù e la sua missione. Giuda lo tradisce, Pietro lo rinnega e tutti gli altri lo abbandonano nel momento del suo arresto e della sua esecuzione. Le discepole, invece, sono sotto la croce, scrive Giovanni, a differenza dei tre sinottici che puntualizza-no: “osservano da lontano”.

Maria di Magdala insieme alle altre donne, i cui nomi sono resi espliciti da Giovanni, stava sotto la croce e guardava il suo Signore morire. L’amore di queste donne è così grande che seguono Gesù anche nella sepoltura e che le ricompenserà rendendole testimoni della risurrezio-ne.

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2L. Preghiera di Santa BERNADETTE SOUBIROUS (pastorella di Lourdes) O Gesù, datemi, ve ne prego, il pane dell'umiltà,

il pane dell'obbedienza, il pane della carità, il pane della forza per spezzare la mia volontà e fonderla con la vostra, il pane della mortificazione interiore,

il pane del distacco dalle creature, il pane della pazienza per sopportare le pene che il mio cuore soffre, il pane della forza per soffrire bene,

il pane per non vedere che voi solo in tutto e sempre, Gesù, Maria, la Croce, io non voglio altri amici che questi. O Gesù, voi mi volete crocifissa con voi: fiat

3L. Recitiamo ora il brano di Isaia. Ci alterniamo maschi (M) e femmine (F)

M. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, che ben conosce la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.

F. Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue piaghe noi siamo stati guariti.

M. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca.

F. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa,

egli non aprì la bocca. S.: Ave Maria SANTA MADRE, DEH, VOI FATE CHE LE PIAGHE DEL SIGNORE SIANO IMPRESSE NEL MIO CUORE.

“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala”

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S. Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo

T. perché con la tua santa Croce hai redento il mondo

1L. Giovanni 20.1-2.6.11-18: «Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala

si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava e disse loro: “han-no portato via il Signore e non sappiamo dove l’hanno posto”. Giunti al sepolcro videro le bende per terra.

Maria stava all’esterno del sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti e Gesù che stava in piedi, ma lei non lo riconobbe finché non viene chiamata per nome. Ecco la rivelazione e il conforto di Gesù vicino. Non mi trattene-re perché non sono ancora salito al Padre, ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Ma-ria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Si-gnore”, e riferì loro ciò che le aveva detto».

Il brano che ci racconta l’incontro di Maria Maddalena con il Risorto più che essere una descrizione di eventi sembra un itinerario di fede. Non le basta vedere i simboli della risurrezione, è necessario fare diret-ta esperienza di quell’evento. Rimane indifferente anche al dire degli angeli del Signore: “E’ risorto, non è qui”. E cerca ovunque il corpo e in-terroga le persone intorno a lei. Ma colei che cerca con tanta passione viene a sua volta cercata con tanto amore. Si sente chiamare per no-me: “Maria”.

Maria di Magdala in quell’istante vorrebbe fermare il mondo, il tempo, la sua vita, il suo respiro, il suo sguardo sul Signore tanto amato e ri-trovato. Ma Gesù le chiede di non trattenerlo perché deve salire al Pa-dre e perché la risurrezione deve trasformare i testimoni in apostoli e quindi dà questo mandato anche a Maria Maddalena: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro che il Signore è risuscitato”.

Ricordiamo quindi questa testimone come “Apostola degli Apostoli”, per mandato ricevuto direttamente dal Cristo Risorto e non fermiamoci a ri-cordarla come la peccatrice pentita o quella liberata dai sette demoni.

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2L. Dagli scritti di SANTA MARIA FAUSTINA KOWALSKA (religiosa polacca, che ha creduto molto nella Divina Misericordia) O Dio eterno, Ti ringrazio per i Tuoi innumerevoli benefici e le Tue gra-

zie. Ogni battito del mio Cuore sia un inno di ringraziamento per Te, o Dio. Ogni goccia del mio sangue circoli per Te, o Signore. La mia anima è tutta un cantico di ringraziamento alla Tua Misericordia. Tutto ha inizio dalla Tua Misericordia, e tutto termina nella Tua Misericordia….

3L. Come Maria, nell’incontro con sua cugina Elisabetta, anche noi dicia-

mo insieme con gioia:

L'ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE

E IL MIO SPIRITO ESULTA IN DIO, MIO SALVATORE,

PERCHÉ HA GUARDATO L'UMILTÀ DELLA SUA SERVA.

D'ORA IN POI TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA.

GRANDI COSE HA FATTO PER ME L'ONNIPOTENTE

E SANTO È IL SUO NOME;

DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE LA SUA MISERICORDIA

PER QUELLI CHE LO TEMONO.

HA SPIEGATO LA POTENZA DEL SUO BRACCIO,

HA DISPERSO I SUPERBI NEI PENSIERI DEL LORO CUORE;

HA ROVESCIATO I POTENTI DAI TRONI,

HA INNALZATO GLI UMILI;

HA RICOLMATO DI BENI GLI AFFAMATI,

HA RIMANDATO I RICCHI A MANI VUOTE.

HA SOCCORSO ISRAELE, SUO SERVO,

RICORDANDOSI DELLA SUA MISERICORDIA,

COME AVEVA DETTO AI NOSTRI PADRI,

PER ABRAMO E LA SUA DISCENDENZA, PER SEMPRE. S.: Ave Maria

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(preghiera ispirata alla conclusione della “Mulieris Dignitatem”)

S.: Preghiamo Ti chiediamo, o Padre, che le inestimabili «manifestazioni dello Spirito»

che con grande generosità sono elargite alle «figlie» della Gerusalem-me eterna, siano attentamente riconosciute e valorizzate, perché tor-nino a comune vantaggio della Chiesa e dell'umanità, specialmente ai nostri tempi. Meditando il mistero biblico della «donna», Ti preghiamo affinché tutte le donne ritrovino in questo mistero se stesse e la loro «suprema vocazione».

BENEDIZIONE FINALE S. Il Signore sia con voi.

T. E con il tuo spirito.

S. Dio che nella passione del suo Figlio ci ha manifestato la grandezza del suo amore, vi faccia gustare la gioia dello Spirito nell’umile servizio dei fra-telli.

T . Amen.

S. Cristo Signore, che ci ha salvato con la sua croce dalla morte eterna, vi conceda la vita senza fine.

T . Amen.

S. Voi, che seguite Cristo umiliato e sofferente, possiate aver parte alla sua risurrezione.

T. Amen.

S. E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio † e Spirito Santo, di-scenda su di voi, e con voi rimanga sempre.

T. Amen.

S. Andate in pace.

T. Rendiamo grazie a Dio.

A cura di Maria Grazia Scaramella e con la collaborazione di don Claudio Bassotto

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