Dal 6 all’8 dicembre nel Chiostro di San Nicolò e al Dopo ... · nulla di lui. Questo per dire...

2
Fumetti ASpoletoalvialatregiorni Dal6all88dicembrenelChiostrodiSanNicolòeal CinemaSalaPegasustregiornidedicatial fumetto,aicorti,all8animazione,allamusica,alle proiezionieallapresentazionedilibri S.MariaNovella Tornanolecampan Dopoquasitreannidilavori asuonarelecampanediSanta Firenze.L8inaugurazioneilgior concezione,sabato8dicembre MARCOBELPOLITI , F OTOGRAFIEDI PAOLODIPAOLO Comeeravamo PierPaoloPasolinialMontedeiCocci,GiorgioDeCh pedonali,AnnaMagnanichesiasciugaalsole.Lacapitale( fraglianniCinquantaeSessanta.Raccolteinunvolumeo chedocumentanol8attivitàdiPaoloDiPaoloal;Mondo< curatodaGiovannaCalvenzi,anticipaunamostrachesiapr Gliscattidiu nellaRomaporo della;DolceV 44 Martedì 4 dicembre 2018 F O T O G R A F I A

Transcript of Dal 6 all’8 dicembre nel Chiostro di San Nicolò e al Dopo ... · nulla di lui. Questo per dire...

Page 1: Dal 6 all’8 dicembre nel Chiostro di San Nicolò e al Dopo ... · nulla di lui. Questo per dire come la fotografia, pur essendo un’arte così straordinaria e pervasiva, sia nel

Libri Stefano Massini premiato in FranciaLo scrittore vince il Prix Sofitel du Meilleur livre étranger: il suo Qualcosa sui Lehman viene giudicato il miglior libro straniero pubblicato in Francia nel 2018, nella sezione narrativa

Arte Stime record per Van DickDue ritratti dei figli di Carlo I d’Inghilterra realizzati dal fiammingo Anthony Van Dyck (1599-1641) vanno all’asta domani da Sotheby’s a Londra con una stima fra 2,6 e 3,8 milioni di sterline

Fumetti A Spoleto al via la tre giorni Dal 6 all’8 dicembre nel Chiostro di San Nicolò e al Cinema Sala Pegasus tre giorni dedicati al fumetto, ai corti, all’animazione, alla musica, alle proiezioni e alla presentazione di libri

S. Maria Novella Tornano le campane Dopo quasi tre anni di lavori di restauro, tornanoa suonare le campane di Santa Maria Novella a Firenze. L’inaugurazione il giorno dell’Immacolata concezione, sabato 8 dicembre alle 17.30

Una cantina, una ragazza ventenne che cerca gli sci, un classificatore e tante fotografie. Comincia così la riscoperta di uno dei più

incredibili fotografi italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Paolo Di Paolo, classe 1925, era un perfetto sconosciuto pur essendo stato il principale autore d’immagini del leggendario Mondo di Mario Pannunzio, dal 1954 al 1966, anno di chiusura del settimanale: 573 fotografie pubblicate. Possibile che si sia persa la notizia del suo lavoro? Se non fosse per la figlia Silvia, scesa a cercare l’attrezzatura sportiva, sapremmo poco o nulla di lui. Questo per dire come la fotografia, pur essendo un’arte così straordinaria e pervasiva, sia nel contempo fragile e labile. Il ritrovamento porta alla luce un reportage diventato memorabile: La lunga strada di sabbia, viaggio sul litorale italiano insieme a Pier Paolo Pasolini, ripubblicato di recente e oggi in un libro (Paolo Di Paolo. Mondo perduto. Fotografie 1954-1968 a cura di Giovanna Calvenzi, Marsilio). Sono finalmente radunate molte di quelle immagini: attori, attrici, scrittori, ex regnanti, carcerati, gente comune, uomini e donne. Il fotografo molisano comincia quasi per caso; innamorato di una macchina fotografica esposta in vetrina, la compera e inizia a scattare. In breve passa dal dilettantismo a un professionismo che però non vive come altri fotografi dell’epoca. Siamo al passaggio dall’Italia rurale al boom economico, la “grande trasformazione” che Di Paolo guarda attraverso l’obiettivo della sua Leica IIIC. Il luogo è Roma e il soggetto è quella che sarà chiamata “Dolce vita”. Come fotografa Paolo Di Paolo? Con lo sguardo d’un dandy: uomo che ha un innato senso del gusto, della relazione con gli altri, che ama essere amato, che non è spigoloso o polemico, e al tempo stesso è distante, come ogni vero dandy, rispetto ai soggetti delle sue immagini. Fotografa con l’istinto, al naturale, in modo amoroso, generoso, attento. Ha la capacità di stare dentro la grande rappresentazione che poi Fellini porterà sullo schermo. Il suo è un teatro naturale delle immagini dove ci sono attrici e attori, cantanti e imprenditori, popolani e intellettuali. Paolo Di Paolo ha il gusto per la rappresentazione, sa costruire le scene attraverso le inquadrature. Basta osservare questo Pasolini al Monte dei Cocci, con la croce dietro di lui, per capire cosa significa per Di Paolo una scena: forza impressiva e gusto del memorabile. Il suo voyeurismo è quello di chi partecipa al carnevale del mondo quotidiano, al suo scorrere continuo, senza troppi scarti, se non quel particolare amore per la scena stessa. In questo Di Paolo coglie lo stigma italiano per cui ogni cosa, dal lutto alla gioia, dal dolore al riso, è partecipazione alla realtà stessa nella sua forma rappresentata. Walter Benjamin in Italia con la donna che amava, la russa Asja Lacis, scrive nel 1924 un breve saggio dedicato a Napoli; mette a fuoco questa particolare qualità che noi italiani possediamo e che Paolo Di Paolo coglie con naturalezza e grazia. Qualità che i napoletani sembrano detenere in massimo grado, ma che è tipica, con accenti diversi, anche degli abitanti di altre città o paesi della penisola. Benjamin la chiama “porosità”, e il termine indica la capacità di farsi intridere dalla vita stessa, di viverla, e anche di distanziarsi da essa, per ottenere il tempo e lo spazio necessari a rappresentarla. Nel 1966 di colpo, dopo tanti viaggi, anche all’estero, frequentazioni di trattorie, case nobiliari, magioni di artisti e scrittori, Il Mondo chiude. Paolo Di Paolo capisce che un’epoca è finita, il giro di valzer dell’esistenza è terminato, almeno per lui. Smette di scattare, o meglio, lo fa solo per l’Arma dei Carabinieri che l’ha scoperto: 48 anni di calendari e libri monotematici, quasi un contrappasso, sino a che la figlia non scende in cantina. E tutto riappare. L’altra vita, quella di tanti anni fa è qui, in questo bel libro che ci fa scoprire come noi italiani eravamo, e come forse siamo ancora.

Le foto di Di PaoloA sinistra, dall’alto, Pier Paolo Pasolini al Monte dei Cocci (1960), “Tra Rimini e Bellaria” (1959) e Giorgio De Chirico (1956-57). A destra, Autostrada del Sole, (1962), Anna Magnani a San Felice Circeo (1955), Viareggio, 1959. ©Archivio Fotografico Paolo Di PaoloMARCO BELPOLITI, FOTOGRAFIE DI PAOLO DI PAOLO

Come eravamo Pier Paolo Pasolini al Monte dei Cocci, Giorgio De Chirico sulle striscepedonali, Anna Magnani che si asciuga al sole. La capitale (e non solo la capitale) fra gli anni Cinquanta e Sessanta. Raccolte in un volume oltre trecento immagini che documentano l’attività di Paolo Di Paolo al “Mondo” di Mario Pannunzio. Il libro curato da Giovanna Calvenzi, anticipa una mostra che si aprirà al Maxxi

Gli scatti di un dandynella Roma porosadella “Dolce Vita”

La presentazioneIl volume “Paolo Di Paolo. Mondo Perduto Fotografie 1954-1968” (Marsilio) viene presentato oggi al Maxxi di Roma alle 18,30 con Giovanna Calvenzi, Marco Belpoliti, Mario Calabresi, Emanuele Trevi e Bartolomeo Pietromarchi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

44Martedì

4 dicembre2018

FOTOGRAFIA

Page 2: Dal 6 all’8 dicembre nel Chiostro di San Nicolò e al Dopo ... · nulla di lui. Questo per dire come la fotografia, pur essendo un’arte così straordinaria e pervasiva, sia nel

Libri Stefano Massini premiato in FranciaLo scrittore vince il Prix Sofitel du Meilleur livre étranger: il suo Qualcosa sui Lehman viene giudicato il miglior libro straniero pubblicato in Francia nel 2018, nella sezione narrativa

Arte Stime record per Van DickDue ritratti dei figli di Carlo I d’Inghilterra realizzati dal fiammingo Anthony Van Dyck (1599-1641) vanno all’asta domani da Sotheby’s a Londra con una stima fra 2,6 e 3,8 milioni di sterline

Fumetti A Spoleto al via la tre giorni Dal 6 all’8 dicembre nel Chiostro di San Nicolò e al Cinema Sala Pegasus tre giorni dedicati al fumetto, ai corti, all’animazione, alla musica, alle proiezioni e alla presentazione di libri

S. Maria Novella Tornano le campane Dopo quasi tre anni di lavori di restauro, tornanoa suonare le campane di Santa Maria Novella a Firenze. L’inaugurazione il giorno dell’Immacolata concezione, sabato 8 dicembre alle 17.30

Una cantina, una ragazza ventenne che cerca gli sci, un classificatore e tante fotografie. Comincia così la riscoperta di uno dei più

incredibili fotografi italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Paolo Di Paolo, classe 1925, era un perfetto sconosciuto pur essendo stato il principale autore d’immagini del leggendario Mondo di Mario Pannunzio, dal 1954 al 1966, anno di chiusura del settimanale: 573 fotografie pubblicate. Possibile che si sia persa la notizia del suo lavoro? Se non fosse per la figlia Silvia, scesa a cercare l’attrezzatura sportiva, sapremmo poco o nulla di lui. Questo per dire come la fotografia, pur essendo un’arte così straordinaria e pervasiva, sia nel contempo fragile e labile. Il ritrovamento porta alla luce un reportage diventato memorabile: La lunga strada di sabbia, viaggio sul litorale italiano insieme a Pier Paolo Pasolini, ripubblicato di recente e oggi in un libro (Paolo Di Paolo. Mondo perduto. Fotografie 1954-1968 a cura di Giovanna Calvenzi, Marsilio). Sono finalmente radunate molte di quelle immagini: attori, attrici, scrittori, ex regnanti, carcerati, gente comune, uomini e donne. Il fotografo molisano comincia quasi per caso; innamorato di una macchina fotografica esposta in vetrina, la compera e inizia a scattare. In breve passa dal dilettantismo a un professionismo che però non vive come altri fotografi dell’epoca. Siamo al passaggio dall’Italia rurale al boom economico, la “grande trasformazione” che Di Paolo guarda attraverso l’obiettivo della sua Leica IIIC. Il luogo è Roma e il soggetto è quella che sarà chiamata “Dolce vita”. Come fotografa Paolo Di Paolo? Con lo sguardo d’un dandy: uomo che ha un innato senso del gusto, della relazione con gli altri, che ama essere amato, che non è spigoloso o polemico, e al tempo stesso è distante, come ogni vero dandy, rispetto ai soggetti delle sue immagini. Fotografa con l’istinto, al naturale, in modo amoroso, generoso, attento. Ha la capacità di stare dentro la grande rappresentazione che poi Fellini porterà sullo schermo. Il suo è un teatro naturale delle immagini dove ci sono attrici e attori, cantanti e imprenditori, popolani e intellettuali. Paolo Di Paolo ha il gusto per la rappresentazione, sa costruire le scene attraverso le inquadrature. Basta osservare questo Pasolini al Monte dei Cocci, con la croce dietro di lui, per capire cosa significa per Di Paolo una scena: forza impressiva e gusto del memorabile. Il suo voyeurismo è quello di chi partecipa al carnevale del mondo quotidiano, al suo scorrere continuo, senza troppi scarti, se non quel particolare amore per la scena stessa. In questo Di Paolo coglie lo stigma italiano per cui ogni cosa, dal lutto alla gioia, dal dolore al riso, è partecipazione alla realtà stessa nella sua forma rappresentata. Walter Benjamin in Italia con la donna che amava, la russa Asja Lacis, scrive nel 1924 un breve saggio dedicato a Napoli; mette a fuoco questa particolare qualità che noi italiani possediamo e che Paolo Di Paolo coglie con naturalezza e grazia. Qualità che i napoletani sembrano detenere in massimo grado, ma che è tipica, con accenti diversi, anche degli abitanti di altre città o paesi della penisola. Benjamin la chiama “porosità”, e il termine indica la capacità di farsi intridere dalla vita stessa, di viverla, e anche di distanziarsi da essa, per ottenere il tempo e lo spazio necessari a rappresentarla. Nel 1966 di colpo, dopo tanti viaggi, anche all’estero, frequentazioni di trattorie, case nobiliari, magioni di artisti e scrittori, Il Mondo chiude. Paolo Di Paolo capisce che un’epoca è finita, il giro di valzer dell’esistenza è terminato, almeno per lui. Smette di scattare, o meglio, lo fa solo per l’Arma dei Carabinieri che l’ha scoperto: 48 anni di calendari e libri monotematici, quasi un contrappasso, sino a che la figlia non scende in cantina. E tutto riappare. L’altra vita, quella di tanti anni fa è qui, in questo bel libro che ci fa scoprire come noi italiani eravamo, e come forse siamo ancora.

Le foto di Di PaoloA sinistra, dall’alto, Pier Paolo Pasolini al Monte dei Cocci (1960), “Tra Rimini e Bellaria” (1959) e Giorgio De Chirico (1956-57). A destra, Autostrada del Sole, (1962), Anna Magnani a San Felice Circeo (1955), Viareggio, 1959. ©Archivio Fotografico Paolo Di PaoloMARCO BELPOLITI, FOTOGRAFIE DI PAOLO DI PAOLO

Come eravamo Pier Paolo Pasolini al Monte dei Cocci, Giorgio De Chirico sulle striscepedonali, Anna Magnani che si asciuga al sole. La capitale (e non solo la capitale) fra gli anni Cinquanta e Sessanta. Raccolte in un volume oltre trecento immagini che documentano l’attività di Paolo Di Paolo al “Mondo” di Mario Pannunzio. Il libro curato da Giovanna Calvenzi, anticipa una mostra che si aprirà al Maxxi

Gli scatti di un dandynella Roma porosadella “Dolce Vita”

La presentazioneIl volume “Paolo Di Paolo. Mondo Perduto Fotografie 1954-1968” (Marsilio) viene presentato oggi al Maxxi di Roma alle 18,30 con Giovanna Calvenzi, Marco Belpoliti, Mario Calabresi, Emanuele Trevi e Bartolomeo Pietromarchi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

45Martedì

4 dicembre2018

FOTOGRAFIA