Dai comuni alle signorie

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Dai comuni alle signorie L’Italia politica tra Trecento e inizio del Quattrocento

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Dai comuni alle signorie

L’Italia politica tra Trecento e inizio del Quattrocento

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L’Italia

tra Duecento

e Trecento

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L’Italia meridionale e lo Stato

della Chiesa nel Trecento

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L’inizio dei

“Vespri

siciliani”

(1282)

da Enzo Biagi,

Storia d’Italia a fumetti,

Milano, Mondadori,

1978

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La spartizione dell’Italia meridionale tra Angioini

e Aragonesi

Dopo la fine della dinastia Sveva, l’Italia meridionale era nelle mani dei francesi Angiò

Nel 1282 tuttavia il dominio francese entrò in crisi a causa della cosiddetta “Guerra del Vespro”, nata in Sicilia

Sembra che la mancanza di rispetto da parte di un ufficiale francese verso una nobildonna siciliana, avvenuta di sera (l’ora detta del Vespro), scatenasse una rivolta contro i francesi, la cui presenza in Sicilia era mal sopportata a causa dei numerosi soprusi e della pesante tassazione

L’insurrezione contro gli Angiò fu sostenuta dalla monarchia spagnola che guidava la zona dell’Aragona

Il re d’Aragona Pedro III aveva infatti sposato Costanza, figlia di Manfredi (figlio di Federico II)

Gli Aragonesi intervennero in Sicilia e di seguito sfidarono gli Angioini per vent’anni con l’obiettivo di impadronirsi dell’Italia meridionale

Il papa Bonifacio VIII, nel 1302 mediò tra Angioini e Aragonesi fino alla firma della pace di Caltabellotta, un compromesso con cui la Sicilia diventò feudo personale del re d’Aragona

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Il primo giubileo della Chiesa, 1300

Bonifacio VIII, papa dal 1294 al 1303, fu uno dei grandi protagonisti della politica internazionale

Egli volle riproporre la centralità dellafigura del papa e del ruolo di Roma comeguida del mondo cristiano

Per controllare le richieste che venivano da molti affinché la Chiesa tornasse ai valori del Vangelo e per contrastare il movimento millenaristico, secondo cui la fine del mondo sarebbe giunta nell’anno 1300, egli proclamò il 1300 anno del primo giubileo

In occasione di esso, il papa concesse l’indulgenza (promessa di salvezza eterna) a chiunque visitasse i luoghi santi di Roma confessato e comunicato

Si dice che Roma fu visitata in quell’anno da 2 milioni di pellegrini

Questa iniziativa rilanciò l’immagine della Chiesa di Roma

Papa Bonifacio VIII,

raffigurato in una famosa

statua da Arnolfo di Cambio

(Firenze, Duomo)

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La lotta tra Bonifacio VIII e

Filippo il Bello

Nel 1301 Bonifacio cominciò un duro conflitto con il re di Francia Filippo il Bello

Filippo intendeva tassare i vescovi e i beni della Chiesa, e sottoporre anch’essi alla giurisdizione regia

Bonifacio oppose a Filippo la bolla Unam Sanctam, con la quale affermò che la Chiesa e il papato erano un potere universale, che come tale non doveva obbedire a nessun sovrano temporale

La monarchia francese fu accusata nella bolla di ledere la libertà e l’indipendenza della Chiesa

Filippo, appoggiato da tutti i vescovi francesi, fece dichiarare da un sinodo che il papa era simoniaco e eretico

Inoltre inviò a Roma un esercito per arrestarlo e portarlo in Francia, dove avrebbe dovuto essere processato per lesa maestà

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Lo schiaffo di Anagni e la cattività avignonese

Il papa si trovava con la sua corte nella piccola città laziale di Anagni

I soldati francesi appoggiati dalle famiglie nobili romane nemiche di Bonifacio VII, come i Colonna, cercarono di prelevare il papa, ma la folla insorse e impedì l’arresto

Prima di andarsene, però, Sciarra Colonna schiaffeggiò il papa

Sembra che lo shock subito in questa circostanza abbia influito sulla morte del pontefice, avvenuta qualche settimana dopo per infarto

Due anni dopo il re francese riuscì a far eleggere come papa il cardinale di Bordeaux con il nome di Clemente V (1305-1314)

Nel 1309, Clemente V decise di spostare la curia papale da Roma a Avignone (in Provenza), e qui essa rimase fino al 1378 nella cosiddetta “cattività avignonese” della Chiesa

Sciarra Colonna

schiaffeggia

Bonifacio VIII

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Avignone,sede della Chiesa dal 1309 al 1378

Avignone e il Palazzo dei Papi

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L’Italia centro settentrionale dai

comuni alle signorie

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Da comuni a signorie

La trasformazione dei comuni in signorie seguì dal punto di vista istituzionale un percorso simile in molte città

Il titolo di podestà anziché essere una carica temporanea divenne possesso del rappresentante di una grande famiglia nobile cittadina

Egli si faceva rinnovare il titolo e i poteri connessi più volte e lo otteneva a vita, quindi lo trasferiva a un erede e creava una dinastia

Inoltre spesso un singolo signore cittadino aveva il dominio su molte città, costruendo una coordinazione territoriale estesa a un’intera regione

Casi tipici: i della Scala a Verona, la famiglia d’Este a Ferrara e i Visconti a Milano

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I signori ottengono titoli principeschi

I signori chiedevano spesso all’ imperatore la concessione di

titoli principeschi (marchese, duca)

Con questa richiesta, i signori cittadini riconoscevano la

sovranità dell’imperatore sulla città che essi

governavano e si dichiaravano suoi vassalli (spesso

pagandogli anche ingenti somme di denaro)

L’imperatore non era però interessato a imporre

effettivamente la sua autorità su queste città

Era uno scambio politicamente conveniente per i capi

politici dei comuni che ottenevano dall’imperatore il

riconoscimento ufficiale di essere autorità legittime

In questo modo il potere signorile che nasceva da una

usurpazione si trasformava in principato ereditario

gestito da dinastie

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L’Italia centro-settentrionale all’inizio del Trecento

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Lotte tra città guelfe e ghibelline

I comuni lottarono spesso tra loro, ma i loro conflitti

assunsero un significato più ampio e profondo quando le

guerre tra città si collocarono dentro i conflitti tra

guelfi e ghibellini

Il fatto che tutti i regimi politici italiani (comuni, regni,

stati) fossero coinvolti in questa lotta che era

internazionale fece sì che ogni evento internazionale,

come l’elezione di un imperatore o di un papa,

determinasse effetti a livello locale, in ogni comune o

regno

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I ghibellini e Enrico VII I ghibellini non avevano in Italia un

capo politico di riferimento, dopo la fine della dinastia sveva

Essi erano uniti dall’opposizione al papa e ai sovrani francesi, tra loro alleati

I leader ghibellini erano le famiglie Visconti, che dominava il comune di Milano, e della Scala, che guidava la città di Verona

Quando nel 1312 l’imperatore Enrico VII decise di scendere in Italia e di farsi incoronare a Milano, i ghibellini trovarono in lui brevemente una guida

Enrico concesse a Visconti e della Scala il titolo di vicari imperiali, che rafforzò il loro potere nelle rispettive città e spinse le due famiglie a allargare le loro mire espansionistiche anche fuori da Milano e Verona

L’imperatore morì nel 1313

Enrico VII

Stemma di

Enrico III

Stemma

dei Visconti

Stemma

dei della

Scala

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Cambiamenti nell’esercito e nella

burocrazia

Il rafforzamento di alcune città nel corso di queste lotte

determinò cambiamenti destinati a durare all’interno delle

singole realtà politiche

Gli eserciti cittadini non bastavano a combattere

conflitti spesso grandi e lontani dai comuni e i signori

impegnati nelle guerre assunsero truppe di soldati a

pagamento, “mercenari”, che costavano molto e

determinarono la crescita delle spese militari

Le città che espansero il loro territorio ebbero bisogno di

nuovi funzionari, e di ampliare burocrazia e apparati

amministrativi

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Titoli pubblici e venalità delle cariche

Le città studiarono nuovi metodi di prelievo fiscale e di redistribuzione delle risorse economiche raccolte

Per reperire i soldi necessari, le città emettevano dei titoli che i cittadini compravano, se in grado di farlo,

I cittadini poi ricevevano interessi dai comuni in cambio di questo acquisto e potevano vendere i titoli tra loro

I più ricchi che investirono denaro in questi titoli erano interessati a che questi titoli rendessero, e questo poteva avvenire se la città avesse compiuto conquiste, che portavano ricchezze e potere

Un altro modo per reperire soldi da parte dei comuni fu la venalità delle cariche, cioè la vendita di uffici pubblici a cittadini: giudice, capo militare, esattore delle tasse

I cittadini compravano questi uffici in quanto essi davano diritto a rendite economiche

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Il dominio dei Visconti a Milano A Milano la famiglia Visconti, dopo avere sconfitto nella lotta per

il potere comunale la famiglia rivale dei della Torre, a partire dal 1277 ottenne la signoria di Milano.

I Visconti avevano conquistato il diritto di nominare dentro il comune i membri principali del Consolato

Ottennero più volte nel corso del Trecento la carica del vicariato imperiale

Dopo avere acquisito il dominio della loro città, i Visconti vollero ampliare il loro potere anche su altre città lombarde vicine, oltre che sul vasto contado

Essi spesso intervennero nei comuni con la motivazione di aiutarli a ottenere la pace interna attraverso la guida di un signore esterno alla città capace di riportare ordine nei conflitti

In tal modo buona parte dei comuni della Pianura Padana venne sottomessa dai Visconti, così come Bologna e Genova

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Le conquiste dei Visconti

tra 1300 e 1350

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Le conquiste di Gian Galeazzo Visconti

L’espansione territoriale dei Visconti si fece ampia

e tumultuosa sotto il ducato di Gian Galeazzo,

che divenne signore di Milano nel 1378

Dopo avere eliminato suo zio Bernabò, che poteva

mettere in discussione il suo potere, Gian

Galeazzo estese la sua signoria alle città

toscane di Pisa e Siena, alla regione della

Lunigiana (tra Massa e Lucca), a Perugia

L’imperatore gli conferì nel 1395 il titolo

ereditario di duca di Milano

Sottomise poi Verona

I suoi avversari furono Firenze e il papa, ma egli

riuscì a conquistare anche Bologna (1402), ma

pochi mesi dopo morì di peste

Gian Galeazzo

Visconti

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Lo sgretolamento dei domini viscontei

La costruzione territoriale di Gian Galeazzo era

però molto fragile, perché si basava su rapporti

di fedeltà e alleanza con i ceti cittadini più

importanti delle diverse città acquisite dal duca

milanese

Il dominio visconteo non era fondato

sull’imposizione di un sistema fiscale e

burocratico omogeneo alle città che si

sottomettevano e questa situazione rendeva

il potere dei signori di Milano molto instabile

Alla morte di Gian Galeazzo, il vasto sistema

territoriale da lui costruito andò in pezzi nel giro di

pochi anni

Sotto l’ultimo duca Visconti, Filippo Maria,

signore di Milano dal 1412, la famiglia ducale

milanese controllava solo la Lombardia

Filippo Maria Visconti,

ultimo duca Visconti

di Milano

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Firenze e il dominio della Toscana

Firenze mantenne l’ordinamento comunale più a lungo rispetto a Milano

Il potere cominciò a essere spartito tra poche famiglie solo dopo il tumulto dei Ciompi

La conquista dei comuni toscani fu invece avviata da Firenze già alla fine del Duecento, quando la città si arricchì attraverso i commerci con il regno di Sicilia

Firenze mandò alle città vicine propri podestà, o impose a esse il pagamento di tasse o il reclutamento di uomini

Essa imponeva alle città una sostanziale sottomissione, frazionando i loro contadi o togliendo alla città sottomessa ogni controllo sul suo territorio

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Firenze e i suoi domini nel 1300

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Venezia, repubblica oligarchica

Venezia era istituzionalmente una repubblica

Era guidata da un gruppo ristretto di persone appartenenti alle

famiglie maggiori

Questo gruppo ristretto era rappresentato dal Maggior Consiglio

Esso divenne ufficialmente un organo i cui membri erano ereditari: a

esso era possibile accedere solo essendo figli o nipoti di consiglieri

Venezia fu impegnata a acquisire il controllo delle coste dell’Adriatico e a

rafforzare la sua presenza in Oriente, quindi non si interessò a conquistare

il contado fino alla alla metà del Trecento

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Venezia si espande nell’entroterra veneto e

lombardo

Venezia rallentò la sua espansione sul mar Mediterraneo,

quando su di esso i turchi cominciarono a diventare aggressivi

e potenti

Essa decise di crearsi un dominio territoriale in Veneto

soprattutto perché dipendeva per gli

approvvigionamenti dalle zone non venete: Puglia, Sicilia,

Creta, il Mar Nero, e la crescita del potere turco sul

Mediterraneo orientale mise in pericolo la possibilità di

rifornirsi da questi luoghi

La repubblica si impegnò nella conquista di territori

nell’entroterra veneto per crearsi una base territoriale

solida che le garantisse i prodotti agricoli necessari

In questa opera di conquista Venezia si scontrò con

Milano, e conquistò città venete e lombarde: 1405, Padova,

Vicenza e Verona; 1425, Brescia;1428 Bergamo

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Bibliografia

Enzo Biagi, Storia d’Italia a fumetti, Milano, Mondadori, 1978

Massimo Montanari, Storia medievale, Roma – Bari, Laterza,

2002

P.Corrao, Regni e principati feudali, in Aa.Vv., Storia

medievale, Roma, Donzelli, 1998

E.Artifoni, Città e comuni, in ibidem