Dagli abiti usati LE DIOCESI COINVOLTE più lavoro solidale · 2012-11-20 · Milano stipati di...

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COSTRUIRE FUTURO Parte da Milano il progetto che punta a rivitalizzare il settore del riuso per offrire alle categorie più disagiate nuove opportunità. Una scelta non profit che ha trovato anche la collaborazione dell’Anci DA MILANO P AOLO LAMBRUSCHI rovate a immaginare lo stadio di San Siro e il Duomo di Milano stipati di abiti usati. È quanto è stato raccolto in 15 anni dalle cooperative sociali promosse dalla Caritas Ambrosiana attraverso i cassonetti gialli sparsi sul territorio della diocesi. Per inciso, sono 80 mila tonnellate che, rivendute in una filiera etica certificata, hanno portato alla creazione di 49 posti di lavoro a soggetti svantaggiati – tra cui padri di famiglia, rifugiati e senza dimora – e al reinvestimento di un milione e mezzo di euro, usati per finanziare 79 progetti rivolti a donne vittime di tratta, anziani soli e bambini abbandonati. Ora provate a immaginare 240 mila tonnellate di abiti usati e accessori. Sono quattro chili a testa per ogni italiano, l’equivalente di 16 mila tir. È quanto il Belpaese mediamente - in barba alla crisi - butta ogni anno svuotando gli armadi. Solo la metà viene intercettata dai consorzi del riuso. Il resto viene bruciato negli inceneritori. Ma entro il 2020 l’Ue ci impone con una direttiva di aumentare la quota di riuso dei P rifiuti. Contando che solo il vetro in Italia potrebbe venire riutilizzato (ma da noi non si fa), le prospettive di crescita della raccolta del tessile diventano enormi. Resta da vedere chi metterà le mani su un business di svariati milioni e con quali finalità. Perché in questo campo ci sono luci, come quella milanese, c’è il profit onesto e le molte ombre che vanno dal profit travestito da non profit alle ecomafie che, come dimostrano molte inchieste condotte in passato, utilizzano nomi o marchi di finte associazioni per condurre raccolte porta a porta o abusive con cassonetti installati nottetempo. A Milano circa tre lustri fa partì dalle cooperative del consorzio Farsi Prossimo l’idea di trasformare l’annuale raccolta di abiti usati organizzata dalla Caritas diocesana attraverso le parrocchie nella raccolta stabile con i cassonetti gialli. Cassonetti che, dopo l’esperienza pilota milanese si sono diffusi in Italia, diventando sinonimo di riutilizzo solidale e di ecologia, anche se il settore difetta di trasparenza sul versante della legalità e del lavoro nero. L’idea da anni si comunque è messa in viaggio. Attualmente sono 40 le diocesi impegnate con i cassonetti con 50 cooperative sociali e da Milano è stata rilanciata ieri con un restyling dei cassonetti - in evidenza il marchio Caritas e il logo «Dona Valore» - per segnalare l’unica raccolta gestita integralmente da onlus. «Noi – spiega il direttore della Caritas diocesana don Roberto Davanzo – abbiamo praticato la strada della legalità e della trasparenza e della cura del creato vincendo la sfida. La carità si è fatta impresa». Così nel 1997, utilizzando la legge Ronchi che obbligava dal 1992 le amministrazioni alla raccolta anche del tessile, furono stipulate le prime convenzioni con il comune di Lissone e poi di Monza, quindi Milano. Oggi i comuni convenzionati sono oltre 200 e le parrocchie 400. Qual è la filiera certificata dell’abito che dismettiamo? «Una minima parte – risponde Carmine Guanci, coordinatore della rete Riuse che riunisce le coop sociali diocesane della raccolta – resta alle Caritas che lo da ai poveri. Abbiamo raccolto nel 2011 8000 tonnellate di abiti e non ci sono così tanti indigenti. La gran parte viene allora conferita a impianti autorizzati che dopo averlo igienizzato lo selezionano. Il 68% viene rivenduto all’estero, soprattutto in Tunisia, e da lì arriva sul mercato africano. Il 25% viene venduto direttamente sul mercato europeo, vale a dire Germania e Olanda, il resto si trasforma in pezzame industriale». Per crescere serve la collaborazione dei comuni i quali, spesso, per motivi di arredo urbano non concedono l’autorizzazione lasciando via libera a installazioni abusive di colore giallo che giocano sulla confusione. Diversi municipi per fare cassa indicono bandi dove si paga un tanto al chilo raccolto o al cassonetto per vincere la gara. Così il non profit è fuori causa e il reinserimento dei disoccupati a rischio. Ma l’Anci vuole usare l’ultomo scorcio di legislatura per presentare al governo un parere orientato al terzo settore, intanto ha siglato una lettera d’intenti con il consorzio nazionale di raccolta Conau inviandola agli 8000 aderenti. «Entro il 2020 – conferma Filippo Bernocchi, delegato di presidenza dell’Associazione dei comuni – aumenterà la quota di rifiuti riutilizzati, il tessile è il settore su cui Coinvolte 40 diocesi: il riutilizzo dei vestiti offre occupazione ai giovani, aiuta l’ecologia e combatte il crimine Dagli abiti usati più lavoro solidale Caritas: “valore aggiunto” nei cassonetti bilanci in verde Riciclare i tessuti fa bene a economia e ambiente Si risparmia acqua e non si produce anidride il gemellaggio A Ercolano raccolta, igienizzazione, export L’impegno della cooperativa Ambiente Solidale i chiama «Vesti solidale» ed è la cooperativa dalla quale è nata la raccolta di abiti usati nella diocesi di Milano 15 anni fa. È stata un volano perché ha capito per prima che ogni anno i quasi 5 milioni e mez- zo di abitanti della diocesi si disfano di 30mila tonnel- late di abiti usati. E la metà di questa montagna di stof- fa finisce ancora, con gli al- tri rifiuti, nelle discariche e negli inceneritori. Si poteva fare business dando lavoro a categorie deboli e aiutare l’ambiente. Solo lo scorso anno, con 1.200 cassonetti posizionati in 200 comuni, Caritas Ambrosiana ha raccolto 8 mila tonnellate di abiti smessi con grande vantaggio ambientale. Ap- plicando al territorio lom- bardo uno studio dell’Uni- versità di Copenhagen sul riciclo dei tessuti, si può stimare che grazie ai “cassonetti della Caritas”, l’Arci- diocesi di Milano ha prodotto 28.800 tonnellate di a- nidride carbonica in meno, ha risparmiato 48 milioni di metri cubi di acqua, 2.400 tonnellate di fertilizzan- ti e 1.600 di pesticidi nel 2011. Oggi le cooperative promosse dalla Caritas che raccol- gono abiti sono diventate sei e grazie all’accordo con comuni e municipalizzate impiegano 49 persone, dal- le categorie svantaggiate segnalate dalla legge sulle coo- perative sociali, come gli ex carcerati e i disabili, a pro- fughi, senza dimora e padri di famiglia senza lavoro o- ver 45 segnalati dal Fondo famiglia, fedeli all’idea che og- gi dare lavoro sia la forma di carità più efficace. Grazie a un progetto dalla Fondazio- ne Cariplo appena appro- vato, altre sei persone ver- ranno assunte nel 2013. O- ra, con il nuovo logo «Dona Valore» si punta nei prossi- mi anni a raddoppiare il nu- mero dei cassonetti sul ter- ritorio e ad aprire un nego- zio di abiti usati solidali in via Padova, la più multietni- ca della metropoli. All’om- bra della Madonnina il ri- lancio prevede una campa- gna di sensibilizzazione ri- volta a cittadini, ammini- stratori pubblici e parroci per spiegare che i cassonet- ti sono tutti gialli, ma non tutti verdi e solidali. (P.Lam.) S ille tonnellate di abiti usati raccolti l’anno scorso, più di 400 cassonetti tra Napoli e provincia. E una cooperativa sociale, «Am- biente solidale», nata nell’ambiente della Caritas diocesana e gemellata con il consorzio ambrosia- no Farsi prossimo che tra Scampia e il centro città resiste e vuole crescere. «L’idea ci è venuta qual- che anno fa, in piena cri- si rifiuti – racconta il pre- sidente Aniello Iacomino – a noi interessava dimo- strare che a Napoli si può creare lavoro rispettan- do creato e legalità». Per affrontare la sfida, la cooperativa incontra l’o- mologa ambrosiana e dal gemellaggio si perfezio- na l’idea d’impresa so- ciale che parte nel 2007, impiegando nella raccol- ta 23 persone apparte- nenti a gruppi vulnerabi- li, come ex detenuti o ex tossicodipendenti dei quartieri a rischio. Gra- zie all’accordo con la municipalizzata napoletana Asia, nel 2010 scatta la raccolta in tutta la città e a Portici ed Ercolano, in periferia. Ma i problemi in un settore poco tra- sparente creati anche dalla criminalità sono mol- ti. «Abbiamo scoperto che in alcune zone – pro- segue Iacomino – la raccolta si era azzerata. U- na banda di raccoglito- ri abusivi che lavorava- no in nero porta a por- ta, danneggiati dai cas- sonetti, aveva clonato le chiavi dei lucchetti e ci rubava gli abiti». Un affare, se dopo i primi furti gli abiti venivano caricati su una movo- lume e qualche setti- mana dopo in furgone. Le forze dell’ordine hanno stroncato la gang, almeno per ora. Grazie ai finanziamenti di Fondazione con il Sud e Fondazione Vismara, Ambiente solidale punta ora a gestire in proprio tutta la filiera. A Ercolano ha acquistato un ca- pannone dove effettuare la cernita, l’igienizza- zione e l’export dell’abito dismesso. Una nuova sfida da vincere. (P. Lam.) M I milanesi si disfano ogni anno di 30mila tonnellate di abiti. Rimetterli in circolo significa risparmiare 2.400 tonnellate di fertilizzanti e 1.600 di pesticidi Impiega persone appartenenti a gruppi vulnerabili e deve fare i conti con i raccoglitori abusivi: «Resistiamo per dimostrare che anche a Napoli si può creare lavoro» Lumache e birra Ricetta vincente per chef torinese ROMA. «Le lumache e la birra» e «A tutta birra». Con queste due ricette (rispettivamente salata e dolce) Christian Milone, chef del ristorante-trattoria Zappatori di Pinerolo (Torino) ha vinto la seconda edizione del Premio Birra Moretti Grand Cru. Il concorso, rivolto agli chef under 35 «con la passione della birra in cucina» è stato assegnato nella Città del gusto del Gambero Rosso a Roma. Gli iscritti hanno toccato quota 155, con un incremento del 20% rispetto alla prima edizione. ROMA. Gli europei non sono più soltanto grandi consumatori di marijuana, ma ormai se la producono «in casa». Una coltivazione a «misura variabile», che può andare dalle grandi piantagioni alle piantine sul balcone di casa, ma sembra ormai che l’Europa sia diventata uno dei maggiori produttori di «erba». Il dato emerge clamoroso dalla 17.ma Relazione annuale 2012 dell’Osservatorio europeo delle droghe (Oedt), che ha realizzato un’ampia analisi del mercato della cannabis, la droga illegale più consumata in Europa. Il rapporto fotografa un consumatore europeo che per eccitarsi e stimolarsi usa di tutto, anche polveri e pillole di cui non conosce la composizione, e che invece consuma meno droghe tradizionali come eroina e cocaina. Da segnalare poi un ritorno in auge dell’Mdma (il componente più noto del gruppo di droghe ’ecstasy’), un continuo e incessante afflusso di nuove sostanze quasi sempre sintetiche, un record dei negozi online che vendono droghe «legali», un allarme antrace tra chi consuma eroina. La cannabis consumata quotidianamente da circa 3 milioni di europei (15-64 anni), circa 23 milioni di persone l’ha usata nell’ultimo anno. Si conferma la tendenza alla stabilizzazione o calo del consumo tra i giovani adulti (15-34 anni). Alle importazioni viene sempre più sostituita la produzione "locale". Ma resta la cocaina la droga stimolante più consumata in Europa (4 milioni l’hanno usata nell’ultimo anno), ma la sua popolarità e l’immagine di «droga di status» appaiono in declino. Italia, Danimarca, Irlanda, Spagna e Regno unito, i cinque Paesi con i più alti livelli di consumo, registrano un calo nell’ultimo anni tra i giovani adulti. Calano anche il numero e i quantitativi di cocaina sequestrati.. Drastico calo anche per l’eroina, soprattutto quella iniettata: i consumatori regolari di eroina sono stimati in circa 1,4 milioni. Quasi ogni settimana viene poi scoperta una nuova droga. Ed è record di negozi online che vendono prodotti psicoattivi ai consumatori europei. L’Oedt ha individuato nel 2012 un numero record di 693 negozi online che vendono prodotti psicoattivi ai consumatori europei, in aumento rispetto ai 170 del 2010. Rapporto dell’Osservatorio di Lisbona: pillole e polveri sintetiche vengono sempre più spesso acquistate on line Droga, europei consumatori e “produttori” NAPOLI 64 32 9 70 87 PALERMO 70 71 54 59 32 ROMA 25 35 82 68 44 TORINO 76 81 21 69 48 VENEZIA 72 53 12 49 78 BARI 86 71 23 90 8 CAGLIARI 65 4 51 15 82 FIRENZE 57 61 51 11 21 GENOVA 75 5 78 7 80 MILANO 14 82 49 75 23 ESTRAZIONI DEL 15-11-2012 SUPERENALOTTO: 12 - 24 - 53 - 66 - 74 -83 n. jolly 86 RUOTA NAZIONALE 44 54 48 8 84 Numero SUPERSTAR: 69 10eLOTTO 4-5-14-23-25-32-35-53-57-61 64-65-70-71-72-75-76-81-82-86 VENERDÌ 16 NOVEMBRE 2012 15 I NUMERI 240MILA TONNELLATE I VESTITI SCARTATI OGNI ANNO IN ITALIA 4 I CHILI PRO CAPITE 40 LE DIOCESI COINVOLTE NEL PROGETTO 50 LE COOPERATIVE SOCIALI puntare. Diventerà operativo un gestore unico, vorremmo promuovere le esperienze non profit che rispettano legalità, ambiente e con valenza sociale». L’Italia in cerca di lavoro, anche se non manca di bastonarlo, dovrebbe guardare con attenzione alla capacità d’impresa del terzo settore.

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COSTRUIREFUTURO

Parte da Milano il progetto che punta a rivitalizzareil settore del riuso per offrire alle categorie piùdisagiate nuove opportunità. Una scelta non profitche ha trovato anche la collaborazione dell’Anci

DA MILANO PAOLO LAMBRUSCHI

rovate a immaginare lo stadiodi San Siro e il Duomo diMilano stipati di abiti usati. È

quanto è stato raccolto in 15 annidalle cooperative sociali promossedalla Caritas Ambrosiana attraversoi cassonetti gialli sparsi sul territoriodella diocesi. Per inciso, sono 80mila tonnellate che, rivendute inuna filiera etica certificata, hannoportato alla creazione di 49 posti dilavoro a soggetti svantaggiati – tracui padri di famiglia, rifugiati esenza dimora – e al reinvestimentodi un milione e mezzo di euro, usatiper finanziare 79 progetti rivolti adonne vittime di tratta, anziani solie bambini abbandonati. Ora

provate a immaginare 240 milatonnellate di abiti usati e accessori.Sono quattro chili a testa per ogniitaliano, l’equivalente di 16 mila tir.È quanto il Belpaese mediamente -in barba alla crisi - butta ogni annosvuotando gli armadi. Solo la metàviene intercettata dai consorzi delriuso. Il resto viene bruciato negliinceneritori. Ma entro il 2020 l’Ue ciimpone con una direttiva diaumentare la quota di riuso dei

Prifiuti. Contando che solo il vetro inItalia potrebbe venire riutilizzato(ma da noi non si fa), le prospettivedi crescita della raccolta del tessilediventano enormi. Resta da vederechi metterà le mani su un businessdi svariati milioni e con qualifinalità. Perché in questo campo cisono luci, come quella milanese, c’èil profit onesto e le molte ombre chevanno dal profit travestito da nonprofit alle ecomafie che, comedimostrano molte inchiestecondotte in passato, utilizzanonomi o marchi di finte associazioniper condurre raccolte porta a portao abusive con cassonetti installatinottetempo. A Milano circa tre lustri fa partìdalle cooperative del consorzioFarsi Prossimo l’idea di trasformarel’annuale raccolta di abiti usatiorganizzata dalla Caritas diocesanaattraverso le parrocchie nellaraccolta stabile con i cassonettigialli. Cassonetti che, dopol’esperienza pilota milanese si sonodiffusi in Italia, diventandosinonimo di riutilizzo solidale e diecologia, anche se il settore difettadi trasparenza sul versante dellalegalità e del lavoro nero. L’idea daanni si comunque è messa inviaggio. Attualmente sono 40 lediocesi impegnate con i cassonetticon 50 cooperative sociali e daMilano è stata rilanciata ieri con unrestyling dei cassonetti - inevidenza il marchio Caritas e il logo«Dona Valore» - per segnalarel’unica raccolta gestitaintegralmente da onlus.

«Noi – spiega il direttore dellaCaritas diocesana don RobertoDavanzo – abbiamo praticato lastrada della legalità e dellatrasparenza e della cura del creatovincendo la sfida. La carità si è fattaimpresa». Così nel 1997, utilizzando la leggeRonchi che obbligava dal 1992 leamministrazioni alla raccolta anchedel tessile, furono stipulate le primeconvenzioni con il comune diLissone e poi di Monza, quindiMilano. Oggi i comuniconvenzionati sono oltre 200 e leparrocchie 400. Qual è la filiera certificata dell’abitoche dismettiamo? «Una minima parte – rispondeCarmine Guanci, coordinatore dellarete Riuse che riunisce le coopsociali diocesane della raccolta –resta alle Caritas che lo da ai poveri.Abbiamo raccolto nel 2011 8000tonnellate di abiti e non ci sono cosìtanti indigenti. La gran parte vieneallora conferita a impiantiautorizzati che dopo averloigienizzato lo selezionano. Il 68%viene rivenduto all’estero,soprattutto in Tunisia, e da lì arrivasul mercato africano. Il 25% vienevenduto direttamente sul mercatoeuropeo, vale a dire Germania eOlanda, il resto si trasforma inpezzame industriale».Per crescere serve la collaborazionedei comuni i quali, spesso, permotivi di arredo urbano nonconcedono l’autorizzazionelasciando via libera a installazioniabusive di colore giallo che giocano

sulla confusione. Diversimunicipi per fare cassaindicono bandi dove si paga untanto al chilo raccolto o alcassonetto per vincere la gara.Così il non profit è fuori causa eil reinserimento dei disoccupatia rischio. Ma l’Anci vuole usarel’ultomo scorcio di legislaturaper presentare al governo unparere orientato al terzo

settore, intanto ha siglato unalettera d’intenti con ilconsorzio nazionale di raccoltaConau inviandola agli 8000aderenti.«Entro il 2020 – confermaFilippo Bernocchi, delegato dipresidenza dell’Associazionedei comuni – aumenterà laquota di rifiuti riutilizzati, iltessile è il settore su cui

Coinvolte 40 diocesi: ilriutilizzo dei vestiti offreoccupazione ai giovani,aiuta l’ecologia ecombatte il crimine

Dagli abiti usatipiù lavoro solidaleCaritas: “valore aggiunto” nei cassonetti

bilanci in verdeRiciclare i tessuti fa bene a economia e ambienteSi risparmia acqua e non si produce anidride

il gemellaggio A Ercolano raccolta, igienizzazione, exportL’impegno della cooperativa Ambiente Solidale

i chiama «Vesti solidale» ed è la cooperativa dallaquale è nata la raccolta di abiti usati nella diocesidi Milano 15 anni fa. È stata un volano perché ha

capito per prima che ogni anno i quasi 5 milioni e mez-zo di abitanti della diocesi si disfano di 30mila tonnel-late di abiti usati. E la metà di questa montagna di stof-

fa finisce ancora, con gli al-tri rifiuti, nelle discariche enegli inceneritori. Si potevafare business dando lavoroa categorie deboli e aiutarel’ambiente. Solo lo scorsoanno, con 1.200 cassonettiposizionati in 200 comuni,Caritas Ambrosiana haraccolto 8 mila tonnellatedi abiti smessi con grandevantaggio ambientale. Ap-plicando al territorio lom-bardo uno studio dell’Uni-versità di Copenhagen sulriciclo dei tessuti, si può

stimare che grazie ai “cassonetti della Caritas”, l’Arci-diocesi di Milano ha prodotto 28.800 tonnellate di a-nidride carbonica in meno, ha risparmiato 48 milionidi metri cubi di acqua, 2.400 tonnellate di fertilizzan-ti e 1.600 di pesticidi nel 2011. Oggi le cooperative promosse dalla Caritas che raccol-

gono abiti sono diventate sei e grazie all’accordo concomuni e municipalizzate impiegano 49 persone, dal-le categorie svantaggiate segnalate dalla legge sulle coo-perative sociali, come gli ex carcerati e i disabili, a pro-fughi, senza dimora e padri di famiglia senza lavoro o-ver 45 segnalati dal Fondo famiglia, fedeli all’idea che og-gi dare lavoro sia la forma dicarità più efficace. Grazie aun progetto dalla Fondazio-ne Cariplo appena appro-vato, altre sei persone ver-ranno assunte nel 2013. O-ra, con il nuovo logo «DonaValore» si punta nei prossi-mi anni a raddoppiare il nu-mero dei cassonetti sul ter-ritorio e ad aprire un nego-zio di abiti usati solidali invia Padova, la più multietni-ca della metropoli. All’om-bra della Madonnina il ri-lancio prevede una campa-gna di sensibilizzazione ri-volta a cittadini, ammini-stratori pubblici e parrociper spiegare che i cassonet-ti sono tutti gialli, ma nontutti verdi e solidali. (P.Lam.)

S ille tonnellate di abiti usati raccolti l’annoscorso, più di 400 cassonetti tra Napoli eprovincia. E una cooperativa sociale, «Am-

biente solidale», nata nell’ambiente della Caritasdiocesana e gemellata con il consorzio ambrosia-no Farsi prossimo che tra Scampia e il centro città

resiste e vuole crescere.«L’idea ci è venuta qual-che anno fa, in piena cri-si rifiuti – racconta il pre-sidente Aniello Iacomino– a noi interessava dimo-strare che a Napoli si puòcreare lavoro rispettan-do creato e legalità».Per affrontare la sfida, lacooperativa incontra l’o-mologa ambrosiana e dalgemellaggio si perfezio-na l’idea d’impresa so-ciale che parte nel 2007,impiegando nella raccol-ta 23 persone apparte-nenti a gruppi vulnerabi-li, come ex detenuti o extossicodipendenti deiquartieri a rischio. Gra-zie all’accordo con la

municipalizzata napoletana Asia, nel 2010 scattala raccolta in tutta la città e a Portici ed Ercolano,in periferia. Ma i problemi in un settore poco tra-sparente creati anche dalla criminalità sono mol-ti. «Abbiamo scoperto che in alcune zone – pro-segue Iacomino – la raccolta si era azzerata. U-na banda di raccoglito-ri abusivi che lavorava-no in nero porta a por-ta, danneggiati dai cas-sonetti, aveva clonatole chiavi dei lucchetti eci rubava gli abiti». Unaffare, se dopo i primifurti gli abiti venivanocaricati su una movo-lume e qualche setti-mana dopo in furgone.Le forze dell’ordinehanno stroncato lagang, almeno per ora. Grazie ai finanziamentidi Fondazione con il Sud e Fondazione Vismara,Ambiente solidale punta ora a gestire in propriotutta la filiera. A Ercolano ha acquistato un ca-pannone dove effettuare la cernita, l’igienizza-zione e l’export dell’abito dismesso. Una nuovasfida da vincere. (P. Lam.)

MI milanesi si disfano ogni anno di 30mila tonnellate di abiti. Rimetterli in circolo significa risparmiare 2.400 tonnellate di fertilizzanti e 1.600 di pesticidi

Impiega persone appartenenti a gruppi vulnerabili e deve fare i conti con i raccoglitori abusivi: «Resistiamo per dimostrare che anche a Napoli si può creare lavoro»

Lumache e birraRicetta vincenteper chef torinese

ROMA. «Le lumache ela birra» e «A tuttabirra». Con queste duericette (rispettivamentesalata e dolce) ChristianMilone, chef delristorante-trattoriaZappatori di Pinerolo(Torino) ha vinto laseconda edizione delPremio Birra MorettiGrand Cru. Il concorso,rivolto agli chef under 35«con la passione dellabirra in cucina» è statoassegnato nella Città delgusto del GamberoRosso a Roma. Gli iscrittihanno toccato quota 155,con un incremento del20% rispetto alla primaedizione.

ROMA. Gli europei non sono piùsoltanto grandi consumatori dimarijuana, ma ormai se laproducono «in casa». Unacoltivazione a «misura variabile»,che può andare dalle grandipiantagioni alle piantine sul balconedi casa, ma sembra ormai chel’Europa sia diventata uno deimaggiori produttori di «erba».Il dato emerge clamoroso dalla17.ma Relazione annuale 2012dell’Osservatorio europeo delledroghe (Oedt), che ha realizzatoun’ampia analisi del mercato dellacannabis, la droga illegale piùconsumata in Europa. Il rapportofotografa un consumatore europeoche per eccitarsi e stimolarsi usa ditutto, anche polveri e pillole di cuinon conosce la composizione, eche invece consuma meno droghe

tradizionali come eroina e cocaina.Da segnalare poi un ritorno in augedell’Mdma (il componente più notodel gruppo di droghe ’ecstasy’), uncontinuo e incessante afflusso dinuove sostanze quasi sempresintetiche, un record dei negozionline che vendono droghe «legali»,un allarme antrace tra chi consumaeroina. La cannabis consumataquotidianamente da circa 3 milionidi europei (15-64 anni), circa 23milioni di persone l’ha usatanell’ultimo anno. Si conferma latendenza alla stabilizzazione o calodel consumo tra i giovani adulti(15-34 anni). Alle importazioniviene sempre più sostituita laproduzione "locale". Ma resta lacocaina la droga stimolante piùconsumata in Europa (4 milionil’hanno usata nell’ultimo anno), ma

la sua popolarità e l’immagine di«droga di status» appaiono indeclino. Italia, Danimarca, Irlanda,Spagna e Regno unito, i cinque Paesicon i più alti livelli di consumo,registrano un calo nell’ultimo annitra i giovani adulti. Calano anche ilnumero e i quantitativi di cocainasequestrati.. Drastico calo ancheper l’eroina, soprattutto quellainiettata: i consumatori regolari dieroina sono stimati in circa 1,4milioni. Quasi ogni settimana vienepoi scoperta una nuova droga. Ed èrecord di negozi online chevendono prodotti psicoattivi aiconsumatori europei. L’Oedt haindividuato nel 2012 un numerorecord di 693 negozi online chevendono prodotti psicoattivi aiconsumatori europei, in aumentorispetto ai 170 del 2010.

Rapporto dell’Osservatorio di Lisbona: pillole e polveri sintetiche vengono sempre più spesso acquistate on line

Droga, europei consumatori e “produttori”NAPOLI 64 32 9 70 87

PALERMO 70 71 54 59 32

ROMA 25 35 82 68 44

TORINO 76 81 21 69 48

VENEZIA 72 53 12 49 78

BARI 86 71 23 90 8

CAGLIARI 65 4 51 15 82

FIRENZE 57 61 51 11 21

GENOVA 75 5 78 7 80

MILANO 14 82 49 75 23

ESTRAZIONI DEL 15-11-2012

SUPERENALOTTO:12 - 24 - 53 - 66 - 74 -83 n. jolly 86

RUOTA NAZIONALE44 54 48 8 84

Numero SUPERSTAR: 6910eLOTTO

4-5-14-23-25-32-35-53-57-6164-65-70-71-72-75-76-81-82-86

VENERDÌ16 NOVEMBRE 2012 15

I NUMERI

240MILA TONNELLATEI VESTITI SCARTATI OGNI ANNOIN ITALIA

4 I CHILI PRO CAPITE

40 LE DIOCESI COINVOLTE NEL PROGETTO

50 LE COOPERATIVE SOCIALI

puntare. Diventerà operativoun gestore unico, vorremmopromuovere le esperienze nonprofit che rispettano legalità,ambiente e con valenzasociale».L’Italia in cerca di lavoro, anchese non manca di bastonarlo,dovrebbe guardare conattenzione alla capacitàd’impresa del terzo settore.