Da Rota a San Severino · ristrutturando profondamente economia, finanze, politica e burocrazia....

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Da Rota a San Severino

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Da Rota a San Severino

L’oppidum di Rota , ubicata alle pendici di un anfiteatro

di lussureggianti colline che digradavano dolcemente da

San Marco Camporotondo (Camporutundo) fino a

Pandola (Pandula) e ad Accigliano ,alla zona” Ferriere

“verso Montoro, originariamente era un mucchio di

case sparse in una delle più belle valli dell’alto Sarno e

dell’alto dell’Irno, ricca di vigneti , querceti e castagneti

. La valle era attraversata dalla Solofrana, che

anticamente si chiamava Flubio (Fiume delle Bocche).

La Solofrana, aveva un doppio nome Flubio-rivus ,siccus-rivus (risicco)una parte era corso d’acqua (flubio), mentre l ‘altra parte era asciutta (rivus siccus)

Usata d’inverno come strada dai pastori Sanniti per il trasferimento delle greggi in pianura (tratturo o transumantico fluviale).

Prendeva il nome di Saltera da San Severino a Nocera, dove si immetteva nel Sarno.

Il Flubio-rivus siccus, non aveva un alveo naturale ,aveva una consistente portata di acqua , era soggetto a straripamenti che comportavano l’impaludamento del fondovalle.

In epoca antica parte della valle di San Severino era occupata da palude.

I Sanniti furono un antico popolo italico stanziato in un

territorio, detto Sannio,corrispondente agli attuali territori della

Campania, dell'alta Puglia, del Molise, del basso Abruzzo, e

dell'alta Lucania (Basilicata).

Parlavano la lingua osca, una lingua indoeuropea del gruppo

italico.

I Sanniti si suddividevano in quattro gruppi: Caudini, Irpini,

Pentri e Carricini.

Tribù riunite nella Lega sannitica, assoggettarono gli Osci. Nel

IV secolo a.C. vennero in contatto con la Repubblica romana.

Tra il 343 e il 290 a.C. le tre Guerre sannitiche sancirono la

supremazia dei Romani. I Sanniti furono romanizzati, in un

lungo processo che si concluse soltanto nei primi secoli del I

millennio d.C.

La Lega Sannitica era un'entità governativa e militare tesa a

tenere testa a Roma

pelli

.

In epoca romana ,per la sua posizione geografica, gli

abitanti di oppidum Rota, la tribù Menenia,

esigevano ,a chiunque transitasse con un carro,

lungo la strada che dal nord attraverso Benevento,

Avellino e Salerno portava in Calabria ,un pedaggio

“pro-rota”,secondo i numero delle ruote,per la

manutenzione delle strade e perciò chiamata

“Oppidum Rota”da rotaticum”.Per Rota passava la

Annia-Popilia la strada che collegava Capua a

Reggio Calabria (Via Capua-Rhegium). Ad essa si

collegava: la via Herculea che da Nerulum portava a

Venosa, passando per Grumentum, Potentia, Anxia.

Anche la città della Magna Grecia ,Pesto,era

raggiungibile da Napoli ,solo attraverso Rota. Per

Rota transitavano le legioni che da Capua si

recavano in Calabria e in Puglia.

Roma e i secoli di storia partono ufficialmente nel 753 a.C. sulle pendici del colle

Palatino, in un momento in cui gli Etruschi e i coloni greci occupano aree vicine.

La tradizione dà a Romolo la paternità del villaggio, tracciato nel perimetro con un

aratro.

Nel 509 a.C., fino al 27 a.C.fu una Repubblica e si fondono le basi del diritto civile ,

"res publica.

Roma, da villaggio, diventa in pochi secoli capitale di un impero e, con le guerre

puniche, la dominatrice incontrastata del mar Mediterraneo.

L’espansione territoriale ridefinisce il concetto di "res publica", lo stato. Dopo

l’assassinio di Cesare (44 a.C.) e il contrasto tra Marco Antonio alleato con

Cleopatra da una parte e Ottaviano, nipote di Cesare, nasce : il principato. Il

"princeps" (da "primum caput“ , primo cittadino) fonda l’impero in un assetto

unificato e pacificato che dura fino al III secolo d.C. ("pax romana"). Durante

questi secoli l’impero romano raggiunge il suo splendore.

Con il III secolo d.C., Roma via via perde il ruolo centrale per la vastità e

universalità del suo regno, finché Diocleziano separa in due parti l’impero

ristrutturando profondamente economia, finanze, politica e burocrazia.

Il Cristianesimo, autorizzato ufficialmente nel 313 d.C. da Costantino il Grande

con l’editto di Milano, contribuisce a sostenere l’ Impero.

Nel IV secolo il baricentro dell’impero si sposta verso oriente, dopo le successive

invasioni in Italia di Barbari, Visigoti e Vandali, che arrivano a saccheggiare

persino la città di Roma.

Il VI secolo vede la scomparsa dell’impero romano, lasciando alla storia il merito

di aver creato e unificato il cosiddetto "mondo civile".

Probabilmente inella zon esisteva un castrum romano.

I Romani conoscevano questa cittadina già dalla

seconda guerra punica.

Colonia della tribù Menenia, era popolata da coloni

Romani che avevano il ruolo primario di riscuotere il

pedaggio e controllare le valli del Sarno e dell’Irno.

Col passare dei secoli, la sua funzione militare cedette il

passo a quella commerciale. La città era attraversata

dalla Via Popilia, che collegava Roma alla Lucania e a

Reggio, e di conseguenza divenne un nodo cruciale per i

traffici da e per l'Italia meridionale.

I ritrovamenti archeologici, benché frammentari, fanno

pensare a una città florida. Il decumano maggiore era

l'attuale corso Diaz

Con le invasioni barbariche e la guerra greco-gotica,

seguì il destino di molti paesi italiani,cioè il declino.

Lungo la ferrovia sono stati ritrovati alcuni reperti i difensivi di epoca romana ,mentre là dove passava il decumano (corso Diaz) resti che attestano il percorso dell’acquedotto Augusteo “Serino-Neapolis-Misenum“,chiamato erroneamente acquedotto Claudio. (costruito nel periodo compreso tra il 33 e il 12 a.C. quando Marcus Vipsanius Agrippa era curator aquaruma Roma) ,mentre tracce di una centuriazione in località Faraldo ,la Torre romana di Marcello, rimaneggiata nel Medio Evo, è oggi è l'unica testimonianza dell' Oppidum Rota, insieme ad alcuni toponimi (Acigliano, Spiano, municipi romani).

La torre probabilmente costruita al tempo della Seconda guerra Cartaginese nel 215 A.C ,quando le truppe di Claudio Marcello e Quinto Fabio affrontarono Annibale a Canne nel 179 A.C.

Con il cristianesimo anche nell’oppidum di Rota, i luoghi di culto pagano, si trasformarono in luoghi di preghiera cristiani a tal proposito tracce di epoca romana sono state accertate in un complesso del VI sec , che in epoca tardo antica e , altomedievale utilizzato prima come cimitero e poi come chiesa plebs , Santa Maria a Rota, in seguito denominata San Marco a Rota.

Il nome della chiesa compare per la prima volta in un atto notarile del’803 stipulato in Rota in atrio Sancte Marie .

Uno scavo successivo , nella zona retrostante all’abside, ha rivelato che la costruzione poggiava su uno strato più antico di epoca età imperiale.

I resti altomedievale più antichi corrispondono a sepolture in lastroni di tufo, del VI e dell’VIII secolo.

Ci sono anche sepolture successive ,in pietre e calce e in terra.

I materiali e le tecniche costruttive di buona fattura hanno evidenziato una continuità dall‘epoca romana fino al pieno Medioevo .

Non esistono tracce di costruzione contemporanee all’arrivo dei Longobardi .

Le poche notizie circa l’insediamento romano e la

sua successiva trasformazione , nell’alto

Medioevo fanno pensare a un certa continuità

almeno fino all’XI secolo.I

l centro amministrativo longobardo di Rota si

trovava nella zona di Curteri a suggerirlo è lo

stesso toponimo, che significa presso una curtis .

In principio si tratta solo un centro

amministrativo e fiscale, intorno al quale

ruotavano casali e piccole contrade.

In seguito agli sconvolgimenti provocati delle

invasioni barbariche e il crollo del mondo romano

anche in queste terre la Chiesa fu l’unico

sostegno per le popolazioni di questa vallata.

Nel 535-553 il territorio fu conquistato da Belisario ( 536-539).

successivamente da Totila (543), che distrusse tutte le opere difensive esistenti, per impedire ai Bizantini l’occupazione del territorio.

I bizantini avanzarono da Napoli nella valle , ciò è testimoniato dall’eremo monastico di sant’Elia, sulla montagna che sovrasta Sant’Angelo di Mercato San Severino, dai toponimi ,ponte di Catavati e da Penta ,frazione di Fisciano. I

• n questo periodo la terra de Rota conobbe i tempi bui dell’ esoso fiscalismo bizantino, pestilenze , carestie ed eruzioni del Vesuvio .La guerra greco-gotica , tra Belisario e Totila ,seguita dalla sosta di Narsete e di Teia nel bacino del Sarno, provocò l'abbandono della valle e la fuga degli abitanti sulla collina del Palco. In questo periodo Rota ebbe una grande importanza nella pianura per la sua posizione di valico tra le valli dell’Irno e del Sarno.

La dominazione bizantina nella valle dell'Irno durò fino alla calata dei Longobardi sul finire del VI secolo d. C: nel 571 essi, discesero la penisola italiana e fondarono il Ducato di Benevento.

Zottone ,Duca di Benevento , attaccò i bizantini .I longobardi da Conza e da Benevento dilagarono nelle pianure di Nocera e di Pesto.

Realizzando il sogno ambito da tempo dai duchi beneventani di aver un posto sul Tirreno,ma a Napoli i bizantini, venuti in Italia con l’intento di ricostruire ’Impero romano d’Occidente.

I Longobardi dovettero ripiegare su Salerno ,dalla prima metà del VII secolo alla prima metà del IX secolo,.

I longobardi posero, secondo l'organizzazione del diritto longobardo, una base territoriale ,il "guastaldato del Principato citeriore ,di Rota”, (un governatorato locale).

Il guastaldo, rappresentava il potere politico, amministrativo e giudiziario per conto del Duca di Benevento.

La guerra greco-gotica , tra Belisario e Totila ,seguita

dalla sosta di Narsete e di Teia nel bacino del Sarno,

provocò l'abbandono della valle e la fuga degli

abitanti sulla collina del Palco.

In questo periodo Rota ebbe una grande importanza

nella pianura per la sua posizione di valico tra le valli

dell’Irno e del Sarno.

La dominazione bizantina nella valle dell'Irno durò

fino alla calata dei Longobardi sul finire del VI secolo

d. C: nel 571

I longobardi, discesero la penisola italiana e

fondarono il Ducato di Benevento. Zottone ,Duca di

Benevento , attaccò i bizantini strappando loro il

territorio di Rota.

Rota estendeva la sua giurisdizione politica e

amministrativa su un vasto territorio che arrivava

fino a :Serino, Forino, Bracigliano, Siano, Calvanico,

Pellezzano e Baronissi, lasciando la cura religiosa

del territorio nelle mani del vescovo di Salerno. La

distruzione e la scomparsa della Rota romana è

legata all’ opposizione armata degli abitanti al

passaggio dei Longobardi diretti alla volta di Salerno

e di Nocera. Le scorrerie Saraceni, lungo la valle

dell'Irno come quella guidata da Abdilai , le guerre

civili durate tutto il IX secolo fecero sì che Arechi I

rinforzasse l'antica “oppidum Rota” facendone un

complesso difensivo adeguato alle esigenze per chi

avesse voluto dall'interno,dal Sannio attaccare

questa valle.

I longobardi da Conza e da Benevento dilagarono nelle pianure di Nocera e di Pesto.

Realizzano il sogno dei duchi beneventani di aver un posto sul Tirreno.

A Napoli i bizantini, venuti in Italia con l’intento di ricostruire l’Impero romano d’Occidente, non cedettero ,per cui i Longobardi dovettero ripiegare su Salerno.

Dalla prima metà del VII secolo alla prima metà del IX secolo, i longobardi posero, secondo l'organizzazione del diritto longobardo, una base territoriale ,il "guastaldato del Principato citeriore ,di Rota”, (un governatorato locale),il guastaldo, rappresentava il potere politico, amministrativo e giudiziario per conto del Duca

Rota estendeva la sua giurisdizione politica e amministrativa su un vasto territorio che arrivava a :Serino, Forino, Bracigliano, Siano, Calvanico, Pellezzano e Baronissi.

La cura religiosa del territorio era nelle mani del vescovo di Salerno. La distruzione e la scomparsa della Rota romana è legata all’ opposizione armata degli abitanti al passaggio dei Longobardi diretti alla volta di Salerno e di Nocera.

Le scorrerie Saraceni, lungo la valle dell'Irno come quella guidata da Abdilai , le guerre civili durate tutto il IX secolo fecero sì che Arechi I rinforzasse l'antica “oppidum Rota” facendone un complesso difensivo adeguato alle esigenze per chi avesse voluto dall'interno,dal Sannio attaccare questa valle.

Il castello di Rota,ha la sagoma di un triangolo rovesciato con l’ingresso principale destra , sul lato sinistro piccole torri quadrate ,una triplice cinta muraria.

Situato in zona Palco dominava la principale strada che univa il Principato Citra “ a serris Montorii Citra Salernum “con il Principato Ultra a” Serris Montorii Ultra Salernum.

Attraverso Rota, Arechi conquistò Salerno.

I longobardi si stabiliscono nella piana dell’antico oppidum di Rota esercitando la loro giurisdizione in villaggi come: Pandola, Piazza del Galdo, Galdo, Faraldo, Lombardi, Curteri, Corticelle, S. Martino, S. Angelo, toponimi e dedicazioni ecclesiali sono tipiche dei Longobardi.

I confini amministrativi di Rota sono l’actum Forinese (verso Avellino), l’actu Nucerie (verso Napoli), Acquamela (verso Salerno) e le Serre di Montoro e di S. Michele (verso est) .

La fortificazione dell'antico “oppidum Rota” porta a una

ripresa economica della valle di Rota

Il territorio assume l’impronta di un’ organizzazione

ruotante intorno alla Chiesa e a un castello.

I longobardi quando si stabilirono a Rota, abbandonarono

la ferocia dei primi tempi,ma conservano la loro

organizzazione prettamente militare e sociale, “la fara”.

Aggregazione omogenea e compatta di famiglie con

funzioni militari di esplorazione, di attacco e di occupazione

di territori ,che consentì ai Longobardi di adattare le loro

tradizioni a alle organizzazioni locali.

I longobardi pertanto lasciarono l’insediamento fortificato

preesistente sulla collina del Palco, favorendo il processo

d’arroccamento, di incastellamento dell’intera valle di Rota,

infatti per sfuggire alle invasioni e alle scorrerie varie gli

abitanti chiesero la difesa intorno al castello .

I Normanni, popolazione d'origine Scandinava, si erano nel 911

stanziati in Normandia e successivamente si inseriranno nelle contese

sorte tra gli arabi di Sicilia e i bizantini di Puglia e di Calabria.

Essi con la riconquista sottrassero agli arabi la Sicilia .

Nel 1059 ottengono il privilegio di considerarsi vassalli del pontefice e si

guadagnano il riconoscimento dei diritti feudali sull'Italia meridionale.

Maggiori fautori dell'opera di conquista della terra di Sicilia, furono gli

Altavilla: Roberto il Guiscardo e Ruggero.

Nel 1063 nella battaglia di Cerami cacciarono i Musulmani dalla Sicilia.

Ruggero d'Altavilla, dopo la morte del fratello Roberto avvenuta nel

1085, governò col titolo di gran conte di Sicilia e di Calabria dimostrando

un notevole spirito di tolleranza verso i vinti.

I Normanni formarono uno Stato che, si avvarrà di un apparato di

funzionari statali e del Parlamento con funzioni di controllo sullo stesso

Re, attraverso i nobili e il clero e le rappresentanze di città libere .

i normanni erano noti per lo spirito di avventura, il coraggio e l'abilità che dimostravano in guerra. I normanni erano lo più mercenari .

ROBERTO D’ALTAVILLA. Contro il potere del papato, Roberto tentò di attuare un piano che lo vedeva re di un grande stato nell'Italia meridionale.

Per aprirsi la strada verso la Sicilia, il Guiscardo si alleò con papa Leone IX rinunciando a Benevento.

Nel 1059 con l'accordo di Melfi ottenne dal papa Nicolò II l'investitura di duca di Puglia e di Calabria, riconoscendosi suo vassallo.

Quando salì sul trono del Regnum Guglielmo I (detto il Malo), figlio di Ruggero la Sicilia era sconvolta dalle lotte feudale e dalle tensioni sociali che spesso sfociavano in insurrezioni . Alla morte di Guglielmo I, sotto la reggenza di Guglielmo, la Sicilia conobbe un periodo relativamente tranquillo e per questo il nuovo re fu detto il Buono.

Guglielmo II proteggeva gli intellettuali del tempo, soprattutto i poeti arabi. Segno visibile della politica di Guglielmo è ancora oggi la grandiosa abbazia di Monreale a cui seguì la costruzione della Cuba e della Zisa a Palermo.

Guglielmo II cercò anche l'alleanza di Federico Barbarossa per difendere il suo regno da nord.

L'alleanza fu suggellata dal matrimonio di Costanza d'Altavilla ed Enrico, figlio del Barbarossa;

Unione che mise in discussione il problema di successione in quanto Guglielmo II era senza discendenti maschi e gli imperatori di Germania potevano così diventare re di Sicilia .

Guglielmo II morì nel 1189 e al trono successe la zia Costanza, moglie di Enrico VIHohenstaufen.

Molto tempo dopo, alcuni nobili normanni scelsero Tancredi, nipote illegittimo di Guglielmo, come loro re. Tra alterne vicende il regno di Tancredi non si rivelò facile .

Enrico VI pianificava di conquistare la Sicilia.

La flotta siciliana non fece nulla per fermare Enrico e Messina accolse i tedeschi con entusiasmo. Il regno di Enrico VI ebbe vita breve e fu caratterizzato dalle rivolte della nobiltà locale; nel 1197 le sue spoglie furono deposte nella cattedrale di Palermo.

Federico II di Svevia

Celebre per la sua cultura, per il desiderio di conquista e per la determinazione

sviscerata nella lotta contro il potere papale, Federico II di Svevia si è meritato

l'appellativo di Stupor Mundi.

Giovane figlio di Enrico VI, Federico II fu inizialmente affidato al papa Innocenzo III

che non fu in grado di difenderlo dall'attacco dei baroni tedeschi nel 1197.

Eletto re in Germania nel 1211, Federico II si fece incoronare imperatore del Sacro

Romano Impero da papa Onorio III, allo scopo di entrare in possesso del regno

normanno.

In Sicilia restaurò l'ordine dopo il periodo di anarchia subentrato alla morte del padre;

con l'energia che lo distingueva seppe domare le tensioni interne, l'aristocrazia

feudale, e trasformò la Sicilia in una vera e propria fortezza costruendo opere

poderose.

Circondandosi di validi ministri e funzionari come Taddeo di Sessa e Pier dalla Vigna,

promulgò la Costituzione melfitana nel 1231: primo documento in cui prende corpo

l'idea di uno stato assolutamente accentrato nelle mani del sovrano.

Nel 1227 Federico prese parte alla quinta crociata liberando i luoghi santi dal potere

incontrastato del sultano d'Egitto.

Il mecenatismo di Federico II si espresse non soltanto nella politica ma anche nell'arte

e nella scienza, soprattutto quella astratta. La sua corte era frequentata da grandi

letterati e uomini di genio: tra le sue passioni vie era la poesia, alla quale diede

impulso con la scuola siciliana.

Lo Stupor Mundi morì nel 1250, privando la Sicilia di una guida illuminata.

L'arte e l'architettura arabo-normanna furono, per tutto il 1100, un vivace fenomeno culturale. "Lavori in legno e mosaici.

Con le sue cinque cupole rosse, San Giovanni degli Eremiti sembra tanto una moschea quanto una chiesa cristiana. La chiesa nota come la Martorana (S. Maria dell'Ammiraglio) aveva intorno alla base della cupola un'iscrizione araba di un inno greco. La Cappella Palatina di Ruggero a Palermo…con uno stupendo soffitto arabo dipinto, la cupola bizantina e i mosaici greci. ,

II territorio del gastaldato di Rota veniva indicato con il toponimo” rotense finibus”.

Ben presto il castello di Rota ebbe un’autonomia militare e un legame personale di fiducia col duca.

Con la conquista normanna la funzione di governo e di gestione economica continuò all’interno del comes, cioè del castello.

Curteri, continuò ad essere frequentata, divenne uno dei tanti centri abitati rurali che componevano il territorio di San Severino.

La nuova sede feudale fortificata si inserisce in un tessuto urbano fatto di abitazioni rurali o semplici casupole fuori dalle mura.

L’urbanizzazione all’interno del castello fu scarsa . L’economia curtense ,del territorio di San Severino, dipendeva dalla produttività delle terre della collina del Palco coltivata a terrazzamento dai servi della gleba ,dai molti terreni del fondovalle dati in affitto, abbastanza produttivi da assicurare cospicue rendite al feudo di Sanseverino.

Verso la metà dell'Alto Medioevo si assistette alla moltiplicazione di ville rustiche come conseguenza alla coltivazione sistematica dei terreni del fondo valle ,questo favorì la nascita di è un vero è proprio centro abitato . Le colture più diffuse erano i noccioli , la vite e il grano e altri cereali, maggese ,fave e ortaggi vari.

Già durante la dominazione longobarda,vennero realizzato numerosi pozzi per sfruttare al massimo l'acqua per la produzione agricola .

Lungo il Solofrana c’erano molti mulini ad acqua .

Il normanno Troisio conquistò un territorio fiorente , un importante centro amministrativo e strategico crocevia tra la pianura vesuviana, l’avellinese e il beneventano a Nord e Salerno e la pianura pestana a Sud.

Non è facile stabilire se già allora vi fosse un castrum o qualche altra struttura difensiva altomedievale sulla collina del Palco, dove attualmente sorge il castello di Mercato San Severino,gli scavi effettuati hanno restituito alcuni reperti alto-medievali ,qualche punta di freccia ,monete ,alcuni vasi e cocci in terracotta invetriata una brocca in bronzo colonnine con capitelli conservati nel museo ricavato in alcuni locali di palazzo Vanvitelliano .

Gli studi sul castello indicano che le strutture più antiche di epoca longobarda sono la torre di destra senza merli,mentre la forticazione del maniero si deve ai normanni .

I discendenti di Troisio saranno primi i signori del castrum.

Troisio fece proprio il culto di Severino, santo venerato all’ interno della cinta muraria del castello longobardo.

Culto legato alla traslatio delle reliquie del santo, avvenuta nel 902 dal castrum Lucullanum presso un monastero benedettino di Napoli dei SS. Severino e Sossio.

Una reliquia di San Severino venne donata al comes longobardo di Rota il quale l’avrebbe trasferita all’interno del castello in collina , nella cappella comitale all’inizio dedicata a San Severino e in seguito detta Sancta Maria de castro ,riconosciuta anche da Innocenzo

Nel 1288, ospitò, tra le altre, una reliquia di San Tommaso poi trasferita nella chiesa di San Domenico a Salerno.

In quel periodo nel castello erano presenti tre chiese.

Gli eredi di Troisio assunsero Il titolo San Severino e iniziarono a fortificare con mura, torri e fossi il castello ,adottarono e potenziarono il culto già presente nel territorio per legittimare la loro occupazione attraverso una devozione tradizionale.

I normanni, presidiarono rigorosamente il territorio Sanseverino con postazioni difensive, in grado di accogliere al suo interno la popolazione in caso di pericolo.

Le prime notizie su Turgisio risalgono al 1045 circa, quando giunse in Italia come cavaliere con il fratello Angerio. Per il suo valore in battaglia, nel 1061 fu investito da Roberto il Guiscardo della contea di Rota,il centro popoloso ,Turgisio tolse altre terre e casa , chiese ed abbazie al principe longobardo Gisulfo.

Turgisio nel settembre 1067, nel Concilio di

Melfi, per intervento del vescovo di Salerno,

Alfano, venne scomunicato dal Papa Alessandro

II, col quale poi si riconciliò dopo un incontro a

Capua.

Turgisio nel 1077 fu confermato conte di Rota e

investito dei nuovi possedimenti nella valle di

Mercato San Severino, dove stabilì la sua

dimora. Dal nome del castello i suoi successori

assunsero il cognome dinastico de Sancto

Severino.Nel 1081 Turgisio morì e gli succedette

nel feudo di Sanseverino il primogenito Ruggero,

che sposò la longobarda Sica, nipote di

Guaimario IV di Salerno.

Degli altri figli di Troisio, Silvano divenne signore di

Roccapiemonte, Troisio II del Cilento, di

Montemiletto e di Bracigliano, mentre Diletta andò

sposa al milite Eremberto. La famiglia, dagli anni

Sessanta dell’XI secolo, venne in possesso di altri

territori.Nella seconda metà del XIII secolo, i

Sanseverino furono tra i maggiori fautori della

causa guelfa,essi vennero ripagati con cariche di

grande prestigio e dagli Angiò e con cospicue

assegnazioni territoriali.