CUSTODI, LIBRI E ARREDI DELLA BASILICA MILANESE DI S. DIONIGI IN DUE DOCUMENTI QUATTROCENTESCHI

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI DELLA BASILICA MILANESE DI S. DIONIGI IN DUE DOCUMENTI QUATTROCENTESCHI Author(s): Fausto Ruggeri Source: Aevum, Anno 69, Fasc. 2 (maggio-agosto 1995), pp. 417-428 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860515 . Accessed: 10/06/2014 19:06 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.34.79.92 on Tue, 10 Jun 2014 19:06:07 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI DELLA BASILICA MILANESE DI S. DIONIGI IN DUE DOCUMENTIQUATTROCENTESCHIAuthor(s): Fausto RuggeriSource: Aevum, Anno 69, Fasc. 2 (maggio-agosto 1995), pp. 417-428Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860515 .

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Fausto Ruggeri

CUSTODI, LIBRI E ARREDI DELLA BASILICA MILANESE DI S. DIONIGI IN DUE DOCUMENTI QUATTROCENTESCHI

La basilica di S. Dionigi sorse probabilmente nel IV secolo, sul cenotafio del vescovo milanese cui fu intitolata. Venne dapprima officiata da decumani. NelPXI secolo, per iniziativa delParcivescovo Ariberto da Intimiano, vi fu co struito accanto un monastero di benedettini, i quali, dopo il trasferimento dei decumani in San Bartolomeo (nel 1164, mantenendo qualche diritto su S. Dioni

gi sino al 1217), rimasero a officiare la basilica fino al 1528 l. Nei primi decenni del sec. XV l'abbazia ebbe il benefico influsso della congregazione cassinese con

grande soddisfazione della citta che volentieri vi frequentava le celebrazioni li

turgiche, finche il duca Galeazzo Maria Sforza ottenne che il papa Paolo II des se l'abbazia in commenda a Paolo Casati nel 1468-69 2.

Nel 1532, dopo la partenza dei benedettini, con bolla di Clemente VII, chiesa e monastero passarono ai serviti, e la commenda venne convertita in pre positura. Nel 1534 la chiesa venne atterrata e ricostruita per interessamento di don Antonio de Leva governatore di Milano 3. Nel 1783, anno della definitiva demolizione dell'edificio, i religiosi confluirono nel convento di S. Maria al Pa radiso.

I due documenti inediti che pubblichiamo, risalenti agli ultimi anni del sec.

XV, si aggiungono alia documentazione sull'abbazia, conservata nell'Archivio di Stato di Milano 4 e sono frutto di una ricerca attuata nel fondo Notarile, tra le filze del notaio Donato della Torre. In quel periodo furono abati commen datari prima Guido Antonio Arcimboldi e, dopo la sua nomina ad arcivescovo di

1 Archivio di Stato di Milano ( =

ASM), Registri del Fondo di Religione, vol. 39/a: Campione ove Vanua entrata di questo convento di S. Dioniggi e con esattezza distintamente descritta [...] nel corrente anno 1758 per opera del p. maestro Angelo Maria Tanzi figlio del succennato convento, con memorie storiche sul convento, all'epoca gia passato ai serviti; G. Traversi, Una nota su San

Dionigi, basilica ambrosiana sconosciuta, ?Arte lombarda?, 8/1(1963), 99-102; C. Violante, Le ori

gini del monastero di S. Dionigi in Milano, in Studi storici in onore di Ottorino Bertolini, II, Pisa

1972, 735-809; E. Cattaneo, San Dionigi: basilica paleocristiana? in Ricerche storiche sulla Chiesa

ambrosiana, IV, Milano 1973-74 (Archivio ambrosiano, 27), 85-110 poi ristampato in La Chiesa di

Ambrogio. Studi di storia e di liturgia, Milano, Vita e Pensiero, 1984, 225-41; M. Magni, s.v. Dio

nigi, chiesa di S., in Dizionario della Chiesa ambrosiana, II, Milano, NED, 1988, 1053-54. 2 Cattaneo, San Dionigi, 79.

3 Ibid. 4 ASM, Fondo di Religione, cart. 37-55 (quest'ultima con repertori di documenti d'archivio);

Registri del Fondo di Religione, voll. 39/a, 39/b; Pergamene per fondi, cart. 393-395.

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Milano, il cardinale Giovanni Giacomo Schiaffinati, vescovo di Parma 5. La chiesa era ancora officiata dai benedettini, secondo il rito ambrosiano, rito che cesso di essere osservato nella basilica solo dopo Pavvento dei serviti6.

Entrambi i documenti sono conservati nella filza 774 del notaio Donato del la Torre. II primo e Pinventario dei libri e degli arredi conservati nella sagrestia della basilica e affidati nel 1487 alia responsabilita del custode Bernardino Cat taneo; il secondo e la nomina di Cristoforo Seregni a custode della stessa sagre stia, avvenuta nelPanno 1493. L'inventario venne compilato dal Cattaneo stesso, alPatto della sua nomina a custode, e percio responsabile della conservazione di

quanto si trovava nella sagrestia. Questo inventario e allegato al secondo docu

mento, di sette anni posteriore: alia nomina del custode successore del Cattaneo si evito di compilare un nuovo elenco, forse per pigrizia, ma anche perche la immutata situazione degli arredi della sagrestia lo rendeva inutile. Venne percio acquisito e allegato alPimbreviatura della nomina del Seregni, per essere trascrit to per esteso nella redazione ?in forma? del documento. Era uso conservare

presso il notaio, in originale, insieme con Pimbreviatura, quei documenti (non solo inventari ma, per esempio, anche lettere ducali) il cui testo doveva essere

poi inserito in fase di estensione delPoriginale. II primo documento, P?inventario de le cosse de la sacrestia de Sancto Dio

nisio consignate a me Bernardino de Catagni custode de la dicta secrestia?, e un

foglio cartaceo, di mm 210 x 298, scritto su recto e verso, da un'unica mano, in una scrittura corsiva minuscola non notarile, un poco stentata ma di base uma

nistica, con il testo disposto su due colonne. Le notizie fornite dalP inventario non vanno oltre la elencazione sommaria e

a volte non troppo chiara, di paramenti sacri, di suppellettili liturgiche, di libri e di utensili, cose tutte che si possono normalmente trovare in una sagrestia.

Particolarmente interessante risulta Pelenco dei libri, sia pure di quelli cu stoditi non nella biblioteca ma nella sagrestia di S. Dionigi. Infatti, se ci e per venuta una discreta documentazione sui possedimenti fondiari delPabbazia bene dettina 7, nulla o quasi sappiamo della biblioteca ivi conservata. A tutt'oggi, il

naufragio dei documenti, e forse dei libri, lascia adito solo a illazioni, e possia mo percio presupporre che, almeno durante il periodo di permanenza dei bene

dettini, la biblioteca dovesse essere oggetto di cure e vi si conservassero almeno dei codici liturgici per Puso corale, secondo lo spirito e la regola delPordine.

Due soli manoscritti oggi superstiti si possono dire con certezza gia di pro

5 Cfr. il documento dell'11 feb. 1489 cosi regestato nel repertorio d'archivio della basilica

(ASM, Fondo di Religione, cart. 55): ?Lettere del vescovo Tiburtino, giudice ed esecutore apostoli co, alii religiosi del monastero di S. Dioniggi ed alii vassalli del medesimo, perche riconoscano in abbate del medesimo il cardinale Parmense provvisto di detta abbazia con bolle del pontefice Inno cenzo del 23 gennaro 1488, stante la vacanza della medesima per la promozione di Guido Antonio

Arcimboldi alia Chiesa di Milano?. Lo Schiaffinati appare, in qualita di commendatario, in vari do cumenti relativi al monastero compresi tra il 19 nov. 1488 e il 5 mag. 1497 (ibidem).

6 Secondo G.M. Burigozzo (Cronaca di Milano dall'anno 1500 sino al 1544), i serviti rifiuta rono di ?tenere lo stile dell'offiziare al modo antico [...] non volendo celebrare al stile vero, e man care de tal effetto, per questo li signori Ordenarii non le vollero tornare le ditte reliquie [il corpo di san Dionigi, portato in Duomo], perche mancando loro delli offizii, hanno de mancare loro a dar

ghe ditte reliquie? (citato da Cattaneo, San Dionigi, 81 n. 61). 7 La maggior parte dei documenti di cui in n. 4.

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI 419

prieta dell'abbazia 8. I libri elencati sono liturgici, almeno in parte certamente musicati e, per la loro collocazione in sagrestia, di uso corrente nelle ufficiature corali. I libri, di vario tipo, assommano a trentatre. Dieci risultano pergamena cei, due cartacei (uno di questi, un salterio, e a stampa). Due messali e un epi stolario sono definiti ?vecchi?, due antifonari estivi sono invece ?novi?; poco o nulla si dice circa Paspetto e la conservazione degli altri volumi. Solo di un libro

(probabilmente un antifonario) si precisano le parole iniziali, ps. S. Martini:

comprendeva dunque la prima parte delPanno liturgico. Nulla sulla presenza di miniature e ornamenti particolari, ad eccezione della ?coverta rossa? che ricopre il ?libro de Iob?, un lezionario della Settimana Santa ambrosiana. Poco viene detto sulla presenza di notazioni musicali, indicata con Pespressione ?da canto?, ?da cantare? per due antifonari estivi, quattro invernali e per due ?quaderneti?. La tipologia dei codici e quanto mai varia: due messali, un sacramentario, quat tro salteri, un epistolario, due evangeliari, qualche antifonario (cosi interpretia

mo i ?libri da canto?, alcuni dei quali risultano contenere solo la parte estiva o

quella invernale delPanno), e libri contenenti ufficiature di feste particolari (del la visitazione di s. Elisabetta, del Corpus Domini, dei defunti e tre di san Dioni

gi9), un passionario, un martirologio, un innario, due omeliari (uno estivo e Paltro invernale) e vari non meglio identificati ?librazoli? e ?quaderneti?.

Accanto ai libri, vengono menzionati anche documenti: due bolle papali e due cassette, Puna vecchia piena ?de scripture?, Paltra ?de carte?.

Per quanto riguarda i paramenti, non pud sfuggire il loro numero esiguo, se si tien presente che la chiesa era officiata da una comunita religiosa: cinque camici, otto pianete di cui tre vecchie, quattordici tunicelle, nove piviali non co stituivano certamente una dotazione apprezzabile. Sono pure inventariati altri arredi (croci, candelieri, reliquiari, pietre sacre...) e indumenti sacri (stole, amitti).

NelPultima parte della lista, dopo la formula ?consignatum usque hic?, ven

gono elencati arredi e mobili di locali evidentemente annessi alia sagrestia: sono

espressamente indicati una cucina e uno studio con arredi che oltre a vari utensili, stoviglie mobili e ?lettiere?, comprendono uno scrittoio ricoperto di tela verde. E

probabile che-almeno in parte, questi locali costituissero Palloggio del custode, il

quale doveva verosimilmente disimpegnare le sue mansioni anche di notte 10.

8 Cfr. M. Ferrari, Biblioteche e scrittoi benedettini nella storia culturale della diocesi ambro siana: appunti ed episodi, in Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana, IX, Milano 1980 (Archivio ambrosiano, 40), 233, 237: si tratta di una raccolta di canoni esemplata nelPItalia settentrionale nei secc. IX-X (Ambr. A 46 inf.); le note di possesso di San Dionigi risalgono al XV sec. Pervenne inol tre al monastero, quale dono all'abate dei vallombrosani di San Barnaba in Gratosoglio, un codice del sec. XII con VExpositio Regulae Benedicti di Ildemaro di Corbie (ibidem, 237).

9 Particolare solennita era data nell'abbazia alia festa del santo titolare e a quella della sua

traslazione, che prevedevano, fin dai tempi di Beroldo, una processione del clero della cattedrale alia basilica. II primicerio dei lettori leggeva una passio del santo come prima lettura della messa (Berol dus, sive Ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis Kalendarium et Or dines, a c. di M. Magistretti, Milano 1894, 20, 24, 66).

10 I custodi della cattedrale milanese di S. Maria Maggiore, come risulta chiaramente dai loro

regolamenti, pernottavano a turno in cattedrale, in appositi locali predisposti sopra la sagrestia: si vedano, ad esempio, le ordinazioni emanate per loro il 13 lug. 1478 dai vicario generale Pino de Astis: ?li ebdemodarii debono dormire in sacrastia tutti dui ogni notte se non fusse per qualche im

pedimenta necessario? (ASM, Fondo di Religione, cart. 149).

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420 F. RUGGERI

La lingua usata dal custode estensore dell'inventario contiene numerosi dia lettismi lombardi, di area milanese. Alcuni termini, anche se risultano italianiz

zati, sono tuttora patrimonio del dialetto vivo parlato nella zona: tipici ad esem

pio barlafils e cadrega 11.

Quanto al Cattaneo, non sappiamo per quanto tempo sia rimasto custode. Certamente nel 1490 era gia presbitero e cappellano di un Gerolamo de Rippa, che in quel periodo fungeva da procuratore del commendatario delPabbazia 12.

II secondo documento, l'atto di nomina a custode della sagrestia della basi lica del chierico milanese Cristoforo Seregni, figlio di Erasmo, reca la data 19

gennaio 1493. E un bifoglio cartaceo di mm 213 x 307, scritto da un'unica ma no sulle prime due pagine in corsiva notarile. Numerosissime sono le abbrevia zioni usate dall'estensore, non circoscritte ai singoli termini ma a intere frasi

proprie del formulario in uso.

Questa elezione di custode viene ad aggiungere un'ulteriore tessera al mosai

co, peraltro ancora largamente incompleto, delle nostre conoscenze sui custodi delle basiliche milanesi.

E certo che nel Medioevo queste figure di ecclesiastici minori erano diffuse nelle chiese della citta e della diocesi di Milano, e rivestivano mansioni un tempo attribuite agli ostiari, ossia ai chierici muniti del primo degli ordini minori, mansio ni oggi demandate ai sagrestani. La configurazione precisa di questi esponenti del clero ?minore? non e ancora del tutto conosciuta, ma possiamo gia affermare, sul la base della scarsa bibliografia e di altre nostre ricerche in merito, relative ai custo di delle basiliche cattedrali di S. Tecla e di S. Maria Maggiore 13, che vi fosse una varieta di situazioni, dal punto di vista canonistico, disciplinare ed economico.

Un rapido confronto del nostro documento con atti di nomina di custodi delle due cattedrali milanesi, risalenti allo stesso secolo XV, rivela differenze im

portanti. Diamo qui di seguito i regesti di alcuni documenti da noi rinvenuti.

1) 1411 aprile 29, Milano. II capitolo di S. Tecla conferisce la prebenda di custode, vacante a seguito della rinuncia del presbitero Giacomino de Guidis, al chierico milanese

11 Allo scopo di rendere chiari i termini dialettali e di illustrare il significato di quelli desueti, siamo ricorsi ai seguenti dizionari, che citeremo poi sempre in forma abbreviata:

C. Du Cange, Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis, Parisiis, C. Osmont,

1733-36, 6 voll.; Supplementum, Parisiis 1766, 4 voll. P. Sella, Glossario latino-italiano. Stato della Chiesa, Veneto, Abruzzi, Citta del Vaticano

1944. F. Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, I-IV, Milano 1839-43; Sopraggiunta [...], Milano

1856 [rist. Milano, Martello, 1968]. G. Banfi, Vocabolario milanese-italiano, Milano 18703.

C. Arrighi, Dizionario milanese italiano, Milano, Hoepli, 1896. S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1961 e sgg. Per quanto riguarda i termini liturgici correnti si rimanda alle relative voci dell'Enciclopedia

cattolica, Citta del Vaticano 1948-54. 12

ASM, Pergamene per fondi, cart. 394, atto del 12 agosto. Vedi Addendum. 13 Cfr. Beroldus, sive Ecclesiae, a c. di Magistretti; E. Cattaneo, Istituzioni ecclesiastiche

milanesi, in Storia di Milano, IV, Milano, Treccani, 1954, 615-721; F. Ruggeri, I documenti dei cu

stodi delle basiliche milanesi di S. Tecla e S. Maria Maggiore (915-1478), Universita degli studi di

Milano, Fac. di lettere e filosofia, a.a. 1990-91, rel. prof. M.F. Baroni; Id., s.v. Ostiari, in Diziona rio della Chiesa ambrosiana, IV, Milano 1990, 2623-25; Id., Ricerche sui custodi della basilica di S.

Tecla, ?Libri & documents, 18/3 (1993), 27-47.

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI 421

Franzino de Habiascha, del fu Giovanni, il quale presta il debito giuramento e costituisce suoi fideiussori Francescolo de Curtis e Iacopo de Habiascha. Not.: Beltramino Carcano (Archivio del Capitolo metropolitano di Milano [ = ACMM], Pergamene, B. 12.115).

2) 1411 aprile 29, Milano. II capitolo di S. Tecla conferisce la prebenda di custode, vacante a seguito della rinuncia del presbitero Donato de Cavaleriis, al chierico Daniele de Cavatiis, del fu Antonio, il quale presta il debito giuramento e costituisce suoi fideius sori Antonio de Sinelis e Maffiolo de Vayllate. Not.: Beltramino Carcano (ACMM, Per gamene, B. 12.116).

3) 1413 luglio 7, Milano. Beltramo de Bucinigo, vicario generate del cimiliarca, im mette nel possesso di una prebenda di custode di S. Maria Maggiore Guglielmo Castiglio ni, canonico della chiesa di S. Pietro in Olgiate, il quale presta nelle sue mani il debito giuramento di fedelta. Not.: Mafiolo Ciocca (ACMM, Pergamene, C. 18.324).

4) 1463 ottobre 6, Milano. Lancellotto ex comitibus Medde, vicario generate delPar civescovo di Milano, con l'autorizzazione del cimiliarca, conferisce al chierico Luigi de Placentia una prebenda di custode di S. Maria Maggiore, rimasta vacante a seguito della rimozione di Bartolino Ciocca che la deteneva. Not.: Giovanni Pietro Ciocca (ASM, Fondo di Religione, cart. 234).

5) 1467 febbraio 2, Milano. Guido Castiglioni, arciprete della chiesa Maggiore, qua le vicario e procuratore del cimiliarca, conferisce al chierico Giovanni Castiglioni la pre benda di custode vacante per la morte del presbitero Giovanni Antonio de Marris. Not.: Giovanni Ambrogio Bellabocca (ACMM, Collegio degli ostiari, cart. 3/2).

6) 1470 agosto 9, Milano. II capitolo di S.Tecla, constatata la vacanza dei due be nefici di custode, elegge custode il chierico milanese Ambrogio de Canobio, il quale pre sta il debito giuramento (ASM, Notarile, filza 770).

Nella nomina il neo-custode di S. Dionigi si impegna a custodire fedelmente le suppellettili della sagrestia a lui affidate, e a risponderne personalmente. Que sto elemento e comune anche ai custodi delle due cattedrali i quali prestavano un particolare giuramento di fedelta e di obbedienza ai superiori 14.

II custode di S. Dionigi era uno solo, mentre in S. Tecla ve n'erano due al meno dal sec. XII; in S. Maria Maggiore erano sedici ab immemorabili, come attesta Beroldo alPinizio del sec. XII 15.

II fatto che il custode di S. Dionigi fosse chierico coincide con la prassi normalmente seguita nelle due cattedrali, i cui custodi risultano chierici all'atto delle rispettive elezioni. Capito poi che questi ultimi diventassero presbiteri e cu mulassero altri benefici con quello di custode. Per S. Maria Maggiore vi sono casi di presbiteri eletti a custode.

II custode di S. Dionigi non diveniva titolare di un beneficio ecclesiastico, perche nelPatto non si parla di prebenda e di beneficio ma di ?salario, perthi nentiis et honoribus solitis?. Nei documenti relativi alle due cattedrali si parla esplicitamente dei benefici, denominati custodie o custorie, che erano due in S.

14 II testo del giuramento dei custodi di S. Maria Maggiore si trova nella Biblioteca del Capi tolo metropolitano di Milano, ms. II.D.2.28, Beroldus novus, membr., terminato nel 1269, f. 68rv

(per questo codice si veda G. Forzatti Golia, Le raccolte di Beroldo, in 77 Duomo cuore e simbolo di Milano, Milano 1977, 308-87); altra copia semplice, probabilmente derivata dalla precedente, di mano tardo-quattrocentesca, in ACMM, Capitolo maggiore, cart. 38, fasc. Vecchioni. Fu pubblicato da M. Magistretti in Beroldus, sive Ecclesiae, XXIV-XXV (edizione lacunosa), e da Cattaneo, Isti

tuzioni, 679-80 n. 1. Nelle citate ordinanze di Pino de Astis si decretava tra l'altro che ?non se de bia tenere nessun custode se in prima non iura de servar le soprascritte ordinatione?.

15 Beroldus, sive Ecclesiae, 35-36: otto erano detti maggiori, e otto minori.

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422 F. RUGGERI

Tecla e sedici in S. Maria Maggiore, ove era contemplata la possibilita di op zione in caso di vacanza di uno di essi.

La presentazione dei due fideiussori, che garantivano coi loro beni la rifu sione di eventuali danneggiamenti o sottrazioni di suppellettili della sagrestia di cui il custode si rendesse responsabile, avveniva analogamente in S. Tecla. In S. Maria Maggiore ne rispondeva personalmente il custode 16.

II custode di S. Dionigi risulta nominato dal commendatario (in questo documento agisce un suo procuratore). Quelli di S. Tecla lo erano dal prevo sto e dal capitolo insieme; quelli di S. Maria Maggiore dal cimiliarca, ultimo

responsabile dei beni della sagrestia. La consegna della lista con l'elenco degli arredi affidati alia responsabilita

del custode doveva essere un elemento fondamentale nella stipulazione del rap porto. Anche in due nomine di custodi di S. Tecla si parla di ?repertorio seu inventario? appositamente stilato con l'elenco degli oggetti e il loro valore, in ventario che corrispondeva a un elenco di riferimento contenuto ?in libro viri de rerum dicte sacrastie? (cosi i documenti del 1411 di cui sopra, ai regesti 1 e 2).

La presenza di un custode in San Dionigi era gia un fatto consolidato, dal momento che, parlando del trattamento economico del custode eletto, ci si riferisce al ?salario et aliis perthinentiis solitis dari aliis custodibus alias depu tatis ipsius ecclesie?.

Potrebbe suonare strana la nomina a custode di un esterno, in una chiesa officiata da una comunita religiosa: l'ufficio di custode avrebbe potuto benissi mo essere svolto da un membro della comunita stessa, eventualmente da un

fratello laico. Ma, ammesso che in regime di commenda i frati residenti potes sero ingerirsi nell'amministrazione dei beni materiali, occorre tener conto che il secolo XV segna un periodo di generale decadenza degli ordini religiosi, so

prattutto per i benedettini i cui monasteri attraversavano ?una grave crisi do vuta principalmente al malgoverno di molti abati commendatari e alia mancan za di vocazioni? 17. Di fatto i religiosi del monastero negli anni vicini a quello del documento oscillano tra le quattro e le sei unita 18.

Del notaio rogante, Donato della Torre, figlio di Antonio, sappiamo che fu notaio della Curia milanese, chierico e canonico di S. Maria Fulcorina. Le sue imbreviature superstiti, custodite nel fondo Notarile dell'Archivio di Stato di Milano, filze 767-775, coprono, sia pure con qualche lacuna, il periodo 9 mar. 1440 - 16 die. 1501.

16 ?Et si quid ex ipsis tui defectu vel neglegentia in sinistrum transiet, id reficies, aut eius

pretium, dicte sacrastie? (documento del 1463, di cui al regesto nr. 4). 17 L. Airaghi, Gli ordini religiosi nel sec. XV, in Diocesi di Milano, II, Brescia, La Scuola,

1990, 354. 18 1490 agosto 12: Agostino de Salvaticis, priore, Antonio de Tonsis, Benedetto de Capria

no, Roberto de Bustinis, Ambrogio de Migloe, Gregorio de Laurentiis; 1495 ottobre 23: Antonio

de Tonsis, priore, Roberto de Bustinis, Ambrogio de Migloe, Gregorio de Laurentiis; 1499 aprile 12: Antonio de Tonsis, priore, Roberto de Bustinis, Ambrogio de Migloe, Gregorio de Laurentiis,

Zanino de Rubeis (tutti in ASM, Pergamene per fondi, cart. 394).

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI 423

DOCUMENTO 1

Elenco di arredi e di libri della sagrestia di S. Dionigi e delValloggio del custode (ASM, Notarile, filza 774).

19

Yh(esu)s 1487

Questo e lo inventario de le cosse de la secrestia de Sancto Dionisio consignate a me Bernardino de Catagni custode de la dicta secrestia et cetera.

In primis calece II con le patelle 20. (Item croxa una de arzento frusta, cane.). Item croxa I de crestallo. Item croxa I de lottono 21.

Item croxa I de legno (rotta, cane). Item angele II de legno rotta adorate. Item terribulo 221 adorato el coverzo de uno, altro de lotono. Item maiesta 23 I adorata. Item candelle II de ferro. Item paxe 241111? talle e quale de legno. Item cosine 25 VIII de seda per diversi colore. Item palii26 V, uno de veluto celestino con sancto Dionisio in mezo e uno verdo e tri

rutti.

Item piviale II de arzento con el smalto 27 de la .... rosa e Patro vegio. Item pianete III vegie. Item tonexelle 28 VI talle e quale. Item camesi V, tri buoni e duy frusti. Item amitti tri talle e quale. Item tovalie II bone e quatro tale e quale. Item mantine 29 VIIII. Item paire VIII0 de corpore 30. Item prede II consecrate 31.

Item estivi32II novi da canto. Item libri 1111? da canto invernenghe 33. Item salterio uno in carta. Item salterio II vegie in carta.

19 Nel testo ricorrono correzioni e cancellature. Le parti cancellate con un tratto di penna so no poste tra ( ) con l'indicazione cane; quelle illeggibili sono segnalate con le lacune lasciate delPestensore con ***.

20 Patene. 21 Latonum: ottone (Sella, 308). 22

Turibolo, incensiere. 23 Majstaa o majestaa: santino, immaginetta di santo (Du Cange, IV, 336; Cherubini, III, 18).

24 Pace, tavoletta che si faceva baciare in segno di comunione e di pace.

25 Cuscini. 26 Palii o paliotti, pannelli di legno o metallo rivestiti di stoffa di vario colore a seconda del

tempo liturgico, che coprivano la parte anteriore dell'altare. 27

Fermaglio, solitamente di metallo, che chiude il piviale sul petto di chi lo indossa. 28 Tunicelle o dalmatiche, paramenti propri del diacono e del suddiacono. 29

Mantili, tovaglioli o asciugamani (Cherubini, III, 43). 30

Corporali, piccole tovaglie di lino con la faccia superiore cerata, sulle quali si depongono l'ostia e il calice durante la parte centrale della messa.

31 Pietre sacre, solitamente contenenti reliquie, erano inserite nella mensa dell'altare in quella parte dove si ponevano il calice e le ostie.

32 Libri da canto, musicati, relativi alia parte estiva dell'anno liturgico. 33 Libri da canto, musicati, relativi alia parte invernale dell'anno liturgico.

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424 F. RUGGERI

Item salterio uno in palpe 34 a stampa.

Item misalle II in carta vegio. Item epistolario I in carta vegio. Item evangelistario I in carta.

Item libro I de lob con la coverta rossa 35. Item sacramentario I e librazolo I da (mo, cane.) morte in carta. Item libri II de lo offitio de sancto Dionisio. Item libro I del Corpo de Christo 36. Item libro I de la visitatione de sancta Helisabet37 in palpe. Item quadernite II da cantare. Item omelia I estiva e omelia I invernenghe. Item pasionario I.

Item minoretto 38 I. Item evangelistario con le lietagnie. Item lectionarii II. Item martilozio 39

(e Pa me(sser) lo priore, cane). Item hymnario I romano 40.

Item cassa 1111? da torze 41.

Item libro I che comenza ps. sancti Martini42. Item quaderno I de carta de sancto Dionisio lo qualo [a m(esser) lo priore]. Item continentie 43 III de seda. Item li capituli e lectione del corpo de Christo in uno quaderneto. Item fochera 441 con lo tripe de ferro. Item cresmino 45 I.

34 Palpee: carta (Cherubini, III, 247; Banfi, 490).

35 Lezionario per la Settimana Santa, in cui nella liturgia della parola era proclamato il libro di Giobbe.

36 Relativo alia solennita del Corpus Domini. 37 La festa della Visitazione di Maria SS. a s. Elisabetta, ricorreva al 2 luglio. 38 Minoretto era un antico gioco d'azzardo che si praticava con le carte o con le tavole (Bat

taglia, X, 473, che cita a modo di esempio una frase di S. Bernardino da Siena [I, 435]: ?La sagre stia sono e giuochi isbaraglio e sbaraglino, minoretto e altre maladizioni?). Qui Paccezione suona

comunque strana, dato Pinserimento di questo minoretto tra i libri liturgici. Si potrebbe pensare a un libro con il testo degli uffici minori (minoritatis officium e attestato in Du Cange, IV, 793).

39 Martirologio.

40 Questa specificazione induce a pensare che tutti gli altri libri ? o la maggior parte di essi

? fossero ambrosiani. Altro indizio in questo senso e che uno dei libri incomincia con la festa di san Martino, che e posta all'inizio dell'anno liturgico ambrosiano (che ha l'avvento di sei settimane anziche di quattro come il rito romano). Nello specificare il colore violaceo inoltre si usa il termine

morello, denominazione della tonalita di colore tipica nel rito ambrosiano. Nella storia dell'abbazia il rito ambrosiano venne abbandonato con l'arrivo dei serviti (v. supra, n. 6). Non e improbabile che tra i libri ve ne fossero alcuni degli antichi decumani, che avevano svolto la cura d'anime nella

parrocchia del borgo di Porta Nuova, nel 1146 riconosciuta anche al monastero (Violante, Le origi nU 742 n. 18, 754 n. 41, 755).

41 Torce o torciere, manufatti di legno o metallo in cima ai quali erano innestate le candele, da portare nelle processioni e durante la messa solenne.

42 La festa di san Martino cadeva all'inizio dell'anno liturgico ambrosiano. 43 Continenze o veli omerali, usati da chi portava o reggeva l'ostensorio nelle processioni e

nelle benedizioni eucaristiche. 44

Foghera, focara: ?istrumento per lo piu di ferro che serve specialmente per i ceraiuoli (si

ree) a dar fuoco al fornello sottoposto alia caldaja? (Banfi, 279); foghee o foghera: fornello; specie di fornello portatile (Cherubini, II, 143).

45 Forse il vasetto con il sacro crisma (Du Cange, II, 590, 592: chrismal, chrismale, chrisma

rium, chrismatarium, chrismatorium).

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI 425

Item batagio 46 I.

Item par uno (?) I di lino. Item piviale I d'oro como 47 lo suo smaldo d'ariento. Item tonixele II d'oro e pianeta I d'oro. Item stolle II, una verda e l'altera morela 48.

Item maniculi49 III de zotonino verdo. Item cordoni50 III e amitti II. Item paxe II nove.

Item pivia III de seda rosa e pivialo I biancho (ado, cane.) adorado. Item pivia II per diversi colore. Item pieneta I de seda morela e gialda. Item pieneta I de seda gialda divixa. Item pieneta I biancha adora. Item pieneta I de seda gialda. Item tonexelle II e pieneta I bianche. Item tonexele II rose adora.

Item tonexelle II de seda rose. Item tabernaculo I d'osso con la nostra Donna in mezo.

Item una colomba de legno adora.

Item scatorino I como lo coverzo acuzo como certe perlete e paternostry 51 celestri che a

dentro areliquie. Item maiestate I ch'era dentro areliquie. Item caseta I d'osso como borsete II divisi. Item uno agnus Dei52 d'osso.

Item scatorina I d'ariento con la croxeta in zima.

Item caseta I picolina como una crozeta de aregalcho 53 dentro.

Item capelo I negro con le franze de seda. Item una bacheta 54 de legno pengio 55. Item bastono I pastorale d'osso.

Item zipone 56 II de seda de cavallo.

Item cavirolo 57 I pieno de carte. Item caseta una che a dentro 1'armitrio 58 e li guanti de panno per l'abba. Item cassa I da calece che (pi, cane.) a dentro certe barlafuse 59.

46 Battagg: battaglio, battacchio di campana (Cherubini, I, 83).

47 Questa forma di como per con, ricorrera piu volte nel documento.

48 Color morello, specie di colore violaceo, tipico del rito ambrosiano. 49

Manipoli. 50

Cingoli. 51 Perline come grani di rosario scandite da perline piu grandi, come i paternoster tra le deci

ne di avemarie nelle corone del rosario (Cherubini, III, 288; Banfi, 508). 52

Medaglione con l'immagine dell'Agnello pasquale. 53 Oricalco: rame allo stato puro, di particolare lucentezza (Battaglia, XII, 94; Sella, 42). 54 Bacchetta: bastone di comando, verga (Battaglia, I, 926, accezione nr. 12). 55 Potrebbe significare ?dipinto?: pingiacca, pingiaccada significano rispettivamente pittura di

poco valore e scarabocchio (Cherubini, III, 354; Banfi, 534); anche il Battaglia (XII, 491) registra per pingere la variante pengere. Da non trascurare la possibilita che derivi da peccia, peccio, che in dica l'abete rosso e il suo legno (Battaglia, XII, 901; Cherubini, III, 325: pescid).

56 Gippon: giubbone (Cherubini, II, 229-30; Banfi, 359).

57 Probabilmente una cassetta con coperchio a doppio spiovente, come i tetti delle case, ovve ro come le urne funerarie romaniche. Cfr. Du Cange, II, 454: ?tectorum tigna superne coeuntia?, a

modo di V rovesciata, forma propria anche del ?capriolo?, pezza onorevole dell'araldica (Batta glia, II, 732).

58 Mitra, come i guanti e il pastorale, insegna pontificale di cui potevano fregiarsi anche gli

abati. 59

Barlafils: arnesi per lo piu vili e vecchi, ciarpame (Cherubini, I, 74).

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426 F. RUGGERI

Item tascha 601 de coiro. Item bolle II papalle 61. Item sexentino 621 de lotono. Item torze VIII de legno ingesato con le sue capelete 63. Item cassa I da paramenti. Item telere 64 V talle e qualle da stamegna 65. Item uno descho 66

vegio. Item uno archabancho 67

vegio. Item uno bancho vegio. Item uno casono vegio pieno de scripture. Item lectera 681 da camera.

Item candele I (de ferro, cane.) de aramo lavorato. Item croxe uno de legno como cruxifixo. Consignatum usque hie.

Item uscelo 69 uno de legno ferrato. Queste sono le cosse li quale ho trovado da poxo che sono a Santo Dionixio in qua. In prima lecto I e zelono 701 roto e linzolle II fruste e letera I granda. Item lecto I picolino nudo e lectera una picolina ch'a abinto don Ambrogio da Mugio Item cariola I e archabancheto i e casono I ch'e in el studio. Item bancho I da scrivere ch'e coverto de tira 72 verda ch'e in el studio.

Item paire II de trispid(i) e tabula I grande e tabula I picholina. Item gadregha 73 I da tabula e scamne II rotonde. Item testera 74 una ch'a suso la insegna de monsignore da Mantova 75 e cadrega una

camera.

60 Borsa (Sella, 571). 61 Bolle papali anteriori al 1487 presenti nelParchivio di S. Dionigi e descritte nell'Inventario

delle scritture dell'abbazia di S. Dioniggi, manoscritto redatto nel 1776 e ora in ASM, Fondo di Re

ligione, cart. 55, sono: 1146 marzo 3, ?bolla originate di papa Eugenio III con la quale ad istanza di

Airaldo abbate del monastero di S. Dionigi assume sotto la pontificia protezione tutti li beni che il

medesimo giustamente possiede?; 1157 nov. 10, ?bolla originale di Adriano papa IV nella quale a

petizione di Vifredo abbate del monastero di S. Dioniggi, conferma tutti i privilegi del medesimo?; 1164 nov. 4, ?originale bolla di Alessandro papa III nella quale ad istanza di Vifredo abbate del

monastero di S. Dionigi, conferma i privilegi del medesimo?. Sono inoltre registrati due brevi: 1344

apr. 13 di Clemente VI e 1471 giugno 26 di Paolo II. 62 Probabilmente e un secchiello (Sella, 532: seglellus, sicchellus, siclellus); oppure una picco

la sega? (Sella, 524: segeta, segezus). 63 Custodie? In Cherubini (I, 215) un'accezione di capelletta e custodia in carta di santini o

simili. Potrebbero essere anche quelle espansioni delle torciere e dei candelieri foggiate a modo di

piattello per riparare dagli sgocciolamenti della cera: cfr. Battaglia, XII, 717-18 riferito a capoc chia di chiodo o a cappello di fungo.

64 Telar: telaio (Cherubini, IV, 374-75; Banfi, 720), ma piu probabilmente pezze di tela nuove. 65

Staminna, stamina, stamigna: tela rada e di filo crudo, a uso di colare (Cherubini, IV,

299; Banfi, 687). 66 Deschettus: panchetto (Sella, 207). 67 Archabanca: cassone (Sella, 31). 68 Lettera: lettiera, letto o materassa (Cherubini, II, 351; Banfi, 405, 410). 69 Piccola porticina, sportello. 70 Zeionum: coperta (Sella, 634). 71

Religioso del monastero di S. Dionigi, attestato in vari documenti, alcuni dei quali citati in n. 18.

72 Tira, tila: tela (Cherubini, IV, 398).

73 Cadrega, cardega: seggiola, scranna (Cherubini) I, 179; Banfi, 111).

74 Testera: lettiera, testata del letto (Cherubini, IV, 396; Banfi, 726). 75 Riteniamo si riferisca al cardinale Francesco Gonzaga, cardinale diacono del titolo di S.

Maria Nova, che appare commendatario dell'abbazia in due documenti, del 22 ott. 1476 e del 20

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CUSTODI, LIBRI E ARREDI 427

Item catena I da fogo e bardena 76II e boia 77 I da fogo. Item panera 781 granda e bancho I da anni... e sana e squelera 791 granda. Item torzie II, Tuna gh'e e Paltro si a don Ambroxio con la cainella e moreta 80. Item casono I e casa I vegia e de certe asse da lectera.

Item legarde 81 II rotte e parela

82 I rott da scaldare lo lecto. Item uno archabancazo marzo.

Item telere II grande da stamegnia ch'a abinto don Ambroxio. Item vasely

83 VII tale e quale (uno altro, cane.) vaselo da l'aseto. Item una credenza che donde 84 e lo vaselo da l'aseto 85 e navele 86 II de marmoro. Item uno altro navelo de marmoro ch'e apreso lo pozo. Item pidria

87 una ch'a infra li monici. Item una credenzia vegia rotta ch'e 'n la cusina.

Item uno zocho 88 ch'a suso uno pirotto 89

grande de marmoro ch'e 'n la cusina.

DOCUMENTO 2

Nomina di un custode della chiesa di S. Dionigi, 1493 gennaio 19, sabato (ASM, Notari le, filza 774).

Imb(reviatura) mei Do(nati) de la Turre.

In nomine Domini. Amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo quadringentesimo no nagesimo tertio, indictione XI, die sabati XVIII? mensis ianuarii. Venerabilis dominus Carolus Pagnanus f.q. Guideti, porte Comasine, parochie Sancti Marcelini Mediolani, procurator et negotiorum gestor reverendissimi domini in Christo patris et domini domini Iohannis Iacobi presbiteri cardinalis et perpetui commendatarii monasterii Sancti Dionisii

die. 1477 (ASM, Pergamene per fondi, cart. 394). II 12 ott. 1478 figura commendatario Giovanni Antonio di Busseto (ibid.). Di Francesco Gonzaga e stato pubblicato, oltre al testamento, anche Pin

ventario dei beni da lui lasciati (tra cui molti libri) in D.S. Chambers, A Renaissance Cardinal and his Wordly Goods: the Will and Inventory of Francesco Gonzaga (1444-1483), London 1992. Si veda anche il catalogo della mostra (Londra, 1981-82) Splendours of the Gonzaga, ed. D.S. Chambers -

J. Martineau, [Milano], Pizzi, 1981. 76 Brandinda: capifuoco, alari (Banfi, 87; Cherubini, I, 146; Arrighi, 67). 77 Boia: toppo, ciocco sul quale si appuntano i legni col pennato o col roncolo o coll'ascia se

condo la grandezza, che si vogliono tagliare o spaccare (Banfi, 72). 78 Panera: area, panattiera, cassa in cui serbasi il pane (Cherubini, III, 254). 79

Squellera: stovigliaia (Cherubini, IV, 291; Banfi, 684). 80

Molletta, fermaglio (Banfi, 454). 81

Leccarda, ?recipiente di metallo di forma allungata, con sponde basse, che viene collocato sotto le carni che cuociono allo spiedo o sulla graticola per raccoglierne il grasso che cola? (Batta glia, VIII, 874). Cfr. anche Cherubini, II, 351.

82 Pajaroela, pajroeu: paiolo (Cherubini, III, 239, 241; Banfi, 487-88).

83 Vassell: botte (Cherubini, IV, 477; Banfi, 764). 84 Donda: dondolare (Cherubini, II, 49; Banfi, 230). 85 Aceto. 86 Novell: abbeveratoio, vasca, ?gran vaso per lo piu di pietra, collocato presso il pozzo ovve

ro sotto la cannella della tromba, ad uso di abbeveratoio? (Banfi, 464). Conca come quella delle trombe (Cherubini, III, 165-66).

87 Pidria: imbottatoio, specie di grosso imbuto (pedrieu) (Cherubini, III, 346; Banfi, 531). 88 Zocch: ciocco, di legno (Banfi, 790), come sciocch: ceppo, desco da tavola dove tagliano i

macellai la carne, il ceppo dove si pesta la carne in cucina (Banfi, 631). Per Cherubini, V, 552 e termine di fornaciai, senza rimando a sciocch, pure presente in vari significati (IV, 151-52). 89 Pirotta: bacioccolo, mortaio: ?vaso cupo di legno, di grosse pareti a uso di ammaccare, in

frangere e polverizzare che che sia col pestello? (Banfi, 536; cfr. Cherubini, III, 358).

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428 F. RUGGERI

extra et prope muros Mediolani, ordinis sancti Benedicti, ad hec et alia fatienda constitu tus prout const are dixit sub litteris patentibus etc.

Auctoritate et baylia .... ut premittitur attributis et alias omnibus modo etc. deputa vit et deputat Christoforum de Seregnio filium Arasmi *** *** clericum Mediolanensem in custodem et pro custode dicte ecclesie Sancti Dionisii, cum salario et aliis perthinentiis solitis dari aliis custodibus alias deputatis ipsius ecclesie; et hoc ad beneplacitum ipsius domini Caroli etc.

Consignando ex nunc et consignavit et consignat prefatus dominus Carolus ipsi Christoforo infrascripta bona et res atque iocalia ipsius ecclesie et sacrastie prout infra videlicet90.

Qui Christoforus acceptavit et acceptat dictam custodiam cum dictis salario, perti nentiis et honoribus solitis etc. et confessus fuit et confitetur ibidem presentialiter habuis se et habere dicta bona et res atque iocalia prout in suprascripta lista et destinta [contine tur] et descripta sunt, et promissit et promittit obligando se et omnia sua bona etc. cum consensu et licentia dicti patris sui presentis et consentientis, pignori dicto domino Carolo ut supra stippulanti etc.

Quod ad omnem requisitionem ipsius domini Caroli vel alterius persone que haberet potestatem sic fatiendi a prefato reverendissimo domino comendatario dicta bona, res et iocalia reconsignabit et bona de illis reddet et ....

Et eiusdem Christofori precibus et instantia pro premissis attendendis etc. extiterunt fideiussores m.r Petrus de Seregnio fq d. Maffi porte Ticinensis, parochie Sancti Satari

Mediolani et dominus pater suus et uterque eorum in solido, ita quod uterque eorum in solido convenire possit de toto etc. et qui se constituerunt principalibus debitoribus etc.

Ac se obligaverunt etc. Renuntiando illis duabus no vis constitutionibus etc. Et extendatur in amplam formam etc. et ...lis opportunis et dicti fideiussores iura

runt attendere etc.

Et de predictis etc. Actum in sacrastia dicti monasterii Sancti Dionisii, presentibus ibidem presbitero

Aluysio de Mezana, cappellano in ecclesia Sancti Victoris extra et prope muros Mediola

ni, et Iohannes de Albino filio Gabrielis, porte Horientalis, parochie Sancti Babile intus Mediolani, testibus.

Addendum. Ai nomi dei custodi di S. Dionigi, che ricorrono nei documenti qui pubblicati, se ne aggiunge un terzo, quello del chierico milanese Battista de Viterbio, che compare in un atto del 24 agosto 1480 conservato in ASM, Notarile, filza 1334, tra le imbreviature del notaio Gian Pietro Ciocca.

90 Segue spazio bianco, nel luogo in cui doveva essere inserito il testo dell'inventario allegato.

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