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48 il ruolo di protagonista e di testimone del viaggio mondano e ultramondano descritto nella sua opera e, sotto le spoglie di un giovane ingenuo attratto dagli inganni di Amore, grazie alla vicinanza e ai saggi consigli di Minerva, si avvicina, esaltandola, alla Filosofia, infine alla Teologia. Tutto questo avviene e si svolge lungo un percorso che si snoda in innumerevoli regni, dominati da divinità pagane, da mostruose allegorie di vizi o da virtuose personificazioni cristiane. Il legame, per noi molto significativo, tra Federico e Bevagna è dato dal codice che si trova nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze sotto la dicitura: Conventi Soppressi C. I. 505 9 . Il poema frezziano è stato ricopiato all’interno del convento di Bevagna, proprio da un domenicano, frate Bartolomeo. Il codice è molto antico, perciò potenzialmente autorevole, registrato con la data del 1449, a distanza di poco più di un trentennio dalla morte di Frezzi. Del resto, dall’analisi dei registri notarili del periodo coevo alla vita di Frezzi, risulta evidente un legame continuativo tra il convento domenicano di Foligno e quello di Bevagna, nonché la conoscenza diretta di Federico da parte dei confratelli bevanati. Varie le testimonianze dalle scritture dei notai 10 , utili per conoscere un piccolo spaccato storico dei personaggi di Bevagna. Due mi sembrano molto significative, la prima 11 del 26 aprile 1404, dove, agente il vescovo Frezzi, viene nominato come testimone ad un atto di contratto di enfiteusi «frater Franciscus de Mevanea Ordinis Predicatorum habitator in dicto episcopatu»; il frate negli atti notarili compare più volte nel ruolo di teste, ma soltanto in questo rogito lo si indica come residente nel palazzo episcopale di Foligno, persona di fiducia quindi del vescovo; nel secondo documento 12 del 12 giugno 1405 appare ancora più chiaro il legame tra Un frate domenicano di Bevagna trascrive il “Quadriregio” di Elena Laureti Sull’area di un preesistente oratorio di San Giorgio, donato dal Comune di Bevagna ai frati domenicani nel 1291, fu fondato lo splendido complesso conventuale consacrato a San Domenico 1 , considerato molto antico rispetto ad altre fondazioni domenicane. I frati predicatori, nei fatti, nel corso del XIII secolo avevano posto le basi del loro insediamento nelle principali città dell’attuale Umbria 2 , compresa Foligno. Gli storici tradizionali, come Ludovico Jacobilli 3 , che cita il vescovo domenicano Paparone de’ Paparoni come concessionario del sito per la costruzione della fabbrica consacrata a San Domenico, rimandano al 1285 la fondazione del convento domenicano in Foligno, anno in verità, sembra, relativo alla costruzione della chiesa di San Domenico, oggi Auditorium 4 . Figlio del convento folignate, pronunciata la professione di fede, è il concittadino Federico Frezzi 5 , nato intorno al 1350, frate predicatore, maestro nella sacra teologia, priore nel convento di Lucca, padre provinciale della Provincia Romana, vescovo di Foligno, padre conciliare al Concilio di Costanza, dove trovò la morte nel marzo 1416. Per quanto personalità prestigiosa all’interno del suo Ordine, – lo si capisce dalla carriera svolta – il nome di Frezzi è rimasto vivo, nel corso dei secoli, grazie alla fama di poeta, autore di un poema didascalico- allegorico di più di dodicimila versi in terzine incatenate 6 , titolato Quadriregio e dedicato a Ugolino de’ Trinciis, signore di Foligno 7 , del quale Frezzi era consigliere e autorevole membro della sua corte 8 . Il poeta, all’interno del poema, assume Nel convento di San Domenico di Bevagna Curiosità e spigolature/a cura di Arnaldo Picuti

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il ruolo di protagonista e di testimone del viaggio mondano e ultramondano descritto nella sua opera e, sotto le spoglie di un giovane ingenuo attratto dagli inganni di Amore, grazie alla vicinanza e ai saggi consigli di Minerva, si avvicina, esaltandola, alla Filosofi a, infi ne alla Teologia. Tutto questo avviene e si svolge lungo un percorso che si snoda in innumerevoli regni, dominati da divinità pagane, da mostruose allegorie di vizi o da virtuose personifi cazioni cristiane.Il legame, per noi molto signifi cativo, tra Federico e Bevagna è dato dal codice che si trova nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze sotto la dicitura: Conventi Soppressi C. I. 5059. Il poema frezziano è stato ricopiato all’interno del convento di Bevagna, proprio da un domenicano, frate Bartolomeo. Il codice è molto antico, perciò potenzialmente autorevole, registrato con la data del 1449, a distanza di poco più di un trentennio dalla morte di Frezzi. Del resto, dall’analisi dei registri notarili del periodo coevo alla vita di Frezzi, risulta evidente un legame continuativo tra il convento domenicano di Foligno e quello di Bevagna, nonché la conoscenza diretta di Federico da parte dei confratelli bevanati. Varie le testimonianze dalle scritture dei notai10, utili per conoscere un piccolo spaccato storico dei personaggi di Bevagna. Due mi sembrano molto signifi cative, la prima11 del 26 aprile 1404, dove, agente il vescovo Frezzi, viene nominato come testimone ad un atto di contratto di enfi teusi «frater Franciscus de Mevanea Ordinis Predicatorum habitator in dicto episcopatu»; il frate negli atti notarili compare più volte nel ruolo di teste, ma soltanto in questo rogito lo si indica come residente nel palazzo episcopale di Foligno, persona di fi ducia quindi del vescovo; nel secondo documento12 del 12 giugno 1405 appare ancora più chiaro il legame tra

Un frate domenicano di Bevagna trascrive il “Quadriregio”di Elena Laureti

Sull’area di un preesistente oratorio di San Giorgio, donato dal Comune di Bevagna ai frati domenicani nel 1291, fu fondato lo splendido complesso conventuale consacrato a San Domenico1, considerato molto antico rispetto ad altre fondazioni domenicane. I frati predicatori, nei fatti, nel corso del XIII secolo avevano posto le basi del loro insediamento nelle principali città dell’attuale Umbria2, compresa Foligno. Gli storici tradizionali, come Ludovico Jacobilli3, che cita il vescovo domenicano Paparone de’ Paparoni come concessionario del sito per la costruzione della fabbrica consacrata a San Domenico, rimandano al 1285 la fondazione del convento domenicano in Foligno, anno in verità, sembra, relativo alla costruzione della chiesa di San Domenico, oggi Auditorium4. Figlio del convento folignate, pronunciata la professione di fede, è il concittadino Federico Frezzi5, nato intorno al 1350, frate predicatore, maestro nella sacra teologia, priore nel convento di Lucca, padre provinciale della Provincia Romana, vescovo di Foligno, padre conciliare al Concilio di Costanza, dove trovò la morte nel marzo 1416. Per quanto personalità prestigiosa all’interno del suo Ordine, – lo si capisce dalla carriera svolta – il nome di Frezzi è rimasto vivo, nel corso dei secoli, grazie alla fama di poeta, autore di un poema didascalico-allegorico di più di dodicimila versi in terzine incatenate6, titolato Quadriregio e dedicato a Ugolino de’ Trinciis, signore di Foligno7, del quale Frezzi era consigliere e autorevole membro della sua corte8. Il poeta, all’interno del poema, assume

Nel convento di San Domenico di Bevagna

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i due conventi se lo stesso frate Ventura è indicato come vicario di entrambe le istituzioni religiose, così nel rogito: il «venerabilis sacre teologie magister frater Ventura de Mevanea Ordinis Predicatorum vicarius dicti loci Sancti Dominici de Fulgineo et loci Sancti Dominici de Mevanea».È evidente, pertanto, il grado di importanza della trascrizione del poema frezziano, il Quadriregio, all’interno di un luogo dove si erano avuti frequenti e ripetuti contatti col vescovo di Foligno, stimato come persona e come teologo, nonché come poeta, trasmettitore in versi delle più eloquenti e dogmatiche verità cristiane, una trascrizione aderente, quindi presumiamo, all’originale.Non possedendo infatti l’autografo del Nostro, dobbiamo tentarne una ricostruzione attraverso le varianti che il poema, nelle sue molteplici trascrizioni, presenta. Individuare allora un testo, come questo di Bevagna, è per gli studiosi di Frezzi di straordinaria importanza e per diversi motivi: il

codice è vicino all’esistenza di Federico; era circolante all’interno dell’Ordine domenicano, che presumibilmente poteva contare su una versione vicina all’originale; è stato scritto in una zona limitrofa a Foligno, pochi i chilometri che separano questo centro da Bevagna; inoltre possiamo defi nire il codice trascritto da mano ‘umbra’, benché il copista si dica di Rieti – fatto irrilevante, perché, da qualsiasi parte fosse provenuto il frate di stanza

nel convento di Bevagna, avrebbe dovuto attenersi al lessico locale, ovvero renderlo comprensibile ai lettori del luogo dove il testo sarebbe circolato –. I fi lologi sanno che i copisti adattavano il testo originale da trascrivere al territorio in cui essi operavano, e alle forme linguistiche ivi parlate, oppure al loro diretto committente. Esemplarmente, un codice di Ferrara13, storicizzato come Codice-Ariosto perché appartenuto a Ludovico Ariosto e al nipote Orazio, ha ‘piegato’ alcuni termini al ferrarese, addolcendo ad esempio la ‘c’ con la ‘z’: simplicetta in simplizetta, uccelli in uzzelli, cortese in corteze, e così via.Le titolazioni che accompagnano i manoscritti del poema frezziano non

Una copia eccellente del grande poema allegorico del vescovo folignate, il domenicano Federico Frezzi

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sono univoche, sebbene quasi tutte riconducano ai quattro regni con cui è suddivisa l’intera opera; essi appaiono riconducibili allo svolgimento temporale della nostra vita: regno di Amore, di Satana, dei Vizi, delle Virtù. Nei codici però il titolo più accreditato è Liber de Regnis o Libro dei regni, viene poi il Libro dei quattro regni o dei quattro reami. Nel codice bevanate, il trascrittore ha posto quello di libro de Reami, che reputo maggiormente aderente al poema, dato che i regni percorsi dal poeta sono più di quattro, ha poi aggiunto il titolo: Quatriregio del decurso della vita umana. Con il titolo di Quatriregio del decurso della vita umana l’opera passa alle edizioni a stampa e nella storia del libro. Questa lunga titolazione coglie l’essenza del messaggio frezziano, connesso – anzi, reputo, fonte ispiratrice e base – a quello che traspare dal ciclo decorativo di Palazzo Trinci, terminati un decennio dopo la fi ne del poema frezziano14. Infatti, sia negli affreschi, sia nella scultura delle sette teste di età romana, vengono più e più volte ripetuti, come all’interno del Quadriregio, sia la rappresentazione visiva sia il messaggio esplicito ed implicito delle diverse età dell’uomo – dall’infanzia alla decrepitezza – quindi la rifl essione sulla caducità delle umane ambizioni, dei beni terreni, tanto desiderati in vita, quanto privi di senso dopo la morte15.Il manoscritto bevanate è legato in assi e pergamena; la trascrizione dell’intero poema viene conclusa dal copista alla carta 142 e frate Bartolomeo così chiude: «Sic fi niscie el libro de Reami facto et composto per lo venerabile Maestro Federico da foligni dell’ordine Sacro de frati predicatori del glorioso patriarcha San Domenicho In Sacra theologia eximio doctore, già prouinciale della prouincia Romana et puoy per la dio gratia Vescovo de Foligno. Scripto et ricopiato per me Bartolomeo Silvestrato di Matheo di

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1. Umbria, Milano, Mondadori, 2007, pp. 345-351.2. Per un quadro esaustivo sulla spiritualità domenicana e le modalità di insediamento in Umbria, con speciale riferimento a Perugia, rimando alla pregevole pubblicazione La basilica di San Domenico di Perugia, a cura di G. ROCCHI COOPMANS DE YOLDI - G. SER GIACOMI, Perugia, Quattroemme, 2006, e A. VIGANÒ, I domenicani a Perugia tra storia, arte e fede, in Ibid., pp. 13-28; inoltre, C. Gilardi, Funzioni e luoghi prima e dopo il Concilio di Trento, in Ibid., pp. 31-58.3. L. JACOBILLI, Vita di san Feliciano martire, vescovo e protettore della città di Foligno insieme con le vite de’ vescovi successori a esso santo. Seconda edizione con le correzioni dell’Autore e le annotazioni di Andrea Biondi, a cura di M. SENSI, Foligno, Accademia Fulginia, 2002 (Supplemento n. 3 al «Bollettino storico della città di Foligno»), sul vescovo Paparone, pp. 84-86, sugli altari e cappelle all’interno della chiesa, p. 195; su questa opera jacobilliana: A. BARTOLI LANGELI, La vita di san Feliciano di Ludovico Iacobilli, in «Bollettino storico della città di Foligno», XXIX-XXX, 2005-2006, pp. 533-542. Sulle problematiche insediative riferite a Foligno, rinvio a M. SENSI, I ‘Ricordi’ del convento di S. Domenico in Foligno, in «Bollettino storico della città di Foligno», XII, 1988, pp. 189-193; G. BOSI, Foligno, una stagione. La città tra Otto e Novecento, con un saggio di F. BETTONI, Foligno, Orfi ni Numeister, 2009, sul complesso domenicano e l’area circostante, pp. 230-237.4. Per approfondire la conoscenza di questo splendido edifi cio, purtroppo depredato a partire dall’occupazione francese, a seguire con l’unità d’Italia, rimando all’accurato lavoro di ricerca archivistica di B. MARINELLI, Altari, Cappelle e Sepolcri. Il caso della chiesa di San Domenico in Foligno (1410-1859), introduzione E. LAURETI, Foligno, Centro di ricerche F. Frezzi - Alliance Française, 2015; lavoro in parte già pubblicato:

sco dantrea de Coterucci da Rieti, [oppure sancto dantrea de lo Terucci da Rieti]. Incominciato el secondo dì de março et fornito l’ultimo dì del predicto mese essendo Io predicatore Nel conuento di Beuagna 1449».

La dottoressa Paola Tedeschi si è assunta il complesso e diffi cile onere della trascrizione dell’intero codice, lavoro che confl uirà nella nuova edizione critica del Quadriregio, sotto la guida del professore Daniele Piccini dell’Università per Stranieri di Perugia, già presidente del Comitato Scientifi co che il Centro di ricerche per lo studio della civiltà umanistica Federico Frezzi ha istituito per il sesto Centenario dalla morte del vescovo domenicano, autore del poema.

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ID., I tesori scomparsi della chiesa di San Domenico in Foligno, in «Archivum fratrum praedicatorum», LXXX, 2010, pp. 281-247.5. In attesa di una rinnovata biografi a frezziana, grazie alle recenti ricerche archivistiche, rinvio a E. LAURETI, Il Quadriregio di Federico Frezzi da Foligno. Un viaggio nei Quattro Regni, Foligno, Orfi ni Numeister, 2007, pp. 511-557. Lo scisma all’interno della cristianità tra più papi, il ritorno all’osservanza da parte dell’Ordine domenicano hanno inciso non poco sulla vita di Frezzi; sull’ospitalità che Frezzi ha offerto ai frati dell’Osservanza, al grande teologo e santo domenicano Antonino Pierozzi, e forse al Beato Angelico, rinvio a EAD., Un poema, il suo Autore, in San Domenico di Fiesole tra storia, arte e spiritualità, in «Memorie domenicane», 40, 2009, pp. 35-67. Ulteriori, talora minute, notizie si ricavano da Il vescovo e il notaio. Regesti e trascrizioni dai protocolli (1404-1410) di Francesco d’Antonio, notaio del vescovo Federico Frezzi da Foligno, a cura di M. BIVIGLIA e E. LAURETI, Foligno, Centro di ricerche F. Frezzi, 2011, da Il vescovo e il notaio / 2. Regesti e trascrizioni dai protocolli (1410-1416) di Francesco d’Antonio, notaio del vescovo Federico Frezzi da Foligno, a cura di M. BIVIGLIA - E. LAURETI - F. ROMANI, Foligno, Centro di ricerche F. Frezzi, 2013. È in corso la terza pubblicazione, frutto della ricerca sui registri notarili presenti in Archivio, dal 1341 (i Domenicani in Foligno) al 1416 (morte di Frezzi).6. F. FREZZI, Il Quadriregio, a cura di E. FILIPPINI, Bari, 1914. Il Centro di ricerche F. Frezzi ha riprodotto in modo facsimilare l’editio princeps del poema frezziano, cioè la prima stampa del Quadriregio effettuata a Perugia nel 1481 dallo stampatore tedesco Arndes, e appena nove anni dopo la prima stampa della Comedìa dantesca in Foligno, avvenuta nel 1472: L’edizione Arndes del Quadriregio di Federico Frezzi da Foligno (Perugia, 1481), a cura di E. LAURETI, testi di Elena Laureti e Piero Scapecchi, presentazione di Maurizio Tarantino, Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2009; ci auguriamo di procedere a una nuova edizione critica del poema del Folignate.7. Per conoscere la protosignoria dei Trinci in Foligno, Signorie in Umbria tra Medioevo e Rinascimento: l’esperienza dei Trinci. Atti del Congresso storico internazionale promosso dalla Deputazione di Storia patria per l’Umbria

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(Foligno, 10-13 dicembre 1986), I, Perugia, 1989. S. NESSI, I Trinci. Signori di Foligno, Foligno, Orfi ni Numeister, 2006.8. M. FALOCI PULIGNANI, Le arti e le lettere alla corte dei Trinci, Foligno, F. Salvati,1888, su Frezzi, pp. 102-136.9. E. FILIPPINI, I Codici del Quadriregio, Perugia, 1905. 10. Magari per un prossimo approfondimento. I cittadini di Bevagna evidenziano molti legami con Foligno, o spostandosi nella città, o acquistando delle proprietà, o prendendo gli ordini religiosi tramite il vescovo Frezzi. Già ho citato il lavoro di ricerca sul notarile di Foligno; le notizie si

ricavano da Il vescovo e il notaio. Regesti e trascrizioni e da Il vescovo e il notaio / 2. Regesti e trascrizioni cit. (nota 5); infi ne da una terza ricerca, in dirittura di arrivo, frutto dello studio sui registri notarili presenti in Archivio, dal 1341 al 1416.11. Il vescovo e il notaio. Regesti e trascrizioni cit. (nota 5), p. 42.12. Archivio di Stato di Perugia, sezione di Foligno, Registro di Francesco di Antonio, n. 1. B/III, 62, 1399-1405, c. 273v, la trascrizione è frutto della collaborazione di Maria Biviglia e Federica Romani. Frate Ventura è l’autore della Vita del B. Giacomo Bianconi.13. P. CANNETI, Dissertazione apologetica intorno al Poema de’ Quattro Regni, detto altramente il Quadriregio, p. 16, allegata all’edizione settecentesca: F. FREZZI, Il Quadriregio o Poema De’ Quattro Regni, a cura degli Accademici Rinvigoriti di Foligno, I, II, Foligno, Pompeo Campana, 1725. A detta di Filippini il codice era scomparso: FILIPPINI, I Codici del Quadriregio cit. (nota 9); invero si trova nella Biblioteca Comunale di Ferrrara e il Centro di ricerche F. Frezzi lo

ha acquisito su materiale informatico. 14. Esauriente il volume corredato da uno splendido apparato iconografi co Il Palazzo Trinci di Foligno, a cura di G. BENAZZI - F. F. MANCINI, Perugia, Quattroemme, 2001; in particolare, C. GALASSI, Un signore e il suo palazzo: iconografi a, cronologia e committenza dei cicli pittorici nelle “case nuove” di Ugolino Trinci, in Ibid., pp. 269-298.15. E. LAURETI, Il ciclo decorativo degli edifi ci trinciani e il Quadriregio, in «Bollettino storico della città di Foligno», XXIX-XXX, 2005-2006, pp. 71-86.

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sculture in legno, stucco o carta pesta.Le cronache, particolarmente quelle romane, hanno lasciato memoria dello splendore di queste feste commissionate talora da Confraternite, da Associazioni religiose e Chiese, a grandi artisti, come, per fare un solo nome, Gian Lorenzo Bernini.Ma anche i centri minori sapevano esaltare questo nuovo gusto allo spettacolo.Nelle carte di famiglia abbiamo rintracciato una relazione della solenne processione fatta in Bevagna in occasione della Traslazione delle Sante Reliquie di San Filippo Neri il 26 settembre del 1627 scritta da Battista Piergili, data alle stampe solo nel 1895 (Foligno, tipografi a Artigianelli S. Carlo) per iniziativa di Giuseppe Maria Bartolini, prete dell’oratorio di San Filippo. Di lui ci ha lasciato un profi lo biografi co Ciro Trabalza nel saggio sugli Scrittori di Bevagna in Bevagna illustrata, Perugia, Tip. Donnini, 1901, il quale dopo aver ricordato le opere del Piergili tra cui le più note e cioè le biografi e del Beato Giacomo Bianconi e di Santa Chiara di Montefalco, ha citato proprio questa relazione affermando come essa non sia «priva di importanza per la storia dei nostri costumi religiosi».Il giudizio ci sembra oggi riduttivo e possiamo dire tranquillamente che la relazione è importante non solo per i costumi religiosi, ma anche per il costume e per l’arte in senso lato.A questo punto diremo che avendo

La processione del 1624 per le reliquie di S. Filippo.La processione come

spettacolo e l’effi mero

barocco. Introduzione

al testo originaledi Arnaldo Picuti

Quando, nel 1624, Maffeo Barberini diviene Pontefi ce con il nome di Urbano VIII, Roma si stava già trasformando in una città palcoscenico.Centro di potere spirituale e temporale la Città Eterna diventa Barocca. Il Barocco conquista l’Europa e tutto diviene spettacolo.Certo, sappiamo bene che la spettacolarità non nasce con il Barocco: già nel ’500 dominava nelle Corti Regie e tra le grandi famiglie aristocratiche europee con continue feste negli spazi teatrali riservati alla nobiltà e con esibizioni artistiche ispirati alla mitologia classica.Nel Seicento lo spettacolo invade però le vie e le piazze delle città e coinvolge le popolazioni arricchendosi di motivi cristiani e divenendo – ci sia permessa l’espressione – popolare.La Chiesa entra nell’effi mero anche nelle processioni che impressionano i fedeli con una liturgia grandiosa e trionfante.Nasce addirittura anche una architettura effi mera con un complesso di apparati, ornamenti, strutture temporanee allestite per questi eventi religiosi in cui hanno grande importanza l’addobbo con

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accertato che lo scritto di cui stiamo parlando è molto raro e non è conservato neppure nella biblioteca comunale di Bevagna, riteniamo che esso debba essere messo a disposizione degli studiosi, dei cultori degli studi locali e comunque di chi è alla ricerca di curiosità cittadine.Vogliamo chiudere questa breve

presentazione con l’augurio che possa venire alla luce la Relazione relativa ad un’altra processione avvenuta a Bevagna nel 1614 e data alle stampe – secondo il Piergili – dal signor Giò: Francesco Angeli in occasione della traslazione delle reliquie di San Carlo.