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cultura e territorio

n. 20 (2014)

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n. 20 (2014)

cultura e territorio

Quaderno annuale di Studi Storicia cura dell’Accademia di Cultura Intemelia

Direttore: Giuseppe Palmero

Comitato di redazione

Fausto AmalbertiAlessandro CarassaleAlessandro Giacobbe

Graziano MamoneBeatrice Palmero

Comitato scientifico

Mario Ascheri (Università degli Studi di Roma 3)Laura Balletto (Università degli Studi di Genova)Fulvio Cervini (Università degli Studi di Firenze)

Christiane Eluère (Direction des Musées de France, C2RMF, Paris)Werner Forner (Università degli Studi di Siegen - Germania)

Sandro Littardi (pittore)Luca Lo Basso (Università degli Studi di Genova)

Philippe Pergola (Laboratoire d’Archéologie Médiévale et Moderne en Méditerranée –UMR 7298 Université d’Aix-Marseille - MMSH)

Silvano Rodi (Ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)Paolo Aldo Rossi (Università degli Studi di Genova)

Fiorenzo Toso (Università degli Studi di Sassari)Rita Zanolla (Accademia di Cultura Intemelia)

Segreteria del Comitato scientifico: Beatrice Palmero

Editing: Fausto Amalberti

Recapito postale: Via Ville 30 - 18039 Ventimiglia (IM) - tel. 0184356294

� http://www.intemelion.it ISSN 2280-8426 � [email protected]

Pubblicazione realizzata sotto il Patrocinio del Comune di Ventimiglia e della CivicaBiblioteca Aprosiana: con il contributo della “Cumpagnia d’i Ventemigliusi”, dell’Ar-ciconfraternita del Chinotto e, per le illustrazioni a colori, del Comune di Pigna.

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Luigi Iperti

Tra leggenda e memoria.

I Rey, i saraceni e l’insediamento del Cab (Penna, valle Roia)

Introduzione

Risalendo la valle Roia, a circa 17 chilometri da Ventimiglia, pocooltre il ridente paese di Fanghetto e prima della galleria dell’Arma, siergono imperiose, al di là del fiume, le rovine di un piccolo insedia-mento contadino. Si tratta di un gruppo di case in pietra a vista, costruitesu una balza della montagna, denominato il Cab o Cabo dei Mori.

Oggi il Cab non è facilmente accessibile. Vi si arriva percorrendoil tratto di strada detta del Parrano, che va da Fanghetto a Libri, eprendendo, a metà percorso, un sentiero che scende verso il Roia (v.fig. 1). Alcuni secoli fà, quando i trasporti nella valle erano fatti con imuli e gli asini, questa mulattiera era molto importante e aveva funzionisimili a quelle che hanno oggi le strade di grande comunicazione.

Fig. 1 - L’insediamento del Cab.

La strada del Parrano, infatti, collegava Airole con Fanghetto e Librie da qui proseguiva per Breglio ed il Piemonte. L’antico sentiero era stato

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trasformato in mulattiera a partire dal 1639 1. La comunità di Penna, oraPiene Haute, non aveva gradito l’apertura di questa nuova strada che ri-sultava più agevole per il commercio tra Ventimiglia e il Piemonte, ri-spetto alla vecchia strada che collegava Ventimiglia con Breglio (oggiBreil) passando da Bevera, Giaummà, il passo di Strafurco, Olivetta ePenna. Uomini di Penna in più occasioni avevano chiesto dei pedaggi ederano arrivati anche a distruggere tratti di strada per impedirne l’utilizzo 2.——————

1 L. ROSSI, Airole 500 anni. La storia di un paese nella cronaca di cinque secoli, Ai-role 1998, p. 455.

2 Sezione di Archivio di Stato di Ventimiglia, (d’ora in poi SASV), Capitanato filzeCriminalium f 186 e Civilium f 403, riportate da L. ROSSI, Airole 500 anni cit., p. 455-459.Nel 1681 i consoli di Airole informano il capitano di Ventimiglia che: « Da tempo quasiimmemorabile c’è una strada pubblica nel territorio della Pena dove passano ogni perso-na etiam con bestie cariche, et anche li mulatieri che vengono di Piemonte per venire alluogo di Airole et alla presente Città…Detta strada a giorni passati fù rovinata e di-strutta dalli uomini della Pena de facto e senza alcuna ragione ma solo per i suoi capriccie fini contro il bene pubblico…supplicano…la giustizia possa provvedere...col fare ri-mettere la strada nel suo pristino stato a spese de delinquenti, e quelli come turbatoridella quiete castigare ». Alla lettera per il capitano è acclusa anche un’attestazione dei sin-daci di Breglio, uno dei quali è Gio Agostino Rey. La situazione non cambiò sostanzial-mente malgrado che il capitano avesse trasmesso gli atti al Senato Genovese come si puòdesumere dal fatto che il 12 gennaio del 1683 i consoli di Airole fecero nuovamente pre-sente al capitano che: « ... Si sono da un anno in qua compiaciuti li Sindaci del luogo dellaPenna rompere e guastare detta strada in grave pregiudizio di tutti ...venendo in tal ma-niera impedito il traffico e commercio, e di più hanno preso e catturato in detta stradapubblica alli mulattieri le bestie, essi hanno fatto pagare denaro, a chi più, a chi meno... ».Furono raccolte testimonianze ed il 30 gennaio 1683 il capitano di Ventimiglia, NicolaoMaria Doria si reca personalmente sul luogo dei contrasti. « Portatosi in questa via de-nominata il Parrano, o sia Libri e Reglie, si è visto ... una strada che viene da Ventimigliae Airole per la quale si è sempre passato ... e arrivati ad una bandita che si chiama Veglia,o sia Libri e Parrano, in essa si continua la suddetta strada sempre nelle istesse forme si-no che giunga al territorio di Bregli qual è Savoia ... Presenti Lorenzo Viale di Antonio eGio Francesco Sibono fù Prospero quali dicono ... che quindici giorni prima del prossi-mo passato Natale passando esso con la sua bestia carica di grano che veniva dal luogo diBregli per compagnia di Lorenzo Sibono ..., quale pure avendo detta bestia carica di gra-no in detta strada del Parrano, o sia Libri, le furono prese dette bestie d’ordine del Pode-stà della Penna, e per riaverle le fecero pagare moneta ». Dopo il sopraluogo, in data 16febbraio 1683, il capitano emette una disposizione che impone al podestà della Penna e aisindaci di lasciare libero il transito in detta strada, pena il pagamento di 25 scudi d’oro« per ognuno, e per ogni volta che così faranno ». Vi è però anche una clausola a favoredegli abitanti della Penna. « ... ogni volta che le bestie di detti viandanti pascolassero so-pra la terra del Parrano contigua a detta strada ... restino soggette al pagamento di dettopascolo ». Inoltre, « ... se detta strada in tutto o in parte si sconciasse, o si guastasse, che

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I consoli di Airole ed il capitano di Ventimiglia avevano anche uninteresse specifico a proteggere la strada del Parrano, anche perché trala fine del 1500 e l’inizio del 1600 alcuni abitanti di Airole si eranotrasferiti nelle loro terre di Fanghetto 3 e avevano dato inizio allo svi-luppo del Paese.

L’insediamento del Cab è vissuto in un sostanziale isolamento sen-za i vantaggi del trovarsi prossimo ad una strada di grande traffico. IlCab presentava comunque per i suoi primi abitanti alcuni aspetti positi-vi, come la buona disponibilità di acqua per l’agricoltura, un terrenofertile e la vicinanza al fiume Roia che consentiva di integrare l’alimen-tazione con un cibo proteico. Anche dopo l’apertura della mulattieradel Parrano rimanevano però alcune criticità come il sentiero di colle-gamento piuttosto scosceso e non facilmente percorribile da muli e asini,l’unico mezzo di trasporto disponibile a quei tempi, e la superficie limi-tata di terra coltivabile, man mano che la popolazione andava crescendo.

Il Cab è stato uno dei tanti insediamenti sparsi sul territorio dellacomunità di Penna. Infatti, oltre al capoluogo, formato da un densoagglomerato di case costruite sul crinale a valle del castello, erano natinumerosi altri insediamenti spesso fondati, come nel caso delle fra-zioni di Libri, da abitanti di Penna che erano andati a vivere vicinoalle terre coltivate. Si può pensare che il trasferimento sia stato gra-duale utilizzando da subito i ricoveri per animali e poi si sia proce-duto alla costruzione delle case. In ogni caso i primi abitanti potevanocontare sui raccolti della terra che già stavano coltivando.

Così non era stato per Airole, quando il 24 aprile 1498 furonoconsegnati, ad un primo gruppo di tredici capi famiglia, terre ortiveed un sito per costruirvi la casa. Non deve essere stato facile l’avviodella comunità 4.

Altrettanto difficile possiamo immaginare il periodo iniziale alCab, dove, se diamo credito alla leggenda che vuole che i primi abi-——————allora ed in tal caso li uomini di detto luogo d’ Airole restino tenuti al rifacimento, men-tre però non fosse guastata apposta, che allora doverà rifare chi l’averà rotta e guasta ».Non sappiamo se la disposizione fu rispettata.

3 L. ROSSI, Airole 500 anni, cit. p. 493-496. Il primo abitante di Fanghetto sa-rebbe stato Antonio Trucchi verso il 1580. Lo stesso Antonio vende, con patto di re-trocessione: « un pezzo di terra nel territorio di Penna chiamato il Fanghetto ... ».

4 L. ROSSI, Airole 500 anni cit., pp. 17-18.

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tanti siano stati fuggiaschi, dobbiamo ritenere che essi abbiano do-vuto vivere all’inizio nelle barme, cioè nelle caverne esistenti, sotto lestelle, costruirsi poi ricoveri provvisori prima delle case in muratura,disboscare i terreni, procurarsi le sementi ed attendere mesi e mesiprima di poter contare sul raccolto. Per le olive, che nei secoli succes-sivi hanno rappresentato la fonte di maggior reddito, i tempi di attesasaranno stati anni prima che gli ulivi potessero dare frutti.

Un elemento che ha caratterizzato la vita e lo sviluppo degli spar-si insediamenti della comunità è stato l’unifamiliarità, nel senso che icapi famiglia, che originariamente si erano stabiliti in un determinatoluogo, vi rimasero per generazioni, mentre erano le donne che si spo-stavano al momento del matrimonio. Questa caratteristica risultamolto evidente da un documento del 1891, relativo alle varie frazionidi Libri, dove ogni frazione era legata ad un nucleo familiare origina-rio e, quindi ad un cognome 5.

Così è stato per il Cab, abitato dai Rey.

Il nome Cab è sempre stato accompagnato da un senso di misteroed associato ai mori e, ancora oggi, gli abitanti più anziani di Libri ri-tengono che i Rey fossero mori e siano stati i primi abitanti del luogo.Essi sarebbero arrivati al Cab, nella seconda metà del secolo XVI, pe-riodo in cui i saraceni avevano ripreso le loro incursioni sulla costa li-gure tra Sanremo e Ventimiglia.

Questo mistero, legato alla sua origine, e la constatazione che iRey non erano compresi tra le famiglie che per prime hanno popolatoi territori della comunità di Penna, sono le ragioni che hanno moti-vato questa mia ricerca. Altrimenti il Cab potrebbe essere considerato——————

5 Archivio Parrocchiale Airole, gennaio 1891, « Famiglie del luogo di Libri checontribuiscono alla Capellania ». (Gentilmente segnalatomi da Lorenzo Rossi). Nel1891 la distribuzione delle famiglie tra le varie frazioni risultava come segue: Giasteve25 famiglie di cui 23 Gastaldi e due vedove Angelina Iperti e Angela Trucchi; Bra-ghette 3 famiglie Cotta; Frugoun 9 famiglie di cui 7 Gastaldi, una Rey ed una vedovaCotta; Chiesa 10 famiglie di cui 5 Gastaldi, 3 Rey, una Cotta ed una Garelli; Burgugni15 famiglie di cui 4 Gastaldi, 4 Cotta, 3 Amerio, una Viale, 3 vedove Cotta, Gastaldi,eViale; Aubè 10 famiglie di cui 4 Iperti, 5 Boetto ed una vedova Cotta sposata a Gio-batta Iperti; Cotte 20 famiglie di cui 12 Cotta e due vedove Cotta, 4 Gastaldi e 2 Mi-gliore. Situazioni simili esistevano anche nelle altre frazioni della comunità. Per esem-pio al Pertugio per secoli ha abitato una numerosa famiglia Iperti. I componenti diquesta famiglia sono poi emigrati a Nizza a metà del 1800.

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uno dei tanti piccoli insediamenti della comunità, simile a quello dellevarie frazioni di Libri, e non meritevole di particolari attenzioni.

I mori, o saraceni, hanno terrorizzato per secoli le popolazionidella costa ligure e delle località dell’entroterra alimentando molteleggende, alle quali risulta difficile trovare conferma attraverso docu-menti come ben evidenzia il Luppi 6.

Mi sono quindi avventurato a cercare una documentazione stori-ca, da confrontare con il ricordo della gente del posto.

Questa mia indagine avrà un suo valore se riuscirà a fare riviverela piccola storia della vita di contadini di un piccolo borgo, isolatonella comunità di Penna, nel suo periodo di crescita e sviluppo, primadell’abbandono per cercare condizioni di vita migliore, e se risveglieràl’interesse di altri studiosi desiderosi di aggiungere altri tasselli di co-noscenza dei tempi antichi di questa comunità.

Visita al Cab

Il Cab si colloca tra la frazione di Libri, chiamata Giasteve e Fan-ghetto. Le terre più a monte erano i pascoli di Dreje 7, in posizioneintermedia tra Libri 8 e Fanghetto e anticamente contesi tra Penna eVentimiglia 9. A valle il Cab si estendeva fino al Roia. Non vi era unponte ma, con qualche difficoltà, si poteva attraversare il fiume e rag-giungere il territorio dell’Arma da cui partiva la strada per Penna.Forse i pennaschi che raggiungevano la strada del Parrano per ostaco-larne il transito, e di cui abbiamo parlato, utilizzavano proprio questavia di collegamento difficile, ma rapida.——————

6 B. LUPPI, I Saraceni in Provenza, in Liguria e nelle Alpi Occidentali, prefazionedi U. FORMENTINI, Bordighera 1952 (Collana storico-archeologica della Liguria occi-dentale, X), Cap. Tradizioni e leggende, p. 77.

7 N. LAMBOGLIA, Toponomastica Intemelia, Bordighera 1946 (Dizionario di to-ponomastica ligure. Serie di raccolte comunali, 1). Cita una pergamena del 1492 dovesi legge « in territori appellatis le Relhe sive Libri ».

8 L. LIMON, Penna Vintimili. Olivetta San Michele, Cuneo 1962, p. 364. Cita undocumento del 1178, riportato in un cartulare del notaio Giovanni de Amandolesio,in cui il comune di Ventimiglia concede agli uomini di Penna di lavorare nei campi diMatogna, Campi e Libri. « Concedimus hominibus castri penne quod possitis labora-re in contile matogne ... campi ... libri ».

9 L. LIMON, Penna Vintimili cit., p. 291.

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Il Cab fu completamente abbandonato già alla fine del 1800, manmano che i suoi abitanti si andarono trasferendo nelle frazioni di Li-bri dei Frugun e della Chiesa. Causa non secondaria dell’abbandonofu l’apertura della strada carrozzabile a fondo valle, avvenuta verso il1880, grazie alla quale la strada del Parrano aveva perso il suo traffico,ed il Cab si era venuto a trovare isolato in una posizione disagiata.Inoltre, con l’inizio, anche nella zona vicina, nei primi anni del 1900d’imponenti lavori infrastrutturali, si presentarono nuove interessantiopportunità di lavoro per i contadini più pronti a coglierle, per cuivenne meno la necessità di continuare a vivere e lavorare al Cab.

L’abbandono delle frazioni marginali, in tempi relativamente re-centi, e la concentrazione della popolazione nelle frazioni più vivibilinon ha riguardato solo il Cab, ma fu un fenomeno più generale do-vuto ad un miglioramento delle condizioni di vita ed allo spopola-mento a causa dell’emigrazione. Per esempio Olivetta si è sviluppataintorno al Pilun, la frazione che era stata inizialmente meno popolata,mentre a Libri le frazioni meglio localizzate si sono ingrandite ed al-cune altre sono state abbandonate 10.

Prima di inoltrarmi nella mia ricerca documentale sono andato afar visita al Cab, quasi a cercare ispirazione dalle pietre di queste vec-chie case, disabitate da oltre cento anni ma ancora in certo qual modoaccoglienti come ho potuto costatare.

Ho percorso l’antica mulattiera, ormai solo un sentiero tenutoaperto e sgombro da arbusti, ed ho affrontato la discesa al Cab piut-tosto ripida, ma non difficile da percorrere. Da Libri sono necessaridai trenta ai quaranta minuti. Il sentiero, un tempo frequentata mu-lattiera, è abbastanza pianeggiante con tratti in leggera pendenza.Dopo circa venti minuti di cammino si prende la deviazione chescende verso il fondo valle.

Si arriva ad un tratto pianeggiante detto “dei mori”, e poi, pocosotto, s’incontrano le case del Cab (v. fig. 2). Certamente il posto——————

10 L. LIMON, Penna Vintimili cit., p. 325 e 327. Nello stato delle anime del 1778 le973 persone della comunità erano suddivise come segue: 279 a Penna capoluogo, 205 aLibri (di cui 32 a Marbasco, 117 nelle frazioni di Libri, 27 al Cavo-Cab, 29 a Ravai, Per-tugio e Morga), 489 a Olivetta (di cui 56 nella Rivoira soprana e sottana, 42 a San Mi-chele, 112 a Torre, 25 a Migranè, 30 ai Ciantri, 109 a Bussarè, 24 a Nere e Bedò, 27 aCollalunga e Ginestrea, 64 al Pilon diventato in tempi più recenti il capoluogo).

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scelto per il loro insediamento evoca la leggenda dei fuggiaschi, chenon abbiano voluto mettersi in contrasto con la gente del luogo, equindi abbiano scelto di insediarsi in una terra ancora non coltivata.

Fig. 2 - Vista panoramica delle case del Cab.

Fig. 3 - Le casematte dell’Arma.

Le case del Cab si trovano su una balza della montagna, circon-date da fasce di cui il bosco ha ormai preso possesso. In fondos’intravede il fiume Roia, che in quel tratto fa un’ampia ansa attornoalla collina dell’Arma, mentre sulla sua riva destra la strada carrozza-

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bile attraversa diritta la montagna, in galleria. Di fronte, a mezza co-sta, si vedono ancora, scavate nella roccia, le casematte dell’Arma (v.fig. 3), che ospitavano i depositi di esplosivi al tempo dei grandi lavo-ri. Sotto di esse, un po’ verso destra, si nota un’ampia caverna.

Su, in alto, è ben visibile Penna, ora Piene Haute, dove dovevanoessere portati i figli da battezzare ed i morti, risalendo prima a Libri epoi scendendo a fondo valle fino al ponte di Ravai da dove riprenderela salita fino al capoluogo. I figli battezzati, in braccio ai loro genitori,ripercorrevano al ritorno la stessa strada, mentre i morti erano inu-mati nella chiesa della Santissima Annunziata.

La prima costruzione, che s’incontra, è un ampio vascone di for-ma rettangolare ma con lati disuguali di circa due metri per tre. Essoserviva a raccogliere l’acqua della sorgente per essere poi utilizzata perl’irrigazione degli orti. Immediatamente al di sotto c’è una prima gran-de casa, a due piani, con al primo piano quattro stanze comunicantitra di loro ognuna attraverso un’apertura delle dimensioni di unaporta. La copertura è a volta a botte, in buono stato di conservazione;s’intravede che la costruzione delle volte è stata fatta utilizzando ta-vole come armature ed usando calce come legante. Complessivamentei manufatti sono di buona qualità.

Fig. 4 - Una meridiana.

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Sull’imponente parete esterna, verso sud, si nota una meridiana,con una scritta in cui si riconoscono le lettere IME (v. fig. 4). La mu-ratura esterna in pietra denota una buona capacità costruttiva. Lepietre sono lavorate ed in parte squadrate, poste in bell’ordine.

Scendendo più in basso si trovano altre case di costruzione piùrudimentale.

Si possono quindi ipotizzare due periodi di costruzione. Uno piùantico, e uno più recente. In entrambi i casi le costruzioni appaiono de-cisamente più recenti di quelle antiche di Libri. La planimetria del bor-go risulta dal dettaglio D inserito nel foglio del catasto (v. fig. 5) 11.

Fig. 5 - Foglio catastale delle case del Cab.

Questo piccolo villaggio è stato densamente abitato come risultadallo stato delle anime della parrocchia di Penna del 1778 del rettorePaolo Amerio. In quell’anno la popolazione del Cab (Cabo nel docu-mento) è indicata in ventisette persone di cui diciotto Rey, appartenenti adue famiglie. Vi sarebbero state quindi nove persone di altre famiglie 12.

Queste case e queste pietre mi potrebbero raccontare molte cose,che non saranno facili acquisire dai documenti, su gli antichi abitantie sulle loro origini, sulla loro lingua e sulla loro vita. Alcune cose cidicono comunque: le loro buone capacità di costruttori, la loro diffi-

——————11 Comune di Olivetta S. Michele, planimetrie catastali, planimetria IX. Det-

taglio D.12 L. LIMON, Penna Vintimili, cit., p. 325 e 327.

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cile vita di contadini, l’utilizzo delle acque ed altre cose ci lascianoimmaginare come le sofferenze, i tormenti, la fame, la morte dei figlineonati, ma anche i matrimoni festosi, le nascite, momenti sereni ecertamente anche felici accanto alla comunità di Libri che li avrà ac-colti con diffidenza, ma subito aperta a mescolarsi con loro.

Intorno alle case vi sono piante di ulivo di dimensioni medie e diaspetto vigoroso, che producono ancora frutti, segno che la nera terrasi mantiene fertile, dopo quasi cento anni di abbandono.

Il territorio è frammentato in molte proprietà come si può notaredalle mappe catastali, dell’inizio del secolo scorso, ordinate in fasceparallele estese fino al Roia, dove gli abitanti, nei momenti di riposo,scendevano attraversando le fasce del Figariasso 13 ed andavano a pe-scare le trote o le anguille nelle stagioni giuste. Un’ampia cavernaevoca la possibilità che anticamente, o al momento dell’arrivo deiprimi Rey, potesse essere stata abitata.

Per coltivare una terra denominata “Ulivette” dovevano ancheattraversare il fiume, impresa non facile, almeno fino alla costruzionedella centrale elettrica di Airole, poiché il flusso di acqua era ben su-periore a quello attuale 14. Ancora oggi esiste un pilone in muratura,costruito in mezzo all’alveo, su cui veniva appoggiato un troncod’albero, a testimonianza di un ponte rudimentale.

I saraceni nella comunità di Penna

La tradizione tramandata tra la gente di Libri vuole che gli antichiabitanti del Cab siano stati dei mori. Come vedremo, nel 1600, unodei Rey che abitava al Cab aveva proprio il soprannome di il moro.

I mori o i saraceni, come erano frequentemente nominati, furonoprotagonisti per un lungo periodo, a partire dalla seconda metà del VIe fino al XI secolo, di terribili incursioni in molti paesi del Mediterra-neo. Le coste della Liguria, quelle della Provenza e l’entroterra fino alPiemonte 15 subirono terribili devastazioni, saccheggi, sequestri di——————

13 Figariasso era forse così denominata perché un tempo vi esistevano piantedi fichi.

14 L. IPERTI, Le acque del Roia nella tradizione storica della Comunità di Penna,in « Intemelion », 19 (2013), p. 108, nota 19 e p. 117, nota 28.

15 B. LUPPI, I Saraceni in Provenza cit.

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persone vendute come schiavi o costretti a pagare altissimi riscatti.Arrivarono anche nella zona di Penna. Si racconta che nella regione diSan Girolamo, a metà strada da Olivetta, vi fossero anticamente dellecase distrutte dai saraceni.

« Furono verosimilmente i Saraceni che le rovinarono, come rovinarono Breglioe altri luoghi nelle scorrerie delle due valli dal loro covo di Monte Maure, allosbocco del Roia » 16.

A partire dall’anno mille le incursioni si sono fatte più sporadiche,per riprendere in modo violento dal secolo XVI. Due corsari musulma-ni – Khair-Din e Dorghut – sono protagonisti delle incursioni più de-vastanti e distruttive. Khair-Din, detto Barbarossa, fu sceicco d’Algerie comandante della flotta turca. Dopo la vittoria ottenuta a Prevesanel 1538 sulla flotta imperiale di Carlo V, comandata da Andrea Doria,egli ebbe mano libera in tutto il Mediterraneo, devastando le coste delvice-reame di Napoli e della Sicilia, dalla quale fece una grande impor-tazione di schiavi verso Costantinopoli: 7000 uomini! Quanto a Dor-ghut, noto agli occidentali col nome di Dragut, la sua reputazione s’im-pose alla morte del Barbarossa; era il corsaro musulmano più potentee rappresentava un vero terrore per i naviganti. Fu appoggiato dallaFrancia in un gioco politico anti-imperiale. Egli devastò varie volte lecoste spagnole ed italiane. Infine divenne signore di Tripoli 17.

Nel 1540 i Turchi sbarcano a Bordighera e questo è fonte di preoc-cupazione anche per il castello di Penna a cui furono mandati rinforzi 18.

Il 5 luglio 1543 la flotta turca con 174 galee pose l’assedio a Niz-za, la quale il 22 agosto fu costretta a capitolare, mentre il governatorecontinuò la resistenza nel castello. Fu in quel periodo che i francesi,alleati dei turchi, mandarono a Sospel un folto gruppo di Turcogalli perritorsione verso gli abitanti del luogo che non avevano voluto tradire iSavoia e passare dalla parte dei francesi 19.

——————16 L. LIMON, Penna Vintimili cit., p. 20.17 http://it.wikipedia.org/wiki/Khayr_al-Din_Barbarossa e http://it.wikipe-

dia.org/wiki/Dragut18 L. LIMON, Penna Vintimili cit., pp. 64-65.19 S. ALBERTI, Istoria della città di Sospello contessa di Molineto, e di Castiglione,

Torino 1728, p. 370. « Ma ne il guasto delle Biade, ne dei Grani, non l’arsione delleVille, non i tagliamenti delle Viti, degli Olivi, ... non le prede de Bestiami giovò ponto

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Il duca Carlo, ritornando da Nizza, dopo che i Turcogalli eranostati sconfitti con l’aiuto dell’armata navale di Spagna, al comando delprincipe Doria, rivolse le sue lodi e ringraziamenti al capitano generaledella vicaria di Sospel, per essersi mantenuto fedele ed aver collaboratocon suoi soldati alla difesa del castello di Nizza. Tra di essi era pre-sente un Giacomo Rey 20. Anche Breil aveva mandato suoi soldati 21.

Nel periodo dell’assedio di Nizza forte è la preoccupazione sullacosta ligure di ponente, a Taggia, a Porto Maurizio. Luca Spinola cercadi organizzare la difesa; chiede uomini a Triora, Badalucco, Montaldoe Taggia, ma le risposte sono negative. Ogni paese pensa a se stesso.Lo Spinola chiede anche archibugi a Genova. Le sue preoccupazionisono fondate perché i turchi sbarcano a Vallecrosia, saccheggianoVallebona, dove catturano 300 persone 22.

Anche negli anni successivi numerose sono le incursioni dei saracenia Bordighera e Taggia, da dove 200 turchi arrivano fino a Badalucco 23.

Secondo Giuliano Magoni Rossi 24 le scorrerie sarebbero scom-parse dopo la battaglia di Lepanto del 1571. In realtà la popolazioneha continuato a organizzarsi per la difesa. Per esempio le mura diVallebona furono costruite a partire dal 1580 25. Infatti alcune scorre-rie continuarono a verificarsi ed ancora nell’anno 1588 un’incursionedi turchi fu avvistata in prossimità di Penna.

« ... ali 18 di lugio per fare segno al paese per li turchi hasio li homini si potessero reti-rare verso il logo, si è tirato il falconetto con una tromba, li è entrata polvere » 26.

——————à Turcogalli perché le cose della Città vacillasero. Predarono anche li Barbari 200, epiù Persone della nostra Campagna ».

20 Ibidem, p. 371.21 C. BOTTON, Historia de Breil et des Breillois, Breil-sur-Roya, 1996, p. 50.22 N.CALVINI, A. SARCHI, Corsari, sbarchi e fortificazioni nell’estremo ponente li-

gure, Sanremo 1980, pp. 84-85.23 Ibidem, pp. 160, 170, 172.24 G. MAGONI ROSSI, Vallebona attraverso i secoli, Genova 2013.25 Ibidem, p. 67.26 SASV Capitaneato Estimi, filza 88, gentilmente segnalatomi da L. Rossi « Nota

della polvere consumata nel Castello della Pena per me Cristoforo Zucco in tempo delmio Ufficio ... » Il Castello era dotato almeno di un falconetto e quattro masculi comesi può dedurre da un’altra frase del documento « ... e più salva fatta al primo di Aprilein la risurrezione di Nostro Signore Gesù Christo, il falconetto con quattro masculi ».

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TRA LEGGENDA E MEMORIA. I REY, I SARACENI E L’INSEDIAMENTO DEL CAB

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Come ho detto nella tradizione della gente del posto i primi Reysarebbero stati mori. Anche se i mori hanno avuto una presenza conti-nua per decenni, almeno nei paesi della costa, con frequenti scorrerieall’interno, sembra difficile pensare che si trattasse di turchi-pirati chenon abbiano potuto rimbarcarsi dopo un assalto ai territori rivieraschied abbiano quindi deciso di fermarsi in un sito che ancora oggi la gentechiama Cab dei Mori. La denominazione Cabo, da cui Cab, a voltescritto Cabo nei documenti, è tra l’altro molto comune nei paesi di lin-gua spagnola come locuzione geografica indica una punta, un promon-torio 27. Più attendibile l’ipotesi che si trattasse di spagnoli di originemoresca costretti ad emigrare dalla Spagna da dove gli arabi eranostati espulsi 28 alcuni dei quali potrebbero aver trovato lavoro sullegalee dei Turchi. Uno di questi mori, durante le scorrerie nelle valli,potrebbe essere stato arrestato e rinchiuso nelle prigioni di Penna.

Questa versione della storia prende corpo nella narrazione di un rac-conto, scritto dal librasco Primo Rey in francese, negli anni sessanta delsecolo scorso 29. Egli narra la fuga di Alba e Maktofel dalle prigioni di Pen-na, il loro avventuroso attraversamento del Roia ed il loro arrivo al Cab.

« - Comment vous appelez-vous ? Dit Rey d’un air plus appaisé- Alba et vous ? Répondit-elle alors d’une voie douce et suave.- Maktofel... Mais mes hommes m’appellent Rey !Une fois arrivés sur un piton rocheux, Alba et Rey pouvaient enfin relâcher lapression et après une dernière pensée pour les autres prisonniers encore auxmains de leurs geôliers ils s’embrassèrent et se jurèrent de ne jamais plus sequitter jusqu’à quand la mort ne les sépare.- Reste une question Maktofel !- Laquelle Alba ?- Comment allons-nous appeler ce lieu ?- Comment dit-on début dans ton patois?- Cab !- Alors cet endroit s’appellera Cab, cab dei Liberi... le Cab des Libres ».

——————27 F. DE PAULA MELLADO, Diccionario universal de Historia y de Geografia,

Mellado 1846, pp. 24 e 49.28 Nel 1492 Ferdinando il cattolico era entrato vincitore nella città di Granada:

aveva vinto la guerra di reconquista contro i musulmani. La Spagna era stata liberatadefinitivamente dall’infedele popolo arabo. Negli anni successivi molti spagnoli diorigine araba o ebrea abbandonarono la Spagna.

29 Documento consegnatomi da Damien Savastano, nipote dell’autore.

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L. IPERTI

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Il primo Rey, secondo questo racconto, avrebbe avuto il nomeMaktofel e la scelta del nome spagnolo Cab avrebbe avuto qui il si-gnificato proprio di inizio (début).

Ho trovato anche un’altra versione, che si tramanda in unoscritto di Pietro Loi 30, il cui nonno Paulì, fabbro e cantoniere a Ravai,aveva sposato una Rey:

« tra quei fuggiaschi – e Pietro Loi parla di chi riusciva a raggiungere il territoriodi Libri – non mancarono, come è certo, originari saraceni, già imprigionati du-rante scorrerie piratesche andate a male. E tra questa gente di schiatta ispano-araba, col cognome che ancora esiste a Libri, dei Rey, spiccò un Achitofel Rey.La moglie di mio nonno era appunto una Rey, la mia nonna Catarina ».

Come si vede il nome assume un suono biblico 31 ma il ricordo èsimile. Vorrei evidenziare che Rey nella lingua spagnola vuole dire Re,di cui troviamo attestazione latina del cognome declinato in Rex-Regis in valle Roya a metà Cinquecento.

È probabile che i Rey siano arrivati al Cab, nella seconda metà delsecolo XVI. Infatti nessun capo famiglia Rey partecipa alla delegazio-ne della comunità di Penna che è a Genova il 25 agosto 1562 32 pergiurare fedeltà a Genova. Ma non è detto che tutti i capi famiglia dellacomunità fossero presenti. Si può anche pensare che i Rey fossero ar-rivati da pochi anni e non fossero ancora integrati nella comunità. Delresto, nessun capo famiglia Rey partecipa al parlamento che approva inuovi capitoli per l’amministrazione della comunità nel 1605 33, mal-grado che ormai i Rey fossero in zona da tempo.

I primi Rey compaiono infatti in un lungo elenco di confessati ecomunicati del 1582 34. Essi sono Joa Ferrar, Anibal, Moro e Gugli

——————30 Memoria dattiloscritta del 1992 di Pietro Loi, gentilmente messa a disposizio-

ne da Lorenzo Rossi.31 http://it.wikipedia.org/wiki/Absalom_and_Achitophel32 L. LIMON, Penna Vintimili cit., p. 390-392. Sono presenti 81 capi famiglia di

cui 15 Ferrarius, 13 Aipertus, 13 Boetus, 9 Amerium, 7 Ricius, 7 Gastaldous, 5 Limo-nus, 4 Cotta e altre sei famiglie presenti con uno o due capi famiglia.

33 Ibidem, pp. 394-397.34 Archivio Vescovile di Ventimiglia, fogli di stato civile, in lingua italiana, lar-

gamente incompleti, della parrocchia di Penna, che partono dal 1577 e vanno fino al1613. Questi fogli contengono liste di uomini e donne confessati e comunicati deglianni 1582, 1587, 1591 e 1613, che sono da considerare veri e propri censimenti. Sa-

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TRA LEGGENDA E MEMORIA. I REY, I SARACENI E L’INSEDIAMENTO DEL CAB

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Ferrar. Il nome Anibal era poco diffuso nella comunità di Penna; in-fatti nell’elenco di cui sopra, su oltre 130 nomi, vi compare solo unaseconda volta ed è quello di Anibal Amerius. Molto interessante è ilnome Moro, quasi a conferma della provenienza. In un successivoelenco sempre di confessati e comunicati del 1586, appaiono altri duenomi, Joa Rey con Ferdiglia come soprannome e Joa Batim Rey. Deidue Joa conosciamo anche il nome delle mogli Gonozada e Anfosinacitate in occasione del battesimo, nel 1585, dei loro rispettivi figli La-zaro e Angelica. I padrini sono Lazaro e Caterina Cotta e Joa e Cate-rina Cotta. Forse i due Rey (fratelli?) avevano sposato donne Cotta.

In occasione di altri due battesimi i padrini e le madrine sono diBreglio. Alla nascita di Batistina, figlia di Anibal e di sua moglie Pei-rina, il 24 febbraio 1588, il padrino Gugli Rey e la madrina sono diBreglio ed alla nascita di Agostino, figlio di Jo Batim Rey e di suamoglie Gonozada, il padrino è Agostino d’Abram. Le due notizie misembrano molto importanti perché dimostrano l’esistenza di rapportidi prossimità tra i Rey del Cab e quelli di Breglio.

Nelle liste dei confessati e comunicati, dove sono elencate primale donne e poi gli uomini, e dove i cognomi delle donne sono al fem-minile, Boeta, Ameria, Aiperta, non compaiono Rey. Questo fattopotrebbe essere un indizio dell’arrivo iniziale di soli uomini e che sisiano quindi sposati con donne del luogo.

Nell’ultimo elenco di questo frammento del libro di stato civiledella parrocchia di Penna, quello del 1613, compaiono solo GiobattaRey 35 fu Gio e Antonio Rey di Gio Batta, forse suo figlio. Accanto alnome di Giobatta è indicato il soprannome Moro. Non è ancora unadimostrazione della sua provenienza, potrebbe essere semplicemente ilfiglio del “Moro” che compare nell’elenco del 1582, ma è un indizio inte-ressante considerando che il soprannome è utilizzato, all’inizio del 1600,quando quasi sicuramente i Rey erano arrivati da pochi anni. Da notareche Giovanni Battista Rey, già nel 1608 era stato eletto sindaco, e quin-di pienamente integrato con la popolazione più antica e prima ancora, il24 aprile 1598, egli era stato registrato, come Gio Bapta Regis, tra i capi

——————rebbero esclusi i minorenni fino a dodici anni, secondo l’interpretazione del com-pianto Don Nino Allaria.

35 Probabilmente lo stesso Joa Battim Rey delle liste del 1586.

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famiglia partecipanti al parlamento di Penna indetto dal console GioCotta e dai sindaci Raffaele Ayperti e Honorato Amerio 36. Sembraquindi attestato che Rey sia una variante grafica del patronimico Re.

Tra il 1630 ed 1650 i capi famiglia Rey sono almeno quattro, comesi desume dalle nascite dei loro figli e nipoti 37, e quindi la famiglia deiRey è in una fase di crescita sostenuta. Nei secoli successivi i Rey sonopoco presenti in occasioni di assemblee del parlamento della comunità.Il 4 aprile 1734 il cinquantenne Tommaso Rey di Giobatta vota contro lacostituzione di una nuova parrocchia a Olivetta 38 ed il 22 agosto 1791,Bernardo Rei fu Tommaso, è testimone su una questione di mulini 39.

Il documento del gennaio 1891, già citato 40, in cui sono elencatele famiglie di Libri abitanti nelle varie frazioni, ci consente di consta-tare che i Rey sono ormai trasferiti a Libri. Il Cab non viene nomi-nato ed i Rey sono presenti nella frazione Frugun con Agostino Reyed il figlio Michele 41 e nella frazione Chiesa con Maurizio Rey fuFrancesco ed il fratello Saverio. Gli antichi abitanti del Cab, trasferiti-si a Libri, anche a seguito di matrimoni, hanno dato luogo a due ramidistinti: quelli di “Frugun”, e quelli della frazione “Chiesa”.

L’ultimo Rey che ha abitato il Cab è stato Agostino figlio diAntonio, e vi sarebbe rimasto fino a circa il 1895, anche se nel docu-mento menzionato risultava presente ai Frugun già nel 1891. Agosti-no è morto nel 1905 a Libri. Gli uliveti sono stati coltivati fino allametà degli anni ’50, quando occasionalmente qualcuno, dopo unagiornata di lavoro, dormiva nelle case del Cab.

——————36 SASV, Atti dei notai di Ventimiglia, notaio Giordano Onorato Imperiale,

f.513, anni 1578/1593, atto 794. Questo documento è molto interessante perché inesso i sindaci informano che il Senato della Repubblica di Genova aveva delegato alCapitano di Ventimiglia tutte le cause criminali.

37 http://www.basesdocumentaires-cg06.fr/archives/indexEC.php. Vedere Breil-sur-Roya e poi Penna a partire dal 1670.

38 SASV, Notaio G.B. Lamberti, f 528, 4 aprile 1734. Raduno del parlamento dela Penna per decidere sulla concessione della Chiesa di Olivetta.

39 SASV, Notaio Andrea Battaglia, filza 80, n. 96, 22 agosto 1791. Testimonian-ze sui Molini ed Edifizi del luogo de la Penna.

40 Archivio Parrocchiale di Airole, cit.41 Il fratello Giobatta di diciotto anni non è nominato, perché non ancora capo

famiglia.

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In un soleggiato pomeriggio di febbraio, sulla terrazza della lorocasa di famiglia ai Frugun, ho incontrato i pronipoti di Agostino, Ma-rino e Henry Rey. Marino ora vive a Breil e Henry a Nizza. Marinoha ancora un ricordo vivo di quando, poco più che bambino, egli esuo padre andavano a raccogliere le olive al Cab. Henry, suo cugino,ricorda anche la presenza di piante di limoni e portogalli, come sonochiamate le arance nel dialetto locale.

Marino e Henry ricordano molto bene come i loro nonni Michele eGiobatta avessero già in parte abbandonato l’attività di contadini, al-l’epoca dei grandi lavori nella Valle Roia 42, aprendo non lontano dal Cabesercizi commerciali, negozio ed osteria allo stesso tempo, per servire inumerosissimi operai provenienti da altre regioni italiane. Uno di questiesercizi, gestito da Giobatta, era collocato, in un piccolo edificio scavatonella roccia, sulla sinistra della strada, andando verso Ravai, all’imboccodella galleria dell’Arma, dove nacque Mario suo figlio. Michele inveceaveva costruito la baracca-osteria nei pressi dell’imbocco del tunnel diservizio del canale che da Ravai avrebbe portato l’acqua alla centrale diAirole, in modo da essere vicino agli operai che lavoravano allo scavodel canale. Egli aveva poi continuato la sua attività spostandosi a Porradove si costruiva la centrale e dove nel 1910 era nato il figlio Armando.La loro attività era simile a quella di mio nonno Barba Gè nella Casache aveva costruito sulla strada carrozzabile vicino al ponte di Ravai 43.

Agostino, che aveva sposato Caterina Cotta, ha fatto testamento 44,nel 1899, sei anni prima della sua morte, lasciando ai suoi due figli Mi-chele e Giovanni Battista e alle tre figlie, Caterina sposata Pietro Boet-to, Petronilla sposata Antonio Gastaldi e Maria sposata Giobatta Ga-——————

42 L. IPERTI, La Casa del Ponte, Rifreddo 2012, p.112. « Nei primi mesi del 1905,lì dove c’è la passerella per andare all’Isola cominciarono la costruzione dell’opera dipresa e, qui di fronte alla nostra casa, al di là del fiume, a scavare il canale per portarel’acqua del Roia fino alla centrale elettrica di Airole. E forse non saranno passati neanchedue anni che iniziò anche la realizzazione della ferrovia con la costruzione di viadotti egallerie imponenti. Tra queste la galleria dell’Arma lunga 300 metri e quella di Frumentinlunga quasi 700 metri che dall’Arnè porta alla stazione di Ravai. Altro lavoro gigantescofu la costruzione della stazione stessa che … è realizzata sopraelevata su una specie digalleria artificiale che si estende per circa cento metri sulla strada statale ».

43 L. IPERTI, La Casa del Ponte cit., pp. 110-111.44 SASV, Notaio Lorenzo Viale, Rep. 254, 16 giugno 1899. Atto fatto a Ravai

alla casa cantoniera dove vivevano Caterina e il marito Pietro Boetto.

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staldi, vari appezzamenti di terra e due vani di casa ai Frugun a ciascundei figli maschi. Dalla descrizione dei confini si capisce che questi eranogià proprietari di parte della casa a dimostrazione che il trasferimento aiFrugun era avvenuto da tempo. Il testamento è interessante perché ri-porta i nomi di vari appezzamenti di terra 45 del Cab e quasi sempre iconfinanti sono gli eredi del cugino Francesco Rey, il cui nonno eraOnorato Rey. Nessuna casa del Cab è invece indicata nel testamento.

Un documento di dieci anni prima, del 1889, riporta l’avviso d’astaper la vendita al pubblico incanto di una casa del Cab ad un piano diquattro vani, di Francesco Primo Rey fu Gerolamo, per debito d’impo-ste. È questa un ulteriore segno dell’abbandono del borgo, anche se ilfisco sembra ignorarlo 46. Invece altri atti del 1847-1858 del notaioBonfiglio registrano passaggi di proprietà, vendite di terre del Cab adimostrazione che queste proprietà avevano ancora un loro valore 47.

Rey in località contigue

Negli anni in cui i Rey compaiono al Cab, essi sono assai pocopresenti nelle località contigue alla comunità di Penna, anche se alcunidi essi sono presenti in zona già all’inizio del XVI secolo.

A Sospel il Giacomo Rey, di cui abbiamo già parlato, è citatodall’Alberti 48 per aver fatto parte, nel 1544, del gruppo di soldati di So-spel che, agli ordini del duca Carlo III di Savoia, avevano difeso valoro-samente il castello di Nizza contro l’assalto di Francesi e Turchi.

Ad Airole, troviamo il cognome Re nell’accezione latina. Qui Lu-quino Regis Jo de Brellio 49 aveva da tempo la residenza (pluribus annis)——————

45 I nomi delle terre sicuramente del Cab sono sottolineati: Sotto il forno,Ciantò, Arma, Sull’Arma, Castagnese, Corassa, Puncia, Noghera, Figariasso, Derrè uCioccu, Ciotto, Brondi, Ubaco, Mortarè, Limonè, Mauriagna, Rove da Foiada, Maro-scia, Braghette, Ponte d’Urivetta, Dreccia del Cabo, Riba.

46 Agenzia del Territorio, Conservatoria di Sanremo, nota di trascrizione 4 otto-bre 1889, reg d’ord.7611919.

47 Comune di Olivetta, Registro Catastale. Sono citati gli atti notaio R. Bonfiglio 1giugno 1857 (terra Cab venduta da Bernardo Rey a Francesco Rey fu Gerolamo), 13febbraio 1847 (terra Cab venduta da eredi Onorato Rey a Giobatta fu Stefano Gastaldi).

48 S. ALBERTI, Istoria della città di Sospello cit., p. 370.49 SASV, Notaio Stefano Berruti, filza 159, 13 gennaio 1562, documento messo

gentilmente a disposizione da L. Rossi. L’atto è in latino e quindi si rileva la forma Regis.

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TRA LEGGENDA E MEMORIA. I REY, I SARACENI E L’INSEDIAMENTO DEL CAB

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avendo sposato Antonia, filia del fu Michelis Viallis, come risulta nel-l’atto notarile del 13 gennaio 1562 con cui permuta una sua terra colti-vata a fichi. Egli possedeva da tempo questa terra in Airole. Infatticome Rex Luchinus è registrato nel catasto di Ventimiglia del 1554 50.

Non ho trovato tracce di Rey a Saorge: non sono presenti tra icapi famiglia riuniti a parlamento nel gennaio 1405 per esaminare unaquestione di diritti su territori contesi con Tenda 51 ed ugualmentenon compaiono Rey in un elenco di tutti i cognomi presenti a Saorgenel 1669 52. A Breil la presenza dei Rey è documentata a partiredall’inizio del XVII secolo. Il cognome Rey è quasi sempre scrittocon la i finale, specialmente nei documenti più antichi. Nel citare inomi manterrò la stessa grafia dei documenti a cui faccio riferimento.

Il 4 maggio 1618 Luigi Rei, figlio di Melchior, vende a GiovanniAndrea Cottalorda un pezzo di terra con tre ulivi per 66 lire (22 lireper albero), situata nel Chiaus, un terreno a nord della Giandola 53.

Nel 1633 si sposa Andreetta, figlia del fu messer Giacomo Rei. Ilfratello Giovanni Francesco Rei da alla sorella una dote di 2.000 fiorini.Lo sposo è Guglielmo Botton, figlio del nobile Giacomino di Saorge 54.Nel 1639 Giovanni Battista Rey è uno dei pochi a possedere un moschet-to 55, un’arma da fuoco più evoluta dell’archibugio; in quell’anno i Reypresenti a Breil sono solo dodici persone, che salgono a ventidue nel1698 56. Alla fine del XVII secolo vi è un Rey a cui si da il titolo di signoreed un altro Rey a cui si riconosce il titolo di messer 57. Nel 1700, in un lungoelenco di capifamiglia, quattro Rei prestano giuramento al marchese: GioAgostino Rei, Paolo Antonio Rei, Gio Batta Rei, Gio Giacomo Rei 58.

——————50 Il Catasto della Magnifica Comunità di Ventimiglia. Famiglie, proprietà e territo-

rio (1545-1554), a cura di M. ASCHERI e G. PALMERO, Ventimiglia 1996, p. 40, c. 204.51 C. BOTTON E J. GABER, Histoire de Saorge et Fontan, Breil-sur-Roya 2009, p. 39.52 Ibidem, p. 64.53 C. BOTTON, Histoire de Breil et des Breillois cit., p. 76.54 Ibidem, p. 75.55 Ibidem, p. 59. Per il tipo di arma vedere anche: http://it.wikipedia.org/wiki/

Moschetto56 Ibidem, p. 73.57 Ibidem, p. 72.58 Ibidem, p. 282.

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Nel 1729 un Horacio Rey è bailo e notaio e Gio Batta Rey, con lamoglie Giulia Sarda e la figlia Lucrezia di 25 anni e Ludovico Rey di 35anni sono testimoni in un fatto di sangue 59. Ludovico è benestante per-ché dichiara beni per 1000 lire (dichiarazione richiesta ai testimoni).

Nel 1742 sono presenti almeno cinque famiglie, Giuseppe, GioBatta, un secondo Gio Batta, Pietro Antonio, Angelo per un totale ditrentacinque persone 60.

La provenienza dei Rey

Abbiamo visto che la provenienza dei Rey del Cab non risulta dadocumenti, ma solo da notizie di tradizione orale. Alle ipotesi che hogià formulato ne vorrei aggiungere altre tenendo in debito conto lapresenza dei Rey a Breil.

Il fatto che Luquino Regis de Brellio, sposato ad Airole, già nel 1554fosse proprietario di una terra, rende attendibile un’ipotesi che anche iRey del Cab potessero provenire da Breil. A favore di questa tesi vi è an-che il fatto che, in alcuni casi che ho citato, i padrini fossero di Breil.

Un’altra possibilità è che i primi Rey siano stati soldati spagnolifermatisi in zona o disertori. Infatti, in diversi periodi storici soldatispagnoli sono transitati nella valle Roia e nel 1524, al tempo della guerratra Carlo V re di Spagna e Francesco I re di Francia, la guarnigione diPenna era passata in loro mani 61. L’ipotesi che il primo Rey a fermarsi alCab sia stato uno spagnolo, magari di origine moresca, è quindi ricollega-bile ai racconti che ho citato. Infatti questo cognome ha ampia diffusionein molte regioni della Spagna tra le quali la Galicia, le Isole Canarie, iPaesi Baschi, Navarra, Extremadura, Aragona e Andalusia. D’altrondela presenza del soprannome Moro attribuito a un Rey della Penna puògiustificare anche la locuzione del Cab dei mori, dato a quell’insedia-mento abitato in prevalenza da questa famiglia come si è visto.

Anche per i Rey a Breil la situazione è simile ma è possibile for-mulare delle ipotesi diverse ed abbastanza interessanti che potrebberoanche essere estese alla presenza dei Rey del Cab.——————

59 Ibidem, p. 110.60 C. BOTTON, Les habitants des douze quartiers de Breil en 1742, in « Le Haut-

Pays », 45 (1999), pp. 10-12.61 L. LIMON, Penna Vintimili cit., p. 57-58.

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TRA LEGGENDA E MEMORIA. I REY, I SARACENI E L’INSEDIAMENTO DEL CAB

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Ancora recentemente i Rey risultano molto diffusi in Francia. Nelperiodo 1891-1915 i Rey nati in Francia sono stati 6798 e questi numerisi sono incrementati nei rilevamenti più recenti. Essi sono specialmentediffusi nei dipartimenti del sud-est, e cioè nell’Alta Savoia, nella Savoia,Isère e Rhone, dove, nel periodo, si sono avute 973 nascite 62. Anche neldipartimento delle Alpi Marittime, vi è una significativa presenza diquesto casato, specialmente a Breil, Nizza e Cannes. Nel periodo 1891-1915 sono nati ottantacinque Rey nel dipartimento delle Alpi Maritti-me, ed è a Breil dove si sono verificate più nascite. Recentemente, nelrilevamento 1966-1990, Breil è invece passato in settima posizione ri-spetto alle città della costa, a causa dell’emigrazione.

I dipartimenti dove ancora oggi si ha la più alta concentrazione diRey sono contigui al Piemonte e alla Valle d’Aosta, aree dove oggi sitrova la maggior parte dei Rey italiani 63. Ne cito solo alcuni.

Nel comune di Pomaretto, vicino a Perosa Argentina, a 56 km daTorino 64, esiste una borgata, a Prato Boccia 65, 1102 mt/s.l.m., denominataLî Rei, perché un tempo sarebbe stata abitata dalla famiglia Rey. A Prage-lato 66, secondo Osvaldo Coïsson, i Rey erano presenti già nel 1265. Eglida anche una spiegazione di questo cognome che sembrerebbe di origine——————

62 http://www.geopatronyme.com/nomcarte/REY. Molto diffusi i Rey anchenel Buches du Rhone con 389 nati nel periodo 1891-1915.

63 http://www.cognomix.it/mappe-dei-cognomi-italiani/REY. Ottantanove Reyin Piemonte e trentotto in Valle d’Aosta.

64 http://www.comune.pomaretto.to.it. Il Comune deriva il suo nome dalle vasteculture di meli, che un tempo coprivano le sue ridenti colline. Situato alla confluenzadelle due valli, Pomaretto è praticamente la porta della Val Germanasca. La dominano daun lato la Punta Tre valli (m1639), rivestita da boschi, punto di convergenza di tre valli(Val Pragelato, Val Perosa e Val S. Martino) e per alcuni secoli confine di stato, dall’altrolato il poggio del Forte. All’inizio del 900, discioltosi l’impero di Carlo Magno, i Sarace-ni invasero le vallate, portando ovunque desolazione e morte, fino quasi all’anno 1000.Del passaggio di questi barbari nella zona, è rimasto qualche ricordo attraverso alcuninomi di località e cognomi: la zona denominata “Pertür Sarasin”, il cognome Morel e ilnome di famiglia Maurin. La storia di Pomaretto s’intreccia strettamente con la storiavaldese: in queste valli infatti la Chiesa Valdese, chiesa protestante che ha aderito allaRiforma del XVI secolo, ha avuto il suo centro e grande adesione.

65 Ibidem, vedere borgate e quindi Lî Rei. Prato Boccis è un’antica denominazio-ne che indica una zona pianeggiante dove gli abitanti erano soliti giocare a bocce.

66 http://www.comune.pragelato.to.it/. Pragelato è un comune di 794 abitantidella provincia di Torino, a 82 km dal capoluogo. Si trova in val Chisone.

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spagnola. Rey è la forma occitana di “roi”= re utilizzata nei toponimi re-lativi: Bruo dâ Rei (Prali, Alta Val Germanasca) e Lî Rei (Pomaretto) 67.

Oggi Lî Rei, splendida per i suoi fiori durante la stagione estiva, èquasi priva di residenti fissi. Nel 1865 vi abitavano ancora 102 perso-ne. Degli antichi abitanti Rey si è persa memoria. I loro discendenti,così come quelli di Pragelato e di altri paesi di montagna della zona, sisono trasferiti nei paesi e nelle città vicine o sono emigrati anche nelleAmeriche. Molti Rey sono ancora a pochi chilometri da Pragelato aOulux, 32 km, o a Salbertrand 68, 40 km, o a Torino.

Possiamo quindi supporre che, nell’esercito del Ducato di Savoia,vi fossero ufficiali e soldati di nome Rey e che, dopo un periodo distanza nella guarnigione di Breil, abbiano deciso di fermarsi e possiamoanche immaginare che qualcuno abbia disertato e, passata la frontiera, sisia nascosto al Cab o sia stato imprigionato nel castello di Penna da cuisia poi fuggito, come si narra nel racconto che abbiamo voluto ricordare.

Questa ipotesi sarebbe in linea con altre considerazioni che ri-guardano le origini di alcune delle famiglie più antiche della comunitàdi Penna come i Boetto e gli Amerio che si ritengono originari delPiemonte dove i loro cognomi sono ancora oggi molto diffusi.

Gli spiriti degli antichi Rey, nascosti tra le pietre del Cab, hannotenacemente difeso il mistero della loro origine e solo mi hanno con-sentito di alzare qualche lembo del velo sotto il quale potrà infilarsichi vorrà continuare ad indagare per l’Archivio della Memoria.

Ringrazio Jean Gastaldi e mio nipote Giovanni Iperti che mi hanno accompagnatonella visita al Cab. Ringrazio per le notizie fornitemi Marino Rey, Henry Rey, Jean Ga-staldi, la famiglia di Christine Rey con suo marito Baldassare Savastano, il figlio Damien,che mi hanno messo a disposizione il racconto di Primo Rey, Gilbert Amerio, LorenzoRossi sempre prodigo di notizie e documenti ed infine Beatrice Palmero, mia ispiratricee guida, nell’archivio della Memoria dell’antica comunità di Penna.

——————67 O. COÏSSON, I nomi di famiglia delle Valli Valdesi, Società di Studi Valdesi,

Torre Pellice 1975.68 http://www.comune.salbertrand.to.it/il-comune/informazioni-sul-territorio/.

Il comune di Salbertrand si trova in alta valle Susa sulla riva sinistra della Dora Ripariaa quota m. 1032. A partire dalla seconda metà dell’XI secolo, Salbertrand fa parte delDelfinato e poi del Regno di Francia, insieme agli altri paesi dell’Alta Valle di Susa amonte di Gravere. Con la firma del trattato di Utrecht, nell’anno 1713 le terre delDelfinato, al di qua dello spartiacque alpino, vengono cedute ai Savoia.

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INDICE

Studi

CARLO PAMPARARO, Alle origini di Albintimilium cristiana 5

FULVIO CERVINI, Tra Liguria e Provenza al tempo del premierart roman. Mito e realtà di uno snodo internazionale 23

CHRISTIANE ELUÈRE, Canavesio e San Michele a Pigna: qualcheriflessione 43

BEATRICE PALMERO, I Magnifici e la città a fine Settecento. Notea margine del methodo Durazzo di aggregazione a Ventimiglia 55

MASSIMO VACCARI, La toponomastica cerianese tra memoria erinnovamento 71

PAOLO VEZIANO, Cronache sull’olivicoltura d’Isola Buona traSettecento e Ottocento 97

Archivio della memoria

LUIGI IPERTI, Tra leggenda e memoria. I Rey, i saraceni el’insediamento del Cab (Penna, valle Roia) 113

Cronache e strumenti

LUCIANO GABRIELLI, Su di un ritrovamento avvenuto sul greto deltorrente Nervia ad Isolabona 137

LUC THEVENON, Où prier? Qui prier? en terre brigasque 157

Indice (1995-2014), a cura di FAUSTO AMALBERTI 165

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finito di stampare

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