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Spedizione in abbonamento postale Art.2 comma 20/C Legge 622/96, Filiale di Padova E AFRICA REUTERS / SIPHIWE SIBEKO AFRICA RISORSA NUMERO 2 | GIUGNO 2009 La formazione di operatori sanitari locali come chiave di volta dello sviluppo umano e sanitario di un continente. Noi ci crediamo, e voi? BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CUAMM SOLIDARIETÀ DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

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NUMERO 2 | GIUGNO 2009 MEDICI CON L’AFRICA BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CUAMM SOLIDARIETÀ DI CUAMM Spedizione in abbonamento postale Art.2 comma 20/C Legge 622/96, Filiale di Padova REUTERS / SIPHIWE SIBEKO

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Spedizioneinabbonam

entopostaleArt.2comma20/C

Legge622/96,FilialediPadova

EAFRICA

REUTERS/SIPHIWESIBEKOAFRICARISORSA

NUMERO 2 | GIUGNO 2009

La formazione di operatorisanitari locali come chiave di voltadello sviluppo umano e sanitariodi un continente.Noi ci crediamo, e voi?

BIMESTRALEDI INFORMAZIONECUAMMSOLIDARIETÀDIMEDICICON L’AFRICACUAMM

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ÈAFRICADIRETTORELuigi Mazzucato

DIRETTORE RESPONSABILEAnna Talami

SEGRETARIE DI REDAZIONEElisa BissaccoMariangela Zanni

REDAZIONEAndrea Borgato, Dante Carraro,Marcello Enio, Serena Foresi,Fabio Manenti, Linda Previato,Bettina Simoncini, DanielaVerlicchi

FOTOGRAFIEEnrico BossanMagnum PhotosArchivio Cuamm

PROGETTO GRAFICOFrancesco Camagna

REGISTRAZIONEpresso il Tribunale di PadovaRegistro stampe n.1633del 19 gennaio 1999

REDAZIONEvia San Francesco, 12635121 Padova

IMPAGINAZIONE E STAMPAPublistampa,via Dolomiti, 1238057 Pergine (Trento)

via San Francesco, 12635121 Padova Italytel. 049.8751279049.8751649fax [email protected]

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DALL’ALBUM DEL CUAMM

MEDICICON L’AFRICACUAMM

IN QUESTO NUMEROFOTONOTIZIA ALLE PAGINE 4 E 6

IN PRIMO PIANO LA FORMAZIONE A PAGINA 8

FLASH A PAGINA 11

FOCUS FAME DI TERRA D’AFRICAPIETRO VERONESE A PAGINA 12

SEGNA IN AGENDAEMANUELA CITTERIO A PAGINA 14

CANTIERE CUAMM A PAGINA 16

VISTO DA QUIFABRIZIO TONELLO A PAGINA 18

BISOGNI IN PRIMO PIANO A PAGINA 19

BRUNA E ANACLETO DAL LAGOIN KENYA

Un’infermiera del Malawiritorna dal lavoroin bici-taxi. Foto SiphiweSibeko / Reuters.

1958

Ecco cosa scriveva Bruna Dal Lago ad una ragazza che chiedeva consiglisul partire o meno per la missione: «Benedico e ringrazio Dio per quei momentidecisivi (il matrimonio e l’immediata partenza per le missioni) che hannocambiato la mia vita e le hanno dato un significato così profondo e diverso.Nella missione ci sono sacrifici e difficoltà spesso non indifferenti:ma nella mia esperienza la Provvidenza è sempre stata più grande di loro».

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ErvirEBBE uN DEcrEto D’urgENza PEr rEsPiNgErE La BarBariE umana e culturale incui rischiamo di cadere. È un’italia generosa ma anche smarrita, frantumata,incattivita quella che ripone la speranza di risolvere i suoi problemi nel respin-gimento degli immigrati verso le coste libiche. rimandare indietro barconi didisperati verso il loro destino non è la soluzione. cancellarli non è la via.

“Mio fratello è Africano” è lo slogan che Medici con l’africa cuamm ha lanciatosulla stampa, alle tv e alle radio, sul sito: molte persone si sono coinvolte nellediverse iniziative e tanti giovani hanno aderito alla campagna con entusiasmo. un sasso gettatodentro le acque stagnanti e chiuse di un sentire comune. Quel “Mio fratello è Africano” oggi scan-dalizza molto più di un linguaggio o un comportamento volgare, molto più di una bestemmia.siamo sensibilissimi alla vita vegetativa (che certo ha valore), ma quasi indifferenti a quella pie-na e cosciente di chi lotta per sopravvivere e viene buttato a mare. a nessuno viene in mente disalvarlo con un decreto. È la fotografia di chi siamo: agguerriti nel difendere i principi e i valori,

ma incapaci di pietà e affetto davanti a persone in carne e ossa.ciò crea sconcerto, sofferenza e disagio.

a nessuno è consentito umiliare i più poveri negando loro i di-ritti elementari. Quasi tutti veniamo da situazioni di grande po-vertà e probabilmente siamo cresciuti imparando a spartire il ne-cessario. ignorare o rifiutare i più poveri vuol dire operare controla nostra stessa storia, sradicarci dalle nostre radici. È una me-

moria da recuperare, una memoria che è incarnata anche dalla sapienza biblica nel libro del Levi-tico: «Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poi-ché anche voi foste stranieri». gli immigrati respinti in Libia sono stati costretti «a tornare su stradedi fame e di morte che già conoscevano: non tutti erano bisognosi di asilo, non tutti santi, ma poveri losono di certo». così si è espressa la conferenza Episcopale italiana sui respingimenti.

Le questioni sono difficili e complesse e nessuno ha la soluzione pronta in tasca. Ma non pos-siamo transigere sul rispetto della dignità umana, sulla solidarietà verso il fratello, sulla pietà versoil povero. È faticoso confrontarsi con sfide nuove, percepite come minaccia e problema, ma l’immi-grazione può essere per tutti un’opportunità di crescita e speranza. il nostro Paese è nato da suc-cessivi e ripetuti processi di integrazione.

gli immigrati sono una risorsa! secondo una ricerca di unioncamere, le imprese il cui titolare èextracomunitario sono 242.969 e negli ultimi 9 trimestri ne sono nate 33.000 nuove, mentre 97 di quel-le italiane scomparivano (s. Mangiaterre,Mattino di Padova, 15 maggio 2009). Non è quindi solo unaquestione di giustizia sociale e di diritti civili. insieme si supera la crisi economica. «Sono fermamen-te convinto che l’Europa abbia una missione: si chiama Africa». Lo ha detto carlo azeglio ciampi: «Ab-biamo di fronte a noi un compito epocale: collegare saldamente e durevolmente il futuro dell’Africa al-l’Europa». La costruzione di un futuro comune, tra Europa e africa, può essere una grande opportunitàdi crescita e sviluppo. Dobbiamo ritrovare l’ambizione e l’orgoglio della nostra identità cristiana pertrasformare la paura in opportunità ed iniziare a costruire un futuro degno della “città dell’uomo”.

DON DANTE CARRARODIRETTORE DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

UN DECRETOPER IL “RESPINGIMENTO DELLA BARBARIE”

EDITORIALE

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A nessuno è consentito umiliare i piùpoveri negando loro i diritti elementari.Ignorarli o respingerli vuol dire operarecontro la nostra stessa storia, sradicarcidalle nostre radici.

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REUTERS/STRNEW

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È ormai una delle regioniafricane più instabili.L’ultimo trattato, firmatoun anno fa tra il governodel presidente SharifSheikh Ahmede i guerriglieri islamisti,aveva acceso moltesperanze. Ma poila situazione èrapidamente degenerata.Il 7 maggio sonoricominciati gli scontri.Il 24 un’autobomba èesplosa all’ingresso delquartier generale dellapolizia, uccidendo seipoliziotti e un civile.L’attentato è statorivendicato dal gruppoShabaab, probabilmentelegato ad Al Qaedache ha stretto un’alleanzacon i guerriglieridi Hizbul Islam. Secondofonti di intelligence,in Somalia starebberoarrivando guerriglieriarabi di altri Paesiper sostenere i ribelliin quella che appareuna battaglia crucialeper il controllo dei covistrategici del terrorismointernazionale.La situazione umanitariaè ormai gravissima.Gli scontri tra esercitogovernativo e gli islamistihanno prodotto nel solomese di maggio oltre200 morti, 700 feritie 57.000 sfollati. Moltidei quali arrivano anchein Italia. Oltre 3 milionidi somali fannoaffidamento sull’aiutoumanitario.(Agi)

SOMALIASENZA TREGUA

FOTONOTIZIA

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REUTERS/JU

ANMEDINA

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FOTONOTIZIA

Il 6 maggio l’Italiaha inaugurato una nuovapolitica migratoria:il respingimento dellenavi in arrivo nel canaledi Sicilia che trasportanoimmigrati e rifugiati.Nelle prime settimanedi maggio ne sono statirispediti in Libia 227.Tripoli non ha mairiconosciutola Convenzione Onuper i rifugiati e non puògarantire la loroprotezione internazionale.Immediata la reazionedell’Alto Commissariatoper i Rifugiati dell’Onu(Unhcr) che ha chiestoal governo italianodi «riammetterele persone rinviatedall’Italia ed identificatequali individui checercano protezioneinternazionale».Da qui è nata unapolemica tra il ministroIgnazio La Russae la portavoce dell’UnhcrLaura Boldrini. Inviataa Bruxelles per discuteredella politica italianain fatto di respingimenti,Margherita Boniverdella commissione AffariEsteri della Cameraha proposto di aprireuffici per l’asilodell’Unhcr sulle costelibiche per verificareil diritto degli stranieriprima della loro partenza.Se ne discute il 5 giugno alConsiglio dei ministri Ue.(D. Verlicchi)

IN ATTESADI DIRITTI

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aLLa KaraMoja a KaMPaLa Poi su finoa Londra e ritorno. È la parabolaprofessionale e umana di Peter Lo-choro, medico e rappresentante

paese di Medici con l’africa cuamm inuganda. a sei anni, affascinato dal lucci-chio di uno stetoscopio intravisto in unospedale supportato da Medici con l’afri-ca cuamm decide di diventare medico,sveste i panni tradizionali del Karamojonge grazie ad una borsa di studio statale perorfani e poi alla generosità della diocesi diMoroto accede alla Facoltà di medicina diKampala. si laurea e, dopo un master aLondra, decide di tornare indietro e di-venta rappresentante paese di Medici conl’africa cuamm. storia singolare la sua:non tanto perché dopo un master in occi-dente sceglie l’africa ma per il luogo da cuiha avuto origine: la Karamoja.

MATANY. Al centro del nuovo progetto di Me-dici con l’Africa Cuamm la formazione spe-cializzata per gli infermieri della scuola di SanKizito di Matany. Ce ne parla il dottor PeterLochoro, Rappresentante paese in Uganda.

«Difficile venir fuori da posti comequello», conferma Lochoro: povertà e indi-catori sanitari tra i peggiori del Paese. E co-sì, per chi ci abita, la formazione diventa lachiave di volta di ogni progetto di riscattosociale. Lo è stato per Lochoro, potrebbe es-serlo per i giovani che frequenteranno inuovi corsi di specializzazione nella scuolaper infermieri di San Kizito di Matany,l’unica in regione, al centro del nuovo pro-getto di Medici con l’africa cuamm. comedimostra la storia dello stesso Lochoro, unamiglior offerta formativa potrebbe molti-plicare le risorse e diventare il vero volanodi sviluppo della regione. Parola di PeterLochoro.

Dottor Lochoro, di che cosa ha bisognol’Africa?

in africa (soprattutto nella fascia sub-saha-riana) mancano ospedali e strutture sanita-rie: la gente muore di malaria, tubercolosi,infezioni respiratorie, diarrea, malnutrizio-ne. Le poche strutture sanitarie presenti so-no carenti e sprovviste di presidi sanitari dibase come guanti, medicinali.

IN PRIMO PIANO

DI DANIELA VERLICCHI

Infermiere al lavoro in un ospedaleugandese.

ARCHIVIO

CUAMM

La storia di Peter Lochoro dimostra che la formazionepuò cambiare la vita non solo a chi la riceve.E diventare il punto di partenza per lo sviluppodi un’intera regione. È il nostro impegno per Matanydove iniziano nuovi corsi per infermieri.

LA FORMAZIONOBIETTIVOEPROGETTO

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Ma il problema più grosso è la man-canza di specializzazioni mediche.

Come mai? Non ci sono giovani cheaspirano alla professione medica?

al contrario. È un mestiere molto presti-gioso e ambito ma ci sono zone dell’africanelle quali è proibito anche sognarlo. LaKaramoja, per esempio. Le università sonodi ottimo livello e gratuite mentre il “ba-co” del sistema sta nelle scuole secondariee inferiori: nelle regioni più povere sonopoche e di pessima qualità. E, in un siste-ma sanitario competitivo come quello

ugandese, chi arriva dalle scuole peggiorinon ha nessuna possibilità di passare l’esa-me nazionale per entrare a medicina. È unproblema di equità nell’accesso alla for-mazione medica.

Con quali conseguenze?L’uganda è il paese africano con il peg-giore rapporto tra numero di abitanti epersonale sanitario. sono circa 39.000 lepersone che lavorano in ambito sanitario.Per avvicinarsi agli obiettivi del millenniodovrebbero essere il doppio. ci sono 3.000medici per 30.000 persone.

E in Karamoja la situazione è persino peg-giore.

Ma lei è originario proprio di questaregione: come è riuscito a diventaremedico?

con una buona dose di fortuna. a 12 annisono riuscito ad iscrivermi ad una buonascuola, a Kangale, distante 6 chilometri dadove abitavo, grazie ad un contributo sta-tale per gli orfani (mio padre era mortoqualche anno prima) e poi grazie ad unaborsa di studio della diocesi di Moroto, so-no arrivato all’università e quindi alla pro-

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li possano imparare qualcosa negli ospedaliafricani.

Cosa?un certa capacità d’innovazione nelle nor-mali tecniche operatorie e una conoscenzaapprofondita di un elevato numero di pato-logie. Lavorare in situazioni difficili aguzzal’ingegno. credo di aver imparato più nei miei4 anni di lavoro in Karamoja che in tutto ilresto della mia carriera. Nella cultura medi-ca africana, d’altra parte c’è poco rispettoper il paziente e la sua dignità. su questodobbiamo fare ancora molta strada.

ARCHIVIO

CUAMM

IN PRIMO PIANO

Villaggio karamojong, Uganda.

fessione medica. un’altra borsa di studio(dell’African Development Bank) poi mi hapermesso di frequentare anche un master dispecializzazione a Londra. ce l’ho fatta. Mail mio percorso non è molto comune.

La formazione: da questo bisogno nasceil nuovo progetto di Medici con l’AfricaCuamm nella regione di Matany?

Esatto. L’obiettivo è formare infermieri loca-li e fornire loro più competenze e strumen-ti tecnici per lavorare sul territorio, ferman-do l’emorragia di personale sanitario cheimpoverisce i distretti più poveri a favore di

quelli più ricchi. un dato su tutti: il 60% deimedici lavora nella regione centrale, quelladove ha sede Kampala, la capitale.

Perché è così importante formare per-sonale locale?

Perché è la migliore garanzia della sosteni-bilità del nostro intervento: se gli ospedalidipendono da personale straniero, è facileimmaginare che prima o poi (quando i me-dici se ne andranno) chiuderanno. È piùdifficile che accada se nell’ospedale lavora-no i locali. E la formazione non è a sensounico. credo che anche i medici occidenta-

ORMARE INFERMIERI PIÙ COMPETENTI E CONSAPEVOLI: è l’obiettivo del nuo-vo progetto avviato a maggio da Medici con l’Africa Cuamm per sup-portare la scuola infermieri Saint Kizito di Matany, l’unica della re-gione di Karamoja (900.000 abitanti), che presenta le situazioni piùcritiche del Paese per carenza di personale sanitario e indicatori sa-nitari e di sviluppo.

Abbiamo agito su richiesta della diocesi di Moroto. L’obiettivo eragarantire, attraverso la formazione delle risorse umane, un servizio sa-nitario di base nella diocesi e nella regione della Karamoja. Ora e nelfuturo. Ecco perché l’intervento coinvolge direttamente i 115 studentiche hanno ottenuto le borse di studio messe a disposizione dal pro-getto e il personale docente della scuola infermieri. La qualità del-

l’attività didattica si è innalzata con l’introduzione del corso per “In-fermiere professionale pluricompetente” (Ecn), che il ministro dellaSanità ugandese considera essenziale. Il corso propone inoltre aglistudenti attività di tirocinio pratico sul territorio che li mettono in con-tatto con i bisogni della popolazione locale.

Il progetto è coerente con il Piano Sanitario Nazionale (NationalHealth Policy, Nhp) e la sua componente operativa, il Piano Strategi-co Sanitario Nazionale (Hssp).

Per continuare il cammino appena intrapreso a fianco degli stu-denti e dell’ospedale Saint Kizito di Matany abbiamo ancora bisognodi 179.255 euro. E quindi dell’aiuto e dell’appoggio di tutti, anche deltuo. Continua a sostenere il nostro lavoro sul campo.

SCHEDASTUDIARE DA INFERMIERI A SAINT KIZITO

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FLASH DALL’AFRICA

SUD SUDANLAVORI IN CORSO ALL’OSPEDALE DI LUI

Tutto pronto per la ristrutturazione dell’ospedale di Lui. Dopola firma degli accordi e del Protocollo d’intesa con le autoritàlocali siglati a febbraio, inizia l’opera di ristrutturazionee potenziamento delle attività. L’ospedale, che appartienealla Chiesa Evangelica del Sud Sudan, si trova nella Conteadi Mundri, in Western Equatoria. Ha 100 letti e serve una

popolazione di oltre 100.000 abitanti.Ma necessita di importanti opere di ristrutturazione:dalla distribuzione dell’acqua nei repartial rifacimento dei servizi igienici.Le attività sono ridotte al minimo e il personale,una parte del quale non pagato per mancanzadi fondi, deve essere rimotivato. Mancano

farmaci e materiale sanitario e gli organi di gestione hannobisogno di supporto. Per prima cosa, Medici con l’AfricaCuamm ha iniziato a monitorare l’esistente con un censimentodel personale e con l’inventario del magazzino dei farmaci.Sono attesi i materiali dall’Uganda (con le difficoltà che sipossono immaginare), per iniziare i lavori di ristrutturazione.

TANZANIAPROGETTO DI CURA DELL’INFEZIONE DA HIV

Al via un nuovo progetto di diagnosi e cura dell’infezione da Hivall’ospedale di Mikumi in Tanzania. Dall’ultima indagine condottaa livello nazionale tra il 2007 e il 2008, emerge che la prevalenzadell’infezione da Hiv è diminuita nella popolazione adulta stabiliz-

zandosi al 5,3% di media nazionale. Un dato positivoche però non ha mostrato i suoi effetti nell’areadi Mikumi, dove per ragioni strutturali l’infezione risultatra le prime cause di morte (e la prevalenza nei donatoridi sangue è del 7%). Il progetto punta al rafforzamentodella diagnosi e counselling, ad aumentare la qualitàdei servizi per i pazienti in terapia antiretrovirale in curaall’ospedale di Mikumi e alla promozione delle cure

a domicilio. Beneficiari dell’intervento saranno gli utenti del Centrodi trattamento e cura di Mikumi, del servizio di consulenzae diagnosi, delle cliniche territoriali e di quelle materne e infantilie più in generale tutti gli utenti dell’ospedale di Mikumi. Per untotale di quasi 30.000 utenti.

UGANDASALUTE DELLE DONNE NEL DISTRETTO DI OYAM

Primi risultati del progetto di sostegno alla salute femminile avviatoa ottobre 2007 nel distretto di Oyam, in collaborazione con la diocesi

di Aber, la Facoltà di Scienze Sanitarie dell’UgandaMartyrs University e l’ong Coopi. Tra gli obiettividel progetto, la riduzione della mortalità neo-natalee materna, il potenziamento dell’accesso ai servizidi salute riproduttiva degli adolescenti e la prevenzione

della violenza contro le donne. I risultati raggiunti in poco piùdi un anno sono davvero significativi, considerando che la zonaè recentemente uscita da un lungo periodo di instabilitàe rivoluzione. Sono sempre più numerose le donne che si rivolgonoai centri sanitari durante la gravidanza e che partoriscononell’ospedale di Aber. Qui, grazie alle attività di formazionee di supporto realizzate nell’ambito del progetto, riescono a trovareun’assistenza adeguata. Per approfondire le necessità legate allasalute materna nella zona Medici con l’Africa Cuamm ha realizzatoun’indagine i cui risultati saranno presto disponibili.

ANGOLATEATRO DI COMUNITÀ CONTRO L’HIV

Anche il teatro in campo per prevenire l’Hiv. Medici con l’AfricaCuamm lo utilizzerà in un progetto di sensibilizzazione al teste lotta allo stigma sociale nei confronti di chi è affetto dal virusche prende il via il 18 giugno a Chiulo. Il progetto è il frutto

di una collaborazione tra la nostra ong e il CatholicRelief Services. Ambiziosi gli obiettivi: incrementaredel 50% il numero di persone che si sottopongonoal test Hiv e portare da 350 a 1.000 quellodei pazienti in terapia antiretrovirale.Oltre al teatro di comunità, sono in programma

attività formative per il personale ospedaliero. A gestire la parteclinica del progetto sarà un medico italiano. Con il 9,4% diprevalenza, la provincia del Cunene registra il più alto tassodi presenza di Hiv/Aids del paese. La prevenzione del virus è quindiuna priorità per migliorare lo stato di salute della popolazioneservita dall’ospedale di Chiulo, circa 200.000 persone.

ETIOPIAELISABETTA BELLONI ALL’OSPEDALE DI WOLISSO

Il 24 aprile, Elisabetta Belloni, direttrice generale dellaCooperazione allo Sviluppo, ha fatto tappa a sorpresa all’ospedaleSaint Luke di Wolisso, fondato e supportato da Medici con l’AfricaCuamm. Accompagnata dal Rappresentante paese, MassimoMaroli, e dallo staff dell’ong, ha visitato i reparti di maternitàe pediatria. «Medici con l’Africa Cuamm è un punto di riferimento

nella lotta alla malnutrizione infantile – ha dettoil ministro Belloni a margine della visita – e rappre-senta un esempio concreto di collaborazionepositiva tra sistema sanitario pubblico e strutturaprivata no profit». L’ospedale di Wolisso è accreditatodal ministero della Sanità come un modello

per l’Information Health System. È uno dei più grandi in Etiopiae nel 2008 ha garantito 55.510 visite ambulatoriali, di cui 8.993pediatriche, 14.009 vaccinazioni e 8.260 ricoveri. Nell’ottobre2008 sono stati inaugurati il reparto di ortopedia e una nuova salaoperatoria specializzata nel curare casi gravi. Sono iniziati a marzo,invece, i lavori per realizzare un reparto per bambini malnutriti.

MOZAMBICOALLA FIERA DELLA SALUTE DI BEIRA

Affollatissima, nonostante la pioggia, la fiera di Beira che siproponeva di promuovere la salute e migliorare l’accessibilità allecure. Alla manifestazione, che si è svolta il 4 aprile scorso, Medicicon l’Africa Cuamm era presente con più stand che illustravanoi tre progetti in cui è impegnata: quello realizzato in collaborazio-ne con l’Unicef per sostenere la nutrizione infantile e quelli sullasalute femminile avviati presso l’ospedale di Beira e all’Università

Cattolica del Mozambico. Sotto lo standdi Medici con l’Africa Cuamm alcune“mamme modello” del progetto Unicefhanno preparato pappe per la riabilitazionenutrizionale dei bambini e hanno ricevutoi complimenti anche dal ministrodella Salute mozambicano, Ivo Garrido.Per illustrare gli altri progetti all’interno

di una tenda sono stati allestiti tre piccoli ambulatori nei qualialcuni medici offrivano consulenza gratuita e insegnavano alledonne come effettuare l’autopalpazione del seno. Oltre 100donne hanno usufruito di questa possibilità.

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FAME DI TERRAD’AFRICA

FOCUS

nomeno in sé, ma anche la natura dei con-tratti di compravendita, che pur prometten-do investimenti e posti di lavoro da partedell’acquirente, sono «sorprendentementebrevi e sommari» e contengono clausole egaranzie «vaghe». La Fao, per bocca del suosegretario generale jacques Diouf, conside-ra il fenomeno una forma di «neocoloniali-smo». come sempre, per fare un contrattobisogna essere in due e la responsabilità ri-cade dunque anche sui governanti africani.È ovvio infatti che quando queste terre ver-ranno messe a coltura, il loro frutto non sa-rà destinato al mercato locale ma a quellodei Paesi proprietari. L’accesso alle risorse

naturali (acqua inclusa), aiprodotti, ai proventi dell’exportverrà negato agli africani.

il fenomeno, riferisce ilFinancial Times, è consideratosufficientemente allarmante davenir portato all’attenzione delg8. già nell’incontro dei mini-stri dell’agricoltura, in aprile,sono state spese parole generi-che per denunciare «l’affitto ela vendita di terre agricole neiPaesi in via di sviluppo e assi-curare, invece, il rispetto del-l’uso locale e tradizionale dellaterra». il giappone ha deciso di

portare la questione all’attenzione dei capidi stato e di governo all’aquila, con l’inten-to di formulare una serie di principi genera-li che mettano un freno al fenomeno.

in poche parole, il mondo non si consi-dera affatto al riparo da nuove crisi ali-mentari, dovute non a fenomeni naturali,bensì a meccanismi di mercato. E per ga-rantirsi, toglie risorse ai più deboli. Perchéquesto modo di procedere non riesce asuonare nuovo alle nostre orecchie? R

EUTERS/FINBARRO’REILLY

DI PIETRO VERONESE GIORNALISTA DI REPUBBLICA

Unione generale delle cooperativeMaputo, Mozambico.

ENRICOBOSSAN/èAFRICA

studi londinese. i principali acquirenti, se-condo questa ricerca, sono l’arabia saudi-ta e la corea del sud. i venditori, tutti afri-cani. Proprio il tentativo di acquisire vasteterre in Madagascar da parte della coreadel sud è stato uno dei motivi che hannoportato alla recente crisi politica e al cam-biamento di governo nell’isola-stato del-l’oceano indiano.

il rapporto onu, che prende in esamemolti casi concreti, denuncia non solo il fe-

SE N’Era coMiNciato a ParLarE tra2007 e 2008, quando il mondo fupercorso da un’impennata dei prez-zi dei beni alimentari, in specie dei

cereali: sull’onda dell’allarme creato daquella crisi, alcuni Paesi industrializzatiavevano iniziato a comprare a man bassaterre africane, allo scopo di crearsi un “or-to” nazionale per far fronte al proprio fab-bisogno alimentare. Quel che si scopreadesso è che quel fenomeno non è cessato,anzi si amplia, al punto da entrare nel-l’agenda del g8 dell’aquila. il land grab,così viene chiamato con termine inglese,preoccupa le Nazioni unite (due agenzieonu gli hanno dedicato un rapporto) e gliesperti dello sviluppo, perché mina alla ba-se non solo le possibilità di crescita eco-nomica dei più poveri, ma la loro stessasussistenza.

Quel che accadde un anno e mezzo fa èsemplice. Per una serie di motivi – spintespeculative sul corso delle derrate, che an-nunciavano l’imminente scoppio della bol-la finanziaria globale, ma anche rincari do-vuti al boom della produzione di etanolo, ealtre concause – i prezzi dei prodotti agri-coli s’impennarono. in numerose capitali,soprattutto africane (ma non solo), scop-piarono dei “moti del pane”. i Paesi espor-tatori, ansiosi di garantire il proprio fabbi-sogno interno, imposero un tetto all’exportprovocando scarsità sui mercati internazio-nali e ulteriori rincari. Per la prima volta sidisegnava lo scenario terrificante di unapenuria alimentare mondiale. Fu così cheiniziò la corsa al land grab. al primo postotra questi nuovi “latifondisti globali” venneallora citata la cina, la cui presenza eco-nomica in africa è ormai preponderante,per nulla citata, invece, nel recentissimorapporto stilato da Fao, ifad e un centro

Due i rapporti dell’Onusul land grab, l’acquistosmodato da parte dei Paesiindustrializzati di grandilatifondi in Africaper proteggere il propriofabbisogno internodall’andamento dei mercatifinanziari. Se ne parleràanche al prossimo G8de L’Aquila.

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FOCUS

Le stime sulla portatacomplessiva del land grabin Africa variano moltosensibilmente. Secondoil rapporto Lang Grab ordevelopment opportunity?,firmato da Fao, Ifad e dalbritannico InternationalInstitute for Environmentand Development, si trattadi due milioni e mezzodi ettari alienati nell’ultimoquinquennio. Una superficiepari a metà delle terrecoltivabili della GranBretagna, scrive il FinancialTimes. Ma lo stesso giornalecita una stima molto piùallarmante. È quella delpresidente della Nestlé,Peter Brabeck, secondoil quale i recenti acquistidi terreni coltivabili in tuttoil mondo raggiungerebberoi quindici milioni di ettari,una superficie pari a mezzaItalia. È insomma in attonel nostro pianeta una corsasenza precedenti allaprivatizzazione delle terree delle risorse naturali checontengono, a cominciaredall’acqua. I principalivenditori africani presiin esame dal rapporto Onusono Etiopia, Ghana, Mali,Madagascar e Sudan.La questione è scottante,scrivono gli estensori delrapporto, perché la terra«ha un ruolo centrale perl’identità, la sussistenzaeconomica e la sicurezzaalimentare». Già negli anni’50 e ’60 del secolo scorsoci fu un imponente fenomenodi privatizzazione delle terreafricane. Gli acquirentierano però allora le grandimultinazionali agroalimentarie lo scopo erano laproduzione e l’export. Oggii compratori sono gli Statie il fine è quello di garantirela sicurezza alimentare aipropri cittadini, sottraendolaa quelli dei Paesi venditori.I quali rinunciano anchealla possibilità di destinarequelle terre a unaproduzione commercialeanziché di sussistenza.

Ombre di donne che battonoil grano nel villaggio diMadoufa, nord-ovest del Niger.

SCHEDAPER CAPIRE

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A PRESENZA CINESE IN AFRICA non è solo unaparabola della globalizzazione: è il suocompimento, un sovvertimento degliequilibri internazionali, un terremoto geo-politico. La Cina in Africa soppianterà de-finitivamente l’Occidente? Rappresenteràuna luce provvidenziale per questo conti-nente? Lo aiuterà a prendere in manoil proprio destino? Sono le domande chesi pongono, strada facendo, gli autori diun libro-inchiesta riuscitissimo, divertentee nello stesso tempo ricco di informazioni

raccolte di prima mano. Lungole ferrovie dell’Angola, nelleforeste del Congo e nei karaokein Nigeria: i giornalisti SergeMichel e Michel Beuret, insiemeal fotografo Paolo Woods hannopercorso quindici paesi sulletracce dei cinesi arrivati in Africa,

intervistato ministri africani e imprenditoricinesi, visitato fabbriche rimesse in piedidagli investimenti giunti da Pechino.Hanno esplorato insomma la “cinesizza-zione dell’Africa”, una lunga marcia avve-nuta per molto tempo in modo silenzioso:mentre i leader occidentali continuavanoa parlare dell’Africa come continente alladeriva buono solo a ricevere aiuti, c’erachi investiva, apriva fabbriche, offrivapacchetti di infrastrutture in cambio dellematerie prime, seduceva governanti conun pragmatismo che non tirava in ballodemocrazia e diritti umani. L’Africa èdiventata per la Cina il nuovo far westdove è facile fare affari e un’occasioneche ha permesso al «dragone di affilare leunghie prima di scontrarsi con la concor-renza globale in Europa e America», comescrivono gli autori. Ma il vero scoop di que-sto libro è il punto di vista che offre, dalquale si scopre che la nascita della “Cina-frica” è un fenomeno che riguarda gli Usae le ex potenze coloniali, che forse hannocapito troppo tardi cosa c’era in gioco.Andare a vedere cosa è successo nel“continente dimenticato” illumina dinami-che trascurate e provoca un brusco risve-glio sui cambiamenti avvenuti nel mondo.Per l’Africa sarà un’opportunità per quellarinascita che attende dal periodo post-colo-niale? Molti leader africani sembranopensarla così, o più pragmaticamenteritengono il rapporto con la Cina un’al-ternativa che offre una chanche in più.

TITOLOCinafricaAUTORISerge Michel e Michel BeuretINFOIl Saggiatore, pp. 234, 19,50 euro

LA DEBUTTATO LO SCORSO MAGGIO un canaletelevisivo dedicato interamenteall’Africa. Si chiama “Africa 24”ed è stato fondato dall’imprenditorecamerunese Constant Nemale (nellafoto), che è anche il principale azionista,con l’obiettivo di «far conoscerel’Africa attraverso gli africani».

«Ci rivolgiamo senzadistinzione a tutti gliafricani. Vogliamodiffondere il punto di vistadell’Africa nel resto delmondo» ha spiegatoNemale. «I nostricompetitori sono la Cnn,France 24, Bbc : sono loro

che presentano l’Africa al mondo,mentre deve essere l’Africa a parlaredi se stessa».Unica pecca: studi e redazionegiornalistica della nuova emittentesono a Parigi, dove è avvenutal’inaugurazione. Anche se Nemaleha spiegato che la tv disporrà di studiin 22 metropoli sparse in tutto il mondotra cui Londra, Bruxelles, Dubai, AddisAbeba, Dakar, Johannesburg, Casablanca,New York, Pechino e Tokyo. Già dalloscorso febbraio “Africa 24” diffondeprogrammi in lingua francesee prevede trasmissioni in inglesee in arabo a partire dal 2011.Per il pubblico africano sarà possibileseguire la programmazione di “Africa24” in chiaro sul bouquet Canal SatHorizons al canale 36. Il fondatoreha spiegato che “Africa 24”ha un budget annuale di cinquemilioni di euro e sarà finanziato dalleentrate pubblicitarie. Secondo Nemaleil pareggio di bilancio sarà raggiunto«entro tre anni».

DOVESat Horizons al canale 36

SEGNA IN AGENDA

LIBRIECCO A VOI LA CINAFRICA

MEDIANASCE LA TV “ALL AFRICA”

COSA SGORGA DAL TUO CERVELLO quandosenti la parola “Africa”? Per caso “fame”,“guerre”, “malattie”? Allora abbiamo unabuona notizia da darti: non tutte le notizieche riguardano l’Africa sono tristi. Anzi,ci sono un sacco di notizie sorprendentida raccontare sul secondo continente piùgrande del mondo. Si apre così un nuovosito sull’Africa, SeeAfricadifferently, checon ironia e umorismo fa emergere le“buone notizie” sul continente africano,specialmente quelle costantementeignorate dai media europei che non sisono accorti che il continente dall’altraparte del Mediterraneo è cambiato. Senzavoler negare i problemi e le sofferenzedi molti abitanti dell’Africa, il sito,edito dall’organizzazione non governativainglese Comic Relief, riporta i progressi.Sul sito vengono date notizie notee meno note: per esempio che in Africaalmeno 18 Paesi da dieci anni hannouna crescita economica del Prodottointerno lordo del 5,5%. O che dal2003, 29 milioni di bambini africaniin più hanno accesso all’istruzioneprimaria. Ancora che in cinque anniil numero degli ammalati di Aidsraggiunti dalle cure antiretroviraliè cresciuto dall’1 al 30%. Ma la partepiù divertente del sito sono i video:sketch nei quali gli “inviati” della onggirano i mercati, le città, le savaneafricane facendo “parlare” l’Africapositiva. L’idea di SeeAfricadifferentlyha entusiasmato anche attori e registifamosi che si sono prestati perregistrare gli sketch ambientatiin studio a Londra, diventandotestimonial dell’Africa positiva.

SU INTERNET> il sito: www.seeafricadifferently.com> l’organizzazione inglese editrice delprogetto: www.comicrelief.com

INRETEGUARDARE L’AFRICAINMODO DIVERSO? SI PUÒ!

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A PRIMA EDIZIONE, NEL 1966, fu un eventostorico, lo sbocco artistico di un movi-mento intellettuale che gridava l’orgogliodella “negritudine”. Dopo la prima edi-zione in Senegal ce ne fu un’altra nel’77 in Nigeria. Quest’anno torna a Dakaril “Festival mondiale delle arti negre”(Fesman), mega evento culturale cheha l’ambizione di riunire 10.000 artistiafricani del continente e della diaspora,che si sfideranno in nove discipline:teatro, danza, cinema, canto, architet-tura, arti antiche, moda, arte urbanae fotografia. Il Fesman si tiene dall’1 al14 dicembre, ma la campagna di sele-

zione dei partecipanti el’organizzazione dell’eventosono già in pieno svolgi-mento. Gli artisti deidiversi Paesi si potrannoautocandidare ed esserescelti per far parte delladelegazione del proprioPaese oppure andaredirettamente al Festival epartecipare a tutti gli

eventi collaterali alla competizione che,promettono gli organizzatori, sarannoancora più interessanti. «Il Fesmanvuole essere soprattutto un momento discambio culturale per gli artisti di tuttoil continente e della diaspora» spiegaMustapha Sanneh, membro del comitatointernazionale di orientamento delFestival. A Dakar il punto di riferimentosarà l’Urban village, un centro dove gliartisti si potranno esibire e incontrare inqualunque ora del giorno e della notte.Sono già 48 le delegazioni nazionaliiscritte al Festival: Paesi africani maanche extracontinentali, come gli StatiUniti, il Brasile (che, in quanto Statocon il maggior numero di persone diorigine africana, sarà l’ospite d’onore),la Francia, la Gran Bretagna e anchel’Italia. Agli eventi speciali parteciperannoanche artisti riconosciuti in tutto il mondocome Césaria Evora, Danny Glover, SalifKeita, Youssou N’Dour e Sidney Poitier.Per candidarsi basta accedere al sitoufficiale, che dà anche tutte leinformazioni per raggiungere il Festival.

QUANDO & DOVEDall’1 al 14 dicembre a DakarSU INTERNET> www.fesman2009.comè il sito ufficiale

> www.myfesman.comil sito dedicato agli artisti

FFRONTARE IL PROBLEMA della speculazionesul costo dei beni alimentari, rispettarel’impegno di destinare lo 0,7 per centodel Prodotto interno lordo all’aiutoallo sviluppo, supportare il passaggiodall’utilizzo di fonti energeticheinquinanti a quello di energia pulita.Sono alcune delle richieste che associa-zioni e organizzazioni non governative

italiane stanno facendoai leader del G8 in vista delsummit ospitato dall’Italia,che si terrà dall’8 al 10 luglioall’Aquila. Il G8 dell’Aquilasarà un vertice «all’insegnadell’inclusività, con incontri

allargati non solo ai paesi del G5 maanche ad altre economie e ai paesiafricani» ha annunciato l’ambasciatoreGiampiero Massolo, sherpa del G8,al termine della due giorni del Civil G8in Campidoglio che ha visto la parteci-pazione di 250 delegazioni da 37 Paesidella società civile internazionale.Uno dei principali obiettivi del vertice,ha spiegato Massolo, sarà il tentativodi «ampliare le aree di consenso» par-tendo proprio dagli incontri con delega-zioni che solitamente sono esterne alsummit. «Mi auguro che questo G8abbia un valore esemplare» ha aggiuntolo sherpa, «proprio perché al di là dellerisposte alla crisi economica, che saràargomento principale sul tavolo deilavori, sappia guardare oltre la crisiindividuando meccanismi efficienti digovernance globale, assicurando rimediper la volatilità dei prezzi del ciboe risposte concrete sul fronte dellasicurezza alimentare, e garantendoun valido piano post Kyoto».A dicembre il banco di prova dellepolitiche energetiche e dell’impegnoa ridurre le emissioni di CO2 saràil vertice di Copenhagen, dove l’UnioneEuropea si confronterà con le politichedi colossi come Usa e Cina.

DOVE & QUANDOL’Aquila dall’8 al 10 luglioSU INTERNET> www.gcap.itil sito della Coalizione italianacontro la povertà

> www.g8italia2009.itil sito ufficiale del G8

L AIL FESTIVAL CINES DEL SUR DI GRANADA(13-20 giugno) ha annunciato le sezioniprincipali della sua terza edizione.Un cartellone ricco ed interessante chemette al centro l’omaggio al registamaliano Souleymane Cissé: saràpresentata la retrospettiva dei suoi filme un volume monografico curato dagliitaliani Maria Coletti e LeonardoDe Franceschi, direttori del portale“Cinemafrica”. Obiettivo di questofestival è far conoscere pellicole divalore che hanno una diffusione limitatae che spesso vengono prodotte conpiccoli budget al di fuori dei circuitidelle major. Sullo sfondo magico dellacittà che ospita l’Alhambra si succede-ranno sullo schermo più di 70 filmdall’Asia, Africa e America Latina oltrea incontri, laboratori ed eventi speciali.

Assieme all’appuntamentocon un maestro del cinemaafricano, che di recenteal Festival di Cannesha presentato in anteprimail suo nuovo film “Min yé”,sono da segnalare le altre duesezioni principali del festival:una retrospettiva sulla Rivolu-

zione cubana vista dai cineasti stranieri,in occasione del suo cinquantesimoanniversario, e una rassegna dedicataal fenomeno Nollywood, ovverola diffusione della produzione videoin Nigeria. Alcuni momenti più popolarie più festosi di Cines del Sur sonoprevisti in occasione delle proiezionigratuite all’aperto, nella stupendacornice dei palazzi e delle piazze dellacittà andalusa. Al di là delle proiezioni,Cines del Sur è anche un luogo perincontri, discussioni e momentidi scambio fra cineasti, appassionatidi cinema, o semplicemente chi èinteressato a conoscere altre culture.Il Festival offre un’opportunità in piùattraverso il proprio sito: diventarevolontari della manifestazione,un invito rivolto a persone appassionatedi cinema e di Africa e interessatea fare un’esperienza nella cittàspagnola per una settimana.Nella foto Emil Abossolo-Mbo, attorecamerunese che ha partecipato allaseconda edizione del Festival.

QUANDO & DOVEDal 13 al 20 giugno a Granada (Spagna)SU INTERNETwww.cinesdelsur.com

EVENTITORNA IL FESTIVALDELLE “ARTI NEGRE”

APPUNTAMENTILA SOCIETÀ CIVILESI PREPARA AL G8

CINEMALA SPAGNA GUARDA L’AFRICADAL GRANDE SCHERMO

DI EMANUELA CITTERIO GIORNALISTA

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CANTIERE CUAMME

gistica e amministrazione. a caratterizzareentrambi una sorta di “passaggio di testimo-

ne” tra volontari: in cattedra infatti salgonologisti e medici di ritorno dai progetti di Me-dici con l’africa cuamm che possono offrirea chi sta per partire non solo contenuti tec-nici ma esperienze umane e professionali.

Negli ultimi 10 anni quasi 300 personehanno partecipato a questi corsi apprezzan-do soprattutto il racconto concreto e reali-stico del lavoro sul campo. Per favorire l’ag-giornamento dei propri operatori, Medicicon l’africa cuamm propone anche inizia-tive di formazione continua: ad esempiocorsi di gestione ospedaliera e ripristino deisistemi sanitari in crisi, che hanno coinvoltonegli ultimi cinque anni una cinquantina divolontari rientrati.

sul sito www.mediciconlafrica.org èpossibile scaricare l’elenco completo delleproposte formative e l’iter di selezione deivolontari.

Lucia Forte

LAFORMAZIONECOMEPASSAGGIODI TESTIMONE

hiara, DoNata, giaNLuca, MassiMo:sono alcuni dei 92 volontari che col-laborano con Medici con l’africacuamm per garantire il diritto alla

salute delle popolazioni africane. Buonaparte di loro sono impegnati sul campo: inospedali, distretti, scuole o università, afianco di medici e infermieri locali. altri la-vorano dietro le quinte, per assicurare chele attrezzature funzionino, i materiali arri-vino, i conti tornino.

in comune hanno passione per l’africa,professionalità e un percorso formativo co-mune che offre a chi deve partire gli stru-menti culturali adatti per entrare in puntadi piedi (come nel nostro stile) nei sistemisanitari africani e operarvi con efficacia edefficienza. Questo l’obiettivo dei corsi pre-partenza organizzati da Medici con l’africacuamm nella sede di Padova. un imperati-vo per tutti i nostri volontari già dal 1972.

il corso è cambiato negli anni per restareal passo con i mutevoli scenari della coope-razione internazionale e mantenere un con-tatto diretto con il lavoro quotidiano sul cam-po. Esistono percorsi formativi diversi per ilpersonale sanitario e per chi si occupa di lo-

ARCHIVIO

CUAMM

C Da 37 anni le proposte dei corsi pre-partenza di Medicicon l’Africa Cuamm. Per offrire gli strumenti culturaliadatti a entrare in punta di piedi nei sistemi sanitari africanie operare con efficacia ed efficienza.

VERSATILITÀ. ECCO COSA MI HA INSEGNATOIL CORSO DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMML’esperienza di Massimo Campagnolo, logista in Sud Sudan

«Dalla diplomazia alle tecniche di costruzione delle case, dall’informatica a comecambiare uno scarico dell’acqua»: è un corso di «vita quotidiana in Africa» quelloproposto ai volontari in partenza da Medici con l’Africa Cuamm. Niente di più utileper l’esperienza che avrebbe dovuto affrontare Massimo Campagnolo, per mesi unicooperatore non sanitario del progetto di Medici con l’Africa Cuamm in Sud Sudan(ora è invece affiancato da un amministrativo). «Risolvere i problemi», d’altra parte,è una prerogativa del logista. Soprattutto in Sud Sudan. Ecco perché quello che haimparato ormai 8 anni fa a Padova, al corso pre-partenza, Massimo Campagnolo nonl’ha mai scordato. Poche nozioni, molta pratica: «Mi hanno insegnato come farei mattoni a partire da sabbia e pietre, come comportarsi con il personale localee le istituzioni, e come affrontare le emergenze», ricorda. «Ma soprattutto al Corsoho scoperto il principio fondamentale della cooperazione in Africa: non dare mai nullaper scontato». Ogni giorno si ricomincia da zero: tra spostamenti difficili, elettricitàche scarseggia e imprevisti dell’ultima ora. Un gioco di equilibri variabili per affrontareil quale serve una buona dose di versatilità e fantasia. Difficile trovarle in un manuale.

Chiara Bonetti,volontaria a Beira.

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ARCHIVIO

CUAMM

oNostaNtE LE DichiarazioNi D’iNtENti

degli organismi internazionali chelo riconoscono come “universale”,il diritto alla salute in alcuni stati e

società è ancora un miraggio: una situa-zione inaccettabile se messa in relazioneal livello di conoscenza e alle risorse oggia disposizione. gli operatori sanitari sonoquindi oggi chiamati, in prima persona, adassumere un ruolo nella lotta alla dispari-tà di accesso alle cure sanitarie e ad agireda opinion makers ed avvocati del dirittoalla salute per tutti. Per stimolare questocambiamento, è necessario innanzituttoinvestire in educazione e formazione.

in quest’ottica si è svolta a Padova loscorso 3 e 4 aprile la conferenza internazio-nale “Equal opportunities for health: actionfor development. A plan of action to teach andadvocate global health” che ha riunito nel di-partimento di sociologia dell’università 150“menti sensibili” al tema della salute globa-le provenienti da Europa, america e africa.L’obiettivo era elaborare un piano d’azionecomune per promuovere la salute globale elavorare alla creazione e al rafforzamento dipartenariati strategici in questo senso. Laconferenza è stata un’occasione per appro-fondire e discutere delle disuguaglianze dicura a livello mondiale e, soprattutto, un luo-go per proporre azioni concrete per contra-starle. Elaborate in gruppi di lavoro tematici– focalizzati sull’insegnamento della saluteglobale (in ambito universitario e non), sulruolo della cooperazione sanitaria interna-zionale e sulla mobilitazione di risorse uma-ne e finanziarie – queste proposte rappre-sentano un impegno concreto ad influenzarela formazione a tutti i livelli, collegare quel-la accademica alla pratica medica e al lavo-ro sul campo, promuovere approcci interdi-sciplinari e facilitare l’aggiornamento dellecompetenze.

Per richiedere gli atti della conferenzascrivere a [email protected].

Elisabetta Bertotti

CARPI E TRIESTESEMINARI DI FORMAZIONE PER GLI OPERATORI SANITARIGli operatori sanitari operano oggi in un contesto molto complesso: in un mondo sempre piùinterculturale e connesso, l’aggiornamento continuo delle competenze, non solo cliniche, è unanecessità. Per questo, nell’ambito del progetto “Equal opportunities for health: action fordevelopment”, Medici con l’Africa Cuamm promuove una serie di seminari, accreditati Ecm (validicioè nell’ambito del programma Educazione continua in medicina), sui temi della salute globalee dell’equità di accesso alle cure. Si svolgeranno nelle aziende sanitarie e ospedaliere e pressogli ordini dei medici. Lo scorso 7 maggio, grazie all’ospitalità dell’azienda di Pieve di Soligo e alsupporto da parte di “Africa Chiama” - Associazione Amici dei Medici con l’Africa, a Coneglianosi è tenuto il seminario “L’operatore sanitario nel mondo della salute globale” che ha coinvolto unacinquantina di medici e infermieri. I prossimi si svolgono a Carpi il 5 giugno e a Trieste, il 26.

TOSCANAFORMAZIONE IN UGANDAPer il secondo anno consecutivo il progetto “La formazione dei manager sanitari presso l’UgandaMartyrs University per migliorare la gestione dei servizi sanitari in Uganda” di Medici con l’AfricaCuamm concorre al bando per ottenere un contributo dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.L’anno scorso la Fondazione ha sostenuto il progetto della nostra ong a supporto della formazionedei manager sanitari ugandesi con 150.000 euro. La Regione Toscana l’ha imitata sostenendol’operazione in qualità di co-finanziatore e come partner operativo (attraverso l’Azienda ospedalierauniversitaria Meyer). Ha infatti realizzato direttamente missioni di supporto alle attivitàformative nella facoltà di Medicina dell’Università di Nkozi. Nell’ambito di questa collaborazione,l’11 maggio si è svolta a Padova, nell’Auditorium di Banca Antonveneta, la giornata di studiodal titolo “Investire in risorse umane = sviluppo”.

CONEGLIANO, PIEMONTE E RIMINII GRUPPI PER IL SUD SUDANSi è rinnovato anche per il 2009 l’impegno dei gruppi di Conegliano, Piemonte e Rimini a favoredei progetti che Medici con l’Africa Cuamm sta realizzando nell’ospedale di Yirol, in Sud Sudan.I tre gruppi hanno deciso di raccogliere fondi per sostenere le attività di formazione che verrannorealizzate a Yirol. Obiettivo del progetto è colmare le carenze formative del personale ospedalierolocale. Sono stati programmati cicli di lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche tenute dalpersonale italiano e ugandese espatriato sui protocolli di diagnosi e di cura delle più comunipatologie materno-infantili e sull’assistenza al parto. Per garantire lo svolgimento di tali attivitàè partita anche la ristrutturazione di un centro di formazione all’interno dell’ospedale.

PIANOD’AZIONEPERLASALUTEGLOBALE

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM NEL TERRITORIO

Momento dellaConferenzainternazionalea Padova.

E RETE CUAMM

N

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VISTO DA QUI

a QuaLchE MEsE c’È uNa Nuova Faccia aFricaNa sulle copertine dei settimanali e sul-le poltroncine dei dibattiti televisivi: è quella di Dambisa Moyo, una graziosaeconomista nata nello zambia e laureata a oxford, che ha lavorato per la BancaMondiale e per la Goldman Sachs. L’elegante ex banchiere ha scritto un best-sellerintitolato Dead Aid (“aiuti letali”) dove sostiene che l’africa oggi è più povera di40 anni fa nonostante gli aiuti dei paesi sviluppati. anzi proprio a causa degliaiuti che il continente ha ricevuto dopo la decolonizzazione.

La ragione fondamentale, sostiene Dambisa Moyo, è la corruzione: «Le nazioni entrano in un cir-colo vizioso creato dagli aiuti. Quelli stranieri sostengono governi corrotti fornendo loro denaro chepossono usare liberamente. [E questi] ostacolano la creazione di istituzioni civili trasparenti e la pro-tezione delle libertà, rendendo gli investimenti nazionali e internazionali nei paesi poveri poco con-venienti». La soluzione proposta dalla Moyo è la fine degli aiuti entro cinque anni e il ricorso almercato internazionale dei capitali, che stimolerebbe anche gli africani a essere più intraprendenti

e ad esigere dai loro governi quelle libertà economiche senza lequali lo sviluppo è impossibile.

Le idee della giovane economista non sono particolarmenteoriginali e le sue tesi sono state già ripetute in passato da tutti gliavversari delle campagne di aiuto all’africa. se oggi tornano dimoda è solo perché a ripeterle è un’africana, per di più telegeni-

ca, che ha pubblicato il suo libro proprio nel mezzo di una crisi che colpisce duramente i paesi do-natori, i quali risparmierebbero volentieri qualche milione di dollari, di cui c’è gran bisogno per tap-pare i buchi nei loro bilanci. il fatto che sia un africano a dire: «No, grazie» rende le tesi contrarie agliaiuti più plausibili? in realtà no: il suo libro cuce insieme molte mezze verità ma il risultato finale èdeludente. Prendiamo il caso della corruzione: è certamente vero che la maggior parte dei governiafricani sono corrotti ma è falso che gli aiuti offrano loro «denaro che possono usare liberamente»:al contrario le organizzazioni internazionali tendono sempre più a spendere direttamente le sommeraccolte attraverso programmi autogestiti. Quando la Banca Mondiale addestra i contadini, quandoMohammed Yunus espande i suoi progetti di microcredito o Medici con l’africa cuamm apre unospedale neppure un euro delle somme spese passa dai governi: sono gli operatori di questi enti agestire gli aiuti, in modo controllato e trasparente. Dambisa Moyo osserva che «i governi corrottiostacolano la legalità, la creazione di istituzioni civili trasparenti e la protezione delle libertà» ma que-sto non ha nulla a che fare con gli aiuti: governi autoritari, corrotti e spesso criminali sono stati man-tenuti al potere dagli stati uniti e dai paesi europei per i loro interessi geopolitici, non certo dagli aiu-ti di Medici senza frontiere. il regime militare nigeriano è stato protetto dalle compagnie petrolifere,il potere di omar Bongo in gabon è durato decenni grazie alla protezione militare francese e Mobutoha dominato il congo fino a poche estati fa grazie ai suoi consiglieri occidentali. certo, governi cor-rotti ostacolano la legalità e reprimono le libertà ma questo ha a che fare con i modi in cui le istitu-zioni democratico-rappresentative sono state trapiantate in africa, dove non esisteva la cultura poli-tica per sostenerle. i parlamenti, la libertà di stampa, l’abitudine al compromesso, il rifiuto dellaviolenza in Europa sono il frutto di lunghi secoli di “apprendistato”, non del magico potere del mer-cato. in attesa che questi processi vengano a maturazione, lasceremo morire i bambini, ignoreremole grida dei malati, ci volteremo dall’altra parte quando in Etiopia si muore di fame?

L’ECONOMISTA AFRICANA DAMBISA MOYOE LA FALSA TESI DEGLI AIUTI PERICOLOSI

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Il fatto che sia un africano a dire: «No, grazie»rende le tesi contrarie agli aiuti più plausibili?In realtà no: il suo libro cuce insieme moltemezze verità ma il risultato finale è deludente.

DI FABRIZIO TONELLO UNIVERSITÀ DI PADOVA

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BISOGNI INPRIMOPIANOE COME PUOI AIUTARCI

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ANGOLAVOLONTARI IN SERVIZIO: 12Luanda: lotta alla tubercolosi.Uige: le attività vanno dalla formazionedel personale, alla riabilitazionedegli ospedali di Damba e Maquela.Chiulo: la presenza nell’ospedaleoffre assistenza continuativa ai malati.Si sta potenziando l’interventonel territorio con le vaccinazionie il controllo dell’Hiv/Aids.CON 75 € GARANTISCIUN TRATTAMENTO COMPLETOCONTRO LA TB

ETIOPIAVOLONTARI IN SERVIZIO: 7Wolisso: l’ospedale di Wolisso garantisce la salute pubblica nel territorio.CON 50 € PUOI OFFRIRE UN VACCINO A 50 BAMBINI

MOZAMBICOVOLONTARI IN SERVIZIO: 16Beira: formazione in Università e presenza in ospedale.Moma: il progetto prevede la riabilitazione dell’ospedale e di alcuni centridi salute; il miglioramento delle cure offerte; la prevenzione nel territorio.Alua: ogni anno ad Alua vengono formate 25 ostetriche di livello base.CON 1.500 € GARANTISCI UNA BORSA DI STUDIO, PER UN ANNO,A UNO STUDENTE DI MEDICINA

KENYAVOLONTARIIN SERVIZIO: 1Nyahururu:cura delle personedisabili e laboratoriodi analisi per l’Hiv.CON 15 € COPRI LE SPESEPER 15 TEST PER L’HIV

TANZANIAVOLONTARI IN SERVIZIO: 13Regioni di Iringa e Morogoro: attività clinica e gestione ospedalieradiagnosi e cura della Tb e dell’Aids.CON 150 € PUOI ASSICURARE LA TERAPIA CONTRO L’AIDS,PER UN ANNO, A UN MALATO

SUDANVOLONTARI IN SERVIZIO: 4Yirol: dopo la riapertura dell’ospedale, comincia la fase di mantenimentodei servizi sanitari offerti.CON 100 € FORNISCIMATERIALE SANITARIO,PER UNA SETTIMANA,A UN OSPEDALE

UGANDAVOLONTARIIN SERVIZIO: 22West-Nile: assistenzatecnica ai servizi sanitaridiocesani; trattamentodei malati di Tb; curadelle persone con disabi-lità; costruzione di unaclinica per l’Hiv/Aidsa Nebbi: sono questi alcunidegli ambiti d’intervento.Karamoja: oltreall’assistenza tecnicaalla direzione sanitariae ai servizi diocesani,si stanno riabilitandoalcuni centri di salute.Regione Centrale:nell’ospedaledi Naggalama garantiamoun sostegno amministra-tivo e gestionale;l’appoggio alla clinicadell’Hiv/Aids; la riabilita-zione di alcuni reparti.Oyam: lotta della mortalitàneo-natale e maternae miglioramentodell’accesso ai servizidi salute riproduttivadegli adolescenti.Nkozi: continual’appoggio all’UgandaMartyrs University.CON 68 € ASSICURIUN PARTO CESAREOA DUE MAMME

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* dato aggiornato al 23.06.09

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CREARE UNA RETELA SFIDA:

PER IL DIRITTO ALLA SALUTECI STAI ANCHE TU?

Per saperne di piùwww.mediciconlafrica.orgsezione “In Italia”Jacopo [email protected]

Oltre 60.000 sostenitori, 1.250 rientrati dall’Africa,860 ex studenti, 300 membri effettivi, 12 Gruppid’appoggio: sono i nodi di una grande Rete, grandecome l’Italia e ancora in costruzione. Nodi, spessoisolati che, per la distanza, a volte faticano a sentirsiparte di un’unica comunità. Ci siamo quindi datil’obiettivo di unirli, per moltiplicare valori, sognie bisogni dell’Africa e di Medici con l’Africa Cuamme realizzarli assieme a istituzioni, parrocchie, imprese,associazioni e nuovi amici che incontreremo lungoil cammino.