Cs Oggi n.60 -2012

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AREA URBANA NUOVA SERIE N. 60 - 26 MAGGIO 2012 È UN SETTIMANALE ON-LINE si legge su internet digitando www.cosenzaoggi.it a pagina 3 www.cosenzaoggi.it È UN SETTIMANALE ON-LINE · È UN SETTIMANALE ON-LINE A 20 ANNI DALLE STRAGI PIÙ VIVI CHE MAI a pagina 2 IN QUESTO NUMERO A 20 ANNI DALLE STRAGI PIÙ VIVI CHE MAI LA CALABRIA NEI DATI ISTAT TALARICO E SCOPELLITI CHE DICONO ? SPESA SANITARIA SE L’ASP NON PAGA L’AIOP PRECISA PERUGINI UN ANNO DOPO PERUGINI E LA SUA SCONFITTA PD VERSO IL CONGRESSO O SI CAMBIA O SI MUORE TORNARE ALLA NORMALITÀ CAM TELE3 TORNA SUL DIGITALE TERRESTRE PD VERSO IL CONGRESSO O SI CAMBIA O SI MUORE CLICCA QUI

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Cosenza Oggi n.60 del 26/05/2012

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AREA URBANA

NUOVA SERIE N. 60 - 26 MAGGIO 2012

È UNSETTIMANALE

ON-LINE

si legge su internet digitando www.cosenzaoggi.it

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A 20 ANNI DALLE STRAGI

PIÙ VIVICHE MAI

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IN QUESTO NUMERO

A 20 ANNI DALLE STRAGI

PIÙ VIVI CHE MAI

LA CALABRIA NEI DATI ISTAT

TALARICO E SCOPELLITICHE DICONO ?

SPESA SANITARIA

SE L’ASP NON PAGAL’AIOP PRECISA

PERUGINIUN ANNO DOPO

PERUGINI E LA SUASCONFITTA

PD VERSOIL CONGRESSO

O SI CAMBIAO SI MUORE

TORNAREALLA NORMALITÀ

CAM TELE3 TORNASUL DIGITALETERRESTRE

PD VERSO IL CONGRESSO

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Alla fine si rivelerà un grande errore strategico quel-lo di avere assassinato Falcone, Borsellino e le rispet-tive scorte. A rifletterci, 20 anni dopo, a ciglio asciut-to e con le emozioni sotto controllo, possiamo dire chele "raffinate menti" che hannoordito le stragi hanno sbagliatocalcoli e obiettivo. Se l'obiettivoera quello di fermare l'azione dicontrasto contro il crimine ma-fioso e i poteri occulti con essocollusi, l'obiettivo è stato man-cato perché,dopo la morte diFalcone e Borsellino, magistra-tura e forze dell'ordine hannodispiegato un impegno di lottasenza precedenti grazie anchealla consapevolezza di avere dal-la loro parte la coscienza collet-tiva del Paese segnata indelebil-mente dalle bombe di Capaci edi Via d'Amelio.Totò Riina stascontando i suoi ergastoli eBernardo Provenzano ha mes-so in scena un tentativo di suici-dio in carcere che, se non èun'ammissione di sconfitta, ri-corda molto da vicino quell'af-fermazione di Giovanni Falconedove sosteneva che la mafia èfatta da uomini e come tali, con i loro limiti e le lorodebolezze, non sono invincibili. In un torbido gioco didepistaggi e con pezzi di Stato coinvolti in una mise-rabile trattativa ancora tutta da definire, sono finiti incarcere gli esecutori materiali delle stragi mentre re-stano ancora ignote le raffinate menti che quelle stra-

gi concepirono e fecero eseguire. La mafia,comunque,con la morte di Falcone e Borsellino non ha vinto edha dovuto ripiegare mimetizzandosi nelle pieghe del-la società, riprendendo a coltivare appalti, affari, estor-

sioni e illeciti arricchimenti con la complicità silen-ziosa di quella zona grigia che,negli uffici della spesapubblica e nelle istituzioni, costituisce l'area di mag-giore influenza del potere mafioso.E'fallito l'obiettivo, dunque, da parte della mafia difare arretrare la magistratura ma è fallito anche il cal-

colo che, presto, il tempo avrebbe cancellato dalla me-moria collettiva le figure di Falcone e Borsellino,comeera accaduto per altri magistrati, servitori dello Stato,assassinati e abbattuti col tritolo o con la lupara.

A distanza di 20 anni Falcone eBorsellino , con il loro esempio,sono più vivi che mai ,le loro im-magini inondano le reti televisi-ve e la carta stampata, non sicontano le manifestazioni ed icortei in tutta Italia, a comin-ciare dalle due navi cariche digiovani che hanno attraccato aPalermo per ricordare, con unagrande manifestazione, alla pre-senza del capo dello Stato , il lo-ro impegno e il loro sacrificio.Ma non è soltanto questo. Nonsorprende più se ,entrando in unnegozio, nello studio di un pro-fessionista, nel tinello di un'abi-tazione , nella stanza dei ragaz-zi, appesa da qualche parte,c'èla foto di Falcone e Borsellino,la più coinvolgente ,che li ritraesorridenti e complici di confi-denze, manifestamente legati dagrande amicizia e da profondesintonie. E dire che sapevano,in

cuor loro, che il coraggio della loro battaglia compor-tava il rischio di essere ammazzati. Da 20 anni si aspet-ta la verità su quelle stragi e si spera che da qualcheparte vengano fuori i nomi delle "raffinate menti".Sbaglia chi si affida all'oblio.

n. 60 - 26 maggio 20122

A 20 ANNI DALLE STRAGI

PIÙ VIVI CHE MAI

Sarà pure vero che per vincere il centrodestra e per ri-sollevare le sorti del berlusconismo in disgrazia bisognaadottare, a livello nazionale, il "modello Calabria" nelquale si riconoscono sia Scopelliti che Talarico, presi-dente del consiglio regionale ma, forse, farebbero benead allegare al modello anche i dati pubblicati dall'Istatche riguardano la Calabria. Quasi tutti gli indicatori,per qualità dei servizi, spesa sociale, risorse distribuitee quant'altro danno la Calabria mediamente al 50 percento di quanto esprime il Nord. Non è una novità e sitratta di differenziali storici di cui non si può certamen-te dare la responsabilità a Scopelliti e Talarico ma è conquesti dati che l'intera classe dirigente calabrese deve fa-re i conti, a destra e a sinistra, prima di rilasciare penose dichiarazioni di vittoria e diripresa dopo il voto amministrativo. Non risulta cheTalarico abbia messo all'ordine del giorno del prossimoconsiglio regionale la discussione sui dati Istat che ri-guardano la Calabria né che la deputazione parlamen-tare tutta, di destra e di sinistra, abbia dato segni di per-cezione della gravità della situazione. Meglio così che su-bire l'onta di una sterile interrogazione parlamentarebuona per la stampa compiacente. Questo, però, non può significare che Scopelliti e Talaricosi sottraggono all'analisi dei dati e alle implicazioni po-litiche che questi comportano, magari facendo affida-mento sulla distrazione del gruppo consiliare del PD, al-

le prese con il congresso che si dovrebbe tenere a giugno.Perché il vero problema della Calabria continua ad es-sere la inadeguatezza del suo ceto politico e della sua clas-se dirigente più in generale ad affrontare il nodo dei dif-ferenziali nord-sud. Non ne discutono perché non san-no cosa dire e cosa proporre, perché vivono nell'ebbrezzadei privilegi della casta e le rendite elettorali inducono amantenere le cose come stanno. In Calabria il consensonasce dal bisogno e, più il bisogno è diffuso, più consen-si si possono avere manovrando la spesa pubblica in tut-te le sue articolazioni. Chi va al potere non ha interessea modificare lo stato delle cose. Il bene comune, la cre-scita, il lavoro, un maggiore benessere collettivo è robaper interviste, comizi e convegni. La pratica è ben altra.L'antipolitica non c'entra, c'è una manifesta incapacitàa governare le situazioni e i processi di uscita dalle emer-genze. Scopelliti si incontra col delegato di Alitalia e trionfali-sticamente annuncia nuovi accordi per migliori collega-menti con la Calabria, dimenticando che alla stagioneestiva ci arriviamo con i depuratori in tilt e un serviziotrasporti da quarto mondo, uscito vincente dopo un as-sedio di tre giorni a Palazzo Alemanni. Scopelliti ha do-vuto rimangiarsi il taglio di 10 milioni sui costi del tra-sporto pubblico lasciando immutati privilegi e renditedi posizione dei concessionari. Atterreranno più aerei a Lamezia ma non ci sarà un ser-

vizio bus di collegamento né con i capoluoghi né con lepiù rinomate località turistiche. Abbiamo un serviziopubblico dei trasporti che nei giorni festivi resta fermo,abrogando il diritto dei cittadini a potersi muovere neigiorni non lavorativi. Questo all'ISTAT non risulta malo sanno bene i cittadini utenti che la domenica e i gior-ni festivi, per muoversi, sono costretti ad utilizzare l'au-to privata con il costo della benzina ormai prossimo a 2euro al litro. Per non dire delle condizioni in cui versa-no la sanità in generale e gli ospedali in particolare. Diquesto modello Calabria Scopelliti e Talarico non in-tendono parlare e nemmeno chi a loro sostiene di fareopposizione. Il silenzio cade sui dati Istat anche per lacomplicità di chi si propone come alternativa di gover-no a Scopelliti e al centrodestra. Nemmeno loro sannoche dire, anche perché hanno governato la regione per5 anni con la "contabilità omerica", a detta dell'ex-mi-nistro Tremonti. Non se ne esce se la politica continueràa mettere in campo incapaci, mestieranti e carrieristiculturalmente non attrezzati per assumere responsabi-lità di governo. Per non dire degli eletti che risultanocoinvolti e compromessi con gli ambienti dell'antistato.E qui la responsabilità va caricata ai partiti che li han-no scelti e candidati prima di rimproverare ai calabresidi averli eletti. Nel modello Calabria che esce dai datidell'Istat ci stanno, con profili diversi, le responsabilitàdi tutti. Nessuno può chiamarsi fuori ma non si può, nem-meno, rimanere fermi. Bisogna avere il coraggio di pas-sare la mano alla generazione che segue a quella che oc-cupa le istituzioni da più di 20 anni. Comunque vada,non può fare di peggio.

LA CALABRIA NEI DATI ISTAT

TALARICO E SCOPELLITI CHE DICONO?

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sorridono sereni ai tempi della loro collaborazione

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La riunione,apparentemente riservata, tenuta a Romae alla quale hanno partecipato giorni fa i maggioren-ti del partito in Calabria non ha dato esiti certi. Al dilà dei discorsi di circostanza e degli appelli all'unità,le posizioni e le distanze sono rimaste invariate. Pesanoin modo determinante le ormai prossime elezioni po-litiche che, seppure previste per la primavera 2013,scuotono tutti i partiti.Di sicuro c'è che ai primi di giugno,salvo ripensamentidell'ultima ora, si terrà in Calabria il congresso re-gionale. I feudatari del partito pensavano di restrin-gere le candidature a Mario Oliverio e a Mario Maiolo,rispettivamente presidente della Provincia di Cosenzail primo e consigliere regionale il secondo. MarioOliverio veniva dato in quota a Bersani e Mario Maioloin quota a Enrico Letta,vice di Bersani. Per Oliveriosono state sollevate questioni di statuto che esclude-rebbero la possibilià di concorrere alla carica di se-gretario mentre nei confronti di Mario Maiolo sareb-be stata sollevata la pregiudiziale che chi viene elettosegretario regionale non può candidarsi alle prossimepolitiche . Se le cose stanno così, è difficile prevederecon quali equilibri si uscirà dal congresso e se il par-tito potrà avviare una nuova stagione.Il commissario D'Attorre si è dato molto da fare percercare di ricomporre l'unità del partito e ha dovutorinunciare a forzare la mano per il rientro di NicolaAdamo. Al nome di Maiolo, al momento, non sembraci siano alternative possibili ma è anche poco credi-bile che Maiolo possa sacrificare alla carica di segre-tario quella di consigliere regionale e l'aspirazione acandidarsi al parlamento.Se non ci sarà l'accordo a tavolino,dunque, si dovràandare ad un congresso vero con tutte le opzioni aper-te. Se così sarà,per la generazione degli Scalzo,dei

Canale e dei sindaci che hanno lavorato bene sui ter-ritori sarà l'occasione per chiedere quel cambiamen-to di cui il partito ha bisogno. E' ora che i feudatariche hanno portato il Pd nelle condizioni in cui versaoggi facciano un passo indietro o di lato.L'esito del voto amministrativo a livello nazionale ri-

chiede scelte immediate e coraggiose. Un segretarioregionale di nuova generazione sarebbe il segnale giu-sto per rilanciare il partito in un nuovo progetto.Lavorare con i vecchi schemi e le vecchie logiche nonporta da nessuna parte. Mai come in questo momen-to vale il detto o si cambia o si muore.

PD VERSO IL CONGRESSO

O SI CAMBIA O SI MUORE

Il congresso del PD calabrese deve essere un utile e necessario confronto sul fu-turo del Pd e della Calabria, coinvolgendo territori ed importanti pluralità interneal fine di concorrere - nel mentre attendiamo la pubbli-cizzazione dell'apposito regolamento congressuale checontenga modalità e tempi delle scadenze congressuali -al superamento della gestione commissariale con un ap-porto di merito a partire dalla "forma Partito" - di cui al-leghiamo proposta-bozza - per estenderla alle specificitàdei problemi più drammatici della Calabria che, nell'at-tuale emergenza economica nazionale, necessitano di unapprofondimento supplementare anche rispetto ai prov-vedimenti di riallocazione delle risorse comunitarie che ilGoverno Monti ha recentemente adottato, che devono co-stituire il preliminare ed irrinunciabile punto di verificaper costruire una reale e credibile alternativa al centro-destra. Abbiamo il diritto e il dovere di tornare alla normalità,con una classe dirigente che si occupi in modo esclusivoe prioritario della ricognizione dei nostri circoli nei terri-tori, della costruzione e ricostruzione laddove non ci siamo mai stati o non ci siamopiù, e del rilancio di una proposta politica forte e credibile per un nuovo governo re-gionale. Memori oltre che protagonisti della scorsa stagione congressuale, siamo pronti a la-

vorare e a contribuire con le nostre proposte al dibattito e a proporre e sostenerecandidature anche unitarie, se si dovesse profilare quella di un segretario regiona-

le che intenda, fin dalla candidatura, rispettare in modorigoroso lo Statuto del PD, dimettendosi immediatamen-te e per i prossimi tre anni da qualunque altra carica oincarico politico/istituzionale/amministrativo, elettiva e/odi nomina, senza invocare deroghe o sconti ad personam,con ciò rinunciando anche alle prossime candidature apresidenze, consigli regionali, provinciali e parlamentivari. Un intero mandato, infatti, forse non basterà, ma èsicuramente il periodo minimo necessario per riannoda-re il dialogo democratico con il territorio, e tra questo ele istituzioni. Chi sarà chiamato a costruire questo per-corso deve imparare a conoscere il PD ed ogni più inti-mo difetto ed ogni più recondita virtù. E' necessario, quin-di, che tutti coloro che vogliono liberamente concorrerea questa fase di costruzione sappiano incontrarsi e par-larsi, e sappiano individuare percorsi trasparenti e li-neari, al di fuori di patti correntizi e liberi da qualsiasi

condizionamento elettoralistico legato alla scadenza delle candidature delle prossi-me Politiche.

Fernanda GigliottiDirezione Nazionale PD

CONGRESSI PD

TORNARE ALLA NORMALITÀ

Mario Oliverio Mario Maiolo

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In una lunga intervista a "Calabria Ora" Salvatore Perugini riflette sulle elezioni ammini-strative dell'anno scorso che hanno portato Mario Occhiuto alla guida della città e alla suasconfitta al primo turno. Con Mario Occhiuto è benevolo,gli riconosce di aver operato benesinora rammentandogli,però, che il rifacimento dei marciapiedi lo aveva già programmatolui. Muovendo dai marciapiedi, auspica che Occhiuto operi in continuità amministrativa,vale a dire di tenere conto di quanto aveva programmato lui, a parte l'auditorium cuiOcchiuto ha preferito un nuovo progetto per Piazza Riforma.Al riguardo Perugini ricorda con garbo che il Comune aveva già sborsato un miliardo peril progetto iniziale ma, da capogruppo dell'opposizione, dimentica di rilevare i costi aggiun-tivi che comporta il nuovo progetto. Perugini rivendica il merito di avere realizzato asilinido,di avere fatto il contratto con EcologiaOggi per la pulizia della città e di aver salva-guardato il posto di lavoro delle cooperative A eB.Avrà anche fatto dell'altro ma, a quanto pare,non è bastato per convincere i cosentini a ricon-fermarlo nella carica di sindaco, falciandolo alprimo turno con consensi sotto il 15 per cento.Ma la sconfitta Perugini non la attribuisce aduna valutazione negativa dell'amministrazioneda lui guidata bensì al "tradimento" di alcuniconsiglieri comunali ed un ex-assessore,MariaLucente, i quali pur avendo governato e colla-borato con lui si sono candidati nelle liste dellacoalizione di centrosinistrache ha sostenuto lacandidatura di Enzo Paolini.Tradimento,ingra-titudine ,opportunismo ?Perugini dimentica -o fa finta di non ricordare-di essere andato al primo turno con metà PDcontrario e dopo aver inutilmente sacrificatoFranz Caruso che certamente avrebbe avutopiù chances di lui. Ma l'errore commesso daPerugini è stato proprio quello di imporre lasua candidatura, manifestamente inagibilecome candidatura del centrosinistra per le resi-stenze esplicite dei partiti alleati del PD.Si pre-ferì assecondare il gioco cinico e irresponsabiledi Roma dove si lasciava prevalere, pur nellacertezza che quella di Perugini era una candi-datura debole, la rivendicazione della compo-nente ex-democristiana,capeggiata da Letta eFioroni, mentre Bersani passava la mano nellacertezza che la partita si sarebbe giocata al bal-lottaggio fra Paolini e Occhiuto. I sondaggiparlavano chiaro segnando 10 punti di differen-za fra Paolini e Perugini, a vantaggio del primo.Questo è stato l'errore di partenza seguito,alballottaggio, da una ostentata inerzia nei con-fronti della candidatura di Paolini ormai diven-tata quella ufficiale del PD e di tutto il centrosinistra. Se avesse seguito i consigli di CAMTELETRE, cioè di fare un passo indietro una volta constatato che il centrosinistra e metàPD bocciavano la sua ricandidatura, oggi Perugini si trovava meritatamente in pool posi-tion per le politiche dell'anno prossimo.Nel PD,invece, ancora oggi non gli perdonano di avere spaccato il partito, seminato velenial primo turno e per soli 900 voti , venuti a mancare, aver regalato la guida della città al cen-trodestra . Poteva accontentarsi di rimanere nell'ANCI a livello nazionale, come è accadu-to, e attendere pazientemente le politiche del 2013 per avanzare o far avanzare la sua can-didatura al parlamento dove certamente avrebbe fatto ben figurare la Calabria e Cosenza.E' andata diversamente,per sua scelta e non per colpa altrui.

PERUGINI UN ANNO DOPO

Qualcuno che gli è disinteressatamente amicodovrebbe spiegare a Salavatore Perugini, ormai adistanza di un anno, che l'unico artefice della suasconfitta, al primo turno delle amministrative del-l'anno scorso, è lui e soltanto lui.Avrebbe potutofare il passo indietro che gli era stato richiesto,posizionandosi per un dovuto risarcimento alleprossime politiche, e invece ha brigato a Roma, innome dell'ascendenza democristiana,per esserericandidato. Gli era stato chiesto di impegnarsiper ricompattare tutto il PD sulla sua candidaturae,non riuscendovi, la impose ugualmente.I numeri usciti dalle urne al primo turno sono con-segnati alla storia politica della città e segnanoinequivocabilmente la sua sconfitta politica e per-sonale che non ha niente a che fare con i marcia-piedi, gli asili nido e le cooperative A e B madiscende dalla sua cultura di governo che ha pre-cipitato la città nel degrado e nella conseguenteperdita d'immagine e di ruolo. Non bastava chiu-dersi in Comune e starci fino a sera,come amavacompiacersi, perché contavano le decisioni prese ele risposte date alla città sempre più scontentadella bassa qualità dei servizi e dello scadimentodelle funzioni di capoluogo. Oggi Perugini, dallecolonne di Calabria Ora,lamenta di essere statoabbandonato da consiglieri comunali che avevanocollaborato con lui e che optarono per liste a soste-gno di Enzo Paolini, trascurando di considerareche ,a voler conteggiare le preferenze raccolte dachi l'avrebbe abbandonato, andrebbe poco più inlà di quel 14 per cento di consensi che segnò la suabocciatura da parte dei cosentini. Oggi Peruginilamenta anche il mancato ruolo dei partiti duran-te il suo mandato e dimentica di aver sempre riven-dicato di voler amministrare col consenso dei par-titi espressione della sua maggioranza, di fatto inun rapporto di dipendenza e di acquiescenza.Perugini è stato bocciato nelle urne per come hagovernato la città.Se ne faccia una ragione e capi-talizzi gli errori commessi come esperienza da nonripetere. Quanto agli abbandoni e ai tradimentilamentati, si chieda lui quanto è stato coerente conil lungo applauso che la platea del Citrigno gli tri-butò, quando Bersani venne a Cosenza per soste-nere la candidatura di Paolini, come apprezza-mento per il suo dichiarato impegno ,nel ballot-taggio, a sostegno del candidato del centrosinistra. I numeri del ballottaggio sono disponibili,insiemea quelli del primo turno, e raccontano un'altra sto-ria, a partire dalle sezioni di Donnici, che a voler-ci tornare sopra, evoca ben altri tradimenti con iquali il PD non ha finito di fare i conti.

Eugenio BarcaFerdinando Gualtieri

Aurelio Morrone

PERUGINIE LA SUA

SCONFITTA

Salvatore Perugini

direttore responsabileAntonlivio Perfetti

Direzione-AmministrazioneVia De Rada, 68 - Cosenza

Telefono 0984. 23253

Fax 0984. 062646Registro Stampa Tribunale

di Cosenza n. 547Fotocomposizione

De Rose, Montalto (Cs)

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Con una interrogazione parlamentare ai ministricompetenti, l'on.le Angela Napoli solleva il pro-blema dei costi cui va incontro l'ASP di Cosenzaper risolvere con lodi arbitrali il suo contenziosocon le case di cura che vantano crediti non soddi-sfatti.L'incipit dell'interrogazione induce a ritenere cheall'on.le Napoli stiano a cuore più gli studi legali ela categoria degli avvocati piuttosto che la spesasanitaria, considerato che interroga per sapere:"quali avvocati sono stati nominati come arbitri ese sono ricorrenti sempre gli stessi professionisti ocomunque gli stessi studi legali, a quanto ammon-ta complessivamente l'esborso delle aziende sani-tarie per i compensi dei componenti dei collegiarbitrali, a quanto ammontano le risorse oggettodi transazioni in esito a giudizi arbitrali".Dopo l'incipit sugli avvocati l'on.le Napoli passaalle case di cura, avendo scoperto che i lodi arbi-trali riguardano il contenzioso dell'ASP con lasanità privata. Più precisamente la parlamentaredi FLI sostiene che "in Calabria nell'ultimoperiodo, sembrano essere stati perfezionati deglistrani accordi in alcune aziende sanitarie provin-ciali e i loro creditori e molti di essi sono stati sti-pulati con l'Azienda Sanitaria di Cosenza eriguardano proprio i crediti verso case di cura.La maggior parte di questi crediti sembrerebberoessere individuabili nelle somme riferite all'extra-budget delle case di cura private accreditate". Finqui sembrerebbe che all'on.le Napoli interessi ilmancato pagamento alle case di cura dei creditivantati con conseguente aggravio di costi " a tuttodanno dell'economia pubblica". Invece no. L'on.Napoli torna all'incipit sugli avvocati e scende neldettaglio scegliendone uno, l'avv. Enzo Paolini, ilquale è anche presidente nazionale dell'AIOP,cioè l'associazione che raggruppa le case di cura

accreditate.Per l'on.le Napoli l'avv. Paolini si troverebbe inuna condizione di conflitto d'interessi poiché, rap-presentando le case di cura, non può partecipareai lodi in qualità di arbitro.Pare che l'equivoco stia tutto qui, come spiegal'AIOP in un comunicato di precisazione. L'avv.Paolini, cioè, non è arbitro terzo fra case di cura e

ASP ma soltanto difensore di parte delle case dicura.Rimane il dubbio come abbia fatto l'on.le Napoli,così accorta quando solleva conflitti di competen-za e favoritismi torbidi, a confondere il ruolo didifensore dell'avv. Paolini con quello di arbitro.Probabilmente lo spiegheranno i ministri interro-gati.

SPESA SANITARIA

SE L’ASP NON PAGA

Di solito l'on.le Angela Napoli, protagonista di coraggiose battaglie contro mafie ecriminalità, non si presta a interrogazioni finte o strumentali per fare da sponda aintrighi politici o parapolitici di ispirazione locale,perché ne andrebbe della sua cre-dibilità.Questa volta debbono averla informata in maniera alquanto confusa se si trova ametter la firma ad una interrogazione parlamentare finalizzata ad avere chiarimentisui lodi arbitrali che si svolgono presso l'ASP di Cosenza per risolvere i contenziosipendenti fra Azienda Sanitaria Provinciale e case di cura dell'ospedalità privata.L'on.le Napoli rileva che i lodi arbitrali rappresentano un onere per le finanze dell'ASPe fa esplicito riferimento anche alle parcelle che vengono liquidate ai professionistiimpegnati nella determinazione del lodo arbitrale. In particolare l'on.le Napoli rile-va,ipotizza e denuncia una situazione di conflitto d'interessi per quanto riguarda ilruolo svolto nei lodi arbitrali dall'avv. Enzo Paolini del Foro di Cosenza.Il conflitto d'interessi scaturirebbe dal fatto che l'avv. Enzo Paolini, rivestendo la ca-rica di presidente nazionale delle case di cura associate all'AIOP (AssociazioneItaliana Ospedalità Privata), non può "in qualità di arbitro" partecipare ad un lodoarbitrale in cui il contenzioso in atto vede in conflitto con l'ASPuna casa di cura as-sociata all'AIOP di cui l'avv. Paolini è presidente.

Si vuole concedere che l'on.le Napoli abbia usato l' espressione "in qualità di arbi-tro" in senso strettamente tecnico, contrariamente al senso comune che intende l'ar-bitro come figura al di sopra delle parti in conflitto. L'on.le Napoli sa che un colle-gio arbitrale è composto da tre "arbitri" di cui, a voler sciogliere l' ambiguità deltermine, due sono rispettivamente legali delle parti in conflitto, cioè ASP e casa dicura, mentre il terzo è nominato con il benestare degli altri due. Se l'on.le Napoli intende sindacare il ruolo dell'avv. Paolini in quanto legale di unaparte deve mettere in discussione l'istituto dell'arbitrato, poiché il ruolo che svolgel'avv. Paolini, come quello del legale dell' ASP, è pienamente legittimo ed è richiestodalla legge.Se,invece,all'on.le Napoli sta a cuore la spesa sanitaria in Calabria e,più in partico-lare, quella in quota all'ASP di Cosenza, forse dovrebbe formulare una interroga-zione finalizzata a chiarire perché mai l'ASP di Cosenza, anzicchè riconoscere il do-vuto alle case di cura per le prestazioni erogate, nega i pagamenti e alimenta il con-tenzioso legale. In ultimo è ampiamente spiegabile che una casa di cura dell'ospe-dalità privata si faccia assistere e rappresentare dall'avv. Paolini che gli interessi del-la ospedalità privata li rappresenta e tutela a livello nazionale. Senza alcun conflit-to.

Aiop Calabia

PRECISAZIONE DELL’AIOPSULL’INTERROGAZIONE DI ANGELA NAPOLI

Angela Napoli

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