CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO … · la proposta pastorale non chiede alle...

24
5 CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO MARTESANA AUTUNNO 2016 LA FESTA PATRONALE UN CUORE E QUATTRO RIONI se- L’EVENTO LA CAVA ROCCA E LA FEDE DI PADRE ALBERTO VERSO LA VISITA PASTORALE DEL CARD.SCOLA LA STORIA EDITORIALE

Transcript of CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO … · la proposta pastorale non chiede alle...

5

CRONACHE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI POZZUOLO MARTESANA

AU

TU

NN

O

20

16

LA FESTA PATRONALE

UN CUORE E QUATTRO

RIONI se-

L’EVENTO

LA CAVA ROCCA

E LA FEDE DI PADRE ALBERTO

VERSO LA VISITA

PASTORALE DEL

CARD.SCOLA

LA STORIA EDITORIALE

2

EDITORIALE

Per un nuovo volto di Chiesa

S.E. mons. Mario Delpini*

Forse nei calendari parrocchiali e nelle agende degli impegnati non ci sono più date disponibili. Forse alla gente

l’anno pastorale appare come un insie-me di iniziative stentate perché “siamo sempre meno e sempre più vecchi”.

Forse sui bollettini parrocchiali non c’è più spazio per nuovi annunci. Al-

lora, pur con tutta la buona volontà, delle indicazioni dell’Arcivescovo per l’anno pastorale non se ne farà nulla.

L’Arcivescovo propone di lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio a confi-gurare un nuovo volto di Chiesa, una

Chiesa riformata dalla docilità allo

Spirito nell’assecondare la realtà.

La realtà è la famiglia nella comples-sità delle sue forme e delle sue storie: la proposta pastorale non chiede alle

famiglie ulteriori impegni per essere soggetti di evangelizzazione. Piuttosto trova modo di accompagnare la vita

ordinaria di ciascuna famiglia per aiu-tarla ad essere luogo di Vangelo: nel dare la vita e nel custodirne la buona

qualità si rivela anche il significato della vita e la sua vocazione. Che val-

ga la pena di propiziare l’ascolto della Parola di Dio in famiglia e la parteci-pazione alla Messa domenicale?

La realtà è la pluralità di presenze personali e associative: la proposta pastorale non vuole organizzare una

spartizione di compiti, spazi e potere, né includere alcuni ed escludere altri.

Piuttosto vuole alimentare un senso di comunione, così che il dono di ciascu-no sia per l’edificazione di tutti. Che

valga la pena di invitare tutti a parteci-pare alla Messa domenicale? La realtà è la società nella sua molte-

plicità di componente: la proposta pa-storale non presume di esercitare una egemonia nella società plurale, ma

offre a uomini e donne di questo tem-po la testimonianza di una speranza

affidabile. In altre parole vive la fede in modo che diventi cultura. Che valga la pena di incoraggiare i cristiani a

conversare con colleghi, amici, vicini di casa sulle cose serie della vita?

* Vicario Generale

Arcidiocesi di Milano

Indicazioni dell’arcivescovo

L'arcivescovo ha comunicato

che intende effettuare una “visita pastorale” prima di la-sciare il suo incarico per rag-

giunti limiti di età.

LA VISITA sarà strutturata in

un momento pubblico che pre-siederà personalmente e in una fase dedicata alle singole par-

rocchie che sarà svolta per mezzo di delegati. Il momento pubblico si svolgerà in un in-

contro serale durante il quale sanno presentate all'arcivesco-

vo alcune domande preparate in precedenza (nel nostro caso l'incontro sarà il 1 dicembre al

teatro Argentia di Gorgonzola e riguarderà tutte le 25 parroc-chie del decanato di Melzo).

Anche se non ci sarà tempo di raccontare al cardinale di ogni

singola parrocchia, né sarà pos-sibile per i fedeli interloquire direttamente con lui, si tratta di

un momento dal forte valore simbolico: il vescovo si fa vici-no e incontra i fedeli sul loro

territorio. Si manifesta così l'unità della chiesa ambrosiana e il legame delle singole par-

rocchie tra di loro e con il ve-

scovo.

C'È POI la fase che riguarda più analiticamente la parroc-chia e che sarà svolta - a nome

del vescovo - dal decano (don Gilberto Orsi parroco di Setta-la) e dal vicario episcopale di

zona (p. Michele Elli). Anzitut-to in questi mesi il Consiglio

pastorale elaborerà una descri-zione della parrocchia con i suoi punti di forza e i margini

di miglioramento, insieme ai progetti per il futuro. Questi aspetti saranno consegnati al

decano e al vicario. Successiva-mente, prima il decano e poi il vicario verranno in parrocchia.

La visita del decano sarà svolta

con il parroco: vidimerà i regi-

stri parrocchiali e si confronte-rà sullo stato della parrocchia. Più importante sarà l'incontro

con il vicario mons. Elli: sabato 14 gennaio incontrerà e ascol-

terà il Consiglio pastorale e degli affari economici e cele-brerà con tutta la comunità

l'Eucarestia prefestiva. Al ter-mine il vicario farà presente l'esito della visita al vescovo

che a sua volta invierà una let-tera alla parrocchia con alcune

indicazioni per il futuro.

LA VISITA PASTORALE, nelle procedure sopra descritte,

ci vuole richiamare ad almeno due cose. Anzitutto che la no-stra parrocchia è radicata in un

contesto più grande e universa-le. Non siamo soli, siamo parte

di un corpo e di una tradizione: la chiesa locale fa presente in un particolare territorio la

Chiesa diocesana e universale, alla quale è chiamata a confor-

marsi.

MA, IN SECONDO LUOGO, la visita è anche l'occasione di una verifica, di un ripensamen-

to, di qualche aggiornamento o modifica (ad esempio, a livello

centrale, il vescovo deve sem-pre più occuparsi del problema di parrocchie che restano sco-

perte per mancanza di sacerdoti e delle nuove forme di collabo-razione o di unione tra parroc-

chie vicine).

CI AFFIDIAMO all'interces-

sione della Vergine santa, che abbiamo così ben celebrato nei giorni della festa patronale,

perché ci suggerisca le vie mi-gliori per vivere oggi la parola del Vangelo e ci accompagni

sempre il suo aiuto.

don Alfonso

Verso la visita pastorale del card. Scola

Il card. Angelo Scola: incontrerà le parrocchie del nostro Decanato la sera del 1 dicembre al Teatro Argentia di Gorgonzola

3

SI RICOMINCIA DA MARIA (E DAI QUATTRO RIONI) Un fervore di iniziative dal basso. Segno del bisogno di comunità e del desiderio di costrui-re. Ecco come abbiamo vissuto le novità di quest’anno e la riscoperta delle radici religiose della Festa

Non è stata banale la festa patrona-

le di quest’anno. Anzi. Sono stati a conti fatti ben dieci giorni - dal 7 al 17 settembre - di iniziative civili,

culturali, religiose, artistiche, ga-stronomiche e ludiche, all’insegna

del protagonismo per così dire “dal basso”. In pratica: gente che per un buona volta la smette di buttare la

croce addosso agli altri per le cose che non vanno (nel proprio condo-minio o nel condominio Italia, non

fa poi gran differenza) e si prende la briga e il gusto di mettersi in gio-

co. Per cose grandi o anche piccole, appariscenti o umili, ma tutte tese a riscoprire che la vita è migliore se

rinasce il senso della comunità. Una comunità civile in cui la plura-lità di idee e di espressioni diventa

una ricchezza comune e non il pre-testo per far fuori l’avversario. Pozzuolo ha riscoperto, in versione

i rioni, gli “storici” rioni Convento,

LA FESTA

4

Processione

Fontanile, Casello e Villaggio che

aiutano a individuare non i confini di fazioni in lotta ma il primo ambi-to di un’appartenenza territoriale e

sociale. Si è giocato, ci si è sfidati, e il Fontanile ha vinto: ma non c’è

umiliazione per gli altri. RISORSE - In questa appartenenza comunitaria si sono potute meglio

riconoscere e apprezzare le risorse che il nostro paese possiede. Impos-sibile citare tutto. Citiamo lo spazio

per i giovani artisti, l’attenzione ai bambini, il ruolo della musica, della

banda e dei complessi pop, le espressioni della solidarietà come il Laboratorio per gli altri, la tradizio-

ne teatrale, il gusto per il cibo ge-nuino, la sapienza del dialetto. Ec-cetera. Tutti fattori civili positivi

che ci indicano la possibilità di pro-vare ad essere un popolo e non una

sarabanda di scannagatti. SCANNAGATTI - Ad ogni modo della sarabanda di scannagatti - co-

me ci ricorda sempre papa France-sco - il Signore ha avuto pietà. E il segno della sua Misericordia è la

figura di Maria. Maria Bambina, cioè il suo nascere per essere la no-stra Madre, è il cuore forse talvolta

dimenticato di questa Festa, cioè di questo “possibile” popolo. A lei è

dedicata la nostra chiesa parrocchia-le, (come anche il Duomo di Mila-no). Ha un senso grande la statua

della Madonna che portiamo in pro-cessione nelle nostre strade. RADICI - Nelle pagine che seguo-

no, immagini e articoli tentano di raccontare la festa di quest’anno ma

anche le sue radici, che sono princi-palmente religiose, ma che hanno coinvolto da subito - nello sforzo

collettivo di ripresa dopo la guerra - la dedizione di tutta la popolazione. Un tempo la dimensione religiosa

sembrava quasi coincidere con quel-la civile. Oggi non è più così. Oggi è il tempo di una fruttuosa ricerca di

“giuste forme di collaborazione - secondo le parole di Benedetto XVI

- “fra la comunità civile e quella religiosa”. E’ una cosa che ha ricor-dato con forza anche il presidente

Napolitano qualche anno fa, auspi-cando che così “si creino le condi-zioni di un rinnovato slancio della

società” in crisi e a rischio di deca-denza. Nel nostro piccolo, qualcosa

del genere, nella festa di quest’anno, è successa.

M.V.

Numerosi pozzuolesi, nell’ordine delle centinaia, hanno accompagnato in preghiera la statua della Madonna per le vie del Paese.

Addobbi

La banda in proces-sione alla rotonda da via Oberdan a via Carducci, dove è stata collocata un’effigie illuminata della Madonna. Nelle foto sotto: altri “segni” che la gente ha spontaneamente collocato lungo il percorso della pro-cessione: fiori, lu-mini, statuette della Madonna.

5

In principio fu la Sagra del Formag-

gio. Erano appena iniziati gli anni

settanta quando Pozzuolo scoprì una

peculiarità che la stava caratterizzan-

do in quel periodo: la presenza sul

territorio di un numero notevole di

commercianti, produttori e stagiona-

tori di formaggi. E così nacque l’idea

di associare la festa del paese al for-

maggio.

FURMAGIÀT IN GARA - L’Am-

ministrazione comunale di allora

sposò l’iniziativa, nacque un apposito

comitato organizzatore ed ebbe ini-

zio il periodo della Sagra del For-

maggio che da semplice esposizione

e vendita divenne presto gara fra i

vari “furmagiàtt” a chi allestiva la

bancarella più originale o a chi offri-

va la varietà di formaggi più comple-

ta ed esclusiva.

Il successo della Sagra superò presto

l’ambito comunale per avviarsi a

diventare un appuntamento atteso ed

apprezzato in tutto il circondario.

Poi come succede spesso, senza un

motivo specifico, la spinta iniziale

si attenuò, l’entusiasmo iniziò a scemare e così, eravamo dopo la metà degli anni settanta, si chiuse

l’esperienza della Sagra del for-maggio. Esperienza che in diversi periodi successivi si è cercato di

riproporre ma senza successo: evi-dentemente l’alchimia di quegli

anni non si è più ricreata. IDEA GIUSTA - Per qualche anno la festa patronale non trovò la pro-

pria caratterizzazione fino a quan-do, si era all’inizio degli anni ottan-ta, il neonato Comitato parrocchiale

per la festa non ebbe l’idea giusta per coinvolgere la gente di Pozzuo-

lo: dar vita al Palio dei Rioni.

Il paese venne suddiviso nei quattro

rioni storici :Convento, Casello, Fon-

tanile, Villaggio Farinotti, suddivisio-

Un palio rinato per la voglia di partecipare

Casello & Villaggio

Fontanile

Convento

In Cort de la Cope-rativa, foto d’epo-

ca, dipinti della vecchia Pozzuolo,

gnocco fritto e musica con il dj Aladyn di Radio Deejay, Roberto

Pace e Rayna

In Cort del Farma-cista, happy hour e una mostra sui

“fontanili visti dai

nostri bambini”

In Cort di Meroni, foto sulla vecchia

Pozzuolo, oggetti e strumenti legati al latte e alla produ-zione del formag-

gio e... una trucca-trice per trasfirma-

re i bambini nel personaggio dei

loro sogni

Ieri & Oggi Dalla Sagra dei furmagiàtt alla “sfida” tra i quattro rioni: il piacere di appartenere a una comunità

6

ne che si è conservata fino ad oggi.

Dopo il necessario rodaggio la mani-

festazione prese piede alla grande,

caratterizzandosi veramente come un

momento nel quale la gente trovava

piacere a stare insieme a fare festa.

CONVIVIALITÀ - Il momento con-

viviale, che in tutte le feste è quello

che raggruppa ed unisce maggiormen-

te, si svolgeva all’aperto nei quattro

rioni, una sera per rione, dal martedì

al sabato della settimana dopo la fe-

sta. Le sedi erano: il cortile delle suo-

re per il Convento, lo spazio antistan-

te il palazzo comunale per il Fontani-

le, l’oratorio per il Casello e l’area di

via Taranto per il Villaggio, che per

unire la propria festa a quella del pae-

se, proseguiva anche al sabato.

E dopo la convivialità, via alla gara.

Ogni rione preparava una serie di

giochi nei quali si cimentavano i con-

correnti. Giochi Senza Frontiere im-

pallidiva di fronte all’inventiva degli

organizzatori che riportarono in auge

giochi ormai dimenticati e ne appron-

tarono di nuovi ed esilaranti che olk-

tre a servire a stilare una classifica,

servivano soprattutto a far divertire

protagonisti e spettatori e a perpetuare

per qualche settimana sfottò e prese in

giro. All’inizio degli anni duemila le

nuove normative su igiene e sicurezza

obbligarono gli organizzatori a trasfe-

rire in oratorio tutte le attività, la-

sciando l’organizzazione dei giochi e

dell’intrattenimento ai singoli rioni.

Il palio andò avanti ancora per qual-

che anno, con l’entusiasmo che si

andava affievolendo e nel 2005 si

concluse, lasciando orfana la festa

patronale di un momento di coinvol-

gimento della comunità.

AGGIORNAMENTO - Quest’anno,

dopo dieci anni, l’Amministrazione

comunale ha cercato di riproporre il

palio, ovviamente con metodi e modi

di coinvolgimento dei rioni adeguati

ai tempi cambiati rispetto ad allora.

Questo palio 2.0 che abbiamo potuto

apprezzare nei giorni scorsi può rap-

presentare un buon inizio per ripro-

porre, senza nostalgie, un coinvolgi-

mento di tutta la comunità nel vivere

la propria festa patronale.

Ci piace pensare che queste iniziative

siano il tentativo di ritrovare le ragio-

ni ed i momenti per stare insieme. E’

un segnale che non va lasciato cadere,

sintomo speriamo di una voglia di

trovare spazi comuni di impegno, che

vadano nel senso di vivere appieno il

proprio paese anche in periodi in cui

si tende a prediligere l’isolamento ed

il disimpegno.

Giacomo Bossi

7

La banda e il suo concerto

In scena Quei de l’uratori

Nei giardini di Palazzo Fuma-galli, sede del Comune, il

corpo musicale di Pozzuolo, diretto da Eris Elemi, ha offer-

to un concerto che ha cucito capolavori di diverse tradizio-

ni musicali e di diversi paesi del mondo. con musiche. Al

termine, l’Inno di Mameli con la gene che spontaneamente

si è alzata in piedi e un ap-plauso calorosissimo a Tino Elemi, storico trombettista e

direttore della banda, e al presidente del Corpo musica-le, Franco Morandi, succedu-

to al padre in questo ruolo.

Due momenti della commedia in due atti rappresentata nel

salone dell’oratorio, dal titolo “El prugrèss l’è minga mal”.

Una godibilissima e benevola presa in giro di certi atteggia-menti, goffaggini, modi di dire

della vita popolana di paese fra conservazione del passato e

apertura alle nuove realtà, sim-boleggiata nell’esilarante bal-letto finale in costume con la

partecipazione di tutti gli attori. La regia è stata di Alessandra

Secchi.

8

Quale è stata negli anni dell’immediato dopoguerra

la caratteristica più impor-tante della nostra festa pa-tronale? Era quasi esclusiva-

mente una festa religiosa che riusciva a coinvolgere nella preparazione tutta la

popolazione. ARCHI DI TRIONFO - Caratteristiche erano le por-

te trionfali che le varie zone del paese approntavano in

occasione della festa. Veri e propri archi di trionfo che caratterizzavano l’ingresso

nelle diverse vie e che impe-gnavano per diversi giorni le persone nell’allestimento.

Chi non riusciva a preparare le porte predisponeva co-

munque un altarino o una scenografia adatta a rendere omaggio al passaggio della

statua della Madonna porta-ta in processione. SCENOGRAFIA - Proces-

sione che era il punto clou della festa , con un apparato scenografico imponente a

partire dai bambini vestiti da angioletti, passando per co-

loro che aprivano la proces-sione portando la croce grande ed i due candelabri,

per arrivare alle varie con-gregazioni, ognuna con la sua divisa: gli uomini con la

veste bianca ed il copri-spalle rosso, le Figlie di Ma-

ria col velo bianco, i terziari francescani, l’accompagna-mento, allora come oggi,

della banda, sotto l’occhio vigile della statua di Maria. La partecipazione era impo-

nente, non si poteva manca-re: era la funzione che chiu-

deva la festa e che allora si teneva la sera della domeni-ca. Solo dagli anni ottanta la

processione venne spostata al lunedì sera per permettere la risistemazione di vie e

piazze occupate dalla sagra. Dicevamo che la festa era in quegli anni essenzialmente

religiosa, anche se non man-cavano alcune bancarelle e

le “giostre” localizzate all’ingresso del paese nel prato dei “Galbià” di fronte

al fontanile San Francesco.

TAGLIO DELLA BOC-CIA - Ma era anche a tavola

che si assaporava il sapore della festa con il taglio della

“boccia” di salame: allora era consuetudine uccidere il maiale in inverno e conser-

varne (se ci si riusciva…) il salame migliore, a forma di boccia appunto, per il pran-

zo della festa patronale. E non poteva mancare il risot-to giallo, piatto caratteristico

per il quale i pozzuolesi erano famosi. Risotto che,

per una consuetudine ormai non più attuale, veniva of-ferto a pranzo, il lunedì do-

po la festa, a tutti i bambini dell’asilo delle suore. Come si vede si tratta di

piccoli momenti, che oggi possono sembrarci anche un

po’ demodé, ma che riem-pivano la voglia di tutti di ricominciare a far festa dopo

un periodo critico come quello della guerra.

GB

Porte trionfali e risotto giallo offerto all’asilo

All’origine, una festa decisamente religiosa, che coinvolgeva tutti nella preparazione e in processione

Amarcord

9

Una scultura di grande valore artistico che da oltre 100 anni alimenta la devozione

Le tradizioni sono fatte anche di segni e di simboli. Segni di

bellezza e di cura, «come negli angoli belli del nostro paese»; e simboli del ritmo della nostra

comunità, «dove qualcuno va più veloce e qualcun altro più lento, ma si cammina insieme»,

come ha ricordato don Alfonso al termine della solenne proces-sione che lo scorso 12 settem-

bre ha portato la statua di Ma-ria per le vie di Pozzuolo.

Proprio la statua della Vergine Maria, la “Madonna di Pozzuo-lo” custodita nella nostra chiesa

parrocchiale, è uno dei simboli più importanti della devozione che anima la nostra comunità.

Ogni anno da più di un secolo la portiamo in processione e

accendiamo di fronte a lei le nostre candele e le nostre spe-ranze. Ma la conosciamo dav-

vero? OPERA D’ARTE - La statua della Madonna di Pozzuolo,

infatti, non è solo bella, ma ha anche un valore artistico in gran parte sconosciuto in paese.

Le fotografie e la memoria sto-rica dei sacrestani la ricordano

incoronata da don Pietro Moz-zanica, indimenticato parroco di Pozzuolo Martesana negli

anni ’50. La statua, però, è molto più antica. È stata infatti realizzata nel 1911, e non da un

artista qualunque, bensì in una delle più celebri botteghe di

arte religiosa di inizio Nove-cento: la Ditta Nardini di Mila-no, fondata nel 1870 da Giu-

seppe Nardini, apprezzato scul-tore di statue in gesso e in le-gno distribuite per mezza Lom-

Quella statua segno di cura e di bellezza

bardia. «La prima fabbrica italiana di statue religiose, Via

Crucis artistiche e bassorilievi in ogni stile, dimensioni o ma-teria», diceva di sé stessa la

Ditta, che poteva vantare an-che di essere tra i fornitori dell'Arcidiocesi di Milano e di

numerose missioni all’estero.

Alla Ditta Nardini si deve la realizza-zione di numerose

statue della Vergi-ne e di santi custo-dite da secoli in

cappelle e portate in processione per

tutta l'area milane-se e lombarda. Fra queste quelle che

raffigurano la Nostra Signora di Caravaggio e Giannetta, traslate a fine Ottocento dalla

chiesa milanese di San Gottar-do in Corso al santuario di via Meda: un «lavoro riuscitissi-

mo», le definì nel 1902 “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei

Gesuiti, lo stesso ordine reli-

gioso di papa Francesco. Sta-tue dei Nardini si trovano ad

Imbersago, in provincia di Lecco, nel Santuario della Ma-donna del Bosco, nel varesotto,

nel comasco, nell’Alta Val Trebbia e in Valsassina, preci-samente nella chiesa di Sant'A-

lessandro di Bar-zio, per la quale

nel 1929 i Nardini realizzano una statua di Maria per

la grotta di Lour-des approntata nella chiesa, molto

apprezzata dal cardinale Schuster.

VAL GARDENA Proprio dalle mon-tagne arrivano

anche altre due statue pozzuo-lesi: quelle di Maria e di san Giuseppe lavoratore custodite

nella chiesa del Villaggio Fari-notti. Meno antica rispetto a quella della chiesa parrocchia-

le, la statua della Madonna del Villaggio – portata in proces-

sione in occasione della ricor-

L’opera fu

realizzata nel

1911 dalla ditta

Nardini di

Milano, una delle

più rinomate

Simboli di fede

Anni ‘50 nella chiesa parroc-

chiale di Pozzuo-lo: l’Incoronazio-

ne della Vergine e del Bambino,

voluta dal parro-co don Pietro

Mozzanica

10

Mia nonna Bambina come Maria

Mia a nonna si chiamava Bambina. Quando l’ho sentito per la prima volta l’ho trovato molto stra-

no. Tradotto in tedesco questo nome non dice un bel niente: kleinkind. Pensavo: “Chi chiama una bambina kleinkind? Già la bambina è piccola

(klein) e poi i genitori danno il nome Bambina... Volevano sottolineare che la piccola sarebbe rima-sta piccola per tutta la sua vita? Gente strana, que-

sti bisnonni. Pensavo così nella mia testa, con la solita ignoranza di chi non capisce gran che. Ma continuavo a pensare e vedendo sempre la foto

della nonna Bambina sul frigorifero in cucina dei miei suoceri il pensiero non usciva della mia testa.

Purtroppo non ho conosciuto la nonna e non pote-vo chiedere a lei il perché del suo nome. Quindi ho chiesto alla mia suocera e allo zio. Certamente me

lo hanno spiegato: i bisnonni hanno voluto dedica-to la vita della bambina a Maria.IN ONORE DELLA MADONNA - Questo mi

ha colpito: i genitori hanno dedicati la vita in ono-re della Madonna chiamando la figlia “Bambina”.

Mi è stata spiegato che un tempo moltissime veni-vano chiamate “Bambina” oppure “Maria Bambi-na”.

Questo mi ha fatto pensare anche in un‘altra dire-zione. E cioè: si dedicava la vita della figlia a Ma-ria e allo stesso tempo la nostra chiesa era intitola-

ta a Maria Bambina. Questo non è certo senza si-gnificato. Maria appena nata, piccola, fragile e all’inizio di

un cammino che nessun’altra donna ha mai per-corso. Maria ha dato vita al figlio di Dio e poi ha

dovuto assistere alla morte cruenta dello stesso

figlio. Tre giorni dopo ha vissuto la sua risurrezio-

ne. In tutto questo lei non ha mai smesso di cam-minare. Non si è mai fermata. Andava avanti fino

alla fine e dava sempre tutto di se stessa al Signore e agli altri. Guardando da questo punto ai miei bisnonni fa un

certo effetto. Essi hanno dedicato la vita della pic-cola Bambina a Maria. Più tardi nella sua vita la nonna Bambina ha sposato il nonno Carlo, “il

Biondo”, e insieme hanno fatto crescere i figli. Per il loro matrimonio un amico ha regalato loro una

Bambina di ceramica. Un simbolo della vita. Que-sto tipo di regalo era comune a quei tempi. I figli di Carlo e Bambina si sono a loro volta sposati e

tanti anni dopo è capitato che io mi trovo qui, avendo sposato la nipotina della nonna Bambina. Non mi sembra più per niente strano che tutto ab-

bia avuto inizio con la nonna Bambina. Sembra di più che dedicando la vita a chi presenta la vita stessa è la cosa più bella che si possa fare.

La Bambina che è stata regalata c’è ancora nella nostra famiglia. Maria è con tutti noi.

Peter Elmer

renza dell’Addolorata – proviene da Ortisei, in Val Gardena, e si

deve al talento di un altro artista del legno, Vittorio Moroder. Nella celebrazione di Maria a

Pozzuolo hanno poi un ruolo im-portante le reliquie, segni che uniscono Cielo e terra. La chiesa

parrocchiale ne conserva molte. Testimonianze umili, nascoste nella modestia dei reliquiari che

le custodiscono, che quasi le sot-

traggono all’occhio frettoloso. Fra di esse, la nostra chiesa ne

possiede una della Vergine Ma-ria, custodita insieme alla reliquia di un’altra Maria, santa Maria

Goretti, anch’essa emblema di verginità. TENEREZZA DI DIO - Passata

la festa, non lasciamo che il vec-chio proverbio popolare abbia la meglio. Rallegriamoci della sen-

sibilità e del buon senso di chi ha

conservato per tutti noi la memo-ria dei segni e dei simboli della

nostra comunità. Salutiamo allora Maria con le parole di papa Fran-cesco, contenute nella bolla di

indizione del Giubileo straordina-rio della Misericordia: «La dol-cezza del suo sguardo ci accom-

pagni in questo Anno Santo, per-ché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio».

(S.V.)

L’usanza di avere in casa una piccola culla con la Madonna piccina in fasce. E di dare il suo nome

La culla con Maria Bambina in ceramica avvolta in un candido vestitino da neonata. Un oggetto che in fogge più o meno raffinate e più o meno preziose non era

infrequente trovare nelle nostre case.

Devozione

11

Corsa per la vittoria

Applauso allo staff di cucina

Il Palio dei Rioni si è disputato nel cortile

dell’oratorio con vari tipi di giochi e di sfide

tra cui immancabili quelle a base di corsa

con le carriole e di corsa con i sacchi.

Alla fine la coppa è andata al Fontanile che ha regolato di

stretta misura il Con-vento (1195 punti con-tro 1175. Segue il Vil-laggio con 1005 men-

tre il Casello ha chiuso quarto con 755 punti.

Ecco il validissimo staff della cucina, che per varie serate ha fatto

contenti i palati di centi-naia di persone di tutte le età che si sono ritro-vate a cena in oratorio. Meritano il grazie finale per la dedizione e per la

bravura.

12

Parla padre Alberto Rocca, superiore della Famiglia del Cuore Immaco-lato di Maria di Bisentrate. La vocazione accesa dall’episodio di Gesù dodicenne ritrovato nel tempio e la devozione alla Madonna di Fatima

L’ultimo sole di un bel giorno di metà settembre colora di

luce calda il cortile della casa dei padri di Bisentrate, aia della vecchia cascina e chiostro, ad

un tempo, del nuovo convento, e il fondale di cielo al tramonto e di lago della cava. La nota

“cava del Rocca”. Padre Alber-to, superiore della comunità dell’Opera della Famiglia del

Cuore Immacolato di Maria, dedicata a No-

stra Signora del Santo Rosario di Fatima, è il figlio (cinquantunenne)

del Rocca “cavatore”, che ha raggiunto i 90 anni. Lo conoscono be-

ne, padre Alberto, i poz-zuolesi che frequentano

l’Opera in occasione degli incontri, dei ritiri spirituali o dei rosari

meditati, come anche i pozzuolesi che l’Opera non frequentano ma

riconoscono lui, o qual-cuno dei suoi confratel-li, accanto al nostro par-

roco, o in sua sostituzione, sull’altare della Messa, in pro-

cessione o nel confessionale. AMICIZIA IN CRISTO - Ciò accade, lo si capisce subito, per

un’amicizia cristiana, un senso di comunione, non per un ac-cordo organizzativo.

“Non c’è un antagonismo da conciliare ma una ricchezza da

condividere - spiega padre Al-berto – Io non mi concepisco come uno che ‘si mette a dispo-

sizione della parrocchia’ ma che appartiene all’unica chiesa, la quale si esprime nei suoi vari

doni e carismi. Lo Spirito che

anima me è lo stesso che anima tutti. Se si parte da questo, le correzioni di rotta, le necessarie

messe a punto, diventano dei dettagli”.

- Come ha maturato questa

convinzione? “Sin da piccolo ho sentito la

Chiesa come mia famiglia, una famiglia di respiro più grande della famiglia naturale”

- Lei è anche esperto di diritto

canonico, una disciplina che

studia con precisione natura,

compiti, differenze e confini dei

vari soggetti giuridici...

“Lo spirito del Diritto canonico, come ricordò Giovanni Paolo II, è la comunione con Dio e con la

Chiesa”. LE SUE PASSIONI - Padre

Alberto è figlio di un imprendi-tore sabiunatt (così erano nomi-nati una volta i cavatori), venuto

alla luce in quel di Agrate nel ’65. Ha fatto lo studente dalle elementari al liceo nelle scuole

cattoliche di Monza. Fin da gio-vane appassionato di auto di formula uno, di meccanica ed

aerodinamica, ha studiato inge-gneria all’Università di Milano, e

poi di Fisica nei secondi anni ’80. Poi, per farsi prete, ha fatto studi di Filosofia, di Teologia e, infine,

come dottorato, di Diritto canoni-co.

- La passione per la scienza e la

vocazione sacerdotale. Sembre-

rebbero due dimensioni antiteti-

che.

“No. Almeno, non in me. La mia passione per la scienza nasceva

dall’amore per la natura, per l’ar-monia, l’ordine, la bellezza del creato visto nella relazione con il

suo Creatore”.

- La vocazione al sacerdozio

quando si manifestò?

“Posso dire fin da ragazzino. Du-rante le lezioni e i ritiri per il ca-

techismo della prima comunione, ad Agrate, fui particolarmente

colpito dal Mistero evangelico del ritrovamento di Gesù dodicenne fra i dottori della Legge nel tempio. I genitori, Maria e Giuseppe, era-no angosciati perché non lo tro-

vavano più. E Gesù a loro: Ma non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio? Ecco,

I NOSTRI AMICI

Anch’io volevo occuparmi delle cose del Padre mio

La statua della Madonna di Fatima

a Bisentrate, presso l’Opera Nostra

Signora del Rosario di Fatima. A destra:

il lago della cava.

13

mi sentii come identificato in quelle parole; attraverso di esse

cominciai a scoprire il mio desi-derio di dedicarmi totalmente

all’opera del Signore”

- E questo spunto rimase? “Sì. Come una pietra miliare nel

cammino della mia vita. A parti-re dal catechismo per la prepara-zione alla Cresima, che feci a

Monza nella neonata parrocchia di San Pio X, che facevamo nel-

la casa del parroco perché non erano state ancora costruite le aule). Rimase in tutta la mia

giovinezza un punto fisso che mi fece sentire la Chiesa come la mia famiglia, come un orizzonte

più ampio, cui dedicarmi”.

- Tuttavia non entrò subito in

seminario. “Devo la decisione all’incontro con un confessore, padre Raschi,

di Genova. In realtà non mi par-lò della vocazione, ma mi ha fatto emergere con maggior

chiarezza il mio desiderio di dedicarmi al Signore. Attraverso

Buona la

partecipazione

alle iniziative

dell’Oratorio.

Cresce il

gruppo

animatori di lui conobbi anche il Messag-

gio della Madonna di Fatima, che mi sembrava alquanto sotto-valutato nella Chiesa”.

- Che cosa in particolare? “Primo, che la Madonna legge

con perspicacia la radice dei mali del nostro tempo e indica i rimedi: la preghiera e la peniten-

za. Cioè la domanda a Dio e il sacrificio della propria presun-zione e della propria violenza.

Secondo: che attraverso la Ma-dre Dio dimostra tutta

la sua attenzione mise-ricordiosa verso l’uo-mo”.

- E come mai scelse la

Famiglia dei Servi del

Cuore Immacolato di

Maria? “Perché ebbi modo di

incontrare, alle fine degli anni ’80, il suo fondatore, di parte-cipare ai primi incontri e ai ritiri

spirituali, sino al campo voca-zionale, al noviziato e all profes-sione definitiva”.

* * * La Famiglia si articola in tre Istituti, i Servi (80 sacerdoti e 15

fratelli), le Serve (40 suore), e i Laici. Per l’Italia essa ha avuto

nel il riconoscimento ecclesiasti-co da parte del presidente della

Conferenza episcopale, card.

Ruini. La sede centrale è a Ro-ma, le “opere” italiane sono at-tualmente a Birgi (Trapani),

Forlì, Montignoso (Firenze), Ostuni (Brindisi) e naturalmente

Bisentrate (Milano). Altre opere sono insediate in Portogallo, a Fatima, e in Brasile.

L’ATTRATTIVA - Il polo di Bisentrate esercita una forte at-trattiva: incontri per i giovani,

per le giovani famiglie, ritiri spirituali, rosari

(molto suggestivo quello in processio-ne sulle rive del

lago il giorno 13 dei mesi della bella stagione) a cui par-

tecipano centinaia e centinaia di perso-

ne, anche più di mille. Im-pressionante.

- Provo tuttavia a fare l’avvoca-

to del diavolo: vi è certamente

nella nostra società così forte-

mente scristianizzata, un diffu-

so bisogno di spiritualità. D’al-

tro canto è facile constatare, in

chi continua ad essere pratican-

te, una divaricazione tra la fede

e la vita. Si va in chiesa, si fa

fare la comunione e la cresima

ai figli, ma i criteri con cui si

Nel 1996.le Cave R.P.R. con-

tribuirono a ristrutturare

l’antica chiesa del borgo, d’in-

tesa con il parroco di Pozzuolo

don Arrigo Fogagnolo, ed il

presidente delle Cave, Mario

Rocca, propose di collocarvi

una effigie della Vergine di

Fatima, fatta venire proprio

dal Portogallo.

Si organizzò una missione, e

negli anni successivi si tennero

alcuni Convegni di spirituali-

tà.

* * *

Nell’ottobre 2002 venne eretta

la Comunità religiosa dei Ser-

vi del Cuore Immacolato di

Maria, dedicata a Nostra Si-

gnora del Santo Rosario di

Fatima, con il consenso

dell’allora Arcivescovo di Mi-

lano, il card. Carlo Maria

Martini, il quale benedisse

l’iniziativa come centro di spi-

ritualità in piena comunione

con la Chiesa locale. Da allora

si sono moltiplicate le iniziati-

ve e gli incontri e si è comin-

ciato a ristrutturare i luoghi

messi a disposizione con gene-

rosità dalle Cave R.P.R., con

un preciso piano di sviluppo.

* * *

Il nome dell’Opera è stato

ispirato dalla particolare de-

vozione alla Vergine di Fati-

ma, il cui Santuario in Porto-

Maria conosce i

mali del nostro

tempo e i rimedi

La cava, don Arrigo e... il Portogallo

Dal restauro della chiesetta al “sì” del cardinale Martini

Padre Alberto Rocca, 51 anni, nel cortile dell’”Opera”

di Bisentrate.

14

FATTI & PROGETTI

Scopo e attività del gruppo anziani, inserito nella pastorale diocesana e presente anche nella nostra parrocchia. L’adesione è libera

Terza età: sempre in movimento

giudicano le cose che contano –

gli interessi, il rapporto con gli

altri, i soldi, il sesso, ecc. – sono

facilmente gli stessi di chi non

crede. Condivide? E se sì, come

cercate di affrontare il proble-

ma? “Il nostro arcivescovo, card.

Scola, ha detto bene: la fede se non diventa cultura è morta. Cultura non nel senso di erudi-

zione, ma di consapevolezza e di capacità di giudizio. Si tratta di

avere sulla realtà lo sguardo di Gesù, che ci insegna Maria. Nei nostri raduni stimoliamo sempre

a un confronto tra il richiamo religioso e l’esperienza di vita, cercando di aiutarci insieme in

un cammino”.

- Che ha come meta ideale?

La consacrazione al Cuore Im-macolato di Maria. Nello spirito di Giovanni Paolo II che, dopo

l’attentato subito il 13 maggio del 1981, volle realizzare quanto chiedeva la stessa Madonna di

Fatima, e cioè la consacrazione della Russia e del mondo intero al suo Cuore Immacolato, come

strada del ritorno a Cristo. In questo spirito il card. Martini

approvò la fondazione della no-stra opera qui a Bisentrate, indi-candole come missione anche la

collaborazione con le parroc-chie”.

- A proposito di cardinali di

Milano: Montini, futuro Paolo

VI, già nel 1957 volle indire

una Missione al popolo rivolta

alla città, a tutti i suoi settori,

fabbriche e quartieri, scorgen-

do già i segni di uno scollamen-

to tra la Chiesa e la gente. “Abbiamo in animo un’azione

evangelizzatrice straordinaria anche qui. L’anno prossimo è il

centenario di Fatima. Avremo in ottobre la statua ufficiale della Madonna di Fatima, è sarà l’oc-

casione per una peregrinatio, cioè per momenti di celebrazio-ne e di preghiera itineranti che

possono preparare una vera e propria missione”.

Maurizio Vitali

Informazioni sull’opera e il calen-dario dettagliato delle iniziative sono reperibili sul sito

http://www.icmf.it.

Il Movimento Terza Età è un organizzazione laicale che opera

all’interno del piano pastorale della Diocesi di Milano, con specifico riferimento alla realtà

degli anziani. Nasce nel 1972 su intuizione dell’allora Arcivescovo Giovan-

ni Colombo che, in risposta al fenomeno del progressivo au-mento delle aspettative di vita,

favorì la nascita di un progetto pastorale specifico a favore de-

gli anziani. Nel 1995 il 47° Sinodo Diocesa-no ne riconfermò la funzione ed

il valore e nel maggio del 1997 il cardinale Carlo Maria Martini ne approva lo statuto.

Fondamento del movimento è “l’evangelizzazione e la promo-

zione umana dell’anziano”. In altre parole favorire la scoper-ta del senso cristiano di questa

età della vita proponendo e pro-muovendo lo sviluppo mediante la formazione permanente reli-

giosa, spirituale, culturale e so-ciale.

Il Movimento si rivolge princi-palmente alle persone credenti

(ma anche ai non credenti) in età pensionabile. E’ presente in molte parrocchie

della Diocesi e si articola in gruppi a livello parrocchiale che fanno riferimento a organi deca-

nali, zonali e diocesani. Il gruppo parrocchiale è la strut-tura base del movimento, il luo-

go privilegiato dove si concre-tizzano la formazione, l’amici-

zia, la solidarietà ed il piacere di stare insieme. La partecipazione è libera anche

se è prevista un’adesione forma-le (un iscrizione di 10 euro l’an-no) che dà diritto a ricevere sei

numeri della rivista Il Dialogo ed il Catechismo del M.T.E.

(Movimento Terza Età). Nel prossimo numero potrete

trovare ulteriori notizie ed infor-mazioni sul Movimento.

Mario Vidari

Preghiera dell’anziano

Signore, insegnami a invecchiare! Convincimi che la società non compie alcun torto verso di me, se mi va esonerando da responsabilità, se ha indicato altri a subentrare al mio posto. Che io colga, in questo graduale distacco dalle cose, uni-camente la legge del tempo, e avverta, in questo avvicendamento la tua Provvidenza che nel susseguirsi delle stagioni rinnova continua-mente la vita Fa, o Signore, che io sia ancora utile, contribuendo con l'ottimismo e con la preghiera , guardando con fiducia al mondo in trasfdorma-zione senza rimpianti sul passato. Perdona se solo oggi, giunto quasi alla sera della mia lunga giornata, riesco a capire quanto tu mi hai amato e aiutato. Signore aiutami.

15

ORATORIO & DINTORNI

MILANO, 1 LUGLIO

Appena arrivati a Milano siamo entrati in una chiesetta dove ci stava aspettando una signora: la

nostra guida; ci ha consegnato dei librettini su cui c'erano tutte

le informazioni sui luoghi che avremmo visitato quel giorno. Abbiamo visito tanti posti e fat-

to dei giochi tutti insieme. Prima di salutarci la guida ha detto che c'era un premio: tutti si aspetta-

vano qualcosa di materiale, in-vece era l'avventura vissuta quel

giorno! Questa gita mi è piaciuta perchè abbiamo visitato moltis-simi luoghi e perchè ho vissuto

una divertente avventura a Mila-no.

(Nadia, I media)

Hanno tra gli 11 e i 13 anni. Hanno partecipato alle “escursioni del venerdì”: Parco avventura dei Piani d’Erna, Floating Piers sul lago d’Iseo, Museo diocesano, Acquatica Park. Ecco i loro racconti

Sofia, Luca, Nadia e Maxim: piccolo diario delle gite estive

PIAN D’ERNA, 17 GIUGNO Quando siamo arrivati al parco sospeso abbiamo iniziato la

giornata facendo il percorso basso, di istruzione, per capire

come muoverci. Dopo abbiamo fatto un percorso più lungo e più alto mentre i bambini piccoli ne

hanno fatto uno basso con la carrucola. Dopo un'ora e mezza siamo andati a valle dove c'era

una pista dove giocare con dei gommoni. Abbiamo pranzato e

nel pomeriggio siamo rimasti nel parco a giocare. Prima di prendere la strada in salita che

portava alla funivia, per concludere la giornata, siamo andati in una piccola chiesa a

pregare. Questa gita mi è piaciuta perchè mi piacciono le

avventure e quel giorno ne ho vissuta una bellissima.

Sofia, V elementare

Turisti a Milano

Caccia ai tesori

con sorpresa

Cammino sull’acqua

Acquapark e ombra

Ma come oscilla

quella passerella

Avventura

in carrucola

LAGO D’ISEO, 24 GIUGNO

Quando siamo arrivati abbiamo

preso un pullman che ci ha ac-compagnati fino alla passerella. Abbiamo attraversato il lago e

siamo arrivati a Montisola, do-ve abbiamo pranzato. Dopo aver attraversato di nuovo il

lago, ci siamo fermati all'orato-rio di Iseo dove abbiamo gioca-to tutti insieme e poi siamo tor-

nati in oratorio a Pozzuolo La gita mi è piaciuta molto per-

chè mi immaginavo che la pas-serella si muovesse di meno e che fosse più stretta.

Luca, V elementare

ACQUATICA, 8 LUGLIO - Arrivati al parco acquatico abbiamo cercato una zona all'ombra che diventasse il nostro punto di ritrovo. Dopo siamo entrati in piscina e abbiamo provato tutti gli scivoli del

parco, divisi per età e accompagnati dagli animatori. Abbiamo pran-zato tutti insieme e poi fatto alcuni giochi. Nel pomeriggio siamo

tornati sugli scivoli e per concludere la giornata, una volta tornati a

Pozzuolo, abbiamo fatto merenda insieme con un ghiacciolo.

Maxim, II media

Il ghiacciolo dopo la piscina

Parco sospeso

16

ORATORIO & DINTORNI

ste tre giornate abbiamo potuto

verificarci su quanto accaduto nel-le lunghe settimane estive, proget-tare le nostre personali scelte di

"Bene" -in linea con il tema propo-sto agli oratori milanesi per i pros-

simi mesi ovvero la scelta del bene - e poi renderle concrete e da rea-lizzarsi nel nostro oratorio, ognuno

in base ad un proprio ruolo e se-condo un preciso calendario. Serviva recuperare l'idea del pen-

sare insieme e costruire qualcosa che nascesse da un lavoro di grup-

po, il tutto scandito da alcuni mo-

menti di riflessione che aiutas-

sero a spalancare la mente. Ci siamo fatti quindi guidare da alcune parole di Santa Ma-

dre Teresa che ci spinge a dare sempre il meglio di sé; abbia-

mo letto tra le righe dei salmi l'importanza della ricerca della verità e infine abbiamo prega-

to guardando il cielo e le stelle che non si stancano di inse-gnarci a tenere lo sguardo

aperto sull'infinito e sul Bene più prezioso. Si è parlato tanto

e ci si è confrontati su diversi aspetti dell'essere parte dello stesso oratorio, lontano dal

solito cortile ma con la voglia di tornare a casa per esserne l'anima.

Gabriele Pendola

Il 16 luglio alle ore 9.30 noi, ra-

gazzi dell’oratorio, siamo partiti per trascorrere una settimana a Grumes. Non appena siamo arri-

vati abbiamo lasciato le valigie in ostello e ci siamo sistemati nella

camere, prima di visitare il paese. Durante la settimana abbiamo fatto quattro passeggiate: una

breve per ambientarci, una verso i masi, una a Potzmauer e durante l’ultima siamo giunti a un torren-

te percorrendo la strada degli antichi mestieri.

Quest'anno, come oratorio, ab-

biamo scelto di ritagliarci i primi 3 giorni del mese di settembre per pensare insieme all'anno pa-

storale che ci attende. Quindici animatori insieme ai loro educa-

tori e responsabili hanno scelto di tornare in montagna (la stessa meta scelta per il campo estivo

coi ragazzi nel mese di luglio), a Grumes (TN) dove regna il mot-to "Vivi slow!", luogo dunque

ideale per riposare il corpo e far lavorare la mente. Obiettivo rag-

giunto in quanto nell'arco di que-

La chitarra e i falò sui monti di Grumes

IL BOSCO E I MULINI - Con l’aiuto della guida natura-

lista Sandro abbiamo iniziato un percorso che ci ha condotto prima attraverso il bosco a ve-

dere una segheria, due mulini e una fucina e poi ci ha spiegato alcune cose su animali e piante.

Abbiamo scoperto che la radice della felce selvatica, una volta pulita, si può mangiare ed è

dolciastra. Siamo arrivati alla fine del sentiero, fino al fiume

Avisio dove alcuni hanno avu-

to la possibilità di fare il bagno e rinfrescarsi. Il ritorno è stato

difficile e meno istruttivo ma si è concluso con una buona me-renda.

Giovedì siamo andati a visitare Trento. All’inizio della giornata ci siamo recati a un castello.

Abbiamo visto il Duomo e poi siamo andati al Museo: un edifi-cio a sei piani di cui ognuno

aveva un tema diverso (la gla-ciazione e la preistoria, i dino-

sauri). La sera gli animatori han-no organizzato un gioco specia-le: un mistero di paurosa da ri-

costruire per indovinare il colpe-vole. DESIDÉRI - La sera prima di

partire abbiamo aiutato gli ani-matori a prendere la legna per il

falò che era stato organizzato in una parte del giardino dell’ostel-lo. Ci siamo messo tutti in cer-

chio, Gabriele e Beatrice Galbi-gnani suonavano la chitarra e tutti abbiamo cantato alcune

canzoni insieme. Ognuno di noi ha poi scritto su un bigliettino un suo desiderio e per conclude-

re la serata, a turno, abbiamo bruciato i nostri desideri nel

falò. Questa vacanza ci è pia-ciuta molto perché siamo stati insieme ad amici e animatori;

nonostante le camminate, è stata proprio una bella esperienza.

Luca Tauriello-Giovanni Cucè

Animatori, mini-convention con lo sguardo all’Infinito

VACANZE Sopra: Il gruppo

dei ragazzi durante una visita a Trento.

In basso a destra: animatori a

Grumes.

17

ORATORIO & DINTORNI

L’esperienza di Cracovia per l’incontro mondiale dei giovani con il Papa

Noi, Francesco e milioni di amici

Alla GMG (giornata mondiale

della gioventù) del 2016 hanno partecipato anche 12 animatori dell’oratorio di Pozzuolo Marte-

sana. Con lo zaino in spalla sia-mo partiti lunedì 25 luglio, ab-

biamo fatto un viaggio in aereo tutti insieme per arrivare a Cracovia,

in Polonia, dove avremmo trascorso una settimana insieme ai

milioni di altri ragazzi provenienti da tutto il

mondo cristiano. Noi di Pozzuolo abbia-mo alloggiato in alcune

famiglie che si sono rese dispo-nibili appena fuori Cracovia, in un paesino di nome Wiélizcka,

insieme a molti altri ragazzi ita-liani.

MINIERE DI SALE - Durante

la settimana abbiamo partecipato a diverse attività organizzate dai responsabili della GMG, come la

catechesi alla mattina, la messa nel campo all’aperto, la Via Cru-

cis. Una mattina abbiamo anche visitato le famose miniere di sale del paesino dove erano ospiti,

scendendo scalini fino ad arrivare a 130 metri sotto terra. ENGLISH - Un giorno siamo

entrati nel castello di Cracovia, sulla cima di una collina, dentro a

cui abbiamo visitato le stanze reali e tutto il corredo. Gli orga-nizzatori avevano fornito moltis-

simi oggetti ai pellegrini, tra cui zaino, mappe, radio, pile, teli enormi, cappellini, k-way e molto

altro. Durante la settimana mangiavamo

in giro per Cracovia, conoscendo giorno dopo giorno sapori diversi da quelli soliti. Per la durata della

vacanza si è parlato principal-mente inglese, dando sfoggio del-le nostre “fantastiche abilità lin-

guistiche”… e non sono mancati momenti imbarazzanti e spiritosi per questo.

FAMIGLIE OSPITALI - Le famiglie presso cui alloggiavamo

erano molto ospitali verso di noi, sempre pronti a portarci dove dovevamo andare e ad offrirci a

qualsiasi ora del giorno (e della notte, ahimè) qualcosa da man-giare o bere, per farci sentire a

nostro agio. Un giorno ci hanno perfino prepa-

rato un pranzo tipico polacco, e noi alla sera, per sdebitarci, ab-biamo cucinato per loro un bel

piatto di pasta al sugo, che ha

riscosso successo. Così, per

circa otto giorni abbiamo preso parte a tutte le attività organiz-zate, incontrando anche amici

di paesi vicini a Pozzuolo, cosa molto difficile, tenendo conto

della marea di gente che girava per le strade. In treno, in pullman, lungo le

vie di Cracovia bastava poco per farsi riconoscere da tutti come italiani, l’inno d’Italia

urlato a squarciagola, o qual-siasi canzone tipica italiana

faceva partire un coro a cui si aggiungevano, quando riusci-vano, persone di qualsiasi na-

zione. Era molto comune lo scambio di bandiere, di cappellini, di

bandane tra i ragazzi che si incontravano per strada, e que-

sto accentuava ancora di più il sentirsi tutti uguali, tutti più vicini di quanto si pensi, tutti

pronti a regalare quell’oggetto amato a qualcuno che lo vuole, anche se non l’hai mai visto

prima.

VEGLIA CON FRANCE-SCO - Una notte abbiamo assi-

stito, dormendo in un campo d’erba all’aperto, alla veglia di

Papa Francesco, insieme ad altri milioni di persone. È stata un’esperienza fantasti-

ca, sembrava di essere tutti parte di qualcosa di grande, tutti collegati da questi teli

enormi di plastica che sono stati il nostro letto quella notte.

Quando siamo tornati abbiamo capito di aver lasciato là un po’ di noi stessi.

Francesca Nolli

Quella notte di veglia

con il Papa e con

milioni di giovani

sentivamo di far parte

di qualcosa

di più grande

18

LA BACHECA DELL’ORATORIO

19

LA BACHECA DELL’ORATORIO

20

LA BACHECA DELL’ORATORIO

21

LA BACHECA DELL’ORATORIO

22

“ spettacolo Ambrogio il Vescovo.

Si è trattato di una rilettura da parte del gruppo teatrale LabAr-ca di Milano di alcune delle pre-

diche più interessanti del Santo Patrono della nostra diocesi.

IN DIALETTO - Due attori hanno letto le prediche prima in latino e poi in italiano mentre un

terzo interprete, l’attore dialetta-le pozzuolese Claudio Banfi, ne ha dato un’interpretazione in

dialetto come succedeva a quei tempi per far sì che anche il po-

polo potesse essere reso parteci-pe della parola del Vescovo. Il tutto arricchito da musiche

dell’epoca e dall’austerità archi-tettonica della nostra chiesa fran-cescana

MOSTRE - Il tradizionale ap-puntamento con la festa patrona-

le è stato dedicato alla Misericor-dia con una Mostra che, con pan-nelli, scritti e documenti, invita-

FATTI & PROGETTI

Sono state molte le iniziative promosse in chiesa San France-sco per la ricorrenza dell’anno

della Misericordia. Per celebrare gli ottocento anni

del Perdono di Assisi (2 agosto 1216-2 agosto 2016) la Parroc-chia di Pozzuolo e l’associazio-

ne Cardinale Peregrosso hanno invitato a celebrare la S.Messa del 2 agosto in chiesa San Fran-

cesco a Pozzuolo Martesana il vescovo ausiliario della Diocesi

di Milano mons. Paolo Martinel-li. Mons. Martinelli è un france-scano appartenente all’ordine

dei Frati Minori Cappuccini ed è stato nominato vescovo da Papa Francesco nel 2014. A concele-

brare con lui erano presenti il nostro parroco don Alfonso,

don Giuseppe Cardani, parroco emerito di Trecella e padre Al-berto Rocca, della Famiglia del

cuore immacolato di Maria di Bisentrate. QUASI UNA LECTIO - La

partecipazione, nonostante il periodo di ferie ed il caldo, è stata grande, confermando la

grande devozione della nostra comunità per la ricorrenza del

Perdono di Assisi. Perdono di Assisi che, come ha eloquente-mente spiegato mons. Martinelli

nel corso della sua omelia (quasi una lectio), è un indul-genza chiesta da San Francesco

di Assisi a Papa Onorio III so-prattutto per i poveri. Infatti, a

differenza di quanto era prassi in quei tempi, Francesco fece ri-chiesta al Papa che ai fedeli non

venisse richiesto alcun esborso economico, ma fosse sufficiente

recarsi in visita alla chiesetta

della Porziuncola. Successiva-mente la possibilità dell’indul-genza venne estesa anche ad una

qualsiasi chiesa francescana o basilica minore o chiesa parroc-

chiale. Quest’anno, inoltre – ha conclu-so Padre Martinelli - la ricorren-

za assume un particolare signifi-cato in quanto l’ottavo centena-rio del Perdono di Assisi coinci-

de con l’anno Santo della Mise-ricordia.

IMMAGINETTA - E per ricor-dare questa felice coincidenza l’associazione Cardinale Pere-

grosso ha stampato un’immagi-netta commemorativa che è stata distribuita ai fedeli intervenuti

alle celebrazioni. * * *

Terminate le celebrazioni per il Perdono la Chiesa di San Fran-cesco ha riaperto i battenti ve-

nerdì 9 settembre per ospitare lo

Giubileo con S. Ambrogio Dante e il perdono di Assisi

La celebrazione nella chiesa di San Francesco con mons. Paolo Martinelli, frate minore cappuccino e vescovo ausiliare di Milano. Le lettere del Padre della Chiesa tradotte in dialetto per il popolo

Un’indulgenza

speciale che

Francesco

chiese a Papa

Onorio III

per i poveri:

non c’era da

fare offerte

in danaro

23

Il Poverello di Assisi e il Sommo Poeta: va in scena un Canto memorabile della Commedia. Parla l’autore e interprete, Riccardo Moratti

va il visitatore fare un breve viaggio nel mondo della Miseri-

cordia Francescana. Inoltre sono state esposte una decina di opere a rappresentare

come il gruppo dei pittori poz-zuolesi ha interpretato l’Anno

Santo della Misericordia. * * *

IN PROGRAMMA -

Questo per quanto riguarda il già avvenuto, mentre per il futu-ro e per concludere degnamente

questo anno della Misericordia, l’Associazione Cardinale Pere-

grosso ha messo in cantiere altri due momenti dedicati alla ricor-renza di San Francesco ad otto-

bre. Sabato 1 ottobre alle ore 18 la messa prefestiva in chiesa San

Francesco sarà celebrata da Mons .Paolo Martinelli e alle ore 21 potremo assistere ad uno

spettacolo inedito che avrà co-me filo conduttore San France-

sco e la Divina Commedia di Dante Alighieri.(vedi articolo qui accanto).

Sabato 8 ottobre infine la con-clusione della stagione con il VII convegno francescano in-

centrato su San Francesco e la Misericordia.

G.B.

Nel mezzo del cammin di sua e

nostra vita…. Sarà Riccardo Moratti, sabato 1 ottobre, con la prima del suo

spettacolo: “Dante e Francesco nel mezzo del cammin di sua (e

nostra) vita”, ad inaugurare le iniziative previste in chiesa San Francesco per la ricorrenza del-

la festività del santo patrono d’Italia. Lo spettacolo fa parte del pro-

getto Letterevive che si propo-ne di offrire occasioni per (ri)

scoprire i grandi capo-lavori della letteratura sotto una luce nuova ed

accattivante. Di questo nuovo impe-gno abbiamo parlato

con l’autore.

- Riccardo come è nata

l’idea di questo spetta-

colo? “Dopo l’esperienza

dello scorso anno, con le serate dedicate alla Divina Commedia, ho accolto

con piacere l’invito dell’Asso-ciazione Cardinale Peregrosso di approfondire due delle figure

più importanti della storia ita-liana come Dante Alighieri e

Francesco d’Assisi, che hanno certamente prodotto un cambia-mento profondo nella religione

e nella letteratura. E poi devo dire che l’ambientazione dello spettacolo nella chiesa di San

Francesco a Pozzuolo mi ha stimolato moltissimo per le

sensazioni e le atmosfere che può trasmettere” .

- Pur senza entrare nel detta-

glio, puoi darci qualche indi-

San Francesco del Paradiso

L’attore pozzuolese Claudio Banfi, durante lo spettacolo teatrale “Ambrogio il Vescovo”, messo in scena nella chiesa di San Francesco il 9 settembre

cazione sullo spettacolo? “Partendo dal Canto XI del Pa-

radiso (quello di Francesco ap-punto) cercheremo di arrivare a mettere in luce quanto il model-

lo di San Francesco abbia rap-presentato per Dante molto più che un semplice riferimento cul-

turale. Fin dagli anni della sua giovinezza Dante trova in Fran-cesco un vero e proprio maestro:

ai suoi occhi è lui il sole a cui gli uomini del suo tempo devo-

no guardare se vogliono co-struire un mondo nuovo e se vogliono

ridare vita non solo ad una Chiesa in crisi, ma anche ad

una società che sta perdendo i suoi valo-

ri fondanti.”

- Conoscevi già la

chiesa San France-

sco di Pozzuolo? “Si, ho avuto occa-sione di apprezzarne

la bellezza e l’austerità alcuni anni fa quando mi sono esibito durante la stagione musicale di

maggio con l’orchestra melzese Guido d’Arezzo”.

Due notizie ora su Riccardo Mo-ratti: nasce a Melzo nel 1975. Oltre alla laurea in Lettere è

diplomato in violino presso il Conservatorio di Milano. Attual-mente è docente di Lettere pres-

so il liceo dei Salesiani di Trevi-glio.

I suoi spettacoli sono stati repli-cati in vari teatri della zona , dal Trivulzio di Melzo, all’Argentia

di Gorgonzola al Teatro Nuovo

G.B.

Per il poeta

è lui il sole

cui guardare

per costruire il

mondo nuovo

24

[email protected] SCRIVICI

N. 5 - AUTUNNO 2016 - Supplemento de “La domenica” -

Autorizzazione Tribunale di Milano 16.5.1978 - Direzione e

amministrazione: Parrocchia Natività di Maria, 20060 Pozzuo-

lo Martesana, Via Manzoni 2 - Stampato in proprio

Battesimi

Cantoni Anna Marie

Cantoni Linda Marie

Matrimoni

Testa Marco e

Politi Laura

Cantoni Davide e

Galbiati Elena

Funerali

Perego Maria Carmen

Pavesi Alessandro

Scioscioli Calogera

Brambilla Mario

Corti Armando

Bruschi Lorenzo

Invernizzi Pierina

Sala Luciano

ANAGRAFE APPUNTAMENTI IN PARROCCHIA

Anghinoni Cristina

Astone Melania

Barzaghi Andrea

Betti Aurora

Bossi Daniele

Buzzini Erika

Carboni Federica

Carboni Gabriele

Carta Davide

Colombo Matteo

Conti Sbaratozzo Alice

De Quarto Francesca Diella Michele

Di Maggio Francesco Dragone Elisa

Fassari Giorgia

Ferrari Rossella

Fucci Anna Maria

Gallonzelli Giulia

Giuliani Arianna

Grassi Giorgia

Lanzini Chiara

Luzietti Davide

Maltecca Gabriele

Mallozzi Emanuele

Mallozzi Thomas

Meregalli Jacopo

Muggiolu Matteo

Ndrenaj Denisa

Nisselino Luca

Orsini Christian

Papasidero Eugenio

Papetti Lorenzo

Pavesi Matteo

Pezzaglia Nadia

Pezzaglia Maxim

Serbelloni Jacopo

Sudati Sara

Tartaglia Giulia

Trezzi Tommaso

Trovato Fabrizio

Vertua Giorgia

CATECHISMO CRESIMANDI

SOMMARIO

EDITORIALE

Verso la visita pastorale del card. Scola

LA FESTA

3 Si ricomincia da Maria

e dai quattro rioni

5 Un palio rinato per partecipare

8 Amarcord: le porte

trionfali

9 La statua in processione

segno di bellezza

10 Maria Bambina era mia nonna

I NOSTRI AMICI

12 Intervista a

Padre Alberto Rocca:

FATTI & PROGETTI

14 Terza età in movimento

ORATORIO & DINTORNI

15 Piccolo diario delle gite

estive

16 La chitarra e i falò

sui monti di Grumes

17 La mini convention

degli animatori

17 A Cracovia dal Papa coi giovani di tutto il mondo

18-21

La bacheca dell’oratorio

22 S.Francesco nel Paradiso

di Dante

SABATO 1 OTTOBRE ore 15 in chiesa parrocchiale: s. Cresima amministrata

da S.E. mons. Paolo Martinelli ofm cap, vescovo ausi-liare.

ore 18 nella chiesa di s. Francesco: s. Messa presiedu-

ta da mons. Martinelli.

ore 21 nella chiesa di s. Francesco: spettacolo "Dante e

Francesco: nel mezzo del cammin di sua (e nostra)

vita" di Riccardo Moratti.

DOMENICA 2 OTTOBRE ore 15.30 in chiesa parrocchiale: preghiera di affida-

mento a Maria dei bambini battezzati nell'ultimo anno.

Segue rinfresco in oratorio offerto dalla parrocchia

DOMENICA 9 OTTOBRE

Festa dell'oratorio

ore 10.30 mandato ai catechisti e agli animatori.

Nel pomeriggio in oratorio: iscrizione al catechismo e giochi genitori-figli

DOMENICA 16 OTTOBRE

ore 10.30: anniversari di matrimonio (10, 25 anni e poi ogni quinquennio, specialmente 50). Iscrizioni in casa

parrocchiale o in sagrestia dopo le messe

ELEMENTARI

ore 16.45- 17.45

seconda: giovedì

terza: venerdì

quarta: martedì

quinta: mercoledì

MEDIE

ore 15.30-16.30

prima: giovedì

seconda: venerdì

terza giovedì

ANIMATORI E

GRUPPO GIOVANI

martedì

ore 20.45 - 21-45