Crociere d'oro. Per chi? - corrierefiorentino.corriere.it · DIETRO AL CUOIO SPUNTA UN RESORT D ici...

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Lunedì, 20 Giugno 2016 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Export e turismo, la Toscana fa i conti con l’ipotesi Brexit 2 Territori L’opportunità del bio: con la certificazione reddito su anche del 20% 5 Scenari Occupazione su, ma senza contratto è ancora crisi 7 Crociere d’oro. Per chi? Crescono gli sbarchi a Livorno, nel 2017 saranno quasi 900 mila passeggeri, e il porto di Piombino si sta attrezzando per seguirne le orme Per la costa toscana può essere una grande occasione, ma va gestita: il rischio è che di quella ricchezza sul territorio resti ben poco Strategia cercasi NAVIGANTI, TESORI E PARADOSSI di Carlo Nicotra Q uasi un milione di crocieristi sbarcheranno nel porto di Livorno durante il prossimo anno, racconta Silvia Ognibene nel dossier che apre questo giornale. Nel 2015 erano meno di settecentomila, quest’anno circa ottocentomila. Una crescita costante, un giro d’affari sempre più ampio, tanto che anche il porto di Piombino si sta attrezzando per ritagliarsi una propria fetta. Ma un affare per chi? Certamente per i porti in cui i crocieristi sbarcano, visto che gli armatori pagano alle autorità portuali cinque euro a passeggero; per il resto della Toscana forse no, invece, visto che il turismo dei naviganti in sosta forzata — sballottati su pulmini o Ncc all’outlet di turno o nel più classico dei tour mordi- e-fuggi tra il Duomo di Firenze e la Torre di Pisa — rischia di lasciare quasi nulla alla nostra regione. Anzi di danneggiarla, andando ad aumentare la pressione sui centri storici già messi a dura prova dai flussi turistici «di terra», per così dire. Ecco servito il paradosso, con l’aumento dei turisti che anziché portare nuova ricchezza, e magari anche nuovi posti di lavoro, finisce per essere un fattore di impoverimento. Serve una strategia, urgentemente, per cambiare almeno in parte i flussi dei turisti; convincerli a spendere un po’ del loro tempo, e del loro denaro, sul territorio. E servono regole. Senza cedere alla difesa cieca del proprio cortile, visto che il turismo rappresenta la principale fonte di ricchezza per una buona fetta della Toscana. © RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Ognibene Sguardi L’IMPORTANTE È TESTIMONIARE È l’ora dei testimonial. Per le elezioni amministrative appena concluse è scesa in campo la meglio genìa dei calciatori, attori, cantanti, a sostegno dei candidati sindaci, poco importa se poi alcuni non erano neanche residenti in quel Comune. L’importante è testimoniare. Sicché Costantino della Gherardesca, Victoria Cabello, Davide Oldani, Nicola Savino, Enrico Bertolino e Paola Turci si sono schierati per Beppe Sala. Giorgio Armani, Dario Fo e Ornella Vanoni hanno scelto Stefano Parisi. A Roma, Luciano Casamonica — e questo è stato un endorsement raffinato — ha scelto Roberto Giachetti, mentre Gianni Alemanno ha votato Virginia Raggi, così come Sabrina Ferilli, Antonello Venditti e il solito Fo. Lo stesso Fo, peraltro, è nel comitato del No al referendum, laddove ci sarà un altro giro di testimonial. Sarà il trionfo della società civile in soccorso alla politica; il trionfo del video appello per il Sì e per il No. Tutti ma proprio tutti diranno la loro, in omaggio al principio gentista, secondo cui chiunque può parlare di qualunque cosa. Cantanti e calciatori si divideranno in fronti avversi e non mancherà più nessuno in questa passerella di star. Si schiereranno pure quella gialla dei Teletubbies e il mostro di Düsseldorf. @davidallegranti © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera

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Lunedì, 20 Giugno 2016 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoExport e turismo,la Toscana fa i conticon l’ipotesi Brexit

2

TerritoriL’opportunità del bio:con la certificazionereddito su anche del 20%

5

ScenariOccupazione su,ma senza contrattoè ancora crisi

7

Crociere d’oro. Per chi?Crescono gli sbarchi a Livorno, nel 2017 saranno quasi 900 mila passeggeri,

e il porto di Piombino si sta attrezzando per seguirne le ormePer la costa toscana può essere una grande occasione, ma va gestita:

il rischio è che di quella ricchezza sul territorio resti ben poco

Strategia cercasi

NAVIGANTI,TESORIE PARADOSSIdi Carlo Nicotra

Quasi un milione dicrocieristi sbarcheranno nelporto di Livornodurante il prossimo

anno, racconta Silvia Ognibene nel dossier che apre questo giornale. Nel 2015 erano meno di settecentomila, quest’anno circa ottocentomila. Una crescita costante, un giro d’affari sempre più ampio, tanto che anche il porto di Piombino si sta attrezzando per ritagliarsi una propria fetta. Ma un affare per chi? Certamente per i porti in cui i crocieristi sbarcano, visto che gli armatori pagano alle autorità portuali cinque euro a passeggero; per il resto della Toscana forse no, invece, visto che il turismo dei naviganti in sosta forzata — sballottati su pulmini o Ncc all’outlet di turno o nel più classico dei tour mordi-e-fuggi tra il Duomo di Firenze e la Torre di Pisa — rischia di lasciare quasi nulla alla nostra regione. Anzi di danneggiarla, andando ad aumentare la pressione sui centri storici già messi a dura prova dai flussi turistici «di terra», per così dire. Ecco servito il paradosso, con l’aumento dei turisti che anziché portare nuova ricchezza, e magari anche nuovi posti di lavoro, finisce per essere un fattore di impoverimento. Serve una strategia, urgentemente, per cambiare almeno in parte i flussi dei turisti; convincerli a spendere un po’ del loro tempo, e del loro denaro, sul territorio. E servono regole. Senza cedere alla difesa cieca del proprio cortile, visto che il turismo rappresenta la principale fonte di ricchezza per una buona fetta della Toscana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Ognibene

Sguardi

L’IMPORTANTEÈ TESTIMONIARE

È l’ora dei testimonial. Per le elezioni amministrative appena concluse è scesain campo la meglio genìa dei calciatori,

attori, cantanti, a sostegno dei candidati sindaci, poco importa se poi alcuni non erano neanche residenti in quel Comune. L’importante è testimoniare. Sicché Costantino della Gherardesca, Victoria Cabello, Davide Oldani, Nicola Savino, EnricoBertolino e Paola Turci si sono schierati per Beppe Sala. Giorgio Armani, Dario Fo e Ornella Vanoni hanno scelto Stefano Parisi. A Roma, Luciano Casamonica — e questo è

stato un endorsement raffinato — ha scelto Roberto Giachetti, mentre Gianni Alemanno ha votato Virginia Raggi, così come Sabrina Ferilli, Antonello Venditti e il solito Fo. Lo stesso Fo, peraltro, è nel comitato del No al referendum, laddove ci sarà un altro giro di testimonial. Sarà il trionfo della società civile in soccorso alla politica; il trionfo del video appello per il Sì e per il No. Tutti ma proprio tutti diranno la loro, in omaggio al principio gentista, secondo cui chiunque può parlare di qualunque cosa. Cantanti e calciatori si divideranno in fronti avversi e non mancherà più nessuno in questa passerella di star. Si schiereranno pure quella gialla dei Teletubbies e il mostro di Düsseldorf.

@davidallegranti© RIPRODUZIONE RISERVATA

di David Allegranti

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FI

2 Lunedì 20 Giugno 2016 Corriere Imprese

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C osa potrebbe succedereall’economia toscana se al

referendum del 23 giugno la spuntasse «Brexit» e la Gran Bretagna uscisse dall’Ue? Difficile quantificare le ricadute, ma alcuni studi indicano il (rilevante) valore delle relazioni commerciali con il Regno Unito. Secondo ReteSviluppo, nel 2015 la Toscana ha esportato verso Londra merci per un miliardo e 800 milioni di

euro, in crescita del 17% rispetto al 2009. Firenze negliultimi 6 anni ha raddoppiato il valore dei rapporti economici con la Gran Bretagna, portandosi oltre 580 milioni. Seguono Arezzo (377 milioni) e Lucca (263 i) grazie, rispettivamente, alle lavorazioni orafe e al cartario. A trainare la crescita sono stati i prodotti tessili (+54%), l’abbigliamento (+78%) e gli articoli in pelle

(+71): a queste tre voci si deve un terzo delle esportazioni oltre la Manica. «Una riduzione, anche solo di qualche punto percentuale, farebbe perdere centinaia di migliaia di euro alle aziende della Toscana — commenta Francesco Acciai di ReteSviluppo — Se da un lato non è pensabile che la Gran Bretagna azzeri gli acquisti fuori dai propri confini, è altresì possibile

che le difficoltà di commercio con l’Eurozona portino le aziende di sua maestà a guardare altrove». Secondo l’Irpet, il Regno Unito è il quinto Paese per origine delle merci importate in Toscana e per destinazione di quelle esportate. «Brexit, con la conseguente svalutazione della sterlina, dovrebbe produrre per la Gran Bretagna un miglioramento

della competitività di prezzo, per cui dovrebbe esportare di più verso la Toscana e importare di meno — nota l’Irpet — Stesso discorso vale per il turismo». Il timore è che i danni supereranno i vantaggi. Ma quantificarli e sapere su quali settori incideranno di più è una valutazione che si potrà fare solo dopo, nel caso in cui Brexit diventi realtà.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 13 giugnoal 17 giugno

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

0,0185

7,166,9957 7,167,055

0,51250,4880,502 0,48150,4982

SOSPESA

4,184,2264,278 4,036

4,248

0,27170,27170,2717 0,27170,2717

12,812,712,95 12,3812,57

0,04830,0480,04820,045

0,0485

0,0186 0,0183 0,01880,0188

2,3782,32

2,3582,2782,294

0,9591,030,9889 0,9721,02

0,420,40870,4128 0,410,4055

0,20950,22450,2143

0,20750,2059

19,7018,2718,4618,8618,82

14,59 14,2314,0113,9514,05

1,6941,621,616 1,6071,609

0,58750,5780,6150,53550,562

0,68050,680,7170,640,683

3,163,163,16 3,163,16

14,6414,3314,01

14,4914,4

IL PUNTO

ALLARME «BREXIT», LA TOSCANA FA I CONTIdi Silvia Ognibene

VINOLA CARTA DEL PALIOPER CONQUISTAREI BUYERS STRANIERI

I francesi usano il termine terroir per indicare il

rapporto tra il vino, le caratteristiche e il microclima dell’area in cui è prodotto. La Toscana può aggiungere cultura e storia, e niente come un viaggio in loco può spiegarlo. Ecco il perché del Summer Cocktail Party alla Fattoria di Mocenni, della famiglia Casini Bindi Sergardi, nel Chianti senese, che ospiterà un centinaio di esponenti dell’universo enologico, provenienti dai Paesi verso i quali Bindi Sergardi esporta i propri vini (Germania, Svizzera, Francia, Danimarca, Inghilterra, Usa, Canada, Brasile...). Gli ospiti dell’azienda che ha 667 anni di storia — ceo è Alessandra Casini Bindi Sergardi — visiteranno le vigne e assisteranno alle prove del Palio del 2 luglio. Un mix unico, made in Tuscany.

M.B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

TURISMODIETRO AL CUOIOSPUNTAUN RESORT

D ici San Miniato, Ponte aEgola, Valdelsa pisana in

genere e pensi al distretto delle concerie. Al massimo ai tartufi. E invece, tra le colli-ne e i borghi che fino a oggi hanno coltivato i propri teso-ri come un segreto ha appe-na aperto Sassa al sole. Un resort superlusso travestito da «casa di campagna» come dice il general manager Clau-dio Antonelli, romano sbar-cato dalla tenuta di Cinciano (Poggibonsi) dopo esperienze in grandi alberghi. «Puntiamo a ospiti da Nord Europa, Usa e Medio Oriente» spiega Anto-nelli. Dodici tra camere e cottage-suites dai 200 euro in su (parecchioin su) a notte. In 20 ettari con ulivi, vigneti e cavalli, equidistanti da Pisa, Firenze e Siena ci sono un eliporto privato, autista a disposizione 24 ore, chef blasonato e un centro benessere presto a regime con piscina riscaldata.

Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

REGIONIITALIA DI MEZZO,IL PRIMO PASSOÈ VERSO L’EUROPA

È stato firmato a Bruxelles— e non a caso — il

protocollo tra Toscana, Umbria e Marche per un percorso comune che dopo il 2020 potrebbe sfociare nella fusione tra le tre regioni. Proprio l’Unione Europea, ancora prima dell’Italia, è l’orizzonte cui guardando le tre regioni con l’ambizione non solo di fare lobby ma anche di arrivare per i fondi Ue 2020-2026 ad un’unica cabina di regia, con effetti moltiplicatori sui territori, grazie anche alla capacità di fare massa critica. Così oltre al protocollo firmano il 15 giugno dai tre presidenti di Regione, a Bruxelles avverrà a breve la «fusione» degli uffici di rappresentanza che già coabitano nello stesso palazzo di Rondpoint Schuman. Ed il governatore Enrico Rossi ha sottolineato: «Le Regioni si basano molto sulle politiche comunitarie. Così, ad esempio, quando andremo a discutere della revisione del settennato dei fondi europei, avremo modo di confrontarci e di pesare di più, mettendo a fattore comune le pratiche migliori e le politiche, potenziandole e portando avanti progetti condivisi e la gestione unitaria dei fondi europei». Sul fronte interno l’accordo prevede che Toscana, Umbria e Marche collaborino e si coordinino su sanità, tutela del paesaggio e contrasto ai cambiamenti climatici, agricoltura non estensiva e di qualità, sullo sviluppo economico, formazione e lavoro, sulla realizzazione delle infrastrutture, su cultura e turismo. Toscana, Umbria e Marche fanno insieme il 12% del Pil nazionale, con sei milioni di abitanti sui 60 in Italia e le tre giunte si riuniranno in sessione plenaria almeno due volte l’anno per una gestione «associata» di politiche e servizi. E poi per un percorso istituzionale per l’Italia di Mezzo che vedrà coinvolti anche i Consigli regionali.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

La percentuale di Pil nazionale prodotto da Toscana, Umbriae Marche

12%

Nuovo passo verso la Centrale del latte d’Italia: anche gli azionisti della Centrale di Torino hanno dato il via libera al progetto di fusione per incorporazione della Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno. L’efficacia della fusione fra Mukki e Tappo Rosso e l’inizio delle negoziazioni sul segmento Star di Borsa Italiana sono previste entro il 30 settembre. Il rapporto di concambio è

di una nuova azione ordinaria della Centrale del Latte d’Italia ogni 6,1965 azioni ordinarie Mukki. L’operazione di aggregazione era subordinata alla firma del patto parasociale per la governance (sottoscritto il 10 giugno da Fidi Toscana. Comune e Camera di Commercio di Firenze con i soci torinesi) che impegna i contraenti a non cedere sul mercato le loro quote per almeno due anni.

TECNOLOGIAUNA SFERAPER RIVOLUZIONARE L’AGRICOLTURA

N essuno dei sette promotoridi questa start up è un

contadino. I protagonisti sono imprenditori puri e hanno convinto il fondo Oltre Venture a concedere loro del capitale. Ma Sfera è l’azienda grossetana che promette di rivoluzionare il mondo dell’agricoltura: a gennaio comincerà a funzionare una serra di 13 ettari dove si coltivano ortaggi con la tecnica idroponica. Niente diserbanti né antiparassitari, dalla terra alla grande distribuzione cercando di valorizzare la natura. «Noi — spiega il ceo Luigi Galimberti — non inseguiamo l’innovazione radicale, prendiamo qualcosa che funziona e cerchiamo di migliorarlo: per progettare Sfera abbiamo chiesto al consumatore cosa voleva e cerchiamo di darglielo». Con la più grande serra idroponica in Italia. Sfera ha attratto l’investimento immediato di Oltre Venture che ha già messo 150 mila euro. Il finanziamento complessivo potrebbe presto raggiungere i 12 milioni.

Giorgio Bernardini© RIPRODUZIONE RISERVATA

IMMIGRAZIONEOLTRE L’ASSISTENZAUN FUTUROPER I PROFUGHI

C amerieri, giardinieri, spazzini, braccianti,

magazzinieri, cuochi. I profughi si possono integrare. Lo spiega il presidente della cooperativa Il Cenacolo, che da oltre sette anni accoglie profughi sul territorio fiorentino. «Almeno il 35% dei nostri richiedenti asilo ha trovato la propria strada professionale, cominciando a pagarsi un affitto in proprio e non dipendendo più dai centri. Quasi ogni giorno svolgiamo lezioni di italiano e corsi professionali. Queste persone, se adeguatamente formate, non sono una minaccia, ma una risorsa preziosa per quei lavori che molti italiani non vogliono più fare». La ricetta, secondo Conti, non è così difficile: «Le prefetture devono affidare l’ospitalità dei migranti non soltanto su basi assistenzialiste e deve scattare subito un graduale percorso di sostegno verso l’indipendenza, e per questo è necessario velocizzare anche i tempi di risposta alle domande d’asilo».

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

La percentuale di profughi accolti daIl Cenacolo che hanno trovato lavoro

35%

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MERCATI

ICONE

RICERCA SOCIALE

POLITICA

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3Lunedì 20 Giugno 2016Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Quelle navi cariche di oro (che però non tocca terra) Livorno scommette sulle crociere: nel 2017 arriveranno quasi 900 mila passeggeriPiombino, ex cuore dell’industria pesante toscana, è pronta a seguirne l’esempioUna grande occasione per la costa, ma il rischio è che i soldi vadano tutti agli armatori

Entro il 2020 le navi dacrociera arriveranno atrasportare un miliardoe mezzo di persone:sono le stime da capo-

giro dell’Organizzazione mon-diale del turismo, secondo cui

non si adotteranno le strategieopportune per far sì che partedei soldi vengano spesi a ter-ra, correremo il rischio di pa-gare costi alti, mettendo ulte-riormente sotto pressione lavivibilità delle città d’arte to-scane, meta di gite mordi efuggi, per fare la fortuna dialtri. Il porto di Livorno è la

800 mila passeggeri, destinatia salire fin quasi a 900 milanel 2017. Gli armatori paganoalla Porto di Livorno 2000 (so-cietà partecipata dall’Autoritàportuale e dalla Camera dicommercio di Livorno) circa 5euro a passeggero: il totale nel2015 è stato di 3,5 milioni, unabella fetta del fatturato totaledi 10,5 milioni. Poi ci sono iproventi per i servizi garantitiper gli scali in «home port»,cioè quando la crociera iniziae finisce a Livorno: imbarco esbarco dei crocieristi, gestionedei bagagli e altre attività ilcui controvalore non è statoreso noto dalla società, perchéfrutto di trattative commercia-li riservate con gli armatori.

Il turismo delle crocierecresce in tutto il mondo e lasponda nord del Mediterraneoè sempre più richiesta, ancheper le tensioni geopoliticheche interessano i quadrantimeridionali dello stesso mare:dal 2006 al 2015 il movimentodi navi da crociera nel Tirrenosettentrionale è cresciuto del-l’85%. Attualmente Livorno in-tercetta il 2,8% dei crocieristiglobali e la performance rea-lizzata nel decennio, benchépositiva (+15%), è una frazionedi quella realizzata da La Spe-zia: un aumento di quasi ilmille per cento (+975%). Nel2015, però, lo scalo toscano ha

fatto meglio di quello ligure,sorpassandolo nella classificadei porti italiani (saldamentedominata da Civitavecchia) epiazzandosi al sesto posto,mentre La Spezia è settima.Ma tenendo conto unicamentedei transiti per turismo, Livor-no è terza in Italia dopo vene-zia e Napoli. Segno di un’in-versione di tendenza destinataad irrobustirsi: un primo se-gnale, fa notare la Porto di Li-vorno 2000, è il fatto che dal-l’anno prossimo la Costa Dia-dema lascerà il porto di LaSpezia in favore dello scalo to-scano, dove già attraccano leCarnival, Royal Caribbean,Msc, Disney Cruise — solo percitare i brand più noti — cia-scuna delle quali sbarca damille a 7 mila passeggeri e

resta in porto mediamente unsolo giorno. Giovanni PaoloSpadoni, direttore tecnico ecommerciale della Porto Li-vorno 2000, spiega che il 14%dei crocieristi che arriva a Li-vorno resta a bordo della na-ve, gli altri scendono a terraper escursioni: il 25% usa glishuttle messi a disposizionedalla società per visitare ilcentro città, il 16% si organizzain modo autonomo con gliautobus di linea, i taxi e ilnoleggio, il 44% partecipa adescursioni guidate acquistatedirettamente a bordo dagli ar-matori. E qui si apre la notadolente: le crociere possonoessere un’opportunità perl’economia della costa, ma so-lo se sarà possibile erodere ul-teriormente il bacino dei viag-giatori tutto compreso chepremono sul territorio la-sciando le briciole.

Secondo i dati resi noti daSpadoni, i passeggeri che usa-no le escursioni acquistatesulla nave sono in calo: eranoil 50% del totale nel 2009, oggisono il 44%. Tuttavia, dell’im-patto economico complessivoche i crocieristi hanno sul-l’economia regionale, pari a37,4 milioni, le escursioni in-dipendenti generano solo 4,2milioni. Che quello generatodalle crociere sia il tipico turi-smo «mordi e fuggi» è mo-strato anche dagli spostamen-ti dei turisti sul territorio, unavolta scesi a terra: il 30% restaa Livorno, il resto si distribui-sce tra Firenze, Pisa e Luccaper visite in giornata che pre-mono sulle città d’arte, nellequali però spendono poco piùdi 25 euro a testa.

Il turismo delle crociere fasenz’altro bene ai porti e puòessere una leva per risollevarel’economia della costa: secon-do l’Irpet, in provincia di Li-vorno fra il 2009 e il 2015 sisono persi oltre 1900 posti dilavoro nei servizi e più di 3600nell’industria, mentre il turi-smo è l’unico settore con unsaldo positivo (+408 posti dilavoro) e attualmente occupa20.200 persone generandoquasi un miliardo di valore.Per questa ragione anchePiombino si sta organizzando:il prossimo 16 settembre laprima nave da crociera, la Si-rena della compagnia ingleseOceania Cruises, attraccherà in quello che una volta era ilcuore del siderurgico e dell’in-dustria pesante toscana. Se-gno di un cambiamento epo-cale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

nel giro di pochi anni pocomeno di un quarto della po-polazione mondiale sceglieràuna nave per farsi una vacan-za. E Livorno affila le armi persfruttare un’occasione d’oro.Un’occasione che potrebbe es-sere anche una trappola, se iproventi dell’affare resterannoin tasca agli armatori senza ar-rivare al territorio toscano. Se

prima porta marittima d’ac-cesso alla Toscana: nel 2015 hamovimentato 700 mila crocie-risti (crescendo dell’11% rispet-to al 2014, mentre la crescitamedia dei porti italiani è statadel 6,5%) e le stime di ToscanaPromozione Turistica indica-no che il 2016 si chiuderà conun ulteriore incremento del14%, arrivando a sfiorare gli

di Silvia Ognibene

Il porto di Livorno nel 2015 ha accolto 770 mila crocieristi e le stime indicano che nel 2017 arriveranno a 900 mila.

La società Porto di Livorno 2000 nel 2015 ha incassato dagli armatori delle crociere 3,5 milioni di euro su un totale di ricavi pari a 10,5 milioni.

Il porto è il terzo in Italia per i transiti turistici e intercetta il 2,8% del crocierismo italiano.

Il settore delle crociere ha un impatto di 34,7 milioni sull’economia della Toscana.

I numeri

I dati dell’Irpet Sul territorio livornesel’industria ha perso 3.600 posti di lavoro in 7 anni, i servizi 1.900Il turismo è l’unico settore in crescita

Giovanni Paolo Spadoni, direttoredi Porto 2000

IMPRESEA cura della redazionedel Corriere Fiorentino

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Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

I numeriCosa fannoi crocieristi

Cifregenerali

Cosa visitanoi crocieristi

849.050

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 20162015

1.037.849

626.356 697.955 790.122

Numero di passeggeri su navi da crocieraattraccate nel porto di Livorno

Ripartizioneper regionedel traffico

crocieristicoitaliano

2015

1,2%

10%

14%

20,5%

23,1%

18%

14%

29%

19%

18%

2%

14,3%<1%

<1%6,7%

<1%

4,7%

4,6%Restano a bordo

della nave

Partecipano a escursioniufficiali acquistate a bordo

Usano shuttledal porto al centro

di Livorno

Usano taxi, bus, nccper escursioniindipendenti

14%

25%44%

16%

Centrodi Livorno

Firenzee Pisa

Firenze

Pisa

Lucca

Altre destinazioni in Toscana

L’impatto delle crocieresull’economia Toscana

37,4 mln euroLa spesa complessivaper escursioni indipendenti

4,2 mln euroLa spesa media a terraper passeggero

25 euroGli occupati nel turismoin provincia di Livorno

20.200

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4 Lunedì 20 Giugno 2016 Corriere Imprese

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5Lunedì 20 Giugno 2016Corriere Imprese

TERRITORI

Bio da record, il segreto è l’etichetta Campus (Icea): «Non solo moda, convertire l’azienda fa crescere la redditività del 20%»

Il mercato del bio è in cre-scita tumultuosa, sia nel ci-bo che in settori come iltessile e la cosmesi, ma perimprese e consumatori non

è semplice orientarsi nel de-dalo delle norme, delle eti-chette, dei controlli, dei prez-zi. Negli ultimi 15 anni il mer-cato mondiale del bio è quin-tuplicato raggiungendo lacifra record di 80 miliardi didollari. L’Italia segue il trend:crescita ininterrotta dal 2008,con rialzi a doppia cifra chel’hanno portata alla leadershipeuropea in termini di superfi-ci coltivate. La Toscana, conoltre 4 mila operatori, è laquarta regione in Italia dopoSicilia, Calabria e Puglia. Se-gno che i consumatori accor-dano una fiducia crescente al-l’agricoltura che promette cibisani e prodotti nel rispettodell’ambiente. Per orientarsitra gli scaffali, dove l’offertacommerciale si moltiplica, siaffidano alle etichette. Gli or-ganismi di certificazione svol-gono un ruolo cruciale per ilsettore, come spiega PietroCampus, presidente di Icea(Istituto per la certificazioneetica e ambientale). «Gli ope-ratori biologici controllati daIcea in Toscana sono 1.563 e lasuperficie biologica o in corsodi conversione è di 59.167 et-tari, in un mercato che in Ita-lia cresce del 10/12% ogni an-no — spiega — Olio e vinosono i campi tradizionali delbio ma anche il settore erbori-

zioni meccaniche o manualidato che si usa meno chimicao al costo più alto di alcunifitofarmaci autorizzati», spie-ga il presidente dell’Istituto. Secondo Icea il consumatoreha gli strumenti per orientarsied essere tutelato: «L’etichettaè lo strumento principale —risponde il responsabile certi-ficazione food di Icea, Ales-sandro Pulga — E per i con-trolli, gli enti di certificazionecome Icea sono in prima li-nea, mentre a monte ci sonogli enti regionali, i funzionaridella repressione frodi, i mi-nisteri e Accredia, l’ente di ac-creditamento della qualità,

partecipato dai ministeri edalle associazioni di categoria,che controlla i processi di cer-tificazione e cui i certificatoridevono essere accreditati».

«Possiamo competere nelmondo globale grazie allaqualità dei nostri prodotti,una qualità che è appunto cer-tificata, vera, non è “pubblici-tà” — sottolinea il professorLuca Toschi, direttore delCommunication StrategiesLab, che da tempo collaboracon Icea — Noi certifichiamoe tracciamo l’intera filiera e lacomunicazione corretta serveper far capire ai consumatorila differenza, il valore aggiun-to. Ma anche per risponderealla comunicazione non cor-retta che viene fatta da Paesinostri concorrenti, come acca-duto con la Xylella e gli ulividel Salento». La comunicazio-ne è decisiva: «Nel vino il con-cetto che esistono vini diversi,con prezzi e qualità diverse, èormai passato tra i consuma-tori, mentre nell’olio il proces-so è appena all’inizio. Si devecapire che non esiste l’olio,ma gli oli: in Italia ci sononumerosi tipi di alberi di oli-vo, che producono oli diversitra loro. E quindi è giusto pa-garne alcuni più di altri». An-che perché bio e sostenibilitànon sono una moda, secondoToschi: «È cambiato struttu-ralmente il modo di fare im-presa. E questo permette an-che di recuperare il territorioe il paesaggio, di fare dellasua manutenzione una risorsaeconomica. Il bio ha ancoragrandi margini di crescita».

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

mila sono gli operatori bio in Toscana:una crescita dell’8% sul 2014

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mila sono gli ettari di coltivazioni: 8.748 sono vigneti e 12.110 uliveti

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stico sta avendo un grandesviluppo. Seguiamo in parti-colare le piccole aziende, conattenzione ai profili etici e ditutela di ambiente e salute».L’agricoltura bio è regolamen-tata dalla legge europea 834che disciplina gli standard mi-nimi del settore cibo, «poiesiste una serie di schemi dicertificazione volontari più re-strittivi richiesti dai produtto-ri, come bio-vegan o bio difattoria», aggiunge Campus.Icea — nato nel 2000 dal-l’esperienza di Aiab, associa-zione di produttori biologici,ed oggi forte di 300 tecnici econtrollori, con 15.000 impre-se seguite — supporta anchele aziende che vogliono diven-tare bio. «L’Ue incentiva l’agri-coltura biologica e supporta leaziende che decidono di pas-sare al bio attraverso pro-grammi di sostegno di 2-3 an-ni per equilibrare le perditedovute al produrre bio senzala possibilità di vendere comebio, diritto che si ottiene adesempio dopo 2 anni per iseminativi e 3 per i frutteti —sottolinea Campus — Ci sonostudi che documentano incre-menti di costo e minore pro-duttività, compensati però daun valore più alto del prodot-to: si è calcolato che il passag-gio al bio, al netto degli in-centivi Ue, valga un incremen-to del 20% nella redditività».Il maggior costo è giustificato?«Dipende dal maggior onereper la necessità di più lavora-

Pietro Campus,presidente di Icea

Una coltivazione biologica (foto Icea)

Il convegno

A Firenze il confrontosulla certificazioneMercoledì a Firenze, all’auditorium di Santa Apollonia dalle 9,30, si terrà il convegno «Quale certificazione per il biologico», organizzato da Icea con il Communication Strategies Lab del Dipartimento di scienze politiche e sociali. Tra i partecipanti il presidente dell’Accademia dei Georgofili Giampiero Maracchi, il presidente di Icea Pietro Campus e il professor Luca Toschi, ordinario di Sociologia dei processi comunicativi all’Università di Firenze.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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6 Lunedì 20 Giugno 2016 Corriere Imprese

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7Lunedì 20 Giugno 2016Corriere Imprese

A nche l’uomo può giocare con gli

accessori. La ex studentessa del Polimoda di Firenze Azzurra Gronchi ha appena lanciato, alla novantesima

edizione diPitti Uomo,unacollezionedi accessoriin pelleanticonvenzionali. Come

il porta iPad, in pelle made in Tuscany intrecciata, dai colori pop e stampa pixel. (L.A.)azzurragronchi.com325 euro

Style

UN IPADIN PELLE POP

SCENARI

Occupazione in lenta crescita Ma senza contratto è ancora crisiI dati Istat mostrano un aumento dei posti di lavoro ma riguarda soltanto i dipendenti, grazie agli incentivi. Artigiani, liberi professionisti e micro-imprese continuano a soffrire

Gli occupati in Tosca-na sono un milione e532 mila. L’occupa-zione sta aumentan-do e lentamente si

lascia alle spalle le cifre dellacrisi. Ma tra le categorie che larecessione ha colpito con par-ticolare durezza ce n’è una chesta facendo ancora molta fati-ca a riprendersi. Sono i liberiprofessionisti, gli artigiani ecoloro che con le piccole im-prese sostengono buona partedell’economia toscana. La loropercezione del mercato del la-voro è pessimista, le impresechiudono, gli investimentisvaniscono. E i numeri rac-contano che quest’impressio-ne non è poi così distante dal-la realtà. Il dibattito è moltoacceso e la mole di studi edati rischia di confondere leidee piuttosto che fare chia-

rezza. I rapporti dell’Istat, ag-giornati al primo trimestre del2016, raccontano che l’occupa-zione totale in Italia dal 2013(quando si è toccato il piccopiù basso) a oggi è aumenta-ta. Ci sono circa 270 mila oc-cupati in più. A livello regio-nale i numeri assecondanoquesta tendenza: l’incrementoè di circa 47 mila unità.

Fin qui tutto bene. Comeben spiegato dai rapporti del-l’istituto di Statistica, si puòattribuire gran parte di questoaumento alla crescita dei po-sti di lavoro di tipo dipenden-te. Solo in regione sono circa64 mila in più. Ma il dato èparticolarmente positivo gra-zie alla legge di stabilità 2016con la quale è stata introdottauna nuova forma di incentivoper le assunzioni a tempo in-determinato. E i lavoratori in-dipendenti, esclusi dagli in-centivi? Per dare un giudiziopiù completo su che cosa èrealmente accaduto al merca-to del lavoro (tutto) è necessa-rio prendere i dati, disaggre-

garli e rileggerli con attenzio-ne. Facendo uno spaccato pertipologia di posizione profes-sionale la percezione inizia acambiare. In Toscana nel 2013gli occupati indipendenti era-no 428 mila, oggi siamo aquota 411 mila. Vuol dire chene abbiamo persi circa 17 mi-la: imprese individuali, arti-giani, piccoli negozi, piccolaedilizia e professionisti. Equesta tendenza è tutto fuor-ché che passeggera: dal 2004ne mancano all’appello 60 mi-la.

In pochi che tengono duroper mantenere in vita la «bio-diversità» delle nostre impre-se. Si potrebbe pensare che ilavoratori mancanti sianofrutto delle trasformazioni suicontratti dovute ai tentativi diarginare la precarietà (adesempio le misure contro lefalse partite Iva), ma i numeriparlano chiaro. Il confrontocon le cifre del 2008, quandosi è registrato il picco massi-mo di salute delle imprese,non lascia molto spazio a

fraintendimenti. Sono infatti10.727 le imprese artigianeche hanno chiuso in questiotto anni, circa 3,7 al giorno,392 solo nel 2015. A Firenze leimprese che dall’anno scorsomancano nei registri dellaCna sono 505 e a subire piùprofondamente la crisi sonostate quelle con un solo ad-detto, il cui numero si è ridot-

to di 739 uni-tà. Negativo èanche il saldodella natalità(-1392), con32.181 addettiin meno. I lp r e s i d e n t edella Cna To-scana, ValterTamburini, halanc ia to unappello allaRegione peruna politicae c o n o m i c ache valorizzile piccole im-p r e s e : « L apressione fi-scale da un la-to, l ’insuffi-cienza di in-

terventi volti a sostenere gliinvestimenti, la capacità pro-duttiva, la qualificazione e lacompetitività delle piccole im-prese toscane, non consento-no alle nostre imprese di ri-prendersi. Siamo consapevoliche le risorse a disposizionesono scarse, per questo moti-vo dovrebbero essere indiriz-zate nel modo giusto».

Anche le imprese che so-pravvivono non stanno bene.Sempre secondo i dati dellaCna Toscana, le percentuali diricavi, investimenti, consumie retribuzioni sono in negati-vo sia rispetto al 2014 che al2015, dove tuttavia si è perce-pito un lieve miglioramentodei ricavi (+0.3%) che peròfronteggia un crollo sugli in-vestimenti (-10%) che sonoscesi addirittura al -27,6% aLucca e al -21,5% a Siena. In-somma, l’artigianato e la pic-cola impresa toscana sonoforse riuscite a superare la fa-se più acuta della crisi ma,stando ai dati, ancora non siintravede la fine del tunnel.

Fulvia Marotta© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal 2013ad oggi in Toscana 47 mila posti di lavoro in più,ma tra gli occupati indipendenti sono scomparsi circa 17 mila imprese individuali, artigianie negozi

Oltre 10 mila chiusureNegli ultimi anni in Toscana hanno chiuso 10.727 imprese artigiane, circa 3,7 al giorno. Soltanto nel corso del 2015 hanno cessato l’attività 392 aziende. Secondo la Cna, la crisi ha colpito in modo particolare le imprese individuali

Gli elementi che frenano la ripresa delle micro-imprese sono l’eccessiva pressione fiscale, gli scarsi interventi per sostenere gli investi-menti, la capacità produttiva e la competi-tività

A Firenze nel 2015 si sono perse 739 micro-imprese con un solo addetto. Complessiva-mente il sistema delle piccole aziende ha perso 60mila lavoratori dall’inizio della crisi. Nelle imprese che resistono, crollano gli investimenti: -27,6% a Lucca e -21,5% a Siena nel 2015.

I piccoli

Imprese nate e cessatenel 2015 in Toscana

per settore var. %

1,5Agricoltura

e pesca

0Industria in

senso stretto

-1Edilizia

1,3Servizi

1,5Commercio

e turismo

0,9Altri servizi

2012-2014 2014-2015 Investimenti Ricavi

I numeri

Microimprese Imprese artigiane

Servizi

Manifatturiero

Servizi alle imprese

Oreficeria

Alimentare

Tessile eabbigliamento

Pelle

Legno

Metalmeccanica

Costruzioni

Riparazione

Trasporti

Servizi alle famiglie -5,5 Arezzo -4,6 1,8

Firenze -12,4 0,8

Grosseto 1,4-3,9

Livorno5,1

-10,1

Lucca5,3-27,6

Massa -3-15,3

Pisa 0,7-15,4

Prato-0,6

-2,8

Pistoia -3,8-16,5

Siena -1,9-21,5

TOSCANA 0,3-10,5

-1,1

-0,6

-4,6

-6,4

-1,9

-6,8

-3,7

-2,2

-0,8

0,1

-3,5

-1,2

-8,1

1,8

1,3

1,4

-3,3

-5,4

-6,4

1,6

0,9

-1,5

1,1

1,8

3,9

Ricavi delle microimprese in Toscana; var. % Ricavi e investimenti delle piccole imprese in provincia; var. %

FI

8 Lunedì 20 Giugno 2016 Corriere Imprese