Criteri Di Progettazione Scambiatori Di Calore

download Criteri Di Progettazione Scambiatori Di Calore

of 132

description

Heat Exchanger Calculation

Transcript of Criteri Di Progettazione Scambiatori Di Calore

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 2/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT INDICE

    PRESENTAZIONE 4 1. SCAMBIATORI DI CALORE 6 2. SHELL & TUBES 8

    2.1. NOMENCLATURA TEMA 9 2.1.1. Distributore di ingresso (front end stationary head type) 9 2.1.2. Mantello (shell type) 10 2.1.3. Distributore posteriore o di ritorno (rear end head type) 11 2.1.4. Tabella TEMA 14

    2.2. CRITERI DI SCELTA DEL TIPO DI SCAMBIATORE 15 2.2.1. Criteri basati sul tipo di processo 15 2.2.2. Criteri basati sul tipo di fluido 16 2.2.3. Criteri meccanici 17

    2.3. FOULING 19 2.3.1. Fattore di sporcamento 19 2.3.2. Pulizia degli scambiatori 20 2.3.3. Perdite di carico 21 2.3.4. Minimizzazione dello sporcamento 21 2.3.5. Scambiatori non soggetti a standard TEMA 22

    2.4. OVERDESIGN 23 2.4.1. Oversurface design 23 2.4.2. Overdesign in duty e flow rate 23 2.4.3. Overdesign multipli 23 2.4.4. Overdesign fluidodinamico 24

    2.5. COMPONENTI E CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE 25 2.5.1. Diametri, spessori e lunghezze dei tubi 25 2.5.2. Disposizione dei tubi 26 2.5.3. Giunzione tubo-piastra tubiera 27 2.5.4. Interni dello scambiatore 28

    2.5.4.1. Setti di partizione 28 2.5.4.2. Ferrule anti erosione 29 2.5.4.3. Promotori di turbolenza 29 2.5.4.4. Tubi basso alettati 30 2.5.4.5. Diaframmi di partizione (baffles) 31 2.5.4.6. Sistemi di tenuta dei by-pass (Sealing Devices) e la Stream Analysis 35 2.5.4.7. Tracciatura della piastra tubiera e disposizione dei tubi 39 2.5.4.8. Analisi vibrazionale 41

    3. DESIGN TERMODINAMICO 44 3.1. FLUIDODINAMICA DELLO SCAMBIATORE DI CALORE 44

    3.1.1. Bilancio termico 44 3.1.2. Coefficiente di scambio 45 3.1.3. Perdite di carico 50

    3.2. VERIFICA DELLA COMPLETEZZA E DELLA CONGRUENZA DEI DATI 52 3.2.1. Scambiatori Shell & Tubes senza cambiamento di fase 52 3.2.2. Scambiatori Shell & Tubes con cambiamento di fase 53

    3.2.2.1. Curve di condensazione 54 3.3. PROFILO DELLE TEMPERATURE 55

    3.3.1. Numero di corpi in serie e treni di scambiatori 58 3.3.1.1. Pinch Point e CMTD minimi 61 3.3.1.2. Limitazioni nellutilizzo degli scambiatori F due passi nel mantello 61

    4. CONDENSAZIONE 64 4.1. FLUIDI PURI 64 4.2. MISCELE 65 4.3. PERDITE DI CARICO 68

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 3/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 4.4. PROGETTAZIONE DEI CONDENSATORI 69

    4.4.1. Condensatori verticali 69 4.4.2. Condensatori orizzontali 70 4.4.3. Condensatori di riflusso 72 4.4.4. Sottoraffreddamento del condensato 73 4.4.5 Sfiato e drenaggio 74 4.4.6 Condensatori in ambito power 74

    4.4.6.1. Boiler Feed Water Heater 74 4.4.6.2. Surface Condenser 75

    5. EBOLLIZIONE 78 5.1. POOL BOILING 79

    5.1.1. Regimi di flusso 79 5.1.2. Coefficienti di scambio 81 5.1.3. Flusso termico critico 82

    5.2 FLOW BOILING 83 5.2.1. Coefficienti di scambio 83 5.2.2. Regimi di flusso 84 5.2.3. Considerazioni 85

    5.3. RIBOLLITORI 87 5.3.1. Kettle Reboilers 88

    5.3.1.1. Dimensionamento del mantello e disengagement space 89 5.3.1.2. Hold-up del liquido 90 5.3.1.3. Criteri di utilizzo e di progettazione 91 5.3.1.4. Controllo delle temperature e del calore fornito 92

    5.3.2. Ribollitori a termosifone 93 5.3.2.1. Analisi della circolazione naturale 93 5.3.2.2. Densit in fase mista non omogenea 95 5.3.2.3. Profilo delle temperature 95 5.3.2.4. Ribollitori a termosifone verticali 97 5.3.2.5. Ribollitori a termosifone orizzontali 98 5.3.2.6. Ribollitori once-through 100 5.3.2.7. Ribollitori a circolazione forzata 101

    5.3.3. Falling Film Evaporators 102 5.3.4. Process Gas Waste Heat Boiler 104

    6. SCAMBIATORI DI CALORE AD ARIA 106 7. DOUBLE PIPE / MULTITUBES 106 8. COMPACT HEAT EXCHANGERS 106 ALLEGATI 108 BIBLIOGRAFIA 132

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 4/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT PRESENTAZIONE

    Lo scopo della presente relazione descrivere, nel modo pi completo possibile, le

    apparecchiature preposte allo scambio termico tra i fluidi e in particolare quelle pi

    comunemente utilizzate negli impianti petrolchimici e di generazione di potenza.

    Si descriveranno in maggiore dettaglio gli scambiatori a fascio tubiero (shell and tubes heat

    exchangers) e i refrigeranti ad aria (air cooled heat exchangers) e meno approfonditamente gli

    scambiatori a piastre (compact non-tubular heat exchangers).

    Lincidenza economica degli scambiatori di calore tuttaltro che trascurabile; il loro impatto pu

    arrivare a valori del 5-12% sul costo totale di tutte le apparecchiature. Lottimizzazione della

    progettazione termodinamica assume quindi un ruolo molto importante quando si partecipa alle

    gare di appalto o si deve rispettare un budget di commessa.

    La progettazione termodinamica non pu pertanto essere ridotta alla semplice ottimizzazione

    del design dello scambiatore.

    Sono fondamentali, e persino pi importanti, le scelte dei parametri di processo operate a

    monte del design dellapparecchiatura: le temperature di esercizio, le perdite di carico

    ammissibili, le portate di acqua di raffreddamento, i fattori di sporcamento, le dimensioni di

    ingombro ammissibili etc.

    A volte una piccola modifica dei dati di processo, di solito poco influente per il funzionamento

    globale dellimpianto, pu portare a risparmi anche rilevanti nel costo degli scambiatori di

    calore.

    Proprio per questo la presente trattazione, che si rivolge a tutti coloro che sono coinvolti nella

    progettazione di base degli impianti, dar una descrizione il pi esauriente possibile delle

    apparecchiature di scambio termico affrontando in essa tutti gli aspetti fisici, meccanici,

    funzionali e di processo che le caratterizzano.

    Si forniranno, inoltre, alcuni criteri semplificati per aiutare il progettista nella scelta del tipo di

    scambiatore pi adatto per il servizio preposto e per determinare, seppure a livello di stima, le

    superfici di scambio e il numero dei corpi da installare.

    La progettazione di un impianto unattivit multidisciplinare di ingegneria. Per questo una

    migliore e pi diffusa conoscenza tecnica dellargomento pu essere di grande aiuto nella

    definizione di un design impiantistico funzionale ed economico.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 5/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 6/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 1. SCAMBIATORI DI CALORE

    Lo scambiatore di calore unapparecchiatura che permette di trasferire energia tra due fluidi a

    temperature diverse.

    Sono molto usati in tutti i tipi di ambienti industriali, dal siderurgico al chimico, dal petrolchimico

    alla generazione di potenza, assolvendo le pi disparate e molteplici funzioni.

    Nella pratica industriale la nomenclatura con la quale sono identificati dipende sostanzialmente

    dalla funzione (servizio) che devono assolvere.

    I servizi pi comuni per i quali sono utilizzati sono i seguenti:

    Condensatore: Il vapore del fluido di processo convertito in liquido, mediante la sottrazione

    del calore di condensazione. Pu essere totale o parziale, se in esso avviene la condensazione

    di tutto il vapore o di solo una parte. Esempi classici di condensatori sono lo scambiatore in

    testa alla colonna di distillazione e lapparecchiatura per condensare i vapori a bassa pressione

    in uscita da una turbina.

    Ribollitore: Inversamente al condensatore, il liquido di processo che convertito a vapore,

    ricevendo il calore necessario. Queste apparecchiature possono essere totali o parziali e il loro

    impiego fondamentale sul fondo delle colonne di distillazione.

    Cooler: utilizzato ogni qualvolta si debba raffreddare un fluido alla temperatura richiesta dal

    processo; per esempio quando si vuole raffreddare un prodotto prima del suo stoccaggio o

    sottoraffreddare un condensato utilizzato per la rettifica in testa delle colonne. Il fluido

    refrigerante generalmente acqua (se disponibile), aria o in casi particolari fluidi

    opportunamente refrigerati.

    Recupero termico: utilizzato in maniera molto diffusa per recuperare calore da una corrente

    calda in uscita da uno o pi processi, affinch sia fornito alla corrente fredda in ingresso

    allimpianto. Tanto pi spinto il recupero termico, tanto minore sar il calore da fornire per il

    processo, migliorando in questo modo il rendimento dellimpianto. Un esempio sono i treni di

    scambio per il preriscaldo dellolio crudo negli impianti di distillazione: sono composti da molti

    corpi collegati in serie che grazie alle grandi superfici di scambio recuperano calore da tutti i

    fluidi caldi riducendo al minimo lapporto di calore esterno.

    Sono importanti recuperatori termici i feed-effluent installati nei circuiti di reazione ad alta

    temperatura fra il prodotto di reazione caldo e la carica fredda al reattore.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 7/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT In ambiente power sono recuperatori di calore i boiler feed water heater per il preriscaldo

    dellacqua di caldaia, con vapore spillato dalla turbina.

    Steam generator: Produce vapore alle condizioni di temperatura e pressione volute. A volte si

    utilizza il calore in eccesso dallimpianto stesso operando in tal modo una sorta di recupero

    termico. E unapparecchiatura diffusa perch il vapore prodotto pu essere utilizzato in molti

    servizi, in particolare per fornire calore ai ribollitori di fondo delle colonne di distillazione o per la

    generazione di energia. Unapplicazione interessante rappresentata dal waste heat boiler

    che genera vapore, spesso ad alta pressione, recuperando calore da gas di sintesi ad alta

    temperatura.

    La quasi totalit degli scambiatori pu essere raggruppato in quattro principali categorie:

    Shell & Tubes: permettono di scambiare facilmente calore tra due fluidi utilizzando fasci tubieri

    raccolti in un corpo cilindrico.

    Double pipe / multitubes (hairpin): simili agli Shell & Tubes, sono generalmente usati per piccole

    superfici di scambio e possono utilizzare sia tubi lisci sia alettati longitudinalmente. Permettono

    un flusso molto efficiente perch grazie alla loro geometria realizzano una controcorrente pura

    fra i fluidi.

    Air Cooler: usati solo per raffreddamento o condensazione di un fluido in un fascio tubiero

    alettato, utilizzano come refrigerante grandi masse di aria mosse da ventilatori, perci sono pi

    costosi degli scambiatori a fascio tubiero. Se il loro utilizzo inevitabile in assenza di acqua di

    raffreddamento, possono essere impiegati quando, in seguito ad analisi precise, siano pi

    convenienti dei pi complicati sistemi di raffreddamento con acqua in circuito chiuso e torri di

    raffreddamento.

    Compact Non-Tubular: tipicamente gli scambiatori a piastre; luso delle piastre consente

    coefficienti di scambio molto elevati e recuperi termici migliori, grazie alla configurazione di

    controcorrente pura e alla loro grande compattezza costruttiva.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 8/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2. SHELL & TUBES

    E il tipo di scambiatore pi comunemente usato; come il nome stesso fa intendere, consiste in

    un insieme di tubi paralleli, che costituiscono il fascio tubiero, fissati a una o due piastre tubiere. Linvolucro esterno il mantello (shell), che avvolge la parte centrale del fascio includendo i bocchelli per lingresso e luscita del fluido. Alle due estremit il fluido convogliato

    allinterno dei tubi per mezzo di appositi distributori (inlet e return channels/heads).

    Da questo momento in poi si parler di lato mantello per le caratteristiche e la fluidodinamica del fluido esterno, e di lato tubi per quelle del fluido interno.

    Questi scambiatori di calore sono stati ben studiati e sviluppati nel corso degli anni; la loro

    standardizzazione, creata dallassociazione dei costruttori americani a partire dagli anni 60,

    ora adottata come il riferimento pi importante in ambito petrolchimico in tutto il mondo. E lo

    standard TEMA: Tubular Exchanger Manufacturers Association. In esso sono standardizzate tutte le caratteristiche costruttive meccaniche (tolleranze, spessori minimi e grandezze

    caratteristiche) ed fornita una semplice e chiara nomenclatura per identificare in modo

    univoco tutte le tipologie di scambiatori Shell & Tubes.

    In ambito power, cio in impianti di produzione di energia elettrica, il riferimento lo standard

    HEI: Heat Exchanger Institute, che fornisce i criteri dimensionali e di progettazione termodinamica per gli scambiatori tipici di questi processi, come i condensatori a superficie dei

    vapori esausti da turbina e i preriscaldatori dellacqua di caldaia. In alcuni casi, tipicamente per

    condensatori a superficie installati in impianti petrolchimici, pu essere richiesto con particolare

    riferimento ai fattori di sporcamento, in rispetto di quanto previsto dagli standard TEMA.

    Gli standard TEMA sono suddivisi in tre classi, in funzione del grado di accuratezza richiesto

    nella costruzione dello scambiatore. Tipicamente, la classe R, adottata in ambito petrolchimico,

    Figura 1

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 9/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    Tipo B

    Tipo C

    contiene specifiche pi restrittive (spessore tubi, tolleranze, etc) per apparecchiature funzionanti

    in condizioni estreme: alte temperature e pressioni, fluidi corrosivi o nocivi... La classe C applicata per sistemi in condizioni meno severe, mentre la classe B si applica per condizioni normali e in particolari in impianti chimici. Si segnala che alcuni parametri sono accorpati in uno

    standard unico (RCB).

    2.1. Nomenclatura TEMA

    Negli standard TEMA, uno scambiatore identificato da tre lettere: la prima si riferisce al tipo di

    distributore dingresso (front end stationary head type) attraverso il quale il fluido entra nei

    tubi; la seconda al tipo di mantello (shell type), la terza al tipo di testata posteriore o di ritorno

    (rear end head type).

    2.1.1. Distributore di ingresso (front end stationary head type)

    Sono previste 5 tipologie:

    Per il tipo B (bonnet integral cover) il fondo del distributore fisso, ellittico, saldato alla parte cilindrica, non possiede flange e guarnizioni ed pertanto molto economico.

    Non permette tuttavia laccesso ai tubi, se non dopo aver scollegato le

    tubazioni dai bocchelli e smontato lintero distributore. collegato al mantello

    mediante una coppia di flange che bloccano la piastra tubiera, in modo che il

    mantello sia smontabile.

    Il tipo A (channel and removable cover) prevede un coperchio piano flangiato e rimovibile e permette laccesso ai tubi senza scollegare le tubazioni. E pi

    costoso rispetto al tipo B. collegato al mantello mediante una coppia di

    flange che bloccano la piastra tubiera in modo che il fascio tubiero sia

    smontabile.

    Il tipo C (integral channel with tubesheet and removable cover removable tube bundle), esattamente come il tipo A prevede un coperchio piano. In questo caso per, la parte cilindrica saldata direttamente alla piastra tubiera

    rendendo il distributore solidale con i tubi. Tale soluzione meno costosa

    della precedente, ma rende pi difficile lo smontaggio del fascio tubiero.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 10/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    Tipo E

    Tipo F

    Tipo H

    Il tipo N (integral channel with tubesheet and removable cover) ha le stesse caratteristiche del tipo C, ma prevede la piastra tubiera saldata sia al distributore sia al mantello. una soluzione economica, spesso adottata per

    scambiatori a un passaggio con bocchelli in asse, ma non permette di

    eseguire la pulizia e lispezione del lato mantello (non si possono estrarre i

    tubi).

    Il tipo D (special high pressure closure) un tipo di costruzione che prevede luso di materiali forgiati integrali al posto delle lamiere saldate. E un tipo di

    design in grado di sopportare altissime pressioni di progetto. Il materiale pi

    costoso, ma tale costo parzialmente compensato dallassenza di saldature.

    2.1.2. Mantello (shell type)

    La seconda lettera identifica il tipo di mantello. La sua scelta legata al tipo di processo

    previsto per lo scambiatore. In alcuni casi tale scelta pu invece dipendere da criteri di

    ottimizzazione in fase di design termodinamico.

    Il tipo E (one pass shell) consente un solo passaggio lato mantello. il tipo di costruzione standard, il pi largamente utilizzato e pu coprire tutti i tipi servizi

    di processo.

    Il tipo F (two pass shell with longitudinal baffle) prevede due passaggi lato mantello, avendo allinterno un setto separatore longitudinale per tutta la

    lunghezza dello scambiatore. Pu essere parzialmente assimilato a due

    scambiatori tipo E collegati in serie, raggiungendo per questo una maggiore efficienza

    termica.

    Il tipo G (split flow) ha un setto centrale che separa il flusso in due correnti. I due passaggi nel mantello conferiscono una migliore efficienza rispetto al tipo

    E, mentre la divisione del flusso consente di rispettare valori massimi di

    perdite di carico ammissibili pi restrittivi rispetto al tipo F. Si usa in

    particolare per ribollitori a termosifone orizzontale.

    Il tipo H (double split flow) analogo al mantello G, con due bocchelli di ingresso e di uscita e con due setti centrali che dividono il flusso in quattro

    parti. Pu per questo trattare volumi di fluido ancora maggiori rispetto al tipo

    G, con basse perdite di carico.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 11/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    Tipo X

    Il tipo J (divided flow) divide il flusso in due parti, ciascuna delle quali percorre met della lunghezza dello scambiatore. Ha una minore efficienza termica

    rispetto al tipo E ma consente di ottenere perdite di carico molto minori e

    quindi trattare grandi volumi di fluido. Pu essere realizzato con due bocchelli

    di ingresso ed uno di uscita J21 o viceversa J12.

    Il tipo K (kettle type reboiler) usato esclusivamente per ribollitori con vaporizzazione totale, o a vaporizzazione parziale con separazione liquido-

    vapore.

    Il tipo X (cross flow) consente di trattare elevatissimi volumi di fluido lato mantello, mantenendo basse le perdite di carico, grazie alla totale assenza di

    diaframmi allinterno.

    2.1.3. Distributore posteriore o di ritorno (rear end head type)

    Il distributore posteriore o di ritorno ha la funzione di dirigere il flusso uscente da un passaggio

    verso il successivo e, a meno di numero di passaggi lato tubi dispari, non ha bocchelli.

    Si possono distinguere quattro principali categorie; la prima raggruppa le tipologie L, M, N in cui

    la piastra tubiera saldata al mantello:

    Il tipo L (fixed tube-sheet like A stationary head), simmetricamente al distributore di ingrasso di tipo A, smontabile e pu essere aperto per

    lispezione dei tubi.

    Il tipo M (fixed tube-sheet like B stationary head) analogo al distributore di ingresso di tipo B, possiede il coperchio bonnet saldato ed smontabile solo

    dopo aver scollegato le flange delle tubazioni (se esistenti).

    Il tipo N (fixed tube-sheet like N stationary head), simile al distributore di ingresso di tipo N, prevede la piastra tubiera saldata sia al mantello sia al

    distributore.

    La seconda categoria raggruppa le teste flottanti (tipologie S, T, P), che hanno la

    possibilit di muoversi liberamente rispetto al mantello, consentendo in tal modo la

    compensazione delle dilatazioni termiche differenziali dovute alle diverse temperature di

    funzionamento dei due fluidi. Tutte le teste flottanti sono realizzate in modo che dopo il loro

    smontaggio si possa sfilare il fascio tubiero dal mantello per la sua manutenzione.

    Tipo K

    Tipo L

    Tipo M

    Tipo N

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 12/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    Tipo P

    Il tipo S (floating head with backing device) ha la piastra tubiera flottante (floating tubesheet) racchiusa fra un anello in due met (split ring) e il coperchio della

    flottante stessa. E sufficiente un mantello di pochi millimetri pi grande del fascio

    tubiero (50 mm) per consentirne lestrazione. Con il distributore di tipo A si

    realizza lo scambiatore interamente pulibile pi usato (AES).

    Il tipo T (pull through floating head) permette lestrazione del fascio tubiero dalla parte del distributore senza dover smontare la testata flottante,

    semplicemente tirando il fascio attraverso il mantello. In questo caso la

    differenza di diametro fra il mantello e il fascio tubiero molto maggiore

    rispetto al tipo S, perch attraverso il mantello deve passare, oltre alla piastra

    tubiera anche la flangia della testa flottante. La differenza tra diametro del

    fascio tubiero e del mantello dipende dal progetto meccanico, ma

    indicativamente di 120-150 mm. Questo comporta un costo maggiore rispetto

    al tipo S.

    Il tipo P (outside packed floating head) di pi semplice costruzione. Non previsto un coperchio della testa flottante e la tenuta del fluido lato mantello

    verso lambiente esterno realizzata con un sistema premistoppa. E

    evidente che tale tipo di costruzione non pu essere adottato per fluidi

    pericolosi, tossici e per alte pressioni operative.

    Una terza categoria rappresentata dal tipo W.

    Il tipo W (externally sealed floating tubesheet) si differenzia dalle precedenti tipologie perch la compensazione della dilatazioni termiche realizzata con il

    movimento della piastra tubiera.

    La tenuta fra i fluidi lato tubi e lato mantello realizzata per mezzo di

    premistoppa. E una progettazione meccanica meno costosa che permette un

    rapido smontaggio per la manutenzione sia del mantello sia dei tubi ed elimina

    il problema del trafilamento di fluido allesterno, cosa possibile per il tipo P.

    Rimane tuttavia la possibilit di trafilamento tra i due fluidi e per questo

    lutilizzo di questa tipologia limitato e deve essere ben valutato.

    La quarta categoria rappresentata dal tipo U.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 13/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    Tipo U

    Il tipo U (U-tube bundle) molto usato perch poco costoso, non essendoci il distributore posteriore e avendo solo due flange che racchiudono la piastra

    tubiera stazionaria; compensa quindi il costo per la piegatura dei tubi.

    Consente di estrarre facilmente il fascio tubiero per la pulizia del mantello e di compensare

    naturalmente le dilatazioni termiche differenziali fra tubi e mantello. Non pu per essere

    usato quando richiesta la pulizia meccanica dei tubi.

    La tabella N-1.2 degli standard TEMA raccoglie tutte le possibili tipologie per ciascuna sezione

    dello scambiatore.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 14/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.1.4. Tabella TEMA

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 15/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.2. Criteri di scelta del tipo di scambiatore

    La scelta del tipo di scambiatore legata a tanti fattori: in generale pu dipendere dal tipo di

    processo che si deve soddisfare, dal tipo di fluidi da trattare e dalle loro caratteristiche fisiche.

    Dipende poi dalla loro capacit di sporcare i tubi (fouling) e dalle condizioni di pressione e di

    temperatura di progetto che devono sopportare.

    Per orientarsi in questa scelta si possono seguire alcuni criteri generali (rules of thumb) che

    per non devono essere considerati totalmente vincolanti. Ogni singolo caso deve essere

    analizzato in fase di ingegneria di dettaglio in maniera approfondita, tenendo conto di tutte le

    condizioni al contorno, sia ingegneristiche sia economiche.

    E spesso utile, qualora sia consentito dal tipo di processo, analizzare anche la possibilit di

    inversione dei fluidi fra lato mantello e lato tubi; non raro che cos facendo si pervenga a

    soluzioni tecniche pi economiche e non facilmente ipotizzabili a priori.

    Per scambiatori molto costosi, di grandi dimensioni e/o costruiti con materiali pregiati,

    sicuramente utile, in caso di dubbio, specificare differenti dimensionamenti da sottoporre poi a

    stima economica, prima di operare la scelta finale.

    2.2.1. Criteri basati sul tipo di processo

    Il tipo K, come detto, esclusivamente adottato per i ribollitori con separazione di fase liquido - vapore.

    I ribollitori a termosifone, se verticali, hanno il fluido vaporizzante nei tubi a singolo passaggio, per favorire la risalita della fase mista generata e la sua circolazione.

    Generalmente sono usati scambiatori a teste fisse; solo in caso di fluido riscaldante molto

    sporco si impiegano teste flottanti. Non possono essere molto grandi e la lunghezza dei tubi

    deve essere limitata a 4-5 metri.

    Per i ribollitori a termosifone orizzontali sono preferiti i mantelli tipo G o H per la migliore efficienza termodinamica, ma anche i tipi E, J12 e X, per grandi dimensioni e portate di

    circolazione. In particolare questultima tipologia permette, con lutilizzo dei diaframmi

    verticali, una corretta supportazione dei tubi.

    La condensazione generalmente operata nel lato mantello; la scelta della tipologia strettamente legata al volume del fluido e alle perdite di carico ammissibili. Si pu utilizzare,

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 16/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT per pressioni sufficientemente alte, il pi efficiente tipo E, per poi preferire il tipo J21 a basse

    pressioni e perdite di carico ridotte.

    La condensazione a volte operata nel lato tubi. In tal caso preferibile utilizzare fasci tubieri a U per evitare la separazione liquido vapore in una zona chiusa come quella del

    distributore posteriore.

    Per condensazioni a basse pressioni molto usato il tipo X, che pu trattare elevatissimi volumi di fluido mantenendo basse perdite di carico grazie alla grande area di passaggio

    (diametro * lunghezza dei tubi). Per questo tutti i condensatori di vapore esausto sotto vuoto

    proveniente dalle turbine sono di questo tipo.

    2.2.2. Criteri basati sul tipo di fluido

    Il fluido che prevede lutilizzo di materiali pregiati (acciai inossidabili, austenitici e duplex, leghe di rame e nichel, titanio, etc.) deve essere collocato, per ovvi motivi di costo, nel lato

    tubi. Ci si limita in tal modo allutilizzo del materiale pregiato per i soli tubi, mentre i

    distributori possono essere realizzati, sempre per contenere i costi, impiegando il materiale

    pregiato solo come rivestimento (cladding, weld deposit, etc.).

    Se il fluido ha una viscosit superiore ai 7-10 cP, di regola deve essere posto nel mantello, dove il coefficiente di scambio decisamente pi elevato. Se invece, per facilit di pulizia o

    per necessit avendo dei materiali pregiati, sia messo lato tubi, occorre tener conto che con

    una viscosit compresa tra 4 e 7 cP il coefficiente di scambio lato tubi crolla a valori

    bassissimi. Questo pu essere parzialmente evitato qualora siano consentite elevate perdite

    di carico (1-2 bar per corpo), in modo da realizzare una velocit sufficientemente alta da

    sviluppare un moto turbolento e quindi un buon coefficiente di scambio.

    I fluidi molto sporcanti richiedono apparecchiature che possano essere ispezionate, smontate e pulite in modo relativamente semplice. I dispositivi che permettono queste

    operazioni includono coperchi smontabili per lispezione e la pulizia dei tubi e fasci tubieri

    estraibili per la pulizia del lato mantello. Tra un fluido sporco e uno pi pulito, solitamente

    si sceglie di mettere quello che richiede una maggiore frequenza di pulizia nei tubi, che

    possono essere puliti smontando i coperchi dei distributori senza dover estrarre il fascio

    tubiero. In caso di frequenza di pulizia molto elevata, preferibile utilizzare i tipi A, C e N e i

    loro corrispettivi per le testate di ritorno.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 17/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT Un fluido sporcante nel lato mantello, se richiede la pulizia meccanica, necessita limpiego di

    fasci tubieri estraibili con passo quadrato dei tubi.

    Per i fluidi puliti per i quali sufficiente una pulizia chimica, possibile utilizzare scambiatori con piastre tubiere fisse non smontabili con passo di tubi triangolare, mettendo il fluido lato

    mantello o scambiatori con tubi a U.

    Lacqua di raffreddamento generalmente messa nei tubi, sia per la facilit di pulizia sia per evitare zone morte lato mantello, dove pi facilitato il deposito del fouling e con esso la

    possibilit di corrosione.

    2.2.3. Criteri meccanici

    I fluidi a elevate pressioni di progetto sono solitamente ubicati nel lato tubi. In questo modo lelevato spessore richiesto per il contenimento della pressione applicato al solo

    distributore e non a tutto il mantello con notevole risparmio.

    Ad altissime pressioni pu essere conveniente, come gi visto, la testata tipo D e, se

    consentito dal tipo di pulizia richiesta, lutilizzo di tubi a U per risparmiare un distributore di

    ritorno pesante e costoso.

    Gli scambiatori tipo F con due passaggi nel mantello hanno una limitazione di tipo meccanico, a causa della pressione differenziale che si esercita sul diaframma longitudinale

    per effetto delle perdite di carico al lato mantello. Una regola abbastanza generale limita

    lutilizzo di tali mantelli quando le perdite di carico superano gli 0,5-0,7 barg.

    Gli scambiatori con piastre tubiere fisse possono presentare notevoli inconvenienti progettuali e difficolt meccaniche costruttive. Proprio perch fascio tubiero e mantello sono

    solidali, costituiscono un ostacolo alla compensazione delle differenti dilatazioni termiche dei

    tubi e del mantello. Oltre certi valori necessario prevedere un compensatore di dilatazione

    (generalmente realizzato con una o pi onde saldate al mantello), che, muovendosi

    assialmente, riduce ed elimina gli sforzi che agiscono sulle giunzioni tubi-piastra tubiera,

    evitandone la rottura.

    Il dimensionamento del compensatore di dilatazione (posizione N.14 nella figura N-2 degli

    standard TEMA in uno scambiatore BEM, riportata in figura 2), che pur sempre un

    elemento di debolezza meccanica, comporta la conoscenza di molti parametri:

    - Le condizioni estreme per le temperature di funzionamento, solitamente legate a condizioni

    di processo transitorie (mancanza dacqua, start-up, scatto di una valvola di sicurezza, etc.),

    tutte difficili da quantificare;

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 18/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT - Il calcolo delle temperature di parete del mantello e dei tubi, che sono funzione dei

    coefficienti di scambio e del fattore di sporcamento dei fluidi.

    - Il numero di cicli necessari per eseguire unanalisi a fatica.

    Come suggerimento, il compensatore di dilatazione deve essere comunque previsto gi

    qualora si debbano compensare differenze di temperature medie di parete tra mantello e

    tubi dellordine di 30-40 C (molto dipende anche dalla lunghezza dei tubi e dai materiali di

    costruzione). Si consideri inoltre che per pressioni superiori a 40 barg la sua realizzazione

    risulta difficile, a causa dellelevato spessore richiesto del compensatore che ne limita la

    flessibilit.

    Per tutti questi motivi lutilizzo di scambiatori con piastre tubiere fisse, generalmente molto

    economici, deve essere ben ponderato. Devono essere assolutamente previste e specificate

    in fase di studio di processo tutte le possibili anomalie di funzionamento e i relativi transitori

    di temperatura.

    Figura 2

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 19/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.3. Fouling

    Il fouling o sporcamento, sia lato tubi sia lato mantello, uno dei fenomeni pi importanti che

    influenzano in maniera significativa la scelta e il dimensionamento degli scambiatori.

    Il fouling il deposito di un certo spessore di sedimenti e particelle solide sulla superficie, che

    impedisce lo scambio termico e incrementa le perdite di carico attraverso lo scambiatore.

    Il fouling allinterno dei tubi provoca una

    riduzione dellarea di passaggio

    (esagerata nella figura 3), con

    conseguente aumento della velocit;

    provoca ulteriori problemi se non

    regolare (figura b), perch i fluidi

    scambieranno in modo diverso nella

    parte alta e nella parte bassa del tubo.

    Al lato mantello le problematiche generate dal fouling possono essere anche pi gravi: il

    deposito pu ridurre la distanza fra tubo e tubo con il conseguente aumento della velocit del

    fluido, che pu generare vibrazioni cos ampie da portare i tubi alla rottura.

    I meccanismi e le cause del fouling sono disparati:

    - Sedimentazione di particelle solide trasportate dal fluido (sabbia, ruggine, fanghi...);

    - Crescita biologica, dovuta ai batteri naturalmente presenti nelle acque;

    - Coking, deposito di particelle carboniose, tipico dei processi di trattamento idrocarburi ad alta

    temperatura;

    - Cristallizzazione dei sali insolubili nel fluido. In particolare la precipitazione dei carbonati nelle

    acque di raffreddamento, che tanto maggiore quanto pi alta la temperatura di pelle;

    - Congelamento del fluido, tipicamente negli scambiatori preposti ai processi criogenici.

    2.3.1. Fattore di sporcamento

    Per tener conto del decadimento funzionale degli scambiatori nel tempo dovuto allincremento

    dello sporcamento si deve introdurre nel calcolo della superficie di scambio un fattore di

    penalizzazione, denominato fouling factor (fattore di sporcamento).

    Concettualmente esso rappresenta la resistenza allo scambio termico generata dallo spessore

    e dalla conducibilit termica del deposito formatosi. Il sovradimensionamento risultante dovr

    Figura 3

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 20/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT consentire il funzionamento dello scambiatore alle condizioni progettuali anche dopo un periodo

    relativamente lungo, per evitare frequenti e costose fermate dellimpianto per la sua pulizia.

    La scelta di un adeguato fouling factor ha forti implicazioni economiche e deve pertanto essere

    eseguita in modo oculato. Infatti, a volte il coefficiente globale di scambio sporco pu risultare

    la met di quello pulito, raddoppiando di conseguenza la superficie richiesta per lo scambio

    termico.

    Solitamente i fouling factors sono definiti nei documenti generali di impianto da parte del

    committente, proprio perch i criteri di pulibilit devono essere fissati dai proprietari

    dellimpianto. In mancanza di questo, i fouling factor potranno essere stabiliti facendo

    riferimento alle specifiche TEMA; in esso sono indicati valori standard in funzione del tipo di

    fluido, delle temperature operative e della velocit. Fra gli altri criteri che si possono adottare, si

    ricorda lo standard Shell DEP (Design and Engineering Practice), che li classifica anche in funzione del tipo di impianto.

    2.3.2. Pulizia degli scambiatori

    Per una progettazione ottimale del tipo di scambiatore non sufficiente la sola definizione del

    fattore di sporcamento, che influisce direttamente sul calcolo della superficie di scambio

    termico. molto importante sapere a priori che tipo di pulizia previsto, in considerazione delle

    caratteristiche di sporcamento del fluido trattato.

    Per i fluidi il cui deposito aderisce fortemente alla superficie, tale da poter essere asportato solo

    mediante azione meccanica, la pulizia meccanica dovr essere esplicitamente richiesta nella specifica di processo.

    Viceversa, alcuni fluidi lasciano sedimenti che possono facilmente essere puliti, grazie alla loro

    maggiore solubilit, mediante lavaggi con solventi. La specifica espliciter quindi la richiesta di

    pulizia chimica.

    In assenza di unindicazione specifica, una regola largamente condivisa da molte societ di

    ingegneria prevede che per fattori di sporcamento superiori a 0,000344 (m2 K / W) si debba

    considerare una pulizia di tipo meccanico dello scambiatore. Pertanto necessario limpiego di

    fasci tubieri smontabili con passo quadrato dei tubi per il lato mantello e lesclusione dei tubi a

    U per il lato tubi.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 21/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.3.3. Perdite di carico

    Il fattore di sporcamento non dice nulla, se non in maniera implicita, sullandamento delle

    perdite di carico attraverso lo scambiatore durante il suo sporcamento.

    Rimane ovviamente inteso che maggiori fattori di sporcamento portano a maggiori depositi,

    minori aree di passaggio e conseguentemente incrementi sensibili delle perdite di carico nel

    tempo. Questo tanto pi rilevante nel lato mantello, dove le perdite di carico in condizioni

    sporche possono addirittura triplicare rispetto a quelle in condizioni pulite.

    Pu accadere che, anche se lo scambiatore in grado di scambiare il calore richiesto, le

    elevate perdite di carico non consentono la circolazione del fluido, imponendo di conseguenza

    la fermata dellimpianto, o parte di esso, per la pulizia dello scambiatore.

    Per questi fluidi molto incrostanti, il processista e il progettista termodinamico dovranno

    prevedere perdite di carico ammissibili sufficientemente elevate e unanalisi dellandamento

    delle stesse in condizioni sporche.

    2.3.4. Minimizzazione dello sporcamento

    Il fattore pi importante per la riduzione della formazione di sporcamento nel tempo

    sicuramente la velocit del fluido nello scambiatore: pi alta la velocit, pi elevata sar la

    capacit di asportazione dei sedimenti.

    Contemporaneamente, il maggiore coefficiente di scambio determina una minore temperatura

    di parete e con essa una riduzione della formazione dello sporcamento stesso. Ci

    particolarmente evidente per lacqua di raffreddamento, per la quale la formazione di calcare

    molto dipendente dallincremento di temperatura; per essa vale un criterio generale che

    stabilisce una velocit minima dellacqua nei tubi di 1 m/s. Anche in questo caso, quindi, le

    perdite di carico ammissibili previste dovranno essere sufficientemente elevate.

    Un ulteriore aspetto che pu influire sulla formazione del fouling riguarda la scelta del tipo di

    controllo della temperatura di processo e del calore scambiato: occorre evitare di utilizzare il by-

    pass del fluido sporcante come controllo. La riduzione della portata, della velocit e

    lincremento della temperatura di parete aumenterebbero ulteriormente lo sporcamento.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 22/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.3.5. Scambiatori non soggetti a standard TEMA

    Per gli scambiatori ai quali non si applicano gli standard TEMA, il concetto di fouling assume un

    significato sostanzialmente differente.

    In ambiente power, tutti gli scambiatori trattano fluidi puliti, cio acqua demineralizzata e

    trattata, oppure vapore; fanno eccezione i surface condenser delle turbine e i CCCW (Closed

    Circuit Cooling Water): essi utilizzano come fluido refrigerante acqua di mare, di fiume o di

    torre. Sono previsti per opportuni sistemi di pulizia in continuo (continuous clearing balls

    taprogge). Per questa ragione, al posto del fattore di sporcamento si introduce un cleanliness factor, definito come Ueffettivo / Upulito, che riduce il coefficiente di scambio termico calcolato di

    circa il 15%.

    Nei condensatori di turbina degli impianti petrolchimici, dove non possibile installare impianti

    di pulizia continui, si dovrebbe reintrodurre il concetto di fouling factor TEMA, assimilandoli agli

    altri cooler dellimpianto. Ne consegue un incremento notevole di superficie (anche del 100%),

    per cui bene chiarire in fase contrattuale con il committente la scelta definitiva del fattore di

    sporcamento da utilizzare, per evitare onerosi incrementi di costo non previsti.

    Per gli scambiatori a piastre non si considera il fattore di sporcamento TEMA: sia perch esse

    non rientrano in questi standard, sia perch la geometria e la fluidodinamica delle piastre

    garantiscono turbolenze cos elevate da minimizzare il deposito di sedimenti e lo sporcamento

    in generale.

    Per questo motivo tutti i fornitori assumono, similmente al cleanliness factor usato in ambiente

    power, un fattore di sicurezza, che incrementi la superficie di scambio di circa il 10-15%.

    Tuttavia, tale criterio di overdesign non tiene assolutamente conto del tipo di fluido e delle sue

    caratteristiche fisiche, non differenziando in alcun modo tra fluidi puliti, come acqua

    demineralizzata, o fluidi molto sporcanti, come gli oli minerali.

    Per ovviare a questa incongruenza, buona regola adottare come fouling factor per gli

    scambiatori a piastre il fattore indicato negli standard TEMA diviso per dieci. In questo modo si

    tiene conto dellelevata capacit autopulente degli scambiatori a piastre e nello stesso tempo

    delle reali caratteristiche dei fluidi.

    Un buon criterio sarebbe di definire a priori nelle specifiche di processo il fouling factor da

    utilizzare (fattori TEMA / 10), ponendo in ogni caso come limiti per il cleanliness factor un

    minimo del 10% e un massimo di 20-25% sul coefficiente globale di scambio.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 23/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.4. Overdesign

    Il fouling factor rappresenta, come gi detto, una condizione progettuale, fissata per tener conto

    del decadimento funzionale dellapparecchiatura nel tempo. Non deve essere confuso con il

    margine di overdesign, che fissato per considerare veri e propri margini progettuali di

    sicurezza o funzionali.

    Loverdesign pu essere definito modi differenti.

    2.4.1. Oversurface design

    E un incremento della superficie di scambio (corrispondente allaumento della sola duty),

    introdotto per garantire il raggiungimento delle performance richieste anche in caso di

    imprecisioni nella definizione dei dati progettuali e delle grandezze chimico-fisiche. Si verifica

    che la superficie installata sia maggiore di quella minima richiesta di un fattore almeno pari a

    quello fornito dalle specifiche (solitamente il 10%).

    2.4.2. Overdesign in duty e flow rate

    specificato quando si vogliono prevedere delle condizioni di funzionamento maggiorate per

    permettere potenziamenti futuri della produttivit degli impianti, mantenendo fisse le condizioni

    progettuali di temperatura e di perdite di carico.

    Si evidenzia che tale margine inferiore al precedente, perch a un aumento della portata

    corrisponde un aumento della duty, ma anche del coefficiente di scambio: nel bilancio finale, la

    superficie di scambio risultante sar comunque minore di quella calcolata con un semplice

    oversurface design. Viceversa, si otterr un margine maggiore sulle perdite di carico calcolate.

    2.4.3. Overdesign multipli

    Nel caso si voglia mantenere il margine sulla superficie di scambio anche quando limpianto

    funzioner in condizioni maggiorate, possibile specificare contemporaneamente entrambi i

    margini sopra indicati. Si potr cos garantire il funzionamento a potenzialit maggiorate,

    tenendo conto anche delle incertezze di processo.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 24/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.4.4. Overdesign fluidodinamico

    Non un margine che deve essere dichiarato n richiesto, piuttosto una regola di buona

    ingegneria.

    Esso tiene conto del fatto che le equazioni della fluidodinamica sono relazioni sperimentali

    empiriche che cercano di rappresentare dei fenomeni molto complessi.

    Deve essere adottato quando il margine operativo definito come il rapporto percentuale fra il

    coefficiente globale di scambio teorico, calcolato in condizioni pulite, e il coefficiente installato

    (cio calcolato dal bilancio termico, come si vedr al paragrafo 3.1.1) risulta molto ridotto.

    Ci avviene generalmente quando uno o entrambi i coefficienti di scambio sono cos bassi che

    il margine introdotto dai fattori di sporcamento in pratica trascurabile. Questa condizione

    occorre soprattutto con fluidi viscosi in regime laminare o con gas a bassa pressione.

    In questo caso, opportuno e prudente considerare un incremento della superficie installata

    per realizzare i seguenti margini operativi: 15-20% se i fluidi trattati non cambiano fase, 20-25%

    se i fluidi sono in passaggio di fase.

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 25/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT 2.5. Componenti e caratteristiche costruttive

    2.5.1. Diametri, spessori e lunghezze dei tubi

    Generalmente i diametri, gli spessori dei tubi e i materiali da adottare nella progettazione degli

    scambiatori di calore sono definiti sulle specifiche generali dellimpianto. In assenza di precise

    richieste, si fa riferimento alla tabella D-7 dello standard TEMA, nella quale sono indicati i

    diametri e gli spessori dei tubi da impiegare.

    Per i diametri solitamente impiegati e cio 5/8, 3/4, 1, 1 e 1 gli spessori consigliati e di

    uso pi comune sono:

    14 BWG minimum wall (2,108 mm) per acciaio al carbonio e basso legati

    16 BWG average wall (1,651 mm) per acciai inossidabili austenitici, duplex e le leghe di rame e

    di nichel.

    18 BWG average wall (1,245 mm) per titanio.

    E possibile utilizzare spessori diversi, scegliendo per sempre dalla tabella D-7 dello standard

    TEMA.

    Con i termini minimum e average wall si fa riferimento alla tolleranza costruttiva sullo spessore

    del tubo. Minimum wall richiede che la tolleranza sullo spessore dei tubi vari fra 0% a +20%

    (per tubi senza saldatura finiti a freddo con diametro non superiore a 1) , mentre la tolleranza

    average wall fra -10% e +10%.

    Nel primo caso, il diametro interno effettivo del tubo inferiore rispetto al diametro nominale; di

    questo se ne deve assolutamente tener conto nel calcolo delle perdite di carico.

    Gli standard TEMA prevedono per gli scambiatori luso di tubes, che differiscono dai pipes

    utilizzati per il piping, perch hanno il diametro esterno uguale al diametro nominale. I pipes

    possono essere utilizzati solo per scambiatori non soggetti allo standard TEMA, come i Double

    Pipe.

    Ai tubi non si applica il sovraspessore di corrosione a meno che, per fluidi estremamente

    corrosivi, sia esplicitamente richiesto nella specifica di processo. Esso deve essere invece

    considerato in tutte le altre membrature dello scambiatore.

    Le lunghezze standard dei tubi da utilizzare nella progettazione sono solitamente definite nelle

    specifiche generali. In assenza di questa informazione possono essere adottate quelle indicate

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 26/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT al paragrafo RCB-2.1 dello standard TEMA: 96 (2438 mm), 120 (3048 mm), 144 (3658 mm)

    192 (4877 mm) e 240 (6096 mm). Gli standard TEMA permettono luso di altre lunghezze,

    pertanto possibile adottare multipli e sottomultipli di metro.

    E consentito utilizzare tubi pi lunghi nel rispetto dalle dimensioni di ingombro ammissibili ed in

    assenza di limitazioni precise nelle specifiche generali di impianto. Tubi pi lunghi portano a

    soluzioni meno costose ed alla riduzione del numero di corpi da installare.

    La lunghezza massima adottabile nel calcolo di uno scambiatore legata alla disponibilit sul

    mercato; in generale essa limitata a 20-22 m.

    2.5.2. Disposizione dei tubi

    La scelta della disposizione dei tubi si basa sostanzialmente su criteri legati alla pulibilit

    meccanica del fascio tubiero e su criteri fluidodinamici. Le configurazioni possibili sono quelle in

    figura. Langolo identificativo quello formato dalla

    direzione del flusso e lasse che unisce due tubi

    successivi.

    La configurazione a passo quadrato (90 square o 45

    rotated square) scelta per la facilit di pulizia, con

    laccorgimento di mantenere lallineamento dei tubi.

    Permette di ridurre le perdite di carico ed consigliabile

    per la condensazione perch permette al liquido di cadere

    facilmente per gravit.

    Il passo quadrato diritto (90) deve essere utilizzato nel

    caso di ribollitori Kettle per facilitare il flusso del

    vaporizzato verso lalto.

    Il passo quadrato ruotato (45) sicuramente conveniente

    nel caso di fluidi viscosi, perch favorisce linsorgenza

    della turbolenza e conseguentemente migliora i coefficienti

    di scambio. anche utilizzato per risolvere problemi

    vibrazionali, poich la velocit di attraversamento del fascio tubiero minore rispetto al passo

    quadrato diritto (maggiore area di passaggio nella direzione del flusso).

    Il passo triangolare a 30 sicuramente il pi usato perch, a parit di superficie di scambio e

    quindi di numero di tubi, determina un diametro del mantello minore e quindi un minore costo

    (maggior impaccamento geometrico). Non per pulibile meccanicamente e pertanto non pu

    Figura 4

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 27/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT essere utilizzato per fluidi sporcanti.

    Il passo triangolare a 30 pu essere utilizzato per i ribollitori tipo Kettle solo in caso di basso

    flusso termico, quando la produzione di vapore avviene lentamente (ebollizione nucleata),

    indicativamente ad un valore minore di 5 kW/m2.

    Il passo triangolare ruotato a 60, invece, rispetto al passo a 30 si utilizza per ridurre le perdite

    di carico, ma contemporaneamente peggiora il coefficiente di scambio.

    La distanza fra i tubi (tube pitch) minima per tutte le configurazioni 1,25 volte il diametro

    esterno del tubo stesso. Per il passo quadrato, in particolare, per garantire la pulibilit

    meccanica richiesto una spaziatura minima fra tubo e tubo di 0,25 pollici (6,35 mm).

    Esiste anche una spaziatura minima da rispettare quando prevista la saldatura dei tubi alla

    piastra tubiera; essa deve essere pari, almeno al doppio dello spessore della saldatura per

    impedirne la sovrapposizione.

    2.5.3. Giunzione tubo-piastra tubiera

    La giunzione dei tubi alla piastra tubiera una delle parti

    pi delicate dello scambiatore perch preposta a

    impedire il trafilamento del fluido tra un lato e laltro.

    Quella pi comunemente utilizzata la giunzione

    mandrinata (Figura 5), una deformazione meccanica del

    tubo ottenuta allinterno di scanalature ricavate nella

    piastra tubiera (grooves). Si utilizza un apposito

    strumento espansore detto mandrino.

    Se ben eseguita assolutamente funzionale. Deve

    tuttavia rispettare certi limiti dettati da criteri di buona ingegneria, in mancanza di precise

    indicazioni riportate nelle specifiche generali dimpianto.

    Non possibile eseguire la giunzione dei tubi alla piastra tubiera mediante mandrinatura

    quando:

    La pressione di progetto superiore a 42 barg

    La temperatura di progetto superiore a 400 C

    Lo scambiatore opera in servizio idrogeno

    La piastra tubiera placcata.

    Figura 5

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 28/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT In questi casi la giunzione dei tubi alla piastra tubiera deve essere realizzata mediante

    saldatura di forza (strength weld), seguita da una leggera espansione del tubo senza provocare

    la laminazione del tubo stesso.

    Non inoltre consigliabile eseguire la giunzione dei tubi alla piastra tubiera mediante sola

    mandrinatura quando:

    I fluidi sono pericolosi o tossici

    assolutamente necessario evitare che i fluidi dei due lati vengano a contatto

    I tubi sono realizzati in acciaio duplex

    I tubi e la piastra tubiera sono realizzati in materiali non ferrosi.

    In questi casi, la giunzione dei tubi alla piastra tubiera deve essere realizzata mediante

    saldatura di tenuta (seal weld) seguita da una mandrinatura del tubo, avendo cura di non

    provocare lallungamento nella direzione della saldatura.

    2.5.4. Interni dello scambiatore

    Sono descritti in questa sezione tutti gli elementi necessari a realizzare un corretto

    funzionamento termodinamico e fluidodinamico.

    2.5.4.1. Setti di partizione

    La distribuzione del fluido e la

    realizzazione di pi passaggi si

    ottengono disponendo dei setti di

    partizione (partition plates, figura 6)

    nei distributori di ingresso e di ritorno.

    Il numero e la disposizione

    dipendono dal tipo di scambiatore e

    dal numero di passaggi da realizzare.

    In figura 7 sono riportate alcune

    configurazioni tipiche, in funzione del

    numero di passaggi.

    Figura 6

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 29/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    Si noti che in alcuni casi non possibile (in particolare per i tubi a U) mantenere i bocchelli di

    ingresso ed uscita in asse, configurazione che faciliterebbe il drenaggio dello scambiatore in

    fermata. Si pu ovviare allinconveniente installando dei tappi per il drenaggio della zona morta

    del distributore o realizzando delle apposite sagomature del setto verticale.

    2.5.4.2. Ferrule anti erosione

    Sono realizzate in materiali ceramici e sono inserite nei tubi nella zona di ingresso per

    proteggere il tubo da fenomeni di erosione, a causa dellalta velocit del fluido o delle sue

    caratteristiche erosive.

    2.5.4.3. Promotori di turbolenza

    Si possono considerare anche alcuni

    dispositivi inseriti nei tubi al fine di

    migliorare il coefficiente di scambio

    (heat transfer enhancement devices), utili in particolare per fluidi viscosi con funzione di promotori di

    turbolenza. Esistono sul mercato

    Figura 7

    Figura 8

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 30/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT varie ed efficienti tipologie, ma il sistema pi semplice e di facile realizzazione quello mostrato

    in figura 8. Consiste in una semplice piattina metallica attorcigliata da fissare alla piastra

    tubiera. Tuttavia tale accorgimento, che pu arrivare a dimezzare la superficie di scambio,

    rende molto difficile la pulizia meccanica; non pu pertanto essere utilizzato con fluidi ad alto

    sporcamento.

    I Twisted Tubes, sviluppati dalla Koch e

    quindi sotto brevetto, svolgono unazione

    analoga. Il tubo stesso pressato e

    attorcigliato, in modo che il fluido seguendo

    il profilo deformato a elica incrementi la

    turbolenza (figura 9).

    Anche nel mantello si ottiene lo stesso

    effetto perch i tubi, essendo compattati uno

    contro laltro, consentono velocit molto

    elevate.

    Il fascio tubiero poi non necessita di

    diaframmi, realizzando cos un flusso

    puramente longitudinale, senza zone morte

    e problemi vibrazionali.

    Hanno chiaramente un costo maggiore dei

    semplici tubi, ma la riduzione di superficie e

    i vantaggi che portano possono giustificarne limpiego.

    2.5.4.4. Tubi basso alettati

    I tubi basso alettati (low-finned tubes, figura 10) possono essere realizzati in quasi tutti i materiali, dallacciaio al carbonio al

    titanio, anche se quelli pi

    comunemente utilizzati sono in lega di

    rame.

    Le alette sono piccole, da 0,5 a 1,5

    mm, ma molto fitte, da 400 a 1500 per

    metro, e si ottengono per

    deformazione plastica del tubo senza

    asportazione di materiale.

    Figura 9

    Figura 10

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 31/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT I tubi basso alettati sono utilizzati quando il coefficiente di scambio termico risulta molto basso,

    come normalmente accade per i gas e per i liquidi viscosi. Grazie allincremento di superficie

    ottenibile con le alette (da 3 a 5 volte) si pu ridurre drasticamente il numero dei tubi da

    installare e quindi le dimensioni dello scambiatore, compensando cos il maggior costo dei tubi

    stessi. I tubi basso alettati tendono tuttavia a sporcarsi facilmente fra le alette; per questo

    devono essere utilizzati per fluidi puliti come aria e oli refrigeranti viscosi.

    2.5.4.5. Diaframmi di partizione (baffles)

    I diaframmi (baffles) sono una componente

    importante del fascio tubiero. Essi hanno una

    duplice funzione: sostenere i tubi mantenendoli

    uniformemente distanziati e promuovere la

    turbolenza per massimizzare il coefficiente di

    scambio.

    I diaframmi si dividono in due grandi categorie:

    la prima, quella pi comune e coperta dallo

    standard TEMA, sono i diaframmi segmentali,

    che obbligano il fluido a muoversi in un percorso a zig-zag, tanto pi stretto quanto pi piccolo

    il passo fra un diaframma e laltro. Hanno linconveniente di creare zone morte (in nero in

    figura 11) soprattutto se non sono ben progettati.

    La seconda categoria, invece, riguarda diaframmi realizzati utilizzando delle strutture assai pi

    complicate dei diaframmi segmentali, tutte coperte da brevetti e licenze, che permettono il

    sostegno dei tubi e generano turbolenza. Inoltre sviluppano per il fluido un percorso puramente

    longitudinale nel mantello ne segue una maggiore efficienza per lassenza delle zone morte.

    Diaframmi segmentali

    Sono dei dischi forati per sostenere i tubi e tagliati orizzontalmente o verticalmente.

    Il fluido obbligato a passare nelle zone vuote (windows) per invertire la direzione del flusso e

    attraversare di nuovo il fascio tubiero (bundle cross). Il design studiato in modo che il fluido

    percorra il massimo numero di cross, riducendo la distanza fra i diaframmi, compatibilmente

    con le perdite di carico ammissibili.

    I tipi pi comuni sono:

    FLUSSO CON DIAFRAMMI SEGMENTALI

    FLUSSO LONGITUDINALE

    Figura 11

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 32/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT

    A singolo segmento (Single Segmental, figura 12). il tipo pi usato, a una sola finestra, consente la massimizzazione

    dello scambio termico perch a ogni diaframma tutto il flusso

    attraversa il fascio.

    A doppio segmento (double segmental, figura 13). Riduce le perdite di carico, poich il flusso diviso in due parti e

    ciascuna frazione attraversa solo met del fascio tubiero. Le

    perdite di carico si riducono a un ottavo rispetto al single

    segmental a parit di passo dei diaframmi. Per questo

    utilizzato per grandi volumi di fluido, come nel caso di condensazione a bassa pressione e

    basse perdite di carico. I diaframmi doppio segmento, grazie alla migliore supportazione dei

    tubi ottenibile con passi diaframmi pi piccoli, possono risolvere in alcuni casi anche i

    problemi vibrazionali del fascio tubiero. La minore velocit si attraversamento del fascio

    penalizza per il coefficiente di scambio.

    No-Tube-in-Window (NTIW, figura 14). Sono sempre i comuni diaframmi segmentali, senza per i tubi nelle finestre.

    Si utilizzano principalmente per risolvere problemi

    vibrazionali perch la lunghezza massima non supportata dei

    tubi esattamente il passo dei diaframmi, e non il doppio

    come negli altri casi: i tubi risultano molto pi bloccati. Un ulteriore supporto realizzabile

    ponendo in mezzo ai due diaframmi segmentali un altro diaframma senza entrambe le

    finestre (intermediate support plate).

    Disco/anello (disk and doughnut, figura 15). Sono fluidodinamicamente molto simili ai diaframmi doppio

    segmento, presentando per una simmetria radiale del

    flusso, pi efficiente e con meno zone morte. Sono per

    molto meno utilizzati perch sono di pi difficile costruzione.

    Diaframmi interi: sono dei semplici supporti del fascio tubiero, installati nei ribollitori K (Kettle) e negli scambiatori in cross flow tipo X. Sono inoltre utilizzati per supportare la testa

    flottante di tipo S, e le curve dei tubi a U per evitare dannose vibrazioni.

    Figura 12

    Figura 13

    Figura 14

    Figura 15

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 33/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT Diaframmi per flusso longitudinale

    Come detto sono dispositivi complicati da costruire, costosi e soggetti a brevetti e licenze.

    Presentano il vantaggio di una pi elevata efficienza di scambio e possono per questo risultare

    comunque economicamente convenienti. In pi, grazie alla grande capacit di supportare i tubi

    e al flusso longitudinale, non presentano quasi mai problemi vibrazionali.

    I pi usati sono:

    Helical e double-helical baffles (figura 16), che sono realizzati con settori di diaframmi inclinati in grado di imprimere al fluido un moto elicoidale.

    Rod Baffles, Square-one grid ed EM baffles (figura 17), che sono delle strutture a griglia, realizzate con piatti o tiranti.

    Taglio, passo e orientamento dei diaframmi

    Laltezza del settore circolare delle windows (h nella figura

    18), che ne definisce larea di passaggio, detta taglio del

    diaframma (baffle cut). sempre specificato come

    percentuale del diametro interno dello scambiatore, sia per il

    single segmental sia per il double segmental.

    Per esso gli standard TEMA stabiliscono il valore minimo

    ammissibile che pari al 15% del diametro interno dello

    scambiatore. Il valore massimo non specificato, ma in ogni

    caso non pu fisicamente superare il 45%.

    Per i double-segmental, serve specificare anche loverlap (x).

    un parametro importante perch rappresenta la parte di

    scambiatore in cross, con i massimi coefficienti di scambio.

    Un suo aumento pu migliorare lo scambio termico.

    Figura 16 Figura 17

    Figura 18

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 34/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT Il passo dei diaframmi (baffle pitch) la distanza tra due diaframmi successivi. Lo standard

    TEMA prescrive che il valore minimo sia il maggiore fra 1/5 del diametro interno del mantello e

    2 (50 mm); non danno invece un valore massimo per il passo, ma limitano, per motivi

    meccanici e vibrazionali, la massima lunghezza non supportata. Questa il doppio del passo

    dei diaframmi nella zona centrale dello scambiatore; nelle zone di ingresso e uscita, invece,

    pari al passo dei diaframmi pi la distanza fra il diaframma e la piastra tubiera (in generale

    queste due ultime lunghezze sono le maggiori).

    La scelta del taglio e del passo diaframmi deve essere ben ponderata. In generale,

    pi piccolo il taglio, maggiore sar il coefficiente di scambio perch il numero di file di tubi

    attraversate durante il cross sar maggiore. Tuttavia, come si vede nella figura 19, a tagli

    troppo stretti con passi ampi o tagli larghi con passi stretti, le zone morte tendono ad

    aumentare, formando vortici (eddies).

    Come si vedr, i modelli adottati dai moderni programmi di simulazione e calcolo permettono

    lottimizzazione della scelta di questi due parametri.

    Generalmente il passo scelto mantenuto costante per tutta la lunghezza dello scambiatore. E

    per possibile utilizzare diaframmi a passo variabile per ottimizzare il funzionamento dello

    scambiatore, soprattutto in condensatori a bassa pressione per seguire, con la riduzione del

    passo dei diaframmi, la diminuzione del volume di

    vapore e mantenere quindi una velocit sostenuta.

    Lorientamento del taglio dei diaframmi pu essere

    perpendicolare allasse del bocchello in ingresso

    (perpendicular cut) o parallelo (parallel cut). Lo

    standard TEMA, riferendosi a scambiatori orizzontali

    con bocchelli sopra e sotto il mantello, li definisce

    rispettivamente horizontal e vertical. tuttavia

    preferibile usare la prima definizione, in quanto evita

    Figura 19

    Parallel Cut Perpendicular Cut

    Figura 20

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 35/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT errori in caso di scambiatori verticali o con bocchelli laterali.

    Ci che importa da un punto di vista fluidodinamico il tipo di flusso che si realizza: up-down

    per il taglio perpendicolare/orizzontale, o side-to-side per il taglio parallelo/ verticale.

    Il primo usato generalmente per liquidi e gas, il secondo per fasi miste condensanti e

    vaporizzanti. Il taglio perpendicolare, infatti, provoca un effetto diga che rende instabile il

    flusso, annegando parzialmente il fascio tubiero. Ci impedisce una corretta condensazione e,

    in caso di vaporizzazione, impedisce il disengagement del vapore prodotto.

    2.5.4.6. Sistemi di tenuta dei by-pass (Sealing Devices) e la Stream Analysis

    La stream analysis un modello che cerca di rappresentare nel modo pi preciso possibile il

    moto del fluido attraverso il fascio tubiero e, attraverso questa rappresentazione, si pone

    lobiettivo di calcolare con la massima accuratezza i parametri fluidodinamici al lato mantello:

    tipicamente, coefficiente di scambio e perdite di carico. Si basa su principi concettualmente semplici, ma numericamente complessi: lavvento di

    calcolatori con potenze di calcolo elevate ne ha accelerato lo sviluppo e lha resa un

    procedimento standard nella progettazione di uno scambiatore.

    Nella stream analysis il fluido lato mantello diviso in cinque correnti, una per ogni possibile

    zona di passaggio nel fascio tubiero. La corrente principale sempre quella di cross del

    fascio, le altre quattro sono correnti dei by-pass classificabili in buone o cattive per lo

    scambio termico.

    Questi by-pass sono conseguenza di esigenze costruttive, pertanto non sono totalmente

    eliminabili. Per quelle legate alle tolleranze definite negli standard TEMA, si analizza come

    possano essere ragionevolmente ridotte; per le altre si possono adottare dei dispositivi che

    limitano le correnti parassite e favoriscono quelle desiderate.

    Dalle figure 21 e 22 si vede che:

    A la parte di fluido che trafila attraverso le tolleranze tubo-diaframma; non troppo dannoso, perch questo

    fluido rimane in contatto con i tubi e contribuisce, seppur

    in modo minore (non un moto trasversale ai tubi) allo

    scambio termico.

    Questo by-pass tende a ridursi al crescere dello

    sporcamento, fino ad azzerarsi quando lo spazio fra Figura 21

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    Doc. HBO/ESE-01 Rev. 00 Pag. 36/132

    MOD/GEN-02i Rev 01

    QU

    ES

    TO D

    OC

    UM

    EN

    TO

    DI P

    RO

    PRIE

    T D

    I TEC

    HIN

    T E

    NO

    N P

    U

    ESS

    ER

    E R

    IPR

    OD

    OTT

    O E

    /O D

    IVU

    LGA

    TO, N

    EAN

    CH

    E P

    ARZI

    ALM

    EN

    TE, S

    ENZA

    ES

    PRE

    SSA

    AU

    TOR

    IZZA

    ZIO

    NE

    DI T

    ECH

    INT tubo e diaframma si intasa completamente. Ne consegue un incremento a volte molto

    evidente delle perdite di carico. Pu essere ridotto solo agendo sulle tolleranze costruttive.

    B attraversa il fascio (cross flow fraction); il pi utile allo scambio termico perch il moto del fluido perpendicolare ai tubi; deve pertanto essere massimizzato. Il valore minimo da

    raggiungere per un buon design dovrebbe essere pari al 40% del flusso totale.

    C il by-pass tra fascio tubiero e mantello (scorre attorno al fascio); dovuto alla differenza fra il diametro interno del mantello (I.D.) e il diametro esterno del fascio (O.T.L.

    Outside Tube Limit). un flusso dannoso poich, non entrando in contatto con i tubi, non

    interviene nello scambio termico.

    E il by-pass tra diaframma e mantello: il pi dannoso. considerato come un by-pass esterno allo scambiatore: il simulatore aumenta quindi la superficie di scambio, in modo che

    sia in grado di riscaldare (o raffreddare) di pi il fluido non

    by-passato affinch con il ricongiungimento si ottenga la

    temperatura richiesta. Pu essere ridotto solo agendo sulle

    tolleranze costruttive.

    F passa nelle zone senza tubi del fascio tubiero: dovuto allo spazio che occorre lasciare fra tubo e tubo per

    posizionare i setti di partizione. Anche in questo caso la

    riduzione avviene mediante appositi sistemi di tenuta.

    HTRI (Heat Transfer Research

    Institute) adotta nel suo simulatore il

    metodo di Tinker-Palen-Taborek:

    uguagliando le perdite di carico

    (schematizzate da valvole nella figura

    23) fra due punti comuni a tutte le

    correnti, si possono determinare in

    modo iterativo le singole portate,

    tenendo anche conto dei sistemi di

    tenuta previsti. cos possibile sia

    ottimizzare il design dello scambiatore,

    sia analizzarne i cattivi funzionamenti.

    Figura 22

    Figura 23

  • CRITERI DI PROGETTAZIONE DEGLI SCAMBIATORI DI CALORE

    D