CRISI JUVE II GGOOLL SSUUBBIITTII Juve, ci vuole più · PDF fileIl Milan e Valentino...

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Juve, ci vuole più occhio Il Milan e Valentino Rossi allenano la vista: e se i difensori... I I G G O O L L S S U U B B I I T T I I CRISI JUVE A Bologna si riunisce la Champions medica per parlare di infortuni TORINO. Una Champions League con la Juventus, ma soltanto a livello medico. Nel fine settimana si terrà infatti a Bologna il congresso internazionale sul tema della salute del calciatore, a cui parteciperanno 132 relatori, tra cui i responsabili degli staff sanitari e preparatori atletici di Milan, Inter, Juventus, Real Madrid, Barcellona, Manchester United e Bayern, oltre che i luminari della Fifa, che da anni dedica risorse ed energie a programmi di prevenzione: l’ultimo, il FIFA 11+, stima di poter prevenire il 30 per cento degli infortuni in campo. PROGRAMMA Otto le sessioni, articolate tra domani e domenica. Ampia la scelta dei temi: dagli infortuni del ginocchio a quelli della caviglia, dai traumi muscolari alla condropenia nell’ex calciatore, dalle tendinopatie alle patologie da sovraccarico. Stasera il presidente del comitato medico Fifa Michel D’Hooghe e Jiri Dvorak, presidente di F-Marc, conferiranno all’Isokinetic il riconoscimento di “centro di eccellenza”. Lunedì scenderanno invece in pista preparatori atletici, allenatori ed ex calciatori, che daranno vita al simposio su «Allenamento e prevenzione degli infortuni nel calcio». Tra i relatori il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri , e gli ex calciatori Gianluca Pagliuca e Beppe Signori . I 3 PECCATI DIFENSIVI Attratti dalla palla ci si scorda l’uomo Troppe volte i difensori della Juventus, schierata a zona, sembrano più attratti dalla palla che dagli avversari da mar- care perché entrati nella porzione di campo di competenza. Nella sconfitta di Lecce, per esempio, il primo gol è stato realizzato da Mesbah che ha saputo infilarsi sulla fascia di- fensiva destra della Juventus sorprendendo Sorensen più che altro preoccupato dalla verticalizzazione del pallone Non sempre in linea E salta il fuorigioco Non sempre la linea del fuorigioco della difesa bianconera funziona. In occasione del primo gol preso in casa col Bolo- gna, Bonucci si fa sorprendere circa un metro e mezzo die- tro ai due compagni consentendo a Di Vaio di sfruttare l’im- bucata di Mutarelli che riceve in posizione regolare. Vedere con la coda dell’occhio la posizione dei compagni è fonda- mentale per poter ottimizzare la tattica dell’offside Marcature larghe avversari in libertà Un altro dei difetti diventati quasi cronici della difesa juventina è quello di non marcare in maniera asfissiante gli avversari, soprattutto quando si inseriscono dalle fasce. Consentire agli attaccanti di partire palla al piede a volte significa andare subito in sofferenza perché non sempre si riesce a recuperare lo spazio concesso “gratuitamente” senza andare in affanno e perdere la posizione ideale MA E’ ANCHE UN PROBLEMA DI TESTA «In difesa lo stress è sempre più forte» TORINO. In uno sport sempre più milionario, grazie a sponsor, investimenti e soldi legati a bonus, inevitabile che lo stress possa prendere piede a 360°. E l’ansia viaggia a tutti i piani, dall’amministratore delegato del grande club all’atleta a cui si chiede di battere un record piuttosto che segnare un gol da cui magari dipendono montagne di euro o dollari. L’evoluzione ha gonfiato conti in banca, sicuro, ma non solo. Così, dello sport a livello professionistico, ha iniziato a occuparsi il mondo della psicologia. Ecco spiegato il plotone di psicologi che negli ultimi due decenni si sono specializzati nelle problematiche sportive ospitando sui propri lettini mezzi campioni, campioni e campionissimi. Il momento no della Juventus, per esempio, lo dicono un po’ tutti, giocatori in primis, è anche un problema di testa. E allora, per comprendere meglio la complessa problematica, è interessante ascoltare il parere di Sandro Gamba, ex ct del basket azzurro e ora direttore tecnico di Psicosport, un Centro che lavora con squadre a atleti per ottimizzare la performance agonistica consentendo loro di dare il meglio sè, allontanando tensioni e paure. «Nello sport moderno le pressioni aumentano costantemente per cui è quasi naturale il fatto che ora molti si rivolgano a operatori come noi per migliorarsi. A Milano lavoriamo con ciclisti, nuotatori e anche calciatori di serie A. Alcuni vengono di loro spontanea volontà senza che magari la società ne sia al corrente, altri invece sono indirizzati da noi proprio dai club di appartenenza. L’obiettivo è sempre lo stesso: liberare l’atleta dall’ansia e dalla paura che nel momento della performance può penalizzare il potenziale. Il risultato pieno lo si ottiene quando si trasforma l’ansia in un’arma a proprio favore». SOTTO I RIFLETTORI E allora come non pensare al particolare momento della Juventus, che dopo aver raggiunto una dimensione in linea con le aspettative ha iniziato a balbettare. Sia a livello psicologico che tecnico, con soprattutto la difesa sul banco degli imputati. «In uno sport di squadra come il calcio, il reparto maggiormente sottoposto alle tensioni è sicuramente la difesa. Quando le cose vanno male è normale che i difensori entrino in campo con la paura di perdere, di sbagliare l’intervento, di perdere il posto. E’ dove si rischia lo svantaggio, ovvero il gol, che il peso degli errori è maggiore. Per non parlare del portiere, un ruolo delicatissimo. Per quanto riguarda la Juventus, poi, mi sento di dire che uno dei problemi maggiori sono i difensori esterni. Troppe volte i loro interventi non sono sufficienti per contrastare le ali avversarie che si trovano così nella condizione di crossare con una certa comodità. Io quando allenavo a basket sono sempre stato un difensivista. Inutile fare 80 punti se poi ne prendi 81. Ricordo di aver allenato per tre anni a Torino la China Martini a fine Anni 70 e presi in mano una squadra eterogenea che in due anni aveva l’obiettivo di salire in A1. Ci riuscimmo al primo colpo ma l’inizio fu difficile, anche e soprattutto perchè la difesa non funzionava bene. E nella pallacanestro è più complicato perché in una stessa partita cambi magari sei o sette sistemi difensivi. Per risolvere il problema iniziai a dedicare tre quarti degli allenameni proprio al reparto difensivo concentrandoci sui vari moduli. In realtà questo lavoro ha una duplice funzione: da una parte alleni i giocatori ai movimenti giusti, dall’altra li sollevi psicologicamente dalle loro ansie perché si convincono di diventare più forti grazie al surplus di lavoro e quindi entrano in campo meno tesi. Nel calcio poi c’è un problema in più: che è il finto turn over. Quando un giocatore sbaglia e la gara dopo viene escluso dai titolari in nome del finto turn over questo viene ammazzato psicologicamente. Servirebbe un’altra mentalità da parte di tutti. Purtroppo nel calcio il cambio, anche durante la partita, viene percepito come una punizione o una bocciatura e non è necessariamente sempre così». M.BO Gamba, ex ct del basket e dt di Psicosport: «Da noi vengono ciclisti, nuotatori e calciatori di serie A. L’obiettivo è trasformare l’ansia in un’arma a favore» MARCO BO TORINO. Che l’attacco della Juventus non funzioni a meraviglia è un dato oggettivo, lo testimoniano gli zero gol segnati nelle ultime tre partite, qualcosa che non capitava da oltre dieci anni. In realtà i problemi della squadra bianconera emersi nelle ultime tre gare vanno a braccetto con le disarmanti prestazioni della difesa (complessivamente 35 reti). Ultimamente, poi, i due gol presi a Lecce, come le due reti subite in casa con il Bologna e il gol di Gattuso per il Milan sono stati, sostanzialmente, gentili regali della retroguardia bianconera. Riguardare per credere. Incredibile ma vero, nel reparto in cui deve eccellere l’attenzione per ciò che si “muove” nella propria area di rigore, gli avversari riescono a godere di una libertà oggettivamente eccessiva. A volte capita con il lavoro grazie ad allenamenti specifici. Come per esempio i tempi di messa a fuoco. E’ un po’ come dotare un computer di un software più potente dove l’hardware sono gli occhi e la coordinazione del corpo con gli stessi». TUTTI GLI SPORT L’allenamento degli occhi è ormai una realtà conosciuta e applicata in diverse discipline. «Il vantaggio è evidente per cui si sono avvicinati a questa tecnica svariati campioni di sport differenti tra loro. Assi del golf, tennis, motociclismo e calcio stesso. Con test specifici si calcolano le diverse performance visive e poi si ritaglia su misura dell’atleta il programma più adatto per migliorare quelle che oggettivamente sono le sue carenze o le aree in cui è necessario progredire». Domani sera, contro il Cesena, la Juventus per non perdere dovrà innanzitutto evitare i regali gentilmente offerti dalla difesa agli avversari come successo con Lecce, Bologna e Milan. Servirà dunque massima attenzione da parte di Chiellini e compagni di reparto. Il concetto è elementare: meglio non guardare solo la palla ma anche gli avversari. Marcare a zona non significa essere esenti da responsabilità dirette sugli avversari. Altrimenti ci si trova subito in salita. L’optometrista Rapaglià: «Con gli esercizi migliorano campo periferico, velocità di messa a fuoco e “lettura” della profondità di campo. Sempre più sportivi si affidano al visual training» che i difensori rimangano attratti dalla palla dimenticandosi degli attaccanti che passano al loro fianco, altre, invece, che uno rimanga un paio di metri arretrato vanificando la tattica del fuorigioco. Oppure che le marcature risultino troppo larghe, rendendo complicato il recupero su chi è lanciato a rete. Insomma, poca attenzione e scarsa reattività. ALLENAMENTO Nello sport, per allenare queste due attitudini e aumentare il potere visivo, molti campioni, da alcuni anni. si affidano allo sport vision o visual training. Che è una tecnica sviluppata dagli optometristi per migliorare le performance visive. Tanto per fare due nomi di eccellenza che non trascurano questo particolare eccovi serviti quelli di Valentino Rossi e del Milan, che con Milan Lab è attento anche nel verificare la capacità visiva dei calciatori. Sui risultati che può produrre questa tecnica ecco il parere di Silvio Rapaglià, optometrista torinese che da anni lavora con questa tecnica di apprendimento percettivo: «Una buona visione non è solo dieci decimi come si potrebbe pensare. Molte abilità visive concorrono ad avere una visione efficiente che consenta, per esempio, di colpire al meglio la palla al volo, avere una buona visione periferica dei compagni di gioco, essere coordinati al 100% anche in condizioni difficili. Solitamente i preparatori atletici curano la parte fisica senza preoccuparsi della componente visupercettiva che aiuta a ottimizzare i tempi di risposta. Nel nostro campo si utilizzano protocolli ed allenamenti specifici per far sì che il sistema visivo nel suo complesso reagisca allo stimolo dei corpi in movimento in tempi più rapidi rispetto a quello che si ha normalmente. Il vedere è una elaborazione dati del cervello e quindi più elaboriamo in tempi ristretti e più il nostro gesto risulterà in simbiosi con quella che è la necessità. Tra l’altro tutti gli sport, calcio compreso, hanno visto accelerare le azioni negli ultimi anni per cui la reattività ha assunto una rilevanza maggiore. Ma come dicevamo prima, sono diverse le componenti che contribuiscono a un buon potere visivo. Per esempio una corretta percezione della profondità di campo permette di individuare le perfette distanze e “leggere” al meglio un’azione che si subisce in contropiede dove occorre capire il tempo di uscita: quanto si è in vantaggio o svantaggio rispetto all’avversario a cui si deve contendere il pallone. Ma non solo, un pallone da colpire di testa dopo un lungo cross o da respingere o bloccare con le mani se si è portieri. Tutte performance perfettibili Grazie agli esercizi di potenziamento la visione laterale aumenta oltre il 30% Gli allenamenti per migliorare il campo visivo non hanno alcuna controindicazione ma richiedono costanza Sandro Gamba insieme a Michael Jordan: muscoli e testa da n° 1 VENERDÌ 11 MARZO 2011 4

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Juve, ci vuole più occhioIl Milan e Valentino Rossi allenano la vista: e se i difensori...

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A Bologna si riuniscela Champions medicaper parlare di infortuni

TORINO. Una Champions League conla Juventus, ma soltanto a livellomedico. Nel fine settimana si terràinfatti a Bologna il congressointernazionale sul tema della salute delcalciatore, a cui parteciperanno 132relatori, tra cui i responsabili degli staffsanitari e preparatori atletici di Milan,Inter, Juventus, Real Madrid,Barcellona, Manchester United eBayern, oltre che i luminari della Fifa,che da anni dedica risorse ed energie a

programmi di prevenzione: l’ultimo, ilFIFA 11+, stima di poter prevenire il 30per cento degli infortuni in campo.

PROGRAMMA Otto le sessioni,articolate tra domani e domenica.Ampia la scelta dei temi: dagli infortunidel ginocchio a quelli della caviglia, daitraumi muscolari alla condropenianell’ex calciatore, dalle tendinopatiealle patologie da sovraccarico. Stasera ilpresidente del comitato medico Fifa

Michel D’Hooghe e Jiri Dvorak,presidente di F-Marc, conferirannoall’Isokinetic il riconoscimento di“centro di eccellenza”. Lunedìscenderanno invece in pistapreparatori atletici, allenatori ed excalciatori, che daranno vita al simposiosu «Allenamento e prevenzione degliinfortuni nel calcio».Tra i relatori ilpresidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri, e gli ex calciatori Gianluca Pagliuca e Beppe Signori.

I 3 PECCATI DIFENSIVI

Attratti dalla pallaci si scorda l’uomo

Troppe volte i difensori della Juventus, schierata a zona,sembrano più attratti dalla palla che dagli avversari da mar-care perché entrati nella porzione di campo di competenza.Nella sconfitta di Lecce, per esempio, il primo gol è statorealizzato da Mesbah che ha saputo infilarsi sulla fascia di-fensiva destra della Juventus sorprendendo Sorensen piùche altro preoccupato dalla verticalizzazione del pallone

Non sempre in lineaE salta il fuorigioco

Non sempre la linea del fuorigioco della difesa bianconerafunziona. In occasione del primo gol preso in casa col Bolo-gna, Bonucci si fa sorprendere circa un metro e mezzo die-tro ai due compagni consentendo a Di Vaio di sfruttare l’im-bucata di Mutarelli che riceve in posizione regolare. Vederecon la coda dell’occhio la posizione dei compagni è fonda-mentale per poter ottimizzare la tattica dell’offside

Marcature largheavversari in libertà

Un altro dei difetti diventati quasi cronici della difesajuventina è quello di non marcare in maniera asfissiante gliavversari, soprattutto quando si inseriscono dalle fasce.Consentire agli attaccanti di partire palla al piede a voltesignifica andare subito in sofferenza perché non sempre siriesce a recuperare lo spazio concesso “gratuitamente”senza andare in affanno e perdere la posizione ideale

MA E’ ANCHE UN PROBLEMA DI TESTA

«In difesa lo stress è sempre più forte»

TORINO. In uno sportsempre più milionario,grazie a sponsor,investimenti e soldi legatia bonus, inevitabile che lostress possa prenderepiede a 360°. E l’ansiaviaggia a tutti i piani,dall’amministratoredelegato del grande cluball’atleta a cui si chiede dibattere un recordpiuttosto che segnare ungol da cui magaridipendono montagne dieuro o dollari.L’evoluzione ha gonfiatoconti in banca, sicuro, manon solo. Così, dello sporta livello professionistico,ha iniziato a occuparsi ilmondo della psicologia.Ecco spiegato il plotone dipsicologi che negli ultimidue decenni si sonospecializzati nelleproblematiche sportive

ospitando sui proprilettini mezzi campioni,campioni e campionissimi.Il momento no dellaJuventus, per esempio, lodicono un po’ tutti,giocatori in primis, èanche un problema ditesta. E allora, percomprendere meglio lacomplessa problematica, èinteressante ascoltare ilparere di Sandro Gamba,ex ct del basket azzurro eora direttore tecnico diPsicosport, un Centro chelavora con squadre aatleti per ottimizzare laperformance agonisticaconsentendo loro di dare ilmeglio sè, allontanandotensioni e paure. «Nellosport moderno lepressioni aumentanocostantemente per cui èquasi naturale il fatto cheora molti si rivolgano aoperatori come noi permigliorarsi. A Milanolavoriamo con ciclisti,nuotatori e anchecalciatori di serie A.Alcuni vengono di lorospontanea volontà senzache magari la società nesia al corrente, altriinvece sono indirizzati danoi proprio dai club diappartenenza. L’obiettivo

è sempre lo stesso:liberare l’atleta dall’ansiae dalla paura che nelmomento dellaperformance puòpenalizzare il potenziale.Il risultato pieno lo siottiene quando sitrasforma l’ansia inun’arma a proprio favore».

SOTTO I RIFLETTORI Eallora come non pensareal particolare momentodella Juventus, che dopo

aver raggiunto unadimensione in linea con leaspettative ha iniziato abalbettare. Sia a livellopsicologico che tecnico,con soprattutto la difesasul banco degli imputati.«In uno sport di squadracome il calcio, il repartomaggiormente sottopostoalle tensioni èsicuramente la difesa.Quando le cose vannomale è normale che idifensori entrino in campo

con la paura di perdere, disbagliare l’intervento, diperdere il posto. E’ dove sirischia lo svantaggio,ovvero il gol, che il pesodegli errori è maggiore.Per non parlare delportiere, un ruolodelicatissimo. Per quantoriguarda la Juventus, poi,mi sento di dire che unodei problemi maggiorisono i difensori esterni.Troppe volte i lorointerventi non sonosufficienti per contrastarele ali avversarie che sitrovano così nellacondizione di crossare conuna certa comodità. Ioquando allenavo a basketsono sempre stato undifensivista. Inutile fare80 punti se poi ne prendi81. Ricordo di averallenato per tre anni aTorino la China Martini afine Anni 70 e presi inmano una squadraeterogenea che in dueanni aveva l’obiettivo disalire in A1. Ci riuscimmoal primo colpo ma l’iniziofu difficile, anche esoprattutto perchè ladifesa non funzionavabene. E nellapallacanestro è piùcomplicato perché in una

stessa partita cambimagari sei o sette sistemidifensivi. Per risolvere ilproblema iniziai adedicare tre quarti degliallenameni proprio alreparto difensivoconcentrandoci sui varimoduli. In realtà questolavoro ha una duplicefunzione: da una partealleni i giocatori aimovimenti giusti,dall’altra li sollevipsicologicamente dalleloro ansie perché siconvincono di diventarepiù forti grazie al surplusdi lavoro e quindi entranoin campo meno tesi. Nelcalcio poi c’è un problemain più: che è il finto turnover. Quando un giocatoresbaglia e la gara dopoviene escluso dai titolariin nome del finto turnover questo vieneammazzatopsicologicamente.Servirebbe un’altramentalità da parte ditutti. Purtroppo nel calcioil cambio, anche durantela partita, viene percepitocome una punizione o unabocciatura e non ènecessariamente semprecosì».

M.BO

Gamba, ex ct del baskete dt di Psicosport: «Danoi vengono ciclisti,nuotatori e calciatori diserie A. L’obiettivo ètrasformare l’ansia inun’arma a favore»

MARCO BO

TORINO. Che l’attaccodella Juventus nonfunzioni a meraviglia èun dato oggettivo, lotestimoniano gli zero golsegnati nelle ultime trepartite, qualcosa chenon capitava da oltredieci anni. In realtà iproblemi della squadrabianconera emersi nelleultime tre gare vanno abraccetto con ledisarmanti prestazionidella difesa(complessivamente 35reti). Ultimamente, poi, idue gol presi a Lecce,come le due reti subitein casa con il Bologna eil gol di Gattuso per ilMilan sono stati,sostanzialmente, gentiliregali della retroguardiabianconera. Riguardareper credere. Incredibilema vero, nel reparto incui deve eccellerel’attenzione per ciò chesi “muove” nella propriaarea di rigore, gliavversari riescono agodere di una libertàoggettivamenteeccessiva. A volte capita

con il lavoro grazie adallenamenti specifici.Come per esempio itempi di messa a fuoco.E’ un po’ come dotare uncomputer di un softwarepiù potente dovel’hardware sono gli occhie la coordinazione delcorpo con gli stessi».

TUTTI GLI SPORTL’allenamento degliocchi è ormai una realtàconosciuta e applicata indiverse discipline. «Ilvantaggio è evidente percui si sono avvicinati aquesta tecnica svariaticampioni di sportdifferenti tra loro. Assidel golf, tennis,motociclismo e calciostesso. Con test specificisi calcolano le diverseperformance visive e poisi ritaglia su misuradell’atleta il programmapiù adatto permigliorare quelle cheoggettivamente sono lesue carenze o le aree incui è necessarioprogredire». Domanisera, contro il Cesena, laJuventus per nonperdere dovràinnanzitutto evitare iregali gentilmenteofferti dalla difesa agliavversari come successocon Lecce, Bologna eMilan. Servirà dunquemassima attenzione daparte di Chiellini ecompagni di reparto. Ilconcetto è elementare:meglio non guardaresolo la palla ma anchegli avversari. Marcare azona non significaessere esenti daresponsabilità direttesugli avversari.Altrimenti ci si trovasubito in salita.

L’optometristaRapaglià: «Con gliesercizi miglioranocampo periferico,velocità di messa afuoco e “lettura”della profondità dicampo. Sempre piùsportivi si affidanoal visual training»

che i difensoririmangano attratti dallapalla dimenticandosidegli attaccanti chepassano al loro fianco,altre, invece, che unorimanga un paio dimetri arretratovanificando la tatticadel fuorigioco. Oppureche le marcaturerisultino troppo larghe,rendendo complicato ilrecupero su chi èlanciato a rete.Insomma, pocaattenzione e scarsareattività.

ALLENAMENTO Nellosport, per allenarequeste due attitudini eaumentare il poterevisivo, molti campioni,da alcuni anni. siaffidano allo sport vision

o visual training. Che èuna tecnica sviluppatadagli optometristi permigliorare leperformance visive.Tanto per fare due nomidi eccellenza che nontrascurano questoparticolare eccovi servitiquelli di Valentino Rossie del Milan, che conMilan Lab è attentoanche nel verificare lacapacità visiva deicalciatori. Sui risultatiche può produrre questatecnica ecco il parere diSilvio Rapaglià,optometrista torineseche da anni lavora conquesta tecnica diapprendimentopercettivo: «Una buonavisione non è solo diecidecimi come si potrebbepensare. Molte abilitàvisive concorrono adavere una visioneefficiente che consenta,per esempio, di colpireal meglio la palla al

volo, avere una buonavisione periferica deicompagni di gioco,essere coordinati al100% anche incondizioni difficili.Solitamente ipreparatori atleticicurano la parte fisicasenza preoccuparsi dellacomponentevisupercettiva che aiutaa ottimizzare i tempi dirisposta. Nel nostrocampo si utilizzanoprotocolli edallenamenti specifici perfar sì che il sistemavisivo nel suo complessoreagisca allo stimolo deicorpi in movimento intempi più rapidi rispettoa quello che si hanormalmente. Il vedereè una elaborazione datidel cervello e quindi piùelaboriamo in tempiristretti e più il nostrogesto risulterà insimbiosi con quella che èla necessità. Tra l’altro

tutti gli sport, calciocompreso, hanno vistoaccelerare le azioni negliultimi anni per cui lareattività ha assuntouna rilevanza maggiore.Ma come dicevamoprima, sono diverse lecomponenti checontribuiscono a unbuon potere visivo. Peresempio una correttapercezione dellaprofondità di campopermette di individuarele perfette distanze e“leggere” al meglioun’azione che si subiscein contropiede doveoccorre capire il tempodi uscita: quanto si è invantaggio o svantaggiorispetto all’avversario acui si deve contendere ilpallone. Ma non solo, unpallone da colpire ditesta dopo un lungocross o da respingere obloccare con le mani sesi è portieri. Tutteperformance perfettibili

Grazie agli esercizi di potenziamentola visione laterale aumenta oltre il 30%

Gli allenamenti per migliorareil campo visivo non hannoalcuna controindicazione marichiedono costanza

Sandro Gamba insieme a Michael Jordan: muscoli e testa da n° 1

VENERDÌ

11 MARZO 2011 4