Creta e Micene - Istituto Tecnico Statale "P.Branchina ... · Cnosso, Festo e Mallia. La civiltà...

10
Verso la fine del III mil- lennio avanti Cristo, più o me- no quando in Egitto comin- ciava il Medio Regno e in Me- sopotamia regnavano gli Ac- cadi, un’altra civiltà emerse nell’isola di Creta, nell’Egeo, al largo del mar Mediterraneo. Aveva contatti sia con l’Egitto che con la Mesopotamia, ma ebbe una evoluzione autono- ma. Quella cretese fu una cultura marittima, isolana. E mentre le altre civiltà sgomitavano per controllare territori sempre più vasti, Creta si estendeva in un’area geografica piuttosto ristretta, essendo lunga 240 km e larga al massimo 56 km. L’isola godeva di un clima temperato, senza la siccità e le inondazioni che affliggeva- no gli altri paesi, ed era auto- sufficiente producendo grano, vino, olio d’oliva per l’esportazione e la- na. Il mare era al tempo stesso via di comunicazione e arma di invalica- bile difesa. Della sua storia non sappiamo tantissimo, ma i suoi antichi edifici furono distrutti -probabilmente da un terremoto- intorno al 1730 a.C. Inoltre una catastrofe più recente, forse una eruzione vulcanica sottomarina, segui- ta da invasioni provenienti dalla Grecia, cancellò le testimonianze artisti- che più arcaiche. Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario D’Antoni Creta e Micene Pagina 1 Creta e micene

Transcript of Creta e Micene - Istituto Tecnico Statale "P.Branchina ... · Cnosso, Festo e Mallia. La civiltà...

Verso la fine del III mil-lennio avanti Cristo, pi o me-no quando in Egitto comin-

ciava il Medio Regno e in Me-sopotamia regnavano gli Ac-

cadi, unaltra civilt emerse

nellisola di Creta, nellEgeo, al largo del mar Mediterraneo. Aveva contatti sia con lEgitto che con la Mesopotamia, ma

ebbe una evoluzione autono-ma.

Quella cretese fu una cultura marittima, isolana. E mentre le

altre civilt sgomitavano per controllare territori sempre pi

vasti, Creta si estendeva in unarea geografica piuttosto ristretta, essendo lunga 240 km e larga al massimo 56 km. Lisola godeva di un clima

temperato, senza la siccit e le inondazioni che affliggeva-no gli altri paesi, ed era auto-

sufficiente producendo grano, vino, olio doliva per lesportazione e la-na. Il mare era al tempo stesso via di comunicazione e arma di invalica-

bile difesa. Della sua storia non sappiamo tantissimo, ma i suoi antichi edifici furono distrutti -probabilmente da un terremoto- intorno al 1730 a.C. Inoltre una

catastrofe pi recente, forse una eruzione vulcanica sottomarina, segui-ta da invasioni provenienti dalla Grecia, cancell le testimonianze artisti-

che pi arcaiche.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 1

Creta e micene

Ma diversamente da quanto accadde presso gli egizi, gli assiri e i babilonesi, i nobili re che la governavano non ci tenevano proprio a

conservare le cose come era un tempo. Nel corso delle continue evolu-

zioni che la riguardarono, Creta impar ad avere una visione aperta del mondo e ad apprezzare i cambiamenti. Grazie a ci in questa parte del mondo la storia della civilt prese a correre molto pi rapidamente. Tutto prese a cambiare in fretta e da allora gli uo- mini non fu-rono mai pi sicuri che conviene lasciare le cose cos come

sono. La storia e levoluzione ar-

tistica dellisola di Creta sono avvolte nella leggenda, e si le-gano indissolubilmente a quelli

che sono i grandi miti dellanti-chit: divinit sanguigne, va-nitose, invidiose e litigiose, che si corni!cavano a vicen-da, tutte smaniose di darsi alla bella vita popolavano i loro racconti, la loro religione,

che si chiamava mitologia, basata sulla nascita delluniver-so chiamata cosmogonia. Dei che tracannavano vino e si comportavano come hooli-gans nel bel mezzo di una fi-nale di coppa dei campioni. Ma non fu sempre cos, in

effetti: i miti della Grecia e del-le civilt pre-greche cercava-no di dare una lettura etica,

comportamentale allumanit.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 2

Il monte OlimpoL Olimpo, coperto da ghiacciai, era la dimora degli dei; era invisibile perch era sempre av-volto da un mantello di nuvole che lo incap-pucciavano ben bene e per laltezza della vetta che superava i 3000 metri.

Zeus: era il capo degli "dei", nato da Cronos. Dio supremo dellOlimpo, si-gnore del fulmine

Poseidone: fratello di Zeus e di Ade, era il dio del mare. Viveva negli oceani, guidando un carro trainato da cavalli alati.

Ares: dio della guerra. Efesto: dio fabbro. Apollo: che regnava sulle arti, la luce e

la salute. Era: dea delle donne e dei lavori di ca-

sa. Artemide: dea delle vergini e della cac-

cia. Afrodite: dea della bellezza e dellamo-

re. Atena: che regnava sulla saggezza e

sulle armi.Ade: divenne signore del mondo sotter-raneo dopo aver sconfitto il padre Cro-no, insieme ai fratelli Zeus e Poseidone. Si chiama Ade anche il mondo dei mor-ti.

Non si pu sfuggire al giusto castigo se si pretende di sfidare linsondabi-le, la natura, le regole della convivenza. Non si rubano le donne dei re,

non si contravvengono le regole della fedelt, della fiducia, della bont. Altrimenti, si rischia una punizione che non la morte, ma un castigo ge-

nerazionale, esteso ai figli e a tutte le stirpi discendenti. E di tali castighi, di queste vendette divine o pseudo moraleggianti narrarono i grandi scrittori greci, come Sofocle, Eschilo, Euripide. Furono sir Arthur Evans e limprenditore tedesco Heinrich Schliemann che, spinti dalle loro passioni per i poemi omerici, nell800 si adoperarono con scavi e campagne archeologiche per restituire credibilit a quanto

narrato dai grandi scrittori antichi. Eppure, poich i conseguenti ritrova-menti sono avvolti dalla polvere dei millenni, sempre difficile dare una assoluta certezza storica a reperti tanto antichi. Quando alla fine dellOt-

tocento venne in luce il palazzo del re a Cnosso, sembr impossibile che uno stile cos libero e armonioso potesse essersi sviluppato nel secondo millennio avanti Cristo. Le capitali pi fiorenti -dette Citt palazzo- furono certamente proprio

Cnosso, Festo e Mallia. La civilt che si svilupp a Creta detta pa-laziale, in quanto le citt che vi sorgevano non erano difese da

possenti mura, non si sviluppavano in altezza n si ergevano su inac-cessibili montagne, bens assume-

vano la forma di un esteso e orga-nizzato palazzo, costruito intorno a

un cortile centrale, sul quale si af-facciavano le botteghe artigiane

e la sala del trono destinata al re. La via daccesso, denominata sacra, conduceva ai Propilei, monumentale porta daccesso.Il palazzo di Cnosso fu governato dal mitico re Minosse, che sugger il nome a questa civilt, denominata appunto minoica.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 3

Ricostruzione del Palazzo di cnosso

Adagiata sul Mediterraneo come una foglia dacero che galleggia sul-

lacqua, la Grecia si compone di una parte

continentale -il Pelo-ponneso- e di una in-sulare -il Dodecaneso- formato da dodici iso-le maggiori, tra le quali

spiccano Creta, Rodi, Corf, Naxos, Zante,

Lesbo. Tutte queste terre non erano soggette a

un solo padrone. Era-no rifugio di avventu-

rosi uomini di mare, di re pirati che viaggia-vano in lun-

go e in largo accumulando enormi ricchezze nei loro castelli e nelle citt portuali, grazie al commercio e alle scorrerie.

Per lespressione artistica libera e fantasiosa che nacque a Creta fu copiata nel conti-nente greco, specialmente a Micene. Siamo nel cuore del Peloponneso, dove si parlava una specie di greco arcaico. Intorno allanno 1000 avanti Cristo, trib guerriere provenienti dallEuropa penetrarono nella penisola greca e nellAsia Minore com-

battendo e sconfiggendo gli abitanti. Nei poemi omerici, lIiade e lOdis-sea, sopravvive qualcosa dellantico splendore e della bellezza dellarte

di quei tempi. Nei primi secoli del dominio miceneo, larte di queste trib fu piuttosto rozza e primitiva. Non c nulla, in essa, del gaio dinamismo proprio dello stile cretese, piuttosto sembra che superi per rigidezza gli

egizi. Traspare per una amorevole cura per la semplicit e la disposizio-ne ordinata, soprattutto nellarchitettura. Questo amore verr trasmesso

alle generazioni successive che edificheranno i templi.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 4

MICENE

Ma resta travolgente la sensazione di unarte che sembra provenire dalle viscere della terra, che sembra voler modellare le montagne e pla-

smare le roc-ce, i l fango

per fornire loro dimensioni so-v r u m a n e e

possenti. Le mura

enormi delle citt micenee

sono talmente grandi che si

r a c c o n t a vennero edificate dai mitologici

ciclopi. Al contrario di quello che accadde nella civilt di

Creta, le citt micenee, che furono popolate dai

principi Achei, le cui gesta sono

cantate nei poemi omerici, sono passate alla storia come citt-for-tezza. Vere e proprie cittadelle inaccessibili fortificate e invalicabili, co-struite tra tortuose salite e profondissimi burroni, per non essere violate dai nemici. Non erano mai densamente popolate, spesso divise in due

parti: una bassa e forti!cata citt, dove viveva la popolazione con le sue attivit produttive, e una parte pi elevata (detta anche acropoli), difesa da solide mura, dove sorgevano i templi dedicati alle divinit e le residenze principesche, che serviva anche da riparo durante gli attacchi nemici.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 5

Mura ciclopiche. Prendono questo nome perch sono talmente gigante-

sche (anche 10 m di spessore alla base) che si diceva fossero costruite dai mitologici ciclo-

pi, titani con un solo occhio.

Cisterna per la conser-vazione delle risorse idri-che e alimentari

Pa-lazzo

reale e re-sidenze dei

principi guerrieri

Micene, la citt alta fortificata

Porta dei leoni

http://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/ciclopi.htmhttp://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/ciclopi.htm

Per accedere alla citt alta lunico ingresso era la monumentale Porta dei Leoni, un imponente varco

restaurato con successo e peri-zia da Heinrich

Schliemann nella seconda met

dellOttocento. Alto quasi otto metri, largo tre e

con uno spessore che arriva a cin-

que metri, questo a n t i c o m o n u-mento (risale cir-

ca al 1300 a. C.) composto da quat-tro grandi lastroni monolitici (formati da una sola pietra). Quello orizzontale prende il nome di architrave, i due la-stroni verticali si chiamano piedritti. Compongono insieme il sistema trili-tico, che sta alla base delle pi impor-

tanti archi-tetture greche. In sommit, una grande lastra triangolare con scolpite due leonesse acefale1divise da una colonna esprime al meglio la poten-

za indomabile di questa antica e fiera civil-t.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 6

1 acfalo agg. e s. m. [dal lat. acephlus, gr. senza capo, comp. di - priv. e capo]. Senza capo (in senso proprio e fig.): statua a.; larve a., in zoologia, le larve di alcuni ditteri (ciclorrafi) con capo ridotto o invaginato nel torace; albero a., ramo a., che manca di ununica cima (v. acefalia). Nella metrica greca

classica, di serie metrica o verso che manca di una sillaba iniziale (per es., alcuni esametri nei poemi omerici).

PIEDRITTI

A collegare le due citt, quella bassa e quella alta, sorgeva la Via Sa-cra, percorribile durante le sacre processioni anche con i carri. Lungo la Via Sacra, scavate nelle viscere della terra e occultate alla vista, sorge-vano le sepolture dei re micenei. Il rapporto dei greci con la morte fu unico: a differenza degli ebrei, che vedevano nellaldil la ricompensa per una vita terrena di dolore e sofferenza, a differenza degli egizi che pensavano a divinit mostruose con sembianze animali che si incarnavano nella figura del faraone e a differenza delle civilt orientali, che cercavano nella spiritualit e nella meditazione il significato dellesistenza, i greci erano estremamente concreti. Il senso dellesistenza era per loro racchiuso nelle attivit umane; in ci che essi facevano sulla Terra era concentrato il valore morale, militare, umano. Nellesperienza e nel ragionamento vedevano i migliori strumenti di evoluzione. Sostennero con forza lidea dellhic et nunc, qui ed ora, e del carpe diem, cogli lattimo. Cos un mondo ultraterreno e invisibile, che apparteneva a divinit cari-che di difetti e antropomorfe2, non

suscitava la loro passione. Laldil era un regno oscuro, pieno di

ombre erranti, consapevoli di aver perduto la preziosa opportunit della vita e confinate in uno spaventoso

tempo sospeso e immobile. Non era importante n risolutivo conservare il

corpo del defunto, semmai era giu-sto dedicargli un ambiente di riposo silenzioso, nascosto e sotterraneo. Il

corpo veniva bruciato in un grande fuoco e le ceneri si conservavano in urne antropomorfe (vasi funerari)

chiamate canpi, secondo unusanza proveniente dallEgitto e utilizza-ta anche tra gli Etruschi.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 7

2 antropomrfo agg. e s. m. [dal gr. , comp. di uomo e - -morfo]. agg. Che ha sembianze di uomo, o raffigurato in sembianze umane: divinit antropomorfe. In zoologia, scimmie a. (o antropoidi), primati della famiglia pongidi (gibbone, gorilla, orango, scimpanz), che per aspetto esteriore e struttura anatomica si avvicinano molto alluomo.

http://www.treccani.it/enciclopedia/canopo/http://www.treccani.it/enciclopedia/canopo/

Le tombe dei re micenei erano importanti come le grandi piramidi dEgitto, ma non raggiungevano la loro imponenza e soprattutto, al con-

trario delle spettacolari tombe egizie, erano ipogee, ossia scavate nel sottosuolo, per essere introvabili e riprodurre nel silenzio della terra loscu-

rit delloltretomba.

Queste semplici e antiche sepolture prendono il nome di tholos, dalla forma circolare della camera principale, destinata a sala per i ri-tuali. Nascoste dalla pendenza naturale della collina nella quale veni-

vano scavate, hanno accesso da un corridoio lungo 36 m e largo 6m,

che si chiama dromos.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 8

La camera mortuaria vera e propria po-sta dietro la tholos.

Le porte dingresso al dromos e alla camera mortuaria sono simili, en-trambe costituite da uno stretto

squarcio nelle pareti ciclopiche, sormontato da un triangolo vuo-to, che assume forse un signi!ca-to meta!sico, che rimanda alla geometrica purezza della morte, e

anche una funzione statica di al-leggerimento dei pesi dei grandi

blocchi di pietra. Dopo aver percorso il dro-mos, esperienza angosciante e

difficile, in uno spazio opprimente per la mancanza di luce e di aria,

si accede quasi con sollievo alla tholos, la camera circolare, alta circa 14 mt con un diametro di 13 mt, destinata ai riti funebri e alla pre-

sentazione delle offerte per i principi defunti. Una perfetta rappresenta-zione del percorso che mette in dolorosa comunicazione la gioia della

vita con langoscia della morte.La regolarit dellambiente della tholos, quasi perfettamente circolare, rafforza la sensazione di trovarsi allinterno di un ambiente metafisico,

quasi sospeso tra lesistenza e il non-essere, e ci troviamo come avvolti in una esperienza che sembra coinvolgere tutti i nostri sensi percettivi.

La stanza circolare coperta da una pseudo-cupola, che termina con una forma acuta e non sferi-

ca: il funzionamento strutturale differente da quello della cupo-la semisferica tradizionale; infatti i pesi della struttura vengono scaricati sia sul terrapieno cir-costante che sul terreno sotto-

stante.

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 9

Nella camera mortuaria veniva posta lurna con le ceneri del principe defunto. Grazie ancora agli scavi di Schliemann stato possibile rinveni-

re quella che considerata la pi importante tomba micenea,

il Tesoro di Atreo (dedicato al famoso principe dellIliade). Al suo interno sono stati rinvenuti preziosi reperti, spade, pugnali e

soprattutto la cosiddetta Ma-schera di Agamennone: sul viso del cadavere veniva posto un panno bagnato, sul quale

veniva colato delloro fuso che prendeva le sembianze del de-

funto. Delle vere e proprie istan-tanee che servivano a ricordare ai posteri le fattezze degli antichi

e r o i . Una volta indurita, la colata doro veniva

appiattita e modellata nei particolari, a sbal-zo e con il cesello. Traspare la compostezza della morte e tutta

la fierezza dei principi micenei.

Tutte le considerazioni sono rielaborate e sintetizzate da Dario DAntoni.

Le citazioni sono liberamente tratte dal testo

Ernst H. Gombrich Il mondo dellarte (Verona 1952)

Pablo Echaurren Controstoria dellarte (Roma 2011)

Arte e territorio Anno scolastico 2012.2013 Dario DAntoni

Creta e Micene Pagina 10