Cosmopolitismo e Nazioni Il problema che tratteremo è quello che occupa le cronache italiane quasi...

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Cosmopolitismo e Nazioni Il problema che tratteremo è quello che occupa le cronache italiane quasi ogni giorno:l'accoglien za degli emigranti soprattutto africani

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Cosmopolitismo e Nazioni

Il problema che tratteremo è quello che occupa le cronache italiane quasi ogni giorno:l'accoglienza degli emigranti soprattutto africani

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Cosa significa essere cosmopolita

I due personaggi raffigurati nella slide sono: Diogene il Cinico e l'Altro Alessandro Magno. Il carattere di Diogene è evidente in quello che dice. Alessandro Magno era l'imperatore del mondo conosciuto:eppure Diogene vuole soltanto essere lasciato in pace

Spostarti che mi fai ombra

Che vuoi che faccia?

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Alessandro Magno

Diogene ha definito il termine cosmopolita da Cosmos=mondo e Polites= cittadino del mondo.Sembra proprio che Alessandro voleva far diventare i cittadini greci, cittadini del mondo allora conosciuto

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L'idea della cittadinanza universale

Da allora l'idea della cittadinanza universale divento' un idea filosofica,politica e religiosa.I Romani l'applicarono al loro impero,la chiesa cattolica la applico' al suo nome cattolico= universale

Accanto a questa idea, in contrasto a questa idea, però rimaneva nella pratica l'idea dell'appartenenza alla propria patria.

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Lingue,costumi,differenze etniche

L'idea universale infatti si scontra con la diversità delle lingue,dei costumi,delle differenze etniche.

Queste differenze a circa 2500 anni dalla definizione di Diogene rimangono.Differenze che si scontrano con violenza.

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Terra e Mare

Il politologo Carl Schmitt ritiene che le differenze ci devono essere anche se si devono comporre con i limiti territoriali. In altri termini ognuno è sovrano nella sua patria.Che è quella del suolo natio.

Anzi Schmitt ritiene che l'Inghilterra, la nazione isola, abbia ingannato e dominato il mondo con il principio negativo della sovranità sul mare.

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Il principio “marino”

Ma questo non è solo un principio “inglese” è anche un principio “americano” ma anche un principio marxista”proletari di tutto il mondo unitevi”

Appare chiaro allora che il principio cosmopolita e individualista di Diogene diventa un principio collettivista che può essere addirittura oppressivo.

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Idee che si scontrano

Per riprendere allora un tema che ci tocca da vicino, l'accoglienza dei migranti africani che scappano dalla morte è un principio “marino” cioè cosmopolita in senso collettivo.

Chi invece ritiene che debbano stare a casa propria, segue l'idea della “terra” di Schmitt.

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Come fare?

Si vede allora che la soluzione a questo problema non può essere fatto solo con le idee. Anche l'idea cosmopolita ha varianti individualistiche,collettivistiche,imperialistiche.

Ma l'idea dell'ancoramento alla “terra” proibisce l'esistenza di qualsiasi organizzazione mondiale (O.N.U) perché ogni decisione universalistica può essere considerata, per chi la subisce, un'oppressione

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Il nomos della terra

La legge (nomos) della terra è per Schmitt l'idea di una appropriazione, della divisione e della produzione, ordinamento e localizzazione.

Sono tutti termini impossibili da attribuire alla politica “marina”

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Perchè?

Non possiamo localizzare il mare,dividerlo,ordinarlo,il mare non produce nulla se non i pesci.

Invece i popoli del mare, gli olandesi prima degli inglesi proprio per sfuggire al dominio della terra (gli olandesi dall'imperatore Carlo V) gli inglesi dal dominio del Papa europeo fanno del mare (ma poi anche dell'aria e del cielo) il simbolo della libertà.

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La libertà di commercio

Ma la libertà del mare è soprattutto libertà di commercio. Ma questa solo a tratti può essere considerata una libertà totale.

Non so se i divieti economici della comunità europea (il patto di stabilità, la spending review) possono essere considerati elementi di libertà o di oppressione (vedi il caso Greco).

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La forza frenante

Schmitt ha coniato un termine quello di forza frenante condotta sul principi dei limiti della nazione.

Le forze si devono equilibrare. Non in nome di un principio spirituale ma dall'effettiva consistenza della forza. Del resto una riflessione non prevenuta ci dovrebbe avvertire che un conflitto è tanto meno probabile quanto più le forze in campo si temono, quanto più la paura della proprio annientamento supera l' hýbris del dominio.

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Il conflitto

E' chiaro però che anche questa idea “frenante” ha a che fare con la forza militare,non con quella economica.

L'equilibrio dell'economia non esiste; se ci fosse equilibrio non ci sarebbe economia.

Economia ed nomos “marino” si equivalgono.