Cosa c’è dietro le violenze del movimento Boko Haram Tra ... · proprio ragione Sergio Zavoli a...

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Cosa c’è dietro le violenze del movimento Boko Haram di Giulio ALBANESE Tra fondamentalismo e globalizzazione L e aberranti violenze, per- petrate recentemente in Nigeria dal movimento “Boko Haram”, sortiscono un effetto devastante nell’animo religioso, quello di ogni since- ro e retto credente. Atti a dir poco disumani, ingiustificabi- li, perpetrati contro chiese cri- stiane e presidii di polizia. Ec- co che allora l’interminabile sequenza di morti ammazzati rappresenta l’espressione di un’infamia; quasi che l’uma- nità dovesse puntualmente rinnegare la propria vocazio- ne. Lo sgomento è grande nelle libere coscienze perché vi sono menti perverse che troppo spesso – poco importa se in Africa, Europa o Medio Oriente – adulterano stru- mentalmente la religione, sempre e comunque con l’in- ganno, per affermare interes- si di parte. Sì, questa è l’unica esegesi possibile per decifrare le miserie di un Paese, la Ni- geria, con infinite potenzia- lità in cui qualcuno strumen- talizza la religione per fini eversivi. È l’esatto contrario, a pensarci bene, dello straordi- nario messaggio di pace e ri- conciliazione lanciato, il 27 ottobre scorso, da Benedetto XVI durante l’incontro inter- religioso di Assisi. Ma cerchia- mo di capire meglio chi siano realmente questi estremisti nigeriani che seminano morte e distruzione con così tanta disinvoltura. L’espressione “Boko Haram” nella cultura hausa (Nord della Nigeria), esprime la negatività (così al- meno viene percepita da que- sti fanatici) del sistema educa- tivo degli ex colonizzatori bri- tannici. In effetti, letteral- mente, “Boko” vuol dire “fal- so” mentre “Haram” in arabo significa “peccato”. Da rileva- re che il nome ufficiale di questa formazione è “Jamà atu Ahlis Sunna Lidda’ awati wal-Jihad”, che in lingua ara- ba vuol dire “Gente dedita al- la propagazione degli inse- gnamenti del Profeta e al Jihad”. Il progetto politico di questi terroristi è comune ad altre formazioni estremiste presenti nel mondo islamico. In Nigeria essi vorrebbero im- porre sharia (la legge islami- ca) a tutta la Repubblica Fe- derale che finora ha goduto di una costituzione garante della laicità delle istituzioni politiche. Stando ad indiscre- zioni della società civile, i veri mandanti sarebbero perso- naggi dell’alta finanza locale, ma anche esponenti del sala- fismo saudita, lo stesso movi- mento ideologico che ha fo- raggiato alacremente Al Qae- da in giro per il mondo. Da questo punto di vista la prima considerazione che sovviene riguarda il rischio di una deri- va della cosiddetta “primave- ra araba”, che ha interessato nel 2011 la fascia nordafrica- na. Sarebbe davvero preoccu- pante – intendiamoci, qualo- ra dovessero imporsi gli inte- gralisti islamici in Paesi come l’Egitto, la Libia o la Tunisia - se questo “segno dei tempi” dovesse sfumare, consenten- do agi fautori del Jihadismo di contaminare la fascia Sub- Sahariana. Se così fosse, ver- rebbe sciupata un’opportu- nità per il cambiamento, con- segnando Paesi come la Nige- ria, finora tolleranti sul piano religioso e sociale, all’integra- lismo islamico. L’Occidente, pertanto, deve trovare il co- raggio di affrontare seria- mente la questione, attraver- so una lettura critica della globalizzazione che, soprat- tutto in Africa, nonostante gli investimenti stranieri, ha acuito paradossalmente la mi- seria delle popolazioni autoc- tone. La posta in gioco è alta se si considera che l’estremi- smo della Mezzaluna rischia di diffondersi a macchia d’o- lio, dalla Somalia alla Nigeria. Un deterrente è rappresenta- to, sul piano delle relazioni internazionali, da nuove for- me di “governance” che ten- gano conto della persona umana e non solo dei ricavi derivanti dallo sfruttamento del bacino petrolifero. Pro- venti che quasi mai hanno ge- nerato uno sviluppo sosteni- bile dei ceti meno abbienti in Nigeria e in altri Paesi del Sud del mondo. Ecco che allora, ad esempio, fare cooperazio- ne allo sviluppo da quelle parti dovrebbe significare, al- l’atto pratico, investire innan- zitutto e soprattutto risorse umane ed economiche nell’i- struzione, soprattutto a livel- L’estremismo della Mezzaluna rischia di diffondersi a macchia d’olio IL MONDO CAPOVOLTO Anno XII, n. 10 - DICEMBRE 2011 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Luigi Crescenzi, Carlo Costantini, Pino D’Amico, Valerio De Luca, Massimo Fruscella, Francesco Lambiasi, Paola Morgia, Raniero Marucci, Domenico Pompili EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone lo universitario. Andrebbe in- fatti ricordato che i giovani africani con meno di 25 anni rappresentano, a livello conti- nentale, il 60% della popola- zione totale. Inoltre, sarebbe auspicabile che la lotta alla corruzione entrasse a pieno titolo nell’agenda del gover- no nigeriano, considerando che a tutt’oggi l’1% della po- polazione detiene il 75% del- la ricchezza nazionale. Fin quando i proventi dell’oro nero finiranno nelle tasche di un manipolo di nababbi, con la complicità delle imprese straniere – poco importa se americane, europee o cinesi – le masse impoverite rappre- senteranno il vivaio di ogni genere di estremismo. Ha proprio ragione Sergio Zavoli a domandarsi, in un colloquio con il teologo Piero Coda: “Ci era stato detto che ormai vi- viamo in un villaggio globale, capace di comprenderci tutti, ma cosa è cambiato nei luo- ghi dell’iniquità e del dolo- re?”.

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Cosa c’è dietro le violenze del movimento Boko Haram

di Giulio ALBANESE

Tra fondamentalismo e globalizzazione

Le aberranti violenze, per-petrate recentemente inNigeria dal movimento

“Boko Haram”, sortiscono uneffetto devastante nell’animoreligioso, quello di ogni since-ro e retto credente. Atti a dirpoco disumani, ingiustificabi-li, perpetrati contro chiese cri-stiane e presidii di polizia. Ec-co che allora l’interminabilesequenza di morti ammazzatirappresenta l’espressione diun’infamia; quasi che l’uma-nità dovesse puntualmenterinnegare la propria vocazio-ne. Lo sgomento è grandenelle libere coscienze perchévi sono menti perverse chetroppo spesso – poco importase in Africa, Europa o MedioOriente – adulterano stru-mentalmente la religione,sempre e comunque con l’in-ganno, per affermare interes-si di parte. Sì, questa è l’unicaesegesi possibile per decifrarele miserie di un Paese, la Ni-geria, con infinite potenzia-lità in cui qualcuno strumen-talizza la religione per finieversivi. È l’esatto contrario, apensarci bene, dello straordi-nario messaggio di pace e ri-conciliazione lanciato, il 27ottobre scorso, da BenedettoXVI durante l’incontro inter-religioso di Assisi. Ma cerchia-mo di capire meglio chi sianorealmente questi estremistinigeriani che seminano mortee distruzione con così tantadisinvoltura. L’espressione“Boko Haram” nella culturahausa (Nord della Nigeria),esprime la negatività (così al-meno viene percepita da que-sti fanatici) del sistema educa-tivo degli ex colonizzatori bri-tannici. In effetti, letteral-mente, “Boko” vuol dire “fal-so” mentre “Haram” in arabosignifica “peccato”. Da rileva-re che il nome ufficiale diquesta formazione è “Jamàatu Ahlis Sunna Lidda’ awatiwal-Jihad”, che in lingua ara-ba vuol dire “Gente dedita al-la propagazione degli inse-

gnamenti del Profeta e alJihad”. Il progetto politico diquesti terroristi è comune adaltre formazioni estremistepresenti nel mondo islamico.In Nigeria essi vorrebbero im-porre sharia (la legge islami-ca) a tutta la Repubblica Fe-derale che finora ha godutodi una costituzione garantedella laicità delle istituzionipolitiche. Stando ad indiscre-zioni della società civile, i verimandanti sarebbero perso-naggi dell’alta finanza locale,ma anche esponenti del sala-fismo saudita, lo stesso movi-mento ideologico che ha fo-raggiato alacremente Al Qae-da in giro per il mondo. Daquesto punto di vista la primaconsiderazione che sovvieneriguarda il rischio di una deri-va della cosiddetta “primave-ra araba”, che ha interessatonel 2011 la fascia nordafrica-na. Sarebbe davvero preoccu-pante – intendiamoci, qualo-ra dovessero imporsi gli inte-gralisti islamici in Paesi comel’Egitto, la Libia o la Tunisia -se questo “segno dei tempi”dovesse sfumare, consenten-do agi fautori del Jihadismodi contaminare la fascia Sub-Sahariana. Se così fosse, ver-rebbe sciupata un’opportu-nità per il cambiamento, con-

segnando Paesi come la Nige-ria, finora tolleranti sul pianoreligioso e sociale, all’integra-lismo islamico. L’Occidente,pertanto, deve trovare il co-raggio di affrontare seria-mente la questione, attraver-so una lettura critica dellaglobalizzazione che, soprat-tutto in Africa, nonostante gliinvestimenti stranieri, haacuito paradossalmente la mi-seria delle popolazioni autoc-tone. La posta in gioco è altase si considera che l’estremi-smo della Mezzaluna rischiadi diffondersi a macchia d’o-lio, dalla Somalia alla Nigeria.Un deterrente è rappresenta-to, sul piano delle relazioniinternazionali, da nuove for-me di “governance” che ten-gano conto della personaumana e non solo dei ricaviderivanti dallo sfruttamentodel bacino petrolifero. Pro-venti che quasi mai hanno ge-nerato uno sviluppo sosteni-bile dei ceti meno abbienti inNigeria e in altri Paesi del Suddel mondo. Ecco che allora,ad esempio, fare cooperazio-ne allo sviluppo da quelleparti dovrebbe significare, al-l’atto pratico, investire innan-zitutto e soprattutto risorseumane ed economiche nell’i-struzione, soprattutto a livel-

L’estremismo della Mezzaluna rischia di diffondersi a macchia d’olio

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

Anno XII, n. 10 - DICEMBRE 2011mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE: Raffaele TariceIN REDAZIONE:

Claudia Fantini Per inviare articoli:

Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011Alatri - Tel. 348.3002082

e-mail: [email protected] DISTRIBUZIONE

Bruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Giulio Albanese, Luigi Crescenzi,Carlo Costantini, Pino D’Amico,

Valerio De Luca, Massimo Fruscella,Francesco Lambiasi, Paola Morgia,

Raniero Marucci, Domenico Pompili

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

lo universitario. Andrebbe in-fatti ricordato che i giovaniafricani con meno di 25 annirappresentano, a livello conti-nentale, il 60% della popola-zione totale. Inoltre, sarebbeauspicabile che la lotta allacorruzione entrasse a pienotitolo nell’agenda del gover-no nigeriano, considerandoche a tutt’oggi l’1% della po-polazione detiene il 75% del-la ricchezza nazionale. Finquando i proventi dell’oronero finiranno nelle tasche diun manipolo di nababbi, conla complicità delle impresestraniere – poco importa seamericane, europee o cinesi –le masse impoverite rappre-senteranno il vivaio di ognigenere di estremismo. Haproprio ragione Sergio Zavolia domandarsi, in un colloquiocon il teologo Piero Coda: “Ciera stato detto che ormai vi-viamo in un villaggio globale,capace di comprenderci tutti,ma cosa è cambiato nei luo-ghi dell’iniquità e del dolo-re?”.

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 26 Novembre 2011 - www.diocesianagnialatri.it

qualcuno mancherà. Rimaneil fatto che, forse per qualcheatavico ricordo primitivo, ce-lebrare di notte, uscire di ca-sa nel bel mezzo del cenonedella vigilia (a casa mia rigo-rosamente a base di pesce,anche a dicembre), coprendobene con sciarpe, guanti ecappello di lana anche i bam-bini già assonnati, per andarein chiesa, è qualcosa a cui an-cora pochi rinunciano. Lanotte non è il giorno, questaè la grande ovvietà, ma an-che la grande verità. È untempo straordinario, che civede svegli quando normal-mente siamo già a letto daun pezzo. È un tempo specia-

Perché sul numero di Di-cembre bisogna sempreparlare del Natale? E

quando hai scritto già 3-4editoriali sull’argomento dav-vero cominciano a scarseg-giare le idee. Certo i buonisentimenti fanno sempre ef-fetto, e diciamocelo, anche setutti ce lo aspettiamo, poi cifa piacere leggere qualcosadi edificante sul Presepe.D’altra parte tutti conoscia-mo l’origine del Natale, il suosviluppo e come è diventatoin questi “tempi moderni” si-nonimo di consumismo. In-fatti tutti i sacerdoti, nell’o-melia della messa di mezza-notte non possono esimersida un bel pistolotto rivolto acatechizzare forzatamentetutti quelli che sembranopassare per caso in chiesaproprio a quell’ora. Si è infat-ti consapevoli che, se tutto vabene, rivedremo quelle stessefacce in un’altra celebrazionenotturna, quella di Pasqua. E

le, che ci chiede di vegliareper aspettare l’evento. È untempo festivo, che ci vuoleconcordi e vicini alle personeche amiamo. Perché il Nataleè la festa della luce, che nelperiodo più buio dell’anno, ciricorda che l’inverno prima opoi passerà, e così passerannoanche le paure, le inquietitu-dini e i problemi. La fiammel-la che si accende nelle tene-bre è la nostra speranza perun futuro migliore. E per noicristiani questa luce è Gesù,luce delle genti, che nascecontro ogni legge della natu-ra da una giovane vergine,che lo ha accolto nel cuoreprima che nel grembo. Che

ANNO XII N. 10DICEMBRE 2011

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

viene accolto da un semplicefalegname come un donoche forse non capirà mai ap-pieno, ma che gli riempirà lavita di quella gioia che soloun vero figlio può fare. Gesùè il bambino inerme che perquella notte diventa il centrodell’universo, e in cui senti-mentalmente rivediamo tuttii nostri “piccoli”. È segno diquell’Amore che fa di Dio unPadre che non ce la fa più adaspettare che i figli disgrazia-ti tornino a casa per conto lo-ro, e va a cercarli per le stra-de del mondo, lì dove la stan-chezza, il dolore e la pauradel futuro li ha portati.

Raffaele Tarice

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..

“Custodire iltesoro con vigile

amore”Pag. 3

La città e il valoreideologico

Pag. 5

Speciale Mons. Belloli

Pagg. 6-7

LLAA NNOOTTTTEE NNOONN ÈÈ IILL GGIIOORRNNOOLa speranza per un futuro migliore

22 ottobre 2011 Ordinazione Presbiteraledi don Pierluigi Nardi

110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Dicembre20112222

LL’AAGGEENNDDAA DDIICCEEMMBBRREE

Giovedì 8 dicembreAnagni, Cattedrale, ore 11.30

PONTIFICALEDELL’IMMACOLATA

Presieduto dal Vescovo

Sabato 10 dicembreAnagni, Cattedrale, ore 18.00PROFESSIONE RELIGIOSA DI SR CLAUDIA NUZIELLO

Presieduta dal vescovo

Giovedì 15 DICEMBREGuarcino, presso Suore di Casa

S. Luca, ore 9.00TERZO GIOVEDI’ DEL CLERO

Lectio divina di Natale

Sabato 24 dicembreAnagni, Cattedrale, ore 23.30S. MESSA DI MEZZANOTTE

Presiede il Vescovo

Domenica 25 dicembreAnagni, Cattedrale, ore 11.30

PONTIFICALE DEL VESCOVO

Sabato 31 dicembre Anagni, Cattedrale, ore 18.00

TE DEUM DIRINGRAZIAMENTO

Presieduto dal Vescovo

Guarcino, Festa di San Luca

Abbiamo festeggiato San Luca il 18 ottobre scorso. Le reli-quie del santo evangelista sono custodite nell’abbazia di

San Giustino delle Monache benedettine di Padova. Ma an-che a Guarcino c’era un monastero di Benedettine dedicatoa San Luca abbandonato nella seconda metà del XVI secolo.Ora l’antico edificio con annessa chiesa è stato acquistato erestaurato del Servo di dio don Umberto Terenzi, originariodi Guarcino. L’antico monastero è gestito oggi dalle Oblatedel Divino Amore appartenenti allo stesso istituto religiosodi don Umberto. La prima Madre Superiora fu suor Luisa che, dopo dieci annidi permanenza in Guarcino, è passata a Roma a dirigere laCasa di accoglienza Bonus Pastor in via Aurelia, non distantedalle mura vaticane. Le è succeduta come Superiora nellaCasa di preghiera di Guarcino suor Mariangela, anche lei co-me suor Luisa originaria di Bergamo. Oggi la Casa accogliegruppi di preghiera e convegni di vario genere.San Luca era collaboratore di San Paolo. Era un medico ori-ginario di Antiochia. Scrisse il terzo Vangelo e gli Atti degliApostoli. A lui si deve la narrazione dell’infanzia del Signoreche lui apprese dalla viva voce della Madonna. La sua narra-zione evangelica si indirizza precipuamente ai poveri e allamisericordia di Dio. Tra le sue parabole quella della pecorel-la smarrita, della donna che perde la sua dracma e quelladel figliol prodigo. La tradizione vuole che il santo abbia ri-tratto varie volte la Vergine su tela, legno e roccia.

Pino D’Amico

ALATRI – Anche quest’anno nel Chiostro di San Francesco inpiazza Regina Margherita verranno esposti i Presepi artistici.Potremo ammirarli dall’8 dicembre al 6 gennaio 2012.

La Redazione

augura a tutti

un Buon Natale

e

Felice Anno Nuovo

Anagni – Presepe vivente di San Pancrazio

Come ormai da decennale tradizione, anche quest’anno, dal 5al 8 gennaio 2012, verrà approntato ad Anagni, il Presepe Vi-

vente di San Pancrazio. Un allestimento che, pur affrontandol’immutabile tema biblico-teologico della natività, trae lo spuntoda una storia segnata da momenti, episodi, dialoghi e quadrisempre diversi. Una storia che si dipana “in itinere”, lungo i vico-li e le piazzette che, all’occasione, si riempiono di cittadini-attoridi tutte le età. Una storia, interpretata dai cittadini del Rione diSan Pancrazio, il cui contributo si manifesta anche nella prepara-zione del percorso, nella realizzazione della scenografia metten-do a disposizione le proprie cantine e rispolverando vecchi abitie oggetti della vita quotidiana che appartengono ormai alle sof-fitte, nella partecipazione personale alla manifestazione, sino al-la collaborazione nella formazione dialettale del testo. La rap-presentazione è a beneficio di gruppi di persone, che distanziatida intervalli di venti minuti, verranno guidati attraverso i vicoli,nel tempo di 45 minuti, per “vivere” una storia, che si conclu-derà con l’evento finale della “natività”. Per prenotazioni331/9493918 dalle ore 11.00 alle ore 20.00 specificando l’orarioed il numero dei partecipanti. Per info: www.presepesanpancra-zio.it o contattare il n. 333-6979225.

Paola Morgia

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XIINumero 10 3333

“primo” comandamento, ma dello sfondo su cui bisogna ve-dere tutto il resto; del cuore, da cui si diparte ogni indicazio-ne… L’amore dell’essere umano è l’espressione concreta del-l’amore di Dio. E l’ascolto docile e obbediente della Parola èla garanzia della sincerità e dell’autenticità dell’amore delprossimo.Nella storia del cristianesimo, a volte, abbiamo avuto uominireligiosissimi, ma molto distratti nei riguardi dei loro simili; edi contro, uomini appassionati per i propri fratelli, ma chesono andati loro incontro con una grande ignoranza dellarealtà umana. Il Gesù, di cui ci parla Matteo, squarcia la selvadelle prescrizioni e dei precetti facendoci intravedere un uni-co volto: quello dell’essere umano, che si identifica con il vol-to di Dio. Caro Don Pierluigi, che augurio straordinario ti regala la Pa-rola di Dio odierna.Ti auguriamo con tutto il cuore di saper riconoscere il voltodi Gesù Cristo nel volto delle persone che incroceranno i tuoipassi. Di ricercare i tratti del Cristo soprattutto nel volto degli“ultimi”. Di mettere a disposizione di Dio il tuo volto, un vol-to ricco di umanità e di tenerezza assoluta. Auguriamo allatua vita di parlare alla gente di Dio, non di un idolo, del dio,cioè, delle candele accese solo in certi momenti, del dio tap-pa-buchi e di quello del “pronto soccorso”. Ti ricordo soloche il momento più radicale della “destructio idolorum” èstato l’ora della morte di Gesù di Nazareth. In quel momen-to è stato distrutto l’idolo della teocrazia d’Israele, l’idolodell’impero romano e l’idolo del dio che deve “scendere” asalvare il giusto. Dio, invece, è Colui che ha amato il mondofino alla follia: ha dato suo Figlio per tutti noi!Carissimo, parla alla gente del vero Dio, del Dio di Gesù Cri-sto. Aggiungo ancora un augurio che reputo molto impor-tante. Mi rifaccio a quanto scriveva il beato Giovanni Paolo IInell’Esortazione Apostolica “Pastores dabo vobis”, del 1992,sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali. Eccole sue parole: “Solo la formazione permanente aiuta il pretea custodire con vigile amore il <<mistero>> che porta in sé ilbene della Chiesa e dell’umanità” (n. 72). Anche noi ti dicia-mo: “Custodisci con vigile amore il mistero che porterai inte”. Il tesoro che Dio ti affida stasera è Gesù Cristo. Noi pa-stori abbiamo il compito di comunicare Gesù Cristo alla gen-te nella forma della Parola; nella forma dei Sacramenti e, so-prattutto, dell’Eucaristia; nella forma del Servizio. Dobbiamocustodire gelosamente il tesoro che ci portiamo dentro. S.Paolo al suo discepolo Timoteo raccomandava: “Non trascu-rare il dono che è in te e che ti è stato conferito, medianteuna parola profetica, con l’imposizione delle mani da partedei presbiteri” (1 Mt 4,14). E “ti ricordo di ravvivare il donodi Dio, che è in te mediante l’imposizione della mie mani.Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di for-

L’ordinazione presbite-rale di don PierluigiNardi sono sicuro se-

gni uno dei momenti piùalti della vita di fede dellacomunità cristiana di Trevinel Lazio da quando - apartire dall’ottobre 2002 - èritornata a far parte dellaDiocesi di Anagni-Alatri. La fede cristiana non è néverticale né orizzontale;non si esaurisce nell’impe-gno sociale né può essereridotta al puro rapportocon Dio. È un unico grandeatteggiamento di amoreche abbraccia l’umano e ildivino (Vangelo). Non eranecessario Gesù Cristo néera essenziale la sua predi-cazione per farci sapere cheil primo comandamento èl’amore di Dio. E che l’uo-mo religioso deve amare ilsuo prossimo. Cosa abba-stanza chiara e non nuovain Israele. Il mistero si Gesùè, come sappiamo, nel suoessere vero Dio e vero uo-mo. Il mistero della parolauscita dalle sue labbra ènell’aver fatto una sola cosadell’amore di Dio e dell’a-more dell’uomo.La domanda capziosa deldottore della legge nascon-deva un problema vera-mente serio: qual è la cosapiù importante da fare nel-la vita? Cos’è che conta dipiù? In effetti un intrico diprescrizioni e di indicazionirendeva difficile scorgere lasostanza di una vita fedeleall’Alleanza. Gesù riducetutto a due “comandamen-ti”, anzi ad “uno”, perchéafferma che “il secondo èsimile a quello” (cioè al pri-mo). L’amore dell’essereumano è l’altra faccia del-l’amore di Dio. Il Cristo haun modo strano di fare leoperazioni di matematica.Quando vuole moltiplicare,divide. Quando vuole otte-nere qualcosa in più, sot-trae. In questo caso addi-ziona centinaia di precetti ela somma dà “uno”. E ag-giunge: “Da questi due co-mandamenti dipendonotutta la Legge e i Profeti”.Cioè, non si tratta solo del

za, di carità e di prudenza”(2 Tim 1,6-7). Quando unadonna scopre dentro di sé ilmistero della vita, incrociacommossa e stupita le manisul proprio grembo in ungesto che dice custodia, at-tesa, raccoglimento, gioia epienezza. Ecco l’atteggia-mento giusto che dobbia-mo riservare al tesoro cheportiamo “in vasi di creta”.La formazione permanenteti darà agio di crescereumanamente, spiritualmen-te, intellettualmente, pa-storalmente nella famigliadel presbiterio all’internodella comunità che servirai.La formazione permanentedeve stare sempre a cuoredi tutti coloro che sentonoforte la responsabilità del-l’annuncio del Vangelo.Sarà tale formazione lastrada della tua conversio-ne continua, del tuo “ravvi-vare” ogni giorno il donoricevuto. A una condizioneindispensabile però: la tua“docibilità”. Non solo la do-cilità, che consiste nellaumiltà e nella disponibilitàall’obbedienza. La “docibi-lità” è, invece, la capacitàattiva di imparare dalla vitae per tutta la vita, di lasciar-si ammaestrare da cose, av-venimenti, persone, facen-dosi arricchire da qualsiasiscintilla di verità e di bellez-za attorno a sé. “Docibile”è una persona che si appro-pria del tempo e non lo su-bisce; che sa entrare con sa-pienza nel ritmo della vitasintonizzandolo con il rit-mo di Dio. Ti auguriamotutti di “custodire il tesoro”con tale atteggiamento.Me lo auguro per te e pertutti noi e per la nostra re-sponsabilità di servizio ver-so il popolo di Dio comerappresentanti di Cristo Ser-vo, Maestro, Sacerdote ePastore dell’umanità. Cosìpotrà brillare la nostra fedenel Dio di Gesù Cristo. Lafede nel Dio vero è anchetutela dell’uomo vero, del-l’uomo nella totalità nasco-sta delle sue speranze.Anagni, 23 ottobre 2011

+ Lorenzo Loppa

Ordinazione presbiterale di

PIERLUIGI NARDI ““CCuussttooddiirree iill tteessoorroo ccoonn vviiggiillee aammoorree””

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,, Dicembre

20114444

Antonucci P. Sergio di Viconel Lazio, Missionario dellaConsolata Parodia Wasa P.OWasa-Iringa TANZANIAArduini Suor Loreta di Fu-mone, Suore Ospedaliere dellaMisericordia Hospital J. Ra-voahangy B.P. 4150/101 Tanari-ve MADAGASCARBellucci P.Arnaldo di Acuto,Fratelli di San Gabriele Parò-quia Da Penha 37900 Passos-Minas Gerais BRASILEBoccitto Suor Laurentina diPorciano, Missionaria dellaConsolata Santuario de lasMercedes Paujl- Caqueta CO-LOMBIACampagna Padre Enzo diCarpineto Romano, Padri So-maschi Campino S. BRASILCardinali F.Giuseppe di Por-ciano, Missionario della Conso-lata Missionaros Consolata Co-lungà C.P. 163-69300 Boavista-R.-R. BRASILED’Ercole P. Ignazio di Guarci-no, Cappuccino Mission Catho-lique 409 Befandriana Nord-MADAGASCARFantacci P.Angelo di Colle-pardo, Missionario della Con-solata Chatholic Churc Likoni-Mtongwe P.O. Box 96129Monbasa KENYAFaiocco Stefania di Anagni,Comunità Missionaria di Villa-regia Comunidade Missionária

...... ee cchhiirriinnggrraazziiaa ii

mmiissssiioonnaarrii??

Quanto ci costa dire GRAZIE

Scriviamo ai nostri amici nel mondo

De Villaregia Rodovia JoséSimões Louro Jr., 3.100 - ITA-RARÉ 06900- 000 06900-000EMBU GUAÇU SP - BRASILFiorini P. Giulio di Fiuggi,Cappuccino Nissau CatolicaTiarrafal JLHA S.Nicolau REPU-BLICA DE CAPOVERDEGuidi P. Mario di CarpinetoRomano, Frati Minori Conven-tuali Jgrea- Menino Jesus de

Praga – CEP 65000 Sao Luis-MBRAZILLanzi F. Liduino di Porciano,Missionario della ConsolataConsolata Fathers Procure Ba-gamoyo Road P.O. Box 4885 –Dares Salaam – TANZANIAPazienza P. Antonio di Guar-cino, Cappucino B.P. 667/101Antananarivo- MADAGASCARPitocco F. Quirino di Triviglia-no, Missionario della Consola-ta Chatholic Churc NyebuleP.O. Box 170 –Iringa- TANZA-NIA Raso Suor I.M.Bertina di Tor-re Cajetani, Centro CulturaleMissionario – AV L-2- NORTE –QUADRA 601-B 70830 BRASI-LIA – DF BRASILERomiti P. Giuseppe di Ana-gni, PIME 10- 3 Hon – Cho 4-Chome Hoya- Shi- Tokyo TO202 JAPANSantucci Don Giuseppe diAnagni, Sacerdote DiocesanoCatechista con il cammino

Neocatecumenale Via Zar Bo-ris- 125 Chiesa Cattolica S. Giu-seppe 1000 Sofia - BULGARIATomei P. Ernesto di Vico nelLazio, Missionario della Conso-lata Casa Generalizia Viale del-le Mura Aurelie 11- 13 –00165Roma- ITALIAVerdecchia P. Giuseppe diGuarcino, Salesiano –S.D.B Col-legio Eugenia Ravasco –LosChorros S.1492- Caracas VENE-ZUELAVerdecchia P. Luigi di Guarci-no, Salesiano –S.D.B. CollegioSalesiano Pio XII – Colle SimonRodriquez 35- Puerto LacruzVENEZUELA EDO ANZOATE-GUI Zucchini Suor Cinzia di Fu-mone, Religiose MissionarieFrancescane di Maria (T-MM)Via Protomartire Francescani –19 060 88 S. Maria D. Angeli(PG) ITALIA

Acuto – raccolta di fondi originale per la Paraparesi spastica

I BAMBINI INSEGNANO

Ibambini spesso ci danno dei grandi inse-gnamenti. Noi cerchiamo spesso di proteg-

gerli dalla verità, di tenerli lontani finchépossiamo dalla tristezza e loro ci stupisconoanche con i loro giochi. È accaduto ad Acuto,per esempio. Quest’estate Teresa Tongo,mentre era nel suo negozio in centro, ha vi-sto entrare due bambini con la faccetta seriaseria. Erano Davide Ticconi ed Emanuele Ia-boni. Un po’ intimiditi ma con piglio decisole hanno chiesto il permesso di mettere unabancarella davanti al suo negozio e di poterriporre il loro oggetti, la sera, da lei. Faceva-no questo gioco-lavoro per ricavare dei soldi-ni da inviare in beneficienza. E così hannoaperto il loro banco: vendevano bombonierevecchie, soprammobili di cui si erano liberatile mamme, calamite di ci avevano fatto loro

a meno con fatica e gingilli del genere. Pri-ma dell’inizio della scuola hanno chiuso“bottega” e facendo i conti erano arrivati araccogliere 70 euro. Su consiglio di una dellemamme hanno deciso di devolvere “l’incas-so” all’Associazione “Vivere la paraparesispastica ereditaria”.Oggi è arrivata la lettera di ringraziamento:“Ciao, sono Valentina. Vi ringrazio moltissi-mo per quello che avete fatto: è stato un ge-sto bellissimo! Per noi è un onore ricevereun’offerta da bambini volenterosi come voi.Come immaginerete c’è molto da fare ma seognuno nel suo piccolo fa uno sforzo alloratroveremo la forza insieme di alleviare il do-lore di molti e di studiare il modo per trovareuna cura adatta. Grazie”. Grazie anche a nome della redazione.

L’ultima settimana dell’ottobre missionario è stata dedi-cata al tema del Ringraziamento. Non è facile ringra-ziare. Ce ne accorgiamo nei rapporti di ogni giorno.

Tutto quello che ci circonda, specialmente le relazioni con lepersone e l’ambiente, ci sembra dovuto. Al contrario, perogni cristiano la gratitudine dovrebbe essere la naturale ri-sposta all’Amore gratuito che Dio ci offre. Vi invitiamo a ri-flettere, a pensare alle vostre esperienze quotidiane, e a tro-vare motivi per cui dire GRAZIE.In questa sede più semplicemente intendiamo ringraziare iMissionari originari della nostra Diocesi. Di seguito ne pub-blichiamo l’elenco e gli indirizzi.

I NOSTRI MISSIONARI NEL MONDO

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XII

Numero 10 5555

Èstato il prof. Luca Dio-tallevi, vice presidentedel comitato organiz-

zatore delle settimane so-ciali, ad aprire il percorso diformazione sulla cittadi-nanza, alla presenza di nu-merose persone, presso ilcentro pastorale diocesanodi Fiuggi. Il percorso sipropone di formare per-sone capaci di avere at-teggiamenti improntatialla responsabilità, allagenerosità nei diversi am-bienti di vita, con particola-re riferimento all’impegnosociale e politico. Il cammi-no nasce dalla collaborazio-ne tra Caritas diocesana,Ufficio per la Pastorale so-ciale, Azione Cattolica dio-cesana e Consulta delle Ag-gregazioni Laicali. Nellaprogettazione del percorsoe nella stesura del pro-gramma è stato molto im-portante l’aiuto del Movi-mento dei Focolari che, at-traverso il MPPU (Movi-mento Politico Per l’Unità),promuove diverse scuole dipolitica sia in Italia che al-l’estero. Si è deciso di co-mune accordo di partireper questo anno dal temadella cittadinanza. Il prof. Diotallevi dopo averripreso il concetto di benecomune secondo la defini-zione classica della dottrinasociale della Chiesa che lodescrive come “l’insieme diquelle condizioni della vitasociale che permettono siaalle collettività sia ai singolimembri, di raggiungere lapropria perfezione più pie-

6 Novembre - Al via gli incontri sulla cittadinanza:

di Raniero MARUCCI

namente e più rapidamen-te” ha offerto numerosispunti, alcuni anche provo-catori su come tali condi-zioni possano realizzarsinella città e quale debbaessere il contributo dei cri-stiani. La attribuzione divalore teologico allacittà, come insieme dicondizioni favorevoli al-lo sviluppo umano in ge-nerale ma persino allo svi-luppo dell’ “indole comuni-taria dell’umana vocazionenel piano di Dio” non èsmentita dalla assenza nelleScritture di un modello dicittà terrena. Si può affer-mare che la città degli uo-mini, non può vantare una

LLaa cciittttàà ee iill ssuuoo vvaalloorree

tteeoollooggiiccooTra credenti obbedienti e ribelli per amore

stabilità, agli occhi del cre-dente in cammino versoquella Gerusalemme celesteche sarà donata e non co-struita da mani d’uomo.Ogni città, per quanto for-tificata, per il cristiano restaun accampamento provvi-sorio.La Chiesa ed i credenti con-dividono la stessa città de-gli uomini e delle donne,come contesto favorevole adialoghi, relazioni, associa-zioni ed interessi comuni enon di meno alla regolazio-ni di conflitti e competizio-ni tra interessi. La tradizio-ne cristiana ci testimoniatanto di credenti obbedien-ti alle autorità civili senza

riserve neppure a causa del-la loro non appartenenza,quanto di “ribelli per amo-re” come coloro che duran-te la lotta al nazifascismogiunsero a scegliere senzaalcuna gioia ma con corag-gio l’impegno militare perliberare dalla tirannia leproprie città. Del resto, do-po aver analizzato il rap-porto di Gesù e dei primicristiani con le istituzioni ci-vili, un biblista e teologotedesco ne sintetizzò la re-gola in «né anarchici, nézeloti». Ci sono due processi in cor-so, ha spiegato lo studiosodi fenomeni sociali, che toc-cano l’idea di cittadinanza.Innanzitutto ne sono entra-ti a far parte, oltre ai diritticivili e politici, anche i co-siddetti “diritti sociali” (la-voro, istruzione, salute, abi-tazione, informazione,ecc.). Contemporaneamen-te, è venuto meno il poteredello Stato di dare effetti-vità a questa nuova e benpiù estesa idea di cittadi-nanza, soprattutto in que-sto periodo di grave crisieconomica.Il percorso procederà neiprossimi giorni con altridue incontri con relatori edue incontri di laboratorio(lettura del territorio-espe-rienze di partecipazione);l’obiettivo è di elaborareuna sorta di agenda in cuisi mettano a fuoco alcuneproblematiche del nostroterritorio e si cerchino delleproposte operative insiemealle istituzioni locali.

Carlotta Ciarrapica

Carlottasarà contenta

di condividere la gioia

di questo dono

anche

domenica 11 dicembre

a Civita, durante

la Messa parrocchiale

delle ore 11,00.

Seguirà un momento

di festa e convivialità.

SSSSppppeeee cccc iiii aaaa llll eeee MMMMoooonnnn ssss .... BBBBeeee llll llll oooo llll iiii

Il vescovo Luigi è stato obiettivamente il “padre” dellaneonata chiesa di Anagni-Alatri, che era stata partoritanel dolore, suo malgrado, da mons. Florenzani, improv-

visamente scomparso (22 febbraio 1987), a qualche meseda quel decreto di unificazione (30 settembre 1986). Arri-vato in diocesi (6 marzo 1988), dopo la delicata e conte-stata decisione, il primo obiettivo di mons. Belloli fu quel-lo di guidare la transizione, lenendo per un verso le feritedi quelli di Alatri, privati della loro secolare consuetudinee, per altro verso, non recedendo rispetto al senso dellascelta della S. Sede. Unità nella diversità fu la sua ricettache riconosceva le peculiarità di ciascuna realtà e spinge-va verso una convergenza, attese le trasformazioni socialie culturali che incalzavano, richiedendo risposte decise enon confuse.

Un aspetto, tra gli altri, colpisce nello stile di mons. Bello-li, lungo gli 11 anni del suo intenso episcopato in terraciociara, e cioè il suo rapporto con la modernità, vissutosenza complessi e senza ingenuità. Persuaso che i tempirichiedessero un atteggiamento non lamentoso, ma capa-ce di sereno discernimento, il vescovo ambrosiano d’origi-ne fu sempre attento a leggere i segni dei tempi, in parti-colare a mostrare che lo sviluppo richiede una nuova epiù profonda forma di saggezza, di cui il Vangelo è lastrada da percorrere insieme. La domanda da cui tuttopartiva nel suo agire pastorale era sempre la stessa: comesuscitare oggi l’ascolto della Parola e come comunicare lafede? A partire da questa prospettiva si spiega la sua at-tenzione alla Parola, di cui personalmente curò per diversianni una Scuola per i più giovani, volta a imparare l’artedella preghiera. La sua competenza biblica, resa compren-sibile da un parlare schietto e capace di toccare le cordedell’umano, ne facevano un predicatore avvincente e se-guito, ben al di là della stessa compagine ecclesiale.

Un’altra attenzione del ministero pastorale di mons. Bel-loli è stato il cercare l’incontro interpersonale prolungatoe attento. In particolare la visita pastorale che egli vissenell’arco di ben 6 anni, consentì al Vescovo di introdursi

dentro tutte le comunità, con tempi di dialogo veramenteattesi ed apprezzati. Non mancava nessuno in questa ri-cerca dei volti: dai bambini agli anziani, dai lavoratori aipolitici, dalle donne alle persone più semplici.

La cifra che inquadra perfettamente la personalità dimons. Belloli è l’essere stato un educatore. Non solo perle responsabilità precedenti all’episcopato, in quanto ret-tore prima di un collegio universitario (il “Borromeo” diPavia) e poi di un Seminario (il “Lombardo” di Roma), maper la sua capacità di promuovere occasioni di crescita eper la capacità di valorizzare in ciascuno quello che avevadi positivo, lasciando in ombra le difficoltà e i ritardi. Lasua fiducia verso l’umanità, toccata dalla Grazia, lo rende-vano sempre coraggiosamente positivo e capace di inven-tare sempre nuove strade. Il semplice ritorno al passatonon gli apparteneva, mentre l’attrazione per quanto il fu-turo andava svelando, era il suo segreto desiderio. Si spie-ga così la capacita di intercettare i cambiamenti e di sa-perli orientare. In un tempo in cui si parlava poco e maledella scuola, egli decise l’istituzione di una Scuola cattoli-ca, convinto si trattasse di segno di libertà democratica edi responsabilità ecclesiale. In una stagione segnata dauna forte crisi della politica (gia allora!), si pensi a Tan-gentopoli e alla fine della prima Repubblica, egli misemano ad un nuova stagione di impegno per i cattolici, at-traverso una Scuola di formazione all’impegno sociale epolitico.

Il ricordo di chi lo conosceva bene

Un padre, anzi un figlio

di Mons. Domenico POMPILI

Il rapporto con il presbiterio fu esclusivo, ma non esclu-dente. Era persuaso che senza i preti un Vescovo può farpoco e per questo ne aveva un profondo rispetto e unaattenta considerazione, interessandosi alla vita e alla quo-tidianità pastorale. Ma era pure convinto che i preti nonbastano e che la loro vocazione consiste proprio nel susci-tare collaboratori laicali. Questo lo condusse a dedicaregrandi energie alla formazione pastorale degli uni e deglialtri, convinto che ciascuno nella propria irripetibile voca-zione, potesse essere determinante per la corsa del Van-gelo.

La scelta, coltivata nel pudore del suo cuore, di essere se-polto nella Chiesa-madre, ce ne ha svelato proprio alla fi-ne la caratteristica più tenera, che si lega strettamente adella sua paternità. Scegliendo di stare per sempre adAnagni è come se avesse voluto affermare che si è sentitonon solo padre, ma pure figlio della nostra Chiesa. In talmodo, silenziosamente, ci ha fatto l’ultimo dono, il piùnecessario alla nostra generazione, tentata di sentirsi get-tata in questo mondo senza un perchè. Il suo desiderio diriposare a “casa”, nella cappella dove veglia la tenera im-magine della Vergine Maria - una splendida tela donatada Leone XIII alla sua gente - è come dire che alla finel’uomo resta un figlio che attende di essere continuamen-te generato alla vita.

Sono le ore 17 di sabato 5 novembre 2011, quandosquilla il telefono della Cattedrale di Anagni, una ra-gazza va a rispondere e le si annunzia la morte di

S.E. Mons. Luigi Belloli, vescovo di Anagni-Alatri dal1988 al 1999.Appena appresa la notizia mi dispiacque moltissimo econtemporaneamente mi tornarono in mente le paroleche l’episcopato mi diceva e la prima volta che lo incon-trai.Ebbi la grazia di conoscere Mons. Belloli nell’ottobre2006, in occasione dell’inaugurazione dei restauri effet-tuati nella Cattedrale di Anagni. Ancora ricordo con qualefrenesia il popolo anagnino attendeva di “rincontrare” ilsuo amato Vescovo! Io fino a quel momento non lo avevomai conosciuto personalmente, ma sentendo parlare glianagnini potei “costruire” la sua persona; tra le varie af-fermazioni che i cittadini di Anagni mi ripetevano una micolpì profondamente: “Era un vescovo gentile, diverso da-gli altri; attento, uomo diplomatico ma zelante nel lavorodella gestione della diocesi, uomo pio, devoto e sempre inmezzo al popolo di Anagni-Alatri!”.Alle ore 18, di quell’ottobre 2006, al canto di ingresso, ap-pena intravidero la figura di Mons. Belloli, tutti i fedelicominciarono ad applaudire all’amato vescovo! Io ricordoancora la commozione generale, il clima di affetto che siera creato in quella circostanza e le lacrime del vescovodurante il saluto da parte di S.E. Mons. Lorenzo Loppa. Dopo l’agape cristiana i prelati, i seminaristi e il vescovoemerito cenarono assieme e tra una chiacchiera e l’altrasiamo passati a un rapporto epistolare, ed è divenuto cosìmio “amico di penna”. Conservo tutte le sue lettere; inquelle si enuncia tutto il suo carisma e la sua dedizione“alla vigna del Signore”. Molti sono stati i consigli da par-te sua affinché potessi crescere e conformarmi robusta-mente e saldamente nella fede. L’ultima lettera inviatomirisale al maggio scorso, poi si è ammalato e non ha potu-to più rispondermi.Lodo il Signore per questo ma anche perché mi ha dato lapossibilità di frequentare il seminario vescovile di Ana-gni e sia di formarmi spiritualmente, culturalmente eumanamente nella Scuola Cattolica Paritaria “Leonia-no”, scuola fondata proprio dall’estinto vescovo.Il 5 novembre 2011 per me è una data importante poichéin questo giorno, per la prima volta, c’è stato l’incontrodegli ex-alunni della scuola cattolica; è un caso che inquesto stesso giorno Mons. Belloli sia passato a miglior vi-ta? Io penso di no: lui ha affidato ad ogni ex-alunno la“sorte” della scuola stessa, come se fosse un dono!Queste poche righe per raccontare la figura del “vescovogentile”, piccolo grande uomo di fede, di amore e di com-passione, sempre pronto a risolvere ogni problema sia spi-rituale sia reale. Concludo con due frasi che mi scrisse nel-le tante lettere: “La fede ti aiuta a sopportare i dolori co-me grazie del Signore; essi hanno dato un senso maggio-re alla tua vita e all’apostolato che domani eserciterai co-me sacerdote” ed infine “la luce di Cristo Signore è la cer-tezza di camminare non nel buio di una vita che alla finesi spegne, ma nel fulgore di una vita che perennementerisorge!”.Grazie Eccellenza!

LODO IL SIGNORE CHE MI HAREGALATO QUESTO INCONTRO

di Luigi Crescenzi

Dicembre20118888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

,,

Arriviamo nella Cat-tedrale di Anagniper tempo, ma non

c’è più nemmeno un po-sto libero; nemmeno Gia-comina trova più una se-dia in sacrestia. Fortunata-mente un signore con bar-ba – che confondo con unaltro – si alza e si dice lie-to di cedermi il suo posto:il rispetto per le personeun po’ avanti negli anninon è morto… almeno inchiesa!Mi viene incontro e mi ab-braccia Pio Del Signore,con i capelli bianchissimi:è stato a lungo sindaco diTrevi nel Lazio, il paese didon Pierluigi ed è venutoa rendere omaggio al suogiovane concittadino… inprima fila c’è anche l’at-tuale sindaco con la fasciatricolore.“Sono 40 anni che a Trevinon “facciamo” un pre-te!” mi dice il mio amicoBarbona che immortalal’evento “storico” con lasua macchina fotografica.

Umiltà e fede

di Carlo COSTANTINI

“Umiltà e fede” sono sta-te il tema di fondo dell’“intervista” ad alta voceconcessa da Pierluigi in ri-sposta alle tante domanderivoltegli dai giovani diSan Paolo di Alatri, doveha percorso gli ultimi passiverso il presbiterato…”umiltà” è anche il richia-mo del “santino” che an-nuncia la sua ordinazione.Al Vangelo “amerai…amerai” si ripete quasi aribadire che dall’Amore“dipendono tutta la Leg-ge e i Profeti”.All’invito rivoltogli dalDiacono: “si presenti Pier-luigi Nardi della parroc-chia S. Maria Assunta inTrevi nel Lazio“ l’aspiranteal presbiterato rispondeprontamente, commosso,l’ ”eccomi” che già ha so-gnato, chissà quante vol-te, di poter esprimere, mache ora sta diventandorealtà: è l’”eccomi” cheriecheggia quello di Ma-ria alla richiesta dell’An-gelo.

Dopo le Litanie dei Santi,avviene la “imposizionedelle mani” da parte delVescovo Lorenzo e di tuttii sacerdoti presenti - tan-tissimi - dal più giovane alvenerando don Alessan-dro di Filettino.Un lungo, interminabile,caloroso applauso salutal’avvenuta ordinazione diPierluigi; al neopresbiterochiedo, abbracciandolo,una preghiera.Fuori della Cattedrale ègià notte… una delle ban-de musicali di Trevi nel La-zio saluta festosamente ilnuovo sacerdote dellaChiesa.Lunedì sera, 24 ottobre,dopo la prima Messa cele-brata nella sua parrocchiadi Santa Maria Assunta inTrevi nel Lazio, incontrodon Pierluigi a S. MariaMaggiore di Alatri, l’anti-ca chiesa delle sue primeesperienze di diacono: stacercando di far stare piùdritto un quadro sull’alta-re di una delle cappellinelaterali; con lui c’è donAntonio, che lo ha accom-pagnato negli ultimi passiverso l’ordinazione e unasacrista; seduto nella na-

vata centrale c’è don Lui-gi, per tanti anni solerteparroco della collegiata.Don Pierluigi mi assicurache celebrerà stasera - laprima volta in Alatri - assi-stito da don Leonard: in-sieme rappresenteranno ilsimbolo della universalitàdella Chiesa.All’omelia “telegrafica” ilnovello sacerdote parladelle meraviglie operateda Gesù: dal miracolo del-la donna guarita nel gior-no di sabato al miracolodel suo sacerdozio.Queste parole mi ha spin-to a scriverle mia moglie:non lo fa quasi mai; ma hafatto un’ eccezione per ilnovello sacerdote, al qua-le, al termine della Messa,ha baciato devotamentele mani, quelle mani attra-verso le quali passerà, d’o-ra in poi, ogni giorno Ge-sù. Auguro a don Pierluigi diaccoglierLo sempre con lafede e l’entusiasmo diquesti primi giorni di sa-cerdozio.

Spunti di riflessione e impressioni

CCrroonnaaccaa ddii uunnaa ggiioorrnnaattaa

ssppeecciiaallee

Anno XIINumero 10 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

,,

di Francesco LAMBIASI*

Vi confesso che, per il grovi-glio dei sentimenti che misi arruffano in cuore, ho

fatto fatica a trovare le parolepiù giuste per questo momento.Fatemi citare allora quelle delnostro piccolo, grande don Ore-ste Benzi. Il giorno che morì, il2 novembre di quattro anni fa,di fronte alla sua salma appenacomposta, trovammo scritte sulsuo libretto Pane quotidiano,questo pensiero profetico: «Nelmomento in cui chiuderò gli oc-chi a questa terra, la gente chesarà vicino dirà: morto. In realtàuna bugia. Sono morto per chimi vede, per chi sta là, ma inrealtà la morte non esiste per-ché appena chiudo gli occhi aquesta vita, li apro all’infinito diDio». So di condividere con voi,spero con tutti, questa incrolla-bile certezza: quando un no-stro amico non vive più, vivedi più.Ora, carissime sorelle, fratelli eamici, fate sottoscrivere anche ame le parole di papà Paolo: «Di-cono che Dio trapianti in cielo ifiori più belli, per non farli ap-passire. Credo che sia così». Pas-satemi un pennarello per far fir-mare anche a me lo striscionedei tantissimi amici: “Marco, orainsegna agli angeli a impenna-re”.Fatemi rileggere ad alta voce le

parole ritrovate ieri sul libro delnostro Punto Giovane di Riccio-ne, dove all’età di 18 anni, Mar-co aveva partecipato a una setti-mana di convivenza con i suoicompagni di liceo. Durante queigiorni aveva scritto: «Sono statoil ‘folletto’ (così si chiama il ra-gazzo che prega per un altrodurante la convivenza) più scan-daloso che la storia ricordi. Nonti prometto che pregherò per tein futuro, perché sicuramenteme ne dimenticherei. Però lofarò questa sera, prima di anda-re a letto e cercherò di fare inmodo che la mia preghiera val-ga anche per tutte le volte chenon la dirò». Negli stessi giorniuna compagna di classe gli ave-va scritto: «Quando ho scopertoche saresti stato tu il mio ‘pro-tetto’ sono stata contenta. Tu, adifferenza di molti altri, sei unoche non pretende dagli altri». Personalmente ho incontratoMarco una volta sola, qualchemese fa, alla cresima della sorel-la Martina, … Ma adesso, fratelli miei, permet-tetemi che mi senta anch’io per-cuotere il cuore da quella do-manda inesorabile: perché Mar-co si è schiantato domenica scor-sa alle 9,55 sull’asfalto dell’auto-dromo di Sepang? Io non possocavarmela ora con risposte pre-confezionate, … Ci ripetiamo,

Rimini, 27 ottobre - Dall’Omelia del nostro Vescovo Emeritoal funerale di Marco Simoncelli

Grazie per tutte le volte che mi hai fatto divertire

AAddddiiooAA -- DDiioo

instancabili: «È la volontà diDio», e non ci rendiamo contoche, sbandierando parole senzacuore, rischiamo di far bestem-miare il suo santo nome. Il mioanimo si ribella all’idea volgaredi un Dio che si autodenomina“amante della vita”, che mi si ri-vela come il Dio che “ha creatol’uomo per l’immortalità” (Sap2,23) e poi si apposta dietro lacurva per sorprendermi con uncolpo gobbo o una vile rappre-saglia. Permettetemi di ridiresottovoce a me e a voi qual èquesta benedetta volontà diDio, con le parole pronunciateun giorno da suo Figlio sotto icieli alti e puri della Palestina,mentre a Rimini si stava ultiman-do il ponte di Tiberio: “Questa lavolontà di colui che mi ha man-dato. Che io non perda nulla diquanto mi ha dato, ma lo risusci-ti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39). Datemi un po’ del vostro corag-gio e aiutatemi ad abbinare, aquello di Marco, il nome dolcissi-mo del Maestro mio e di ognicristiano. Voi lo conoscete: il suonome non è di quelli che con-dannano a morte; lui si chiamaGesù, che significa “Dio-Sal-va”. Dove stava allora Gesùin quell’istante fatale in cui ilcorpo di Marco ha cessato divivere? Stava là, pronto perimpedire che Marco cadessenel baratro del niente e perdargli un passaggio alla vol-ta del cielo. Sì, Gesù il nomedel Figlio di Dio che ha preferitome, te, ognuno di noi viventi,tra la sterminata folla degli esse-ri ibernati nell’abisso del nulla.Gesù il nome del Figlio di Dio,mandato dal Padre come inviatospeciale sulla terra, non a fareprediche sul dolore e sulla mor-te, ma a condividere la nostrafragilità, fino a morirne. È il no-me del Figlio di Dio che si lascia-to inchiodare su una croce per

stringerci tutti nel suo immenso,tenerissimo abbraccio, e ci ha of-ferto il segno più grande dell’a-more: dare la vita per i fratelli.Gesù non è venuto a spiegarci ildolore né a salvarci dal dolore,ma ci ha salvati nel dolore e loha fatto con il suo sangue inno-cente. Gesù il nome del Figlio diDio che ci ha amati con l’amorepiù incredibile e ha definitiva-mente sconfitto la morte con lasua risurrezione. Perciò semprelà, all’imbocco del tunnel dellamorte, pronto per afferrarci eportarci a godere la gioia senzapiù se e senza più ma. Gesù, che registra sul suo diarioperfino un bicchiere d’acqua fre-sca dato con amore, domenicascorsa stava là a dire a Marco:“Grazie, per tutte le volte chemi hai abbracciato nei fratellinidisabili della Piccola Famiglia diMontetauro. Grazie, Marco, pertutte le volte che mi hai fatto di-vertire tanto, quando hai parte-cipato alla gara delle karatellenella festa patronale della tuaparrocchia. Grazie, perché tuttele volte che hai fatto queste co-se ai miei fratelli più piccoli, lehai fatte a me”.Ora, permettimi, caro Marco, dirivolgermi direttamente a te. Lasera prima della gara hai dettoche desideravi vincere il granpremio per salire sul gradino piùalto del podio, perché lì ti avreb-bero visto meglio tutti. A noiora addolora non riuscire a ve-derti, ma ci dà pace e tantagioia la speranza di saperci in-quadrati da te, dal podio piùalto che ci sia. Lasciaci alloradire un’ultima semplicissima pa-rola: Addio, Marco. È una pa-rola scomposta dal dolore, ri-composta dalla speranza: a-Dio! * Vescovo della Diocesi di Rimini

Dicembre 2011

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Si scrive sulla tastiera delcellulare l’oggetto che si

deve buttare, si seleziona“getta”, e l’applicazione ri-sponde indicando il casso-netto giusto: carta, plastica,vetro alluminio, umido, o indif-ferenziato. La prima App pernon sbagliare a differenziarei rifiuti è stata resa disponi-bile on line un paio di mesifa, «dopo un lavoro molto lun-go e certosino», spiega oggiFrancesco Cucari, un ragazzo lu-cano di 18 anni, all’ultimo annodi liceo scientifico, ideatore ecreatore del Dizionadio dei ri-fiuti, che sta alla base dell’appli-cazione. Un’idea sviluppataquasi per gioco, da uno studen-te appassionato di informatica etecnologia, che certo non siaspettava tutto questo successo(non è forse nato così anche Fa-cebook?). L’App è stata già sca-ricata nel Market Android daoltre 1.600 utenti in meno di60 giorni e gran parte dei com-menti sono entusiasti. «L’ideadel dizionario è nata da un’e-sperienza personale. Un anno fanel mio paese è stata introdottala raccolta porta a porta e i cit-tadini avevano spesso dubbi sudove buttare certi rifiuti, a voltesbagliavano e si trovavano indifficoltà. Così, ho pensato di fa-cilitare il compito». Il Dizionariocontiene oltre 700 voci di og-getti. «Se si sbaglia a digitare ilnome o si scrive un termine ge-nerico – spiega Francesco – esi-ste la funzione “forse cercavi”,che suggerisce parole simili opiù specifiche». Scrivendo carta,per esempio, l’App ci chiede seintendiamo “carta unta”, “cartacrespa”, e così via. Nonostantetutto il lavoro necessario per svi-lupparlo il Dizionario dei ri-fiuti è scaricabile in moda-lità rigorosamente gratuitasugli smartphone.

Èfortissimo l’impegno del Comitato Provinciale di Frosinone dellaCroce Rossa Italiana sul tema delle manovre di disostruzione in

età pediatrica, quelle tecniche che devono essere messe in atto nelmomento in cui un bambino rischia il soffocamento a causa del-l’ostruzione delle vie aeree. Ogni anno in Italia muoiono circacinquanta bambini per soffocamento, in media uno a settimana.Molto spesso l’intervento di adulti non preparati ad affrontare casisimili provoca conseguenze ancora più serie. Il progetto della CroceRossa di Frosinone sulle manovre di disostruzione pediatriche haavuto inizio lo scorso gennaio, con la formazione di cento istruttorivolontari CRI provenienti dall’intero territorio provinciale. Questopercorso è proseguito con la stesura di un calendario di corsi previ-sti nelle sedi di Croce Rossa della provincia. I corsi sono aperti a tut-ti, hanno una durata di quattro ore e sono composti da una parteteorica e da una pratica. Alla fine del corso sarà rilasciato un atte-stato di Esecutore MDVAEP (Manovre di Disostruzione delle Vie Ae-ree in Età Pediatrica), che nell’ambito lavorativo e di studio può va-lere ai fini dei crediti formativi. Chiunque fosse interessato può te-lefonare al numero del Comitato provinciale 0775.854646. Mai corsi non avranno luogo solo nelle sedi della Croce Rossa. Chivorrà organizzare una lezione interattiva sulle manovre di disostru-zione pediatriche potrà farlo mettendosi in contatto con l’associa-zione di volontariato. Anche le parrocchie potranno ospitare gliistruttori che trasmetteranno le giuste tecniche di intervento inquesto tipo di situazioni. Anche ad Alatri prossimamente verrà or-ganizzata una lezione interattiva. La Croce Rossa di Frosinone hainoltre avuto il merito di dar vita ad un evento che nella scorsa pri-mavera ha attirato l’interesse di circa quattrocento cittadini prove-nienti da tutta la provincia. L’occasione è stata una seguitissima le-zione tenuta dal dottor Marco Squicciarini, referente nazionaleed internazionale per la rianimazione cardiopolmonare pediatrica eper le manovre di disostruzione, che ha illustrato le manovre di in-tervento quando si verificano episodi del genere. Il Comitato Pro-vinciale della Croce Rossa Italiana è impegnato anche nell’orga-nizzazione e nella realizzazione di corsi base per aspiranti volontari.

E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.E’ Natale ogni volta che non accetti quei principi che releganogli oppressi ai margini della società.E’ Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nellapovertà fisica e spirituale.E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tuadebolezza.E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere perdonarlo agli altri.

CONTROL’OSTRUZIONEDELLE VIEAREE NEIBAMBINI ELATTANTI

AttualitàAA MM BB II EE NN TT EE

Poesia di Nataledi Madre Teresadi Calcutta

E’ NATALE

IIIILLLL DDDDIIIIZZZZIIIIOOOONNNNAAAARRRRIIIIOOOODDDDEEEEIIII RRRRIIIIFFFFIIIIUUUUTTTTIIII DDDDIIIIFFFFRRRRAAAANNNNCCCCEEEESSSSCCCCOOOO

SSSSCCCCAAAARRRRIIIICCCCAAAABBBBIIIILLLLEEEESSSSUUUULLLL CCCCEEEELLLLLLLLUUUULLLLAAAARRRREEEE

C u l tC u l t

Anno XIINumero 10 11111111

GABRIELEALFIERE

DEL LAVOROdi Claudia FANTINI

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Coincidenze. Il caso. Sabato 5 novembre saliva alla casa del Padremons. Luigi Belloli. Ad Anagni, la sua cara Anagni il primo in-

contro per dare vita all’Associazione degli ex alunni della ScuolaCattolica Diocesana, la sua cara scuola. Erano le 18 in punto. Tuttoera pronto per iniziare. Arrivavano timorosi, ma al tempo stessocuriosi i primi ragazzi. Le attese erano grandi, la voglia di incon-trarsi rincorreva i ricordi e la nostalgia in un fantasioso gioco i cuiprotagonisti erano giovani della nostra Diocesi e delle Diocesi vici-ne che hanno vissuto nella nostra Scuola, e ora vogliono testimo-niarlo ad altri giovani, un percorso unico, protagonisti assoluti nonsolo della loro formazione culturale, ma soprattutto di quella spiri-tuale e umana. Un cammino, per richiamare le parole di Mons. Bel-loli, fondatore della scuola, per “avere risposte; per scoprire il pro-getto di Dio su ciascuno di noi e per riscoprire il valore autenticodella vita e della cultura”.A spezzare l’entusiasmo è giunta la notizia della morte del nostroVescovo emerito. Una coincidenza? Il caso? Ad illuminare questinostri dubbi sono giunte le parole del nostro Vescovo Mons. Loren-zo Loppa, che ci ha invitato a lasciarciguidare dalla Provvidenza:“È comese Mons. Belloli consegnasse a voi iltestimone, con il compito di prose-guire il suo progetto”. Non riusciremo forse a fare tanto,tuttavia iniziamo continuando adamare la nostra scuola, convinti cheladdove noi non potremo arrivare,l’amore costruirà il nostro futuro.

Gabriele Russo Russo, del liceo Leoniano della Diocesi di Ana-gni-Alatri, è divenuto Alfiere del Lavoro: è, infatti, uno dei

25 studenti più bravi d’Italia premiati dal Presidente della Re-pubblica Giorgio Napolitano a metà ottobre. Si è diplomato nel-l’anno scolastico appena terminato con 100 e lode, e la media deiquattro anni precedenti è di 9,8/10. Gabriele viene da Avellinoma ha frequentato la scuola elementare ad Alatri e la scuola me-dia e il liceo classico ad Anagni, nella scuola cattolica della nostraDiocesi. È quindi un nostro concittadino a tutti gli effetti e pos-siamo tutti sentirci orgogliosi per i suoi risultati. Gabriele, in par-ticolare, è stato mio alunno per tutto il percorso della scuola se-condaria, per otto anni. E devo affermare che è stato un piaceregrandissimo percorrere con lui un tratto di strada così importan-te. Con la sua partecipazione attiva, la sua fiducia, la sua genero-sità e la sua intelligenza ironica ha contribuito a rendere bella lavita scolastica. Gabriele ne ha vissuto in pieno tutti gli aspetti:dalla routine quotidiana – fatta di partecipazione in classe e distudio a casa – ai viaggi di istruzione; dalla cura del sito dellascuola e del giornale scolastico, al teatro e alle vacanze-studio inGran Bretagna, dalla partecipazione ai concorsi di matematica edi informatica ai certamina di latino e greco… Non si è mai tiratoindietro di fronte alle nuove sfide che gli si paravano dinanzi e,dove ha potuto, non le ha affrontate da solo ma insieme ai suoicompagni di classe, ai suoi fratelli.

AttualitàRR AA GG AA ZZ ZZ II

Dalla sua prima uscita, inversione inglese, nel

2005, Food Force, il video-gioco educativo del Pro-gramma Alimentare Mon-diale per bambini e ragazzi,che simula un interventoumanitario e le sfide logisti-che insite nella consegna diassistenza alimentare, è sta-to scaricato 6 milioni di voltee gode di un network di gio-catori, in tutto il mondo, sti-mato in 10 milioni di perso-ne!Ambientato nell’isola imma-ginaria di Sheylan, strematada siccità e guerra, Food For-ce è composto di sei missionivirtuali che mostrano gliostacoli reali che gli operato-ri umanitari devono affron-tare quando sono alle presecon un’emergenza alimenta-re, che sia lo tsunami o tantealtre crisi umanitarie che siverificano nel mondo.In uno scenario che vede de-cine di migliaia gli sfollatiche hanno urgente bisognodi cibo, il giocatore dovrà pi-lotare elicotteri in missioni diricognizione, paracadutaresacchi di biscotti altamenteenergetici nei campi di sfol-lati, negoziare con milizie ri-belli sul percorso di un con-voglio di cibo e utilizzarel’assistenza alimentare peraiutare a ricostruire i villaggie le comunità. Il gioco puòessere scaricato gratuita-mente. L’obiettivo principa-le del videogioco è di far co-noscere alle generazioni piùgiovani il problema della fa-me nel mondo e il lavoro delWFP nel combatterla.

IIIILLLL VVVVIIIIDDDDEEEEOOOOGGGGIIIIOOOOCCCCOOOO DDDDEEEELLLLPPPPRRRROOOOGGGGRRRRAAAAMMMMMMMMAAAA

AAAALLLLIIIIMMMMEEEENNNNTTTTAAAARRRREEEE MMMMOOOONNNNDDDDIIIIAAAALLLLEEEE

FFFFOOOOOOOODDDD FFFFOOOORRRRCCCCEEEEL’intervento umanitario

a portata di ragazzi

COINCIDENZE:QUANDO

L’AMORE SIINCONTRA NELLO

STESSO PUNTOdi Massimo FRUSCELLA

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