Cos le neuroscienze svelano Ricerche

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DOMENICA 30 NOVEMBRE 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 17 MILANO L’ecclettismo di La Pietra Al Triennale Design Museum una monografica dedicata a Ugo La Pietra (1938) architetto, artista e designer abruzzese. Il focus è sul suo lavoro dal 1960 ad oggi (sopra: La casa telematica, Fiera di Milano, 1982) per favorire la conoscenza dell’aspetto umanistico delle sue creazioni. Palazzo della Triennale Fino al 15 febbraio 2015 Tel 02 72 43 41 Calendario FOLIGNO (Perugia) Moriyama on the road Il Centro italiano arte contemporanea (Ciac) di Foligno ospita la mostra dedicata a Daido Moriyama, fotografo nato a Osaka nel 1938. Oltre 120 fotografie testimoniano lo spirito libero di un viaggiatore solitario i cui scatti immortalano la modernità (sopra: Highway). Ciac Fino al 25 gennaio 2015 Tel 0742 35 70 35 AGRIGENTO Excursus nel Novecento Esposte per la prima volta nella mostra Trame del ’900 sessanta opere della collezione Galvagno che percorrono la storia dell’arte nel XX secolo dalle avanguardie (Balla e Savinio) fino a Vedova, Isgrò, Oppenheim, Christo (nella foto: Renato Guttuso, La cucitrice, 1947). Fabbriche Chiaramontane Fino al 1° marzo 2015 Tel 0922 277 29 MADRID Le «poesie» di Tiziano Un gruppo di capolavori di soggetto mitologico dipinti da Tiziano (1480/90-1576) per Filippo II senza nessun intento moraleggiante ma in assoluta libertà artistica (le «poesie» appunto). Dalla Danae (1551-1553, sopra) a Venere e Adone, da Perseo e Andromeda al Ratto di Europa (in mostra grazie a una serie di prestiti eccellenti) in buona parte ispirati alle Metamorfosi di Ovidio. Prado Fino al 1° marzo 2015 Tel +34 91 33 02 800 a cura di CHIARA PAGANI Q uando il Cicerone britan- nico Edmund Burke, nel 1757, pubblicò la sua In- chiesta sul bello e sul su- blime, la distinzione tra i due termini estetici cercava di im- porsi come chiara. Il bello era dato dalla completezza formale e dall’ar- monia tra le parti di un fenomeno; il sublime (definito «eco di un alto sentire») era dato, invece, dalla capa- cità di sconvolgere l’animo dell’os- servatore. «Gli oggetti sublimi sono vasti, quelli belli piccoli; la bellezza è liscia e levigata, il sublime ruvido e trascurato; la bellezza non deve esse- re oscura, la grandiosità deve essere tetra e tenebrosa…» scriveva Burke. A partire da questa griglia regola- tiva fu facile ricavare esempi: è bello l’Apollo del Belvedere proporzionato nelle sue parti ed è invece sublime il Torso del Belvedere, mutilo e contor- to, che lascia immaginare ciò che manca. Bella è la Rotonda di Palladio a Vicenza, sublimi sono le rovine in un parco, le gole delle montagne (ve- di l’articolo di Franco Brevini Quel piacevole «orrore» delle Alpi svelato dalla religione del sublime, «Corrie- re», 12 novembre 2014), i temporali, le marine di William Turner… Allora, il tema del sublime fu trat- tato anche da Kant e venne anche ri- scoperto il padre nobile di questa ca- tegoria estetica: lo pseudo Longino il cui trattato Del Sublime (I secolo a.C.) venne ristampato infinite volte. Emerse persino una città luogo del- l’anima del sublime: Palmira (attuale Siria), la mitica capitale della Regina Zenobia, con le sue rovine romane e le sue tombe cantate da Volnay in Les Ruines (1791), trattatello che infiam- mò il cuore di Napoleone. Per l’Este- tica, questa intuizione avviò una sta- gione feconda, che portò anche allo sviluppo della psicofisica di Gustav Fechner (1801-1887), la disciplina che cercò di mostrare il rapporto mecca- nico tra uno stimolo fisico (un colo- re, un suono) e la sensazione genera- ta, allontanando l’Estetica dall’idea che il bello fosse soggettivo. Tutte fantasia da filosofi? Tutt’al- tro. In uno studio appena pubblicato su «Frontiers in Human Neuroscien- ce» (11 novembre), i neuroscienziati Tomohiro Ishizu e Semir Zeki del- l’University College of London han- no cercato un riscontro a livello neu- robiologico della distinzione tra le due esperienze. Nella loro ricerca gli autori hanno chiesto ad alcuni vo- lontari (di entrambi i sessi e di diver- si gruppi etnici) di osservare e classi- ficare l’esperienza del sublime evo- cata da 175 immagini tratte dal «Na- tional Geographic Magazine». Queste immagini ritraevano ciò che nella letteratura è comunemente as- sociato al senso del sublime, ovvero monti, cascate, foreste, vulcani, tor- nado, onde oceaniche, ghiacciai, nu- vole e deserti. Con la risonanza ma- gnetica funzionale, che ha permesso di localizzare con precisione l’attività del cervello durante la percezione di ogni immagine, i due ricercatori hanno determinato l’attività cerebra- le associata all’esperienza soggettiva del sublime. Inoltre, un altro obietti- vo dello studio era di confrontare l’attività associata all’esperienza del sublime con quella del bello. Ovvero, capire se il sublime e il bello traccia- no nel nostro cervello un’impronta unica, non presente durante altre esperienze. Certamente, comprendere il su- blime da un punto di vista scientifico sembra un’impresa assai difficile: è un complesso di esperienze emozio- nali e conoscitive di difficile defini- zione che coinvolge eventi anche op- posti, come il piacere e l’orrore. Nel loro lavoro, Ishizu e Zeki (tra i fonda- tori della neuroestetica, www.neu- roestetica.org) hanno dimostrato che l’esperienza del sublime attiva aree cerebrali quali i gangli della ba- se, l’ippocampo e il cervelletto, la cui attività è associata a funzioni anche opposte, come il piacere e l’odio, la memoria, l’amore romantico, la per- cezione di stimoli potenzialmente dannosi e persino l’esperienza della bellezza in matematica. Invece, è in- teressante notare che il sublime non coinvolge quelle aree tradizional- mente associate alla percezione di stimoli emotivi, come l’amigdala e l’insula. Ciò rivela che il sentimento del sublime è caratterizzato non sol- tanto da componenti emotive, ma anche da quelle conoscitive, funzio- nalmente a un livello più alto. Se questo dato è abbastanza sorpren- dente, l’analisi di Ishizu e Zeki offre invece una conferma delle intuizioni di Burke: le esperienze del bello e del sublime sono costruite su meccani- smi neurali radicalmente differenti. Infatti, strutture nervose come la corteccia orbitofrontale, che nume- rosi studi hanno associato alla bel- lezza, non sono attivate dal senso del sublime e viceversa. Quali insegnamenti possiamo trarre da questo studio? Intanto che, grazie alle moderne tecniche di neu- roimmagine, oggi possiamo amplia- re le conoscenze sul funzionamento del cervello e sulla sua «cartografia» ed estenderle alle esperienze sogget- tive. Inoltre, la comprensione dei meccanismi neurali alla base del no- stro comportamento e delle nostre percezioni può contribuire al dibat- tito filosofico, supportandone le teo- rie con dati scientifici. Conoscere le reazioni del nostro cervello di fronte a particolari stimo- li può essere utile anche ad artisti e architetti. In recenti teorizzazioni, lo storico dell’architettura Harry Fran- cis Mallgrave (Architecture and Em- bodiment) ha cercato di leggere la storia delle costruzioni come l’evol- versi di un rapporto tra stimoli e sen- sazioni: l’ordine ionico sostituisce il più massiccio dorico perché crea una maggiore empatia con l’osserva- tore e così via. Ma ciò che vale per il passato, vale anche per il presente e dunque un artista può conoscere a priori quali sensazioni susciterà la sua opera in base a colori o tecniche che usa: la simmetria accenderà le sfere del bello, il camouflage quelle del sublime. E quel che si può speri- mentare per i fenomeni naturali e ar- tistici vale anche per la letteratura. Marco Guerini e Jacopo Staiano, ri- cercatori in Natural Language Pro- cessing in Sentiment Analysis, han- no messo a punto una demo (in in- glese) sul riconoscimento automati- co delle emozioni presenti in un testo, costruita a partire dall’analisi di decine di migliaia di articoli anno- tati dai lettori con un voto «emotivo» (come quelle che compaiono su cor- riere.it). Anche da questa demo (ht- tp://www.depechemood.eu/in- dex.html) emerge l’idea come a par- ticolari tipi di scrittura e argomenti (stimoli) siano associate delle sensa- zioni ricorrenti e identificabili, an- che appartenenti alla sfera del bello o del sublime. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Apollo del Belvedere (Musei Vaticani), statua marmorea post- ellenistica (seconda metà del II secolo a.C.). Fu ritrova ad Anzio. È copia di una statua in bronzo dello scultore greco Leocares Ricerche Uno studio associa l’emozione estetica all’elaborazione biologica Così le neuroscienze svelano cosa distingue bello e sublime di PIERLUIGI PANZA e LUCA TICINI Canone Il bello classico viene dalla completezza formale e dall’armonia tra le parti, il sublime dalla capacità di turbare S S S Torso del Belvedere dei Musei Vaticani, scultura mutila in marmo dello scultore ateniese Apollonio (I secolo a.C.). Fu rinvenuta a Roma, nella zona di Campo de’ Fiori (titolo All the World’s Futures), Okwui Enwezor propo- ne una nuova relazione tra artisti e arte (scultura com- presa) «nella valutazione dell’attuale stato delle cose perché l’occhio espanso dell’artista certo vede di più». Nomi nuovi per il grande pubblico, come i cinesi Zhang Dali (1963) che con i suoi contadini appesi per i piedi al soffitto vuole denunciare la precarietà della loro situazione (Chinese Offspring, 2004) o il duo Suan Yuan (1974) & Peng Yu (1972) autori di Old person home (2007) in cui mettevano in scena «la difficoltà della con- vivenza tra religioni», percorrono la via tracciata da Duane Hanson (1925-1996) noto per le sue sculture (re- sina di poliestere, fibra di vetro, bronzo) che rappresen- tano gente comune o, meglio, il lato oscuro dell’Ameri- can Dream (Bowery Derelicts, 1969-70; Supermarket Shopper, 1970; Drug addict, 1974; Tourists, 1988). Ma se- guono anche la scia di Ron Mueck (1958) capace di rac- contare la storia di individui alienati e sofferenti, la nuo- va umanità dei migranti, le paure di una giovane coppia di fidanzati e di una madre con neonato (Man in a boat, 2002; Young couple e Woman with shopping bags, en- trambi del 2013). E sempre a proposito di nuovi nuclei familiari prima della Real Birmingham Family di Gillian Wearing, nel 1992 l’americano George Segal (1924-2000) aveva realizzato il Gay Liberation Monument di Chri- stopher Park, a Manhattan: quattro figure a grandezza naturale, in bronzo laccato bianco, due coppie omoses- suali (in versione maschile e femminile), una in piedi e l’altra seduta su una panchina, per ricordare i moti di Stonewall (27 giugno 1969) ma anche per raccontare co- me stava cambiando, e come è cambiata, la società. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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DOMENICA 30 NOVEMBRE 2014 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 17

MILANOL’ecclettismo di La Pietra Al Triennale Design Museum una monografica dedicata a Ugo La Pietra (1938) architetto, artista e designer abruzzese. Il focus è sul suo lavoro dal 1960 ad oggi (sopra: La casa telematica, Fiera di Milano, 1982) per favorire la conoscenza dell’aspetto umanistico delle sue creazioni.Palazzo della TriennaleFino al 15 febbraio 2015Tel 02 72 43 41

Calendario

FOLIGNO (Perugia)Moriyama on the roadIl Centro italiano arte contemporanea (Ciac) di Foligno ospita la mostra dedicata a Daido Moriyama, fotografo nato a Osaka nel 1938. Oltre 120 fotografie testimoniano lo spirito libero di un viaggiatore solitario i cui scatti immortalano la modernità (sopra: Highway). Ciac Fino al 25 gennaio 2015 Tel 0742 35 70 35

AGRIGENTOExcursus nel Novecento Esposte per la prima volta nella mostra Trame del ’900 sessanta opere della collezione Galvagno che percorrono la storia dell’arte nel XX secolo dalle avanguardie (Balla e Savinio) fino a Vedova, Isgrò, Oppenheim, Christo (nella foto: Renato Guttuso, La cucitrice, 1947). Fabbriche Chiaramontane Fino al 1° marzo 2015Tel 0922 277 29

MADRIDLe «poesie» di TizianoUn gruppo di capolavori di soggetto mitologico dipinti da Tiziano (1480/90-1576) per Filippo II senza nessun intento moraleggiante ma in assoluta libertà artistica (le «poesie» appunto). Dalla Danae (1551-1553, sopra) a Venere e Adone, da Perseo e Andromeda al Ratto di Europa (in mostra grazie a una serie di prestiti eccellenti) in buona parte ispirati alle Metamorfosi di Ovidio.PradoFino al 1° marzo 2015Tel +34 91 33 02 800

a cura diCHIARA PAGANI

Q uando il Cicerone britan-nico Edmund Burke, nel1757, pubblicò la sua In-chiesta sul bello e sul su-blime, la distinzione tra i

due termini estetici cercava di im-porsi come chiara. Il bello era datodalla completezza formale e dall’ar-monia tra le parti di un fenomeno; ilsublime (definito «eco di un altosentire») era dato, invece, dalla capa-cità di sconvolgere l’animo dell’os-servatore. «Gli oggetti sublimi sonovasti, quelli belli piccoli; la bellezza èliscia e levigata, il sublime ruvido etrascurato; la bellezza non deve esse-re oscura, la grandiosità deve esseretetra e tenebrosa…» scriveva Burke.

A partire da questa griglia regola-tiva fu facile ricavare esempi: è bellol’Apollo del Belvedere proporzionatonelle sue parti ed è invece sublime ilTorso del Belvedere, mutilo e contor-to, che lascia immaginare ciò chemanca. Bella è la Rotonda di Palladioa Vicenza, sublimi sono le rovine inun parco, le gole delle montagne (ve-di l’articolo di Franco Brevini Quelpiacevole «orrore» delle Alpi svelatodalla religione del sublime, «Corrie-re», 12 novembre 2014), i temporali,le marine di William Turner…

Allora, il tema del sublime fu trat-tato anche da Kant e venne anche ri-scoperto il padre nobile di questa ca-tegoria estetica: lo pseudo Longino ilcui trattato Del Sublime (I secoloa.C.) venne ristampato infinite volte.Emerse persino una città luogo del-l’anima del sublime: Palmira (attualeSiria), la mitica capitale della ReginaZenobia, con le sue rovine romane ele sue tombe cantate da Volnay in LesRuines (1791), trattatello che infiam-mò il cuore di Napoleone. Per l’Este-tica, questa intuizione avviò una sta-gione feconda, che portò anche allosviluppo della psicofisica di GustavFechner (1801-1887), la disciplina checercò di mostrare il rapporto mecca-nico tra uno stimolo fisico (un colo-re, un suono) e la sensazione genera-ta, allontanando l’Estetica dall’ideache il bello fosse soggettivo.

Tutte fantasia da filosofi? Tutt’al-tro.

In uno studio appena pubblicatosu «Frontiers in Human Neuroscien-ce» (11 novembre), i neuroscienziatiTomohiro Ishizu e Semir Zeki del-l’University College of London han-no cercato un riscontro a livello neu-robiologico della distinzione tra ledue esperienze. Nella loro ricerca gliautori hanno chiesto ad alcuni vo-lontari (di entrambi i sessi e di diver-

si gruppi etnici) di osservare e classi-ficare l’esperienza del sublime evo-cata da 175 immagini tratte dal «Na-tional Geographic Magazine».Queste immagini ritraevano ciò chenella letteratura è comunemente as-sociato al senso del sublime, ovveromonti, cascate, foreste, vulcani, tor-nado, onde oceaniche, ghiacciai, nu-vole e deserti. Con la risonanza ma-gnetica funzionale, che ha permessodi localizzare con precisione l’attivitàdel cervello durante la percezione diogni immagine, i due ricercatori hanno determinato l’attività cerebra-le associata all’esperienza soggettivadel sublime. Inoltre, un altro obietti-vo dello studio era di confrontarel’attività associata all’esperienza delsublime con quella del bello. Ovvero,capire se il sublime e il bello traccia-no nel nostro cervello un’improntaunica, non presente durante altre esperienze.

Certamente, comprendere il su-blime da un punto di vista scientificosembra un’impresa assai difficile: èun complesso di esperienze emozio-nali e conoscitive di difficile defini-zione che coinvolge eventi anche op-posti, come il piacere e l’orrore. Nelloro lavoro, Ishizu e Zeki (tra i fonda-tori della neuroestetica, www.neu-roestetica.org) hanno dimostratoche l’esperienza del sublime attivaaree cerebrali quali i gangli della ba-se, l’ippocampo e il cervelletto, la cuiattività è associata a funzioni ancheopposte, come il piacere e l’odio, lamemoria, l’amore romantico, la per-cezione di stimoli potenzialmente dannosi e persino l’esperienza dellabellezza in matematica. Invece, è in-teressante notare che il sublime noncoinvolge quelle aree tradizional-mente associate alla percezione distimoli emotivi, come l’amigdala el’insula. Ciò rivela che il sentimentodel sublime è caratterizzato non sol-tanto da componenti emotive, maanche da quelle conoscitive, funzio-

nalmente a un livello più alto. Sequesto dato è abbastanza sorpren-dente, l’analisi di Ishizu e Zeki offreinvece una conferma delle intuizionidi Burke: le esperienze del bello e delsublime sono costruite su meccani-smi neurali radicalmente differenti.Infatti, strutture nervose come lacorteccia orbitofrontale, che nume-rosi studi hanno associato alla bel-lezza, non sono attivate dal senso delsublime e viceversa.

Quali insegnamenti possiamotrarre da questo studio? Intanto che,grazie alle moderne tecniche di neu-roimmagine, oggi possiamo amplia-re le conoscenze sul funzionamentodel cervello e sulla sua «cartografia»ed estenderle alle esperienze sogget-tive. Inoltre, la comprensione deimeccanismi neurali alla base del no-stro comportamento e delle nostre percezioni può contribuire al dibat-tito filosofico, supportandone le teo-rie con dati scientifici.

Conoscere le reazioni del nostrocervello di fronte a particolari stimo-li può essere utile anche ad artisti earchitetti. In recenti teorizzazioni, lostorico dell’architettura Harry Fran-cis Mallgrave (Architecture and Em-bodiment) ha cercato di leggere lastoria delle costruzioni come l’evol-versi di un rapporto tra stimoli e sen-sazioni: l’ordine ionico sostituisce ilpiù massiccio dorico perché creauna maggiore empatia con l’osserva-tore e così via. Ma ciò che vale per ilpassato, vale anche per il presente edunque un artista può conoscere apriori quali sensazioni susciterà lasua opera in base a colori o tecnicheche usa: la simmetria accenderà lesfere del bello, il camouflage quelledel sublime. E quel che si può speri-mentare per i fenomeni naturali e ar-tistici vale anche per la letteratura.Marco Guerini e Jacopo Staiano, ri-cercatori in Natural Language Pro-cessing in Sentiment Analysis, han-no messo a punto una demo (in in-glese) sul riconoscimento automati-co delle emozioni presenti in untesto, costruita a partire dall’analisidi decine di migliaia di articoli anno-tati dai lettori con un voto «emotivo»(come quelle che compaiono su cor-riere.it). Anche da questa demo (ht-tp://www.depechemood.eu/in-dex.html) emerge l’idea come a par-ticolari tipi di scrittura e argomenti(stimoli) siano associate delle sensa-zioni ricorrenti e identificabili, an-che appartenenti alla sfera del belloo del sublime.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Apollo del Belvedere (Musei Vaticani), statua marmorea post-ellenistica (seconda metà del II secolo a.C.). Fu ritrova ad Anzio. È copia di una statua in bronzo dello scultore greco Leocares

Ricerche Uno studio associa l’emozione estetica all’elaborazione biologica

Così le neuroscienze svelanocosa distingue bello e sublimedi PIERLUIGI PANZA e LUCA TICINI

CanoneIl bello classico viene

dalla completezza formale e dall’armonia

tra le parti, il sublime dalla capacità di turbare

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Torso del Belvedere dei Musei Vaticani, scultura mutila in marmo dello scultore ateniese Apollonio (I secolo a.C.).Fu rinvenuta a Roma, nella zona di Campo de’ Fiori

(titolo All the World’s Futures), Okwui Enwezor propo-ne una nuova relazione tra artisti e arte (scultura com-presa) «nella valutazione dell’attuale stato delle coseperché l’occhio espanso dell’artista certo vede di più».

Nomi nuovi per il grande pubblico, come i cinesiZhang Dali (1963) che con i suoi contadini appesi per ipiedi al soffitto vuole denunciare la precarietà della lorosituazione (Chinese Offspring, 2004) o il duo Suan Yuan(1974) & Peng Yu (1972) autori di Old person home(2007) in cui mettevano in scena «la difficoltà della con-vivenza tra religioni», percorrono la via tracciata daDuane Hanson (1925-1996) noto per le sue sculture (re-sina di poliestere, fibra di vetro, bronzo) che rappresen-tano gente comune o, meglio, il lato oscuro dell’Ameri-can Dream (Bowery Derelicts, 1969-70; SupermarketShopper, 1970; Drug addict, 1974; Tourists, 1988). Ma se-guono anche la scia di Ron Mueck (1958) capace di rac-contare la storia di individui alienati e sofferenti, la nuo-va umanità dei migranti, le paure di una giovane coppiadi fidanzati e di una madre con neonato (Man in a boat,2002; Young couple e Woman with shopping bags, en-trambi del 2013). E sempre a proposito di nuovi nucleifamiliari prima della Real Birmingham Family di GillianWearing, nel 1992 l’americano George Segal (1924-2000)aveva realizzato il Gay Liberation Monument di Chri-stopher Park, a Manhattan: quattro figure a grandezzanaturale, in bronzo laccato bianco, due coppie omoses-suali (in versione maschile e femminile), una in piedi el’altra seduta su una panchina, per ricordare i moti di Stonewall (27 giugno 1969) ma anche per raccontare co-me stava cambiando, e come è cambiata, la società.

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