Corso di Psicologia di Comunità Prof. Pietro Berti Università di Chieti – Pescara a.a....
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Corso di Psicologia di Comunità
Prof. Pietro Berti
Università di Chieti – Pescara
a.a. 2007/2008
Prof. Pietro Berti2
Programma
Lavanco G., Novara C. (2006) Elementi di Psicologia di comunità. 2° edizione. Ed. McGraw-Hill, 260 pp, 24 €.
Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” (Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13/11/2000 – suppl. ord. N. 186).Solo gli artt. 1, 3, 5, 6, 7, 8, 11, 18, 19
Nel programma d'esame sono comprese anche le diapositive usate a lezione e 3 dispense fornite dal docente.
Prof. Pietro Berti3
Esame
Scritto obbligatorio: prevede la stesura di un progetto d’intervento sociale a partire da una problematica riportata Per chi supera lo scritto, orale facoltativo che
può alzare il voto al massimo di 4 punti
Non sono previste deroghe, tranne nei casi di impossibilità cronica e conclamata a scrivere
Prof. Pietro Berti4
Definizione di “Comunità”
Etimologia
- communis = bene comune
- cum moenia = mura comuni
cum munia = dovere comune
Tradizionalmente è stata definita in opposizione a “società” [cfr. Tönnies, 1887]
Prof. Pietro Berti5
La comunità può essere considerata come:
luogo definito in termini spazio temporali
entità sociale globale in cui i membri sono legati da senso di appartenenza radicato nelle tradizioni
entità sovrindividuale: depositaria di un bene
comune che può garantire e tutelare il singolo civitas dove vigono diritti e doveri comuni
Prof. Pietro Berti6
La Comunità come fatto relazionale:
Relazioni nella comunità-fiducia reciproca, - lealtà generalizzata -del mondo tradizionale, -organismo vivente-fondato sul sentire comune
Relazioni nella società-fondate su base contrattuale-temporanee e molto fredde-aggregato su basi meccaniche
Prof. Pietro Berti7
La psicologia di comunità:
Area di ricerca e di intervento
si occupa di problemi umani e sociali
è rivolta alla
interfaccia tra individuale e collettivo,
tra psicologico e sociale
Prof. Pietro Berti8
Aree di interesse
1. persone nella comunità (effetti prodotti dall’ambiente) (singoli e membri di organizzazioni sociali)
2. reazione delle persone al cambiamento pianificato
3. gestione dello stress (funzionamento personalità e condizioni socioculturali)
4. effetti prodotti dalle organizzazioni sociali sull’individuo
5. cambiamento sociale attraverso la modificazione di fattori motivazionali e di personalità
6. valutazione dei processi di cambiamento sociale
Prof. Pietro Berti9
Gli approcci teorici della psicologia di comunità:
Approccio orientato alla prevenzione Approccio orientato alla promozione della
salute Approccio Multidisciplinare delle esperienze Approccio empirico dell’intervento sociale
Prof. Pietro Berti10
Iniziamo a pensare in un’ottica sistemica:
SISTEMA = Unità complessa e organizzata, caratterizzata dall’interdipendenza delle
parti e in relazione con l’ambiente
I livelli: IndividualeMicrosistemaOrganizzazione di microsistemiComunità localeMacrosistema
Prof. Pietro Berti11
È necessario adottare un’ottica sistemicaUn comportamento può avere molte cause sottostanti
Comportamento
Causa 1
Causa 2
Causa 3
Causa ……
Difficilmente c’è una sola causa alla base di un comportamento, e spesso ci possono essere cause a
livello inconscio
Prof. Pietro Berti12
Da diverse cause può originarsi uno stesso comportamento…
Causa 1
Causa 2
Causa 3
Comportamento
…ma spesso le cose sono più complesse …
Causa 1
Causa 2
Causa 3
Comportamento 1
Comportamento 2
Comportamento 3
Prof. Pietro Berti13
Per riassumere, possiamo affermare che quasi mai un comportamento è
legato ad una sola causa
Cambiare un comportamento richiede spesso tempo, fatica e motivazione
Ma perché? Di cosa è la conseguenza un comportamento?
Prof. Pietro Berti14
Il principio fondamentale:
LA PERSONA NEL CONTESTO
La Psicologia di Comunità considera gli individui all’interno del contesto e dei sistemi sociali di cui
fanno parte o che li influenzano
Prof. Pietro Berti15
Il contributo di Kurt Lewin (1951)
C = f (P,A)
Il comportamento ( C ) è funzione (f) della persona (P), dell’ambiente (A) e della
loro interazione
L’interazione fra persona e ambiente è chiamato SPAZIO DI VITA
Prof. Pietro Berti16
La “persona nel contesto”: la PROSPETTIVA ECOLOGICA
Il comportamento umano è il risultato
dell’adattamento dell’individuo alle risorse
dell’ambiente e alle circostanze che si
verificano
Prof. Pietro Berti17
Di fronte ad una situazione problematica:
La PSICOLOGIA CLINICA ricerca le determinanti psicopatologiche individuali o familiari, ottenendo informazioni dal cliente
La PSICOLOGIA La PSICOLOGIA DI COMUNITA’ cerca di raccogliere quante più informazioni possibili (quantitative e qualitative) da più fonti per capire il problema e programmare interventi (ecological assessment)
Prof. Pietro Berti18
L’approccio ecologico: i principi fondamentali (Kelly, 1966)
Interdipendenza dei membri di una realtà sociale
Creazione, definizione e distribuzione delle risorse
Adattamento fra individuo e ambiente
Dinamicità dell’ambiente per quanto riguarda i cambiamenti e le trasformazioni
Prof. Pietro Berti19
La psicologia ecologica di R. Barker
Rottura col metodo sperimentale di
laboratorio, a favore dell’osservazione sul
campo del comportamento umano:
l’ambiente “pre-percettivo”
I SETTING COMPORTAMENTALI
Sequenza di comportamenti da attuarsi in
specifiche situazioni
Prof. Pietro Berti20
L’approccio sistemico di Murrell
I sistemi sociali sono di fondamentale
importanza nello spiegare il
comportamento degli individui.
Le proprietà dei sistemi sono:
La totalità
La retroazione
L’equifinalità – multifinalità
Prof. Pietro Berti21
Il benessere è conseguenza dell’”accomodamento intersistemico” dell’individuo
Accordo psicosociale
Prof. Pietro Berti22
I 6 livelli per l’accomodamento intersistemico
1. Ricollocamento individuale
2. Intervento sull’individuo
3. Interventi sulla popolazione
4. Interventi sul sistema sociale
5. Interventi intersistemici
6. Interventi sull’intera rete
FOCUS SULL’INDIVIDUO
Prof. Pietro Berti23
I sistemi di Urie Bronfenbrenner (1979)
Micro-
Meso-
Eso-
Macro-
Microsistema: relazioni prossimali
Mesosistema: gruppi primari
Esosistema: situazioni ambientali complesse
Macrosistema: cultura, ideologie, normative
Prof. Pietro Berti24
Bronfenbrenner
L’ambiente ecologico è dato da una serie
strutture concentriche, che si includono e
si influenzano a vicenda
Determinate zone ambientali
particolarmente favorevoli (o sfavorevoli)
per lo sviluppo individuale sono dette
“nicchie ecologiche”
Prof. Pietro Berti25
Lo sviluppo di comunità
Prof. Pietro Berti26
Lo sviluppo di comunità (community development, CD) rappresenta il fine ultimo dello psicologo di comunità, poggia su 3 concetti base:
1. L’approccio sistemico
2. Il carattere interdisciplinare dell’intervento
3. L’orientamento alla crescita del cittadino
Prof. Pietro Berti27
<<Lo sviluppo di comunità indica un programma di approcci, metodologie e tecniche che coniugano l’assistenza dall’esterno con lo sforzo e l’autodeterminazione localmente organizzati. Coinvolge i cittadini come persone e come gruppi, le istituzioni, gli attori leader politici e burocratici. Ricorre alla partecipazione della gente e all’iniziativa delle collettività come strumento principale per il cambiamento>>
Lavanco e Novara 2002, pag. 37
Prof. Pietro Berti28
Gli orientamenti valoriali del CD
Aumentare la fiducia delle persone nei propri mezzi, al fine di promuovere l’organizzazione e la gestione dei casi problematici;
Promuovere la conoscenza del territorio e delle sue problematicità, perché è dalla conoscenza che si possono far partire azioni di contrasto;
Far evolvere la coscienza dell’identità collettiva
Prof. Pietro Berti29
I due approcci di CD
Modello Directing Progetti proposti dall’alto Assistenza tecnica e
finanziaria esterna Presenza di agenti
esterni Si interviene su una
parte della comunità Programmazione
predefinita Preponderanza di aiuti
governativi
Modello Assisting Progetti elaborati dalla
comunità sui bisogni Utilizzo di risorse interne Leadership locale Si interviene su una parte
della comunità o sulla comunità nel complesso
Programmazione come work in progress
Mix di aiuti governativi e non
Prof. Pietro Berti30
Le strategie di cambiamento nella comunità
Strategie focalizzate sulle condizioni (nuove leggi, nuove strutture, nuovi servizi,…)
Strategie focalizzate sui soggetti (interventi di sostegno, corsi di formazione,…)
Strategie basate sullo sviluppo di comunità: fornire ai soggetti interessati occasioni e strumenti per cambiare le condizioni nelle quali vivono e nella direzione che loro stessi decidono
Prof. Pietro Berti31
I prerequisiti dello sviluppo di comunità
Le persone devono: Sentirsi responsabili e motivati rispetto al
problema Avere un effettivo potere da utilizzare Possedere le competenze adeguate Sentirsi parte di una comunità
Non sempre quello che si desidera è socialmente accettabile, o dentro la legge… devono esserci quindi confini precisi: quale il
possibile contributo dello psicologo?
Prof. Pietro Berti32
Il processo di sviluppo di comunità
In generale, lo SC si concretizza in: Facilitazione processi di
responsabilizzazione collettiva Attivazione e sostegno a processi di
collaborazione Facilitazione percorsi di partecipazione Sviluppo di relazioni fra persone e/o gruppi Sviluppo di competenze
Prof. Pietro Berti33
Criteri guida nel lavoro di comunità
Responsabilità personale anche per problemi sociali
La partecipazione è un diritto e un dovere
La corresponsabilità fra Istituzioni e cittadini
Prof. Pietro Berti34
I metodi di ricerca
Prof. Pietro Berti35
Lo psicologo di comunità
Partecipant conceptualizer (“teorico partecipante” alla vita della comunità)
Con un approccio multidisciplinare, attraverso il quale ricerca il contatto con altre professionalità
Predilige la ricerca applicata (es.: la ricerca – azione)
Prof. Pietro Berti36
Due metodi a confronto
Ipotetico – deduttivoFormulazione di una
teoriaIpotesi teorica da
verificareRilevazione dei datiScoperta di leggi
universali da applicare al particolare
Empirico – induttivo
Osservazione sul campo
Rilevazione di dati
Formulazione di un nesso
Scoperta di leggi particolari da ricondurre al generale
Prof. Pietro Berti37
Gli strumenti di ricerca quantitativi e qualitativi
Prof. Pietro Berti38
STRUMENTI DI RICERCA
QUANTITATIVI QUALITATIVI
QUESTIONARI, SONDAGGI…
OSSERVAZIONI, INTERVISTE…
Nella ricerca, è sempre auspicabile l’integrazione dei due metodi
Prof. Pietro Berti39
I METODI QUANTITATIVI
I metodi quantitativi vengono utilizzati per
lo più per verificare ipotesi e/o teorie,
rifacendosi al paradigma positivista
Prof. Pietro Berti40
I metodi quantitativi hanno come presupposto:
la trasformazione delle variabili osservate in numeri
Il pensare che le variabili possano essere isolate e controllate (metodo sperimentale e di laboratorio)
Il trattamento statistico delle variabili, per capire se gli effetti osservati siano dovuti al caso o all’effettiva covariazione delle variabili
Prof. Pietro Berti41
I Questionari
La domanda di un questionario deve essere il più possibile: Focalizzata su un
argomento Breve Chiara(Lavanco e Novara, pag. 151)
Domande da evitare:
• Troppo lunghe
• Troppo complicate
• che indagano più aspetti
• troppo dirette
• che esprimono giudizi o pensieri
• pensate per mettere in imbarazzo
• che contengano negazioni o doppie negazioni
Prof. Pietro Berti42
Le scale di atteggiamenti
Indagano l’atteggiamento di una persona nei confronti di un determinato oggetto sociale
L’atteggiamento è composto da 3 componenti: Affettiva Cognitiva Comportamentale
Scale LikertScale ThurnstoneScale GuttmanDifferenziale semantico
Prof. Pietro Berti43
I METODI QUALITATIVI
I metodi qualitativi vengono utilizzati per
generare nuove ipotesi, o per scoprire
nuove possibilità interpretative. Si rifanno
al paradigma costruttivista
Prof. Pietro Berti44
I metodi qualitativi nascono dall’insoddisfazione verso i metodi quantitativi, che talvolta riducono eccessivamente la complessità degli avvenimenti, eliminando o attenuando l’effetto di molte variabili
I metodi qualitativi studiano inoltre argomenti che non si potrebbero studiare con l’adozione di metodi quantitativi (es.: lo studio dei casi)
Prof. Pietro Berti45
L’oggetto di studio nella ricerca qualitativa
È visto nella sua particolarità e unicità, partendo dallo studio dei casi singoli
È visto nella sua globalità e complessità, non escludendo a priori variabili ritenute irrilevanti
È studiato nel suo contesto naturale, e non in una situazione artificiale
Assume il significato che gli danno i partecipanti alla ricerca
Prof. Pietro Berti46
Le interviste
Sono classificate in base alla strutturazione predefinita dell’intervista
Richiede che l’intervistatore sia preparato e adeguatamente formato
Vi sono diversi tipi di interviste (Lavanco e Novara 2002, pag. 146)
Prof. Pietro Berti47
I Focus group
Il Focus group è una intervista – discussione di gruppo, che mira ad indagare le opinioni personali rispetto ad un determinato oggetto, stimolare la discussione rispetto ad esso, condividere una visione di gruppo e proporre (eventualmente) soluzioni ad un problema, o visioni alternative
Prof. Pietro Berti48
La ricerca – azione (o ricerca – intervento)
(o action research)
Prof. Pietro Berti49
Prerequisiti:
Senso di responsabilità
Competenza
Potere
Si sviluppano grazie a:
Partecipazione
Coinvolgimento
Connessione fra attori sociali
Si sviluppano grazie a:
Prof. Pietro Berti50
La ricerca – azione di Kurt Lewin
Teoria e pratica sono strettamente
collegate, in un rapporto di circolarità a
livelli di complessità sempre maggiori.
Nasce dall’esigenza di conoscere e trasformare la realtà
(Lewin 1946)
Prof. Pietro Berti51
La ricerca – azione si chiama così perché dopo la fase di ricerca c’è necessariamente una fase di azione, di intervento per cercare di cambiare le cose.
Insita nella natura della ricerca-azione c’è quindi la volontà di applicare subito le conoscenze acquisite, per evitare che i report di ricerca “ammuffiscano in un cassetto”
Prof. Pietro Berti52
DIAGNOSI
Definizione del problema, delle ipotesi e degli
obiettivi
FASE CONOSCITIVA
Raccolta dati prima dell’intervento
FASE DELL’INTERVENTO
FASE VALUTATIVA
Raccolta dati dopo l’intervento
NUOVO CICLO
Fonte: Zani, Palmonari 1996
Le fasi della ricerca - azione
Prof. Pietro Berti53
Elementi di novità della ricerca - azione
I dati di ricerca vanno ad impattare sulla teoria, indirizzando lavori successivi (ottica costruttivista)
In ogni fase del processo, si auspica la partecipazione più ampia possibile di tutti i soggetti interessati, anche se non sono tecnici o esperti della materia
Prof. Pietro Berti54
In sintesi, la ricerca – azione:
Obiettivi e funzioni:Conoscenza (fase di ricerca)Apprendimento (processo)
Cambiamento (fase di azione)Tutti interdipendenti l’uno dall’altro
Integra Ricerca, Formazione, Intervento in una serie di azioni finalizzate al
cambiamento
Prof. Pietro Berti55
Interrogativi da farsi per capire una ricerca - azione
Da chi è stata concepita Chi prende le decisioni A chi rendono conto i ricercatori del lavoro
svolto Chi impara nel processo Se è un processo trasparente Come è distribuito il potere fra i vari attori Chi ha deciso l’oggetto della ricerca Chi utilizza i risultati Chi ne trae beneficio Coerenza fra aspetti teorici e pratici Chi esercita il controllo sul processo
Se, ad esempio, le risposte a queste domande riconducono ad una stessa persona (o ente), è evidente che NON si tratta di ricerca - azione
Prof. Pietro Berti56
L’errore più comune in una ricerca - azione
Affermare che si vuole fare una ricerca – azione, e poi definire a priori nel dettaglio tutte le fasi.
Essendo una forma partecipata e circolare, si possono impostare le linee guida generali, ma non prevedere con esattezza quali saranno i passi futuri da compiere
Es.: il progetto ESC – educatori alla salute nella comunità (vedi dispensa)
Prof. Pietro Berti57
Interrogativi da farsi per capire una ricerca - azione
Da chi è stata concepita Chi prende le decisioni A chi rendono conto i ricercatori del lavoro
svolto Chi impara nel processo Se è un processo trasparente Come è distribuito il potere fra i vari attori Chi ha deciso l’oggetto della ricerca Chi utilizza i risultati Chi ne trae beneficio Coerenza fra aspetti teorici e pratici Chi esercita il controllo sul processo
Se, ad esempio, le risposte a queste domande riconducono ad una stessa persona (o ente), è evidente che NON si tratta di ricerca - azione
Prof. Pietro Berti58
L’errore più comune in una ricerca - azione
Affermare che si vuole fare una ricerca – azione, e poi definire a priori nel dettaglio tutte le fasi.
Essendo una forma partecipata e circolare, si possono impostare le linee guida generali, ma non prevedere con esattezza quali saranno i passi futuri da compiere
Prof. Pietro Berti59
Esercitazione
Analizziamo una ricerca – azione: il progetto ESC (Educatori alla salute nella Comunità)
Proviamo a costruirne una……
… aiutandoci con gli schemi a pag. 135-136 di Martini e Torti (2003)
Prof. Pietro Berti60
I Profili di comunità
Prof. Pietro Berti61
Profilo territoriale Profilo demografico Profilo economico Profilo dei servizi Profilo istituzionale Profilo psicosociale Profilo antropologico (di recente introduzione) Profilo del futuro
Prof. Pietro Berti62
Profilo Territoriale
Vengono esaminati i dati relativi all’aspetto fisico-geografico di una data zona: AMBIENTE NATURALE:
confini clima risorse naturaliINFLUENZANO LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMO infrastrutture reti di comunicazione strutture residenziali urbanizzazione livelli di degrado ambientale
CONSENTONO DI RILEVARE LE SITUAZIONI PROBLEMATICHE LEGATE ALLA STRUTTURA URBANA ( ES. INQUINAMENTO, SOVRAFFOLLAMENTO ECC.)
RAPPORTO AMBIENTE NATURALE /AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMO
Prof. Pietro Berti63
Profilo Demografico
L’attenzione è focalizzata sulle caratteristiche della popolazione
Rilevazioni di stato
POPOLAZIONE
DENSITA’ E AFFOLLAMENTO
DISTRIBUZIONE
INVECCHIAMENTO
Stratificazione sociale
Rilevazioni di movimento
TRASFORMAZIONI NEL TEMPO
MOVIMENTI MIGRATORI
Mobilita sociale
Prof. Pietro Berti64
Profilo Economico
è relativo alla condizione lavorativa e professionale dei vari membri della comunità
CAMBIAMENTI NEL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE INTERNAZIONALE;
DISTRIBUZIONE DELL’OCCUPAZIONE NEI DIVERSI SETTORI DI ATTIVITA’ ECONOMICA;
MODIFICAZIONE NELLA TIPOLOGIA DI OCCUPAZIONE;
DISOCCUPAZIONE;
LAVORO SOMMERSO
Prof. Pietro Berti65
Profilo dei serviziSi raccolgono dati relativamente alla presenza alla distribuzione dei servizi (socio
sanitari, educativi, di solidarietà sociale) all’interno della comunità. SERVIZI EDUCATIVI
SCUOLE ATTIVITA’ PARROCCHIALI ASSOCIAZIONISMO
SERVIZI SOCIOSANITARI DI BASE SPECIALISTICI DOMICILIARI VOLONTARIATO ORGANIZZATO COOPERATIVE SOCIALI
SERVIZI RICREATIVO CULTURALI (PUBBLICI PRIVATI) ATTREZZATURE SPORTIVE LUOGHI DI RITROVO DISCOTECHE TEATRI CINEMA BIBLIOTECHE
Prof. Pietro Berti66
Profilo Istituzionale
Organizzazioni specifiche che hanno aspetti normativi e morali
Istituzioni statali (comune, AUSL) istituzioni economiche (imprese, banche) Istituzioni politiche (partiti, club) Istituzioni religiose Forze dell’ordineL’analisi delle caratteristiche strutturali del contesto deve
essere affiancata dall’analisi del modo in cui le persone lo vivono.
Prof. Pietro Berti67
Profilo antropologico
Attraverso la definizione del PROFILO ANTROPOLOGICO E CULTURALE è possibile conoscere storia, tradizioni e cultura di una comunità, ma anche i valori che orientano i comportamenti della persone che la compongono (atteggiamenti nei confronti di particolari problemi della comunità, ad esempio verso la tossicodipendenza, gli anziani, l’immigrazione).
Secondo Martini e Torti (1988), la cultura è rappresentata da <<tutti quei suggerimenti radicati nell’intimo e regolati da norme implicite che spingono gli individui a fare scelte di vita in una maniera che a loro sembra la più banale, la più ovvia, la più scontata e che invece è legata al loro sistema di valori>> (p. 34)
Prof. Pietro Berti68
Profilo psicosociale
Analisi dei legami sociali (vincoli affettivi, Interessi comuni) che caratterizzano la comunità.
GRADO DI INTERAZIONE/INTEGRAZIONE TRA GRUPPI FORMALI E INFORMALI
COLLABORAZIONE E CONFLITTO MAPPATURA DEI SOGGETTI COMPORTAMENTI COLLETTIVI [MOTIVAZIONI ED
ESITI] GRADO DI APERTURA VERSO L’ESTERNO PROCESSI DI CREAZIONE DEL CONSENSO E
DELL’EMARGINAZIONE SENSO DI COMUNITA’
Prof. Pietro Berti69
Profilo del futuro
Rappresenta il modo in cui una comunità si immagina il futuro, in relazione a tutti gli altri profili
ad esempio, come sarà il futuro della comunità XYZ dopo la chiusura delle industrie più grosse? Quale l’impatto sulle aspettative di qualità della vita?
Prof. Pietro Berti70
Il lavoro di rete
Prof. Pietro Berti71
DEFINIZIONE DI RETE SOCIALE
Insieme specifico di legami tra un insieme definito di persone. (Mitchell, 1969)
Le caratteristiche dei legami aiutano a comprendere e ad interpretare il comportamento
sociale delle persone coinvolte in tali legami
Prof. Pietro Berti72
DISTINZIONE TRA RETE SOCIALE E RETE PERSONALE
RETE SOCIALE
insieme dei legami fra tutti i membri di una popolazione
RETE PERSONALE
insieme dei legami che circondano un singolo individuo
Prof. Pietro Berti73
LA RETE SOCIALE (Cohen, Wills, 1985)
Essere inserito in una rete sociale permette di : Vivere esperienze positive
Ricoprire, all’interno della comunità, un insieme di ruoli stabili, socialmente riconosciuti e gratificanti
Sviluppare legami e/o rapporti supportivi
Prof. Pietro Berti74
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (1)
STRUTTURA
INTERAZIONE FRA LE PERSONE
QUALITA’ DELLE RELAZIONI
FUNZIONE, OVVERO TIPO DI SOSTEGNO FORNITO
Prof. Pietro Berti75
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (2)
STRUTTURA
Comprende variabili morfologiche quali: Ampiezza: numero di persone incluse nella
rete Densità: grado di interconnessione fra i
membri della rete Frequenza dell’interazione: frequenza, forza
e intensità dei legami sociali Clusters; sottoinsieme della rete dove i
rapporti tra i membri sono molto fitti
Prof. Pietro Berti76
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (3)
INTERAZIONE TRA LE PERSONE
Comprende variabili che descrivono il tipo di relazione tra i membri.
Reciprocità o simmetria Molteplicità o complessità Setting ambientale
Prof. Pietro Berti77
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (4)
QUALITA’ DELLE RELAZIONI
La vicinanza, la qualità affettiva dei legami (superficiali, di amicizia , di intimità, etc)
Prof. Pietro Berti78
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (5)
FUNZIONE
La specifica funzione svolta dai membri della rete (sostegno emotivo, aiuto pratico, informazioni utili,
etc)
Prof. Pietro Berti79
LA RETE SOCIALE:
A-CENTRATA: rete senza un centro, dove tutti i nodi hanno pari importanza (es.: Internet)
EGOCENTRATA: costruita ponendo al centro una persona, per descrivere e studiarne le relazioni
Prof. Pietro Berti80
UN ESEMPIO DI RETE SOCIALE
PAOLOPAOLO
ANDREAANDREA
LUCALUCA
MARCOMARCO
LE LINEE UNISCONO LE LINEE UNISCONO LE PERSONE CHE SI LE PERSONE CHE SI CONOSCONOCONOSCONO
LA LUNGHEZZA DELLE LA LUNGHEZZA DELLE LINEE È LINEE È PROPORZIONALE ALLA PROPORZIONALE ALLA VICINANZA EMOTIVAVICINANZA EMOTIVA
Prof. Pietro Berti81
EGOEGO
Famiglia/parentelaFamiglia/parentela
AAmmiiccii
Vicini Vicini di di
casacasa
Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di
scuolascuola
Operatori Operatori sociali sociali
professionaliprofessionali
COSTRUISCI LA TUA RETE SOCIALECOSTRUISCI LA TUA RETE SOCIALE
1. INDIVIDUA I SETTORI PIÙ IMPORTANTI1. INDIVIDUA I SETTORI PIÙ IMPORTANTI
Fonte: Todd (1979)Fonte: Todd (1979)
Prof. Pietro Berti82
EGOEGO
Famiglia/parentelaFamiglia/parentela
AAmmiiccii
Vicini Vicini di di
casacasa
Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di
scuolascuola
Operatori Operatori sociali sociali
professionaliprofessionali
2. SCRIVI I NOMI DELLE PERSONE CHE COMPONGONO 2. SCRIVI I NOMI DELLE PERSONE CHE COMPONGONO LA RETE, A SECONDA DELLA LORO VICINANZALA RETE, A SECONDA DELLA LORO VICINANZA
MARCOMARCOLUISALUISA
FRANCOFRANCO
CARLACARLA
ANGELAANGELAMARIOMARIO
SOFIASOFIA
Prof. Pietro Berti83
EGOEGO
Famiglia/parentelaFamiglia/parentela
AAmmiiccii
Vicini Vicini di di
casacasa
Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di
scuolascuola
Operatori Operatori sociali sociali
professionaliprofessionali
3. UNISCI I NOMI AL CENTRO3. UNISCI I NOMI AL CENTRO
MARCOMARCOLUISALUISA
FRANCOFRANCO
CARLACARLA
ANGELAANGELAMARIOMARIO
SOFIASOFIA
Prof. Pietro Berti84
EGOEGO
Famiglia/parentelaFamiglia/parentela
AAmmiiccii
Vicini Vicini di di
casacasa
Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di
scuolascuola
Operatori Operatori sociali sociali
professionaliprofessionali
4. UNISCI I NOMI DELLE PERSONE CHE SI CONOSCONO 4. UNISCI I NOMI DELLE PERSONE CHE SI CONOSCONO
MARCOMARCOLUISALUISA
FRANCOFRANCO
CARLACARLA
ANGELAANGELAMARIOMARIO
SOFIASOFIA
Prof. Pietro Berti85
L’INDIVIDUAZIONE DELLA RETE SOCIALE
Vengono studiati alcuni elementi della rete, al fine di capirne i punti di forza e di debolezza: Dimensione della rete Tipo di legame (qualità, forza, interazioni..) Frequenza dei contatti Reciprocità dei legami e loro durata Possibilità della rete di suddividersi in unità
più piccole Eventuali conflittualità fra unità o fra persone
Prof. Pietro Berti86
CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO (1)
RETE COESA ED OMOGENEA
Buone possibilità e disponibilità di sostegno, ma spesso dipendente dal controllo normativo che la rete richiede (l’individuo, per far parte della rete, deve seguire determinate regole)
Prof. Pietro Berti87
ESEMPIO DI RETE COESA ED OMOGENEA
Prof. Pietro Berti88
CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO (2)
RETE FRAMMENTATA
Piccoli gruppi quasi indipendenti fra loro; offre maggiori possibilità di ricevere sostegno, ma meno stabile e diffuso rispetto alla rete coesa
Prof. Pietro Berti89
ESEMPIO DI RETE FRAMMENTATA
Prof. Pietro Berti90
CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO (3)
RETE DISPERSA
Rete di persone che per lo più non si conoscono, caratterizzata da relazioni sporadiche e di breve durata. Le possibilità di ricevere sostegno sono minime
Prof. Pietro Berti91
UN ESEMPIO DI RETE DISPERSA
Prof. Pietro Berti92
IL LAVORO DI RETE - OBIETTIVI
Il lavoro di rete ha l’obiettivo finale di rendere stabili, certificate e durature le relazioni fra diverse realtà, e quindi fra diverse risorse.
Prof. Pietro Berti93
IL LAVORO DI RETE – OBIETTIVI (2)
Una volta individuata e rappresentata la rete sociale, è possibile lavorare per raggiungere determinati obiettivi: Aumentare la consapevolezza delle relazioni presenti Valorizzare gli elementi positivi delle relazioni Minimizzare la dispersione delle risorse della rete Rinforzare e sostenere i legami, e/o crearne di nuovi Riorganizzare i sistemi di supporto (es.: famiglia, amici,…) Reperire risorse nuove Ricostruire la rete con nuovi legami Contattare gli irraggiungibili Peer education
Prof. Pietro Berti94
SOSTEGNO SOCIALE (1)
DEFINIZIONE
L’insieme delle risorse accessibili all’individuo attraverso i contatti con altri individui, gruppi e/o comunità
(Ensel e Kuo, 1979)
Prof. Pietro Berti95
SOSTEGNO SOCIALE (2)
Sostegno sociale
OGGETTIVOOGGETTIVO
(ricevuto)(ricevuto) SOGGETTIVOSOGGETTIVO
Sostegno Sostegno percepitopercepito SoddisfazioneSoddisfazione per il sostegnoper il sostegno
Prof. Pietro Berti96
I diversi strumenti esistenti per la misura del sostegno sociale spesso misurano aspetti
diversi, risultando così debolmente correlati fra loro
Prof. Pietro Berti97
LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (House, 1981) (1)
Sostegno emotivo
Sostegno strumentale
Sostegno informativo
Sostegno affiliativo (o di stima, o valutativo)
Prof. Pietro Berti98
LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (2)
SOSTEGNO EMOTIVO
È la manifestazione d’affetto, interesse e amore per l’altra persona.
Tale sostegno tende a soddisfare i bisogni socio – emotivi di base.
Prof. Pietro Berti99
LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (3)
SOSTEGNO STRUMENTALE
Forma di assistenza e aiuto che consiste in un intervento attivo sull’ambiente oggettivo di
una persona
(es. prestito di denaro)
Prof. Pietro Berti100
LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (4)
SOSTEGNO INFORMATIVO
Aiuto psicologico atto ad arricchire le conoscenze della persona
(es. informazioni su nuove opportunità di lavoro, altri metodi per risolvere un problema)
Prof. Pietro Berti101
LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (5)
SOSTEGNO DI STIMA
Apprezzamento, considerazione, rispetto e ammirazione per l’altra persona.
Prof. Pietro Berti102
RELAZIONI FRA RETE SOCIALE, SOSTEGNO SOCIALE E BENESSERE:
MODELLI TEORICI A CONFRONTO (1)
MODELLO DIRETTO
Effetto diretto sul benessere, anche in assenza di stress. Rete e sostegno come fattori
protettivi
Prof. Pietro Berti103
RELAZIONI FRA RETE SOCIALE, SOSTEGNO SOCIALE E BENESSERE:
MODELLI TEORICI A CONFRONTO (2)
MODELLO INDIRETTO
la relazione fra stress e malattia viene mediata da una serie di fattori individuali e/o ambientali; il sostegno sociale come “cuscinetto” (buffer)
(Cohen e Wills, 1985)
Prof. Pietro Berti104
IL MODELLO INDIRETTO
Fonte: Cohen e Wills (1985)EVENTI EVENTI STRESSANTISTRESSANTI
VALUTAZIONE VALUTAZIONE COGNITIVACOGNITIVA
SOSTEGNO SOCIALE, CHE SOSTEGNO SOCIALE, CHE PUÒ PREVENIRE LA PUÒ PREVENIRE LA
VALUTAZIONE DELLO STRESSVALUTAZIONE DELLO STRESS
EVENTI VALUTATI COME EVENTI VALUTATI COME STRESSANTISTRESSANTI
RISPOSTA FISIOLOGICA O RISPOSTA FISIOLOGICA O ADATTAMENTO ADATTAMENTO
COMPORTAMENTALECOMPORTAMENTALE
SOSTEGNO SOCIALE CHE SOSTEGNO SOCIALE CHE PUÒ AIUTARE A PUÒ AIUTARE A
RIVALUTARE, INIBIRE LE RIVALUTARE, INIBIRE LE RISPOSTE DISADATTIVE, RISPOSTE DISADATTIVE,
FAVORIRE QUELLE FAVORIRE QUELLE POSITIVEPOSITIVE
MALATTIAMALATTIA
Prof. Pietro Berti105
Esercitiamoci con il lavoro di rete e con il sostegno sociale
Giorgio ha 32 anni, e circa sei mesi fa ha causato un incidente stradale in cui ha riportato una lesione spinale, rendendolo paraplegico e costringendolo su una sedia a rotelle. Non vi è stata nessuna lesione cerebrale e alcun danno cognitivo; Giorgio prima dell’incidente era muratore, lavoro che non potrà più fare di sicuro. Il padre è morto da qualche anno, e la madre lavora in un’impresa di pulizie.
Per i primi tempi, Giorgio avrà bisogno di assistenza continua, la madre però non può permettersi di perdere il lavoro, né di prendere l’aspettativa per più di un paio di mesi.
C’è poi il problema del rendere accessibili gli ambienti di casa: fortunatamente Giorgio e la madre abitano al piano terra, e per entrare in casa c’è solo un gradino.
Siete chiamati ad intervenire per agevolare la famiglia nel difficile adattamento alla nuova vita.
EMPOWERMENT,
BURNOUT
E
SENSO DI COMUNITA’
Prof. Pietro Berti107
EMPOWERMENTDEFINIZIONE (1)
Processo che mira a favorire l’acquisizione di potere, cioè accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria
vita
(Rappaport, 1981)
Prof. Pietro Berti108
EMPOWERMENTDEFINIZIONE (2)
Processo di ampliamento (attraverso il miglior uso delle proprie risorse attuali e potenziali acquisibili) delle possibilità che il soggetto
può praticare e rendere operative.
(Bruscaglioni, 1994)
Prof. Pietro Berti109
EMPOWERMENTDEFINIZIONE (3)
Processo attraverso il quale l’individuo comprende che gli obiettivi/risultati che persegue dipendono
dalle strategie che attiva per raggiungerli.
(Mechanic, 1991)
Prof. Pietro Berti110
Il termine “Empowerment” descrive
sia un processo, sia il risultato stesso
del processo
Prof. Pietro Berti111
EMPOWERMENT: UN CONCETTO MULTILIVELLO(Zimmerman, Rappaport, 1988)
Empowerment psicologico
Empowerment organizzativo
Empowerment sociale e di comunità
Dimensione di processo e dimensione di stato
Variabili interpersonalie individuali
Mobilitazione delle risorse sociali, opportunità
di partecipazione
Variabili sociopolitiche
Prof. Pietro Berti112
EMPOWERMENT
PSICOLOGICO
Prof. Pietro Berti113
EMPOWERMENT
Ovvero passare da uno stato di
IMPOTENZA APPRESA
(learned helplessness)
Ad uno stato di
SPERANZA APPRESA
(learned hopefullness)
PROCESSO DI
EMPOWERMENT
Prof. Pietro Berti114
IMPOTENZA APPRESA Sentirsi in “scacco”
Sfiduciati
Senza prospettive future
Ci si sente vittime di eventi incontrollabili
Prof. Pietro Berti115
IMPOTENZAAPPRESA
SPERANZA APPRESA
PROCESSO DI
EMPOWERMENT
PROCESSI DI ATTRIBUZIONE CAUSALE:
•interne/esterne
•mutabili/immutabili
•parziali/globali
PROCESSI DI VALUTAZIONE
Autoefficacia (self-efficacy) e auto stima
PROCESSI DI PREFIGURAZIONE DEL FUTURO
Locus of control
Prof. Pietro Berti116
COMPONENTI DELL’EMPOWERMENT PSICOLOGICO
EMPOWERMENTPSICOLOGICO
EMPOWERMENTPSICOLOGICO
Percezione di autoefficacia
Percezione di autoefficacia
Percezionedi competenzaPercezione
di competenza
Ideologia dellainfluenza possibile
Ideologia dellainfluenza possibile
Speranza appresaSperanza appresa
Motivazione all’azione
e alla partecipazione
Motivazione all’azione
e alla partecipazione
Attribuzione internaal sé della causalità
Attribuzione internaal sé della causalità
Fonte: Bruscaglioni, 1994
Prof. Pietro Berti117
FINALITA’ DELL’INTERVENTO ORIENTATO ALL’EMPOWERMENT
Aiutare le persone ad utilizzare le proprie forze, abilità e competenze verso la conquista di maggior autonomia decisionale.
Aiutare le persone ad ampliare le proprie possibilità di scelta (Bruscaglioni, 1994)
Rafforzare il potere di scelta dei singoli, migliorandone le competenze e conoscenze in un ottica non solo terapeutica e riabilitativa, ma politico-emancipatoria (Francescato, Leone, Traversi, 1993)
Prof. Pietro Berti118
REQUISITI DELL’EMPOWERMENT (KIEFFER, 1981)
Acquisizione di abilità, conoscenze e potere sufficiente da influenzare la propria vita attraverso:
1) Lo sviluppo di un potente senso di sé (sense of self), che promuove il coinvolgimento sociale attivo.
2) La capacità di fare un’analisi critica dei sistemi sociali e politici che definiscono il proprio ambiente.
3) L’abilità di sviluppare strategie di azione e di coltivare risorse per raggiungere i propri scopi
4) La capacità di agire in modo efficace in collaborazione con altri per definire e raggiungere scopi collettivi.
Prof. Pietro Berti119
GLI INTERVENTI DI EMPOWERMENT (KIEFFER, 1981)
a) Riparativo, rivolto a target di popolazione svantaggiati
b) Preventivo (prevenzione primaria)
Prof. Pietro Berti120
COMPONENTI CHIAVE PER IL PROCESSO DI EMPOWERMENT (Cox, Parson, 1994)
Atteggiamenti, valori, credenzeAtteggiamenti, valori, credenze (self efficacy, locus of control interno)
Riduzione dell’autobiasimo, validazione reciproca delle esperienze
Conoscenze e capacità criticaConoscenze e capacità critica (ricollocazione del problema in contesto)
Prof. Pietro Berti121
INTERVENTI DI EMPOWERMENT
DIMENSIONE PERSONALE
lavoro sul singolo (bisogni, risorse)
DIMENSIONE INTERPERSONALE
lavoro sul gruppo(reti di relazione)
DIMENSIONE ORGANIZZATIVA(AMBIENTALE MICRO)
cambiamento
del contesto di riferimento
Prof. Pietro Berti122
EMPOWERMENT quindi vuol dire:
Responsabilizzazione Potenziamento Delega e trasferimento del potere Condivisione Aumento di capacità di fare Sviluppo di potenzialità Apertura a nuovi mondi possibili Creatività liberata Aumento di conoscenza
Prof. Pietro Berti123
La sindrome del Burnout
Prof. Pietro Berti124
Burnout: definizione
Letteralmente significa “bruciato”
Sindrome patologica tipica delle professioni d’aiuto, caratterizzata da disagio fisico, psicologico e relazionale
L’operatore sviluppa una serie di sintomi che lo/la portano a distaccarsi progressivamente dal lavoro, visto come fonte primaria di insoddisfazione e di disagio
Prof. Pietro Berti125
Le componenti del Burnout secondo Maslach (1986)
1) Esaurimento emotivo: sensazione di essere emotivamente aridi, svuotati
2) Ridotta realizzazione personale sul lavoro: sensazione di ridotta autoefficacia e competenza personale
3) Depersonalizzazione, che porta ad assumere un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti dell’utente
Prof. Pietro Berti126
<<La struttura e il funzionamento del posto di lavoro plasmano il modo in cui le persone interagiscono fra loro (…) non è una carenza della personalità o una sindrome clinica. È un problema lavorativo.>> (Maslach, Leiter 1997)
… ma è veramente solo un problema lavorativo?
Prof. Pietro Berti127
Le cause del Burnout
Burnout
Scarso (o mancante) sostegno sociale
Caratteristiche personali:
• Aspettative verso il lavoro
• Centralità del lavoro nella vita della persona
• Capacità di fronteggiare lo stress
• Strategie di coping
Caratteristiche organizzative del lavoro (Cherniss, 1980):
• struttura gerarchica
• stile di leadership
• rapporti con i colleghi
• sistema di ricompense e punizioni
• autonomia decisionale
• senso di comunità lavorativo
• Carichi di lavoro
• coerenza fra finalità e prestazioni
Prof. Pietro Berti128
La prevenzione del Burnout
Le strategie preventive si configurano come interventi di empowerment individuale e sociale (sull’organizzazione lavorativa)
Prof. Pietro Berti129
EMPOWERMENT SOCIALE
Prof. Pietro Berti130
EMPOWERMENT SOCIALE DEFINIZIONE
Processo intenzionale e continuo attraverso il quale le persone di una comunità locale
possono accedere più facilmente alle risorse e accrescere il controllo su di esse.(Cornell, Empowerment Group)
Si basa su: Rispetto reciproco riflessione critica,
attività di cura partecipazione di gruppo
Prof. Pietro Berti131
IL FINE DELL’EMPOWERMENT
SOCIALE E’ LA NASCITA DI UNA
“COMUNITA’ COMPETENTE”
(Iscoe, 1984)
Prof. Pietro Berti132
COMUNITA’ COMPETENTE
Una comunità può dirsi competente se: Ha un repertorio di possibilità e di alternative
(potere) Sa dove e come ottenere risorse
(conoscenza) Chiede di essere autonoma (motivazione e
autostima)
Prof. Pietro Berti133
Il compito dello psicologo di comunità è sostenere il processo di empowerment
sociale favorendo l’assunzione di responsabilità
ATTRAVERSO
AZIONE SOCIALE
(STRATEGIA POTENZIALMENTE
CONFLITTUALE)
SVILUPPO DI COMUNITA’ (STRATEGIA
COOPERATIVA)
Prof. Pietro Berti134
AZIONE SOCIALE
RIDISTRIBUZIONE DELLE RISORSE
MODIFICAZIONE DEGLI EQUILIBRI DI POTERE
Prof. Pietro Berti135
SVILUPPO DI COMUNITA’
Sviluppare senso di coesione sociale Sensibilizzare i cittadini Promuovere leader locali Usare le competenze dei professionisti per
favorire le esperienze di auto organizzazione sociale
Favorire reti di collaborazione tra servizi formali e informali
Accrescere il senso di comunità
Prof. Pietro Berti136
UNA STRATEGIA PER LO
SVILUPPO DI COMUNITA’ E’
L’ACCRESCIMENTO DEL SENSO
DI COMUNITA’.
Prof. Pietro Berti137
SENSO DI COMUNITA’(Sarason, 1974, 157)
“La percezione della similarità con gli altri, una riconosciuta interdipendenza, una disponibilità a mantenere questa interdipendenza offrendo o
facendo per altri ciò che ci si aspetta da loro, la sensazione di appartenere ad una struttura
pienamente affidabile e stabile”.
Prof. Pietro Berti138
Le 4 componenti del SENSO DI COMUNITA’ (McMillan, Chavis, 1986)
IL SENTIMENTO DI APPARTENENZA
L’INFLUENZA E IL POTERE
L’INTEGRAZIONE E LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI
LA CONNESSIONE EMOTIVA CONDIVISA
Prof. Pietro Berti139
STRUMENTI DI MISURA
LA SCALA ITALIANA DEL SENSO DI COMUNITA’(Prezza et al., 1999)
Senso di appartenenza e connessione emotiva Soddisfazione dei bisogni e influenza Clima sociale Piacevolezza casa e zona
Prof. Pietro Berti140
CONCLUSIONI
Accrescere il senso di comunità porta i membri a saper affrontare eventi importanti,
sviluppando solidarietà di fronte ai pericoli e alle difficoltà.
Diventa evidente che, in quest’ottica, i problemi di salute non sono più considerati di
pertinenza esclusiva dei professionisti , ma vengono ridefiniti come responsabilità
dell’intera comunità.
Prof. Pietro Berti141
La progettazione e la valutazione di interventi sociali
Prof. Pietro Berti142
Cos’è un progetto?
Etimologia della parola progetto dal latino proìcere “gettare avanti”
Progetto indica un’azione (progettare) complessa e variamente articolata, un piano di azione organico per rispondere a uno o più bisogni della realtà in cui si opera
Prof. Pietro Berti143
Bisogno
Progetti, azioni per soddisfare il bisogno
Obiettivi
Outputs
Outcomes
Risultati
Valutazione “di struttura”
Valutazione di processo
Valutazione di efficacia e di efficienza
Prof. Pietro Berti144
Una premessa
Oggigiorno, gran parte delle attività sociali – anche quelle istituzionali degli enti pubblici! – sono finanziate sulla base di progetti d’intervento. Il finanziamento “a pioggia” non è quasi più previsto.
(es.: i fondi ex-40% per la ricerca scientifica; la concessione di contributi di enti pubblici e/o privati; i fondi europei; ecc.)
Saper progettare è diventata quindi una competenza indispensabile per poter reperire risorse
Prof. Pietro Berti145
Le tappe logiche della progettazione
1) Ideazione2) Attivazione (creazione di alleanze)3) Progettazione (stesura):
1) Premessa2) Finalità e obiettivi3) Target4) Metodologie e attività5) Tempi di realizzazione6) Budget
4) Realizzazione5) Valutazione
Prof. Pietro Berti146
Nello scrivere un progetto, attenzione a:
Finalità (o scopi, o obiettivi generali): sono astratte, generiche e indicano l’ideale a cui si vuole tendereEs.: sensibilizzare la comunità all’accettazione della diversità e alla integrazione delle persone disabili
Obiettivi (o obiettivi specifici): sono concreti, pratici Es: eliminare le barriere architettoniche per persone in carrozzina nella sede municipale, in modo che possano accedere agli uffici senza disagi
Prof. Pietro Berti147
Gli obiettivi devono essere sempre realistici, realizzabili in un tempo ragionevole
Il linguaggio deve essere semplice, diretto, senza giri di parole o troppe parafrasi
Le affermazioni fatte devono essere sempre dimostrabili, soprattutto per quel che riguarda i bisogni di partenza.Se si citano dei dati (es.: il 30% dei decessi in Italia è dovuto a malattie cardiocircolatorie) bisogna citare la fonte
Prof. Pietro Berti148
Project Cycle Management: le fasi
Programmazione strategia operativa
Ideazione
Formulazione
Finanziamentoreperimento risorse
Realizzazioneazioni
Valutazione
Prof. Pietro Berti149
La Valutazione
Prof. Pietro Berti150
“Verifica” e “Valutazione”
VERIFICARE: controllare, certificare l’esattezza e/o la regolarità di qualcosa
VALUTARE: confrontare, “giudicare con apprezzamento”
”la valutazione è un processo dinamico attraverso il quale un soggetto (CHI) esprime giudizi di valore, qualitativi e/o quantitativi, nei confronti di un oggetto (COSA) in base a criteri determinati, facendo riferimento a standard e utilizzando metodi e strumenti appropriati (COME).”
Prof. Pietro Berti151
La valutazione deve essere:
Utile Fattibile Accurata Appropriata
Prof. Pietro Berti152
Le 3 tipologie essenziali di valutazione
Valutazione ex anteRiguarda la valutazione fatta preliminarmente alla stesura di un progetto d’intervento; comprende la valutazione di contesto e di struttura
Valutazione in itinereAnche detta monitoraggio, valuta se il progetto si sta svolgendo come programmato
Valutazione ex postE’ la valutazione dei risultati; comprende la valutazione di efficacia, efficienza, output e outcome
Prof. Pietro Berti153
Ex ante: valutazione di contesto
Tramite la valutazione di contesto si viene a conoscere la realtà sociale, politica ed economica all’interno della quale è inserito il progetto. In questo tipo di analisi, ricoprono particolare importanza le risorse e le carenze della comunità che potrebbero facilitare (o ostacolare) il progetto stesso, oltre che i bisogni del territorio. È utile pertanto identificare i servizi, le istituzioni, le associazioni che potrebbero essere interessate allo sviluppo dell’intervento, prendere contatto con i leader di comunità (formali e informali) e prevedere momenti di incontro.
Prof. Pietro Berti154
Da valutare anche la legittimità dell’intervento, ovvero: il progetto si sovrappone a qualche altra
realtà già esistente? Se si, come sono i rapporti con essa, e come
si prevede possano cambiare? Ci sono istituzioni pubbliche pronte a
riconoscere l’intervento?
Prof. Pietro Berti155
Molti progetti falliscono perché….
Non è stata fatta la valutazione di contesto o è stata fatta male, pertanto: Si è pianificato un intervento dove non ce n’era
bisogno Non si è tenuto conto di alcuni fattori collegati (es.: un
consultorio aperto in orari non comodi) Non si è creata a priori una rete di collaborazione Non si è indagato a priori le risorse già esistenti, e si
è duplicato un intervento già presente
Prof. Pietro Berti156
Ragioniamo sulla valutazione di contesto..
1) Aprireste (e se si, dove) una gelateria nella vostra città/ paese?
2) Aprireste (e se si, dove) uno studio di psicoterapia?
3) Doveste programmare un intervento per ridurre la disoccupazione nel vostro territorio, quali informazioni andreste a ricercare?
4) Quali sono le condizioni favorenti e ostacolanti per un programma a favore della promozione della domiciliarietà di una persona anziana?
Prof. Pietro Berti157
In itinere: la valutazione di processo
Quali le componenti critiche (in positivo e in negativo) del progetto?
Come queste si legano agli obiettivi e risultati attesi del progetto? Quali facilitano e quali ostacolano?
Come si può modificare il progetto per far sì che i principali ostacoli possano essere superati e/o aggirati?
Prof. Pietro Berti158
Secondo Rossi e Freeman (1993), valutare il processo significa verificare la corrispondenza fra quanto teorizzato e quanto realizzato, prendendo in considerazione anche le risorse impiegate e il target di popolazione raggiunto.
(si veda tab. 2 pag. 38 Dallago, Santinello, Vieno 2004)
Prof. Pietro Berti159
Ragioniamo sulla valutazione di processo…
Pensate al vostro percorso scolastico fino ad ora: Pensate agli imprevisti: cosa vi ha accelerato e cosa
vi ha rallentato? Quali sono le materie che studiate meglio e quali
quelle che studiate meno volentieri? Avete trovato un vostro metodo di studio? Come affrontate le prove intermedie (esami,
interrogazioni …)? Avete portato dei correttivi al vostro studio nel corso
del tempo? Come pensate di proseguire d’ora in avanti?
Prof. Pietro Berti160
Ex post: la valutazione di risultato (o di esito)
È la valutazione comunemente intesa, e mira a indagare quali risultati siano stati raggiunti
Si valutano 4 aspetti fondamentali: Risultati ottenuti (output) Efficacia Efficienza Impatto (outcome)
Prof. Pietro Berti161
Come si valuta?Fissando a priori: Criteri Indicatori (ovvero, le variabili che saranno valutate) Standard (il livello della variabile valutata che risulta
discriminante per il giudizio di valore).
Standard di derivazione storica
Standard di derivazione scientifica
Standard di derivazione normativa
(….e se manca?)
Metodi e Strumenti
Prof. Pietro Berti162
“Non tutto quello che si può contare conta, non tutto quello che conta si può contare.”
Albert Einstein
Prof. Pietro Berti163
Alcuni esempi di valutazione fuorviante
Il farmaco XYZ si è dimostrato molto efficace nella riduzione della pressione arteriosa. Testato su 10.000 persone, e paragonato ad un concorrente, ha ottenuto risultati migliori con p<0.001La riduzione in termini assoluti però era poco meno di 1 mm, quindi del tutto irrilevante dal punto di vista clinico
Prof. Pietro Berti164
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (2)
Il progetto ABC per la raccolta di generi alimentari da donare a persone bisognose ha avuto un ottimo esito: grazie alla sensibilizzazione nelle parrocchie, in un anno sono stati raccolti 170 quintali di cibo.L’anno precedente, senza l’azione di sensibilizzazione, ne erano stati raccolti 167 quintali, e l’azione è costata 5000 €.
Prof. Pietro Berti165
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (3)
Un politico alla conclusione del suo mandato, dice: “durante la mia gestione, sono state costruite nuove strade, con un incremento del 17% rispetto a prima”.
Prof. Pietro Berti166
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (4)
Il Centro Servizi per il Volontariato di Forlì – Cesena ha aumentato di molto e in un anno gli accessi delle associazioni di volontariato presso i propri uffici: nel 2004 sono stati 2.000, nel 2005 sono stati invece 10.000. A metà 2004 è cambiato il direttore.Si, però è vero che fra fine 2004 e inizio 2005 sono state cambiate le sedi dove dare ospitalità alle associazioni: se prima si contava su 110 mq di uffici, ora sono 650 mq!
Prof. Pietro Berti167
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (5)
In Italia, nel periodo 2001 – 2006 i laureati sono aumentati di moltoSi, però c’è stata l’istituzione della laurea triennale, che ha risparmiato 2 anni di studio a moltissimi studenti prima di essere laureati!
Prof. Pietro Berti168
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (6)
In un convegno nel 2001, una ricercatrice affermò che un progetto di educazione civica in una scuola superiore per l’utilizzo del casco aveva avuto un grande successo: nel questionario pre a inizio marzo, solo il 20% dichiarava di usarlo, nel questionario post a fine aprile, ben il 90%!La ricercatrice però si era dimenticata di dire che il 16 marzo 2001 il casco era diventato obbligatorio per legge
Prof. Pietro Berti169
Attenzione a non confondere mai correlazione e causalità: ad esempio, una gravidanza è legata causalmente con un rapporto sessuale, ma difficilmente risulteranno correlati con uno studio statistico
Prof. Pietro Berti170
I risultati ottenuti (output)
Quali sono i principali risultati ottenuti? Come e chi li ha misurati?
Prof. Pietro Berti171
Efficacia
Efficacia: capacità di un progetto di raggiungere i risultati attesi Confronto fra risultati sperati e ottenuti Valutata da chi ha portato avanti l’intervento Valutata dal target di riferimento
Attenzione! Sul libro di Dallago et al. (2004) a pag. 43, il termine “impatto” è usato erroneamente come sinonimo di efficacia, ma
è sbagliato!
Prof. Pietro Berti172
Efficienza
Efficienza: rapporto fra costi e benefici I risultati ottenuti, si potevano ottenere con
una spesa inferiore? La spesa è sostenibile nel futuro o è legata a
circostanze contingenti favorevoli (es.: finanziamento difficilmente ripetibile)
Prof. Pietro Berti173
L’impatto (outcome)
Rappresenta il come i risultati ottenuti dal progetto hanno ridotto il bisogno di partenza Il bisogno di partenza è rimasto uguale o si è
modificato?In alcuni casi, lo scopo di un progetto potrebbe essere quello di aumentare il bisogno di partenza, come nei casi dei progetti di sensibilizzazione ad un problema non troppo sentito (es.: tutti i progetti di comunicazione del rischio sanitario)
Si può valutare l’impatto o è molto difficile farlo? (es.: quante vite ha salvato l’introduzione del casco obbligatorio?)
Può essere a breve, medio o lungo termine
Prof. Pietro Berti174
Ragioniamo sulla valutazione dei risultati…
Quali risultati vorreste conoscere per valutare un progetto di riduzione del tasso di disoccupazione?
Sono utili le campagne di promozione del dono del sangue nelle scuole medie?
Prof. Pietro Berti175
Diversi livelli, diversi risultati: la prospettiva ecologica
Iniziamo a pensare in un’ottica sistemica SISTEMA = Unità complessa e organizzata,
caratterizzata dall’interdipendenza delle
parti e in relazione con l’ambiente
I livelli: Individuale
Microsistema
Organizzazione di microsistemi
Comunità locale
Macrosistema
Prof. Pietro Berti176
Un comportamento può avere molte cause sottostanti
Comportamento
Causa 1
Causa 2
Causa 3
Causa ……
Difficilmente c’è una sola causa alla base di un comportamento, e spesso ci possono essere cause a
livello inconscio
Prof. Pietro Berti177
Da diverse cause può originarsi uno stesso comportamento…
Causa 1
Causa 2
Causa 3
Comportamento
…ma spesso le cose sono più complesse …
Causa 1
Causa 2
Causa 3
Comportamento 1
Comportamento 2
Comportamento 3
Prof. Pietro Berti178
I livelli ecologici
Fig. 1 pag. 46
Prof. Pietro Berti179
Livello individuale
Aspetti di personalità Risorse/ carenze personali Capacità di relazionarsi con l’ambiente Capacità e strategie di coping Auto-stima e auto-efficacia ….
Prof. Pietro Berti180
Livello di microsistema
Tutti gli ambienti con cui l’individuo ha contatto diretto e significativo
Le relazioni delle persone all’interno del microsistema
I ruoli, gli status, le norme, la leadership
Prof. Pietro Berti181
Livello di organizzazioni
Insieme di vari microsistemi organizzati Funzionamento delle organizzazioni Strutture di potere e/o gerarchiche Capacità e volontà di cambiamento
Prof. Pietro Berti182
Livello della comunità locale
Comprende l’esame di una comunità locale Si propone di integrare gruppi minoritari e/o in
difficoltà (es.: immigrati, disabili, anziani con patologie, disagio giovanile, ecc.)
Particolare importanza va data all’individuazione del target di intervento, non potendo spesso agire sull’intera comunità
Prof. Pietro Berti183
Livello di macrosistema
È il livello più generale, comprende La cultura Le leggi Le tradizioni
Un esempio di intervento a livello di macrosistema sono, ad esempio, le manifestazioni sindacali in piazza
Prof. Pietro Berti184
• Economica
• Finalizzata al miglioramento dei programmi
• Finalizzata alla generalizzabilità dei risultati
(Pirie 1999)
Altri tentativi:
House (1980)
Guba e Lincoln (1989)
Fonte: Ovretveit (1998), pag. 36
La valutazione può essere:
Prof. Pietro Berti185
Pawson e Tilley (1997, pag. 1) elencano vari tipi di evaluation, a seconda degli approcci teorici più conosciuti:
• Summative evaluation
• Formative evaluation
• Cost – free evaluation
• Goal – free evaluation
• Functional evaluation
• Tailored evaluation
• Comprehensive evaluation
• Theory – driven evaluation
• Stakeholder – based evaluation
• Naturalistic evaluation
• Utilization – focused evaluation
• Preordinate evaluation
• Responsive evaluation
• Meta - evaluation
… e propongono la loro realistic evaluation
Alcuni tipi di “valutazione” secondo diversi approcci teorici:
Prof. Pietro Berti186
… la teoria della valutazione non ha avuto uno sviluppo consistente, eccetto forse Shadish, Cook, Leviton (1991): il dibattito si è focalizzato su aspetti di validità e/o metodologici (Ovretveit 1998)
Shadish, Cook, Leviton (Foundations of program evaluation, 1991): i teorici della valutazione si dividono in tre correnti:
1. La ricerca dell’oggettività della valutazione
• la valutazione deve produrre risultati certi, non opinioni
• la logica di una valutazione è il metodo con cui la si conduce
• logica comparativa: fra vari programmi, si sceglie l’alternativa migliore
ScrivenCampbell
2. Uso strumentale della valutazione
• valori e obiettivi dovrebbero essere definiti dagli stakeholders
• risultati da presentare grezzi, senza interpretazioni
• metodi qualitativi e studio del caso
WeissWholey
Stake
3. Valutazione in funzione del miglioramento
• valutare oggi per migliorare i programmi futuri (incremental change)
• uso strumentale e enlightenment (ricerca di informazioni utili)
• il metodo è subordinato alla sua efficacia nel reperire le informazioni importanti
CronbachRossi
Le basi teoriche della valutazione (1)
Prof. Pietro Berti187
Shadish et al (1991) propongono una teoria basata su 5 aree; la valutazione deve tener conto di:
Area della programmazione sociale: a quali problemi si sta cercando di dare una risposta?
Area della conoscenza: in che modo si può contribuire a costruire conoscenza? (comprende: ontologia, epistemologia, metodologia)
Area dei valori: in che modo si possono esplicitare e in che modo se ne può tenere conto? (teorie prescrittive e descrittive)
(si veda anche Leone e Prezza 1999)
Area dell’utilizzo dei risultati: in che modo si possono produrre risultati utili per il miglioramento dei programmi?
Area della pratica: su quali concetti pragmatici (obiettivi, outcomes..) si può contare per programmare e orientare il lavoro?
Prof. Pietro Berti188
I 6 principi di Patton (1982). La valutazione:
1. Deve essere applicabile a tutti gli approcci teorici, garantendo al tempo stesso rigore metodologico
2. Deve promuovere l’empowerment degli individui e della comunità, favorendo la partecipazione
3. Deve evidenziare la responsabilità individuale e collettiva nella produzione degli outcomes
4. Deve essere flessibile nelle sue applicazioni
5. Deve coprire tutte le fasi del processo, dall’ideazione all’utilizzo dei risultati
6. Deve essere applicabile a tutti i livelli
Gli 8 passi (Rootman et al. 2001)
1. Descrizione dettagliata a priori dell’intervento (obiettivi, output, ecc.)
2. Identificazione dei temi e delle domande di maggior interesse
3. Definizione del processo di raccolta dati
4. Raccolta dati
5. Analisi e interpretazione dei dati
6. Making recommendations
7. Diffusione dei risultati
8. Taking action
Prof. Pietro Berti189
Gli outcomes (1)
Azioni di Promozione della Salute
(Educazione alla salute, Mobilizzazione di risorse sociali, Advocacy)
1° livello - Outcomes di Promozione della Salute (misure di impatto dell’intervento)
• Maggiori conoscenze sulla salute• Influenzamento dell’opinione pubblica
• Scelte politiche orientate alla salute
2° livello - Outcomes di Salute Intermedi
• Stili di vita• Adeguamento dei servizi (prevenzione, accesso ed adeguatezzza)
• Ambiente sano
3° livello - Outcomes Sociali e di Salute
• Sociali (qualità della vita, equità nelle risorse e nella cura)• Di Salute (riduzione della morbilità, mortalità, e disabilità)
Nutbeam (1998), AA.VV. (1999)
Prof. Pietro Berti190
Gli outcomes (2)Green e Kreuter (1999), pag. 28 (adattato)
Target di cambiamento
• Stili di vita
• Norme sociali
• Ambiente
• Politiche
• Risorse
Outcomes a breve termine
• Cambiamento di norme sociali
• Aumento della conoscenza
• Cambiamento di atteggiamenti e credenze
• Modificazione comportamenti
• Politiche supportive
• Aumentato accesso alle risorse
Outcomes intermedi
• Empowerment
• Riduzione dei fattori di rischio
• Aumento della soddisfazione di vita
• Aumento del benessere
• Uso appropriato delle risorse
• Miglioramento dell’immagine dei servizi
• Aumento del senso di comunità
Outcomes a lungo termine
• Aumento della qualità della vita
• Riduzione della morbilità
• Aumento della competenza dei servizi
• Aumento della competenza della comunità
• Espansione della consapevolezza di salute nella società
Prof. Pietro Berti191
Il modello PRECEDE – PROCEED di Green e Kreuter
PRECEDE: Predisposing, Reinforcing, and Enabling Constructs in Educational/Ecological Diagnosis and Evaluation
PROCEED: Policy, Regulatory and Organizational Constructs in Educational and Enviromental Development
Fonte: Green e Kreuter (1999), pag. 35
Prof. Pietro Berti192
Model l o PRECEDE/PROCEEDModel l o PRECEDE/PROCEED (L.W.Green)
PRECEDEPRECEDE
PROCEEDPROCEED
V FASEDIAGNOSI
AMMINISTRATIVAE POLITICA
IV FASEDIAGNOSI EDUCATIVA
E ORGANIZZATIVA
III FASEDIAGNOSI DEI
COMPORTAMENTI EDELL’AMBIENTE
II FASEDIAGNOSI
EPIDEMIOLOGICA
I FASEDIAGNOSI SOCIALE
VI FASEIMPLEMENTAZIONEDELL’INTERVENTO
VII FASEVALUTAZIONEDI PROCESSO
VIII FASEVALUTAZIONE
DI IMPATTO
IX FASEVALUTAZIONEDI RISULTATO
PROMOZIONEDELLA SALUTE
Educazionealla salute
Definizionedel
piano e dellepolitiche
di intervento
Fattoripredisponenti
Fattoririnforzanti
Fattoriabilitanti
Comportamentie stilidi vita
Ambiente
SaluteQualità
dellavita
Prof. Pietro Berti193
Le 10 domande sulla valutazione di Green e Kreuter (1999)
1) Perché valutare? I punti di vista dei differenti stakeholders
2) La valutazione è realmente necessaria?
3) Cos’è la valutazione, realmente? (definirla in modo preciso e indicarne interessi, obiettivi…)
4) Quali sono gli standards di accettabilità?
5) Perché la valutazione è così minacciosa? (“perché proprio io?)
6) Quali tipi di outcomes sono appropriati e sufficienti per indicare il successo?
7) Di quanta precisione e controllo hai bisogno?
8) Quale tipo di disegno valutativo è più indicato per i tuoi scopi?
9) Quanto è “abbastanza”? (pianificare tutto in anticipo per ridurre i rischi di una valutazione “distruttiva”..)
10) Come possono essere calcolati e presentati i risultati della valutazione di processo, di impatto e di outcome?
Prof. Pietro Berti194
Secondo Modolo et al. (1993), valutare (in educazione sanitaria) è difficile perché:
a) I fenomeni che si intende valutare sono complessi
b) Molti fattori sono co – responsabili dei fenomeni
c) Passa molto tempo fra azione ed effetto
d) Gli strumenti per valutare sono presi da altre discipline
… quindi, a volte l’unica valutazione plausibile è quella di processo, per garantire che sia stato fatto tutto con la massima serietà possibile
Gli ostacoli della valutazione
Prof. Pietro Berti195
Crea le condizioni per il successo…… valuta il Processo! (Nutbeam 1998)
Il programma raggiunge tutta la popolazione target?
Il programma è accettato dalla popolazione target?
Il programma viene implementato come era stato pianificato? Processo
Outcome
T0 T1
… la valutazione degli outcomes deve seguire la valutazione di processo, altrimenti si
rischia di commettere un “errore di tipo 3” (Basch et al 1985), ovvero di valutare
programmi che non esistono! (Pirie 1999)
… la valutazione degli outcomes deve seguire la valutazione di processo, altrimenti si
rischia di commettere un “errore di tipo 3” (Basch et al 1985), ovvero di valutare
programmi che non esistono! (Pirie 1999)
Prof. Pietro Berti196
Alcune considerazioni
Per aumentare la validità e attendibilità della valutazione, si può ricorrere alla TRIANGOLAZIONE, ovvero all’approccio multi - metodo:
Triangolazione di fonti di dati;
Triangolazione di metodi di ricerca;
Triangolazione di ricercatori (Gifford 1996)
<<In futuro, sarà importante incoraggiare e sviluppare disegni di valutazione flessibili, che combinino differenti metodologie di ricerca, sia quantitative sia qualitative.>> (Nutbeam 1998, pag. 41)
Tenere principalmente in considerazione 4 aspetti:
1. Usare le evidenze empiriche delle ricerche precedenti nella pianificazione delle attività
2. Definire nel dettaglio la definizione e il metodo di misurazione degli outcomes
3. Adotta un’adeguata “intensità” di valutazione
4. Adotta disegni di ricerca appropriati
Prof. Pietro Berti197
Chi ha paura del lupo cattivo? (ovvero, perché la valutazione fa tanta paura?)
Ci sono due modi di intendere la valutazione:
Valutazione “sommativa” (summative): per capire se un progetto deve essere rifinanziato, o modificato, o annullato
Valutazione “costruttiva” (formative): per capire cosa e come migliorare nel futuro
(Scriven 1991)
Prof. Pietro Berti198
Sviluppo di comunità
Empowerment
Ricerca partecipativa
Valutazione partecipata Ricercacollaborativa
Cittadinanza attiva
Prof. Pietro Berti199
La Partecipazione (1)In Gran Bretagna, la legge di riforma del 1990 del Servizio Sanitario – il National Health Service and Community Care – aumenta l’autonomia delle realtà locali, responsabilizza le risorse “informali” di cura e apre la strada ai cittadini per quanto riguarda l’assessment dei bisogni, l’erogazione e valutazione dei servizi. (Barnes 1999)
Berti e Zani (2003) così riassumono i fattori che hanno favorito la partecipazione alla realizzazione dei Piani per la Salute:
• Condivisione degli obiettivi e delle finalità, rimarcando le novità del percorso
• Trasparenza dell’intero percorso, in modo da poterlo modificare secondo i suggerimenti di ciascuno
• Gli obiettivi devono essere raggiungibili e applicabili in un tempo determinato
• Ci deve essere la percezione che il lavoro e le scelte fatte possono influenzare significativamente il potere gestionale
… si sperimentano così varie modalità di partecipazione…
Prof. Pietro Berti200
Esperienze di valutazione partecipataCurtice (1995) esamina 4 casi di valutazione partecipata, concludendo che
Il fattore fondamentale è la legittimazione reciproca dei partecipanti, correlata all’importanza percepita e ai processi negoziali per arrivare ad un equilibrio produttivo (Vecchiato 2000)
Un importante filone si rifà alla ricerca partecipata e collaborativa (Cornwall e Jewkes 1995; Shaw e Lishman 2002); queste due metodologie, insieme alla valutazione partecipata, affondano le radici nella ricerca – azione di Lewin (1946)
Si registra una generale scarsità di approcci “partecipati” nell’ambito della valutazione (Springett 2001, pag. 91), anche se non mancano diversi esempi nel mondo anglosassone (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia…)
Ma cosa vuol dire, in realtà, “partecipata”?
Prof. Pietro Berti201
Criticità nella valutazione partecipata: una sintesi
Il differente grado di coinvolgimento degli stakeholders nella fase di ricerca e valutazione deprime la partecipazione: cittadini e ricercatori dovrebbero essere partner in tutte le fasi del progetto (Naylor et al 1995; Springett 2001; Potvin et al 2003)
La partecipazione non è un percorso lineare, ma ciclico e quindi non stabile nel tempo (Naylor et al 1995)
Partecipare dovrebbe essere un’occasione continua, non sporadica (Springett 2001)
E’ necessario creare un progetto che rappresenti un’opportunità di apprendimento per tutti gli attori coinvolti (Potvin et al 2003)
Le “due lenti” (Green e Kreuter 1999) del professionista e del cittadino non sempre coincidono, avendo diversi parametri di giudizio; il cittadino ha una visione più olistica (Springett 2001)
I risultati devono essere presentati in maniera semplice e diretta (Springett 2001; Vecchiato et al 2002)
I servizi devono stare attenti a non promuovere una partecipazione “cooptativa”, cioè autolegittimata. (Altieri 2002a)
Prof. Pietro Berti202
Considerazioni conclusive (1)
Nel mondo anglosassone, la pratica della valutazione è diffusa da molti anni in molti ambiti, specialmente perché c’è il problema del rifinanziamento dei programmi, che quindi devono produrre qualcosa di significativo
In Italia, non c’è ancora la “cultura” e il “problema” della valutazione per quanto riguarda i progetti di promozione della salute (Vecchiato 1995; 2000)
Vi sono pochi esempi di valutazione, spesso con indicatori vaghi e imprecisi (Lucchetti, Barbini 1998), o non specificati (Ambroset 2002), oppure si parla di valutazione “ostacolata” (Marmocchi et al 1988)
In questi ultimi anni, l’interesse si è orientato sulla valutazione dei servizi sanitari
Prof. Pietro Berti203
La valutazione dovrebbe essere una componente irrinunciabile del lavoro sociale, non occasione sporadica (…)
“Buona Prassi”
Interrogativi di carattere generale
Che tipo di valutazione si intende fare?
comparativa?
assoluta?
Con quale fine?
miglioramento dell’esistente?
decidere su eventuale rifinanziamento? In termini assoluti o comparativi?
Interrogativi specifici per ogni progetto
Adeguata progettazione (vedi PRECEDE)
Definire a priori:obiettivi (output e outcomes)metodi di misurazione degli obiettivistandards di accettabilità
Intensità e precisione della valutazione
Chi si intende coinvolgere? E perché?
Prof. Pietro Berti204
Stimolare e incentivare la partecipazione è difficile e complesso; e allora, perché?
Carta di Ottawa sulla Promozione della Salute
World Health Organization
I Piani di Zona (legge 328/2000)Per volontà politica
Per aumentare il benessere…
Empowerment
Senso di comunità
Conoscenza bisogni e risorse del territorio
Comunità competente