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Corso di Psicologia di Comunità

Prof. Pietro Berti

Università di Chieti – Pescara

a.a. 2007/2008

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Programma

Lavanco G., Novara C. (2006) Elementi di Psicologia di comunità. 2° edizione. Ed. McGraw-Hill, 260 pp, 24 €.

Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” (Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13/11/2000 – suppl. ord. N. 186).Solo gli artt. 1, 3, 5, 6, 7, 8, 11, 18, 19

Nel programma d'esame sono comprese anche le diapositive usate a lezione e 3 dispense fornite dal docente.

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Esame

Scritto obbligatorio: prevede la stesura di un progetto d’intervento sociale a partire da una problematica riportata Per chi supera lo scritto, orale facoltativo che

può alzare il voto al massimo di 4 punti

Non sono previste deroghe, tranne nei casi di impossibilità cronica e conclamata a scrivere

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Definizione di “Comunità”

Etimologia

-        communis = bene comune

-        cum moenia = mura comuni

cum munia = dovere comune

Tradizionalmente è stata definita in opposizione a “società” [cfr. Tönnies, 1887]

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La comunità può essere considerata come:

luogo definito in termini spazio temporali

entità sociale globale in cui i membri sono legati da senso di appartenenza radicato nelle tradizioni

 entità sovrindividuale: depositaria di un bene

comune che può garantire e tutelare il singolo civitas dove vigono diritti e doveri comuni

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La Comunità come fatto relazionale:

Relazioni nella comunità-fiducia reciproca, - lealtà generalizzata -del mondo tradizionale, -organismo vivente-fondato sul sentire comune

Relazioni nella società-fondate su base contrattuale-temporanee e molto fredde-aggregato su basi meccaniche

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La psicologia di comunità:

Area di ricerca e di intervento

si occupa di problemi umani e sociali

è rivolta alla

interfaccia tra individuale e collettivo,

tra psicologico e sociale

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Aree di interesse

1. persone nella comunità (effetti prodotti dall’ambiente) (singoli e membri di organizzazioni sociali)

2. reazione delle persone al cambiamento pianificato

3. gestione dello stress (funzionamento personalità e condizioni socioculturali)

4. effetti prodotti dalle organizzazioni sociali sull’individuo

5. cambiamento sociale attraverso la modificazione di fattori motivazionali e di personalità

6. valutazione dei processi di cambiamento sociale

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Gli approcci teorici della psicologia di comunità:

Approccio orientato alla prevenzione Approccio orientato alla promozione della

salute Approccio Multidisciplinare delle esperienze Approccio empirico dell’intervento sociale

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Iniziamo a pensare in un’ottica sistemica:

SISTEMA = Unità complessa e organizzata, caratterizzata dall’interdipendenza delle

parti e in relazione con l’ambiente

I livelli: IndividualeMicrosistemaOrganizzazione di microsistemiComunità localeMacrosistema

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È necessario adottare un’ottica sistemicaUn comportamento può avere molte cause sottostanti

Comportamento

Causa 1

Causa 2

Causa 3

Causa ……

Difficilmente c’è una sola causa alla base di un comportamento, e spesso ci possono essere cause a

livello inconscio

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Da diverse cause può originarsi uno stesso comportamento…

Causa 1

Causa 2

Causa 3

Comportamento

…ma spesso le cose sono più complesse …

Causa 1

Causa 2

Causa 3

Comportamento 1

Comportamento 2

Comportamento 3

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Per riassumere, possiamo affermare che quasi mai un comportamento è

legato ad una sola causa

Cambiare un comportamento richiede spesso tempo, fatica e motivazione

Ma perché? Di cosa è la conseguenza un comportamento?

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Il principio fondamentale:

LA PERSONA NEL CONTESTO

La Psicologia di Comunità considera gli individui all’interno del contesto e dei sistemi sociali di cui

fanno parte o che li influenzano

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Il contributo di Kurt Lewin (1951)

C = f (P,A)

Il comportamento ( C ) è funzione (f) della persona (P), dell’ambiente (A) e della

loro interazione

L’interazione fra persona e ambiente è chiamato SPAZIO DI VITA

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La “persona nel contesto”: la PROSPETTIVA ECOLOGICA

Il comportamento umano è il risultato

dell’adattamento dell’individuo alle risorse

dell’ambiente e alle circostanze che si

verificano

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Di fronte ad una situazione problematica:

La PSICOLOGIA CLINICA ricerca le determinanti psicopatologiche individuali o familiari, ottenendo informazioni dal cliente

La PSICOLOGIA La PSICOLOGIA DI COMUNITA’ cerca di raccogliere quante più informazioni possibili (quantitative e qualitative) da più fonti per capire il problema e programmare interventi (ecological assessment)

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L’approccio ecologico: i principi fondamentali (Kelly, 1966)

Interdipendenza dei membri di una realtà sociale

Creazione, definizione e distribuzione delle risorse

Adattamento fra individuo e ambiente

Dinamicità dell’ambiente per quanto riguarda i cambiamenti e le trasformazioni

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La psicologia ecologica di R. Barker

Rottura col metodo sperimentale di

laboratorio, a favore dell’osservazione sul

campo del comportamento umano:

l’ambiente “pre-percettivo”

I SETTING COMPORTAMENTALI

Sequenza di comportamenti da attuarsi in

specifiche situazioni

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L’approccio sistemico di Murrell

I sistemi sociali sono di fondamentale

importanza nello spiegare il

comportamento degli individui.

Le proprietà dei sistemi sono:

La totalità

La retroazione

L’equifinalità – multifinalità

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Il benessere è conseguenza dell’”accomodamento intersistemico” dell’individuo

Accordo psicosociale

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I 6 livelli per l’accomodamento intersistemico

1. Ricollocamento individuale

2. Intervento sull’individuo

3. Interventi sulla popolazione

4. Interventi sul sistema sociale

5. Interventi intersistemici

6. Interventi sull’intera rete

FOCUS SULL’INDIVIDUO

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I sistemi di Urie Bronfenbrenner (1979)

Micro-

Meso-

Eso-

Macro-

Microsistema: relazioni prossimali

Mesosistema: gruppi primari

Esosistema: situazioni ambientali complesse

Macrosistema: cultura, ideologie, normative

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Bronfenbrenner

L’ambiente ecologico è dato da una serie

strutture concentriche, che si includono e

si influenzano a vicenda

Determinate zone ambientali

particolarmente favorevoli (o sfavorevoli)

per lo sviluppo individuale sono dette

“nicchie ecologiche”

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Lo sviluppo di comunità

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Lo sviluppo di comunità (community development, CD) rappresenta il fine ultimo dello psicologo di comunità, poggia su 3 concetti base:

1. L’approccio sistemico

2. Il carattere interdisciplinare dell’intervento

3. L’orientamento alla crescita del cittadino

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<<Lo sviluppo di comunità indica un programma di approcci, metodologie e tecniche che coniugano l’assistenza dall’esterno con lo sforzo e l’autodeterminazione localmente organizzati. Coinvolge i cittadini come persone e come gruppi, le istituzioni, gli attori leader politici e burocratici. Ricorre alla partecipazione della gente e all’iniziativa delle collettività come strumento principale per il cambiamento>>

Lavanco e Novara 2002, pag. 37

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Gli orientamenti valoriali del CD

Aumentare la fiducia delle persone nei propri mezzi, al fine di promuovere l’organizzazione e la gestione dei casi problematici;

Promuovere la conoscenza del territorio e delle sue problematicità, perché è dalla conoscenza che si possono far partire azioni di contrasto;

Far evolvere la coscienza dell’identità collettiva

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I due approcci di CD

Modello Directing Progetti proposti dall’alto Assistenza tecnica e

finanziaria esterna Presenza di agenti

esterni Si interviene su una

parte della comunità Programmazione

predefinita Preponderanza di aiuti

governativi

Modello Assisting Progetti elaborati dalla

comunità sui bisogni Utilizzo di risorse interne Leadership locale Si interviene su una parte

della comunità o sulla comunità nel complesso

Programmazione come work in progress

Mix di aiuti governativi e non

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Le strategie di cambiamento nella comunità

Strategie focalizzate sulle condizioni (nuove leggi, nuove strutture, nuovi servizi,…)

Strategie focalizzate sui soggetti (interventi di sostegno, corsi di formazione,…)

Strategie basate sullo sviluppo di comunità: fornire ai soggetti interessati occasioni e strumenti per cambiare le condizioni nelle quali vivono e nella direzione che loro stessi decidono

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I prerequisiti dello sviluppo di comunità

Le persone devono: Sentirsi responsabili e motivati rispetto al

problema Avere un effettivo potere da utilizzare Possedere le competenze adeguate Sentirsi parte di una comunità

Non sempre quello che si desidera è socialmente accettabile, o dentro la legge… devono esserci quindi confini precisi: quale il

possibile contributo dello psicologo?

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Il processo di sviluppo di comunità

In generale, lo SC si concretizza in: Facilitazione processi di

responsabilizzazione collettiva Attivazione e sostegno a processi di

collaborazione Facilitazione percorsi di partecipazione Sviluppo di relazioni fra persone e/o gruppi Sviluppo di competenze

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Criteri guida nel lavoro di comunità

Responsabilità personale anche per problemi sociali

La partecipazione è un diritto e un dovere

La corresponsabilità fra Istituzioni e cittadini

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I metodi di ricerca

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Lo psicologo di comunità

Partecipant conceptualizer (“teorico partecipante” alla vita della comunità)

Con un approccio multidisciplinare, attraverso il quale ricerca il contatto con altre professionalità

Predilige la ricerca applicata (es.: la ricerca – azione)

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Due metodi a confronto

Ipotetico – deduttivoFormulazione di una

teoriaIpotesi teorica da

verificareRilevazione dei datiScoperta di leggi

universali da applicare al particolare

Empirico – induttivo

Osservazione sul campo

Rilevazione di dati

Formulazione di un nesso

Scoperta di leggi particolari da ricondurre al generale

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Gli strumenti di ricerca quantitativi e qualitativi

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STRUMENTI DI RICERCA

QUANTITATIVI QUALITATIVI

QUESTIONARI, SONDAGGI…

OSSERVAZIONI, INTERVISTE…

Nella ricerca, è sempre auspicabile l’integrazione dei due metodi

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I METODI QUANTITATIVI

I metodi quantitativi vengono utilizzati per

lo più per verificare ipotesi e/o teorie,

rifacendosi al paradigma positivista

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I metodi quantitativi hanno come presupposto:

la trasformazione delle variabili osservate in numeri

Il pensare che le variabili possano essere isolate e controllate (metodo sperimentale e di laboratorio)

Il trattamento statistico delle variabili, per capire se gli effetti osservati siano dovuti al caso o all’effettiva covariazione delle variabili

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I Questionari

La domanda di un questionario deve essere il più possibile: Focalizzata su un

argomento Breve Chiara(Lavanco e Novara, pag. 151)

Domande da evitare:

• Troppo lunghe

• Troppo complicate

• che indagano più aspetti

• troppo dirette

• che esprimono giudizi o pensieri

• pensate per mettere in imbarazzo

• che contengano negazioni o doppie negazioni

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Le scale di atteggiamenti

Indagano l’atteggiamento di una persona nei confronti di un determinato oggetto sociale

L’atteggiamento è composto da 3 componenti: Affettiva Cognitiva Comportamentale

Scale LikertScale ThurnstoneScale GuttmanDifferenziale semantico

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I METODI QUALITATIVI

I metodi qualitativi vengono utilizzati per

generare nuove ipotesi, o per scoprire

nuove possibilità interpretative. Si rifanno

al paradigma costruttivista

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I metodi qualitativi nascono dall’insoddisfazione verso i metodi quantitativi, che talvolta riducono eccessivamente la complessità degli avvenimenti, eliminando o attenuando l’effetto di molte variabili

I metodi qualitativi studiano inoltre argomenti che non si potrebbero studiare con l’adozione di metodi quantitativi (es.: lo studio dei casi)

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L’oggetto di studio nella ricerca qualitativa

È visto nella sua particolarità e unicità, partendo dallo studio dei casi singoli

È visto nella sua globalità e complessità, non escludendo a priori variabili ritenute irrilevanti

È studiato nel suo contesto naturale, e non in una situazione artificiale

Assume il significato che gli danno i partecipanti alla ricerca

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Le interviste

Sono classificate in base alla strutturazione predefinita dell’intervista

Richiede che l’intervistatore sia preparato e adeguatamente formato

Vi sono diversi tipi di interviste (Lavanco e Novara 2002, pag. 146)

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I Focus group

Il Focus group è una intervista – discussione di gruppo, che mira ad indagare le opinioni personali rispetto ad un determinato oggetto, stimolare la discussione rispetto ad esso, condividere una visione di gruppo e proporre (eventualmente) soluzioni ad un problema, o visioni alternative

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La ricerca – azione (o ricerca – intervento)

(o action research)

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Prerequisiti:

Senso di responsabilità

Competenza

Potere

Si sviluppano grazie a:

Partecipazione

Coinvolgimento

Connessione fra attori sociali

Si sviluppano grazie a:

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La ricerca – azione di Kurt Lewin

Teoria e pratica sono strettamente

collegate, in un rapporto di circolarità a

livelli di complessità sempre maggiori.

Nasce dall’esigenza di conoscere e trasformare la realtà

(Lewin 1946)

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La ricerca – azione si chiama così perché dopo la fase di ricerca c’è necessariamente una fase di azione, di intervento per cercare di cambiare le cose.

Insita nella natura della ricerca-azione c’è quindi la volontà di applicare subito le conoscenze acquisite, per evitare che i report di ricerca “ammuffiscano in un cassetto”

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DIAGNOSI

Definizione del problema, delle ipotesi e degli

obiettivi

FASE CONOSCITIVA

Raccolta dati prima dell’intervento

FASE DELL’INTERVENTO

FASE VALUTATIVA

Raccolta dati dopo l’intervento

NUOVO CICLO

Fonte: Zani, Palmonari 1996

Le fasi della ricerca - azione

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Elementi di novità della ricerca - azione

I dati di ricerca vanno ad impattare sulla teoria, indirizzando lavori successivi (ottica costruttivista)

In ogni fase del processo, si auspica la partecipazione più ampia possibile di tutti i soggetti interessati, anche se non sono tecnici o esperti della materia

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In sintesi, la ricerca – azione:

Obiettivi e funzioni:Conoscenza (fase di ricerca)Apprendimento (processo)

Cambiamento (fase di azione)Tutti interdipendenti l’uno dall’altro

Integra Ricerca, Formazione, Intervento in una serie di azioni finalizzate al

cambiamento

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Interrogativi da farsi per capire una ricerca - azione

Da chi è stata concepita Chi prende le decisioni A chi rendono conto i ricercatori del lavoro

svolto Chi impara nel processo Se è un processo trasparente Come è distribuito il potere fra i vari attori Chi ha deciso l’oggetto della ricerca Chi utilizza i risultati Chi ne trae beneficio Coerenza fra aspetti teorici e pratici Chi esercita il controllo sul processo

Se, ad esempio, le risposte a queste domande riconducono ad una stessa persona (o ente), è evidente che NON si tratta di ricerca - azione

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L’errore più comune in una ricerca - azione

Affermare che si vuole fare una ricerca – azione, e poi definire a priori nel dettaglio tutte le fasi.

Essendo una forma partecipata e circolare, si possono impostare le linee guida generali, ma non prevedere con esattezza quali saranno i passi futuri da compiere

Es.: il progetto ESC – educatori alla salute nella comunità (vedi dispensa)

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Interrogativi da farsi per capire una ricerca - azione

Da chi è stata concepita Chi prende le decisioni A chi rendono conto i ricercatori del lavoro

svolto Chi impara nel processo Se è un processo trasparente Come è distribuito il potere fra i vari attori Chi ha deciso l’oggetto della ricerca Chi utilizza i risultati Chi ne trae beneficio Coerenza fra aspetti teorici e pratici Chi esercita il controllo sul processo

Se, ad esempio, le risposte a queste domande riconducono ad una stessa persona (o ente), è evidente che NON si tratta di ricerca - azione

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L’errore più comune in una ricerca - azione

Affermare che si vuole fare una ricerca – azione, e poi definire a priori nel dettaglio tutte le fasi.

Essendo una forma partecipata e circolare, si possono impostare le linee guida generali, ma non prevedere con esattezza quali saranno i passi futuri da compiere

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Esercitazione

Analizziamo una ricerca – azione: il progetto ESC (Educatori alla salute nella Comunità)

Proviamo a costruirne una……

… aiutandoci con gli schemi a pag. 135-136 di Martini e Torti (2003)

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I Profili di comunità

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Profilo territoriale Profilo demografico Profilo economico Profilo dei servizi Profilo istituzionale Profilo psicosociale Profilo antropologico (di recente introduzione) Profilo del futuro

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Profilo Territoriale

Vengono esaminati i dati relativi all’aspetto fisico-geografico di una data zona: AMBIENTE NATURALE:

confini clima risorse naturaliINFLUENZANO LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE

AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMO infrastrutture reti di comunicazione strutture residenziali urbanizzazione livelli di degrado ambientale

CONSENTONO DI RILEVARE LE SITUAZIONI PROBLEMATICHE LEGATE ALLA STRUTTURA URBANA ( ES. INQUINAMENTO, SOVRAFFOLLAMENTO ECC.)

RAPPORTO AMBIENTE NATURALE /AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMO

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Profilo Demografico

L’attenzione è focalizzata sulle caratteristiche della popolazione

Rilevazioni di stato

POPOLAZIONE

DENSITA’ E AFFOLLAMENTO

DISTRIBUZIONE

INVECCHIAMENTO

Stratificazione sociale

Rilevazioni di movimento

TRASFORMAZIONI NEL TEMPO

MOVIMENTI MIGRATORI

Mobilita sociale

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Profilo Economico

è relativo alla condizione lavorativa e professionale dei vari membri della comunità

CAMBIAMENTI NEL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE INTERNAZIONALE;

DISTRIBUZIONE DELL’OCCUPAZIONE NEI DIVERSI SETTORI DI ATTIVITA’ ECONOMICA;

MODIFICAZIONE NELLA TIPOLOGIA DI OCCUPAZIONE;

DISOCCUPAZIONE;

LAVORO SOMMERSO

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Profilo dei serviziSi raccolgono dati relativamente alla presenza alla distribuzione dei servizi (socio

sanitari, educativi, di solidarietà sociale) all’interno della comunità. SERVIZI EDUCATIVI

SCUOLE ATTIVITA’ PARROCCHIALI ASSOCIAZIONISMO

SERVIZI SOCIOSANITARI DI BASE SPECIALISTICI DOMICILIARI VOLONTARIATO ORGANIZZATO COOPERATIVE SOCIALI

SERVIZI RICREATIVO CULTURALI (PUBBLICI PRIVATI) ATTREZZATURE SPORTIVE LUOGHI DI RITROVO DISCOTECHE TEATRI CINEMA BIBLIOTECHE

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Profilo Istituzionale

Organizzazioni specifiche che hanno aspetti normativi e morali

Istituzioni statali (comune, AUSL) istituzioni economiche (imprese, banche) Istituzioni politiche (partiti, club) Istituzioni religiose Forze dell’ordineL’analisi delle caratteristiche strutturali del contesto deve

essere affiancata dall’analisi del modo in cui le persone lo vivono.

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Profilo antropologico

Attraverso la definizione del PROFILO ANTROPOLOGICO E CULTURALE è possibile conoscere storia, tradizioni e cultura di una comunità, ma anche i valori che orientano i comportamenti della persone che la compongono (atteggiamenti nei confronti di particolari problemi della comunità, ad esempio verso la tossicodipendenza, gli anziani, l’immigrazione).

Secondo Martini e Torti (1988), la cultura è rappresentata da <<tutti quei suggerimenti radicati nell’intimo e regolati da norme implicite che spingono gli individui a fare scelte di vita in una maniera che a loro sembra la più banale, la più ovvia, la più scontata e che invece è legata al loro sistema di valori>> (p. 34)

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Profilo psicosociale

Analisi dei legami sociali (vincoli affettivi, Interessi comuni) che caratterizzano la comunità.

GRADO DI INTERAZIONE/INTEGRAZIONE TRA GRUPPI FORMALI E INFORMALI

COLLABORAZIONE E CONFLITTO MAPPATURA DEI SOGGETTI COMPORTAMENTI COLLETTIVI [MOTIVAZIONI ED

ESITI] GRADO DI APERTURA VERSO L’ESTERNO PROCESSI DI CREAZIONE DEL CONSENSO E

DELL’EMARGINAZIONE SENSO DI COMUNITA’

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Profilo del futuro

Rappresenta il modo in cui una comunità si immagina il futuro, in relazione a tutti gli altri profili

ad esempio, come sarà il futuro della comunità XYZ dopo la chiusura delle industrie più grosse? Quale l’impatto sulle aspettative di qualità della vita?

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Il lavoro di rete

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DEFINIZIONE DI RETE SOCIALE

Insieme specifico di legami tra un insieme definito di persone. (Mitchell, 1969)

Le caratteristiche dei legami aiutano a comprendere e ad interpretare il comportamento

sociale delle persone coinvolte in tali legami

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DISTINZIONE TRA RETE SOCIALE E RETE PERSONALE

RETE SOCIALE

insieme dei legami fra tutti i membri di una popolazione

RETE PERSONALE

insieme dei legami che circondano un singolo individuo

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LA RETE SOCIALE (Cohen, Wills, 1985)

Essere inserito in una rete sociale permette di : Vivere esperienze positive

Ricoprire, all’interno della comunità, un insieme di ruoli stabili, socialmente riconosciuti e gratificanti

Sviluppare legami e/o rapporti supportivi

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CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (1)

STRUTTURA

INTERAZIONE FRA LE PERSONE

QUALITA’ DELLE RELAZIONI

FUNZIONE, OVVERO TIPO DI SOSTEGNO FORNITO

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CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (2)

STRUTTURA

Comprende variabili morfologiche quali: Ampiezza: numero di persone incluse nella

rete Densità: grado di interconnessione fra i

membri della rete Frequenza dell’interazione: frequenza, forza

e intensità dei legami sociali Clusters; sottoinsieme della rete dove i

rapporti tra i membri sono molto fitti

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CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (3)

INTERAZIONE TRA LE PERSONE

Comprende variabili che descrivono il tipo di relazione tra i membri.

Reciprocità o simmetria Molteplicità o complessità Setting ambientale

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CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (4)

QUALITA’ DELLE RELAZIONI

La vicinanza, la qualità affettiva dei legami (superficiali, di amicizia , di intimità, etc)

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CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (5)

FUNZIONE

La specifica funzione svolta dai membri della rete (sostegno emotivo, aiuto pratico, informazioni utili,

etc)

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LA RETE SOCIALE:

A-CENTRATA: rete senza un centro, dove tutti i nodi hanno pari importanza (es.: Internet)

EGOCENTRATA: costruita ponendo al centro una persona, per descrivere e studiarne le relazioni

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UN ESEMPIO DI RETE SOCIALE

PAOLOPAOLO

ANDREAANDREA

LUCALUCA

MARCOMARCO

LE LINEE UNISCONO LE LINEE UNISCONO LE PERSONE CHE SI LE PERSONE CHE SI CONOSCONOCONOSCONO

LA LUNGHEZZA DELLE LA LUNGHEZZA DELLE LINEE È LINEE È PROPORZIONALE ALLA PROPORZIONALE ALLA VICINANZA EMOTIVAVICINANZA EMOTIVA

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EGOEGO

Famiglia/parentelaFamiglia/parentela

AAmmiiccii

Vicini Vicini di di

casacasa

Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di

scuolascuola

Operatori Operatori sociali sociali

professionaliprofessionali

COSTRUISCI LA TUA RETE SOCIALECOSTRUISCI LA TUA RETE SOCIALE

1. INDIVIDUA I SETTORI PIÙ IMPORTANTI1. INDIVIDUA I SETTORI PIÙ IMPORTANTI

Fonte: Todd (1979)Fonte: Todd (1979)

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Prof. Pietro Berti82

EGOEGO

Famiglia/parentelaFamiglia/parentela

AAmmiiccii

Vicini Vicini di di

casacasa

Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di

scuolascuola

Operatori Operatori sociali sociali

professionaliprofessionali

2. SCRIVI I NOMI DELLE PERSONE CHE COMPONGONO 2. SCRIVI I NOMI DELLE PERSONE CHE COMPONGONO LA RETE, A SECONDA DELLA LORO VICINANZALA RETE, A SECONDA DELLA LORO VICINANZA

MARCOMARCOLUISALUISA

FRANCOFRANCO

CARLACARLA

ANGELAANGELAMARIOMARIO

SOFIASOFIA

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EGOEGO

Famiglia/parentelaFamiglia/parentela

AAmmiiccii

Vicini Vicini di di

casacasa

Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di

scuolascuola

Operatori Operatori sociali sociali

professionaliprofessionali

3. UNISCI I NOMI AL CENTRO3. UNISCI I NOMI AL CENTRO

MARCOMARCOLUISALUISA

FRANCOFRANCO

CARLACARLA

ANGELAANGELAMARIOMARIO

SOFIASOFIA

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Prof. Pietro Berti84

EGOEGO

Famiglia/parentelaFamiglia/parentela

AAmmiiccii

Vicini Vicini di di

casacasa

Colleghi di Colleghi di lavoro o di lavoro o di

scuolascuola

Operatori Operatori sociali sociali

professionaliprofessionali

4. UNISCI I NOMI DELLE PERSONE CHE SI CONOSCONO 4. UNISCI I NOMI DELLE PERSONE CHE SI CONOSCONO

MARCOMARCOLUISALUISA

FRANCOFRANCO

CARLACARLA

ANGELAANGELAMARIOMARIO

SOFIASOFIA

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L’INDIVIDUAZIONE DELLA RETE SOCIALE

Vengono studiati alcuni elementi della rete, al fine di capirne i punti di forza e di debolezza: Dimensione della rete Tipo di legame (qualità, forza, interazioni..) Frequenza dei contatti Reciprocità dei legami e loro durata Possibilità della rete di suddividersi in unità

più piccole Eventuali conflittualità fra unità o fra persone

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CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO (1)

RETE COESA ED OMOGENEA

Buone possibilità e disponibilità di sostegno, ma spesso dipendente dal controllo normativo che la rete richiede (l’individuo, per far parte della rete, deve seguire determinate regole)

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ESEMPIO DI RETE COESA ED OMOGENEA

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CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO (2)

RETE FRAMMENTATA

Piccoli gruppi quasi indipendenti fra loro; offre maggiori possibilità di ricevere sostegno, ma meno stabile e diffuso rispetto alla rete coesa

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ESEMPIO DI RETE FRAMMENTATA

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CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO (3)

RETE DISPERSA

Rete di persone che per lo più non si conoscono, caratterizzata da relazioni sporadiche e di breve durata. Le possibilità di ricevere sostegno sono minime

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UN ESEMPIO DI RETE DISPERSA

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IL LAVORO DI RETE - OBIETTIVI

Il lavoro di rete ha l’obiettivo finale di rendere stabili, certificate e durature le relazioni fra diverse realtà, e quindi fra diverse risorse.

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IL LAVORO DI RETE – OBIETTIVI (2)

Una volta individuata e rappresentata la rete sociale, è possibile lavorare per raggiungere determinati obiettivi: Aumentare la consapevolezza delle relazioni presenti Valorizzare gli elementi positivi delle relazioni Minimizzare la dispersione delle risorse della rete Rinforzare e sostenere i legami, e/o crearne di nuovi Riorganizzare i sistemi di supporto (es.: famiglia, amici,…) Reperire risorse nuove Ricostruire la rete con nuovi legami Contattare gli irraggiungibili Peer education

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SOSTEGNO SOCIALE (1)

DEFINIZIONE

L’insieme delle risorse accessibili all’individuo attraverso i contatti con altri individui, gruppi e/o comunità

(Ensel e Kuo, 1979)

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SOSTEGNO SOCIALE (2)

Sostegno sociale

OGGETTIVOOGGETTIVO

(ricevuto)(ricevuto) SOGGETTIVOSOGGETTIVO

Sostegno Sostegno percepitopercepito SoddisfazioneSoddisfazione per il sostegnoper il sostegno

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I diversi strumenti esistenti per la misura del sostegno sociale spesso misurano aspetti

diversi, risultando così debolmente correlati fra loro

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LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (House, 1981) (1)

Sostegno emotivo

Sostegno strumentale

Sostegno informativo

Sostegno affiliativo (o di stima, o valutativo)

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LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (2)

SOSTEGNO EMOTIVO

È la manifestazione d’affetto, interesse e amore per l’altra persona.

Tale sostegno tende a soddisfare i bisogni socio – emotivi di base.

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LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (3)

SOSTEGNO STRUMENTALE

Forma di assistenza e aiuto che consiste in un intervento attivo sull’ambiente oggettivo di

una persona

(es. prestito di denaro)

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LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (4)

SOSTEGNO INFORMATIVO

Aiuto psicologico atto ad arricchire le conoscenze della persona

(es. informazioni su nuove opportunità di lavoro, altri metodi per risolvere un problema)

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LE FUNZIONI DEL SOSTEGNO SOCIALE (5)

SOSTEGNO DI STIMA

Apprezzamento, considerazione, rispetto e ammirazione per l’altra persona.

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RELAZIONI FRA RETE SOCIALE, SOSTEGNO SOCIALE E BENESSERE:

MODELLI TEORICI A CONFRONTO (1)

MODELLO DIRETTO

Effetto diretto sul benessere, anche in assenza di stress. Rete e sostegno come fattori

protettivi

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RELAZIONI FRA RETE SOCIALE, SOSTEGNO SOCIALE E BENESSERE:

MODELLI TEORICI A CONFRONTO (2)

MODELLO INDIRETTO

la relazione fra stress e malattia viene mediata da una serie di fattori individuali e/o ambientali; il sostegno sociale come “cuscinetto” (buffer)

(Cohen e Wills, 1985)

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Prof. Pietro Berti104

IL MODELLO INDIRETTO

Fonte: Cohen e Wills (1985)EVENTI EVENTI STRESSANTISTRESSANTI

VALUTAZIONE VALUTAZIONE COGNITIVACOGNITIVA

SOSTEGNO SOCIALE, CHE SOSTEGNO SOCIALE, CHE PUÒ PREVENIRE LA PUÒ PREVENIRE LA

VALUTAZIONE DELLO STRESSVALUTAZIONE DELLO STRESS

EVENTI VALUTATI COME EVENTI VALUTATI COME STRESSANTISTRESSANTI

RISPOSTA FISIOLOGICA O RISPOSTA FISIOLOGICA O ADATTAMENTO ADATTAMENTO

COMPORTAMENTALECOMPORTAMENTALE

SOSTEGNO SOCIALE CHE SOSTEGNO SOCIALE CHE PUÒ AIUTARE A PUÒ AIUTARE A

RIVALUTARE, INIBIRE LE RIVALUTARE, INIBIRE LE RISPOSTE DISADATTIVE, RISPOSTE DISADATTIVE,

FAVORIRE QUELLE FAVORIRE QUELLE POSITIVEPOSITIVE

MALATTIAMALATTIA

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Prof. Pietro Berti105

Esercitiamoci con il lavoro di rete e con il sostegno sociale

Giorgio ha 32 anni, e circa sei mesi fa ha causato un incidente stradale in cui ha riportato una lesione spinale, rendendolo paraplegico e costringendolo su una sedia a rotelle. Non vi è stata nessuna lesione cerebrale e alcun danno cognitivo; Giorgio prima dell’incidente era muratore, lavoro che non potrà più fare di sicuro. Il padre è morto da qualche anno, e la madre lavora in un’impresa di pulizie.

Per i primi tempi, Giorgio avrà bisogno di assistenza continua, la madre però non può permettersi di perdere il lavoro, né di prendere l’aspettativa per più di un paio di mesi.

C’è poi il problema del rendere accessibili gli ambienti di casa: fortunatamente Giorgio e la madre abitano al piano terra, e per entrare in casa c’è solo un gradino.

Siete chiamati ad intervenire per agevolare la famiglia nel difficile adattamento alla nuova vita.

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EMPOWERMENT,

BURNOUT

E

SENSO DI COMUNITA’

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EMPOWERMENTDEFINIZIONE (1)

Processo che mira a favorire l’acquisizione di potere, cioè accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria

vita

(Rappaport, 1981)

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EMPOWERMENTDEFINIZIONE (2)

Processo di ampliamento (attraverso il miglior uso delle proprie risorse attuali e potenziali acquisibili) delle possibilità che il soggetto

può praticare e rendere operative.

(Bruscaglioni, 1994)

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EMPOWERMENTDEFINIZIONE (3)

Processo attraverso il quale l’individuo comprende che gli obiettivi/risultati che persegue dipendono

dalle strategie che attiva per raggiungerli.

(Mechanic, 1991)

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Il termine “Empowerment” descrive

sia un processo, sia il risultato stesso

del processo

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EMPOWERMENT: UN CONCETTO MULTILIVELLO(Zimmerman, Rappaport, 1988)

Empowerment psicologico

Empowerment organizzativo

Empowerment sociale e di comunità

Dimensione di processo e dimensione di stato

Variabili interpersonalie individuali

Mobilitazione delle risorse sociali, opportunità

di partecipazione

Variabili sociopolitiche

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Prof. Pietro Berti112

EMPOWERMENT

PSICOLOGICO

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Prof. Pietro Berti113

EMPOWERMENT

Ovvero passare da uno stato di

IMPOTENZA APPRESA

(learned helplessness)

Ad uno stato di

SPERANZA APPRESA

(learned hopefullness)

PROCESSO DI

EMPOWERMENT

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Prof. Pietro Berti114

IMPOTENZA APPRESA Sentirsi in “scacco”

Sfiduciati

Senza prospettive future

Ci si sente vittime di eventi incontrollabili

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Prof. Pietro Berti115

IMPOTENZAAPPRESA

SPERANZA APPRESA

PROCESSO DI

EMPOWERMENT

PROCESSI DI ATTRIBUZIONE CAUSALE:

•interne/esterne

•mutabili/immutabili

•parziali/globali

PROCESSI DI VALUTAZIONE

Autoefficacia (self-efficacy) e auto stima

PROCESSI DI PREFIGURAZIONE DEL FUTURO

Locus of control

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Prof. Pietro Berti116

COMPONENTI DELL’EMPOWERMENT PSICOLOGICO

EMPOWERMENTPSICOLOGICO

EMPOWERMENTPSICOLOGICO

Percezione di autoefficacia

Percezione di autoefficacia

Percezionedi competenzaPercezione

di competenza

Ideologia dellainfluenza possibile

Ideologia dellainfluenza possibile

Speranza appresaSperanza appresa

Motivazione all’azione

e alla partecipazione

Motivazione all’azione

e alla partecipazione

Attribuzione internaal sé della causalità

Attribuzione internaal sé della causalità

Fonte: Bruscaglioni, 1994

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FINALITA’ DELL’INTERVENTO ORIENTATO ALL’EMPOWERMENT

Aiutare le persone ad utilizzare le proprie forze, abilità e competenze verso la conquista di maggior autonomia decisionale.

Aiutare le persone ad ampliare le proprie possibilità di scelta (Bruscaglioni, 1994)

Rafforzare il potere di scelta dei singoli, migliorandone le competenze e conoscenze in un ottica non solo terapeutica e riabilitativa, ma politico-emancipatoria (Francescato, Leone, Traversi, 1993)

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REQUISITI DELL’EMPOWERMENT (KIEFFER, 1981)

Acquisizione di abilità, conoscenze e potere sufficiente da influenzare la propria vita attraverso:

1) Lo sviluppo di un potente senso di sé (sense of self), che promuove il coinvolgimento sociale attivo.

2) La capacità di fare un’analisi critica dei sistemi sociali e politici che definiscono il proprio ambiente.

3) L’abilità di sviluppare strategie di azione e di coltivare risorse per raggiungere i propri scopi

4) La capacità di agire in modo efficace in collaborazione con altri per definire e raggiungere scopi collettivi.

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GLI INTERVENTI DI EMPOWERMENT (KIEFFER, 1981)

a) Riparativo, rivolto a target di popolazione svantaggiati

b) Preventivo (prevenzione primaria)

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COMPONENTI CHIAVE PER IL PROCESSO DI EMPOWERMENT (Cox, Parson, 1994)

Atteggiamenti, valori, credenzeAtteggiamenti, valori, credenze (self efficacy, locus of control interno)

Riduzione dell’autobiasimo, validazione reciproca delle esperienze

Conoscenze e capacità criticaConoscenze e capacità critica (ricollocazione del problema in contesto)

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INTERVENTI DI EMPOWERMENT

DIMENSIONE PERSONALE

lavoro sul singolo (bisogni, risorse)

DIMENSIONE INTERPERSONALE

lavoro sul gruppo(reti di relazione)

DIMENSIONE ORGANIZZATIVA(AMBIENTALE MICRO)

cambiamento

del contesto di riferimento

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Prof. Pietro Berti122

EMPOWERMENT quindi vuol dire:

Responsabilizzazione Potenziamento Delega e trasferimento del potere Condivisione Aumento di capacità di fare Sviluppo di potenzialità Apertura a nuovi mondi possibili Creatività liberata Aumento di conoscenza

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La sindrome del Burnout

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Prof. Pietro Berti124

Burnout: definizione

Letteralmente significa “bruciato”

Sindrome patologica tipica delle professioni d’aiuto, caratterizzata da disagio fisico, psicologico e relazionale

L’operatore sviluppa una serie di sintomi che lo/la portano a distaccarsi progressivamente dal lavoro, visto come fonte primaria di insoddisfazione e di disagio

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Prof. Pietro Berti125

Le componenti del Burnout secondo Maslach (1986)

1) Esaurimento emotivo: sensazione di essere emotivamente aridi, svuotati

2) Ridotta realizzazione personale sul lavoro: sensazione di ridotta autoefficacia e competenza personale

3) Depersonalizzazione, che porta ad assumere un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti dell’utente

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Prof. Pietro Berti126

<<La struttura e il funzionamento del posto di lavoro plasmano il modo in cui le persone interagiscono fra loro (…) non è una carenza della personalità o una sindrome clinica. È un problema lavorativo.>> (Maslach, Leiter 1997)

… ma è veramente solo un problema lavorativo?

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Prof. Pietro Berti127

Le cause del Burnout

Burnout

Scarso (o mancante) sostegno sociale

Caratteristiche personali:

• Aspettative verso il lavoro

• Centralità del lavoro nella vita della persona

• Capacità di fronteggiare lo stress

• Strategie di coping

Caratteristiche organizzative del lavoro (Cherniss, 1980):

• struttura gerarchica

• stile di leadership

• rapporti con i colleghi

• sistema di ricompense e punizioni

• autonomia decisionale

• senso di comunità lavorativo

• Carichi di lavoro

• coerenza fra finalità e prestazioni

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La prevenzione del Burnout

Le strategie preventive si configurano come interventi di empowerment individuale e sociale (sull’organizzazione lavorativa)

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EMPOWERMENT SOCIALE

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Prof. Pietro Berti130

EMPOWERMENT SOCIALE DEFINIZIONE

Processo intenzionale e continuo attraverso il quale le persone di una comunità locale

possono accedere più facilmente alle risorse e accrescere il controllo su di esse.(Cornell, Empowerment Group)

Si basa su: Rispetto reciproco riflessione critica,

attività di cura partecipazione di gruppo

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IL FINE DELL’EMPOWERMENT

SOCIALE E’ LA NASCITA DI UNA

“COMUNITA’ COMPETENTE”

(Iscoe, 1984)

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COMUNITA’ COMPETENTE

Una comunità può dirsi competente se: Ha un repertorio di possibilità e di alternative

(potere) Sa dove e come ottenere risorse

(conoscenza) Chiede di essere autonoma (motivazione e

autostima)

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Il compito dello psicologo di comunità è sostenere il processo di empowerment

sociale favorendo l’assunzione di responsabilità

ATTRAVERSO

AZIONE SOCIALE

(STRATEGIA POTENZIALMENTE

CONFLITTUALE)

SVILUPPO DI COMUNITA’ (STRATEGIA

COOPERATIVA)

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AZIONE SOCIALE

RIDISTRIBUZIONE DELLE RISORSE

MODIFICAZIONE DEGLI EQUILIBRI DI POTERE

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SVILUPPO DI COMUNITA’

Sviluppare senso di coesione sociale Sensibilizzare i cittadini Promuovere leader locali Usare le competenze dei professionisti per

favorire le esperienze di auto organizzazione sociale

Favorire reti di collaborazione tra servizi formali e informali

Accrescere il senso di comunità

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UNA STRATEGIA PER LO

SVILUPPO DI COMUNITA’ E’

L’ACCRESCIMENTO DEL SENSO

DI COMUNITA’.

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SENSO DI COMUNITA’(Sarason, 1974, 157)

“La percezione della similarità con gli altri, una riconosciuta interdipendenza, una disponibilità a mantenere questa interdipendenza offrendo o

facendo per altri ciò che ci si aspetta da loro, la sensazione di appartenere ad una struttura

pienamente affidabile e stabile”.

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Le 4 componenti del SENSO DI COMUNITA’ (McMillan, Chavis, 1986)

IL SENTIMENTO DI APPARTENENZA

L’INFLUENZA E IL POTERE

L’INTEGRAZIONE E LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI

LA CONNESSIONE EMOTIVA CONDIVISA

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STRUMENTI DI MISURA

LA SCALA ITALIANA DEL SENSO DI COMUNITA’(Prezza et al., 1999)

Senso di appartenenza e connessione emotiva Soddisfazione dei bisogni e influenza Clima sociale Piacevolezza casa e zona

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CONCLUSIONI

Accrescere il senso di comunità porta i membri a saper affrontare eventi importanti,

sviluppando solidarietà di fronte ai pericoli e alle difficoltà.

Diventa evidente che, in quest’ottica, i problemi di salute non sono più considerati di

pertinenza esclusiva dei professionisti , ma vengono ridefiniti come responsabilità

dell’intera comunità.

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La progettazione e la valutazione di interventi sociali

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Cos’è un progetto?

Etimologia della parola progetto dal latino proìcere “gettare avanti”

Progetto indica un’azione (progettare) complessa e variamente articolata, un piano di azione organico per rispondere a uno o più bisogni della realtà in cui si opera

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Bisogno

Progetti, azioni per soddisfare il bisogno

Obiettivi

Outputs

Outcomes

Risultati

Valutazione “di struttura”

Valutazione di processo

Valutazione di efficacia e di efficienza

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Una premessa

Oggigiorno, gran parte delle attività sociali – anche quelle istituzionali degli enti pubblici! – sono finanziate sulla base di progetti d’intervento. Il finanziamento “a pioggia” non è quasi più previsto.

(es.: i fondi ex-40% per la ricerca scientifica; la concessione di contributi di enti pubblici e/o privati; i fondi europei; ecc.)

Saper progettare è diventata quindi una competenza indispensabile per poter reperire risorse

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Le tappe logiche della progettazione

1) Ideazione2) Attivazione (creazione di alleanze)3) Progettazione (stesura):

1) Premessa2) Finalità e obiettivi3) Target4) Metodologie e attività5) Tempi di realizzazione6) Budget

4) Realizzazione5) Valutazione

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Nello scrivere un progetto, attenzione a:

Finalità (o scopi, o obiettivi generali): sono astratte, generiche e indicano l’ideale a cui si vuole tendereEs.: sensibilizzare la comunità all’accettazione della diversità e alla integrazione delle persone disabili

Obiettivi (o obiettivi specifici): sono concreti, pratici Es: eliminare le barriere architettoniche per persone in carrozzina nella sede municipale, in modo che possano accedere agli uffici senza disagi

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Gli obiettivi devono essere sempre realistici, realizzabili in un tempo ragionevole

Il linguaggio deve essere semplice, diretto, senza giri di parole o troppe parafrasi

Le affermazioni fatte devono essere sempre dimostrabili, soprattutto per quel che riguarda i bisogni di partenza.Se si citano dei dati (es.: il 30% dei decessi in Italia è dovuto a malattie cardiocircolatorie) bisogna citare la fonte

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Project Cycle Management: le fasi

Programmazione strategia operativa

Ideazione

Formulazione

Finanziamentoreperimento risorse

Realizzazioneazioni

Valutazione

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La Valutazione

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“Verifica” e “Valutazione”

VERIFICARE: controllare, certificare l’esattezza e/o la regolarità di qualcosa

VALUTARE: confrontare, “giudicare con apprezzamento”

”la valutazione è un processo dinamico attraverso il quale un soggetto (CHI) esprime giudizi di valore, qualitativi e/o quantitativi, nei confronti di un oggetto (COSA) in base a criteri determinati, facendo riferimento a standard e utilizzando metodi e strumenti appropriati (COME).”

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La valutazione deve essere:

Utile Fattibile Accurata Appropriata

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Le 3 tipologie essenziali di valutazione

Valutazione ex anteRiguarda la valutazione fatta preliminarmente alla stesura di un progetto d’intervento; comprende la valutazione di contesto e di struttura

Valutazione in itinereAnche detta monitoraggio, valuta se il progetto si sta svolgendo come programmato

Valutazione ex postE’ la valutazione dei risultati; comprende la valutazione di efficacia, efficienza, output e outcome

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Ex ante: valutazione di contesto

Tramite la valutazione di contesto si viene a conoscere la realtà sociale, politica ed economica all’interno della quale è inserito il progetto. In questo tipo di analisi, ricoprono particolare importanza le risorse e le carenze della comunità che potrebbero facilitare (o ostacolare) il progetto stesso, oltre che i bisogni del territorio. È utile pertanto identificare i servizi, le istituzioni, le associazioni che potrebbero essere interessate allo sviluppo dell’intervento, prendere contatto con i leader di comunità (formali e informali) e prevedere momenti di incontro.

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Da valutare anche la legittimità dell’intervento, ovvero: il progetto si sovrappone a qualche altra

realtà già esistente? Se si, come sono i rapporti con essa, e come

si prevede possano cambiare? Ci sono istituzioni pubbliche pronte a

riconoscere l’intervento?

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Molti progetti falliscono perché….

Non è stata fatta la valutazione di contesto o è stata fatta male, pertanto: Si è pianificato un intervento dove non ce n’era

bisogno Non si è tenuto conto di alcuni fattori collegati (es.: un

consultorio aperto in orari non comodi) Non si è creata a priori una rete di collaborazione Non si è indagato a priori le risorse già esistenti, e si

è duplicato un intervento già presente

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Ragioniamo sulla valutazione di contesto..

1) Aprireste (e se si, dove) una gelateria nella vostra città/ paese?

2) Aprireste (e se si, dove) uno studio di psicoterapia?

3) Doveste programmare un intervento per ridurre la disoccupazione nel vostro territorio, quali informazioni andreste a ricercare?

4) Quali sono le condizioni favorenti e ostacolanti per un programma a favore della promozione della domiciliarietà di una persona anziana?

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In itinere: la valutazione di processo

Quali le componenti critiche (in positivo e in negativo) del progetto?

Come queste si legano agli obiettivi e risultati attesi del progetto? Quali facilitano e quali ostacolano?

Come si può modificare il progetto per far sì che i principali ostacoli possano essere superati e/o aggirati?

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Secondo Rossi e Freeman (1993), valutare il processo significa verificare la corrispondenza fra quanto teorizzato e quanto realizzato, prendendo in considerazione anche le risorse impiegate e il target di popolazione raggiunto.

(si veda tab. 2 pag. 38 Dallago, Santinello, Vieno 2004)

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Ragioniamo sulla valutazione di processo…

Pensate al vostro percorso scolastico fino ad ora: Pensate agli imprevisti: cosa vi ha accelerato e cosa

vi ha rallentato? Quali sono le materie che studiate meglio e quali

quelle che studiate meno volentieri? Avete trovato un vostro metodo di studio? Come affrontate le prove intermedie (esami,

interrogazioni …)? Avete portato dei correttivi al vostro studio nel corso

del tempo? Come pensate di proseguire d’ora in avanti?

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Ex post: la valutazione di risultato (o di esito)

È la valutazione comunemente intesa, e mira a indagare quali risultati siano stati raggiunti

Si valutano 4 aspetti fondamentali: Risultati ottenuti (output) Efficacia Efficienza Impatto (outcome)

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Come si valuta?Fissando a priori: Criteri Indicatori (ovvero, le variabili che saranno valutate) Standard (il livello della variabile valutata che risulta

discriminante per il giudizio di valore).

Standard di derivazione storica

Standard di derivazione scientifica

Standard di derivazione normativa

(….e se manca?)

Metodi e Strumenti

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“Non tutto quello che si può contare conta, non tutto quello che conta si può contare.”

Albert Einstein

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Alcuni esempi di valutazione fuorviante

Il farmaco XYZ si è dimostrato molto efficace nella riduzione della pressione arteriosa. Testato su 10.000 persone, e paragonato ad un concorrente, ha ottenuto risultati migliori con p<0.001La riduzione in termini assoluti però era poco meno di 1 mm, quindi del tutto irrilevante dal punto di vista clinico

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Alcuni esempi di valutazione fuorviante (2)

Il progetto ABC per la raccolta di generi alimentari da donare a persone bisognose ha avuto un ottimo esito: grazie alla sensibilizzazione nelle parrocchie, in un anno sono stati raccolti 170 quintali di cibo.L’anno precedente, senza l’azione di sensibilizzazione, ne erano stati raccolti 167 quintali, e l’azione è costata 5000 €.

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Alcuni esempi di valutazione fuorviante (3)

Un politico alla conclusione del suo mandato, dice: “durante la mia gestione, sono state costruite nuove strade, con un incremento del 17% rispetto a prima”.

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Alcuni esempi di valutazione fuorviante (4)

Il Centro Servizi per il Volontariato di Forlì – Cesena ha aumentato di molto e in un anno gli accessi delle associazioni di volontariato presso i propri uffici: nel 2004 sono stati 2.000, nel 2005 sono stati invece 10.000. A metà 2004 è cambiato il direttore.Si, però è vero che fra fine 2004 e inizio 2005 sono state cambiate le sedi dove dare ospitalità alle associazioni: se prima si contava su 110 mq di uffici, ora sono 650 mq!

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Alcuni esempi di valutazione fuorviante (5)

In Italia, nel periodo 2001 – 2006 i laureati sono aumentati di moltoSi, però c’è stata l’istituzione della laurea triennale, che ha risparmiato 2 anni di studio a moltissimi studenti prima di essere laureati!

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Alcuni esempi di valutazione fuorviante (6)

In un convegno nel 2001, una ricercatrice affermò che un progetto di educazione civica in una scuola superiore per l’utilizzo del casco aveva avuto un grande successo: nel questionario pre a inizio marzo, solo il 20% dichiarava di usarlo, nel questionario post a fine aprile, ben il 90%!La ricercatrice però si era dimenticata di dire che il 16 marzo 2001 il casco era diventato obbligatorio per legge

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Attenzione a non confondere mai correlazione e causalità: ad esempio, una gravidanza è legata causalmente con un rapporto sessuale, ma difficilmente risulteranno correlati con uno studio statistico

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I risultati ottenuti (output)

Quali sono i principali risultati ottenuti? Come e chi li ha misurati?

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Efficacia

Efficacia: capacità di un progetto di raggiungere i risultati attesi Confronto fra risultati sperati e ottenuti Valutata da chi ha portato avanti l’intervento Valutata dal target di riferimento

Attenzione! Sul libro di Dallago et al. (2004) a pag. 43, il termine “impatto” è usato erroneamente come sinonimo di efficacia, ma

è sbagliato!

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Efficienza

Efficienza: rapporto fra costi e benefici I risultati ottenuti, si potevano ottenere con

una spesa inferiore? La spesa è sostenibile nel futuro o è legata a

circostanze contingenti favorevoli (es.: finanziamento difficilmente ripetibile)

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L’impatto (outcome)

Rappresenta il come i risultati ottenuti dal progetto hanno ridotto il bisogno di partenza Il bisogno di partenza è rimasto uguale o si è

modificato?In alcuni casi, lo scopo di un progetto potrebbe essere quello di aumentare il bisogno di partenza, come nei casi dei progetti di sensibilizzazione ad un problema non troppo sentito (es.: tutti i progetti di comunicazione del rischio sanitario)

Si può valutare l’impatto o è molto difficile farlo? (es.: quante vite ha salvato l’introduzione del casco obbligatorio?)

Può essere a breve, medio o lungo termine

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Ragioniamo sulla valutazione dei risultati…

Quali risultati vorreste conoscere per valutare un progetto di riduzione del tasso di disoccupazione?

Sono utili le campagne di promozione del dono del sangue nelle scuole medie?

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Diversi livelli, diversi risultati: la prospettiva ecologica

Iniziamo a pensare in un’ottica sistemica SISTEMA = Unità complessa e organizzata,

caratterizzata dall’interdipendenza delle

parti e in relazione con l’ambiente

I livelli: Individuale

Microsistema

Organizzazione di microsistemi

Comunità locale

Macrosistema

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Un comportamento può avere molte cause sottostanti

Comportamento

Causa 1

Causa 2

Causa 3

Causa ……

Difficilmente c’è una sola causa alla base di un comportamento, e spesso ci possono essere cause a

livello inconscio

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Da diverse cause può originarsi uno stesso comportamento…

Causa 1

Causa 2

Causa 3

Comportamento

…ma spesso le cose sono più complesse …

Causa 1

Causa 2

Causa 3

Comportamento 1

Comportamento 2

Comportamento 3

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I livelli ecologici

Fig. 1 pag. 46

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Livello individuale

Aspetti di personalità Risorse/ carenze personali Capacità di relazionarsi con l’ambiente Capacità e strategie di coping Auto-stima e auto-efficacia ….

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Livello di microsistema

Tutti gli ambienti con cui l’individuo ha contatto diretto e significativo

Le relazioni delle persone all’interno del microsistema

I ruoli, gli status, le norme, la leadership

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Livello di organizzazioni

Insieme di vari microsistemi organizzati Funzionamento delle organizzazioni Strutture di potere e/o gerarchiche Capacità e volontà di cambiamento

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Livello della comunità locale

Comprende l’esame di una comunità locale Si propone di integrare gruppi minoritari e/o in

difficoltà (es.: immigrati, disabili, anziani con patologie, disagio giovanile, ecc.)

Particolare importanza va data all’individuazione del target di intervento, non potendo spesso agire sull’intera comunità

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Livello di macrosistema

È il livello più generale, comprende La cultura Le leggi Le tradizioni

Un esempio di intervento a livello di macrosistema sono, ad esempio, le manifestazioni sindacali in piazza

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• Economica

• Finalizzata al miglioramento dei programmi

• Finalizzata alla generalizzabilità dei risultati

(Pirie 1999)

Altri tentativi:

House (1980)

Guba e Lincoln (1989)

Fonte: Ovretveit (1998), pag. 36

La valutazione può essere:

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Pawson e Tilley (1997, pag. 1) elencano vari tipi di evaluation, a seconda degli approcci teorici più conosciuti:

• Summative evaluation

• Formative evaluation

• Cost – free evaluation

• Goal – free evaluation

• Functional evaluation

• Tailored evaluation

• Comprehensive evaluation

• Theory – driven evaluation

• Stakeholder – based evaluation

• Naturalistic evaluation

• Utilization – focused evaluation

• Preordinate evaluation

• Responsive evaluation

• Meta - evaluation

… e propongono la loro realistic evaluation

Alcuni tipi di “valutazione” secondo diversi approcci teorici:

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… la teoria della valutazione non ha avuto uno sviluppo consistente, eccetto forse Shadish, Cook, Leviton (1991): il dibattito si è focalizzato su aspetti di validità e/o metodologici (Ovretveit 1998)

Shadish, Cook, Leviton (Foundations of program evaluation, 1991): i teorici della valutazione si dividono in tre correnti:

1. La ricerca dell’oggettività della valutazione

• la valutazione deve produrre risultati certi, non opinioni

• la logica di una valutazione è il metodo con cui la si conduce

• logica comparativa: fra vari programmi, si sceglie l’alternativa migliore

ScrivenCampbell

2. Uso strumentale della valutazione

• valori e obiettivi dovrebbero essere definiti dagli stakeholders

• risultati da presentare grezzi, senza interpretazioni

• metodi qualitativi e studio del caso

WeissWholey

Stake

3. Valutazione in funzione del miglioramento

• valutare oggi per migliorare i programmi futuri (incremental change)

• uso strumentale e enlightenment (ricerca di informazioni utili)

• il metodo è subordinato alla sua efficacia nel reperire le informazioni importanti

CronbachRossi

Le basi teoriche della valutazione (1)

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Prof. Pietro Berti187

Shadish et al (1991) propongono una teoria basata su 5 aree; la valutazione deve tener conto di:

Area della programmazione sociale: a quali problemi si sta cercando di dare una risposta?

Area della conoscenza: in che modo si può contribuire a costruire conoscenza? (comprende: ontologia, epistemologia, metodologia)

Area dei valori: in che modo si possono esplicitare e in che modo se ne può tenere conto? (teorie prescrittive e descrittive)

(si veda anche Leone e Prezza 1999)

Area dell’utilizzo dei risultati: in che modo si possono produrre risultati utili per il miglioramento dei programmi?

Area della pratica: su quali concetti pragmatici (obiettivi, outcomes..) si può contare per programmare e orientare il lavoro?

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I 6 principi di Patton (1982). La valutazione:

1. Deve essere applicabile a tutti gli approcci teorici, garantendo al tempo stesso rigore metodologico

2. Deve promuovere l’empowerment degli individui e della comunità, favorendo la partecipazione

3. Deve evidenziare la responsabilità individuale e collettiva nella produzione degli outcomes

4. Deve essere flessibile nelle sue applicazioni

5. Deve coprire tutte le fasi del processo, dall’ideazione all’utilizzo dei risultati

6. Deve essere applicabile a tutti i livelli

Gli 8 passi (Rootman et al. 2001)

1. Descrizione dettagliata a priori dell’intervento (obiettivi, output, ecc.)

2. Identificazione dei temi e delle domande di maggior interesse

3. Definizione del processo di raccolta dati

4. Raccolta dati

5. Analisi e interpretazione dei dati

6. Making recommendations

7. Diffusione dei risultati

8. Taking action

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Gli outcomes (1)

Azioni di Promozione della Salute

(Educazione alla salute, Mobilizzazione di risorse sociali, Advocacy)

1° livello - Outcomes di Promozione della Salute (misure di impatto dell’intervento)

• Maggiori conoscenze sulla salute• Influenzamento dell’opinione pubblica

• Scelte politiche orientate alla salute

2° livello - Outcomes di Salute Intermedi

• Stili di vita• Adeguamento dei servizi (prevenzione, accesso ed adeguatezzza)

• Ambiente sano

3° livello - Outcomes Sociali e di Salute

• Sociali (qualità della vita, equità nelle risorse e nella cura)• Di Salute (riduzione della morbilità, mortalità, e disabilità)

Nutbeam (1998), AA.VV. (1999)

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Prof. Pietro Berti190

Gli outcomes (2)Green e Kreuter (1999), pag. 28 (adattato)

Target di cambiamento

• Stili di vita

• Norme sociali

• Ambiente

• Politiche

• Risorse

Outcomes a breve termine

• Cambiamento di norme sociali

• Aumento della conoscenza

• Cambiamento di atteggiamenti e credenze

• Modificazione comportamenti

• Politiche supportive

• Aumentato accesso alle risorse

Outcomes intermedi

• Empowerment

• Riduzione dei fattori di rischio

• Aumento della soddisfazione di vita

• Aumento del benessere

• Uso appropriato delle risorse

• Miglioramento dell’immagine dei servizi

• Aumento del senso di comunità

Outcomes a lungo termine

• Aumento della qualità della vita

• Riduzione della morbilità

• Aumento della competenza dei servizi

• Aumento della competenza della comunità

• Espansione della consapevolezza di salute nella società

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Prof. Pietro Berti191

Il modello PRECEDE – PROCEED di Green e Kreuter

PRECEDE: Predisposing, Reinforcing, and Enabling Constructs in Educational/Ecological Diagnosis and Evaluation

PROCEED: Policy, Regulatory and Organizational Constructs in Educational and Enviromental Development

Fonte: Green e Kreuter (1999), pag. 35

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Prof. Pietro Berti192

Model l o PRECEDE/PROCEEDModel l o PRECEDE/PROCEED (L.W.Green)

PRECEDEPRECEDE

PROCEEDPROCEED

V FASEDIAGNOSI

AMMINISTRATIVAE POLITICA

IV FASEDIAGNOSI EDUCATIVA

E ORGANIZZATIVA

III FASEDIAGNOSI DEI

COMPORTAMENTI EDELL’AMBIENTE

II FASEDIAGNOSI

EPIDEMIOLOGICA

I FASEDIAGNOSI SOCIALE

VI FASEIMPLEMENTAZIONEDELL’INTERVENTO

VII FASEVALUTAZIONEDI PROCESSO

VIII FASEVALUTAZIONE

DI IMPATTO

IX FASEVALUTAZIONEDI RISULTATO

PROMOZIONEDELLA SALUTE

Educazionealla salute

Definizionedel

piano e dellepolitiche

di intervento

Fattoripredisponenti

Fattoririnforzanti

Fattoriabilitanti

Comportamentie stilidi vita

Ambiente

SaluteQualità

dellavita

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Le 10 domande sulla valutazione di Green e Kreuter (1999)

1) Perché valutare? I punti di vista dei differenti stakeholders

2) La valutazione è realmente necessaria?

3) Cos’è la valutazione, realmente? (definirla in modo preciso e indicarne interessi, obiettivi…)

4) Quali sono gli standards di accettabilità?

5) Perché la valutazione è così minacciosa? (“perché proprio io?)

6) Quali tipi di outcomes sono appropriati e sufficienti per indicare il successo?

7) Di quanta precisione e controllo hai bisogno?

8) Quale tipo di disegno valutativo è più indicato per i tuoi scopi?

9) Quanto è “abbastanza”? (pianificare tutto in anticipo per ridurre i rischi di una valutazione “distruttiva”..)

10) Come possono essere calcolati e presentati i risultati della valutazione di processo, di impatto e di outcome?

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Secondo Modolo et al. (1993), valutare (in educazione sanitaria) è difficile perché:

a) I fenomeni che si intende valutare sono complessi

b) Molti fattori sono co – responsabili dei fenomeni

c) Passa molto tempo fra azione ed effetto

d) Gli strumenti per valutare sono presi da altre discipline

… quindi, a volte l’unica valutazione plausibile è quella di processo, per garantire che sia stato fatto tutto con la massima serietà possibile

Gli ostacoli della valutazione

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Prof. Pietro Berti195

Crea le condizioni per il successo…… valuta il Processo! (Nutbeam 1998)

Il programma raggiunge tutta la popolazione target?

Il programma è accettato dalla popolazione target?

Il programma viene implementato come era stato pianificato? Processo

Outcome

T0 T1

… la valutazione degli outcomes deve seguire la valutazione di processo, altrimenti si

rischia di commettere un “errore di tipo 3” (Basch et al 1985), ovvero di valutare

programmi che non esistono! (Pirie 1999)

… la valutazione degli outcomes deve seguire la valutazione di processo, altrimenti si

rischia di commettere un “errore di tipo 3” (Basch et al 1985), ovvero di valutare

programmi che non esistono! (Pirie 1999)

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Alcune considerazioni

Per aumentare la validità e attendibilità della valutazione, si può ricorrere alla TRIANGOLAZIONE, ovvero all’approccio multi - metodo:

Triangolazione di fonti di dati;

Triangolazione di metodi di ricerca;

Triangolazione di ricercatori (Gifford 1996)

<<In futuro, sarà importante incoraggiare e sviluppare disegni di valutazione flessibili, che combinino differenti metodologie di ricerca, sia quantitative sia qualitative.>> (Nutbeam 1998, pag. 41)

Tenere principalmente in considerazione 4 aspetti:

1. Usare le evidenze empiriche delle ricerche precedenti nella pianificazione delle attività

2. Definire nel dettaglio la definizione e il metodo di misurazione degli outcomes

3. Adotta un’adeguata “intensità” di valutazione

4. Adotta disegni di ricerca appropriati

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Prof. Pietro Berti197

Chi ha paura del lupo cattivo? (ovvero, perché la valutazione fa tanta paura?)

Ci sono due modi di intendere la valutazione:

Valutazione “sommativa” (summative): per capire se un progetto deve essere rifinanziato, o modificato, o annullato

Valutazione “costruttiva” (formative): per capire cosa e come migliorare nel futuro

(Scriven 1991)

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Sviluppo di comunità

Empowerment

Ricerca partecipativa

Valutazione partecipata Ricercacollaborativa

Cittadinanza attiva

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La Partecipazione (1)In Gran Bretagna, la legge di riforma del 1990 del Servizio Sanitario – il National Health Service and Community Care – aumenta l’autonomia delle realtà locali, responsabilizza le risorse “informali” di cura e apre la strada ai cittadini per quanto riguarda l’assessment dei bisogni, l’erogazione e valutazione dei servizi. (Barnes 1999)

Berti e Zani (2003) così riassumono i fattori che hanno favorito la partecipazione alla realizzazione dei Piani per la Salute:

• Condivisione degli obiettivi e delle finalità, rimarcando le novità del percorso

• Trasparenza dell’intero percorso, in modo da poterlo modificare secondo i suggerimenti di ciascuno

• Gli obiettivi devono essere raggiungibili e applicabili in un tempo determinato

• Ci deve essere la percezione che il lavoro e le scelte fatte possono influenzare significativamente il potere gestionale

… si sperimentano così varie modalità di partecipazione…

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Esperienze di valutazione partecipataCurtice (1995) esamina 4 casi di valutazione partecipata, concludendo che

Il fattore fondamentale è la legittimazione reciproca dei partecipanti, correlata all’importanza percepita e ai processi negoziali per arrivare ad un equilibrio produttivo (Vecchiato 2000)

Un importante filone si rifà alla ricerca partecipata e collaborativa (Cornwall e Jewkes 1995; Shaw e Lishman 2002); queste due metodologie, insieme alla valutazione partecipata, affondano le radici nella ricerca – azione di Lewin (1946)

Si registra una generale scarsità di approcci “partecipati” nell’ambito della valutazione (Springett 2001, pag. 91), anche se non mancano diversi esempi nel mondo anglosassone (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia…)

Ma cosa vuol dire, in realtà, “partecipata”?

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Criticità nella valutazione partecipata: una sintesi

Il differente grado di coinvolgimento degli stakeholders nella fase di ricerca e valutazione deprime la partecipazione: cittadini e ricercatori dovrebbero essere partner in tutte le fasi del progetto (Naylor et al 1995; Springett 2001; Potvin et al 2003)

La partecipazione non è un percorso lineare, ma ciclico e quindi non stabile nel tempo (Naylor et al 1995)

Partecipare dovrebbe essere un’occasione continua, non sporadica (Springett 2001)

E’ necessario creare un progetto che rappresenti un’opportunità di apprendimento per tutti gli attori coinvolti (Potvin et al 2003)

Le “due lenti” (Green e Kreuter 1999) del professionista e del cittadino non sempre coincidono, avendo diversi parametri di giudizio; il cittadino ha una visione più olistica (Springett 2001)

I risultati devono essere presentati in maniera semplice e diretta (Springett 2001; Vecchiato et al 2002)

I servizi devono stare attenti a non promuovere una partecipazione “cooptativa”, cioè autolegittimata. (Altieri 2002a)

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Prof. Pietro Berti202

Considerazioni conclusive (1)

Nel mondo anglosassone, la pratica della valutazione è diffusa da molti anni in molti ambiti, specialmente perché c’è il problema del rifinanziamento dei programmi, che quindi devono produrre qualcosa di significativo

In Italia, non c’è ancora la “cultura” e il “problema” della valutazione per quanto riguarda i progetti di promozione della salute (Vecchiato 1995; 2000)

Vi sono pochi esempi di valutazione, spesso con indicatori vaghi e imprecisi (Lucchetti, Barbini 1998), o non specificati (Ambroset 2002), oppure si parla di valutazione “ostacolata” (Marmocchi et al 1988)

In questi ultimi anni, l’interesse si è orientato sulla valutazione dei servizi sanitari

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Prof. Pietro Berti203

La valutazione dovrebbe essere una componente irrinunciabile del lavoro sociale, non occasione sporadica (…)

“Buona Prassi”

Interrogativi di carattere generale

Che tipo di valutazione si intende fare?

comparativa?

assoluta?

Con quale fine?

miglioramento dell’esistente?

decidere su eventuale rifinanziamento? In termini assoluti o comparativi?

Interrogativi specifici per ogni progetto

Adeguata progettazione (vedi PRECEDE)

Definire a priori:obiettivi (output e outcomes)metodi di misurazione degli obiettivistandards di accettabilità

Intensità e precisione della valutazione

Chi si intende coinvolgere? E perché?

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Prof. Pietro Berti204

Stimolare e incentivare la partecipazione è difficile e complesso; e allora, perché?

Carta di Ottawa sulla Promozione della Salute

World Health Organization

I Piani di Zona (legge 328/2000)Per volontà politica

Per aumentare il benessere…

Empowerment

Senso di comunità

Conoscenza bisogni e risorse del territorio

Comunità competente