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1 Corso di Pittura Prof. Andriano Bimbi Tesi di storia dell’arte: Lui, Lei e Marina Rapporto fra la pittura femminile e quella maschile Jovanka Stanojevic e Andrea Martinelli Relatore Prof. Franca Corradini Candidata: Marina Rusic Anno Accademico 2014/2015

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Corso di Pittura Prof. Andriano Bimbi

Tesi di storia dell’arte:

Lui, Lei e Marina

Rapporto fra la pittura femminile e quella

maschile

Jovanka Stanojevic e Andrea Martinelli

Relatore Prof. Franca Corradini Candidata: Marina Rusic

Anno Accademico 2014/2015

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Ringrazio infine a Andrea Martinelli e Jovanka Stanojevic, che mi hanno regalato

il loro pensieri sulla creazione artistica, miei relatori Andriano Bimbi e Franca

Corradini, e Vesna Rusic per l’immenso supporto. E tutte le altre persone che

hanno contribuito a questa mia ricerca.

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Introduzione:

La differenze fra artistii e artiste esiste. È partendo da questo presupposto che ho

deciso di condurre una ricerca per confrontare tali differenze. Ad esempio, gli

sguardi dei diversi sessi sono attratti da diversi soggetti. Le pittrici, generalmente,

cercano nei loro quadri la propria personalità e nel dipingere lavorano sul proprio

essere. Per questo motivo di solito, iniziano col dipingere auto-ritratti o ritratti

femminili con i quali si possono identificare. Nel caso in cui ritraggano una figura

maschile, l’interesse si sofferma su soggetti che suscitano, in loro sensazioni di

piacere. I pittori, invece, generalmente, quando ritraggono donne, posano il loro

sguardo sulle parti che attraggono il loro desiderio sessuale. Spesso ritraggono se

stessi o altri dello stesso sesso quasi a voler allontanare la figura femminile, causa

a volte di sofferenza emotiva.

Non solo la scelta dei soggetti differenzia uomini e donne artisti, ma anche

l’ispirazione e le emozioni che provocano piacere o delusione. Entrambe portano

a dipingere e sono una componente che li diversifica ulteriormente. Sebbene vi

siano alcune dinamiche comuni, come ad esempio l’avvicinarsi alla pittura per

esteriorizzare i propri stato d’animo come il rancore, la delusione, l’amore, la

bellezza, la serenità...E raccontarsi cosi al pubblico. Anche se gli stati d’animo

sembrano avere punti in comune, la cosa che li diversifica è come essi vengono

usufruiti. Li possiamo immaginare per esempio, come una strada che si divide, poi

successivamente ogni corsia è fatta dalle indicazioni di strada e curve, si possono

incrociare nuovamente a breve, passare una sopra l’altra come le strade, però

hanno due indicazione e quindi anche due scopi diversi da seguire. Cosi gli artisti

e le artiste con uno stesso stato emotivo ciò, lavorando, poi completeranno le

opere nelle qualli possono inserire stessi personaggi, luoghi.... Quando il quadro è

finito, l’osservatore scopre lo sguardo maschile o femminile che vuole trasmettere

il messaggio.

Come possono essere usati i colori e la tecnica dai due sessi? Forse come

simbolismo di colori, risveglio di sentimenti e ricordi? La tecnica si inventa,

guidando la propria mano che segue l’istinto?

Bellezza in sé, o bellezza vista nell’ altro? La bellezza è fuori, è un aspetto fisico,

con i canoni di simmetria e proporzione? Esiste una bellezza interiore? Una

donna è bella perché è fisicamente bella, oppure perché ha una bella personalita,

possiede una gioia,una solarità che va verso gli altri? Un uomo è considerato più

o meno bello in base a come viene ritratto grazie alla tecnica? Perché attrae

l’occhio dell’artista? Perché porta dentro alcune caratteristiche da ammirare?

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Nella mia ricerca analizzerò tutte le caratteristiche del rapporto tra la pittura

femminile e la pittura maschile attraverso il racconto delle esperienze pittoriche

di due artisti, Jovanka Stanojevic e Andrea Martinelli. Due persone creative che

hanno scelto come linguaggio l’Iperrealismo. Entrambe sono attratti dal volto

umano, realizzano ritratti sia delle persone che conoscono sia di altre che li hanno

colpiti al primo sguardo, allo scopo di trasmettere le medesime sensazioni anche a

chi poi avrà il piacere di osservare il dipinto.

Essi pensano di aver trovato persone con qualità speciali che rendono i loro

soggetti unici. Tale ricerca avviene attraverso uno studio approfondito che scava

nell’interiorità dei modelli scelti, alla scoperta delle caratteristiche che la gente

superficialmente non vede e per questo sono molto realistici.

Diversi rapporti e legami per gli artisti con i quadri, avvengono pur ritraendo le

persone care e amate. Lavorando anche sui quadri per un periodo molto lungo si

forma un rapporto emotivo tra soggetto e artista che tende a dare un’altra

visione di quella persona. La voglia di mostrare l’unicità e la parte speciale della

quale essere orgogliosi delle donne, spinge Jovanka a creare lavori come quelli

della serie “Acconciature”. Mentre nel caso di Andrea il rapporto speciale con il

soggetto è evidente nella serie del “Nonno”.

Jovanka Stanojevic da molti considerata una pittrice, si definisce in realtà una

disegnatrice, poiché utilizza il colore solo come strumento per integrare il suo

disegno. Solitamente ritrae persone con cui ha un legame affettivo, come ad

esempio il ritratto del padre, oppure persone che la colpiscono. Dipingendo ritratti

giganteschi aumenta il valore della persona rappresentata anche agli occhi del

mondo. Jovanka ha disegnato una serie di studi sulle acconciature come simbolo

della personalità femminile che l’hanno resa famosa. I lavori successivi si

concentrano maggiormente sul tema della vecchiaia, tralasciando parzialmente il

tema della femminilità, soffermando la sua attenzione su particolari come le rughe

che sono il segno dell’esperienza vissuta dal soggetto. Ciò che più interessa alla

disegnatrice sono il coraggio, la determinazione delle persone e la

consapevolezza del proprio valore sia che siano uomini o che siano donne.

Andrea Martinelli è un pittore che sempre più usa il disegno per i suoi quadri.

Preferisce l’uso del bianco e del nero con l’aggiunta di pochi colori. I suoi lavori

danno, a primo impatto, la sensazione di tristezza. Quest’emozione è sempre la

protagonista nei suoi quadri ma è anche ciò che lo spinge a dipingere.

I suoi ritratti celebrano le persone normali, spesso tende prediligere soggetti

maschili con i quali s’identifica e gli suscitano familiarità. Tuttavia i soggetti

femminili che ha fatto di rado, rappresentano le donne che, attraverso legami

emotivi, hanno contribuito al suo stato d’animo. Però ha dipinto anche le donne

anziane che non ha mai conosciuto intimamente. Dalle sue opere traspare una

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sorta di paura nei confronti del mondo femminile, perché i soggetti o sono

bambine indifese e ingenue oppure donne anziane. Non incontriamo mai la donna

sua coetanea che poteva aver incontrato nel suo percorso maschile e che avrebbe

potuto ferirlo. Come Andrea dice “Dipingere e un atto d’amore, sempre”.

Trasmettere agli altri la possibilità di poter sentire l’amore. “Il mondo ha bisogno

di amore”. Il mondo necessita di amore.

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Indice

Introduzione p. 3

Capitolo I -

- Artista p. 9

- Identità p. 9

- Il Ritratto, quello passato e quello contemporaneo p. 11

Capitolo II – Inizio

- Intimità p. 16

- Le emozioni p. 20

- La ispirazione p. 21

- Modello p.26

- La tecnicha p.30

- I colori p.32

- Bellezza p.33

- Fotografia p.34

- Figurativismo, iper-realismo p.35

Capitolo III –

- Il legame con i quadri p.37

- Acconciature p.38

- Nonno p.39

Capitolo IV –

- Finire il quadro p.41

- Il quadro ideale p.42

Capitolo V –

- Carriera è successo p.44

- Uguaglianza e competenza p.44

- Il pubblico p.45

- Obiettivo per futuro p.49

Conclusione p. 50

Bibliografia p.51

Sitografia p.51

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Jovanka con il suo quadro “Padre”

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Andrea nell suo studio con la seria di autoritratti per corridoio vasariano

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Identità

Jovanka Stanojevic è nata a Belgrado nel 1979. Ha ottenuto il Bachelor in Belle

Arti nel 2005 e il Master of Fine Arts in disegno nel 2009. Dal 2008 lavora come

assistente alla Facoltà di Belle Arti della Megatrend University, di Belgrado.

Stanojevic è iscritta dal 2011 al dottorato di studi artistici presso la Facoltà di

Belle Arti di Belgrado, pittura. Dal 2012, invece, è docente presso la Facoltà di

Arte e Design Megatrend Università, con il Corso di Linea e Anatomia Umana

con il disegno.

Ha esposto in Serbia, Regno Unito, Svizzera, (Guasch Coranty International

Painting Prize 2012), Grecia (ArTower Agora 2006, Art

Athina 2010), Germania (NordArt 2013, 2014 e 2015), Austria, Ungheria, Italia

(Palazzo Pretorio, Sansepolcro, 2014), e ha ricevuto numerosi premi pittorici (tra

cui il Public Choice Award a NordArt 2013 a Budelsdorf, il Grand Prix Milena

2007 all'undicesima biennale In the light of Milena della Fondazione Milena

Pavlovic-Barili, il secondo premio alla Exhibition of the Young 2011, organizzata

da Niš Art Foundation e Philip Morris Industry Art Foundation). Stanojevic ha

inoltre partecipato a residenze artistiche alla Scuola internazionale di pittura,

disegno e scultura di Montecastello (2004) e all'Outside Project di Firenze (2007).

Andrea Martinelli, nasce a Prato il 12 marzo 1965. Diplomato all’Istituto d’Arte

di Porta Romana a Firenze, nel 1988 vince il Premio “Tito Conti”, con il quale

l’Accademia delle Arti del Disegno gli assegna, come borsa di studio, un

prestigioso atelier in piazza Donatello a Firenze, per cinque anni. Dal 1992 al

1993 dipinge con grande intensità una serie di opere dal titolo “Senescenze”, che

attirano l’attenzione del critico e storico dell’arte Giovanni Testori, opere che

verranno esposte prima a Firenze presso l’Accademia delle Arti del Disegno, poi a

Milano alla Compagnia del Disegno. Sarà l’inizio di una serie di mostre personali

e collettive in sedi pubbliche e private molto importanti, sia in Italia che all’estero.

Tra le personali, la mostra al Parlamento Europeo di Strasburgo nel 2001, la

retrospettiva al Museo Frissiras di Atene nel 2002, la mostra “Il volto e l’ombra”

al Museo della Permanente di Milano nel 2005, alla Fondazione Rustin di

Anversa nel 2006, allo Scheringa Museum di Amsterdam; la retrospettiva al

Panorama Museum di Bad Frankenhausen in Germania nel 2006; e nel 2011 la

mostra Presente! al Museo Pecci Di Milano. Nel 1999 è stato invitato alla XIII

Quadriennale di Roma e alla Biennale Arte di Venezia nel 2003 e nel 2011.

Tra i vari riconoscimenti e premi: 1997 XXVII Premio Suzzara; 1999 Premio

acquisto Camera dei Deputati in occasione della XIII Quadriennale di Roma;

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2001 XXV Premio Internazionale “Le Muse”, Firenze. Dal 2004 è membro

dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.Vive e lavora a Prato.

L’arte di Jovanka Stanojevic può essere considerata un realismo non ridotto a

mera riproduzione, nella convinzione che un dipinto sia sempre un’interpretazione

del mondo determinata da convenzioni, ideologia e spirito del tempo. Il realismo

diventa una delle possibili strade per esplorare una nuova società e nuove

prospettive sulla società e sulla natura. Attraverso i propri ritratti l’artista serba ci

permette di percepire un soggetto come immagine significativa del nostro

ambiente culturale, che offre qualcosa di più di una riproduzione convincente e

ben fatta di una persona.

Un interesse artistico rivolto verso gli aspetti meno glorificati della vita quotidiana

conduce Jovanka Stanojevic a dipingere soggetti che possiedono una grandezza

non correlata allo status sociale o alla bellezza fisica, come nelle acconciature e

nelle grandi teste femminili, dedicate alla celebrazione della donna in tutta la sua

unicità. Non si tratta di una fuga romantica in un mondo idilliaco di bellezza e

grazia, ma un segno di fondamentale isolamento, esplorazione metafisiche

dell’ambiente esteriore ed interiore, microcosmo del corpo, vulnerabilità.

Di fronte ai ritratti di grande misura, lo spettatore non può vedere la pittura nella

sua pienezza, il suo occhio è costretto ad esaminarla e il cervello inizia ad isolare

elementi e a fare collegamenti tra loro. Guardando il dipinto, lo spettatore si

avvicina o si allontana, trasformandosi in una lente di ingrandimento.

L’opera di Jovanka Stanojevic, parlandoci del rapporto dell’artista con la realtà,

tenta di far vedere allo spettatore per un momento il mondo da un’altra

prospettiva, dandogli la libertà di cambiarla. Lo spettatore è spinto dentro un

attimo e costretto a pensare a ciò che vede.

Marina: Come definisci te stesso come artista e quali sono i tuoi valori?

♂ Lui: Sono un’artista con forti radici nella sua terra e con un mestiere

profondamente legato alla tradizione. Ma allo stesso tempo penso di essere

un artista fortemente legato al suo tempo e quindi contemporaneo.

♂ Lei: Credo nelle idee ed nel pieno, incondizionato impegno a lavorare

nella disciplina per realizzare idee. Perché solo attraverso un lavoro

costante si possono sviluppare nuove idee, rendendo l’evoluzione di

un’opus possibile. Si potrebbe dire che io dipingo solo, e godo di questa

esperienza, e il pubblico ha la possibilità di vedere alcune delle mie

esperienze.

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Inizio

Marina: Che cosa ti ha fatto capire che vuoi diventare un’artista, quali fattori

avevano più influenza?

♂ Lui: Avevo appena sei anni quando dipinsi il mio primo quadro. Da quel

giorno non ho più smesso. Tutto nasce dalla consapevolezza di sé e da una

grande passione. Il fattore che ha influenzato la mia crescita di artista è

stata sicuramente la figura di mio padre. Lui mi ha molto incoraggiato e

aiutato. Per lui ero il migliore e questo mi ha fatto crescere con una grande

consapevolezza. È raro ed unico trovare un padre così. Sono stato molto

fortunato. ♀ Lei: Ho sempre voluto dedicarmi alla pittura, quella era l’unica cosa che

davvero “ho lavorato”, l’unico posto dove mi sentivo bene con sé. Non

c’era molta scelta. Tutto il resto che è accaduto nella mia vita sono stati gli

ostacoli da superare o sopportare, così mi potevo nuovamente ritirare e

dedicarmi alla pittura. Anche oggi é cosi.

Marina: Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo sviluppo?

♂ Lui: Il primo in assoluto è stato Leonardo da Vinci. Poi Toulouse Lautrec,

Felice Casorati fino ai giorni nostri con Lucien Freud, Lopez Garcia e

Balthus.

♀ Lei: In realtà tutto quello che ho da sempre visto è in qualche modo

diventato una parte di me e quello che faccio, ha formato il mio sistema di

valori e di ideali, tutta la memoria visiva accumulata ha influenzato la

formazione della mia espressione.

Il Ritratto, quello passato e quello contemporaneo

Il ritratto è una delle più antiche forme d’arte che conosce uno dei maggiori

sviluppi nel Rinascimento. Nelle corti i sovrani ospitavano pittori come loro

dipendenti fissi essendo i ritratti intesi come riflesso del potere, dello status

sociale, della statura politica. I pittori, grazie ai vestiti e ai dettagli,

rappresentavano il potere dei personaggi ritratti: ventaglio, gioielli, diamanti,

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anelli, bandiere, caschi, scudi, tessuti. Grazie ai ritratti, veniva affermato lo status

della persona ritratta. Molti sovrani si sposavano utilizzando il ritratto come una

specie di mediazione e raccomandazione. Il ritratto, all’epoca, era utilizzato anche

come una sorta di Photoshop: i pittori lo utilizzavano spesso per idealizzare il

personaggio ritratto. È stato utilizzato sulle monete, su medaglie, inoltre come

apoteosi. Nei vari secoli il ritratto era anche un modo per stupire il rivale, per

spaventare il popolo, meravigliare i sovrani, fino ad arrivare alla glorificazione di

una dinastia o di una monarchia. Un altro modo per mostrare lo status era quello

di inserire nel dipinto lo scettro e la corona. In conclusione, il ritratto è stato

importante genere dell’arte, utilizzato più per mantenere il potere e dare tono a

sovrani piuttosto che per rappresentare fedelmente la realtà.

In passato Paolo Giovio, un famoso storico e collezionista di ritratti, ha costituito

una collezione che conteneva più di mille ritratti. Era una raccolta di grande

valore in quanto non conteneva solo copie di quadri ed affreschi oggi perduti (tra

cui ad esempio i ritratti degli Scaligeri o importanti opere di Tiziano), ma perché

diede impulso a collezioni affini, come quella del Granduca Cosimo e dello stesso

Vasari. La collezione di Giovio era divisa, secondo uno schema ancora oggi

esistente, in quattro categorie: dotti e poeti, umanisti, artisti, uomini di Stato e

guerrieri. Giovio avrebbe voluto raccogliere le quattro categorie in opere

biografiche organiche, ma riuscì a concluderne solamente due: quella dei dotti e

dei poeti e quella degli uomini di Stato e guerrieri. La collezione era inoltre

spiegata per mezzo di cartellini appesi alle opere che contenevano una breve

biografia. Mancava la categoria più importante, quella degli artisti, di cui è però

conservata traccia all’interno delle opere di Leonardo, Raffaello e Michelangelo.

La famiglia Medici invidiando Giovio per il possesso di questa collezione di

grande importanza artistica, commissionario di nascosto una copia di tutta la

collezione che poi sembra abbiano fatto distruggere con un incendio doloso. La

collezione de I Medici è conservata agli Uffizi.

Caravaggio iniziò la sua carriera pittorica col dipingere mendicanti per fare

pratica, utilizzando il ritratto che era sempre stato un simbolo di status, di corti e

di potere. Oggi nella Storia dell’arte contemporanea, i pittori hanno un esperienza

completamente diversa del ritratto che si è tramutato in un ricerca profonda della

personalità. Gli artisti contemporanei, infatti, guardano dentro sé stessi. I pittori,

in precedenza, rappresentavano soprattutto attraverso le vesti ,i gioielli ,la postura

,lo status sociale del personaggio ritratto, ora i pittori vogliono mostrare qualcosa

di diverso. Non è azzardato dire che la figura è depressa, ingannata, l’artista non è

più soggetto al servizio di chi ha il potere, ma è un individuo che può esprimere i

propri sentimenti senza il velo. Può rappresentare i propri conoscenti le persone

che incontra quotidianamente che molto spesso sono profondamente provate da

una vita difficile, soggetti che interessano i nostri due artisti.Persone che

possiedono una unicità in sé, ambiguità, capriccio.

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Il Ritratto è una forma di espressione che amo fin dall’infanzia. Attraverso di

esso, ho espresso i miei sogni e realizzavo la bellezza, la diversità e l’unicità.

Volendo fare la cosa che mi piaceva ho sempre seguito la mia intuizione cercando

di rappresentare le emozioni che provavo nella figura ritratta. Crescendo, il mio

sguardo verso il mondo si espandeva. Il mondo di oggi è segnato dalla presenza

ormai imprescindibile della comunicazione immediata e senza filtri e dallo stress.

Sono convinta che il ritratto dovrebbe essere diverso da come era in passato. I

pittori, infatti, idealizzavano i personaggi tramite i loro ritratti, mentre oggi

viviamo in un mondo molto diverso. In precedenza, la rappresentazione del

mondo attraverso i ritratti delle élite che lo popolavano era un po’falso, come per

esempio la serie di ritratti della famiglia de Medici, ed famiglia Gonzales. Nel

mondo contemporaneo, non è una vergogna mostrare sé stessi con le proprie

emozioni, vedendo gli altri, attraverso gli occhi di un interlocutore. Mi sono

riconosciuta molto nelle opere di Martinelli e Stanojevic che pulsano quanto a

forza e sincerità, lasciando una forte impronta su di me. Ecco il motivo per cui

amo l’arte contemporanea, che non ha paura di sperimentare percorsi propri,

ricercando ciò che non sia stato detto o fatto in precedenza.

1.Paolo Giovio (Como, 21 aprile 1483 circa – Firenze, 12 dicembre 1552)

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♂ “ Ombre” 2015, cm115x320

tecnica mista su tela

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♀ Madre n° 2

240x170cm

Tecnica mista su tela

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Capitolo II

Intimità

Marina: I ritratti sono rappresentazione di persone vere e sono intimi? La tua arte,

quanto è intima? come consideri quella degli altri artisti?

♂ Lui: E’molto intima. Credo che la vera arte dovrebbe essere legata a

intimità. Anche se spesso l’arte contemporanea, quella che va più di moda

oggi, é più legata all’artista che guarda quello che c’è fuori dal proprio

studio. Pochi sono gli artisti che hanno la forza e la voglia di guardare

quello che invece c’è dentro lo studio, cioé dentro il proprio mondo.

Marina: Qual’è e il processo di creazione?

♀ Lei: Quando si mette un piede nell’ arte tutto diventa parte di essa, un

intero essere, il sapere che si è accumulato, sentimenti ed esperienze che ti

plasmano, il mondo che ti circonda. Un’quadro é il solo risultato finale, la

fine della sequenza. Quando mi guardo intorno mi meraviglio della natura

in tutte le sue manifestazioni, tutte queste sensazioni visive. Quello che io

posso dipingere é il mio apprezzamento per tutto ciò, in un modo che

corrisponde e si unisce con la mia natura interiore. Per prima c’è la

necessità o un’idea, come alcuni lo chiamano, per quale un metodo deve

essere trovato. Guidata dall’idea, la forma d’arte è formata e il lavoro da sé

si accumula - la creazione di un altro mondo in cui l’osservatore deve fare

un passo.

♂ Lui: Lavoro molto nella mia attività, lavoro molto sulla mia storia, io ho

voglia di raccontare storie. Io in realtà quando faccio uno quadro,

un’opera, mi metto lì e ho una idea, ma la idea nasce dal un mio racconto

interiore. Quindi poi il mio aspetto artigianale, la mia capacita tecnica mi

permette di raccontare quella storia. Però sono tutte storie molto,

abbastanza, misteriose perché tutte nascono da una profondità, da una

attività piuttosto forte, e spesso, la maggior parte delle volte vengono fuori

sempre le ombre, l’ aspetto più ombroso del mio carattere, della mia storia.

Magari sono tutti miei fantasmi, ma penso che tutti, chi più, chi meno,

abbiamo i nostri fantasmi, delle nostre paure, delle nostre angosce e anche

i nostri desideri. Perché poi credo che nel mio lavoro ci sia anche molta

malinconia. Molta nostalgia, che é legata a una malinconia che fa parte del

passato, in quello che c’è stato ma non c’è più, e spesso ho lavorato sulla

idea di ricordo e della mancanza. Ho avuto un periodo molto difficile, per

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traversie familiari, legami, amori. E poi io incontrai una ragazza, c’è stata

una storia d’amore. E nel momento in cui ho perso questa donna ho

vissuto un anno nel quale ho realizzato una mostra, nel ricordo di questa

donna. Ho lavorato sul mio dolore, e quindi é venuta fuori questa grande

malinconia, e praticamente sono stato un anno a lavorare completamente

in silenzio. Ho lavorato sul mio dolore, su questa energia che usciva fuori,

avevo voglia di esternarla, e da qui é nata questa serie di lavori molto

concentrati su quest’aspetto notturno, su questo dialogo notturno tra me e

questa ragazza. Come nel caso del nonno io lavoro sulla mancanza, lavoro

su quello che non c’è più. È stato doloroso, ma anche bello, vedevo

sorgere tante cose dal dolore. Probabilmente l’artista e fortunato rispetto

agli altri perché riesce a scacciare il dolore attraverso la propria arte.

Io dipingo il mio amore, io dipingo la mia donna, però mi piacerebbe che

nel momento in cui dipingo il mio amore, dipingo mio nonno, dipingo

anche l’amore degli altri, perché alla fine tutti sono innamorati dei nostri

nonni, tutti sono innamorati di una donna, un uomo, é un messaggio

universale. Però spesso l’arte contemporanea guarda quello che c’è fuori.

Il mio mondo da quel punto di vista é un mondo molto semplice.Le opere

hanno anche dei titoli, il trittico si chiama –Dove sei donna piena di luce,

io come se fossi in cerca di luce delle tenebre. Un’ altra, invece, Sono

davanti il sole nero della malinconia, nel momento in cui qualcosa se ne

va, e io ritorno nel buio, e fantasmi e mostri appaiono improvvisamente

dentro di me.

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♀ “Padre” 300x260cm

Tecnica mista su tela

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♂ “ Dove sei donna vestita di luce?” 100x140cm

Tecnica mista su tela

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♂ “Io, davanti al sole nero della malinconia”

200x140 cm

Tecnica mista su tela

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Le emozioni

“Fino a poco tempo fa l’emozione era una parte poco esplorata della psiche

umana. Alcuni la ritenevano un residuo evolutivo delle nostre origini animali. Per

lo più le emozioni venivano considerate un problema che andava superato grazie

al pensiero razionale, logico. E la maggior parte delle ricerche si concentrava su

emozioni negative quali stress, paura, ansia e rabbia. Le indagini moderne hanno

completamente ribaltato questa visione. Oggi la scienza sa che animali

maggiormente avanzati a livello evolutivo sono più capaci di emozioni di quelli

primitivi, e l’essere umano è il più emotivo di tutti. Le emozioni giocano inoltre

un ruolo determinante nella vita quotidiana, poiché ci aiutano a stabilire se una

situazione è buona o cattiva, sicura o pericolosa. Le emozioni ci sono d’aiuto

quando dobbiamo prendere delle decisioni. Le emozioni positive sono importanti

quanto quelle negative - le emozioni positive resultano fondamentali per

l’apprendimento, la curiosità e il pensiero creativo, ed è verso questa dimensione

che si sta orientando la ricerca odierna.

Lo stato di contentezza espande i processi intellettivi e facilita il pensiero creativo.

Quando ci si sente bene, si riesce a usare meglio il pensiero creativo, a esaminare

le molteplici alternative possibili. Sappiamo da tempo che quando la gente è tesa

tende a restringere i processi del pensiero, concentrandosi sugli aspetti

direttamente connessi a un problema. Una strategia utile per sfuggire al pericolo,

ma non per considerare nuovi approcci creativi al problema. Quando si è rilassati

e contenti, i processi del pensiero si espandono, acquistano maggiore creatività e

immaginazione.

Accanto alle emozioni, vanno considerati un altri fattori quali l’estetica,

l’attrazione e la bellezza.” 1.

L’ispirazione

“I pittori a volte si sentono come in un viaggio di scoperta. Essi vogliono una

visione fresca del mondo, fuori da ogni nozione scontata, di ogni pregiudizio sulla

carne rossa, sulle mele gialle o rosse. Non è facile affrancarsi da queste idee

preconcette, ma gli artisti che meglio ci riescono creano spesso le opere più

interessanti. Sono loro che ci insegnano a vedere nella natura bellezze nuove che

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mai avremmo sognato. Se li seguiamo e impariamo da loro, perfino guardare dalla

finestra potrà diventare un‘avventura emozionante..” 2.

Sguardo femmina/maschio – le donne e lo sguardo

“In un articolo intitolato “il cinema e il masquerade”: teorizzando la spettatrice,

Mary ANN Doane (1982,86) utilizza una fotografia del 1948 di Robert Doisneau,

Uno sguardo obliquo, per introdurre la sua analisi sulla negazione dello sguardo

femminile sia nelle rappresentazioni visive e che per la strada. Nella fotografia

una coppia piccolo borghese è di fronte alla vetrina di un comerciante d’arte e vi

guarda dentro, mentre lo spettatore è nascosto, come un voyeur, all’interno del

negozio. La donna guarda un quadro e sembra sul punto di commentarlo con il

marito. A sua insaputa egli sta invece guardando altrove, al sedere di una figura

femminile seminuda ritratta in un dipinto in posizione obliqua rispetto alla

superficie/fotografia/vetrina, in modo che anche lo spettatore possa vedere quello

che egli vede. La Doane sostiene che è sguardo dell’uomo che definisce la

problematica della fotografia e che cancella quello della donna. Quest’ultimo non

guarda nulla che abbia un qualche significato per lo spettatore e, per quanto

spazialmente centrale, viene negata nella triangolazione di sguardi tra l’uomo, il

dipinto della donna resa feticcio e lo spettatore catturato dentro una posizione

d’osservazione maschile. Per afferrare lo scherzo dobbiamo partecipare alla sua

secreta scoperta di qualcosa di meglio verso cui guardare. E lo scherzo, come tutti

gli scherzi sporchi, è a spese della donna, iconograficamente messa in contrasto

con la donna nuda. Le è negata la rappresentazione del suo desiderio e ciò a cui

guarda è qualcosa di vuoto per lo spettatore; e poiché è rappresentata come

qualcuna che sta guardando attivamente piuttosto che in una posizione di rimando

e di conferma dello sguardo dello spettatore maschio, essa non può essere oggetto

di desiderio. La Doane conclude che la fotografia delinea in maniera quasi

inquietante le politiche di genere del guardare.” 3.

“C’è un modo specificamente femminile di guardare il mondo? Esiste uno sguardo

“femmina” che si possa concretamente contrapporre a uno sguardo “maschio”? Al

di là dei luoghi comuni, forse, si può ipotizzare con una certa verisimiglianza che

se l’occhio maschio è più allenato alla visione d’insieme e alla soluzione

strategica, l’occhio femmina sembra più portato allo sguardo in profondità, alla

penetrazione del reale attraverso uno scandaglio. Uno scandaglio emotivo, più che

pratico.” 4.

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Marina: Qual è stata la inspirazione più grande nel lavoro fino ad adesso?

♂ Lui: Io mi sono sempre ispirato alla mia quotidianità, ai miei amori, ai

sogni perduti. Quando morì mio nonno cercai di ritrovarlo negli occhi dei

vecchi che incontravo. Oppure quando ho perso un amore cercavo di

ritrovarlo nei miei sogni e nelle mie ombre.

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♂ “La strada” 193x135cm

Tecnica mista su tavola

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♀ Senza titolo 240x170cm

Tecnica mista su tela

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Modello

Marina: Qual è la cosa più importante nella scelta di un modello? Il genere, è

importante, e quanto?

♀ Lei: Effettivamente, non mi scelgo i modelli, queste sono persone che mi

circondano e che sono a me care. La scelta può essere la selezione di un

schema particolare - le foto che utilizzo quando sono sola con i miei

schemi. Allora è necessario che ci sia un collegamento dinamico a uno

schema, una sorta di dialogo intimo congelato in una durata fotografica. I

ritratti non sono trasferimento di somiglianze fisiche, ci sono altri aspetti

di umanità e di vita interiore che, credo, tutti gli artisti cercano di catturare

nella propria opera - concetto di identità e di chi noi siamo, come

scegliamo di proiettare sé stessi. Inoltre ci sono gli aspetti della psicologia,

che possono essere visti a seconda di come l’autore vive un momento e lo

modella..Il genere del modello non ha importanza.

♂ Lui: Mi sono sempre concentrato sulla figura umana, sul volto.

Concentrazione e sempre legata agli occhi. Sono i volti di persone

anonime, non sono personaggi come usava Andy Warhol, che faceva

Marlyn Monroe e personaggi. Io rappresento una persona li, quella

persona li, é uno chi lavora in una ferramenta, che é un ragazzo, di una

bruttezza allucinante, però che ha un volto di una intensità talmente forte

dove io vedevo che ce una anima, una cosa che voleva raccontare, tanto e

che quando ho fatto questo grande ritratto, lui viene qui, lo vede, e si mette

a piangere. Perché mi diceva “tu mi hai preso anima, mi hai capito,

nonostante tu non mi conosca”, pero io non volevo capire lui, io volevo

capire lui, ma capire anche me, sempre un dialogo a due. Tra me e chi

ritraggo, però é sempre un atto di amore, un atto di amore verso umanità,

quindi mettere al centro uomo, e mettere anche al centro la donna, certo

poi, quando per la donna c’è anche un amore mio personale, diventa

anche un altro tipo di amore ,ma sempre di amore si parla, quindi é una

forma di amore quella mia, credo. E’ quello che sto cercando di dire.

La donna l’ho ritratta di rado perché…. ..non so darne una vera risposta.

Probabilmente l’uomo, il vecchio, come dire ha un volto con delle

malformazioni, lo riesci a rappresentare meglio, con più facilità.Un volto

d’uomo é molto più forte. Fare una bambina, una ragazzina, una donna…

voi donne avete, rappresentate la bellezza in qualche modo. Dovrei

semplicemente rappresentarla e punto. Mentre l’uomo mi aiuta a andare

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oltre: se un vecchio ha una ruga io gliene faccio dieci, aumento. La

donna, invece ti impedisce di andare oltre, i volti di una donna non ti fa

andare oltre, mentre volto di un vecchio ti fa inventarere queste rughe,

queste cartine geografiche, anche graficamente :per uno che sta

disegnando è come entrare dentro. La donna é talmente pulita, talmente

candida, a meno che non sia una vecchia, se é giovane, una ragazza, una

bambina, talmente perfetta, talmente bella, che non é stimolanti per me.

Anche se sarebbe interessante il caso di “Donna sulla strada con

paesaggio”. Ho lavorato più sulla atmosfera, ma anche su di lei: questi nei

che lei ha, questi occhi un po’marcati dal trucco, dal cappello, e un

po’camuffata, lo sguardo un po’misterioso….. questa cosa mi ha messo un

po’ libidine e mi ha fatto venire voglia di mettermi a lavorare. Me per me é

molto più facile lavorare sulla raffigurazione molto più forte. Nella

voglia di rappresentare gli altri, probabilmente io voglio rappresentare me.

A volte io mi do delle risposte, ma non so fino a che punto le mie risposte

siano vere. Io cerco di capire, ma in realtà, spiegare miei lavori a volte è

molto difficile, ma poi in realtà mi rendo conto che magari le risposte non

sono vere.

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♂ “Doppio sogno”

cm 200x220

Tecnica mista su tela

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♀ Senza titolo

240x170cm

Tecnica mista su tela

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La tecnica

Pensiero di artista - Strano piacere di equilibrare colori e forme senza sapere dire

esattamente che specie di armonia volesse trarne. Sente soltanto che una macchia

di rosso qui può avere una grande importanza o che questo azzuro sta bene da solo

e non va con gli altri; all’improvviso un rametto di foglie verdi farà apparire tutto

a posto. “Non tocchiamolo più”, esclama. “Adesso é perfetto”. Sentiamo che

un’inezia in piu o in meno può turbare l’equilibrio, e che un’unica sistemazione è

come deve essere.

Nelle opere di Stanojevic, troviamo che il disegno e la base siano la caratteristica

fondamentale dei suoi quadri. Tutto inizia, infatti, dal disegno che viene inteso

come un fattore permanente del suo lavoro, mentre una parte viene lasciata libera

di sperimentare. Inoltre vengono utilizzati vari oggetti. In uno dei suoi ultimi

lavori “Amico”, ha utilizzato degli stuzzicadenti di legno, come una per

descrivere la struttura immaginata. La sua tecnica, naturalmente, presenta un

campo che cambia e si sviluppa con l’avanzare del lavoro. Utilizza acrilico con

pastello asciutto su tela. L’aspetto grafico contribuisce a donare forza al suo

lavoro, mentre si sente certamente la sua sensibilità e la pazienza del lavoro e

dell’approccio. Ha una persistenza che le permette di entrare nella tecnica in sé,

per poi aggiungere una caratteristica vivace del quadro. Nelle sue opere si

intuiscono i fattori compositivi originali che finiscono con il sottolineare il

carattere forte ancora una volta.

I soggetti riprodotti diventano, quindi, rielaborazioni artistiche che ben si

discostano dal mero copia-incolla della realtà, assumendo un’identità propria ed

esaltando tutte le capacità dell’artista.

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♀ “Amico” 300x200cm

Tecnica mista su tela

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♂ Lui: Anche nel mio caso il disegno é la parte dominante, quello che mi è

più vicino. Il mio lavoro é molto concentrato sull’ aspetto grafico, quasi

esclusivamente, anche perché, in questo caso c’è la pittura ma in realtà é

una pittura disegnata. Vado molto in particolari.

TECNICA MISTA SU TAVOLA

Preparo le tavole con il gesso, alla maniera antica, poi levigo tutto.

Quindi parto con una base di olio: per ottenere questo effetto, ed avere

questi imperfezioni uso colori ad olio molto pastosi, e poi metto sabbia e

polvere. Stendo il colore su tutta la tela, lascio che si secchi,poi quando si

é seccato inizio a lavorarci con le matite e i pastelli. Mentre costruisco il

quadro uso sempre la fotografia . Spesso per le dimensioni del disegno

che voglio realizzare faccio un doppione;prima di realizzare un quadro

realizzo cose piccole. A volte per facilitarmi il compito nel riportare il

disegno sulle tele grandi io faccio una fotografia di quella cosa, e poi

faccio una diapositiva. La diapositiva la proietto, proietto l’ immagine del

disegno, e riprendo i punti principali. Da questo punto parto sempre con

l’immagine accanto.

TECNICA SPERIMENTALE

Praticamente ho fatto stampare il mio disegno con una tecnica in cui viene

spruzzata una vernice per cui viene stampata l’ immagine che io voglio

realizzare sopra la quale poi intervengo . Io stampo la immagine molto

soft, ottengo una stampa molto raffinata con le tracce di disegno e poi io

ci vado sopra per le velature. E’ la prima volta che lo sto facendo.

Sperimentare con le tecniche.”

I colori

Marina: Bianco e nero, i colori e le emozioni e valori che essi rappresentano per te

in pittura?

♀ Lei: Credo che questa sia solo una conseguenza della mia predilezione per

il disegno. Sono sempre stato molto legata al disegno, i primi momenti in

cui la mia espressione artistica ha iniziato a prendere forma era attraverso

il disegno puro che non ha mai completamente abbandonato.Oggi tutte i

miei quadri sono effettivamente un compromesso di disegni e dipinti.

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♂ Lui: Tanti si soffermano ,a proposito del mio lavoro sulla mia grande

capacità, su quanto sono bravo……..Sì sono bravo ma non è quello che mi

interessa. Non mi è mai interessato. Cerco di raccontare qualcosa di

profondo, di bello, forse anche triste. Spesso vengo accusato di

rappresentare le cose tristi. La tristezza é legata all’aspetto malinconico

del mondo. Mi viene in mente quello che diceva un grande cantautore

italiano, Luigi Tenco. Un giornalista gli chiese: “come mai scrive le

canzoni così tristi“, e lui gli rispose: “io quando sono allegro esco e vado

fuori e mi diverto e vado a ballare” Con ciò intendeva dire che si metteva

a scrivere una canzone nel momento in cui sentiva dentro di sé qualcosa

che lo segnava profondamente :il risultato era qualcosa di profondo. Molti

scherzosamente dicono : “ perché non fai qualcuno che ride, che sorride,

perché non metti del colore”. IL colore rappresenta la gioia, il nero

rappresenta l’ombra l’abisso. L’abisso é per me una cosa affascinante

perché tu entri dentro l’ oscurità, é bello come un thriller di un film, un

film noir, per me non esiste cosa più bella di un film in bianco e nero. Il

noir francese o anche quelli italiani perché il bianco e nero riesce a essere

più essenziale, sei più diretto: il colore significa emozione. Il bianco e

nero é una cosa che ti fa vedere subito ,lo vedi, é l’immediato, non hai

interferenze di altre cose. Nel momento in cui io mi pongo con una tecnica

cosi capillare, bianca e nera molto forte, i volti ingranditi, raccontando poi

storie molto personali, é chiaro che la gente rimane un po’

“caspita”(stupita). Spesso la gente e il mondo non vogliono vedere questa

cosa. In un simile momento storico la gente ha bisogno sempre di essere

più leggera, più fresca, ha bisogno di alleggerirsi.

La bellezza

“La bellezza di un quadro, non sta nella bellezza del soggetto.” 6.

“La bellezza femminile fu elemento costante e fonte di ispirazione estetica in ogni

momento storico. Il ritratto muliebre, infatti, a partire da Raffaello, Hayez e

Boldini, rappresentò la prova suprema con la quale gli artisti riassunsero il loro

sforzo di raggiungere la perfezione tecnica e in cui trasfusero la delicata

sensibilità del loro spirito.” 7.

Marina: L’idea di bellezza come componente, qualità nei tuoi ritratti?

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♂ Lui: Nei miei ritratti cerco sempre la bellezza anche se è il volto di un

vecchio o di un disperato. Mentre in una donna (che è già bella) cerco una

nuova bellezza, che è quella legata al “mistero” e alla “notte”.

♀ Lei: Il mio interesse artistico è sempre stato diretto verso i meno glorificati

aspetti di vita quotidiana alla ricerca di un altro mondo che,

apparentemente, esiste nascosti e spesso invisibili in questo mondo. Non

ho mai cercato di dimostrare una bellezza convenzionale. L’interesse per il

marginale, non evitare ciò che viene considerato ordinario e poco

importante, è stata la voglia di mettere una cosa secondaria al centro

dell’inquadratura - mostrare i volti che possiedono il tipo di sublimità che

non ha nulla a che fare con stato sociale o la bellezza fisica.

La bellezza fra invenzione e imitazione della natura:

“La bellezza viene concepita secondo un duplice orientamento che a noi moderni

appare contradittorio, ma che agli uomini del tempo parve invece coerente. La

bellezza e infatti intesa sia come imitazione della natura secondo regola

scientificamente accertate, sia come contemplazione di un grado di perfezione

sovrannaturale, non percepibile con la vista perché non compiutamente realizzato

nel mondo sublunare. La conoscenza del mondo visibile diventa il mezzo per la

conoscenza di una realtà soprasensibile ordinata secondo regole logicamente

coerenti. L’artista e perciò al tempo stesso – e senza che questo appaia

contradittorio – creatore di novità e imitatore della natura.” 8.

Fotografia

Marina:L’ uso della fotografia, in pittura, ha maggiori vantaggi rispetto all’uso del

modello ?

♀ Lei: All’inizio stavo lavorando sulla natura, ma come il processo di

dipingere si faceva composto, è stato necessario procedere a lavorare dalla

fotografia. Allo stesso tempo ho scoperto i vantaggi di questo tipo di

lavoro. E’ possibile un lavoro completo e senza impedimenti, in

isolamento :lo scambio avviene soltanto con l’immagine stessa.

♂ Lui: Mi piace provare. Inizialmente lavoravo dal vero, dal modello poi

,piano piano sono passato alla fotografia continuando però a lavorare

anche col modello. Poi improvvisamente soltanto dalla fotografia, ora

addirittura ho provato a stampare. Sono dei processi creativi che uno

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prova, riprova e capisce. E’ anche un modo per divertirsi, per creare.

Anche perché, chi sa disegnare, chi sa dipingere, come nel mio caso ,

quando fa un quadro non vuole mettere alla prova il suo talento, ma

lanciare un messaggio agli altri .Sicuramente sono bravo tecnicamente,

ma non mi interessa che gli altri vedano la mia bravura, mi piacerebbe

dare un messaggio, qualcosa di interessante. Non è che faccio la gara con

me stesso, il fatto è che mi voglio mettere alla prova per dire sono bravo.

Perché spesso l’iper-realismo ti porta a questa voglia di andare oltre. Però

la cosa importante é dare emozione agli altri. Io non gareggio con la

fotografia, a me piace invece riuscire a usare la fotografia. La foto é un

mezzo che mi permette di raccontarmi, la possibilità di raccontarmi.

Figurativismo

L’arte figurativa o figurativismo, a differenza dell’arte astratta, riguarda

la rappresentazione di immagini riconoscibili del mondo intorno a noi, a volte

fedeli e accurate, a volte altamente distorte.

Alcuni degli stili artistici sono essenzialmente figurativi come quello

del Rinascimento, Barocco e del Realismo. Per contro, molti movimenti più

recenti come l’Impressionismo o l’Espressionismo sono ugualmente figurativi, ma

meno preoccupati della mimesi con la realtà. Infine, il Fotorealismo e

l’Iperrealismo sono movimenti attuali di rappresentazione di soggetti

riconoscibili.

Il termine “arti figurative” viene anche usato per denotare collettivamente le

attività artistiche che si basano sulle figure, ciò

è pittura, disegno, grafica, architettura, scultura e altre arti plastiche.

Con figurativo moderno o figurativismo si intende lo stile pittorico e scultoreo

degli artisti che, dal secondo dopoguerra in poi, hanno scelto di mantenere e

rinnovare la rappresentazione artistica volta al reale e alla mimesi. Il figurativo

moderno si oppone alla scelta, preponderante dagli anni Cinquanta agli anni

Settanta, di abbandonare completamente la pittura e la scultura come forme d’arte,

preferendo a queste l’arte concettuale, l’informale e le arti performative.

Il fotorealismo è un genere di pittura basato sull’uso di una o più fotografie per

prendere le informazioni necessarie all’artista da utilizzare poi nel processo della

creazione dell’opera, al fine di avere un aspetto finale il più simile possibile

alla fotografia.

L’Iperrealismo è un genere di pittura e scultura che cerca di avvicinarsi al

realismo di una fotografia. È considerato un’evoluzione del “Fotorealismo”

perché entrambi usano una foto ad alta risoluzione come referenza. Ma in realtà

sono molto diversi fra loro. L’Iperrealismo viene anche chiamato “Super-

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Realismo” o “Nuovo Realismo”. Comunque l’Iperrealismo è molto diverso dal

Fotorealismo:i pittori iperrealisti usano una foto come referenza, ma al contrario

dei fotorealisti, i loro lavori raccontano spesso qualcosa, sono simbolici e

emozionanti. Nei dipinti iperrealisti ci sono sfondi, superfici, effetti di luce ed

ombre molto più realistici della foto originaria, a volte persino surreali, perché

possono anche riuscire a creare una "falsa realtà", una simulazione di realtà.(n)

L’Iperrealismo, diversamente dal Fotorealismo, riesce a creare un nuovo senso di

realtà. Possono anche comunicare un messaggio usando elementi e tematiche

sociali, culturali politiche o sentimentali. Infatti alcuni artisti sono molto attivi in

proteste politiche o sociali, che focalizzano la loro attenzione su genocidi, rifugiati

ed emarginati, e sulla tematica dell’Olocausto. Ci sono molti temi e soggetti

trattati nell’Iperrealismo: ritratti, nudi, figurativo, natura morta, paesaggi naturali

e di città.(n)

L’iperrealismo è un genere d’arte figurativa che cerca, tramite più fasi di lavoro,

di avvicinarsi al realismo di una fotografia. È considerata un’evoluzione del

“Fotorealismo”. Partorito da un desiderio comune di stupire sempre di più

l’osservatore, in un’epoca che vede messo in discussione ogni talento, con la

grande diffusione dell’arte informale e astratta. I soggetti del Fotorealismo

seguono l’onda della Pop Art, ritraendo la frivolezza della società e soprattutto

immagini di prodotti commerciali. In questo si distingue molto dell’iperrealismo,

dove gli artisti, pur usando foto di riferimento, cercano speso di rappresentare

scene che lanciano messaggi utili alla società. Inoltre, molti artisti hanno cercato

di spingersi oltre il realismo delle fotografie riuscendo ad enfatizzar ne ancora di

più l’effetto. Nei dipinti iperrealisti ci sono spesso sfondi, superfici, effetti di luce

ed ombre molto più realistici della foto originaria, a volte persino surreali, che

riescono quasi a creare una “falsa realtà”, un nuovo senso di realtà. Dunque

l’iperrealismo non si limita a realizzare copie esatte di una fotografia, ma

comunica spesso un messaggio, addentrandosi in tematiche sociali, culturali,

politiche e sentimentali.

1. Donald A. Norman, Emotional Design, Apogeo, Lavis (Trento), 2004, p. 12

2. Ernst H. Gombrich, La storia dell’arte, Phaidon , Torino, 2008, p.13

3. M. Antonietta Trasforini, Arte a parte, donne artiste fra margine e centro, Franco Angeli,

Milano, 2000, p.13

4. Alessandro Redaelli, Femminile, plurale, lo sguardo sul mondo, rassegna in tre atti, p.14

5. Ernst H. Gombrich, La storia dell’arte, op.cit. p.16

6. Ernst H. Gombrich, La storia dell’arte, op.cit. p.18

7. Guido Marangoni, Catalogo della Mostra del ritratto femminile contemporaneo, Villa Reale di

Monza, 1924, p.18

8.Umberto Eco, Storia della Bellezza, Bompiani, Milano, 2004, p.18

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Capitolo III

Il legame con i quadri

Marina: Qual è il legame con i tuoi quadri?

♀ Lei: Sono molto legata ai miei quadri, ma questo rapporto e dedizione dura

per il periodo in cui lavoro sull’opera.

♂ Lui: Importante e starci con il cuore, con la testa. Si deve amare e tutti

giorni pensare. E un esame di fiducia, sempre. Dipingere è la mia

missione.

Le Acconciature/ hair

♀ Lei: Li ho sempre sentito come ritratti fatti da una prospettiva alterata,

altrettanto descrittivi come successivamente En-Face ritratti. Aumentata la

testa della donna, tutto ciò che accade separatamente celebra la diversità

e l’unicità delle donne. Tuttavia, questi quadri non rappresentano una fuga

romantica in un mondo idilliaco di bellezza e di nobiltà. Il quadro è qui il

simbolo fondamentale di un isolamento, la ricerca metafisica del mondo

interiore ed esteriore, il microcosmo del corpo, della vulnerabilità di

affrontare la paura, il gioco eterno della vita, che la morte prende in giro.

La testa grande non è solamente legata alla volontà di entrare nella

profondità della psicologia dell’individuo e certamente non é la ricerca

della soddisfazione offerta dal semplice riconoscimento, al contrario -

l’anonimato e l’universalità dominano nel confronto con la coscienza

sconosciuta. L’osservatore segue le ciocche di capelli, tremante dominio

dell’esistenza umana .

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♀ “Acconciatura 1”

160x130cm

Tecnica mista su carta

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Lo nonno

♂ Lui: L‘idea nasce dal ricordo malinconico che ho di mio nonno da quando

è scomparso, non è quello che ho ritratto ma è quello paterno, del quale

ero innamoratissimo . Sin da bambino, e quando lui mori, la mia idea era

quella di fare un grande ritratto, però pensavo fosse inutile fare solo un

ritratto, in quanto, anche se lo rappresentassi in maniera meravigliosa, non

riuscirò comunque mai a riaverlo. Ho deciso, allora, di andare nelle case di

cura, negli ospizi, a fare ritratti delle persona anziane. È questa idea di

entrare negli occhi degli altri, un po’ come cercare lui nei occhi degli altri,

come un viaggio interiore. Ho fatto poi questi ritratti del nonno, che era

ancora vivo, perché io non lavoro mai sui morti, lavoro sempre sul

presente, con idea di immortalare questi anziani, vecchi per sempre. Sono

ancora in vita, faccio il ritratto e quindi li rendo eterni, farlo dopo mi

sembra quasi come una sorta di, come posso dire, ricordare un mondo che

non mi interessa. mi piace lavorare dal vivo, su una persona che e ancora

viva, naturalmente io ho lavorato su una idea di ricordo, di mancanza. Più

il nonno mi mancava, più io lo cercavo negli altri. È quindi questo grande

amore che io avevo per lui ad aver fatto sgorgare acqua pura: disegnavo e

dipingevo vecchi continuamente. Tutto nasceva da un grande atto di

amore, quando incontri una persona. Ho sempre lavorato infatti sull’input

dell amore perduto, quello che io ho sempre chiamato, e che ho sempre

dipinto , l’amore lontano.

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♂ “Il volto del grande nonno n° 1”

180x120cm, Tecnica mista su tavola

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Finire il quadro

“Artista non segue le regole prestabilite. Sente così, e basta. In certi periodi artisti

e critici hanno cercato di formulare le leggi della loro arte; ma il risultato fu

sempre che artisti scadenti non ottennero nulla tentando di applicare queste leggi,

mentre i grandi maestri potevano infrangerle e raggiungere, ciononostante,

un’armonia impensata. La verità è che riesce impossibile stabilire regole del

genere, perché non si può mai conoscere in precedenza l’effetto che l’artista vuole

raggiungere. Non essendoci regole per stabilire quando una statua o un quadro è “

a posto”, è in genere impossibile spiegare a parole il motivo esatto per cui ci

sentiamo in presenza di una grande opera d’arte.” 1.

Marina: Quando è finito un quadro? Quanto è difficile fermarsi,quando è

considerato finito?

♀ Lei: Molti percepiscono il processo creativo come qualcosa di spontaneo e

intuitivo, un momento di ispirazione.In realtà il processo si sviluppa

molto lentamente. Io lavoro su ciascun quadro per un paio di mesi, il

tempo trascorso varia da 3 mesi a un anno, come ognuno dei quadri, la

storia , l’esperienza . A volte la storia è breve a volte lunga . Non si può

dire quando l’opera sia pronta , posso dire che io dipingo e mi lascio

assorbire dal processo finché non sento che l’opera può stare da sola e

avere una vita propria.

♂ Lui: Spesso quando guardo le mie opere penso “forse dovevo fare

meglio,” ciòé alla fine pensi sempre al capolavoro. Poi ti rendi conto che

ci hai tentato, ci sono tentativi, ci hai tentato, ma non ci arrivi mai fino in

fondo. Io arrivo a fare cinque quadri all’ anno, non ho una produzione

veloce. L’artista deve essere di qualità perciò dipingo un quadro con

questa lentezza. Con i miei quadri mi piace essere sincero, é quello che

spero di fare. Perché é alla fine come spogliarsi, non é facile spogliarsi

davanti agli altri. Credo che per raccontare certe cose non ci siano solo le

parole ma anche le immagini. Io credo un quadro sia sempre un atto di

amore che tu dai agli altri, perché il mondo, la gente ha bisogno di amore.

L’arte é bellezza, se dai bellezza la dai attraverso l’ amore. Non é soltanto

l’aspetto estetico( quanto é bello questo volto, quanto è bello questo

paesaggio), la bellezza sta nella profondità di una cosa. Io conosco tanti

artisti che dipingono molto bene, che fanno figure molto belle, ma che

secondo me rimangono molto piatte, non hanno quella profondità. Quello

che io cerco è di entrare in profondità , uso il mestiere delle mani, per

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cercare di entrare nella profondità di questa donna, di questa ragazza, ma

non perché voglio ritrarre lei, ritrarre lei ma anche per parlare di me.

Quindi si parla della profondità. Ed è quella, che può solo emozionare una

persona. Non è la capacità tecnica che mi può dare la possibilità di

riuscire a dare questa sensazione. Spesso nell’iper - realismo c’è il

desiderio di voler stupire con effetti speciali,questo non mi riguarda.

Marina: Quando i tuoi quadri sono completati, ti piace osservarli?

♂ Lui: Si, mi piace molto osservare le mie opere. A volte trascorro ore ed ore

ad osservarle. A volte penso di fare l’amore con loro!!!

♀ Lei: No, evito di stare con loro. Guardare l’ultimo lavoro mi ostacola. Io

sto cambiando, la mia tecnica sta cambiando, le idee sono nuove, e il

ritorno a vecchi lavori minaccia di creare uno spazio ermetico per la

ripetizione costante già raggiunta. Le persone sono spesso sorprese quando

visitano per la prima volta il mio studio perché è sempre vuoto, e contiene

solo l’immagine su cui lavoro.

Marina: Conoscendo gradualmente il proprio soggetto, sei tentato di cambiare il

ritratto quando e finito?

♂ Lui: Quando dipingo un quadro so già quello che voglio realizzare.

Difficilmente cambio qualcosa, anche se a volte è successo...ma molto

raramente.

♀ Lei:No mai. Non guardo i miei quadri attraverso i modelli che dipingo. Il

mio rapporto con il quadro è molto diverso e il rapporto con il modello

finisce con la fotografia. Queste sono di persone che mi sono in qualche

modo vicine e care, che conosco bene, si tratta di persone i cui volti

conosco molto bene,e scelgo accuratamente quello a cui ho intenzione di

dedicarmi nei prossimi sei mesi della mia vita. Fino ad ora, non mi é mai

capitato a causa di qualche impressione di cambiare l'immagine già finito.

Il quadro ideale

Marina: Il tuo quadro ideale, come lo stai immaginando, e cosa dovrebbe

contenere?

♂ Lui: Il mio quadro ideale è un’opera dove convergono eleganza, fascino,

mistero, energia ed eros.

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♀ Lei: Tutta la mia esperienza. Non lo so, forse un quadro che sarebbe una

svolta decisiva nel lavoro...

Marina: Il quadro, del quale siete più orgogliosi?

♂ Lui: l’opera di cui sono più orgoglioso sono i miei figli. Per quanto

riguarda i miei dipinti, penso sempre che l’opera che dovrò fare sarà la

migliore. ♀ Lei: Non sono orgogliosa, delle mie opere, significherebbe che sono

soddisfatta di quello che ho finora creato, di pensare che non si può far

meglio e più e oltre. Ciò significherebbe che il mio ego governa il mio

lavoro in quanto eliminerebbe la necessità di ulteriori ricerche. Sono felice

quando la gente sente ciò che delle sue emozioni in quel momento ha

trovato in questi quadri. Orgoglio vuol dire eccessiva sicurezza e

autosufficienza che sono, a mio parere, terribili nemici di ogni artista.

1. Ernst H. Gombrich, La storia dell’arte, Phaidon , Torino, 2008, p. 24

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Capitolo V

Carriera/successo

Marina: Un artista con successo, cosa significa per te?

♂ Lui: Il successo è come la droga! Quando lo hai provato una volta ...lo

vuoi sempre. Infatti bisogna stare molto attenti e cercare di non perdere di

vista se stessi. L’artista deve sempre essere ambizioso ma non deve mai

perdere di vista ciò che è!!!

♀ Lei: Da qualche parte ho sentito dire che l’arte non ha l’obiettivo di fare

uomo ricco, ma far vivere una vita ricca. Essere in grado di fare ogni

giorno qualcosa che ami veramente è una grande parte del successo. Ma

c’è qualcos’altro oltre a questo . Il successo in arte è nell’adempimento,

nel costante progresso e sviluppo, dell'esecuzione, però in parte

anche nell’indipendenza economica. Avere il sufficiente per le proprie

esigenze (e desideri moderati), avere la possibilità di dedicarsi al proprio

sviluppo e miglioramento della creazione quotidiana. E se sei davvero

sinceramente contento del tuom lavoro, secondo me ,questo è il successo.

Uguaglianza e competenza

Le donne passano dall’essere intese come mere muse, all’essere le vere autrici

dell’arte stessa. Alcune di loro sono divenute simboli d’emancipazione femminile

sia per le loro opere che per la loro vita. Le donne che hanno dato un grande

contributo all’arte sono fra le altre Artemisia Gentileschi, Rosalba Carriera,

Levina Teerlinc, Sofonisba Anguissola, Marietta Robusti, Lavinia Fontana. In

passato c’erano poche pittrici , mentre attualmente la presenza femminile nell’arte

è aumentata raggiungendo un numero consistente .

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Marina: Esiste una sana competizione? Come è il rapporto tra artisti e artiste di

oggi? l'uguaglianza di genere quanto é stabilita nel campo di arte?

♂ Lui: Oggi ognuno fa quello che vuole e tutto è diventato arte!!! La

competizione nasce solo nell'avere consensi nel mercato e nei musei che

contano.

♀ Lei:La concorrenza crea un mercato, ma nonostante il fatto che siamo in

un paese che è piccolo nel quale il mercato esiste a malapena tutti hanno le

stesse possibilità e forse proprio per questo che esiste un senso di unità, e

non di raro sostegno reciproco. Naturalmente il rapporto è completamente

pari.

Il pubblico

“Stesso, quanto emozioni influenzano, artista in processo di lavoro e creazioni,

influenzano pure il pubblico, gli osservatori.” 1.

“Molti desiderano vedere nei quadri ciò che amano nella realtà: è una preferenza

naturalissima.

Quadri sembrano imprevedibili come veri e propri esseri umani. Formano un

emozionante mondo a sè. Nulla, forse, è più importante di una mente fresca per

godere queste opere, per poterne cogliere ogni allusione e avvertirne ogni nascosta

armonia.

Non c’è peggior ostacolo al godimento delle grandi opere d’arte della nostra

riluttanza a superare abitudini e pregiudizi. Una pittura che rappresenti in un

modo insolito un soggetto familiare viene spesso condannata adducendo il futile

pretesto che essa non sembra esatta” 2.

Marina: Tuo rapporto col pubblico, hai una motivazione o uno scopo, cosa hai

voglia di comunicare?

♀ Lei: La mia arte è molto più del mio rapporto con la realtà, che di un

messaggio al pubblico. Quello che sto cercando, è quello di consentire allo

spettatore di vedere il mondo attraverso gli miei occhi per un attimo, per

dargli una nuova prospettiva e la libertà di cambiare idea. Voglio che il

mio lavoro sia riflessivo e di attrarlo dentro in quel momento, e di

incoraggiarlo di pensarci al ciò che egli vede davanti a sé.

Non faccio poster-pop di famosi, così ho scelto di dipingere, persone che

mi sono vicine. Non voglio del osservatore a riconoscere la testa di

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qualcuno, e credere di riconoscere la persona, ed è dunque capito il mio

lavoro. L’arte per me è una forma di dialogo con il pubblico, è importante

che posso comunicare con il osservatore. Senza pubblico l'arte rimane a

livello di monologo, perdendo così il suo scopo. L’arte non è spesso modo

diretto a mostrare le idee, perciò lo spettatore è la parte finale nella

creazione dell'arte e la reazione finale di essa. L’osservatore che

guardando un dipinto nella galleria non è necessariamente il pubblico, si

alza a quel livello solo quando comincia a pensare a quello che guarda e

come esso si collega con lui. La sua reazione, positiva o negativa sul

lavoro è ciò che influenza l’arte stessa. La sua personalità e l’esperienza

determinano la propria esperienza di quadro, e allora il quadro stesso

diventa quello che e sentito.

♂ Lui: Ricordo, che e venuto cui in studio uno famoso collezionista, che mi

disse, ma perché Andrea non fa le cose più leggere, perché la gente ha

bisogno della leggerezza, questo sono quadri che sono quasi capo lavori,

come dire questo ti aiuterebbe anche nella vendita, aiuterebbe a accogliere

più la gente, pero in realtà e discordante per me, perché io se faccio queste

cose, non le faccio per accontentare gli altri, lo faccio per accontentare una

mia esigenza personale, poi se ho anche la fortuna, ad avere un mercato e

dei collezionisti, che fortunatamente ho avuto fino oggi, gli comprano.

Non mi sono mai posto la idea di andare incontro al mondo, al quello che

dovrebbe chiedermi mondo, ciò l’artista dovrebbe in qualche modo

spaziare, deve dare un messaggio importante, che credo e spero e quello

che ho fatto in questi anni anche io. Ci ho tentato, tutto nasce da qualcosa

molto profondo, molto intimo. Anche la mostra agli Uffizi , che e stata

interessante da questo punto di vista, disegno e un modo di raccontare, stai

lì e racconti, quando sono lì mi sembra che sono avanti di letto di amore,

quando fai amore con una donna, quindi stai lì, l’accarezzi, la guardi, e un

atto di amore, per me e cosi, assolutamente.

Marina: Pensando alle relazione del pubblico, secondo voi, osservatore può avere

diverse opinioni su stesso quadro, se autore e uomo o donna, e possibile stare

neutrali?

♂ Lui: Oggi è impossibile stare neutrali. Un artista oggi è difficile che trovi

un consenso unanime. Il gusto nelle arti visive è oggi davvero

variopinto!!!

♀ Lei: Lo identifico con la lettura di libri. Il lettore visualizza sempre i

personaggi guidato dalle descrizioni del testo, ma anche di un proprio

proiezione. È lo stesso con i quadri, immaginano una persona che li crea,

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sul sentimento, che il quadro che è di fronte a loro causa. Le persone sono

molto sorpreso quando mi incontrano come l’autore, e in precedenza

avevano visto le mie opere. L’unica cosa che mi sia mai capitata è che a

causa delle dimensioni e della potenza di miei quadri, ho ottenuto un

commento “ad dipingere come un uomo”

Marina: Importanza, di avere buon professore, all’inizio di educazione, e creare

proprio modo di realizzare senza cattiva influenza?

♀ Lei: Molto grande, ora come docente capisco ancora più chiaramente

l’importanza di docenti nello sviluppo di giovani artisti che e si sta

sviluppando. Riconoscere il momento in cui fa accidentalmente la

differenza, quando in un flash appare la sua personalità nel lavoro e la

qualità. Il momento che è il punto di svolta. E il vero talento riconoscere

quello flash di giovani studenti, ed al tempo stesso ancora possedere tale

autorità, e godere di tale incondizionata fiducia di questi giovani di seguire

il consiglio, perseverare e rimanere coerenti accidentalmente trovato

l’impulso o accenno di espressione personale e continuare a svilupparlo.

Questa è una caratteristica di grandi docenti. Ho avuto l’onore, da sola

passare questa esperienza insieme al proprio mentore. Dubito che il

risultato sarebbe stato così senza di lui.

♂ Lui: Sono sempre stato questo. Ho tentato quando ero all’Instituto di Arte

a Firenze, avevo professori che dicevano “fai cosi, no fai cosi, usi colore,

disegni troppo bene, smetti di disegnare troppo bene, fai cose diverse”,

cercavano un po’ di portarmi fuori strada. Faceva anche fortuna a trovare

professori giusti, spesso professori ti portano a essere quello che sono loro,

la realtà in arte uno e quello che è. Non puoi diventare un clonò di un altro,

e allora al inizio io ho tentato, e c’era professore che lavorava molto sui

colori, era sicuramente un artista molto più solare di me, pero mi rendevo

conto che non mi apparteneva, e quindi io sempre ho lavorato su questo

aspetto, io anche quando ero bambino, ho sempre disegnato e facevo

sempre le figure. Pero io se mi vado a guardare indietro, quando

rappresentavo queste cose, io le rappresentavo sempre con una forma di

difesa, o di conquista. Quando ero ragazzino mi ricordo di per aver

conquistato una ragazzina facevo un disegno, mi sentivo più attraente, e

una forma di attrazione, che tu hai in confronti al altro sesso. Questo penso

che tutti ragazzi che hanno un po’di talento, chi a giocare il calcio, chi a

giocare tennis, una forma di attrazione, per il mondo femminile. Quindi lo

facevo quando ero bambino, e lo facevo anche per difendermi per

esempio, dagli amici, che magari non mi consideravano, quelli che ti

tenevano disparte, era un modo per farti vedere, fa capire che c’eri anche

tu, poi io ero molto timido, ero un ritirato nella mia, un po’isolato nella

mia. E quindi io ho sempre rappresentato mio mondo interiore, sempre. E

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poi piano piano, dalla morte di nonno, che e stata la prima volta cui io ho

visto la morte in occhi, di una persona amata, da quello momento in poi,

ho sempre lavorato su. Ciò idea che tu attraverso l’arte puoi recuperare

una mancanza, anzi quella assenza, la fai diventare una presenza. Ecco

anche perché la mostra presente. Alla fine ogni volto diventa una presenza.

Marina: Se tu avessi gli allievi, cosa vorrei insegnare, quale sarebbe consiglio più

importante?

♀ Lei: Una passione per l’arte, soprattutto. Per incoraggiarli, senza le catene

della convenzione, a guardare il mondo, ad riesaminarlo, ad trovare la

bellezza e l’arte in luoghi inaspettati, lasciando se stessi alla ricerca sulle

loro idee di emozioni, i dubbi, le paure ed trovare un modo per presentarli

ed progettarli ad lavori ad spettatori . Appassionati, liberi, creativi, dei

giovani che ci muoveranno i confini e cambieranno la forma artistica come

la hanno ereditato.

♂ Lui: Bisogna sempre avere le palle per fare qualsiasi forma dell’arte! Il

talento lo metterei, al secondo forze anche al terzo posto, io ho conosciuto

degli artisti e la storia ha anche dimostrato che ci sono stati gli artisti

mediocri, ma mediocri tecnicamente, che invece sono diventati degli

grandi artisti. Semplicemente perché loro passione gli ha portato a dire

qualcosa. Io faccio sempre l’esempio un po’blasfemo, Gesù è stato il

primo grande artista, lui quando diceva le sue cose, tutti lo prendevano per

lo pazzo, ha fatto una fine terribile, ma era uno che diceva delle cose e alla

fine qualcuno si e avvicinato. E lui che ha messo un messaggio e poi il

mondo gli e andato incontro. E cosi anche noi, nel nostro piccolo saggio

di piccoli profeti. Perché io facendo questo lavoro, dico questa cosa, “ma

questo è matto, perché fa queste cose”, magari dopo qualche anno, quello

che diceva di era matto, ora “ma forse pero”, perché e cosi, dopo quando

hai un po’di successo, io mi sono accorto di quando facevo certi lavori, mi

dicevano “ma Andrea fai altre cose non fai queste cose”, invece io le

voglio fare, mi dice “ma sei pazzo, che sei”. Poi quelli che mi dicevano

pazzo dopo alla fine “accidenti”. Mi e successo, che gente quando si

avvicina a te, allora gli altri ti guardano con gli altri occhi. E cala cala,

mesaggio entra ma quello che un ragazzo della vostra età alla Accademia

deve capire, che non e tanto, e importante imparare la tecnica, fare i

bozzeti, dipingere usare olio, sono mestieri, ma quello che e fondamentale

e sapere quanto fuoco c’è lai dentro. E tutto li. Perché se non hai quello,

non hai niente. Arte devi sentire, e forte. Non poì dire sì sono bravo allora

dipingo. No, non basta essere bravi, bisogna avere una energia una forza, a

dire si ma io ho questo messaggio che voglio dire! Prima erano 5, poi 10,

poi 100, poi mille. Allora più le persone ti seguono, più che ti seguono piu

che ti rendi conto di quello che hai fatto, sei riuscito a darlo agli altri!

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Quindi hai fatto innamorare anche altre persone. Più gli fai inamorare, più

sei protetto, più riesci a avere successo, più riesci quindi anche a fare le

altre opere, ammore che ti dà pubblico e una enorme carica di energia, poi

anche quello che te lo compra. Caspita ha pagato un sacco di soldi, per

questa cosa che non mi ha chiesto nessuno, pero me l’ha comprata.

Diventa una droga, dentro si deve avere un amore enorme, per dire non me

ne frega niente di niente. Amore e unita a ambizione, ma l’ambizione e più

legata al denaro. Io ricordatevi che faro sempre il quello, sia che va bene,

sia che va male, e una cosa che ho sempre detto a miei figli.

Obiettivo per futuro

Marina: Qual è il tuo obiettivo per il futuro?

♂ Lui: Mi piacerebbe conquistare il mercato americano. Ci sto provando!!

Speriamo bene!!!!

♀ Lei: Il processo stesso. Molti percepiscono il processo creativo come

qualcosa di spontaneo e intuitivo - un momento di ispirazione. Modalità di

lavoro per il quale io ho optato tanto tempo fa e di lungo durata si sviluppa

molto lentamente. Anche se e faticoso, il tempo di fronte alla tela quando

costruisco qualcosa di nuovo - la creazione, la distruzione e la

ricostruzione, i piccoli segmenti emergono lentamente del qualcosa, per il

ciò che tutto tempo spero che sarà meglio e di più, un valore inestimabile.

Quando sei nel quadro, come direbbe Cézanne, vedi sempre più e più di

cose. Più a lungo si guarda, più si vede. Potrei lavorare su un dipinto per

anni, sempre scoprendo le nuove cose, nuove relazioni. Attraverso la

pittura mi spiego il mondo. Ed Io continuo a cercare, ogni volta

rivelandosi solamente qualche frazione. Vedo la pittura come ricerca

eterna .

1. Donald A. Norman, Emotional Design, Apogeo, Lavis (Trento), 2004, p. 25

2. Ernst H. Gombrich, La storia dell’arte, Phaidon , Torino, 2008, p.25

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La conclusione

Come vediamo la figura che ci incoraggia e che ci dà sostegno, e cruciale per

sviluppo di un artista. Preferibilmente al inizio. Avere un mentore che ci possa

guidare con i consigli in campo artistico, o avere una persona vicino, che ci crede

in esistenza di una cosa speciale e particolare, e che vale impiegare tempo per

cercare, per lavorare e seguire strada che e così sensibile.

Arte è un campo che non è tanto stimolato, come professione per i giovani. Fare

arte e una bellezza e ha un immenso valore. Studenti purtroppo sono insegnati che

non e apprezzata, attraverso i canali stabiliti. Fare arte porta con se un livello, e

bisognerebbe dedicare attenzione per cambiare approccio in educazione. Questo

potrebbe portare, e influenzare miglioramento in prospettiva di professione

artistica.

“Arte e la forma più grande di amore, perché poi se ami fino a fondo non ti

tradisce mai” A. Martinelli

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Bibliografia

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Gombrich Ernst H., La storia dell’arte, Phaidon , Torino, 2008,

Trasforini M. Antonietta, Arte a parte, donne artiste fra margine e centro, Franco

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Società delle belle arti Circolo degli artisti, Ritratto contemporaneo, Casa di

Dante, Firenze. 1982

Prefazione di Guido Marangoni, Catalogo dellaMostra del ritratto femminile

contemporaneo : Villa Reale di Monza,1924

Ritratto contemporaneo, Società delle belle arti Circolo degli artisti, Casa di

Dante, Firenze.1982

Sitografia

http://jovankastanojevic.weebly.com/

http://www.andrea-martinelli.it/

http://www.biffiarte.it/home.php?evento=266

http://www.astra.org.rs/prevencija-i-edukacija/rad-sa-mladima/stranica-za-

mlade/tekstovi/pokret-feministicke-umetnosti/

https://books.google.it/books?id=p4JOBAAAQBAJ&dq=l%E2%80%99iperrealis

mo+figurativo&hl=it&source=gbs_navlinks_s –