CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA PER MEDIATORI … · Per la Regione Emilia Romagna è stata...

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Asl Focal Point Progetto PASS CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA PER MEDIATORI CULTURALI PASS Progetto di Promozione dell’ Accesso della popolazione immigrata ai servizi socio- sanitari e sviluppo attività di formazione ed orientamento socio-sanitario DOSSIER CONCLUSIVO

Transcript of CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA PER MEDIATORI … · Per la Regione Emilia Romagna è stata...

Asl Focal Point Progetto PASS

CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA

PER MEDIATORI CULTURALI

PASS

Progetto di Promozione dell’ Accesso della popolazione immigrata ai servizi socio-

sanitari e sviluppo attività di formazione ed orientamento socio-sanitario

DOSSIER CONCLUSIVO

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Pass è un Progetto finalizzato a promuovere l’accesso delle persone migranti ai servizi socio-sanitari e a

sviluppare attività di informazione e orientamento nelle Aziende sanitarie locali (Asl) e nelle Aziende

ospedaliere (AO) italiane. E’ sostenuto dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali,

realizzato dall’Istituto Nazionale Salute Migranti e Povertà – INMP – Ospedale S. Gallicano e attuato a livello

territoriale con la collaborazione di 48 strutture sanitarie locali. In Emilia Romagna i partners dell’Azienda

capofila (Asl di Bologna) sono: Azienda Ospedaliera S.Orsola, Asl di Reggio Emilia, a Asl di Ferrara ,

’Azienda Ospedaliera S.Anna di Ferrara, Asl di Forlì e Policlinico di Modena.

Il presente Dossier è a cura dell’Azienda Sanitaria Locale di Bologna.

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Curatori dei contenuti e del Dossier:

Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi – Responsabile del Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro

bambini (Asl Bologna), Responsabile Progetto Salute e Immigrati e Coordinatore Regionale Progetto PASS.

Dr.ssa Ilaria Simonelli, Sociologa della Salute, Collaboratrice Centro per la Salute delle donne straniere e dei

loro bambini (Asl Bologna).

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INDICE

Premessa pag. 7

1. Progetto Pass: configurazione e Aziende coinvolte pag. 8

2. Progetto PASS: tempistica e fasi pag. 12

3. Progetto PASS: aree di apprendimento pag. 13

4. Progetto PASS: il Programma e i Materiali formativi pag. 15

4.1 Il Programma pag. 15

4.2 I Materiali pag. 24

4.3 I Materiali prodotti dai discenti Mediatori pag. 184

4.3.1 Presentazione del Mediatore ai servizi pag. 184

4.3.2 Analisi del sistema organizzativo pag. 187

4.3.3 Elaborazione di Fattori, Indicatori, Standards

di qualità relativi alla professione di Mediatore pag. 195

4.4 Altre tematiche proposte pag. 199

5. La valutazione del Percorso formativo pag. 220

6. Monitoraggio mensile delle attività di training on the job pag. 223

7. Il Progetto PASS: conclusioni pag. 230

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I MEDIATORI DEL PROGETTO PASS

Policlinico di Modena: Aslaoui Sara; Savu Ion

Ospedale S. Orsola, Bologna: Bordeianu Olga

Asl di Bologna: Huang Jinfang

Asl e AO di Ferrara: Crivceac Rodica, M’Zah Dhouha, Shafqat Quartulain

Asl di Forlì: Largou Asmaa, Mis Elzbieta

Asl di Reggio Emilia: Qiu Xinxin, Sabri Mohamed

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I REFERENTI DEL PROGETTO PASS

Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi (Asl Bologna - Capofila)

Dr. Andrea Bolognesi (Asl Forlì)

Dr. Antonio Chiarenza (Asl Reggio Emilia)

Dr.ssa Paola Castagnotto (Asl Ferrara)

Dr.ssa Sandra Bombardi (AO Ferrara)

Dr.ssa Mirella Cantaroni (Policlinico di Modena)

Dr.ssa Cinzia Castellucci (AO S. Orsola)

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Premessa

Il Progetto nazionale di Promozione dell’Accesso della popolazione immigrata ai servizi socio-

sanitari e sviluppo attività di formazione ed orientamento socio-sanitario (Progetto PASS) è stato

sottoscritto in Emilia Romagna dalla Asl di Bologna, dall’Azienda Ospedaliera S.Orsola, dalla Asl di

Reggio Emilia, dalla Asl di Ferrara , dall’Azienda Ospedaliera S.Anna di Ferrara, dalla Asl di Forlì e

dal Policlinico di Modena.

La Convenzione stipulata dalle Asl e AO dell’Emilia Romagna con L’Istituto Nazionale per la

Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti ed il Contrasto delle Malattie della Povertà

(INMP), ha previsto lo svolgimento di un Corso di formazione specialistica per Mediatori

coordinato dalla Asl di Bologna in qualità di Azienda Capofila del Progetto.

Il presente Dossier mira a presentare questa esperienza formativa nazionale presentandone le

caratteristiche, gli schemi organizzativi, i materiali didattici utilizzati in sede formativa ed alcune

considerazioni finali elaborate dalla Asl Capofila in accordo con le Aziende partners.

Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi

Referente del Progetto PASS – Asl di Bologna

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1. Progetto PASS: configurazione e Aziende coinvolte

Il Progetto PASS coordinato a livello nazionale da INMP ha previsto il coinvolgimento di diverse

Regioni italiane tra cui Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Basilicata, Calabria, Campania,

Molise, Sardegna, Liguria, Umbria. Le Regioni partner hanno provveduto a sottoscrivere apposita

Convenzione con INMP per accedere ai finanziamenti stanziati dal Ministero del lavoro, salute e

politiche sociali, a firma dei Direttori generali di ogni Azienda coinvolta a livello regionale. Il

Progetto ha previsto che fosse scelta un’Azienda capofila per ogni Regione coinvolta per

coordinare tutti i oggetti regionali coinvolti. Per la Regione Emilia Romagna è stata scelta la Asl di

Bologna che coordina le attività formative, di stage e di formazione on the job, previste dalla

Convenzione sottoscritta con INMP, con le Aziende partners coinvolte a livello regionale. Lo

schema illustra l’organizzazione complessiva del Progetto:

La configurazione organizzativa generale

INMP

Regione

Emilia-Romagna

Regione Lombardia

Regione Veneto

Regione Basilicata

Regione Sardegna

Regione Campania

ASL Bologna (Capo-fila) (Dr.ssa Caccialupi)

(Dr.ssa Ilaria Dall’Asta

su delega del Dr.

Antonio Chiarenza)

(Dr.ssa Bombardi)

(Dr.ssa Castellucci)

(Dr. Bolognesi)

COMITATO

DIDATTICO

ASL Ferrara

AO S.Anna - Ferrara

AO S.Orsola - Bologna

ASL Forlì

AO Policlinico - Modena

ASL Reggio Emilia

(Dr.ssa Castagnotto)

(Dr.ssa Cantaroni)

(Dr.ssa Simonelli- tutor)

Regione Liguria

Regione Umbria

Regione Molise

Regione Calabria

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Ogni Azienda ha nominato internamente un Referente per il Progetto. In Emilia Romagna è stato

creato un Comitato didattico all’interno del quale i Referenti si incontrano periodicamente per

discutere di questioni interenti il Corso. In particolare il Comitato si occupa di:

definire il programma organizzativo e didattico generale;

prendere decisioni in merito alla selezione e partecipazione degli studenti;

valutare richieste specifiche provenienti dai mediatori o dalle Aziende del territorio;

regolare i propri rapporti con partners esterni (tra cui INMP);

valutare questioni relative alla rendicontazione e ad altri aspetti gestionali del Progetto PASS;

pianificare la formazione in aula, lo stage formativo e il percorso lavorativo previsti dal Progetto

PASS.

Il Comitato ha inoltre provveduto a:

a) Definire gli obiettivi formativi seguendo le linee dell’INMP e finalizzati a:

- Acquisire conoscenze necessarie a comprendere contesto, problemi, regole del gioco, (diritti e

norme, principi, basi scientifiche e organizzative, etc);

- Acquisire le basi culturali, metodologiche e organizzative rispetto alle competenze necessarie alla

gestione del ruolo professionale;

- Acquisire capacità di applicazione delle competenze negli ambiti di intervento

In tal senso le aree di acquisizione delle competenze sono state individuate in:

- Sapere (Conoscenze professionali): norme di regolazione del SSN; conoscenza dei servizi

sanitari; aspetti socio-demografici; aspetti teorici della comunicazione;

- Saper fare (Competenze professionali): mediazione culturale; Collocarsi nella rete dei

servizi; Orientare l’utenza;

- Saper essere (Gli stili professionali): Senso di fiducia nei propri mezzi; Gestire

l’accoglienza; Lavorare con gli altri; Comunicare efficacemente; Riconoscere i propri limiti.

b) Pianificare la formazione professionale in aula:

Il Comitato didattico ha individuato i Docenti e gli Esperti da coinvolgere nell’attività d’aula, in

relazione alle aree tematiche da trattare e in particolare:

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- Salute nel mondo e suoi determinanti;

- Diritti umani, Convenzioni e Dichiarazioni internazionali ed europee, Legislazione socio-

sanitaria, disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero in Italia;

- Caratteristiche ed evoluzione delle popolazioni migranti in Italia con particolare riferimento

agli aspetti sociali e di salute;

- Comunicazione transculturale;

- La formazione transculturale;

- Mediazione transculturale: aspetti generali;

- Mediazione transculturale in ambito socio-sanitario.

c) Pianificare lo stage:

Ogni Azienda partner ha comunicato alla Asl capofila per il Progetto PASS le proprie disponibilità

orarie e di servizio per l’avvio del periodo di stage.

Tutte le Aziende partners hanno pianificato un proprio orario per raggiungere a fine Gennaio 2010

la quota oraria pattuita corrispondente a 200 ore di stage. Ogni Azienda registra le presenze dei

Mediatori tramite registro fornito da INMP in data 2-12-2009. E’ previsto che a fine stage ogni

Azienda partner rilasci all’Azienda capofila una attestazione di avvenuto stage.

d) Definire le sedi e l’organizzazione della fase di Formazione on the job

Ogni Azienda ha comunicato alla Asl capofila l’organizzazione relativa alle sedi, orari e servizi cui

saranno assegnati i discenti durante la fase di formazione on the job. La Asl capofila ha fissato le

date di coordinamento mensile per monitorare l’esperienza e segnalare eventuali difficoltà. A tal

fine, come previsto dal Progetto PASS, ha provveduto a nominare un Tutor senior il cui compito

sarà quello di verificare il corretto funzionamento dell’inserimento lavorativo nelle Aziende emiliano

- romagnole.

e) Definire gli aspetti amministrativi

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L’Azienda capofila mantiene i rapporti con INMP e le singole Aziende sanitarie per armonizzare gli

aspetti amministrativi tenendo conto degli accordi presi con INMP.

f) Valutare esclusioni ed abbandoni.

Il Comitato ha registrato l’abbandono di tre Mediatrici durante il percorso formativo. Questi

abbandoni, dovuti ad impegni personali importanti, sono stati delegati alla gestione della Asl

capofila in collaborazione con INMP:

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2. Progetto PASS: tempistica e fasi

Il Progetto PASS prevede tre fasi per il proprio completamento:

- Fase di formazione d’aula (svolta dal 19-19-2009 al 30-01-2010 a Bologna per un totale di

160 ore da sommare alle 40 svolte da INMP a Roma);

- Fase di stage in Azienda (svolta dl 1-11-2009 al 30-01-2010,per un totale di 200 ore);

- Fase di inserimento lavorativo, o formazione on the job (dal 1-02-2010 al 30-07-2010, per

un impegno settimanale di 25 ore).

12.10 21.1.10 1.2.10 31.7.1019.1016.10 2.11

Fase

propedeutica

(Roma)

Formazione d’aula

Stage nelle

Aziende

Fase

lavorativa

40 h.

160 h. d’aula

200 h. di stage

IL PERCORSO FORMATIVO

FORMAZIONE IN AULA – STAGE- FORMAZIONE ON THE JOB

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3. Progetto PASS: Aree di apprendimento

Tenendo conto dell’esigenza di basare l’intervento formativo su criteri di qualità tecnica, relazionale

e organizzativa e di fornire in tal senso le competenze utili al Mediatore per ognuna di queste aree,

il Coordinamento del Progetto ha organizzato il Corso tenendo conto di:

a) Area tecnica (competenze tecniche che il mediatore deve possedere):

L’acquisizione di competenze in quest’area è stata garantita dalle docenze inserite nel Programma

di formazione professionale. Ogni docenza ha toccato aree specifiche e inerenti al lavoro di

mediazione ed alle tematiche relative alla immigrazione.

b) Area Relazionale (competenze empatiche e di relazione che il mediatore deve possedere).

L’area relativa alle competenze psicologico - relazionali è stata curata dalla Dr.ssa Caccialupi

attraverso interventi relativi a:

- Problematiche inerenti alcune utenze quali donne, bambini, famiglie;

- Le capacità relazionali necessarie per svolgere una mediazione triadica

medico/paziente/mediatore caratterizzata da empatia ed orientata al risultato;

- Analisi della relazione in rapporto al paziente ed all’operatore sanitario dal punto di vista del

Mediatore;

- Supervisione dei casi concreti;

- Focus group su materiali che mettono in luce l’importanza dei comportamenti culturalmente

determinati e che necessitano di decodifica;

- Confronto continuo circa gli aspetti relazionali e cognitivi (decentramento cognitivo ed

emotivo).

c) Area Organizzativa:

Le competenze organizzative hanno seguito un approccio basato sui principi di Educazione e

Promozione della Salute.

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Per l’OMS, l’educazione alla salute si fonda, in primo luogo, sull’interesse che i singoli

manifestano per il miglioramento delle loro condizioni di vita e mira a far percepire agli individui,

membri di una famiglia, di una collettività, di uno Stato, come i progressi della salute derivano

anche dalla loro responsabilità individuale.

L’educazione alla salute, pertanto, non si occupa solo della trasmissione delle informazioni

intorno ai fattori di rischio delle malattie, ma anche degli strumenti e delle strategie utili a

rafforzare nei soggetti la motivazione al cambiamento, quest’ultimo inteso come profondamente

influenzato dalle condizioni sociali, economiche e culturali.

La promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario, dovendo

coinvolgere anche i settori che influiscono sulla salute stessa con un approccio definito

"intersettoriale" che preveda, cioè, l'intervento e il coordinamento di settori diversi dalla sanità

(istruzione, cultura, trasporti, agricoltura, turismo, ecc.) per realizzare iniziative in grado di

migliorare lo stato di salute della popolazione. Essa porta il problema all'attenzione dei

responsabili delle scelte a tutti i livelli, invitandoli alla piena consapevolezza delle conseguenze

sul piano della salute di ogni loro decisione

L’area relativa alle competenze organizzative, e che ha operato in accordo a logiche di

Educazione e Promozione della Salute, è stata curata durante le ore di tutoraggio onde

approfondire la conoscenza del funzionamento del Servizio Sanitario e potere così analizzare il

Sistema organizzativo interno ad ogni Azienda coinvolta nel Progetto PASS.

Le aree di interesse esaminate sono state:

- L’equipe professionale con cui il mediatore si interfaccia;

- Il sistema organizzativo in cui il mediatore si situa;

- La concezione relativa alla propria professionalità ed al proprio ruolo professionale nel SSR

e nel SSN.

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4. Progetto PASS: il Programma e i Materiali formativi

La Asl capofila ha provveduto a finalizzare il Programma formativo d’aula (dal 19-10-2009 al 30-

01-2010) predisponendo gli interventi previsti per la fase formativa. Il programma finale è riportato

di seguito:

4.1 Il Programma

Il Programma di Formazione professionale è stato elaborato dal coordinamento del Corso ed ha

previsto il coinvolgimento dei maggiori Esperti delle problematiche inerenti il settore socio-sanitario

in rapporto al settore immigrazione, messi a disposizione dalle Istituzioni dell’Emilia Romagna.

Ottobre 2009

Lunedì 19 Ottobre 2009

8:30 – 13:30 : Presentazione del corso e delle finalità formative

Dott.ssa Minelli, Dott.ssa Ferretti, Dott.ssa Caccialupi, Dott. Caniglia

14:00 – 16:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: presentazione delle funzioni di

tutoraggio (formazione attiva) e definizione delle modalità e dei criteri della formazione in aula

Dott.ssa Simonelli

Martedì 20 Ottobre 2009

8:30 – 13:30 : Salute e bisogni di salute della popolazione immigrata

Dott. Bolognesi

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14:00 – 18:00: Salute e bisogni di salute della popolazione immigrata

Dott. Bolognesi

Giovedì 22 Ottobre 2009:

8:30 – 13:30 : L'accesso alle prestazioni del SSN per la popolazione immigrata: il percorso

amministrativo

Dott.ssa Campanini

14:00 – 18:00: L'organizzazione del servizio di mediazione nell'Ospedale S. Orsola

Dott. Caniglia

Venerdì 23 Ottobre 2009

8:30 – 10:00 : Il Dipartimento di integrazione socio-sanitaria del'ASL di Bologna

Dott.ssa Minelli

10:00 – 13:30: L'integrazione sociale dei cittadini stranieri in Emilia Romagna

Dott. Stuppini

14:00 – 16:00 : Percorsi di donne e bambini immigrati nei servizi materno-infantili ( I^ parte )

Dott.ssa Caccialupi

Lunedì 26 Ottobre 2009

8:30 – 13:30 : Percorsi di donne e bambini immigrati nei servizi materno-infantili ( II^ parte )

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La relazione mediatrice - operatore sanitario - paziente secondo l'approccio transculturale

Dott.ssa Caccialupi

14:00 – 16:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: Workshop con la finalità di

elaborare un documento di presentazione dei Mediatori ai servizi di riferimento per il tirocinio

(prima parte)

Dott.ssa Simonelli

Martedì 27 Ottobre 2009

8:30 – 13:30 : Impatto del fenomeno migratorio sulla salute della persona: identità e ruolo della

cultura

Dott. Chattat

14:00 – 18:00 : Discriminazioni

Dott.ssa Pirazzi

Giovedì 29 Ottobre 2009

8:30 – 11:30 : Report di attività del Policlinico di Modena in materia di mediazione

Dott.ssa Ferretti

11:30 – 13:30 : Workshop con la finalità di elaborare un documento di presentazione dei Mediatori

ai servizi di riferimento per il tirocinio (seconda parte)

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Dr.ssa Caccialupi, Dr.ssa Simonelli

14:00 – 18:00 : La mediazione interculturale interaziendale: il modello dell'Azienda ospedaliera e

dell’Ausl di Ferrara

Dott.ssa Bombardi, Dott.ssa Castagnotto

Venerdì 30 ottobre 2009

8:30 – 13:30 : Laboratorio I: narrazione della storia migratoria secondo il metodo autobiografico

Dott.ssa Amelia Ceci

14:00 – 16:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: pianificazione dello stage

Dott.ssa Simonelli

Novembre 2009

Giovedì 5 Novembre 2009

8:30 – 13:30 : La mediazione culturale di supporto alla comunicazione clinica

Dott. Chiarenza

14:00 – 18:00 : La mediazione culturale di supporto alla comunicazione clinica

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Dott. Chiarenza, , Dr.ssa Dall’Asta, Dr.ssa Riboldi

Giovedì 12 Novembre 2009

10:30 – 13:30 : L'approccio etnopsichiatrico e la salute mentale degli immigrati

Prof. Merini

14:00 – 18:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: Analisi dei sistemi organizzativi

dei diversi servizi sedi di tirocinio

Dott.ssa Simonelli

Giovedì 19 Novembre 2009

8:30 – 10:00: La supervisione: metodi e contenuti

Dott.ssa Caccialupi

10:00 – 13:30: Le malattie cutanee sessualmente trasmesse nei migranti.

Dr.ssa D’Antuono

14:00 – 18:00 : Supervisione della presa in carico

Dott.ssa Caccialupi

Giovedì 26 Novembre 2009:

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8:30 – 10:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: discussione sui materiali forniti dai

docenti

Dott. ssa Simonelli

10:00 – 13:30 : Alimentazione: spunto per una riflessione sui determinanti di salute

Dott.ssa Albertini

14:00 – 18:00 : La mediazione con i gruppi delle minoranze etniche Rom e Cinti: la salute in

situazioni residenziali estreme

Dott. Argiropoulos

Dicembre 2009

Giovedì 3 Dicembre 2009

8:30 – 13:30 : Problematiche sociali nella gestione delle differenze inter-etniche con minori e

famiglie straniere immigrate

Dott.ssa Faccini

14:00 – 18:00 : La relazione di aiuto e la mediazione socio-culturale

Dott. Argiropoulos

Mercoledì 9 Dicembre 2009

8:30 – 10:00: Focus group su materiali osservativi di comportamenti culturalmente determinati

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Dr.ssa Caccialupi

10:00 – 13:30: Le problematiche vissute dagli immigrati sul luogo di lavoro

Dr. Totire

14:00 – 18:00 : Nursing transculturale: esperienze

ASV Mazzolani, ASV Gabrielli

Giovedì 10 Dicembre 2009

8:30 – 11: 30 : L’esperienza di un’Associazione di volontariato per l’assistenza sanitaria ad

emarginati ed immigrati: Associazione SOKOS di Bologna

Dr.ssa Ciccarello

11:30 – 13:30 : Presentazione del CEDRIS, Centro di documentazione salute immigrati

A cura di Asl Bologna e Sokos a cura di (Dott.ssa Barbara Pinelli)

14:00 – 18:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: Workshop sugli standards

qualitativi dell’attività di mediazione culturale in diversi contesti

Dott.ssa Simonelli

Giovedì 17 Dicembre 2009:

8:30 – 13:30 : Le esperienze del Progetto Aurora e la realizzazione de 'Il Coraggio di Milga'

(proiezione dei filmati)

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Dott.ssa Caccialupi, Mery Onyinyechindukuba, Dr.ssa Simonelli

14:00 – 18:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: individuazione in gruppo delle

modalità di supervisione di un caso

Dott.ssa Simonelli

Gennaio 2010

Giovedì 7 Gennaio 2010

8:30 – 13:30 : Panel tra cooperative di servizi di mediazione culturale

Cooperative Integra, Sesamo, Amis, Camelot, La Dimora d’Abramo

14:00 – 17:00 : Panel tra cooperative di servizi di mediazione culturale

Cooperative Integra, Sesamo, Amis, Camelot, La Dimora d’Abramo

Giovedì 14 Gennaio 2010

8:30 – 13:30 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori

I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti

Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi

14:00 – 18:00 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori

I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti

Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi

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Giovedì 21 Gennaio 2010

8:30 – 13:30 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori

I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti

Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi

14:00 – 18:00 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori

I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti

Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi

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4.2 I Materiali

Ad inizio Corso è stato fornito un inquadramento relativo all’integrazione sociale dei cittadini

stranieri immigrati in Emilia Romagna. Sono stati forniti dal Dr. Andrea Stuppini, alcuni dati di

contesto significativi per avere un quadro chiaro della situazione migratoria in Emilia Romagna

A) ALCUNI DATI DI CONTESTO

Gli immigrati residenti in Emilia Romagna alla fine del 2007 sono arrivati a circa 365.000

unità superando ormai il 8,6% della popolazione complessiva. 79 Comuni hanno superato il 10% di

stranieri residenti. Alcuni dati ci segnalano la stabilità e la crescita della presenza migratoria:

- oltre il 20% annuale di nuovi assunti è ormai composto da lavoratori stranieri (relativamente al

lavoro, dagli ultimi dati INAIL, i cittadini non italiani (comunitari e non) impiegati regolarmente come

lavoratori dipendenti, sono stimati essere 275.332. A questa stima (che comprende i lavoratori

stagionali), vanno aggiunti i circa 23.400 lavoratori autonomi e imprenditori (dato Unioncamere al

31/12/2007). Il contributo al PIL Emiliano-Romagnolo dato dagli immigrati è pari ad almeno il

11,3% (fonte: Unioncamere, anno riferimento: 2006)

- oltre il 20% dei nuovi nati ha la madre con cittadinanza non italiana.

- quasi il 25% della popolazione complessiva straniera è composto da minori;

Anche i dati relativi alla presenza di bambini stranieri nelle scuole risultano essere un

chiaro indicatore di stabilizzazione insediativa: si è passati dai 15.000 alunni stranieri

dell’anno scolastico 1999/2000 ai 65.813 iscritti dell’anno scolastico 2007/08, che

rappresentano l’11,8%degli studenti complessivi.

La Regione Emilia-Romagna risulta essere la prima regione in Italia per incidenza

percentuale nelle scuole di bambini stranieri.

Assistiamo ad un processo di costante crescita dei ricongiungimenti familiari e conseguentemente

da una crescita della componente femminile che si avvicina ormai al

49,5% del totale.

Molte donne svolgono attività di assistenza familiare: le nostre stime indicano una presenza

attorno alle 30.000 presenze regolari e circa 20/25.000 presenze tra irregolari e

in attesa di regolarizzazione (tramite il decreto flussi in corso). Gli scenari futuri più realistici

concordano sostanzialmente su una costante crescita del fenomeno migratorio anche nei prossimi

anni, ipotizzando da qui al 2013 l’arrivo di almeno altre 200.000 persone straniere.

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Allora potremmo avere 500.000 cittadini stranieri in Emilia-Romagna su una

popolazione complessiva pari a 5.000.000 circa.

B) IL CONTESTO NAZIONALE

Complessivamente ci troviamo di fronte ad una ampio e complesso cambiamento

normativo nazionale che assume questa impostazione di fondo:

Come sapete, il tema della immigrazione è complesso. Allo Stato sono riconducibili le competenze

in materia di:

- contrasto alla irregolarità,

- alle modalità di espulsione,

- e alla definizione delle condizione di soggiorno dello straniero.

In sostanza lo Stato legifera su “come si entra”, “come si ha diritto a rimanere”, e “come si

contrasta la permanenza irregolare”. Alle Regioni spettano invece in maniera esclusiva o

concorrente (a seconda delle materie) le competenze per la piena integrazione sociale delle

persone straniere (esempio: sociale,sanità,scuola,formazione,lavoro ecc..) Quindi Regioni ed Enti

Locali sono chiamati a responsabilità importanti. La Corte Costituzionale con la sentenza n.50 del

7 marzo 2008, ha ribadito la piena competenza delle Regioni e degli Enti locali in materia di

integrazione sociale dei cittadini stranieri.

Ma le risorse nazionali sono drammaticamente calate:

1) Nel 2008 è stato soppresso il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati

(100 milioni di euro) che la stessa sentenza n.50/2008 della Corte

Costituzionale ha riconosciuto come competenza in capo alle Regioni;

2) Il Fondo nazionale Politiche Sociali 2008 è diminuito da 950 a 650 milioni

di euro;

3) La proposta di Finanziaria 2009 prevede ulteriori tagli al Fondo nazionale

Politiche Sociali per gli anni 2009-2011

4) come sapete ulteriori riduzioni di finanziamento sono già previsti per settori

quali scuola,sanità,casa,sicurezza.

Crescono le persone straniere, calano le risorse per la integrazione.

Le Regioni, con la loro limitata autonomia impositiva, non riescono a riequilibrare i tagli.

Rispetto ai cambiamenti in atto sul versante della normativa nazionale, essi sono caratterizzati da :

- Restrizioni,ostacoli,barriere all’ingresso e al soggiorno.

- Introduzione di nuovi reati penali, aumento generalizzato delle pene e dei

casi di espulsione

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- Aumento della permanenza nei Cie ( ex CPTA) per stranieri e comunitari

- Meno diritti sul versante delle politiche sociali e di integrazione

C) GLI OBIETTIVI STRATEGICI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

La Regione nel promuovere l'integrazione sociale dei cittadini stranieri individua tre finalità

di ordine generale sulle quali ispirare l'insieme delle politiche regionali:

- la rimozione degli ostacoli al pieno inserimento sociale, culturale e politico;

- il reciproco riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali, religiose e

linguistiche;

- la valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi alla condizione

di cittadino straniero immigrato.

In questo senso, l'insieme delle politiche regionali sono declinate su tre prospettive di

analisi ed azioni:

- la conoscenza del fenomeno;

- la attivazione di un sistema di governance tra più soggetti nell'ottica della integrazione

delle politiche e del principio di sussidiarietà degli interventi;

- la programmazione, realizzazione e valutazione di un insieme di risposte ai bisogni dei

cittadini stranieri

Ora in occasione della definizione del nuovo programma triennale 2009-2011 abbiamo

operato una scelta più stringente sugli obiettivi strategici:

a) La promozione dell’apprendimento e dell’alfabetizzazione della lingua italiana

per favorire i processi di integrazione e consentire ai cittadini stranieri una

piena cittadinanza sociale e politica; in continuità con le indicazioni previste

dall’Accordo del 12 dicembre 2007 sottoscritto tra la Regione Emilia-Romagna ed il

Ministero della Solidarietà Sociale ed i conseguenti atti di programmazione regionale (delibera di

G.R. 790/2008). Non va dato per scontato infatti, che molti cittadini stranieri, anche dopo alcuni

anni di presenza in Italia, siano in possesso di una conoscenza adeguata della lingua italiana. Il

percorso di apprendimento alla lingua italiana deve essere considerato nell’ambito di un processo

più complessivo di conoscenza dei principi di educazione civica italiana e della organizzazione

territoriale dei servizi, nonché per rafforzare le competenze dei cittadini stranieri in materia di

sicurezza del lavoro. Occorre inoltre dedicare una specifica attenzione alle donne straniere e

dunque prevedere la possibilità di inedite modalità di realizzazione degli interventi anche per

rispondere a eventuali situazioni di isolamento territoriale e/o sociale delle donne medesime. Si

tratta quindi di rafforzare collaborazioni in essere tra Enti Locali, Istituzioni scolastiche, Centri

territoriali permanenti per la istruzione e formazione in età adulta (EDA), nonché supportare e

27

consolidare percorsi di messa in rete e sistematica collaborazione tra Enti Locali e soggetti no-

profit. I percorsi di alfabetizzazione vanno infine compresi nell’ambito di un processo di

qualificazione e rapporto sinergico tra mondo della formazione e mondo del lavoro, al fine di

consentire la piena valorizzazione delle competenze delle persone straniere.

b) La promozione di una piena coesione sociale attraverso processi di

conoscenza e mediazione da parte dei cittadini stranieri immigrati ed italiani.

Occorre creare e moltiplicare a livello locale percorsi di confronto e promozione sociale

fondati sui presupposti della corresponsabilità nella ricerca e definizione di un rinnovato

“patto di convivenza” tra persone straniere,italiane ed Istituzioni (tema che la Regione

intende approfondire con un apposito percorso), alla cui base sta l’esercizio dei diritti

ed il rispetto dei doveri previsti dalle leggi e dalla Costituzione italiana. La rapidità del processo di

crescita del fenomeno migratorio, ed i conseguenti repentini mutamenti socio-demografici

impongono lo sviluppo di azioni volte a prevenire/risolvere situazioni di eventuale conflittualità

sociale nei contesti territoriali. In questo senso occorre generalizzare le esperienze di mediazione

territoriale e di comunità negli ambiti ricreativi, abitativi e lavorativi, attraverso la attivazione di reti

civiche diffuse di mediazione del territorio coinvolgendo le Parti sociali, il Terzo Settore, le

esperienze del Servizio Civile Regionale, i mediatori e centri interculturali ed i giovani di origine

straniera (“seconde generazioni”). Anche a questo fine occorre potenziare le competenze

interculturali e di mediazione degli operatori pubblici necessarie per garantire pari opportunità di

accesso ai servizi; competenze che la Regione ha definito nell'ambito delle qualifiche professionali

regionali con delibera di G.R: n.2212/04 e n.265/05.

.

c) La promozione di attività di contrasto al razzismo e alle discriminazioni.

Non si possono sottovalutare i rischi di una crescente sub-cultura razzista e xenofoba

nell’Europa multiculturale di oggi e dei prossimi anni. Il razzismo prende oggi la forma di una

esaltazione delle differenze e di una preoccupazione per la loro preservazione. Memorie,

tradizioni, stili di vita, secondo il pensiero razzista, possono essere salvaguardati solo al prezzo

della separazione da altri gruppi umani concepiti come portatori di culture diverse. Le identità

culturali vengono dunque rappresentante come rigide, non modificabili.

Le possibilità di ibridazione vengono respinte come inaccettabili contaminazioni. Prevale

l’approccio che assegna gli individui collettivamente ad una certa “cultura” sulla

base del fattore ascrittivo della nascita. Tutto ciò ci deve impegnare ad uno sforzo culturale teso a

contrastare le semplificazioni basate sulla appartenenza geografica e/o religiosa. Poniamo al

centro la persona intesa come espressione di una identità plurale che interagisce con gli altri.

In questo quadro, vanno consolidate le attività di contrasto alle discriminazioni che

28

agiscono su quattro aspetti fondamentali:

- prevenzione/educazione, per far sì che il principio di parità di trattamento diventi

patrimonio educativo e culturale di ogni singolo individuo;

- promozione: nel senso di sostenere progetti ed azioni positive volte ad eliminare alla

base le situazioni di svantaggio;

- rimozione: nel senso di offrire opportunità e sostegno in termini di orientamento,

assistenza e consulenza legale;

- monitoraggio e verifica: nel senso di impostare un lavoro di costante osservazione

del fenomeno nel territorio regionale con particolare attenzione al ruolo dei mezzi di

informazione.

C) UNA NUOVA LEGGE REGIONALE PER L’INTEGRAZIONE: LR.5/2004

La Regione Emilia-Romagna è stata la prima regione ad aver legiferato in materia di

politiche per l'integrazione dei cittadini stranieri immigrati dopo la Riforma del Titolo V della

Costituzione Italiana (2001). La approvazione di una nuova normativa regionale si rendeva

necessaria per almeno tre ragioni:

- la evidente vetustà della precedente legge regionale in vigore, Legge regionale 21

febbraio 1990, n.14, che sostanzialmente nasceva nel solco della impostazione

emergenziale causata dai primi consistenti flussi migratori nel nostro paese;

- un forte processo di cambiamenti quali-quantitativi nel corso degli anni'90 riferibili alla

progressiva crescita numerica delle presenze di persone straniere a cui si associano

crescenti indicatori di stabilizzazione;

- un forte processo di innovazione e modificazione legislativa avviato a livello nazionale

a partire dalla emanazione del D.Lgs n.286 del 25 luglio 1998 e successive

modificazioni.

La legge regionale n.5 del 2004 è imperniata sui alcuni principi di fondo: parità dei diritti

e doveri, accesso universalistico al sistema dei servizi di welfare, negazione di servizi

separati, promozione del dialogo, rispetto delle differenze, contrasto al razzismo e alla

xenofobia, promozione di partecipazione e cittadinanza attiva (dalle Consulte, al traguardo

dell'obiettivo del diritto di voto, ecc…).

Alcuni elementi innovativi della nuova legge regionale:

- La prima novità sta nell'aver definito una legge specifica per gli immigrati stranieri

residenti o domiciliati nella nostra regione, lasciando ad una differente legge regionale la

competenza sugli emigrati emiliano-romagnoli nel mondo.

Emigrazione ed immigrazione hanno certamente alcuni elementi comuni di contatto e

29

riflessione, ma l'esperienza di questi anni, la differente gamma di bisogni espressi dai

cittadini stranieri e gli interventi conseguenti, condizionati anche dal differente contesto

normativo di riferimento per gli uni e gli altri, hanno convinto il legislatore regionale nella

direzione di una specifica normativa per promuovere la integrazione sociale degli immigrati

stranieri.

Altri elementi:

- la previsione di un Programma triennale di attività sull’immigrazione, per rafforzare

l’integrazione delle politiche regionali. Si tratta di un Piano intersettoriale, che

approfondisce le questioni legate alla immigrazione straniera in una logica trasversale,

coinvolgendo l'insieme dei settori di intervento regionale (scuola, sanità lavoro,

commercio, cultura, politiche sociali, politiche abitative ecc..);

- la promozione dell’integrazione sociale attraverso la partecipazione dei cittadini

stranieri alla vita pubblica, anche mediante la attivazione di strumenti di

rappresentanza nell’ambito delle istituzioni locali (compresa la esplicita volontà di

procedere alla introduzione del diritto di voto amministrativo degli stranieri qualora

fosse consentito dal quadro delle competenze legislative);

- la previsione di una Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini

stranieri immigrati presieduta dall'Assessore regionale delegato, composta da

soggetti istituzionali, parti sociali, privato sociale e da 18 rappresentanti dei cittadini

stranieri, individuati due per ciascuna provincia, di cui uno in funzione di Vice

Presidente;

- un Piano regionale di azioni contro le discriminazioni razziali etniche, nazionali o

religiose, anche mediante la istituzione di un Centro regionale sulle discriminazioni;

6

- la attivazione di una nuova funzione di osservazione del fenomeno migratorio, anche

attraverso la istituzione di un Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio,

- la previsione di contributi alle Province, ai Comuni, ed ai soggetti no-profit per

interventi di integrazione sociale quali ad esempio centri e sportelli informativi, corsi di

lingua italiana, attività di mediazione culturale, centri ed iniziative interculturali con

particolare attenzione alle attività di formazione degli operatori a diretto contatto con i

cittadini stranieri e all’inserimento diretto nei servizi di persone con la qualifica di

mediatori interculturali;

- la previsione di interventi per le politiche abitative (promozione di agenzie per la casa

per favorire l’incontro tra domanda e offerta, fondi di garanzia e rotazione, alloggi

sociali, centri di prima accoglienza, etc.);

- il sostegno al ruolo di integrazione culturale svolto dalla scuola attraverso

30

l’individuazione di risorse economiche finalizzate sia alla specifica formazione del

personale educativo docente, sia alla utilizzazione dei mediatori culturali.

La Legge Regionale n. 5/2004 era sta impugnata per illegittimità costituzionale dal

Governo Berlusconi, ma la Corte Costituzionale con la sentenza n. 300 del 2005 ha

respinto totalmente le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio dei

ministri ribadendo che le competenze della integrazione sociale sono poste in capo alle

regioni ed enti locali.

Sono state già realizzate una serie di indicazioni previste dalla legge regionale.

In primo luogo la Regione si è dotata di un Programma triennale (2006-2008 ed ora

2009-2011).

Il Programma triennale è uno strumento di programmazione "trasversale" che intende

promuovere una integrazione delle politiche di settore (scuola, sociale, sanità, cultura,

lavoro, ecc…) per rispondere in modo unitario ai bisogni ed alle esigenze dei cittadini

stranieri immigrati.

Il Programma si compone di 24 capitoli tematici che definiscono le linee di indirizzo

dell'intervento regionale per il triennio.

Si è insediata nel febbraio 2005 la Consulta regionale per l’integrazione.

La Regione ha optato per una composizione “mista” e per una rappresentatività

“territoriale” dei cittadini stranieri presenti, in quanto si è stabilito di averne due per ogni

ambito provinciale. In particolare la Consulta ha contribuito alla redazione del Programma

Triennale e del Protocollo regionale sulla antidiscriminazione. Lo scorso 27 gennaio 2007 la

Regione ha sottoscritto un Protocollo regionale in materia di lotta alle discriminazioni assieme a

Comuni, Province e Parti sociali (in occasione dell’anno europeo delle pari opportunità) perché

questo tema diventerà sempre più importante nel futuro. In questi mesi sono state svolte numerose

azioni di sistema (formazione, predisposizione delle schede informatizzate di segnalazione e

trattamento) e con la collaborazione di Province e Comuni capo-distretto, si è proceduto

all’individuazione e all’accreditamento dei luoghi in cui, su ciascun territorio, si svolgeranno le

attività contro le discriminazioni, si raccoglieranno le segnalazioni fatte dai cittadini e si attiveranno

le necessarie risposte.

D) LE POLITICHE REGIONALI

Dal 2000 ad oggi la Regione ha sviluppato un programma organico di azioni per facilitare

l’integrazione delle persone straniere consapevoli che l'immigrazione straniera

rappresenta un grande e storico fenomeno sociale che ha bisogno di "un gioco di squadra"

tra istituzioni, parti sociali, e terzo settore.

31

E’ partita con un importante e strategico Protocollo d'intesa in materia di immigrazione

straniera sottoscritto con gli Enti Locali, le Parti Sociali ed il Forum del Terzo settore

(dicembre 2001);

E’ stato poi affrontato il tema del crescente fenomeno della assistenza familiare, che ha

portato alla stipula di un Protocollo di accordo tra Regione ed Organizzazioni sindacali per

sostenere l'emersione e la qualificazione del lavoro di assistenza ad anziani e disabili

svolto dalle assistenti familiari (aprile 2003);

Nel giugno del 2004 è stato stipulato con ANCI, UPI, Forum regionale del Terzo Settore,

sindacati e associazioni un Protocollo regionale d'intesa in materia di richiedenti asilo e

rifugiati che ha dato vita ad una rete regionale di iniziative.

A partire dall’anno 2000 la Regione propone annualmente un “Programma regionale per

l’integrazione sociale dei cittadini stranieri" attraverso specifiche risorse finalizzate

regionali per un ammontare di circa 4 milioni di euro annui sul versante sociale, ma se

calcoliamo tutti gli assessorati (scuola, sanità, formazione, ecc…) il totale annuo

della spesa cresce notevolmente).

In Emilia-Romagna abbiamo cercato di evitare sovrapposizioni tra il ruolo delle Province e

dei Comuni.

Le prime si sono indirizzate verso la costruzione degli Osservatori provinciali

sull’immigrazione, verso il supporto a progetti di comunicazione interculturale che hanno

coinvolto radio e tv locali, verso il sostegno all’associazionismo migrante e a percorsi di

partecipazione (Consulte provinciali di Ferrara e Bologna).

I Comuni hanno invece sviluppato cinque aree principali di intervento:

a) una serie di interventi in ambito scolastico rivolte a minori stranieri ed alle loro

famiglie;

b) la realizzazione ed il consolidamento di punti informativi per cittadini stranieri;

c) il consolidamento e lo sviluppo delle attività specifiche di mediazione interculturale

nei servizi;

d) la realizzazione di interventi per orientare e facilitare l’accesso ai servizi, compresa

la formazione giuridica e interculturale al personale;

e) la attivazione di corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, con il sostegno

dell’associazionismo e dei sindacati .

Il Sistema regionale di accoglienza ed integrazione oggi si avvale:

− di 200 centri di accoglienza con 3000 posti letto;

− di 130 sportelli informativi per i cittadini stranieri aperti dai Comuni;

− dell’impiego di oltre 250 mediatori interculturali utilizzati in ambito scolastico, sociale e

sanitario per facilitare l’incontro e la comprensione tra operatori pubblici e cittadini

32

stranieri;

− di una rete regionale sulla lotta alla tratta con quasi 2.000 donne inserite nei percorsi di

protezione dell’articolo 18, dal 1999 ad oggi;

− di una rete regionale (in via di definizione) di sportelli locali contro le discriminazioni;

− di una rete regionale sul versante dei richiedenti asilo e rifugiati (con 250 posti letto

disponibili);

− di un coordinamento regionale dei Centri interculturali promossi dai Comuni o dal

privato sociale (con l’inaugurazione recente del centro interculturale di Piacenza siamo

oramai ad una ventina di Centri interculturali presenti in regione);

− di una ventina di iniziative sul versante della comunicazione interculturale (giornali,

radio, tv, siti internet); iniziative cresciute grazie al sostegno della Regione Emilia-

Romagna e degli enti locali;

− di oltre una decina di Consulte elette a suffragio universale e diretto dai cittadini

stranieri (ultima in ordine di tempo è stata Faenza il 14 dicembre 2008 dove ha votato il

24% degli aventi diritto, ma abbiamo anche Consulte a Bologna, Modena, Forlì,

Cesena, Ravenna ecc…) a dimostrazione dell’interesse degli stranieri a partecipare

attivamente alla vita pubblica della comunità locale.

In particolare sulla necessità di aumentare l’impegno verso l’apprendimento della lingua

italiana, E’ stato sottoscritto tra Regione e Ministero della Solidarietà Sociale il 12

dicembre 2007 un accordo che prevede l’utilizzo di risorse statali pari a 296.000,00 euro

per la realizzazione di nove piani provinciali di interventi per l’apprendimento e la

alfabetizzazione alla lingua italiana (DGR 790/2008).

Sono in corso di realizzazione decine di corsi di lingua in ogni angolo del territorio

regionale, rivolti in particolare alle donne straniere.

33

Sempre relativamente all’inquadramento concettuale delle questioni legate al fenomeno della

migrazione e dei suoi ‘costi’ è stato distribuito il seguente articolo a cura del Dr. Andrea Stuppini:

In numerosi paesi europei ed soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, esistono stime ed

analisi dei costi e dei benefici del fenomeno migratorio dal punto di vista finanziario: quanto

pagano questi lavoratori in termini di tasse e contributi e quanto ricevono in servizi.

Per la verità sono calcoli piuttosto complessi e condotti con metodologie diverse che raramente

hanno portato a risultati convergenti.

Mediamente, si può dire che la maggioranza delle analisi sembra testimoniare un apporto positivo

dei migranti alla fiscalità generale o al massimo un “effetto fiscale zero” (cioè un’equivalenza tra

costi e benefici). In Italia studi di questo tipo sono ancora piuttosto limitati, anche se dopo il lavoro

promosso dal prof. Livi Bacci alcuni anni fa1, nel 2009 sono uscite ricerche sul tema effettuate – tra

gli altri - da Banca Italia, Caritas, Ismu, Isae ecc.

Un approfondimento dei dati di spesa è possibile, anche a partire dalle relazioni del Ministro

dell’Economia e della Corte dei Conti, che pure si riferiscono ad una spesa standard annuale,

comprensiva degli stipendi degli operatori pubblici che erogano i servizi.

Infatti il sistema di calcolo che è usato prevalentemente è quello del costo standard, intendendo il

totale dei costi diviso il numero degli utenti, cioè una spesa media pro-capite. Si può tuttavia

utilizzare anche un altro approccio: quello della spesa marginale, che considera solo i costi

aggiuntivi corrispondenti ad una nuova utenza.

Infine bisognerebbe non soffermarsi solo su di un singolo anno fiscale, ma ragionare sull’intero

arco di vita del contribuente/utente.

Si possono prendere in considerazione sei settori principali di spesa di welfare e di sicurezza che

assorbono pressoché l’intero ammontare della spesa sostenuta per utenti stranieri.

1 M. Livi Bacci, a cura di: “L’incidenza economica dell’immigrazione”, Giappichelli, 2005.

34

Il settore di gran lunga più importante del welfare italiano è quello della sanità che nel 2007 è

costato 103,7 miliardi di euro: qui l’incidenza della spesa per immigrazione è percentualmente

assai modesta circa il 2,2% del totale (cui si può aggiungere uno 0,3% per irregolari S.T.P.)

soprattutto a causa della giovane età.

Tradotte in euro queste percentuali significherebbero tuttavia 2,3 e 0,4 miliardi di euro.

Da notare che in Spagna dove la contribuzione sanitaria è separata dalla fiscalità generale, il

ministro Bernat Soria può affermare con precisione che “gli stranieri contribuiscono per il 6,2% e lo

utilizzano (il sistema sanitario) per il 4,6%”.2

Il secondo settore per importanza è quello della scuola che costa (2007) 42,4 miliardi di euro;

disponiamo del dato degli studenti stranieri (6%) e quindi otteniamo un valore di 2,5 miliardi di

euro.

Per quanto riguarda i servizi sociali comunali, i dati di alcuni comuni settentrionali sembrano

attestare una percentuale di utenti stranieri simile a quella degli stranieri residenti: sui 6 miliardi di

spesa sociale dei comuni, si possono addebitare agli utenti stranieri (essenzialmente minori ed

adulti) circa 400 milioni di euro, dei quali solo 130 di interventi di integrazione sociale in senso

stretto.

Il quarto settore è quello della casa relativo alla presenza negli alloggi di edilizia residenziale

pubblica ed ai contributi del fondo sociale per l’affitto; considerando una presenza straniera

leggermente superiore al dato dei residenti nei circa 630.000 alloggi ERP (e calcolando la

differenza con i prezzi degli affitti di mercato) ed una quota più consistente del fondo sociale per

l’affitto, si ottiene un valore di circa 200 milioni per entrambi, per un totale di 400 milioni di euro.

Il quinto settore è quello della giustizia (tribunali e carceri) che nel 2007 è costato allo Stato circa

7,8 miliardi di euro; qui l’incidenza degli stranieri è desumibile dal numero dei condannati e dei

carcerati – attorno al 25% del totale. Otteniamo così un valore di poco inferiore ai 2 miliardi.

Il sesto settore è quello degli interni (spesa totale 2007: 11,5 miliardi) dove le spese per gli

immigrati sono concentrate nei centri di detenzione e ed espulsione, nei centri per i richiedenti

2 “Il caso Eluana? Da noi non sarebbe possibile”, Corriere della Sera – 8 febbraio 2009

35

asilo e nelle politiche relative all’ordine pubblico, con un totale di spesa poco superiore ai 500

milioni l’anno.

Infine, come settori di trasferimento monetario, occorre considerare circa 400 milioni di assegni

famigliari e circa 600 milioni di trattamenti pensionistici (con l’esclusione degli italiani nati all’estero,

che rappresentano la maggioranza nei dati rilevati dall’INPS).

Il complesso delle spese relative agli utenti stranieri dei servizi di welfare, a costo standard,

ammonta così a circa 9,3 miliardi di euro, che vanno confrontati con i circa 10 miliardi ottenuti nello

stesso anno dallo stato (7 miliardi di contributi previdenziali e 3 miliardi di gettito fiscale)3.

Sappiamo tuttavia che in settori come la scuola e la giustizia il costo del personale supera il 90%

del totale ed anche la spesa pubblica nel suo complesso è composta per oltre la metà da stipendi,

oneri finanziari, beni e servizi.

Addebitare quindi all’utenza immigrata una quota percentuale di spesa standard è un’operazione

impropria.

L’esempio più chiaro è quello della scuola: nel 2007 costava 42,4 miliardi di euro, ma già nel 1998

arrivava a 31,3 miliardi: l’aumento dei costi è imputabile quasi esclusivamente alla lievitazione

degli stipendi , ma per far fronte alla nuova utenza non si sono assunti nuovi insegnanti, né si sono

costruite nuove scuole, se non in misura ridottissima.

L’insieme dei servizi presi in esame ammontava nel 2007 a circa 175 miliardi di euro, ma dieci anni

prima (nel 1998) quando l’incidenza dell’ utenza immigrata era pressoché irrilevante, il costo di

questi servizi era già di 115 miliardi.

E’ vero che nel periodo considerato la popolazione residente in Italia è aumentata quasi

esclusivamente a causa degli stranieri, ma l’ incremento dei costi non è dovuto alla

predisposizione di nuovi servizi, ma soprattutto da lievitazioni delle spese del personale,

indipendenti dalla composizione dell’ utenza.

La crescita di utenti immigrati ha indubbiamente messo sotto pressione alcuni comparti (come

scuola, sanità, carceri ecc.) nelle regioni settentrionali, ma più per lo sforzo di singoli operatori che

attraverso nuovi investimenti.

3 Vedi A. Stuppini “Le tasse degli immigrati”. La voce.info 24.4.2009

36

Una valutazione corretta per un bilancio finanziario del fenomeno migratorio dovrebbe, sul

versante della spesa, esser calcolato piuttosto come un costo aggiuntivo misurabile nella

variazione al margine della nuova utenza immigrata.

Questo costo marginale è composto da circa 1,5 miliardi di euro l’anno di trasferimenti monetari

(tra casa, servizi sociali, assegni famigliari, pensioni ecc.) e per una quota restante di prestazioni in

servizi, soprattutto in campo sanitario e scolastico, che solo nel caso delle politiche di integrazione

e di sicurezza interamente dedicate agli immigrati, è corretto considerare complessivamente.

Occorre infatti notare che l’ Italia è forse il paese europeo che meno ha investito, in questi anni,

nelle politiche di integrazione sociale (come ad esempio corsi di lingua italiana e mediazione

culturale) ed ha finora retto su questo fronte solo grazie al lavoro di organizzazioni di volontariato e

del terzo settore e non certo per una spesa pubblica, che tra risorse nazionali e locali è

quantificabile in circa duecento milioni di euro l’ anno.

Il gettito fiscale di circa 3 miliardi di euro annuali di imposte dirette ed indirette dei lavoratori

migranti è sufficiente a coprire l’aumento complessivo del costo dei servizi imputabile alla nuova

utenza.

Come in altri paesi europei si può considerare quindi almeno un effetto fiscale zero nell’apporto

finanziario dell’immigrazione, che nel breve periodo costituisce però un indubbio vantaggio per il

bilancio dell’INPS.

La percezione che gli immigrati rappresentino un onere per i conti pubblici non è perciò suffragata

dai dati.

Una valutazione più completa non dovrebbe tuttavia limitarsi ad un singolo anno fiscale, bensì

tener conto dell’intero arco di vita delle persone, considerando l’invecchiamento della popolazione

immigrata, pur se risulta oggi difficile stimare correttamente quanti di essi potranno percepire in

futuro di trattamenti pensionistici a carico dell’ INPS (per i quali occorrono almeno venti anni di

versamenti contributivi).

Peraltro l’impatto fiscale complessivo è piuttosto modesto e si potrebbe sintetizzare in questo

modo: gli stranieri rappresentano il 7% della forza lavoro del paese, con stipendi netti attorno ai

900 euro mensili ed un’età media di circa 15 anni più bassa di quella degli italiani, costituiscono

circa l’1% del gettito fiscale complessivo, hanno fatto lievitare di circa l’1% la spesa pubblica nei

37

settori di welfare, forniscono circa il 4% dei contributi previdenziali, ricevendo per ora una quota

minima dei trattamenti pensionistici.

38

E’ stato poi fornito un primo inquadramento del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale da parte

del Dr. Andrea Bolognesi. Questa prima docenza ha dato l’opportunità di riflettere sul ruolo del

migrante e sulle relative problematiche rispetto al SSN ed alle sue caratteristiche organizzative.

Diritto alla salute e all’assistenza sanitaria

dei cittadini stranieri immigrati

Forlì, 20 ottobre 2009

Progetto Pass

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Si è poi passati, con la Dr.ssa Linda Campanini, a riflettere sugli aspetti organizzativi ed

amministrativi relativi alla condizione del migrante, sia regolare che irregolare:

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31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN ITALIA DI

CITTADINI STRANIERI - PERMESSO DI SOGGIORNO 1

DISCIPLINA DELL’INGRESSO E

DEL SOGGIORNO IN ITALIA DI

CITTADINI STRANIERI

GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.

I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE

SOGGIORNA IN ITALIA

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 2

INGRESSO NEL TERRITORIO DELLO STATO

E’ CONSENTITO:

1. Soltanto attraverso i valichi di frontiera, allo straniero in possesso:

di passaporto valido o documento equipollente

del visto di ingresso ove richiesto

di idonea documentazione atta a confermare lo scopo e le condizioni del soggiorno

di indicazione dei mezzi di trasporto utilizzati e delle condizioni di alloggio

(art.4, co 1-3 D.Lgs 25/07/98 n. 286)

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31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 3

INGRESSO NEL

TERRITORIO DELLO STATO

2. allo straniero che dimostri:di disporre mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di provenienza

(art. 4 co 3, D.Lgs 25/07/98 n. 286)

I mezzi di sussistenza sono definiti con apposita direttiva emanata dal Ministero dell’Interno, sulla base dei criteri indicati nel documento di programmazione di cui all’art.3, comma 1, del D.Lgs 25/07/98 n. 286

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 4

INGRESSO NEL

TERRITORIO DELLO

STATO

NON E’ CONSENTITO QUANDO:

Non soddisfa i predetti requisiti

è considerato una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei paesi con i quali l’Italia abbia sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone, con i limiti e le deroghe previsti nei suddetti accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere e la libera circolazione o che risulti condannato per particolari delitti

(art. 4, comma 3, D.Lgs 25/07/98 n. 286; L. 30/07/02 n. 189)

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31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 5

VISTO DI INGRESSO

E’ RILASCIATO

Dalle Rappresentanze diplomatiche o consolari italiane nello stato di origine o di stabile residenza dello straniero

Per soggiorni non superiori a 3 mesi sono equiparati ai visti rilasciati dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane quelli emessi sulla base di specifici accordi, dalle autorità diplomatiche o consolari di altri Stati

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 6

Il visto di ingresso è rilasciato

Dagli Uffici di Polizia di frontiera italiani

per casi di assoluta necessità per una

durata non superiore a 10 giorni (5 in caso

di visto di transito)

Per la durata occorrente in relazione ai

motivi della richiesta ed alla

documentazione prodotta dal richiedente

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31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 7

TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO

1 - PER ADOZIONE

2 – PER AFFARI

3 – PER CURE MEDICHE

4 – DIPLOMATICO PER

ACCREDITAMENTO O NOTIFICA

5 – PER FAMILIARE AL SEGUITO

6 – PER GARA SPORTIVA

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 8

TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO

7 – PER INSERIMENTO NEL

MERCATO DEL LAVORO

8 – PER INVITO

9 – PER LAVORO AUTONOMO

10 – PER LAVORO SUBORDINATO

11 – PER MISSIONE

12 – PER MOTIVI RELIGIOSI

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31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 9

TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO

13 – DI REINGRESSO

14 – PER RESIDENZA ELETTIVA

15 – PER RICONGIUNGIMENTO

FAMILIARE

16 – PER STUDIO, BORSE DI STUDIO

E RICERCA

18 – PER “TRANSITO”

TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO

19 – PER TRASPORTO

20 – TURISMO

21 – PER VACANZE-LAVORO

22 – PER RICERCA SCIENTIFICA

23 - PER VOLONTARIATO

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 10

96

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN ITALIA DI

CITTADINI STRANIERI - PERMESSO DI SOGGIORNO 11

IL PERMESSO

DI SOGGIORNO

MOTIVI DEL SOGGIORNO

RICHIESTA, RILASCIO E RINNOVO

DEL PERMESSO DI SOGGIORNO

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 12

PERMESSO DI SOGGIORNO

Possono soggiornare nel territorio dello Stato gli stranieri entrati regolarmente ai sensi dell’art. 4 del D.Lgs. 25/07/1998 n. 286, che siano muniti di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno rilasciati e in corso di validità a norma del D.Lgs. 25/07/1998 n. 286 o che siano in possesso di permesso di soggiorno o titolo equipollente rilasciato dalla competente autorità di uno Stato appartenente all’Unione Europea, nei limiti ed alle condizioni previsti da specifici accordi

(art. 5, comma 1, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286 e modifiche ai sensi della L. 30 luglio 2002)

97

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 13

PERMESSO DI SOGGIORNO

Il permesso di soggiorno deve essere

richiesto per soggiorni superiori a tre

mesi, al questore della provincia in cui lo

straniero si trova entro otto giorni

lavorativi dal suo ingresso nel territorio

dello Stato.(art. 5, comma 2, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286;

L. 46/2007 conversione in legge del D.L. 15/2/2007 n. 10)

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 14

PERMESSO DI SOGGIORNO

Per soggiorni inferiori a tre mesi per visite, affari, turismo e studio, lo straniero dichiara la propria presenza all’ufficio di polizia di frontiera, al momento dell’ingresso sul territorio nazionale o in caso di provenienza da Paesi dell’area Schengen, entro otto giorni dal suo ingresso, al questore della provincia in cui si trova, secondo le modalità stabilite con decreto del Ministero dell’Interno

(art. 1, comma 2 L. 28/5/2007 n.68)

98

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 15

PERMESSO DI SOGGIORNO

Gli stranieri che soggiornano nel territorio dello Stato devono comunicare al questore competente per territorio, entro i 15 giorni successivi, le eventuali variazioni del proprio domicilio abituale.

In ogni caso la dimora dello straniero si considera abitualmente anche in caso di ospitalità da più di tre mesi presso un centro di accoglienza

(art. 6, comma 7-8, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286)

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 16

PERMESSO DI SOGGIORNO

Lo straniero è tenuto, a richiesta degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza, ad esibire il passaporto o altro documento di identificazione nonché il permesso o la carta di soggiorno. Coloro che, senza giustificato motivo non lo esibiscono, sono puniti con l’arresto fino a sei mesi e l’ammenda fino a lire ottocentomila

Qualora non vi sia motivo di dubitare della identità personale dello straniero, questi è sottoposto a rilievi fotodattiloscopici e segnaletici

(art. 6, commi 3-4, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286;L. 30/7/2002 n. 189)

99

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 1

PERMESSO DI SOGGIORNO

I permessi di soggiorno sono rilasciati per gli stessi motivi del visto di ingresso ovvero per uno dei seguenti altri motivi:

(art. 11 DPR n. 394 del 31/8/1999)

per richiesta di asilo e per asilo

per emigrazione in un altro paese

per acquisto della cittadinanza

per motivi di giustizia su richiesta dell’A.G.

per motivi umanitari

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 18

PERMESSO DI SOGGIORNO

Per residenza elettiva a favore dello straniero titolare di una pensione recepita in Italia

Per cure mediche a favore del genitore di minore

Per integrazione del minore nei confronti dei minori che si trovino nelle condizioni di cui all’art.32, commi 11-bis e 1-ter del Testo Unico

100

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 19

PERMESSO DI SOGGIORNO

Per motivi di protezione sociale (art. 27)

Per minore età (art. 28)

Attesa occupazione

Donne in stato di gravidanza o nei sei

mesi successivi alla nascita del figlio

(art. 28)

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 20

PERMESSO DI SOGGIORNO

PER MOTIVI FAMILIARI

Comprende il visto di ingresso per ricongiungimento familiare e quello per familiari al seguito.

E’ rilasciato:

Allo straniero che ha fatto ingresso con visto per motivi di ricongiungimento familiare

Allo straniero regolarmente soggiornante ad altro titolo da almeno un anno e che abbia contratto matrimonio con cittadino italiano in Italia.

(art. 30 D.Lgs. 25/7/1998 n. 286;L. 30/7/2002 n. 189; D.Lgs. 8/1/2007 n. 5)

101

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 21

PERMESSO DI SOGGIORNO

PER MOTIVI FAMILIARI

Allo straniero che abbia contratto matrimonio in Italia con cittadini membro dell’UE

Allo straniero che abbia contratto matrimonio in Italia con cittadino straniero regolarmente soggiornante.

Il permesso é immediatamente revocato qualora sia accertato che al matrimonio non sia seguita l’effettiva convivenza (salvo che sia nata prole), o che sia accertato che il matrimonio ha avuto luogo allo scopo esclusivo di permettere all’interessato di soggiornare nel territorio dello Stato

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 22

PERMESSO DI SOGGIORNO

PER MOTIVI FAMILIARI

Al familiare straniero regolarmente

soggiornante che possiede requisiti per il

ricongiungimento con cittadino italiano o altro

Stato membro dell’UE residente in Italia. In tal

caso il permesso del familiare è convertito in

permesso di soggiorno per motivi familiari

Al genitore straniero, anche naturale, di minore

italiano residente in Italia

102

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 23

PERMESSO DI SOGGIORNO PER

MOTIVI DI PROTEZIONE SOCIALE

Quando siano accertate, situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero, ed emergano concreti pericoli per la sua incolumità, il Questore, anche su proposta del Procuratore della Repubblica, rilascia uno speciale p.d.s. per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale, e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale (art. 18 D.Lgs. 25/7/1998 n.286)

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 24

PERMESSO DI SOGGIORNO

PER MOTIVI DI LAVORO

Lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato:

Il permesso di soggiorno è rilasciato a seguito della stipula del contratto di soggiorno per lavoro (art.5, comma 3-bis, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189).

Lavoro autonomo

L’ingresso in Italia di lavoratori stranieri per lavoro autonomo non occasionale è consentito a condizione che l’esercizio di tale attività non sia riservato dalla legge a cittadini italiani, o a cittadini di uno degli Stati membri dell’U.E.

(art. 26 D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189)

103

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 25

PERMESSO DI SOGGIORNO

PER MOTIVI DI LAVORO

Lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato:

Il permesso di soggiorno è rilasciato a seguito della stipula del contratto di soggiorno per lavoro (art.5, comma 3-bis, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189).

Lavoro autonomo

L’ingresso in Italia di lavoratori stranieri per lavoro autonomo non occasionale è consentito a condizione che l’esercizio di tale attività non sia riservato dalla legge a cittadini italiani, o a cittadini di uno degli Stati membri dell’U.E.

(art. 26 D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189)

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 26

PERMESSO DI SOGGIORNO

PER MOTIVI DI LAVORO

Lavoro stagionale:

Il datore di lavoro o le associazioni di categoria che intendano instaurare un rapporto di lavoro subordinato a carattere stagionale con uno straniero, devono presentare richiesta nominativa allo Sportello Unico per l’Immigrazione. Lo S.U. rilascia l’autorizzazione con validità da 20 giorni a 9 mesi in corrispondenza del lavoro stagionale richiesto

(art. 24 D.Lgs. 25/7/98 n. 286; L.30/7/2002 n.189)

104

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 27

RICHIESTA DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

Lo straniero munito di passaporto e di visto di ingresso deve richiedere il permesso di soggiorno in rapporto alla tipologia del soggiorno:

Alle POSTE

Alla QUESTURA

Alla PREFETTURA (Sportello Unico per L’Immigrazione) della provincia in cui intende soggiornare

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 28

RICHIESTA DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

RICHIESTA ALLE POSTE: (Circ.Min.Int. 7/12/06)

adozione

affidamento

attesa di occupazione

riacquisto della cittadinanza italiana

rinnovo asilo politico

motivi di famiglia

motivi di famiglia del figlio < 14 anni

105

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 29

RICHIESTA DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

lavoro autonomo

lavoro subordinato

casi particolari (lettori universitari, traduttori, interpreti, tirocinio, lavoratori occupati presso circhi, ballerini, artisti, musicisti ecc.)

lavoro subordinato stagionale

missione motivi religiosi

ricerca scientifica

motivi di studio

turismo per periodi superiori a tre mesi

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 30

RICHIESTA DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

Gli Uffici Postali abilitati, all’atto della accettazione della pratica, rilasciano una ricevuta della raccomandata, che è provvista di requisiti di sicurezza e riporta i codici di accesso all’area riservata per conoscere lo stato di avanzamento della pratica ed assume la stessa valenza del modulo tradizionale e consente allo straniero di godere dei medesimi diritti connessi al possesso del titolo di soggiorno

Lo straniero, con lettera raccomandata, viene successivamente convocato dall’Ufficio Immigrazione per i rilievi dattiloscopici e per il ritiro del p.d.s.

106

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 31

RICHIESTA DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

RICHIESTA ALLA QUESTURA:

Richiesta di asilo politico

Apolidi (primo rilascio)

Motivi umanitari

Cure mediche

Gara sportiva

Giustizia

Integrazione del minore

Invito

Minore età

Affari per periodi superiori a tre mesi

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 33

RICHIESTA DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

In mancanza dei requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno richiesto, la Questura dovrà rilasciare un altro permesso per cui sussistano i requisiti previsti dalla legge

Il permesso di soggiorno è rilasciato in conformità al Regolamento CE n. 1030/2002 del Consiglio dell’Unione Europea del 13/06/2002 e contiene l’indicazione del codice fiscale

(art. 11, comma 2, DPR 31/8/1999 n. 394 modificato dal DPR 18/10/2004 n. 334)

107

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 34

DURATA DI VALIDITA’ DEL

PERMESSO DI SOGGIORNO

Ha la stessa durata prevista dal visto, salvo che la legge preveda durate diverse

(art. 5, comma 3, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286)

Massimo 3 mesi per visite, affari e turismo(soppresso dal D.L. n. 10 del 15/2/2007)

Massimo 12 mesi (rinnovabile) per studio

Massimo 2 anni (rinnovabile) per ricongiungimento familiare (comma 3 sexies)

Massimo 9 mesi per lavoro stagionale

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 40

RINNOVO DEL PERMESSO

DI SOGGIORNO

Il permesso di soggiorno non può essere

rinnovato o prorogato quando risulta che lo

straniero ha interrotto il soggiorno in Italia

per un periodo continuativo di oltre 6 mesi

o superiore alla metà del periodo di validità

del p.d.s.(DPR 394 del 31 agosto 1999, art. 13 comma 4)

108

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 1

POSSIBILITA’ DI CONVERSIONE

DEL PERMESSO DI SOGGIORNO

Ogni tipo di permesso di soggiorno ad

esclusione di quello rilasciato per motivi di

volontariato, può essere convertito in un

permesso di soggiorno diverso da quello

per cui era stato chiesto il rilascio, il

rinnovo o la conversione anche se mancano

i relativi requisiti, purché vi siano i

presupposti per altro tipo di soggiorno.

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 49

ESPULSIONE

AMMINISTRATIVA

MISURA DI SICUREZZA

(giudiziaria)

MISURA SOSTITUTIVA DELLA

DETENZIONE (giudiziaria)

109

31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN

ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 60

NORMATIVA

Circ. Min. Int. 28/10/2008

D.Lgs. 3/10/2008 n. 160

Legge 6/8/2008 n. 133

Legge 24/7/2008 n. 125

Decreto 22/7/2008

Decreto 9/7/2008

D.L. 23/5/2008 n. 92

D.M. 11/4/2008

D.L. 28/1/2008 n. 25

D.L. 9/1/2008 n. 17

D.L. 10/8/2007 n. 154

Circ. Min. Int. 26/7/2007

Legge n. 68/2007

Legge 6/4/2007 n. 46

D.Lgs. 3/2007

D.Lgs. 8/1/2007

D.Lgs. 5/1/2007

Regolamento CE n. 1932/2006

D.Lgs. 30/5/2005 n. 140

D.Lgs. 10/1/2005 n. 12

Legge 12/11/2004 n. 271

DPR. 18/10/2004 n. 334

DPR 16/9/2004 n. 303

D.L. 14/9/2004 n. 241

D.M. Interno 3/8/2004

Legge 9/10/2002 n. 220

Legge 30/7/2002 n. 189

Legge 289/2002

D. 12/7/2000

DPR 30/6/2000 n. 230

DPR. 31/8/1999 n. 394

D.Lgs. 22/6/1999 n. 230

D. 18/3/1999

D.Lgs. 25/7/1998 n. 286

Legge 6/3/1998 n. 40

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI STRANIERI

ISCRITTI AL SSN 1

ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI STRANIERI

ISCRITTI AL SSN

GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.

I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE SOGGIORNA

IN ITALIA

110

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 2

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

Stranieri regolarmente soggiornanti che:

abbiano in corso regolari attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo

o

siano iscritti nelle liste di collocamentoo

siano detenuti o internati(art. 34, comma 1, lettera a) D.Lgs. 286 del 25/07/1998

Circolare Ministero Sanità 24/03/2000 pg.4)

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 2

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

Stranieri regolarmente soggiornanti che:

abbiano in corso regolari attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo

o

siano iscritti nelle liste di collocamentoo

siano detenuti o internati(art. 34, comma 1, lettera a) D.Lgs. 286 del 25/07/1998

Circolare Ministero Sanità 24/03/2000 pg.4)

111

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

Stranieri regolarmente soggiornanti o che abbiano chiesto il rinnovo del titolo di soggiorno:

– Per lavoro subordinato, lavoro autonomo

– Per motivi familiari (D.Lgs. 3/10/2008 n. 160).

– Per asilo politico, asilo umanitario, per richiesta di asilo

– Per attesa adozione, per affidamento

– Per acquisto della cittadinanza

– Per cure mediche nei confronti della donna in gravidanza o nei sei mesi dopo il parto

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 3

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 4

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

In particolare a pag. 4 e 5 della Circolare Ministero della Sanità 24/03/2000 si precisa che sono “destinatari dell’assicurazione obbligatoria, tutti gli stranieri che, in relazione alle disposizioni che disciplinano il rilascio del p.d.s., abbiano ottenuto il permesso stesso o ne abbiano chiesto il rinnovo per i seguenti motivi:

1. Lavoro subordinato: riferimento al Titolo III “disciplina del lavoro” del D.Lgs. n.286 del 25/07/1998

112

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 5

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

2. Lavoro autonomo: il riferimento è al Titolo III artt. 26 e 27 del D.Lgs. 25/07/1998 n. 286

“L’espressione di lavoro autonomo deve essere definita in termini estensivi, nel senso che tutti coloro che svolgono una attività lavorativa, che non rientri nell’ambito del lavoro subordinato, rientrano nella figura del lavoratore autonomo”

(circ. Min. San 24/3/00)

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 6

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

3. Motivi familiari: disciplinato nel Titolo

IV dagli art. 28-33 del D.Lgs. 25/07/1998

n. 286. In proposito si deve rilevare che

tale permesso è rilasciato, allo straniero

che ha ottenuto il visto d’ingresso per

ricongiungimento familiare o per

familiare al seguito, ad eccezione dei

genitori ultra 65enni.

113

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 7

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

4. Asilo politico il riferimento è: agli artt. 2 - 10, comma 4, e 19, comma 1, del

D.Lgs 25/07/1998 n.286

all’art. 1 del D.L. 416/89 n. 416, convertito in L. 28 febbraio 1990 n. 39

alle Convenzioni di Ginevra del 28/7/51 sui rifugiati politici (ratificata in Italia con Legge 24/7/54 n. 722) e di New York del 28/9/54 su apolidi (ratificata con Legge 1/2/62 n. 306)

al Protocollo di New York del 31/1/67

alla convenzione di Dublino del 15/6/1990 sempre sui rifugiati

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 8

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

5. motivi umanitari:

il riferimento è al D.Lgs 25/07/98 n. 286: art. 18, comma 1 - soggiorno per motivi

di protezione sociale art. 19, comma 2, lettere a) e d) - divieto

di espulsione e di respingimento di minori di anni 18 e di donne in stato di gravidanza e di puerperio fino ad un massimo di 6 mesi e al marito convivente (C.Cost. 376/2000)

114

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 10

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

6. Richiesta di asilo:

il riferimento è all’art. 1 del D.L. 30/12/89 n.416 convertito nella

Legge 28/2/1990 n. 39;

l’iscrizione obbligatoria riguarda

coloro che hanno presentato richiesta di asilo sia politico che

umanitaria.

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 12

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

7. Attesa adozione e affidamento:

il riferimento è agli artt. 29, 31 e 33, comma 2, del D.Lgs.

25/07/1998 n.286 e art. 2 della Legge 4/5/83 n.184

115

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 13

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

8. Acquisto della cittadinanza:

sono tutti coloro che hanno presentato domanda di cittadinanza italiana, avendone maturato i presupposti e i requisiti e che sono in attesa della definizione del procedimento ai sensi della L. 5/2/92 n.21 e del regolamento di esecuzione emanato con DPR 12/10/93 n.572

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 14

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

9. Cure mediche:

nei confronti delle donne in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio a cui provvedono: hanno l’obbligo di iscrizione per la durata del permesso di soggiorno

116

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 21

STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE

ISCRITTI AL SSN

REQUISITI PER L’ISCRIZIONE:

Permesso di soggiorno in corso di

validità o ricevuta di rinnovo

Autocertificazione di residenza

oppure di effettiva dimora, come

risulta dal permesso di soggiorno

Autodichiarazione del codice fiscale

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 40

ISCRIZIONE AL SSN

DURATA DELL’ISCRIZIONE:

E’ valida per tutta la durata del

permesso di soggiorno(art. 42 DPR 31/8/1999 n.394)

Non decade nella fase di rinnovo del

permesso di soggiorno(art. 42, comma 4, DPR 31/08/1999

DPR 18/10/2004 N. 334)

117

31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI

STRANIERI ISCRITTI AL SSN 47

NORMATIVA

• D.L. 30.12.1979 n. 633 e L. di conversione 29.02.1980 n.33• D.P.R. 24.12.1992• Telegramma Ministero della Sanità prot. 1000 V/33-52426 del 14.09.1995• D.L. 20.09.95 n. 390 e L. di conversione 30.11.1995 n. 490• D.M. Sanità 01.02.1996• Nota Ministero Sanità prot. n. 1000/III18372 del 06.05.1996• D.P.R. 24 dicembre 1992• Legge 6 marzo 1998 n.40• Circ. Min. San. 22 aprile 1998• D.L. 25 luglio 1998 n. 286• D.P.R. 31 agosto 1999 n. 394• Circ. Min. San. 24/03/2000• D.M. Affari Esteri 12/7/2000• L. 30/07/2002 n. 189• D.P.R. 18/10/2004 n. 334• Circolare Ministero della Salute 19/11/2007• Circolare Ministero della Salute 19/07/2007

31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI REGOLARMENTE

SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 1

PRESTAZIONI SANITARIE RESE A

CITTADINI STRANIERI

REGOLARMENTE SOGGIORNANTI

IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN

GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.

I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE

SOGGIORNA IN ITALIA

118

31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI

REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 2

SOGGETTI FRUITORI DELLE

PRESTAZIONI SANITARIE

Cittadini stranieri regolarmente soggiornanti

sul territorio nazionale non iscritti

obbligatoriamente o volontariamente al

SSN (art. 35, comma 1, D.Lgs 25/07/1998

n. 286) e non tutelati da trattati e accordi

internazionali o bilaterali o multilaterali di

reciprocità sottoscritti dall’Italia (art. 35,

comma 2, D.Lgs 25/07/1998 n. 286)

31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI

REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 3

TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI SANITARIE

Ai cittadini stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio nazionale, ma non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, sono assicurate:

Prestazioni ospedaliere urgenti (in via ambulatoriale, in regime di ricovero o di day hospital) per le quali devono essere corrisposte le relative tariffe al momento della dimissione ad esclusione dei soggetti privi di risorse economiche sufficienti.

(art. 43, comma1, DPR 31/8/89 n. 394 – Circ. Min.San. 24/3/2000)

119

31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI

REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 4

TIPOLOGIA DELLE

PRESTAZIONI SANITARIE

Prestazioni sanitarie d’elezione

previo pagamento delle relative

tariffe (art. 43, comma 1, DPR

31/08/1999 n. 394; Circ. Min.San.

24/3/2000 pg.11)

31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI

REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 5

TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI SANITARIE

Per gli stranieri tutelati da trattati e

accordi internazionali bilaterali o

multilaterali di reciprocità sottoscritti

dall’Italia, le prestazioni dovute sono

quelle previste dalla convenzione (art.35,

comma 2, D.Lgs. 25/7/98 n. 286; art. 43,

comma 7, DPR 31/8/99 n. 394)

120

31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI

REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 6

DEBITORE

A. PAGANTI IN PROPRIO

gli stranieri fruitori delle prestazioni sono

tenuti al pagamento delle prestazioni

corrispondendo le tariffe determinate

dalle Regioni e Province autonome,

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE NORME

RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 1

PRESTAZIONI RESE A

CITTADINI STRANIERI NON IN

REGOLA CON LE NORME

RELATIVE ALL’INGRESSO ED

AL SOGGIORNO O INDIGENTI

GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.

I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE

SOGGIORNA IN ITALIA

121

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 2

SOGGETTI FRUITORI

DELLE PRESTAZIONI

Cittadini stranieri presenti sul territorio dello

Stato non in regola con le norme relative

all’ingresso e al soggiorno(D.Lgs. 25/7/98 n. 286;

DPR 31/8/99 n. 384;

circ. Min.San. 24/3/2000)

Cittadini stranieri privi di risorse economiche (art. 35, comma 4, D.Lgs. 25/7/98 n. 286;

art. 43, comma 2, DPR 31/8/99 n. 384,

circ. Min.San. 24/3/2000 pg.13)

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 3

TIPOLOGIA DELLE

PRESTAZIONI SANITARIE

Ai sensi dell’art. 35, comma 3, D.Lgs. 25/7/98n.286 “ai cittadini stranieri presenti sul territoriodello Stato, non in regola con le norme relativeall’ingresso e al soggiorno, sono assicurate, neipresidi sanitari pubblici e privati accreditati lecure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti ocomunque essenziali, ancorché continuative,per malattia ed infortunio e sono estesi iprogrammi di medicina preventiva asalvaguardia della salute individuale e collettiva”

122

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 13

MODALITA’ DI EROGAZIONE

DELLE PRESTAZIONI SANITARIE

Le Regioni individuano le modalità più opportuneper garantire che le cure essenziali e continuativepreviste dall’art. 35 del D.Lgs. 25/7/98 n. 286,possono essere erogate nell’ambito delle strutturedella medicina del territorio o nei presidi sanitari,pubblici e privati accreditati, strutturati in formapoliambulatoriale od ospedaliera, eventualmentein collaborazione con organismi di volontariatoaventi esperienza specifica (art. 43, co 8, DPR31/8/99 n. 394, Circ. Min.San. 24/3/2000 pg. 14)

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 15

IL CODICE STP

Ha validità semestrale

E’ rinnovabile in caso di permanenza dellostraniero sul territorio nazionale

È costituito da sedici caratteri: tre per la siglaSTP, sei costituiti dal codice ISTAT relativoalla Regione e struttura sanitaria pubblica chelo rilascia (Reg) erogante le prestazioni (Circ.24/3/2000) e sette caratteri come numeroprogressivo attribuito al momento del rilascio

È riconosciuto su tutto il territorio nazionale

123

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 16

IL CODICE STP

Deve essere utilizzato sia per la rendicontazione

ai fini del rimborso, delle prestazioni erogate

dalle strutture accreditate dal SSN , sia per la

prescrizione, su ricettario regionale, di farmaci

erogabili, a parità di condizioni di partecipazione

alla spesa con i cittadini italiani, da parte delle

farmacie convenzionate.

Non dà diritto all’iscrizione al SSN e non è

assolutamente equiparabile ad essa

IL CODICE STP

La struttura sanitaria deve, in ogni

caso, provvedere, anche in assenza di

documenti di identità, alla registrazione

delle generalità fornite dall’assistito

(Circolare Ministero Salute 9/10/2006)

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 17

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31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 18

LO STATO DI INDIGENZA

Lo stato di indigenza è rapportato a

quello preso in considerazione per i

cittadini italiani al fine della erogazione

dell’assegno sociale ai sensi del comma

5 dell’art. 3 della Legge 333/95

L’importo di tale assegno per l’anno

2008 rapportato a 12 mesi è di € 5142,67

(395,59/mese)

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 19

LO STATO DI INDIGENZA

Pertanto gli stranieri non in possesso dipermesso di soggiorno fruitori di redditi diqualsiasi natura fino a tale importo sono daconsiderare indigenti, ossia privi di risorseeconomiche sufficienti al propriosostentamento

Lo stato di indigenza del soggetto vieneattestato al momento dell’assegnazione delcodice regionale a sigla STP, mediantesottoscrizione di una dichiarazione, anch’essavalevole 6 mesi

(circ. Min.San. 24/3/2000 pg. 13)

125

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 21

DIVIETO DI SEGNALAZIONE

La Legge n. 94 del 15 luglio 2009 recante “Disposizioni inmateria di sicurezza pubblica” entrato in vigore l’8 agosto09 ha introdotto il reato di ingresso e soggiorno illegaledegli stranieri in Italia

TUTTAVIA

non ha modificato l’art. 35 del D.Lgvo 286/98 che recita:“l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello stranieronon in regola con le norme sul soggiorno non puòcomportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo icasi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizionicon il cittadino Italiano”

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 22

DIVIETO DI SEGNALAZIONE

INOLTRE

la medesima Legge (n. 94 del 15 luglio 2009)

modificando l’art. 6 del D.Lgvo 286/98

HA PREVISTO

che per l’accesso alle prestazioni sanitarie non

sussiste l’obbligo della esibizione agli Uffici della

Pubblica Amministrazione dei documenti inerenti

la regolarità del soggiorno.

126

31/01/2010PRESTAZIONI RESE A CITTADINI STRANIERI NON IN REGOLA CON LE

NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 23

DIVIETO DI SEGNALAZIONE

PERTANTO

Il personale che opera nelle Strutture Sanitarie,

pur rivestendo la qualifica di Pubblico Ufficiale

o incaricato di Pubblico Servizio, non soggiace

all’obbligo di segnalazioni di cui agli artt. 361,

362 del C.P.(Nota Regionale n. 203274 del 15/09/2009)

Questi primi interventi hanno creato la cornice concettuale ed operativa entro cui il

Mediatore ed il cittadino straniero si muovono.

127

Unitamente a questi aspetti sono state presentate le esperienze di alcune Aziende partners che

hanno mostrato come il ruolo del Mediatore sia svolto all’interno del proprio Servizio.

La prima Azienda partner intervenuta è stato l’Ospedale S.Orsola attraverso una descrizione delle

attività di mediazione descritte dal Dr. Filippo Caniglia:

Chi siamo

Policlinico

128

L'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi è il primo Ospedale in Bologna con oltre 400 anni di storia alle spalle, oggi sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Bologna. È centro di riferimento nazionale ed internazionale per diverse patologie; ogni anno sono organizzati, nelle sedi interne dell'Ospedale, congressi e convegni ai quali partecipano anche professionisti di fama internazionale.

Attualmente è organizzato in 7 Dipartimenti comprendenti 91 Unità Operative; è dotato di 1758 posti letto con un organico di 5355 dipendenti compresi i ricercatori e i medici universitari. Vi si effettuano circa 72.000 ricoveri all'anno e 4.000.000 di prestazioni specialistiche per esterni.

L'Azienda Ospedaliera di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi è un Ospedale città-giardino nel cuore della città di Bologna: si estende per circa 1,8 Km di lunghezza, le unità operative che la compongono sono distribuite in 31 Padiglioni. Si stimano circa 20.000 presenze al giorno di frequentatori (personale dipendente, studenti e docenti universitari, pazienti, visitatori e fornitori).

Policlinico

129

Direttore Generale: Dott. Augusto CavinaDirettore Sanitario: Dott. Vito BongiovanniDirettore Amministrativo: Dott. Paolo Cordioli

Il Direttore Generale è responsabile della gestione complessiva dell'Azienda ed è coadiuvato, nell'esercizio delle proprie funzioni, dal Direttore Amministrativo e dal Direttore Sanitario.

L'attuale Direzione Generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico S. Orsola-Malpighi ha assunto il proprio incarico nel mese di ottobre 2005.L'Azienda è il punto di riferimento per la collaborazione tra il Servizio Sanitario e l'Università degli Studi di Bologna ai sensi del Decreto legislativo 517/1999 della Legge regionale 29/2004 e dei relativi provvedimenti attuativi. A tale proposito sono di particolare rilevanza le attività di seguito indicate:

Direzione Generale

Presso l'Azienda Ospedaliera S. Orsola-Malpighi sono attivi i seguenti Dipartimenti ad attività integrata, una tipologia di organizzazione che consente di assicurare l'esercizio integrato delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca:

Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare

Dipartimento Chirurgie Specialistiche e Anestesiologia

Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina di Laboratorio

Dipartimento Emergenza/Urgenza, Chirurgia Generale e dei Trapianti

Dipartimento Malattie Apparato Digerente e Medicina Interna

Dipartimento Medicina Interna, dell'Invecchiamento e Malattie Nefrologiche

Dipartimento Salute della Donna, del Bambino e dell'Adolescente

Dipartimenti

130

L'organizzazione aziendale prevede alcuni uffici di staff alla Direzione Generale che, con funzioni diverse, forniscono supporto tecnico e specialistico alle funzioni di Direzione Strategica per perseguire gli obiettivi aziendali e assicurano, nell'organizzazione, lo sviluppo di valori e culture coerenti con la mission aziendale.

Comunicazione Informazione Marketing e Qualità

Controllo Direzionale e Sistema Informativo Aziendale

Ricerca e Innovazione, Governo Clinico e Valutazione della Performance Sanitaria

Servizio Prevenzione e Protezione

Uffici di Staff

Coordinamento Attività Tecniche Integrate

Direzione Acquisizione di Beni e Servizi

Direzione Affari Generali e Legali

Direzione Amministrazione del Personale

Direzione per la Gestione delle Risorse Economali ed Attività Alberghiere

Direzione Risorse Economiche e Finanziarie

Direzione Tecnologie e Sistemi Informatici

Direzione Sviluppo Risorse Umane

Direzione Attività Amministrative a supporto dei Servizi Sanitari

Direzioni tecniche e amministrative

131

Direzione Farmacia

Direzione Servizio Infermieristico, Tecnico e Riabilitativo

DMO Area Igiene, Prevenzione e Protezione -Coordinamento Servizi Ospedalieri di Supporto

DMO Area Organizzazione e Gestione

Fisica Sanitaria

Tecnologie Biomediche

Direzioni trasversali

AMISS

Centro di coordinamento AMISS - telefono: 051 19872052

Mediazione a chiamata programmata

132

Il servizio prevede la presenza, previa richiesta, di un mediatore/interprete presso la sede indicata dall'unità operativa nei casi in cui il servizio telefonico non sia presente o non risulti sufficiente a garantire il superamento dell'ostacolo linguistico.

Il servizio di mediazione va oltre la mera prestazione di traduzione, offrendo la possibilità di facilitare il dialogo e la comprensione tra culture, soprattutto sui differenti concetti di cura e salute.

Tale servizio è particolarmente utile nei casi più complessi, per esempio per un colloquio in merito a trapianti, per la dettagliata spiegazione del consenso informato, per specificare i caratteri di una patologia complessa, per assicurare la corretta comprensione di un particolare percorso di cura.

Il servizio è in grado di soddisfare tutte quelle esigenze che richiedono l'intervento del mediatore non prima di 24 oredalla chiamata.

Cos’è

Centro di coordinamento AMISS - telefono: 051 19872052

AMISS

Mediazione a chiamata urgente

133

La mediazione a chiamata urgente ha gli stessi caratteri della mediazione programmata, quindi prevede la presenza, previa richiesta, di un mediatore/interprete presso la sede indicata dall'unità operativa nei casi in cui il servizio telefonico non sia presente o non risulti sufficiente a garantire il superamento dell'ostacolo linguistico.

In questo caso però l'intervento è garantito entro un'ora dalla richiesta. Questo servizio va utilizzato solo se sussistono i requisiti per "l'urgenza"

Cos’è

Tutte le Unità Operative e Direzioni in cui non è stato

ancora attivato il servizio di interpretariato

telefonico.

Per le Unità Operative e Direzioni che hanno a

disposizione il servizio di interpretariato telefonico è

possibile attivare il servizio SOLO nei casi in cui:

Chi può utilizzarlo

134

Interpretariato Telefonico

Servizio di interpretariato telefonico

Colloquia Multimedia

COS'È

Si tratta di un servizio che fornisce assistenza e supporto informativo tramite un Call Center di mediatori madre - lingua. Grazie a un apparecchio telefonico dotato di un doppia cornetta l'operatore sanitario può contattare la mediatrice della lingua desiderata e comunicare con l'utente straniero realizzando una conversazione a tre che permette di superare la barriera linguistica e assicurare una corretta informazione.

La caratteristica principale del servizio è l'immediata disponibilità del mediatore, la risposta infatti è garantita entro 60 secondi. Rappresenta lo strumento da privilegiare per affrontare le difficoltà di comunicazione con gli utenti stranieri.

135

Oltre all’esperienza del S. Orsola è stata trattata anche l’esperienza del Policlinico di Modena, del

Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini della Asl di Bologna e l’esperienza

delle Asl e AO di Ferrara.

Il Policlinico di Modena ha compilato un Report 2008 relativo alle attività di Mediazione culturale.

Tra le aree di attività descritte dall’intervento della Dr.ssa Simonetta Ferretti troviamo indicati i

seguenti tipi di interventi::

Informativi:

• informazione e orientamento dei pazienti stranieri ai servizi sanitari offerti dal Policlinico

(Ufficio Mediazione, Ufficio stranieri, Servizio Psico-sociale, U.R.P., CUP),

• informazioni ai pazienti stranieri e agli operatori sulla normativa vigente in materia di

immigrazione e salute (D.L. 25 luglio 1998, n. 286),

136

• informazioni agli operatori sulla figura del mediatore, sugli orari e interventi offerti dal servizio.

Mediazione:

• interventi di costruzione di un linguaggio comune all’interno della relazione terapeutica

operatore – paziente; interventi che agevolano la risoluzione dei conflitti e consentono il

superamento delle barriere culturali che ostacolano la comunicazione tra operatore e paziente.

Mediazione telefonica e conference call al P.S.:

• intervento di mediazione per mezzo del telefono attraverso la reperibilità telefonica.

Sostegno psico-sociale:

• accoglienza e accompagnamento ai reparti,

• monitoraggio dei pazienti ricoverati,

• consulenza agli operatori sui casi,

• segnalazione al Servizio Sociale interno all’Azienda di situazioni problemat iche (es. dimissioni

protette, …),

• segnalazione al Servizio di Pediatria di Comunità dell’Ausl di Modena delle dimissioni di bambini

nati da donne non regolari (colloquio con l’Assistente Sanitaria in reparto ed eventuale visita

domiciliare della stessa mediatrice a carico dell’Ausl),

• segnalazione all’Assistente Sanitaria di pazienti con malattie infettive quali TBC, HIV, ecc.

Traduzioni scritte:

• i mediatori raccolgono le richieste scritte di traduzione dei referenti dei reparti (importante timbro

del reparto e firma del referente), il materiale da tradurre e lo consegnano poi successivamente

tradotto. Il materiale è tradotto dagli operatori madrelingua di Integra Cooperativa Sociale.

Controllo della posizione amministrativa:

i mediatori operano in collaborazione con l’Ufficio Accettazione dell’Azienda e svolgono

le seguenti azioni:

• supervisione quotidiana dei nuovi ricoveri di stranieri e verifica della loro posizione

amministrativa,

137

• aiuto nella compilazione del modulo S.T.P. e del Certificato di Indigenza per gli stranieri non

regolari ricoverati,

• accompagnamento al CUP per il rilascio del Tesserino Sanitario per gli stranieri regolari.

Monitoraggio del servizio:

• compilazione del registro degli interventi svolti.

Nel corso dell’anno 2008 l’Ufficio Mediazione Culturale ha svolto anche la seguenti attività:

Tutoraggio:

- tutoraggio di studenti del Corso di Laurea di Scienze della Cultura e Lingue e Culture

Europee di Modena.

- tutoraggio di studenti del Corso di Laurea di Scienze Infermieristiche di Modena.

138

Per quanto riguarda il Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini di Bologna - in

attività dal 1991 e prima esperienza italiana di servizio sanitario pubblico con la presenza di

mediatrici culturali accanto agli operatori sanitari - sono stati presentati ai discenti dalla

Responsabile del Servizio, Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi:

- Scopo, Finalità, attività, modalità di accesso ed orari:

SCOPO

1. ACCOGLIENZA INTERCULTURALE DI DONNE E BAMBINI STRANIERI NELLA PRIMA FASE DI IMMIGRAZIONE.

2. AVVIAMENTO ALL’UTILIZZO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE.

3. PREDISPOSIZIONE COLLEGAMENTI INTERISTITUZIONALI PER FAVORIRE L’ACCESSO.

4. MIGLIOR PRATICA PROFESSIONALE ACCOGLIENZA E ASSISTENZA DONNE E BAMBINI STRANIERI.

FINALITA’

1. PRENDERE IN CARICO DELLE DONNE E DEI BAMBINI STRANIERI SECONDO MODALITÀ INTERCULTURALI.

2. RIFERIMENTO AZIENDALE PER LE ATTIVITÀ SPECIFICO SETTORE.

3. STENDERE E VERIFICARE BUDGET.

4. ASSICURARE IL FLUSSO INFORMATIVO.

5. CURARE IL COLLEGAMENTO FRA SERVIZI PER REALIZZARE I PROTOCOLLI CONCORDATI.

6. PROGRAMMARE ATTIVITÀ DELLE DIVERSE BRANCHE DI ATTIVITÀ DEL CENTRO.

7. GARANTIRE L’ATTIVITÀ DI FORMAZIONE.

8. SVILUPPARE LA RICERCA (SIA SULL’ORGANIZZAZIONE INTERCULTURALE CHE DISCIPLINARE).

9. IMPLEMENTAZIONE E TRASFERIBILITÀ DI LINEE GUIDA, PROTOCOLLI, PROCEDURE DI COMPETENZE.

ATTIVITA’

1. ACCOGLIENZA DONNE E BAMBINI PER PROBLEMI SOCIO-SANITARI.

2. FACILITAZIONE ALL’ACCESSO AI SERVIZI PER LE DONNE STRANIERE.

139

3. MEDIAZIONE CULTURALE (ARABO, CINESE, RUSSO, SPAGNOLO).

4. VISITE PEDIATRICHE (BILANCI DI SALUTE, VACCINAZIONI).

5. VISITE OSTETRICO-GINECOLOGICHE (GRAVIDANZE, I.V.G., CONTRACCEZIONE, PREVENZIONE ONCOLOGICA,

M.T.S.).

6. VISITE PSICOLOGICHE.

7. VISITE MEDICINA GENERALE.

8. RACCORDO FRA I PROGRAMMI.

9. PREDISPOSIZIONE DI STRUMENTI INFORMATIVI E MODULISTICA IN LINGUA.

10. ATTIVAZIONE DI PERCORSI ASSISTENZIALI INTEGRATI.

11. FORMAZIONE PER OPERATORI CHE HANNO IN CARICO PAZIENTI STRANIERI.

12. PARTECIPAZIONE A PROGETTI DI RICERCA – GRUPPI DI LAVORO INTERISTITUZIONALI.

LE PRESTAZIONI SONO EROGATE A TUTTE LE DONNE E BAMBINI STRANIERI,

INDIPENDENTEMENTE DALLA LORO CONDIZIONE E POSIZIONE IN ITALIA.

► IL SERVIZIO E’ AD ACCESSO DIRETTO, PER INFORMAZIONI, VISITE (URGENTI O PROGRAMMATE)

RIVOLGERSI AL N° TELEFONICO:051-4211511, OPPURE DIRETTAMENTE AL CONSULTORIO NEGLI ORARI D’APERTURA AL

PUBBLICO.

► ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO:

▪ Lunedì: ore 12.00-18.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.

ore 15.00-18.00 Medicina di Base.

▪ Martedì: ore 08.30-12.30 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.

ore 15.00- 19.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Pediatrica e Psicologica.

▪ Giovedì: ore 12.00-19.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.

▪ Venerdì: ore 10.30-14.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.

140

- Il percorso accoglienza, che viene portato avanti al Centro

141

142

- Il catalogo delle attività portate avanti

143

144

145

- La tipologia e i volumi di attività

146

147

148

149

150

151

152

E’ importante sottolineare che la mediazione culturale a Bologna è presente in diversi servizi. In

particolare, è presente una forte attività di coordinamento e pianificazione che ad oggi ha garantito

la presenza del servizio di mediazione culturale non solo all’interno del Centro per la salute delle

donne straniere e dei loro bambini, ma anche all’interno dell’ Ospedale Maggiore, dell’Ospedale di

Bentivoglio, dell’ area materno - infantile, del CSM.

La Convenzione stipulata con la cooperativa di mediazione culturale Amiss ha garantito una

costante presenza della mediazione culturale a postazione fissa e a chiamata, permettendo un

inserimento sempre maggiore nei servizi della figura professionale del mediatore culturale.

153

L’esperienza della Asl e della AO di Ferrara, presentata dalla Dr.ssa Sandra Bombardi e dalla

Dr.ssa Paola Castagnotto, ha messo in luce i seguenti aspetti relativi all’esperienza di mediazione

interaziendale.

154

155

Il Corso ha anche puntato la propria attenzione sul consolidamento delle relazioni tra i discenti ed

a tal proposito sono stati favoriti momenti di confronto e di discussione su temi importanti, quali

quello delle discriminazioni. Uno di questi momenti è stato condotto dalla Dr.ssa Marina Pirazzi:

Progetto per la promozione dell’accesso della popolazione immigrataai servizi sociosanitari e lo sviluppo delle attività di informazione

ed orientamento socio-sanitario nelle ASL italiane

formazione specialistica per mediatori linguistico-culturali

La discriminazione

27 ottobre 2009

comunicazione

interculturale

conflitto

interetnico

156

A quali aspetti o elementi della tua cultura sei

disposto a rinunciare?

Definiamo la cultura

stereotipo

Immagine fissa, generalmente negativa, associata ad un gruppo.

Incasellando persone in quel gruppo, si ascrivono loro

individualmente le caratteristiche associate al

gruppo. Spesso gli stereotipi sono sostenuti di fronte alla

prova del contrario.

157

La minaccia dello stereotipo

• La minaccia di essere visti attraverso le

lenti di uno stereotipo negativo o la

paura di fare qualcosa che

inavvertitamente confermi lo stereotipo

Discriminazione diretta

Quando , sulla base di uno qualsiasi dei

motivi di cui all’art. 1 (religione o

convinzioni personali, disabilità, età,

orientamento sessuale, razza, origine

etnica), una persona è trattata meno

favorevolmente di quanto sia, sia stata o

sarebbe stata trattata un’altra in una

situazione analoga.

158

Discriminazione indiretta

Quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una posizione di particolare svantaggio le persone che professano una determinata religione o ideologia di altra natura, le persone portatrice di un particolare handicap, le persone di una particolare età o di un particolare orientamento sessuale, le persone appartenenti ad origine etnica minoritaria o supposte appartenere ad una determinata “razza” rispetto ad altre persone.

Dichiarazione universale

dei diritti dell’uomo - NU 1948

Art.2. Ad ogni individuo spettano

tutti i diritti e tutte le libertà

enunciati nella presente Dichiarazione,

senza distinzione alcuna, per ragioni di razza,

di colore, di sesso, di lingua,

di religione, di opinione politica

o di altro genere,

di origine nazionale o sociale,

di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

159

art. 3 della Costituzione italiana:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono

eguali davanti alla legge, senza distinzionedi sesso, di razza, di lingua, di religione,

di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (comma 1)

Tipi di discriminazione

Tipo 1 Tipo 2consapevole. inconsapevole

dichiarato nascosto

attivo passivo

estremo sottile

diretto indiretto

intenzionale non intenzionale

cattivo ben intenzionato

illegale legale

160

Extrafondente, Pirazzi, 2009

Discriminazione istituzionale

“ il fallimento collettivo di un’organizzazione nel

rappresentare pienamente, ed in ogni aspetto, la

comunità che serve, a causa delle origini “razziali”

o etniche di alcuni membri di quella comunità. Può

essere rilevata nelle procedure, negli atteggiamenti

e nei comportamenti che (…) si traducono in

svantaggi per i membri di una comunità. Può

verificarsi nel fallimento a fornire un servizio

appropriato e professionale a tutti i membri del

pubblico e in un fallimento nell’assicurare

l’uguaglianza di opportunità ai dipendenti di

un’organizzazione o di un’organizzazione

dipendente.”McPherson Equiry , 1997

personale

culturale

strutturale

161

Differenze salariali tra

lavoratori italiani e stranieri

Nel confronto con gli italiani, i non comunitari percepiscono mediamente

oltre 7000 € di meno (dato nazionale).

A Bologna: 9000 € in meno

CNEL, “Indici di integrazione degli immigrati in Italia. VI Rapporto”, Roma, 20 febbraio 2009

integrazione

Non è solo costruire la coesione attraverso la differenza razziale o

culturale, è affrontare e combattere le

disuguaglianze razziali, il razzismo e la

discriminazione.

162

Centro regionale sulle

discriminazioni

www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/antidiscriminazioni.htm

raccolta di

denunce,

consulenza,

assistenza

campagne di

sensibilizzazione

e informazione

Registro

organizzazioni

800 90 10 10

163

MEDICINA TRANSCULTURALEM. Mazzetti citato in “La città plurale”, cap. Migrazione e tutela della salute

sistema sanitario clienti

Complessità delle procedure

Ruolo del medico di base

Orari incompatibili

Tempi di attesa lunghi

Atteggiamenti ostili

Paternalismo

Protocollisistema sanitario

Gli stranieri e l’accesso ai servizi sanitari tra discriminazione sistemica e incomunicabilità, Alisei, 2003

164

Un aspetto cruciale e pregnante della professione di Mediatori è senza dubbio quello della

Comunicazione e della sua efficacia. Questo aspetto è stato sviluppato dall’intervento del Dr.

Antonio Chiarenza, della Dr.ssa Ilaria Dall’Asta e della Dr.ssa Benedetta Riboldi:della Asl di

Reggio Emilia:

WHO-Collaborating Centre for Health Promotion in Hospitals and Health Care

Ludwig Boltzmann-Institute for the Sociology of Health and Medicine

Institute for Sociology - University of Vienna, Austria

3

La comunicazione/ Interazione fra l’operatore

e il paziente nel contesto di cura

Paziente

Competenza

linguistica

Formulazione

Comprensione

Messaggio

Competenza

linguistica

Comprensione

Formulazione

Operatore

Il contesto della comunicazione

Fisico: l’ambiente entro cui avviene la comunicazione

Psicologico: atteggiamento/caratteristiche delle persone

Sociale: le relazioni di status fra i partecipanti

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4

Barriere linguistiche : comunicazione inefficace

e problemi di comprensione

• Frequenti problemi di comunicazione e alto

tasso di fraintendimenti / incomprensioni

• Limitazioni nell’accesso ed uso

inappropriato ai servizi

• Livelli inferiori nella qualità delle cure e

dell’assistenza

• Risultati di salute peggiori

Revisioni in letteratura mostrano che le barriere linguistiche

sono causa di (L.S. Karliner et al. “Do professional interpreters

improve clinical care for patients with limited English proficiency? A

systematic review” Health research and educational trust, 2006)

165

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5

COME SI COLLEGA LA

COMUNICAZIONE AI RISULTATI

DI SALUTE?

COMUNICAZIONE

OPERATORE/PAZIENTE

SODDISFAZIONE DEL PAZIENTE

COMPLIANCE/COOPERAZIONE

MIGLIORI RISULTATI DI SALUTE

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6

Barriere linguistiche / insufficiente capacità di

comunicare: principali problemi

IL MEDICO

Non è in grado di cogliere il tipo di spiegazione della

malattia e delle cause percepite da parte del

paziente.

Ha difficoltà a capire i bisogni del paziente.

Non riesce a negoziare una soluzione che

permetta la realizzazione di un percorso di cura

sicuro ed efficace.

IL PAZIENTE

Scarsa capacità di riferire sui sintomi e il

motivo della richiesta di cura.

Non riceve informazioni chiare e complete

riguardo alla sua salute.

Non capisce le spiegazioni sul

trattamento e non è in grado di dare piena

adesione alla proposta di cura.

166

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7

CARATTERISTICHE DEL PAZIENTE

Variabili demografiche (età, sesso, stato civile)

Fattori socio-culturali (classe sociale, istruzione, status…)

Cultura di riferimento

Atteggiamenti e credenze sulla salute

Risorse personali e della comunità

Comportamenti di salute e pratiche individuali

CARATTERISTICHE

DELL’OPERATORE

Uso del linguaggio medico-scientifico

Competenze culturali e capacità comunicative

Cultura di riferimento

Atteggiamenti e comportamenti

Conoscenze su culture diverse

Presenza di pregiudizi e stereotipi

CARATTERISTICHE

DEL SERVIZIO

Contesto di cura ha un effetto sul paziente

Il modo come sono organizzati i servizi

Paradigma medico (occidentale)

Ambiente fisico dove si svolge la comunicazione

Il contesto della comunicazione clinica

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8

Criticità nella comunicazione clinica

Beate Schulze, Improving interpreting in clinical communication: Resouce Kit

Accesso /

ricovero

adeguato

Anamnesi:

Storia del

paziente

Stato di salute

del paziente

- Descrizione dei

sintomi da

parte del paziente

- Comprensione

dei sintomi da

parte del

medico

- Esami

diagnostici

impropri

- Consenso

informato

Compliance

medico-

paziente:

- Comprensione

da parte del paziente

- Consenso

informato

- Cooperazione

- Alleanza terapeutica

- Uso dei

farmaci

- Informazioni al

momento delle

dimissioni

- Follow-up

- Gestione della

malattia

- Comportament

i e stili di vita

- Connessione con gli altri

servizi

ora

les

cri

tta

Traduzioni scritte di informazioni, materiali, documenti, e risorse audiovisive riguardanti:

es. moduli consenso informato, prescrizioni di farmaci, istruzioni al momento delle

dimissioni, ecc.

Accesso Diagnosi Trattamento Dimissioni

Mediazione linguistico-culturale

Serv

izi d

i

su

pp

ort

o

lin

gu

isti

co

-

cu

ltu

rale

Cri

ticit

à n

ella

co

mu

nic

azio

ne

clin

ica

167

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MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

10

Fase dell’accessoImmaginatevi un paziente al Pronto Soccorso

È necessario comunicare con l’operatore, leggere e riempire formulari, documentare la propria identità,…

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11

Fase della diagnosiImmaginatevi un anziano durante la visita medica

È necessario descrivere i propri sintomi, capire le indicazione del

medico, aderire a un percorso terapeutico,…

168

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13

Fase del TrattamentoImmaginatevi un paziente che deve firmare un

consenso informato prima di un intervento

È necessario capire le informazioni,

valutare le controindicazioni, prendere

decisioni importanti,…

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15

Fase delle DimissioniImmaginatevi un paziente al momento delle

dimissioni dall’ospedale

Medicine da prendere?

Prenotare la visita di follow up?

Informazioni sulla gestione della malattia?

Istruzioni sul comportamento e connessioni con altri servizi?

169

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MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

17

Dall’interpretariato alla mediazione

linguistico-culturale

MEDIATORE LINGUISTICO CULTURALE

OPERATORE SANITARIO

PAZIENTE STRANIERO

“modello triangolo”

OPERATORE SANITARIO

PAZIENTE STRANIERO

interprete

“modello scatola nera”

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MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

18

Il servizio di MLC AUSL di Reggio Emilia

SERVIZIO DI MLC CENTRALIZZATO PER I

SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA:

•Il servizio è esteso a tutti i servizi socio-

sanitari della provincia (AUSL+AO).

•Il gruppo di mediatrici è stato affidato a 2

consorzi di cooperative sociali.

•Si sta ora cercando la connessione con

altri servizi e gli enti locali.

COORDINAMENTO a livello centrale e di

distretto (AUSL e Consorzi).

INTERVENTI DI MLC in presenza fissa,

programmata e urgente

INTERVENTI telefonici 24 su 24

TRADUZIONI centralizzate

FORMAZIONE operatori e mediatrici

LINEE GUIDA E PROCEDURE

PROMOZIONE/INFORMAZIONE del

servizio

MONITORAGGIO CONTINUO

170

DIREZIONE GENERALE - STAFF RICERCA & INNOVAZIONE

MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

19

Attività del servizio provinciale di MLC

Lingue principali: Arabo, Cinese, Hindi, Urdu,

Albanese, Russo, Turco, Lingue Est Europa

Tipologia di interventi:

•Presenza fissa e continuativa (anche

in postazione)

•Interventi programmati

•Interventi urgenti (entro 2/3 ore)

•Interventi telefonici

•Traduzioni

•Informazione ed educazione dei

pazienti

•Informazione ed educazione delle

comunità immigrate

DIREZIONE GENERALE - STAFF RICERCA & INNOVAZIONE

MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

23

Percentuale dell'utilizzo del Servizio di

Mediazione per macro aree

37%

7%

6%2%

12%

17%

1%

13%

1%4%

Area Salute donna

Area Salute infanzia

Area Salute mentale

Area Servizi Sociali

Area Medicina

Area Amministrativa

Area Emergenza Urgenza

Ambulatori e U.O.

specialistiche

Area Formazione

Area Igiene Pubblica

171

DIREZIONE GENERALE - STAFF RICERCA & INNOVAZIONE

MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

24

Utilizzo percentuale delle lingue

di Mediazione intercutlruale

12%

26%

38%

11%

4%

8%

1%

0%

0%

0%

Albanese

Arabo

Cinese

Indiano

Nigeriano

Ucraino

Ghanese

Polacco

Rumeno

Tamil

172

Un altro aspetto, approfondito dalla Dr.ssa Augusta Albertini, e ritenuto interessante dai discenti è

stato quello dell’alimentazione, aspetto legato anche a fattori culturali compresi all’interno dei

determinati della salute.

Prevenzione nutrizionale

Parole chiave

People & Policies

Nutrients & Foods

Foods & People

Health & Nutrients

Nutrition & Diet for Healthy Lifestyles in Europe Eurodiet 2000

Health & Nutrients

Raccomandazione di

nutrienti per la

popolazione europea.

Dati basati su diversi

livelli di evidenza

emersi da recenti

analisi di esperti

internazionali.

Componente Media della popolazione Livelli di evidenza

Livelli di attività fisica PAL>1.75 ++

Peso corporeo nell’adulto (BMI) 21-22 (18.5-25) ++

Energia dall’alimentazione Uguale al valore di PAL ++++

Grassi alimentari % E 20-35 ++

Acidi grassi % totale E Saturi

Trans

Monoinsaturi

Polinsaturi (PUFA)

n-6

n-3

7-10

<2

10-15

PUFA totali: 7-8

<7-8

2g linolenico + 200mg catena molto lunga

++++

++

++

+++

++

Colesterolo alimentare <300mg ++

Alcol, se consumato (g/die) 24-32 (12-32) ++

Carboidrati Totali % E

Zuccheri raffinati % E

>55-75

<10-12

+++

+++

Merende dolci, prodotti di pasticceria, bevande dolci (die) <4 ++

Frutta e vegetali (g/die) >400 ++

©Eurodiet 2000

173

Nutrients & Foods

Durata dell’allattamento come unica forma di alimentazione 4-6 mesi +++

Fibre alimentari (g/die) >25 ++

Folato dal cibo e/o ac. folico sintetico (g/die) >400 +++

Calcio (mg/die) 800 (1500 +++

Sodio (come sale) (g/die) <6 (<4) ++++(++++)

Potassio (g/die e mmol/die) >3.0 (>75) ++

Ferro (mg/die) >15 ++

Iodio (g/die) 150 +++

Fluoro (mg/l) 1 ++

Vitamina D (g/die) per gli anziani 10

Raccomandazione di

nutrienti per la

popolazione europea.

Dati basati su diversi

livelli di evidenza

emersi da recenti

analisi di esperti

internazionali.

©Eurodiet 2000

Qualità sensoriale

Qualità nutrizionale

Salute Sicurezza

Servizio

Sapore

Req

uisiti p

erc

ep

ibili

Sicurezza delle materie prime

Requisiti non percepibiliRequisiti della qualità alimentare

Foods & People

174

Sulle determinanti socioeconomiche

Un patto sullaSicurezza Alimentare

I governi nazionali, regionali e le Autorità Centrali possono:

•Ridurre…•Dare priorità…

•Promuovere…•Definire…

•Regolamentare…•Introdurre…

•Garantire...•Creare…

Le autorità locali e le Aziende Sanitarie possono:

•Favorire…•Attivare…

•Adottare•Controllare

•Incentivare…•Esercitare…

•Adeguare…•Organizzare…

Sulle determinanti ambientali

Sulle determinanti legate allo stile di vita

Sulle determinanti legate ai servizi

Le Istituzioni (Scuola), i singoli o associati possono:

•Sottoscrivere…•Sollecitare…

•Rispettare…•Farsi promotori…

•Aderire…•Giocare un ruolo…

•Partecipare…•Farsi portatori...

Piani per la salute L.R. Emilia Romagna N 321/00

People & Policies

prevalenza fattori di

rischio

CONOSCENZA EPIDEMIOLOGICA

da Eurisko

Prospettive per la prevenzione: l’approccio

percezione del problema

culture della salute

orientamento verso modelli

nutrizionali

CONOSCENZA SOCIOCULTURALE

Identificazione dei target

Progettazione della prevenzione

175

Le condizioni di efficacia

della prevenzione

L’identificazione del/dei target risulta prioritaria perché:

La prevenzione risulta tanto più efficace

quando più è “socialmente competente”

Seleziona le tipologie di servizio Come intervenire

Definisce un modello Su che cosa intervenire

la popolazione presenta un’ampia variabilità sul piano socioculturale

le opzioni sul target condizionano, intuitivamente, le scelte e i modelli di intervento

Identifica un target Su chi intervenire

I determinanti per la salute ( Non modificabili, Socio-Economici,

Ambientali e Stili di vita) valutati con metodi che tengano conto del peso statistico relativo.

L’epidemiologia al servizio dell’evidenza con metodie strumenti basate su tecniche sofisticate di validazione.

La comunicazione del rischio con il passaggio dall’autoritarismo all’autorevolezza, dove perde di importanza “l’esperto”

Dall’ Evidence Based Medicineall’Evidence Based Prevention

Augusta Albertini Francesca Celenza SIAN ASL Prov. Bo

176

Unitamente a questo tema, sono state approfondite dalla Dr.ssa Maria Antonietta D’Antuono anche

le questioni relative alle malattie cutanee e sessualmente trasmesse nei migranti.

LA PELLE: DEFINIZIONE

• Organo di rivestimento: canoni estetici

• Organo di protezione: barriera che definisce i nostri

limiti - ci protegge - ci separa dal mondo

• Organo di senso: superficie di contatto e

comunicazione tra noi e l’esterno

LA PELLE COME METAFORA

• Chiave psicoanalitica (conflitti)

• Chiave sociale (razzismo)

• Significato delle patologie cutanee

le emozioni provocano cambiamenti (rossore, pallore)

impatto psicologico causato da molte dermatosi

dermatologia psicosomatica

patomimie

• Necessità di un approccio olistico

177

IL DERMATOLOGO E GLI IMMIGRATI

• gli immigrati non sono “tutti uguali”

• esame obiettivo accurato e discreto (guardare e toccare)

• evitare confusione di comunicazione (linguistica e simbolica)

• ascolto empatico

• conoscere principi di geografia sanitaria

• medicina transculturale (aspetti sanitari e sociali)

• aspettative del paziente (tecnologia, tradizioni)

• aspettative del medico (rifiuto, esotismo, scetticismo)

EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE

CUTANEE TRA GLI IMMIGRATI

• carenza di casistiche (ambulatori dedicati?)

• effetto migrante sano (poche patologie d’importazione)

• aumento di rischi con il tempo (patologie acquisite)

• il futuro : verso la globalizzazione

• dermatologia su pelle scura

• dermatologia tropicale

• malattie sessualmente trasmesse

• cosmetologia su pelle scura

178

PELLE BIANCA E PELLE NERA

• pochissime differenze anatomiche

(geneticamente determinate)

• le differenze di pigmentazione dipendono da struttura e distribuzione dei melanosomi

• le differenze nei capelli dipendono dalle sezioni di taglio del follicolo pilifero

• sudorazione, produzione di sebo…dipendono più spesso da fattori di acclimatazione

IL COLORE DELLA PELLE

razze e razzismo

• il concetto di razza non ha fondamento scientifico, neppure a livello

molecolare

• il DNA umano coincide nel 99.9% dei casi : è lo 0.1% che fa la

differenza?

• il colore della pelle è determinato da 4-6 geni a dominanza

incompleta

• ognuno ha numerosi alleli (grande varietà di “colori”)

• recente scoperta del gene SLC24A5 e ipotesi che sia l’unico a

regolare il colore della pelle

• se le razze non esistono, perché esiste il razzismo?

179

IL COLORE DELLA PELLE

un approccio dermatologico corretto

• termine “caucasico” : riferimento originario alla bellezza, non al colore della pelle (Chardin , viaggiatore francese 1643-1713; Blumenbach, antropologo 1752-1840)

• considerare diverso modo con cui ogni etnia interpreta il colore della propria pelle e come questo viene interpretato da altre popolazioni

• la valutazione estetica è variabile in popolazioni diverse e non può costituire un valido criterio di analisi scientifica

• le differenze di colore della pelle sono state le prime caratteristiche che hanno contribuito , con l’avvallo della medicina, alla diffusione del razzismo

MALATTIE

A TRASMISSIONE SESSUALE

DA BATTERI

sifilide Treponema pallidum

ulcera molle Haemophilus ducrey

gonorrea Neisseria gonorrhoeae

infezioni da Clamidia Chlamydia trachomatis

DA VIRUS

condilomi Human Papillomavirus (HPV)

herpes genitale Herpes simplex virus (HSV)

mollusco contagioso Poxvirus

epatiti virali HBV,HCV,HAV

infezione HIV/AIDS HIV

DA PROTOZOI-FUNGHI-PARASSITI

tricomoniasi Trichomonas vaginalis

micosi Candida-Dermatofiti

scabbia Sarcoptes scabiei v.hominis

pediculosi del pube Phtirius pubis

180

IMMIGRATI E MTS IN ITALIA

MTS negli uomini immigrati:

uretriti aspecifiche 23.3% condilomi 20% gonorrea 16%

MTS nelle donne immigrate:

cervicovaginiti aspecifiche 49% sifilide latente 19% condilomi 11%

Giuliani M e al Sexually transmitted diseases 2004

IMMIGRATI E HIV/MTS

CRITICISMI ED EMERGENZE

HIV

sifilide e gravidanza

prostituzione - tratta - clienti

mutilazioni genitali femminili

omosessualità

turismo sessuale

condizioni paesi di provenienza (povertà-guerre)

gli “invisibili” (il sommerso)

181

LO STIGMA

• marchio, segno distintivo di disapprovazione sociale

• l’AIDS è una malattia ancora oggi legata a uno stigma di “punizione”

• con un’errata e pregiudizievole percezione, è la malattia degli “altri”, soprattutto quando colpisce comunità che la società ha già discriminato a priori: tossici, omosessuali, immigrati…

• autostigmatizzazione : sottovalutazione di se stessi, perdita di fiducia - si amplifica se sono presenti altri pregiudizi legati alla razza, al sesso o alle preferenze sessuali

• fattori culturali : convinzione popolare che le morti per AIDS siano da attribuire al malocchio o alla stregoneria, che i rapporti sessuali con una vergine possano curare AIDS e MTS…

182

LO STIGMA

• lo stigma non previene la trasmissione dell’HIV, la favorisce -deterrente all’esecuzione del test e alla rivelazione del proprio sierostato (sommerso - diagnosi tardive)

• ricerche effettuate in alcuni tra i paesi dell’Africa maggiormente colpiti dall’epidemia : soltanto il 12% degli uomini e il 10% delle donne hanno eseguito il test per l’HIV

• Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU : la discriminazione è la prima causa di fallimento delle campagne di prevenzione

• discriminazioni anche da parte del personale sanitario

• lo stigma può diventare una forma di controllo da parte di chi ha il potere per negare dei diritti e per evitare responsabilità sociali

MIGRANTI E HIV/MTS : STEREOTIPI E REALTA’

I migranti sono particolarmente colpiti da HIV

conoscenze epidemiologiche scarse

sottogruppi specifici

I migranti diffondono l’HIV nei diversi paesi (archetipo dello straniero untore)

• non c’è fondatezza epidemiologica

• il contagio può avvenire nei paesi “ospiti”

• i migranti possono diventare vettori di contagio nelle comunità d’origine (Albania)

I migranti sono difficilmente raggiungibili dalla prevenzione

• non è vero in assoluto

• spesso sono sbagliati canali e modalità

• ruolo attivo immigrati nella prevenzione

Gli immigrati sono una categoria a rischio MTS/HIV

• spesso si rivolgono ai servizi sanitari solo in caso di urgenza

• scarsi livelli conoscenza su MTS e HIV

• esistenza di “gruppi critici”

183

IL COUNSELING

• counseling = attività di ascolto, supporto, orientamento

• utile strumento, volto a una corretta percezione dei rischi e a una riduzione di questi, nonché a una promozione della salute e della cura di sé

• occorre calibrare gli interventi tenendo conto delle diverse culture, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello delle modalità di comunicazione

• è noto che le persone tendono ad ammalarsi in modi “culturalmente” approvati

• ogni gruppo etnico ha norme e convinzioni che dettano l’espressione del dolore, la descrizione dei sintomi, il modo di comunicare il dolore, le convinzioni circa le cause della malattia, l’atteggiamento verso chi può fornire aiuto, le aspettative sulle modalità e il risultato delle cure

Spizzichino L Rapporti ISTISAN 06/29

COMBATTERE LO “STIGMA” PER PREVENIRE

con le competenze condivise

con le leggi e le politiche

Costituzione Italiana

• art.2 - sui diritti dell’uomo

• art.32 - sulla tutela della salute

D.L.286/98 (T.U. immigrazione)

• art.2 co.1 - sui diritti fondamentali della persona umana

• art.35 co.3 - sul diritto alle cure urgenti ed essenziali e alla prevenzione anche per gli irregolari

• art.35 co.5 - sul divieto di segnalare gli irregolari da parte degli operatori sanitari

con la speranza e il coraggio…

184

4.3. I Materiali prodotti dai discenti Mediatori

Unitamente alla presentazione di materiali da parte dei docenti, sono stati elaborati da parte dei

discenti dei documenti relativi ad aree di interesse della propria professione. I discenti hanno

elaborato una presentazione della figura del Mediatore ai servizi, hanno analizzato il sistema

organizzativo delle Aziende partecipanti al Progetto PASS ed hanno elaborato fattori, indicatori e

standards di qualità relativamente alla figura del Mediatore.

4.3.1 Presentazione del Mediatore ai servizi:

L’ingresso nella fase di stage (1-11-2009 / 30-01-2010) prevista dal Progetto PASS ha permesso

ai discenti di elaborare una propria presentazione indirizzata agli operatori del Servizio cui erano

stati destinati. Si riporta di seguito il documento elaborato:

Presentazione del Gruppo di aspiranti Mediatori culturali del Programma Nazionale PASS agli

operatori del Servizio Sanitario Regionale per l’inizio dello stage formativo.

Premessa

Il “Progetto per la promozione dell’accesso delle popolazioni immigrate ai servizi socio sanitari e lo

sviluppo delle attività di informazione ed orientamento socio-sanitario nelle ASL italiane” (PASS) è

stato promosso dall’ Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed

il contrasto delle malattie della Povertà di Roma. Nella Regione Emilia Romagna il Progetto PASS

coinvolge le Aziende Sanitarie di Bologna, di Ferrara, di Forlì, di Reggio Emilia e quelle

Ospedaliere di Modena, Ferrara, Bologna ed è coordinato dalla Asl di Bologna.

185

Il Progetto PASS è finalizzato a formare figure professionali da inserire nell’ambito del Servizio

Sanitario Regionale, qualificando l’attività di mediazione culturale.

Presentazione

Il gruppo di aspiranti Mediatori culturali si presenta al personale dei servizi sanitari delle Aziende

che ospitano lo stage previsto dal Progetto PASS evidenziando alcune considerazioni che si

ritengono utili per una serena e produttiva collaborazione.

Il gruppo dei Mediatori:

- ritiene importante e necessaria la supervisione dell’operatore sanitario previsto all’interno

del percorso di stage e in generale nel percorso di inserimento lavorativo;

- auspica di essere messo al corrente della situazione generale del paziente soggetto della

mediazione culturale, salvo casi urgenti;

- auspica la possibilità di svolgere un colloquio di accoglienza in collaborazione con gli

operatori sanitari;

- ritiene importante essere informato delle norme profilattiche che seguono gli operatori di un

determinato reparto e di tutti gli aspetti sanitari conseguenti;

- ritiene importante avere un incontro periodico con il mediatore esperto previsto anch’esso

dal Progetto PASS, che li seguirà durante lo stage, e che tale incontro sia concordato con il

Comitato didattico del progetto PASS;

186

- ritiene fondamentale la creazione di un clima comunicativo positivo fra il personale sanitario

e il mediatore stagista al fine di agevolare l’instaurarsi di una favorevole relazione con il

paziente;

- ritiene importante avere chiarimenti e semplificazioni della terminologia medica/clinica

normalmente utilizzata;

- auspica una continuità di servizio tra aspetti sanitari e aspetti della mediazione culturale;

- ritiene sia necessaria una presentazione preliminare del luogo professionale e fisico in cui

si inserirà l’esperienza di stage;

- ritiene sia importante fissare preliminarmente e in modo chiaro la responsabilità del

mediatore stesso all’interno del contesto in cui si troverà ad operare.

Questi punti rappresentano per noi un modo per farci conoscere e per poter costruire con Voi un

percorso formativo, professionale ed umano che ci accompagni anche nelle attività future.

Grazie per l’attenzione che ci vorrete prestare,

I Mediatori,

Aslaoui Sara, Bordeianu Olga, Bouchefra Loubna, Fankam Lucie, Bovchuk Ruslana, Huang

Jinfang, Crivceac Rodica, Largou Asmaa, Mis Elzbieta, M’Zah Dhouha, Shafqat Quartulain, Qiu

Xinxin, Sabri Mohamed, Savu Ion

187

4.3.2 Analisi del sistema organizzativo:

I discenti hanno portato a termine un esercizio di analisi del sistema organizzativo applicato ai

Servizi incontrati durante il proprio stage. Questo ha permesso ai discenti di conoscere altre realtà

e di candidarsi per eventuali rotazioni concordate tra le Aziende:

Risultati lavoro di gruppo 12-11-2009

Obiettivo:

- esame dell’esperienza di stage fino alla data attuale;

- creazione di un database delle esperienze di tirocinio consultabile da parte dei Mediatori

per la pianificazione di una possibile rotazione delle sedi.

Strumenti:

Utilizzo del modello di sistema organizzativo qui riportato:

188

Utenti

Risorse economiche

Personale

Risorse

logistiche e

tecnologiche

Cambiamenti

demografici e

sociali

Per gli altri

Per sé

Struttura -chi comanda su chi

-chi fa che cosa

-distribuzione risorse

Processi-pianificazione/controllo

-produttivi

-valutativi

-ricerca e sviluppo

Comportamenti-accettazione

-rifiuto

-compensazione

Il sistema organizzativo

Formazione

Prodotti/servizi

Qualità

Sistema premiante

Fidelizzazione

Elementi in input Elementi in output

189

Ferrara (Ausl e Ospedale)

Referenti: Dr.ssa Sandra Bombardi; Dr.ssa Paola Castagnotto

Utenti: migranti, sia

uomini che donne

E’ a disposizione una

piattaforma Internet

per i Mediatori

Sono presenti

operatori sanitari e

personale medico

insieme al Mediatore

Per gli altri

Per sé

Struttura -Referente per il Progetto che

coordina l’attività dei

Mediatori;

-Coordinatore e Mediatore

esperto che seguono lo stage

Processi:-Giro in reparto ogni giorno;

-Possibilità di poter seguire un

buon numero di mediazioni al

giorno alla settimana

ComportamentiProblematiche a livello di

trattazione

burocratica/amministrativa del

percorso di stage (elemento di cui

tenere conto per eventuali

rotazioni)

Il sistema organizzativo

Problematiche a livello

di trattazione

organizzativa ed

economica del percorso

di inserimento dei

Mediatori

Assistenza

Ospedaliera

Elementi in input Elementi in output

Mediatori Candidati per eventuale rotazione:

Nessuno al momento

190

Bologna S. Orsola

Referente: Dr.ssa Cinzia Castellucci Coordinatore: Dr. Filippo Caniglia

Utenti: non solo

stranieri, ma anche

italiani

Mediatori esperti e

coordinatore

presenti

Risorse logistiche e

tecnologiche presenti

in buona quantità ma

difficilmente

utilizzabili

Molti utenti

anziani

Struttura -Referente

-Coordinatore e Mediatore esperto

che seguono lo stage

-Ufficio URP

Processi-Accoglienza, raccolta reclami e

relazioni con il pubblico.

Mediazione poco presente.

-Solo una mediazione in due

settimane

Comportamenti-Mancanza di coordinamento tra Amiss

e Urp per pianificare le mediazioni;

-Tensioni tra coordinatore e mediatori

esperti;

-Mediatori esperti non accompagnano

ma forniscono indicazioni teoriche

Il sistema organizzativo

Criticità: Il servizio di

Mediazione è quasi del tutto

assente e non c’è il

coordinamento necessario a

raggiungere pienamente i

risultati previsti dallo stage

Elementi in input Elementi in output

Assistenza Ospedaliera

Mediatori Candidati per eventuale rotazione:

- Elzbieta Mis; - Asmaa Largou; - Jinfang Huang;

191

Policlinico di Modena

Referente: Dr.ssa Simonetta Ferretti

Utenti: Soprattutto

donne (materno

infantile)

Operatori sanitari,

Medici e Mediatori

esperti

Risorse logistiche e

tecnologiche a

disposizione delle

mediatrici (ex: telefoni per

assicurare la reperibilità,

Internet,…)

Per gli altri

Per sé

Struttura -Referente;

-Mediatori esperti (3 fissi al

giorno)

Processi-Pianificazione di visite giornaliere

in reparto;

-accoglienza e orientamento per

stranieri senza tessera sanitaria;

-Almeno due mediazioni al giorno,

mediazioni telefoniche, disbrigo di

pratiche amministrative;

-Reportgiornaliero delle attività

svolte

Comportamenti-Buon coordinamento e

cooperazione tra tutti i livelli

e tra diversi reparti

Il sistema organizzativo

Ottimo livello di formazione

professionale

Assistenza

ospedaliera

Alto livello di qualità

delle prestazioni ed

alta fidelizzazione

degli utenti

Elementi in input Elementi in output

Mediatori Candidati per eventuale rotazione:

- Lucie Fankam; - Elzbieta Mis; - Olga Bordeianu; - Mohamed Sabri.

192

Bologna Asl – Centro per la Salute delle Donne straniere e dei loro bambini

Referente: Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi

Utenti: donne incinta

ed immigrati sia

regolari che irregolari

Sono presenti Mediatrici

esperte oltre ad operatori e

Referente del Progetto

Risorse logistiche a

disposizione

consistono in uno

spazio dedicato alla

relazione triadica

Struttura -Responsabile del servizio

-mediatori esperti (tre mediatrici

fisse)

-operatori

Processi-colloqui di accoglienza per le donne in

area riservata;

- lavoro di mediazione anche all’interno

di luoghi di prima accoglienza (salette

d’attesa);

-coordinamento costante con la

responsabile del servizio (riunione

settimanale per discutere dei problemi

emersi)

ComportamentiCooperazione continua tra le

figure professionali e con gli

aspiranti mediatori

Il sistema organizzativo

Livello di formazione

ottenuto ritenuto

valido per le finalità

della formazione

professionale della

figura di Mediatore

Assistenza

Ambulatoriale

Ottimo livello di

fidelizzazione provato

dalla perfetta

conoscenza del

funzionamento del

servizio da parte

dell’utenza

Elementi in input Elementi in output

Mediatori Candidati per eventuale rotazione:

- Lucie Fankam; - Elzbieta Mis; - Asmaa Largou; - Olga Bordeianu; - Sara Aslaoui; - Mohamed Sabri; - Lubna Bouchefra.

193

Forlì (ASL)

Referente: Dr. Andrea Bolognesi

Utenti: donne e

bambini sia regolari

che irregolari

Mediatrici ed

operatori sanitari

Risorse logistiche

consistono in uno

spazio dedicato alle

Mediatrici (Ufficio)

Per gli altri

Per sé

Struttura -Referente

-Mediatrici esperte

(presenti tutti i giorni)

-Operatori

Processi-riunioni di pianificazione e

controllo una volta al mese tra

operatori del consultorio familiare,

servizio sociali e mediatori;

-organizzazione appuntamenti

sulla base della presenza o meno

della mediatrice

ComportamentiCooperazione continua tra

tutte le figure professionali

coinvolte nella mediaizone

Il sistema organizzativo

Percorso formativo

ritenuto

corrispondente

esigenze formative

del Mediatore

Assistenza

Ospedaliera

Elementi in input Elementi in output

Mediatori Candidati per eventuale rotazione:

- Sara Aslaoui.

194

Reggio Emilia (ASL)

Referente: Dr. Antonio Chiarenza

Utenti: immigrati

regolari e irregolari,

tossicodipendenti,

carcerati

Mediatori, operatori,

personale

infermieristico

Risorse logistiche:

spazio interno ai

servizi per i

Mediatori

Utenza sia italiana che

immigrata: molte volte le

problematiche sono

transculturali: ex: accoglienza

in Ospedale

Per gli altri

Per sé

Struttura -Mediatori esperti

-Operatori

-Coordinatore

Processi-attività di orientamento dell’utenza

e di utilizzo dei servizi da parte

delle mediatrici;

-SERT: attività di collaborazione

con il coordinatore del servizio;

-accesso a tutti i reparti

dell’Ospedale

ComportamentiBuon livello di integrazione con il

personale ospedaliero, anche se

devono essere pensati ancora dei

miglioramenti in tal senso

Il sistema organizzativo

Percorso formativo

interessante e valido

per lo stage

Servizio socio-

assistenziale

Elementi in input Elementi in output

Mediatori Candidati per eventuale rotazione:

- Sara Aslaoui; - Olga Bordeianu;

195

4.3.3 Elaborazione di Fattori, Indicatori e Standards di qualità relativi alla professione di

Mediatore

Partendo dalle tre dimensioni della qualità, cioè qualità tecnica, organizzativa e relazionale

Ed utilizzando un esempio relativo alla elaborazione di fattori, indicatori e standards di qualità,

196

I discenti hanno raggiunto i seguenti risultati:

1. Qualità organizzativa:

197

2. Qualità tecnica:

3. Qualità relazionale:

198

Questi risultati sono stati raggiunti in sede di Tutoraggio grazie alla partecipazione attiva di tutti i

discenti.

199

4.4. Altre tematiche proposte

Un primo importante contributo relativo alla dimensione operativa della professione di mediatore

culturale è rappresentato dalla trattazione della supervisione, grazie alla quale l’analisi dei casi

diviene un luogo privilegiato di mediazione culturale.

L’analisi dei casi si è svolta durante tutto il Corso di formazione attraverso numerosi incontri di

supervisione. I casi presentati ed analizzati sono stati incontrati durante la fase operativa di stage

ed il periodo di training on the job. Questi incontri sono stati coordinati dalla Dr.ssa Maria Giovanna

Caccialupi.

200

201

202

203

204

205

206

Durante il Corso sono stati poi proposti temi sociali ritenuti utili alla formazione professionale dei

Mediatori. Tra questi troviamo l’intervento del Dr. Dimitris Argiropoulos relativo alla inclusione

sociale dei Rom, le riflessioni relative al significato della Mediazione e al significato di esclusione

sociale ed integrazione:

Ripensare

l’inclusione sociale

dei Rom

Conoscere e Riconoscere

una minoranza

• La riduzione della distanza sociale e

istituzionale.

• La produzione sociale della

conoscenza.

• Riconoscere una presenza multiforme

titolare di diritti.

• Le istanze politiche

207

La riduzione della distanza sociale e

istituzionale

1. Rivedere i modelli di analisi e di

intervento:

Nomadismo – Stanzialità / Fuga -Tregua

2. Considerare la zingania una

costellazione di presenze;

3. Le politiche gagi sul nomadismo;

4. La discriminazione e il razzismo

Impunibili;

5. La possibilità del cambiamento

La produzione sociale della

conoscenza

1. Il silenzio;

2. la NON distinzione fra individuo e gruppo di

appartenenza;

3. Non considerazione della storia e delle sue alternative;

4. Assenza di pratiche mediazione socio culturali;

5. Descrizione negativa Istituzionale;

6. Non sperimentazione di forme di comunicazione e di

relazione;

7. Pregiudizi e stereotipie riproposte istituzionalmente;

208

Riconoscere

una presenza multiforme

titolare di diritti

1. Diritti attribuiti a categorie inventate “I nomadi”;

2. Inapplicabilità di leggi e di regolamenti;

3. Logiche di emergenza e annullamento dell’accoglienza;

4. Non cittadino e non persona poiché a-sociali;

5. Assenza di Mobilità sociale;

Le Istanze Politiche

1. l’organizzazione della propria rappresentanza;

2. Politica e partecipazione con forme gagi;

3. Organizzazione sindacale debole;

4. Rapporti di difesa - chiusura e non di rivendicazione –

apertura;

5. Formazione di leadership politica assente;

6. Leadership intellettuale non considerata;

7. Bisogno di emancipazione e di alfabetizzazione con la

Politica forte ma senza risposte;

8. Non intenzionalità di procedere con la Sperimentazione;

209

…proposte…

1. Re-impostare la partecipazione;

2. Interloquire e Intervenire sistematicamente;

3. Reimpostare le pratiche comunicative;

4. Prospettare Forme di Comunicazione e di Contrattazione.

5. Valorizzate tutte le forme dell’abitare

6. Proporre la scuola e la formazione professionale,

7. Ri- considerare l’inserimento lavorativo,;

8. Fronteggiare l’emergenza e impostare le prassi della educazione alla salute

9. Impostare Forme di Mediazione

10. Tenere presente la stigmatizzazione e soprattutto l’auto- stigmatizzazione

dei rom e sinti in quando sentimento totalizzante attinente all’inadeguatezza

di stare nel mondo;

11.Considerare e proporsi alla comunità e al singolo, alla persona;

12. Considerare le prospettive degli adulti e dei minori, delle donne e degli uomini;

13. Legittimare ed è indispensabile la domanda di cambiamento;

Cosa è un campo?

• La soluzione Campo “Nomadi” è una soluzione abitativa speciale, eternamente provvisoria, di una provvisorietà intenzionalmente permanente, proposta per i rom e sinti e diventata il modello abitativo anche per proposte e soluzioni nei confronti dei migranti, dei profughi e di altre categorie di persone che richiedono la casa.

• La soluzione Campo “Nomadi”, Centro di Prima ed Eterna Accoglienza è diventata, la soluzione di a-problematicitànell’affrontare i bisogni di intere fasce di popolazione povere, che richiedono una molteplicità di risposte organiche per superare tale condizione.

210

Mediazione …. riflessioni …..TEMA: LA MEDIAZIONE, I MEDIATORI

…. Possiamo utilizzare l’immagine di chi vuole attraversare un tratto di acqua che separa due sponde e

non vuole bagnarsi: mette i piedi sulle pietre che affiorano. Forse butta una pietra per costruirsi un punto

di appoggio (un mediatore) dove mancherebbe … E i mediatori si collegano l’uno all’altro. Se un mediatore

non invitasse a quello successivo, non sarebbe più tale ….

…. Il compito educativo è interessante e va individuato, in questi percorsi, in quello che Vigotskij indicava come compito di mediazione dell’adulto per riorganizzare i processi … Vi è quindi una dinamica nell’educarsi alla conoscenza che individua nell’educatore, o educatrice, una guida metodologica capace di individuare gli strumenti, di porgerli con cautela, nell’alimentare una organizzazione del contatto con le conoscenze lontane e di riorganizzare tali conoscenze … all’interno del processo di integrazione ….

211

…. Lo sviluppo dell’identità

nell’appartenenza ha bisogno di avere dei

punti di riferimento allo stesso tempo vitali

e simbolici. Vitali: ovvero capaci di

flessibilità, di estensione variabile e

aperta, di continue integrazioni …

Simbolici: ovvero con una strutturazione

non fugace e non facilmente deperibile …

….. Vigotskij per tanti significa lo spazio

potenziale di sviluppo, formula ripetuta

sovente in cui però a volte non si coglie nulla

di operazionale. In realtà vuol dire disporsi e

cercare di essere mediatore adeguato alle

soglie … che l’altro può percorrere … I

mediatori costituiscono un continuo ingresso

per andare avanti …

212

• I mediatori sono plurali

• I mediatori possono collegarsi come le tessere di un domino e possono costituire un contenimento elastico

• I mediatori sono insieme un appoggio sicuro e un invito ad andare avanti

• I mediatori non fanno paura

• I mediatori rispondono a criteri di multi modalità e di multi medialità

• I mediatori consentono organizzazioni duttili, ristrutturabili

• …. E poi c’è il bricolage, termine che è caro a

François Jacob, vincitore del premio Nobel per

la scienza: ’ significa abituarsi a ragionare con

quello che c’è e che può essere utilizzato in

maniera diversa da come è arrivato a noi …

quello che troviamo per risolvere dei problemi

non basandoci unicamente sulla

specializzazione degli strumenti quanto sulla

specializzazione dei nostri adattamenti di

strumenti non nati per una certa finalità …

213

• … Domanda: Quando vi siete accorti di essere mediatori?

• Risposta: io sono una scatola da scarpe vuota. Non mi sono mai accorta di essere mediatore e ancora adesso sono un po’ stupita di essere considerata mediatore

• Domanda: Cosa fai, come mediatore, cosa colleghi?

• Risposta: faccio servizio per Alice … non aveva memoria della sua vita .. come se non avesse mai vissuto prima. Così sono diventata un po’ la sua memoria. Dentro di me sono raccolte alcune cose che riaprono i suoi ricordi: un calzino di quando era piccolina, un cartoncino ritagliato da una scatola di biscotti che le piacevano molto .. e altre cosette del genere. Alice mi apre e riordina quello che ho dentro, con molta cura e in segreto. E’ la sua vita intima che è in gioco, insieme alla sua storia ….

• Ci vuole una scala per passare dal piano terra al piano superiore. Questa scala sono i mediatori. Cosa intendiamo per “mediatori”? Certamente anche la figura del professionista che entra in rapporto con le strutture di una comunità bisognosa di aiuto è un mediatore .. La cooperazione nelle professioni … esige competenze di mediazione (cioè di fare di se stessi dei mediatori).

• … La buona capacità professionale, e quindi la buona competenza, deve far diventare intenzionale quello che a volte viene fuori casualmente: la presenza di più mediatori

214

Marginalità, Esclusione e

Mediazione Socio Culturale

L’esclusione non è generica.

La genericità nel considerare l’esclusione

genera: Assoluzione - De responsabilizza

… si evita la precisazione e l’attribuzione di

responsabilità

“Noi siamo responsabili gli uni degli altri

ma non siamo responsabili gli uni verso gli altri”

Diritti esigibili

215

L’esclusione

dalle risorse e dal potere,

intesa come subordinazione,

obbedienza obbligata,

sfruttamento e schiavitù

in un rapporto di inferiorità naturalizzata

fra dirigente e subordinato

a svantaggio del sotto diretto

L’esclusione come resistenza dall’influenza dell’altro.

Una continua non interlocuzione.

Ignorare e produrre ignoranza con la distanza sociale.

“In- capacità” di sapere:

“una intenzionale ignoranza”

216

La voglia di IntegrAzione.

Accoglienza

ad cogliersi – leggersi – conoscersi

-con essere –

-Differenze e Somiglianze-

Topoi, Tropoi e Xronos

Luoghi, Modi e Tempi della Mediazione Socio Culturale

La mediazione è necessaria

e investe

L’Amministrazione

nella sua attività

ordinaria e straordinaria

quotidiana,consolidata

e/o

episodica emergenziale

217

La mediazione facilita le relazioni

e

la loro manutenzione nel tempo

I materiali qui presenti sono solo una piccola parte dei contributi presentati durante il Corso e lo

rappresentano in modo significativo. I docenti coinvolti sono stati in tutto 22. Le docenze hanno

fornito vari spunti di riflessione ed occasioni di confronto e dibattito. Di seguito si riporta una breve

sintesi di tutti gli interventi registrati:

- Dr.ssa Monica Minelli: inquadramento delle attività del Dipartimento di integrazione socio-

sanitaria del'ASL di Bologna onde creare un background utile alla comprensione

dell’organizzazione sanitaria e del suo ruolo rispetto alla comunità di riferimento;

- Dr. Andrea Bolognesi: inquadramento del ruolo del migrante e delle relative problematiche

rispetto al SSN ed alle sue caratteristiche;

- Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi: creazione di competenze tecniche relative alla

supervisione dei casi ed all’inserimento della figura del mediatore all’interno della relazione

triadica operatore-paziente-mediatore. Approfondimento delle tematiche inerenti la

218

Mediazione transculturale nei suoi aspetti generali e in quelli riferiti all’ambito socio-

sanitario;

- Dr.ssa Linda Campanini: inquadramento del percorso amministrativo del SSN rispetto alla

figura del migrante onde mettere in luce difficoltà e problematiche relative all’apparato

burocratico con cui anche il Mediatore deve confrontarsi;

- Dott. Filippo Caniglia: esposizione dell’esperienza dell’Ospedale S. Orsola in tema di

organizzazione dei servizi in chiave multiculturale. L’intervento è mirato anche a far

conoscere ai futuri stagisti assegnati al S. Orsola la realtà ospedaliera in cui saranno

inseriti;

- Dr. Andrea Stuppini: inquadramento delle politiche e delle criticità relative al ruolo del

migrante a livello regionale e in un’ottica di integrazione sociale;

- Dr. Rabih Chattat: identificazione del ruolo giocato dalla cultura nella definizione

dell’identità di una persona o di una comunità attraverso l’esposizione di esperienze e

credenze personali ed attraverso un confronto basato sull’analisi dell’impatto socio-

culturale sulle scelte della persona anche in termini di percorso professionale;

- Dr.ssa Marina Pirazzi: conoscenza dei meccanismi che portano alla costruzione delle

discriminazioni. Il Laboratorio ha mirato a rafforzare la consapevolezza della propria

‘deformazione culturale’ nell’opera di mediazione, sia da parte dei mediatori che da parte

del personale ospedaliero;

- Dr.ssa Simonetta Ferretti: descrizione delle attività del Policlinico di Modena in termini di

Mediazione culturale. L’intervento descrive anche ai futuri stagisti le attività che dovranno

svolgere;

- Dr.ssa Sandra Bombardi e Dr.ssa Paola Castagnotto: illustrazione delle esperienze

dell’Ospedale e dell’Asl di Ferrara in rapporto al territorio in cui operano. L’intervento

descrive anche ai futuri stagisti le attività che dovranno svolgere;

- Dr.ssa Amelia Ceci: laboratorio di narrazione che mira alla condivisione di esperienze

personali e alla scoperta delle motivazioni dei singoli alla scelta migratoria ed alla

professione di mediatore;

- Dr. Antonio Chiarenza; Dr.ssa Ilaria Dall’Asta; Dr.ssa Benedetta Riboldi: la comunicazione

applicata all’ambito della mediazione culturale. L’intervento descrive anche le attività che la

Asl di Reggio Emilia ha portato avanti e che i futuri stagisti svolgeranno;

- Professor Alberto Merini: approfondimento relativo all’approccio etnopsichiatrico in rapporto

alla salute mentale della popolazione immigrata. Il modulo mira a fornire una base per lo

sviluppo di un interesse e di propensioni relative alle capacità relazionali (di seguito

descritte);

219

- Dr.ssa Maria Antonietta D’Antuono: focus su una problematica in cui si riflettono le criticità

relative all’incontro di appartenenze diverse in campo dermatologico;

- Dr.ssa Augusta Albertini: riflessione sulla problematica dell’alimentazione in rapporto alla

appartenenza etnica e in rapporto alle direttive dell’OMS;

- Dr. Dimitris Argiropoulos: approfondimento della tematica dei Rom e Cinti in rapporto alle

diverse appartenenze etniche presenti tra i Mediatori partecipanti al corso;

- Dr.ssa Annalisa Faccini: azione dei servizi sociali in rapporto alla popolazione di minori

stranieri presenti nel territorio Bolognese. Criticità presenti nel rapporto con le famiglie

straniere coinvolte con i servizi sociali a Bologna;

- Dr. Vito Totire: approfondimento delle problematiche sanitarie relative al lavoro ed alle

condizioni di vulnerabilità legate ai lavoratori stranieri;

- ASV Deanna Mazzolani e ASV Mara Gabrielli: nursing transculturale ed esperienze di

ricerca all’interno del Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini;

- Dr.ssa Natalia Ciccarello: esposizione dell’esperienza dell’Associazione SOKOS di Bologna

in termini di assistenza sanitaria ad emarginati ed immigrati irregolari;

- Dr.ssa Barbara Pinelli: presentazione dell’attività del Cedris, Centro di documentazione

sulla salute degli immigrati, ed Asl di Bologna;

- Dr.ssa Ilaria Simonelli: elaborazione di strumenti ed analisi socio-organizzative da parte dei

Mediatori culturali, approfondimenti relativi ad aspetti di educazione e promozione della

salute.

Si specifica che molti materiali sono stati consegnati in formato cartaceo e che soltanto alcuni

sono allegati al presente Documento. Tutta la documentazione è depositata in Via Zanolini 2,

Bologna presso il Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini.

220

5. La Valutazione del Percorso formativo

Il Progetto PASS ed i suoi risultati sono stati recentemente portati all’attenzione della Regione

Emilia Romagna.

I risultati raggiunti sono stati misurati attraverso due giornate di valutazione:

VALUTAZIONE FINALE

In data 14-01-2010 e 21-01-2010 sono state

svolte le giornate di valutazione del percorso

formativo tramite:

- Prova scritta sui contenuti del Corso

-Esposizione ed analisi di un caso relativo alla

propria esperienza professionale e di stage

- Auto-valutazione relativa al livello di

miglioramento delle proprie competenze e

capacità professionali

La valutazione è stata fatta sulla base di due strumenti ritenuti utili per sondare l’effettivo

apprendimento da un punto di vista teorico e pratico:

- Questionario relativo ai contenuti trasmessi dai docenti durante i loro interventi;

- Narrazione della presa in carico da parte dei Mediatori di un caso specifico incontrato

durante l’esperienza di stage all’interno dei servizi.

221

Le prove hanno evidenziato una buona conoscenza dei contenuti proposti ed una buona

comprensione delle modalità di presa in carico del paziente al momento dell’ingresso nel servizio.

Le prove sono state esaminate dal Comitato didattico al completo grazi e sono tuttora conservate

presso Via Zanolini 2, Bologna.

I risultati, molto positivi, hanno evidenziato che:

- E’ stato raggiunto un buon livello di preparazione grazie alle lezioni frontali ed

all’inserimento nel percorso di stage presso le Aziende;

- E’ stato raggiunto un ottimo livello di partecipazione ed interesse per le tematiche proposte

da parte dei Docenti. Questo ha permesso di rendere il processo formativo più vicino alle

esperienze di vita e di lavoro dei discenti;

- E’ stata raggiunta un’ottima sintonia tra i partecipanti al corso senza rinunciare alla

dimensione critica del confronto fra pari. Questo è un elemento importante per eventuali

cooperazioni future tra i discenti;

- Sono state sviluppate con successo le competenze tecniche, relazionali ed organizzative

dei Mediatori;

- Sono stati raggiunti tutti gli obiettivi formativi concordati con INMP (Salute nel mondo e suoi

determinanti; Diritti umani, Convenzioni e Dichiarazioni internazionali ed europee,

Legislazione socio-sanitaria, disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello

straniero in Italia; Caratteristiche ed evoluzione delle popolazioni migranti in Italia con

particolare riferimento agli aspetti sociali e di salute; Comunicazione transculturale; La

formazione transculturale; Mediazione transculturale: aspetti generali; Mediazione

transculturale in ambito socio-sanitario);

- E’ stato riscontrato un incremento delle capacità richieste nelle aree del sapere, del saper

essere e del saper fare.

Questo ha permesso di affermare che vi è stato un aumento di competenze e consapevolezza in

termini di:

- Sapere;

- Saper essere;

- Saper fare.

222

Obiettivi raggiunti

Conoscenze

professionali

(il sapere)

- le norme

- i servizi sanitari

- aspetti socio-demografici

- aspetti teorici della

comunicazione

Gli stili professionali

(il saper essere)

-Senso di fiducia nei

propri mezzi

- Gestire

l’accoglienza

- Lavorare con gli altri

- Comunicare

efficacemente

- Riconoscere i

propri limiti

Competenze professionali

(il saper fare)

-Mediazione

culturale

-Collocarsi nella rete

dei servizi

-Orientare l’utenza

Gli obiettivi formativi

Sulla base della Valutazione

finale, si può rilevare come gli

obiettivi di miglioramento

della qualità delle competenze

riconosciute al mediatore

culturale siano stati raggiunti

in termini di :

- Sapere

- Saper essere

- Saper fare

223

6. Monitoraggio mensile delle attività di training on the job

La Asl capofila e le Aziende partners della Regione Emilia Romagna hanno deciso di pianificare

degli incontri di coordinamento mensili onde monitorare l’attività di training on the job prevista dal

Progetto PASS.

Gli incontri sono stati programmati con cadenza mensile da Febbraio a Luglio 2010.

L’attività di monitoraggio e coordinamento – che viene presentata di seguito attraverso le

osservazioni elaborate dai mediatori discenti in aula - è stata gestita dalla Dr.ssa Caccialupi ed ha

previsto l’approfondimento di tre aree tematiche:

1. Struttura organizzativa

L’analisi della struttura organizzativa è stata portata a termine per ogni Azienda ed i risultati

mostrano quanto segue:

- Asl di Forlì:

La struttura organizzativa prevede la presenza di un Ufficio mediatori che si occupa di controllare

l’Agenda delle Attività mediche onde pianificare al meglio gli interventi di mediazione.

L’Ufficio dei mediatori si occupa anche di orientare l’utenza straniera in modo da fornire

un’assistenza completa, sia alla cittadinanza straniera che, talvolta, a quella italiana.

E’ presente una Mediazione a postazione fissa ed una a chiamata, che lavora su tutto il territorio

della Asl. I casi più gravi vengono comunque trattati direttamente in Asl.

- Asl di Reggio Emilia:

E’ presente anche qui un Ufficio dei Mediatori situato accanto al Pronto Soccorso. Il mediatore ha

accesso alla lista dei ricoveri e all’accettazione per poter pianificare al meglio la mediazione.

Spesso il mediatore deve gestire anche la parte amministrativa relativa alla presa in carico e per

questo deve acquisire anche competenze di carattere amministrativo.

L’utente può scegliere il mediatore già durante la prima visita che effettua con il medico. Il

mediatore è comunque sempre presente in reparto.

224

I mediatori si riuniscono settimanalmente in equipe per la pianificazione delle attività.

I servizi in cui lavora il mediatore sono diversi:

- Sert, servizio che offre attività di livello amministrativo, terapeutico e di supporto psicologico;

- Servizio per irregolari (Caritas) ;

- Centro d’ascolto gestito da Asl e Caritas);

- Servizio di interpretariato telefonico.

- Ospedale S. Orsola:

La presenza del mediatore non è ancora fissa, pertanto si opera a chiamata. Il mediatore è

comunque presente durante tutte le fasi della presa in carico.

Il personale medico, in questa fase di inserimento della mediazione in Ospedale, tende ad affidarsi

molto all’interpretariato telefonico, giudicato più pratico.

Vi sono ancora grandi resistenze al riconoscimento della figura del mediatore, soprattutto a livello

di pronto soccorso, chirurgia pediatrica e neonatologia.

Le Convenzioni attivate dall’Ospedale con Paesi della ex Jugoslavia e dell’Africa per pazienti

cardiopatici spinge sempre più verso una integrazione della mediazione culturale nella struttura

organizzativa ospedaliera.

- Asl e Ospedale S. Anna di Ferrara:

Il servizio di mediazione interaziendale prevede la presenza di un Ufficio gestito direttamente dai

mediatori sotto la supervisione di un coordinatore.

Accanto al servizio a postazione fissa è presente un servizio telefonico relativo alle richieste di

mediazione che provengono dall’ospedale. Per le lingue non presenti direttamente in Ufficio viene

contattato un mediatore esterno (a chiamata).

L’attività di mediazione è al momento collocata all’interno dell’Ufficio comunicazione, anche se

negli Ospedali del territorio è spesso affiancata alla Direzione sanitaria.

- Policlinico di Modena:

225

E’ presente un ben organizzato servizio di mediazione a postazione fissa. La mediazione opera

ormai da anni all’interno dei reparti di pediatria e neonatologia ed anche a livello di pronto

soccorso. Questi sono stati i reparti assegnati ai mediatori in fase di training on the job per un

primo inserimento accanto ai mediatori esperti già operanti in questi reparti.

- Centro per la salute delle donne straniere e dei loro bambini (CDBS) – Asl di Bologna:

Il CDBS opera da anni nel campo delle mediazione culturale, rivolta sia a stranieri regolari che

irregolari, tramite un servizio a postazione fissa, organizzato e coordinato tramite riunioni

settimanali con la Responsabile dl Centro.

Il CDBS fornisce, attraverso il servizio di mediazione, una prima valutazione sulla gravità del caso

per poter approntare gli strumenti necessari atti a fornire un’adeguata e tempestiva presa in carico

dell’utente.

L’accesso al Centro ed al servizio di mediazione è libero e non è necessario avere un

appuntamento a meno che il caso non venga ritenuto particolarmente grave e necessiti quindi di

sostegno psicologico o di consulenze mediche specifiche.

226

2. Relazioni con il personale

L’area di analisi relativa alle relazioni con il personale ha voluto mettere in evidenza le reali

problematicità rispetto al ruolo del mediatore nei servizi sanitari:

- Asl di Forlì:

Le relazioni mediatore-personale ospedaliero sono talvolta critiche poiché il personale stesso vede

la figura del mediatore come ‘controllore’ della qualità del servizio reso dai professionisti sanitari.

La cultura ospedaliera in tal senso deve ancora crescere e percepire correttamente la figura del

mediatore.

- Asl di Reggio Emilia:

All’interno della Asl sono state portate a termine iniziative di formazione professionale che hanno

coinvolto anche i mediatori culturali in qualità di discenti. La formazione congiunta ha permesso di

prendere coscienza dello scarso utilizzo e conoscenza del servizio di mediazione in Ospedale e

del suo funzionamento.

Sempre grazie alla formazione congiunta è stato notato come possa essere rilevante per il servizio

di mediazione trovare una modalità di trasmissione delle informazioni che avvicini gli operatori

sanitari senza innescare logiche di competizione interna.

Un ottimo modo per ottenere questo risultato potrebbe essere la discussione, in sede di

formazione professionale, di casi concreti che hanno visto il coinvolgimento del servizio di

mediazione e che hanno registrato un aumento della soddisfazione del paziente proprio grazie a

questo nuovo strumento.

- Ospedale S. Orsola:

La figura del mediatore è spesso concepita come antagonista delle figure professionali già presenti

e non come occasione di miglioramento qualitativo del servizio reso.

Il personale infermieristico è più propenso ad una collaborazione rispetto a quello medico che

ancora vede nel mediatore una figura non necessaria al rapporto medico-paziente.

227

Diverso è l’atteggiamento quando il mediatore viene lasciato libero di utilizzare le proprie

competenze specifiche (STP, norme relative agli immigrati irregolari, ed altri campi in cui il

personale non è preparato) oltre, ovviamente, alla competenza linguistico - culturale.

Il personale non ha ancora chiaro il ruolo del mediatore, che viene spesso percepito come figura

preposta all’accoglienza e primo orientamento.

- Asl e Ospedale S. Anna di Ferrara:

Pur essendo ancora nuova, la figura del mediatore comincia ad essere ben accettata dal

personale ospedaliero che ricorre sempre di più ai servizi ed alle competenze offerte.

Questo grazie ad una formazione professionale che contribuisce alla codificazione della figura del

mediatore all’interno dei servizi.

- Policlinico di Modena:

La figura del mediatore è ormai entrata nel sistema dei servizi anche se permangono talvolta

atteggiamenti non professionalmente corretti o di semplice indifferenza verso il ruolo del

mediatore.

La centralità della figura del medico all’interno de servizi sanitari favorisce senza dubbio un forte

scetticismo verso le nuove professioni sanitarie, specialmente verso la figura del mediatore.

- Centro per la salute delle donne straniere e dei loro bambini (CDBS) – Asl di Bologna:

Il servizio di mediazione è ben accetto all’interno del CDBS, soprattutto grazie ad incontri di

coordinamento periodici che permettono al personale sanitario di entrare meglio in contatto con le

funzioni specifiche del mediatore percependone così la reale utilità.

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3. Il Rapporto con il paziente

La terza ed ultima area indagata durate gli incontri di coordinamento mensili è stata quella relativa

al rapporto con il paziente. Ogni mediatore ha portato l’analisi di alcuni casi incontrati durante il

percorso di formazione on the job allo scopo di confrontarsi sulla corretta presa in carico della

persona.

I risultati sono stati raccolti tramite l’assegnazione di un lavoro individuale incentrato su due

questioni:

- le difficoltà incontrate nella relazione con il paziente;

- come queste difficoltà sono state vissute e gestite.

L’esposizione dei casi raccolti e delle osservazioni fatte è avvenuta in collaborazione con il

Coordinatore del Corso, con i Referenti del progetto e con i colleghi mediatori.

I risultati emersi, che sono stati giudicati più importanti, sono i seguenti:

- Il compito del mediatore, che avviene a contatto continuo con situazioni personali e sanitarie

molto delicate, deve essere sempre svolto in collaborazione con altre figure socio-sanitarie, onde

evitare di effettuare prese in carico che prevedano la sola responsabilità del mediatore. La presa in

carico è, invece, un processo multidimensionale ed interdisciplinare che deve necessariamente

coinvolgere un team di professionisti onde garantire una reale condivisione di responsabilità ed un

risultato di salute qualitativamente valido;

- Il mediatore deve essere in grado di accompagnare la persona nelle scelte relative alla propria

salute, senza influenzarla con le proprie convinzioni, ma seguendo sempre protocolli stabiliti in

collaborazione con altri professionisti socio-sanitari;

- Il mediatore deve essere cosciente dei limiti della propria azione professionale, che in nessun

modo deve sostituirsi a quella del medico o del personale infermieristico e che per questo deve

ben coordinarsi con queste figure professionali;

- Il mediatore è una figura che deve essere in grado di assolvere anche compiti burocratici, ma non

è assimilabile in alcun modo ad una figura amministrativa;

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- Il mediatore ha spesso difficoltà a farsi percepire anche dal paziente come figura di aiuto e non di

controllo od intrusione;

- Il mediatore ha talvolta effettive difficoltà ad evitare l’immedesimazione con la storia di vita del

paziente. L’acquisizione del distacco necessario per poter operare una buona presa in carico

dell’utente è un elemento di forte incertezza per molti mediatori;

- Il mediatore deve assicurare la continuità della presa in carico della persona. All’interno di questo

percorso vanno sempre valutate più opzioni di assistenza alla persona per evitare soluzioni

affrettate al problema;

- E’ necessario conoscere l’immaginario culturale che la persona ha rispetto alla malattia prima di

svolgere un’azione su di essa. Questa è una competenza che solo il mediatore può avere

all’interno della triade mediatore-paziente-medico;

- Il medico deve essere messo a conoscenza delle specificità di una determinata appartenenza

culturale per attivare i percorsi di cura ritenuti più opportuni, compatibilmente alle credenze della

persona.

Questi risultati hanno delineato una buona consapevolezza, da parte dei discenti, del ruolo del

mediatore e dei limiti della propria azione professionale. Questi aspetti, che hanno ancora bisogno

di azioni di formazione professionale, costituiscono un buon punto di partenza per la codificazione

della figura professionale del mediatore culturale.

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7. Il Progetto PASS: conclusioni

Il Progetto PASS ha permesso di evidenziare ancora una volta quelle che sono le potenzialità della

formazione professionale nel campo della Mediazione culturale, come peraltro già all’attenzione

della Regione Emilia Romagna.

Le attività formative realizzate nell’ambito del Corso di formazione specialistica per Mediatori

culturali sono state complesse e sono consistite in:

- Lezioni frontali dei Docenti e del Tutor;

- Lavori di gruppo e Focus groups su aspetti rilevanti della professione di Mediatore;

- Laboratori per testare l’auto-consapevolezza e la motivazione dei discenti;

- Simulazioni di mediazione e rilevazione delle criticità a livello relazionale, organizzativo e

tecnico;

- Attività di preparazione allo stage e di inserimento nel percorso di tirocinio aziendale;

- Attività di analisi dei sistemi organizzativi ed elaborazione di standards relativi alla

professione di Mediatore.

Questo alto livello di complessità ha richiesto un notevole sforzo organizzativo e di coordinamento

che ha però portato alla creazione di un gruppo di professionisti motivati e consapevoli del proprio

ruolo nel Servizio socio-sanitario emiliano – romagnolo.

Vi sono state criticità emerse soprattutto nella relazione con il Coordinamento nazionale del

Progetto PASS in relazione a procedure non consolidate relative alla gestione del Progetto stesso.

Il gruppo dei discenti ha lamentato le stesse difficoltà relativamente alle condizioni poste in term ini

di orari ed impegno settimanale richiesto. Tuttavia, questo ha potuto far emergere l’organizzazione

e la coesione interne a livello regionale nel far fronte a queste ed altre difficoltà emerse durante il

percorso formativo e professionale.

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Si ringraziano, per la collaborazione e il lavoro svolto insieme, tutti i Mediatori del Corso di

formazione del progetto PASS, i Referenti aziendali del Progetto PASS ed i loro

collaboratori, tutti i docenti che hanno fornito un contributo professionale prezioso per la

realizzazione degli obiettivi preposti.