CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA PER MEDIATORI … · Per la Regione Emilia Romagna è stata...
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Asl Focal Point Progetto PASS
CORSO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA
PER MEDIATORI CULTURALI
PASS
Progetto di Promozione dell’ Accesso della popolazione immigrata ai servizi socio-
sanitari e sviluppo attività di formazione ed orientamento socio-sanitario
DOSSIER CONCLUSIVO
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Pass è un Progetto finalizzato a promuovere l’accesso delle persone migranti ai servizi socio-sanitari e a
sviluppare attività di informazione e orientamento nelle Aziende sanitarie locali (Asl) e nelle Aziende
ospedaliere (AO) italiane. E’ sostenuto dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali,
realizzato dall’Istituto Nazionale Salute Migranti e Povertà – INMP – Ospedale S. Gallicano e attuato a livello
territoriale con la collaborazione di 48 strutture sanitarie locali. In Emilia Romagna i partners dell’Azienda
capofila (Asl di Bologna) sono: Azienda Ospedaliera S.Orsola, Asl di Reggio Emilia, a Asl di Ferrara ,
’Azienda Ospedaliera S.Anna di Ferrara, Asl di Forlì e Policlinico di Modena.
Il presente Dossier è a cura dell’Azienda Sanitaria Locale di Bologna.
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Curatori dei contenuti e del Dossier:
Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi – Responsabile del Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro
bambini (Asl Bologna), Responsabile Progetto Salute e Immigrati e Coordinatore Regionale Progetto PASS.
Dr.ssa Ilaria Simonelli, Sociologa della Salute, Collaboratrice Centro per la Salute delle donne straniere e dei
loro bambini (Asl Bologna).
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INDICE
Premessa pag. 7
1. Progetto Pass: configurazione e Aziende coinvolte pag. 8
2. Progetto PASS: tempistica e fasi pag. 12
3. Progetto PASS: aree di apprendimento pag. 13
4. Progetto PASS: il Programma e i Materiali formativi pag. 15
4.1 Il Programma pag. 15
4.2 I Materiali pag. 24
4.3 I Materiali prodotti dai discenti Mediatori pag. 184
4.3.1 Presentazione del Mediatore ai servizi pag. 184
4.3.2 Analisi del sistema organizzativo pag. 187
4.3.3 Elaborazione di Fattori, Indicatori, Standards
di qualità relativi alla professione di Mediatore pag. 195
4.4 Altre tematiche proposte pag. 199
5. La valutazione del Percorso formativo pag. 220
6. Monitoraggio mensile delle attività di training on the job pag. 223
7. Il Progetto PASS: conclusioni pag. 230
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I MEDIATORI DEL PROGETTO PASS
Policlinico di Modena: Aslaoui Sara; Savu Ion
Ospedale S. Orsola, Bologna: Bordeianu Olga
Asl di Bologna: Huang Jinfang
Asl e AO di Ferrara: Crivceac Rodica, M’Zah Dhouha, Shafqat Quartulain
Asl di Forlì: Largou Asmaa, Mis Elzbieta
Asl di Reggio Emilia: Qiu Xinxin, Sabri Mohamed
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I REFERENTI DEL PROGETTO PASS
Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi (Asl Bologna - Capofila)
Dr. Andrea Bolognesi (Asl Forlì)
Dr. Antonio Chiarenza (Asl Reggio Emilia)
Dr.ssa Paola Castagnotto (Asl Ferrara)
Dr.ssa Sandra Bombardi (AO Ferrara)
Dr.ssa Mirella Cantaroni (Policlinico di Modena)
Dr.ssa Cinzia Castellucci (AO S. Orsola)
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Premessa
Il Progetto nazionale di Promozione dell’Accesso della popolazione immigrata ai servizi socio-
sanitari e sviluppo attività di formazione ed orientamento socio-sanitario (Progetto PASS) è stato
sottoscritto in Emilia Romagna dalla Asl di Bologna, dall’Azienda Ospedaliera S.Orsola, dalla Asl di
Reggio Emilia, dalla Asl di Ferrara , dall’Azienda Ospedaliera S.Anna di Ferrara, dalla Asl di Forlì e
dal Policlinico di Modena.
La Convenzione stipulata dalle Asl e AO dell’Emilia Romagna con L’Istituto Nazionale per la
Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti ed il Contrasto delle Malattie della Povertà
(INMP), ha previsto lo svolgimento di un Corso di formazione specialistica per Mediatori
coordinato dalla Asl di Bologna in qualità di Azienda Capofila del Progetto.
Il presente Dossier mira a presentare questa esperienza formativa nazionale presentandone le
caratteristiche, gli schemi organizzativi, i materiali didattici utilizzati in sede formativa ed alcune
considerazioni finali elaborate dalla Asl Capofila in accordo con le Aziende partners.
Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi
Referente del Progetto PASS – Asl di Bologna
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1. Progetto PASS: configurazione e Aziende coinvolte
Il Progetto PASS coordinato a livello nazionale da INMP ha previsto il coinvolgimento di diverse
Regioni italiane tra cui Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Basilicata, Calabria, Campania,
Molise, Sardegna, Liguria, Umbria. Le Regioni partner hanno provveduto a sottoscrivere apposita
Convenzione con INMP per accedere ai finanziamenti stanziati dal Ministero del lavoro, salute e
politiche sociali, a firma dei Direttori generali di ogni Azienda coinvolta a livello regionale. Il
Progetto ha previsto che fosse scelta un’Azienda capofila per ogni Regione coinvolta per
coordinare tutti i oggetti regionali coinvolti. Per la Regione Emilia Romagna è stata scelta la Asl di
Bologna che coordina le attività formative, di stage e di formazione on the job, previste dalla
Convenzione sottoscritta con INMP, con le Aziende partners coinvolte a livello regionale. Lo
schema illustra l’organizzazione complessiva del Progetto:
La configurazione organizzativa generale
INMP
Regione
Emilia-Romagna
Regione Lombardia
Regione Veneto
Regione Basilicata
Regione Sardegna
Regione Campania
ASL Bologna (Capo-fila) (Dr.ssa Caccialupi)
(Dr.ssa Ilaria Dall’Asta
su delega del Dr.
Antonio Chiarenza)
(Dr.ssa Bombardi)
(Dr.ssa Castellucci)
(Dr. Bolognesi)
COMITATO
DIDATTICO
ASL Ferrara
AO S.Anna - Ferrara
AO S.Orsola - Bologna
ASL Forlì
AO Policlinico - Modena
ASL Reggio Emilia
(Dr.ssa Castagnotto)
(Dr.ssa Cantaroni)
(Dr.ssa Simonelli- tutor)
Regione Liguria
Regione Umbria
Regione Molise
Regione Calabria
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Ogni Azienda ha nominato internamente un Referente per il Progetto. In Emilia Romagna è stato
creato un Comitato didattico all’interno del quale i Referenti si incontrano periodicamente per
discutere di questioni interenti il Corso. In particolare il Comitato si occupa di:
definire il programma organizzativo e didattico generale;
prendere decisioni in merito alla selezione e partecipazione degli studenti;
valutare richieste specifiche provenienti dai mediatori o dalle Aziende del territorio;
regolare i propri rapporti con partners esterni (tra cui INMP);
valutare questioni relative alla rendicontazione e ad altri aspetti gestionali del Progetto PASS;
pianificare la formazione in aula, lo stage formativo e il percorso lavorativo previsti dal Progetto
PASS.
Il Comitato ha inoltre provveduto a:
a) Definire gli obiettivi formativi seguendo le linee dell’INMP e finalizzati a:
- Acquisire conoscenze necessarie a comprendere contesto, problemi, regole del gioco, (diritti e
norme, principi, basi scientifiche e organizzative, etc);
- Acquisire le basi culturali, metodologiche e organizzative rispetto alle competenze necessarie alla
gestione del ruolo professionale;
- Acquisire capacità di applicazione delle competenze negli ambiti di intervento
In tal senso le aree di acquisizione delle competenze sono state individuate in:
- Sapere (Conoscenze professionali): norme di regolazione del SSN; conoscenza dei servizi
sanitari; aspetti socio-demografici; aspetti teorici della comunicazione;
- Saper fare (Competenze professionali): mediazione culturale; Collocarsi nella rete dei
servizi; Orientare l’utenza;
- Saper essere (Gli stili professionali): Senso di fiducia nei propri mezzi; Gestire
l’accoglienza; Lavorare con gli altri; Comunicare efficacemente; Riconoscere i propri limiti.
b) Pianificare la formazione professionale in aula:
Il Comitato didattico ha individuato i Docenti e gli Esperti da coinvolgere nell’attività d’aula, in
relazione alle aree tematiche da trattare e in particolare:
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- Salute nel mondo e suoi determinanti;
- Diritti umani, Convenzioni e Dichiarazioni internazionali ed europee, Legislazione socio-
sanitaria, disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero in Italia;
- Caratteristiche ed evoluzione delle popolazioni migranti in Italia con particolare riferimento
agli aspetti sociali e di salute;
- Comunicazione transculturale;
- La formazione transculturale;
- Mediazione transculturale: aspetti generali;
- Mediazione transculturale in ambito socio-sanitario.
c) Pianificare lo stage:
Ogni Azienda partner ha comunicato alla Asl capofila per il Progetto PASS le proprie disponibilità
orarie e di servizio per l’avvio del periodo di stage.
Tutte le Aziende partners hanno pianificato un proprio orario per raggiungere a fine Gennaio 2010
la quota oraria pattuita corrispondente a 200 ore di stage. Ogni Azienda registra le presenze dei
Mediatori tramite registro fornito da INMP in data 2-12-2009. E’ previsto che a fine stage ogni
Azienda partner rilasci all’Azienda capofila una attestazione di avvenuto stage.
d) Definire le sedi e l’organizzazione della fase di Formazione on the job
Ogni Azienda ha comunicato alla Asl capofila l’organizzazione relativa alle sedi, orari e servizi cui
saranno assegnati i discenti durante la fase di formazione on the job. La Asl capofila ha fissato le
date di coordinamento mensile per monitorare l’esperienza e segnalare eventuali difficoltà. A tal
fine, come previsto dal Progetto PASS, ha provveduto a nominare un Tutor senior il cui compito
sarà quello di verificare il corretto funzionamento dell’inserimento lavorativo nelle Aziende emiliano
- romagnole.
e) Definire gli aspetti amministrativi
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L’Azienda capofila mantiene i rapporti con INMP e le singole Aziende sanitarie per armonizzare gli
aspetti amministrativi tenendo conto degli accordi presi con INMP.
f) Valutare esclusioni ed abbandoni.
Il Comitato ha registrato l’abbandono di tre Mediatrici durante il percorso formativo. Questi
abbandoni, dovuti ad impegni personali importanti, sono stati delegati alla gestione della Asl
capofila in collaborazione con INMP:
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2. Progetto PASS: tempistica e fasi
Il Progetto PASS prevede tre fasi per il proprio completamento:
- Fase di formazione d’aula (svolta dal 19-19-2009 al 30-01-2010 a Bologna per un totale di
160 ore da sommare alle 40 svolte da INMP a Roma);
- Fase di stage in Azienda (svolta dl 1-11-2009 al 30-01-2010,per un totale di 200 ore);
- Fase di inserimento lavorativo, o formazione on the job (dal 1-02-2010 al 30-07-2010, per
un impegno settimanale di 25 ore).
12.10 21.1.10 1.2.10 31.7.1019.1016.10 2.11
Fase
propedeutica
(Roma)
Formazione d’aula
Stage nelle
Aziende
Fase
lavorativa
40 h.
160 h. d’aula
200 h. di stage
IL PERCORSO FORMATIVO
FORMAZIONE IN AULA – STAGE- FORMAZIONE ON THE JOB
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3. Progetto PASS: Aree di apprendimento
Tenendo conto dell’esigenza di basare l’intervento formativo su criteri di qualità tecnica, relazionale
e organizzativa e di fornire in tal senso le competenze utili al Mediatore per ognuna di queste aree,
il Coordinamento del Progetto ha organizzato il Corso tenendo conto di:
a) Area tecnica (competenze tecniche che il mediatore deve possedere):
L’acquisizione di competenze in quest’area è stata garantita dalle docenze inserite nel Programma
di formazione professionale. Ogni docenza ha toccato aree specifiche e inerenti al lavoro di
mediazione ed alle tematiche relative alla immigrazione.
b) Area Relazionale (competenze empatiche e di relazione che il mediatore deve possedere).
L’area relativa alle competenze psicologico - relazionali è stata curata dalla Dr.ssa Caccialupi
attraverso interventi relativi a:
- Problematiche inerenti alcune utenze quali donne, bambini, famiglie;
- Le capacità relazionali necessarie per svolgere una mediazione triadica
medico/paziente/mediatore caratterizzata da empatia ed orientata al risultato;
- Analisi della relazione in rapporto al paziente ed all’operatore sanitario dal punto di vista del
Mediatore;
- Supervisione dei casi concreti;
- Focus group su materiali che mettono in luce l’importanza dei comportamenti culturalmente
determinati e che necessitano di decodifica;
- Confronto continuo circa gli aspetti relazionali e cognitivi (decentramento cognitivo ed
emotivo).
c) Area Organizzativa:
Le competenze organizzative hanno seguito un approccio basato sui principi di Educazione e
Promozione della Salute.
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Per l’OMS, l’educazione alla salute si fonda, in primo luogo, sull’interesse che i singoli
manifestano per il miglioramento delle loro condizioni di vita e mira a far percepire agli individui,
membri di una famiglia, di una collettività, di uno Stato, come i progressi della salute derivano
anche dalla loro responsabilità individuale.
L’educazione alla salute, pertanto, non si occupa solo della trasmissione delle informazioni
intorno ai fattori di rischio delle malattie, ma anche degli strumenti e delle strategie utili a
rafforzare nei soggetti la motivazione al cambiamento, quest’ultimo inteso come profondamente
influenzato dalle condizioni sociali, economiche e culturali.
La promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario, dovendo
coinvolgere anche i settori che influiscono sulla salute stessa con un approccio definito
"intersettoriale" che preveda, cioè, l'intervento e il coordinamento di settori diversi dalla sanità
(istruzione, cultura, trasporti, agricoltura, turismo, ecc.) per realizzare iniziative in grado di
migliorare lo stato di salute della popolazione. Essa porta il problema all'attenzione dei
responsabili delle scelte a tutti i livelli, invitandoli alla piena consapevolezza delle conseguenze
sul piano della salute di ogni loro decisione
L’area relativa alle competenze organizzative, e che ha operato in accordo a logiche di
Educazione e Promozione della Salute, è stata curata durante le ore di tutoraggio onde
approfondire la conoscenza del funzionamento del Servizio Sanitario e potere così analizzare il
Sistema organizzativo interno ad ogni Azienda coinvolta nel Progetto PASS.
Le aree di interesse esaminate sono state:
- L’equipe professionale con cui il mediatore si interfaccia;
- Il sistema organizzativo in cui il mediatore si situa;
- La concezione relativa alla propria professionalità ed al proprio ruolo professionale nel SSR
e nel SSN.
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4. Progetto PASS: il Programma e i Materiali formativi
La Asl capofila ha provveduto a finalizzare il Programma formativo d’aula (dal 19-10-2009 al 30-
01-2010) predisponendo gli interventi previsti per la fase formativa. Il programma finale è riportato
di seguito:
4.1 Il Programma
Il Programma di Formazione professionale è stato elaborato dal coordinamento del Corso ed ha
previsto il coinvolgimento dei maggiori Esperti delle problematiche inerenti il settore socio-sanitario
in rapporto al settore immigrazione, messi a disposizione dalle Istituzioni dell’Emilia Romagna.
Ottobre 2009
Lunedì 19 Ottobre 2009
8:30 – 13:30 : Presentazione del corso e delle finalità formative
Dott.ssa Minelli, Dott.ssa Ferretti, Dott.ssa Caccialupi, Dott. Caniglia
14:00 – 16:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: presentazione delle funzioni di
tutoraggio (formazione attiva) e definizione delle modalità e dei criteri della formazione in aula
Dott.ssa Simonelli
Martedì 20 Ottobre 2009
8:30 – 13:30 : Salute e bisogni di salute della popolazione immigrata
Dott. Bolognesi
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14:00 – 18:00: Salute e bisogni di salute della popolazione immigrata
Dott. Bolognesi
Giovedì 22 Ottobre 2009:
8:30 – 13:30 : L'accesso alle prestazioni del SSN per la popolazione immigrata: il percorso
amministrativo
Dott.ssa Campanini
14:00 – 18:00: L'organizzazione del servizio di mediazione nell'Ospedale S. Orsola
Dott. Caniglia
Venerdì 23 Ottobre 2009
8:30 – 10:00 : Il Dipartimento di integrazione socio-sanitaria del'ASL di Bologna
Dott.ssa Minelli
10:00 – 13:30: L'integrazione sociale dei cittadini stranieri in Emilia Romagna
Dott. Stuppini
14:00 – 16:00 : Percorsi di donne e bambini immigrati nei servizi materno-infantili ( I^ parte )
Dott.ssa Caccialupi
Lunedì 26 Ottobre 2009
8:30 – 13:30 : Percorsi di donne e bambini immigrati nei servizi materno-infantili ( II^ parte )
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La relazione mediatrice - operatore sanitario - paziente secondo l'approccio transculturale
Dott.ssa Caccialupi
14:00 – 16:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: Workshop con la finalità di
elaborare un documento di presentazione dei Mediatori ai servizi di riferimento per il tirocinio
(prima parte)
Dott.ssa Simonelli
Martedì 27 Ottobre 2009
8:30 – 13:30 : Impatto del fenomeno migratorio sulla salute della persona: identità e ruolo della
cultura
Dott. Chattat
14:00 – 18:00 : Discriminazioni
Dott.ssa Pirazzi
Giovedì 29 Ottobre 2009
8:30 – 11:30 : Report di attività del Policlinico di Modena in materia di mediazione
Dott.ssa Ferretti
11:30 – 13:30 : Workshop con la finalità di elaborare un documento di presentazione dei Mediatori
ai servizi di riferimento per il tirocinio (seconda parte)
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Dr.ssa Caccialupi, Dr.ssa Simonelli
14:00 – 18:00 : La mediazione interculturale interaziendale: il modello dell'Azienda ospedaliera e
dell’Ausl di Ferrara
Dott.ssa Bombardi, Dott.ssa Castagnotto
Venerdì 30 ottobre 2009
8:30 – 13:30 : Laboratorio I: narrazione della storia migratoria secondo il metodo autobiografico
Dott.ssa Amelia Ceci
14:00 – 16:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: pianificazione dello stage
Dott.ssa Simonelli
Novembre 2009
Giovedì 5 Novembre 2009
8:30 – 13:30 : La mediazione culturale di supporto alla comunicazione clinica
Dott. Chiarenza
14:00 – 18:00 : La mediazione culturale di supporto alla comunicazione clinica
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Dott. Chiarenza, , Dr.ssa Dall’Asta, Dr.ssa Riboldi
Giovedì 12 Novembre 2009
10:30 – 13:30 : L'approccio etnopsichiatrico e la salute mentale degli immigrati
Prof. Merini
14:00 – 18:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: Analisi dei sistemi organizzativi
dei diversi servizi sedi di tirocinio
Dott.ssa Simonelli
Giovedì 19 Novembre 2009
8:30 – 10:00: La supervisione: metodi e contenuti
Dott.ssa Caccialupi
10:00 – 13:30: Le malattie cutanee sessualmente trasmesse nei migranti.
Dr.ssa D’Antuono
14:00 – 18:00 : Supervisione della presa in carico
Dott.ssa Caccialupi
Giovedì 26 Novembre 2009:
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8:30 – 10:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: discussione sui materiali forniti dai
docenti
Dott. ssa Simonelli
10:00 – 13:30 : Alimentazione: spunto per una riflessione sui determinanti di salute
Dott.ssa Albertini
14:00 – 18:00 : La mediazione con i gruppi delle minoranze etniche Rom e Cinti: la salute in
situazioni residenziali estreme
Dott. Argiropoulos
Dicembre 2009
Giovedì 3 Dicembre 2009
8:30 – 13:30 : Problematiche sociali nella gestione delle differenze inter-etniche con minori e
famiglie straniere immigrate
Dott.ssa Faccini
14:00 – 18:00 : La relazione di aiuto e la mediazione socio-culturale
Dott. Argiropoulos
Mercoledì 9 Dicembre 2009
8:30 – 10:00: Focus group su materiali osservativi di comportamenti culturalmente determinati
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Dr.ssa Caccialupi
10:00 – 13:30: Le problematiche vissute dagli immigrati sul luogo di lavoro
Dr. Totire
14:00 – 18:00 : Nursing transculturale: esperienze
ASV Mazzolani, ASV Gabrielli
Giovedì 10 Dicembre 2009
8:30 – 11: 30 : L’esperienza di un’Associazione di volontariato per l’assistenza sanitaria ad
emarginati ed immigrati: Associazione SOKOS di Bologna
Dr.ssa Ciccarello
11:30 – 13:30 : Presentazione del CEDRIS, Centro di documentazione salute immigrati
A cura di Asl Bologna e Sokos a cura di (Dott.ssa Barbara Pinelli)
14:00 – 18:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: Workshop sugli standards
qualitativi dell’attività di mediazione culturale in diversi contesti
Dott.ssa Simonelli
Giovedì 17 Dicembre 2009:
8:30 – 13:30 : Le esperienze del Progetto Aurora e la realizzazione de 'Il Coraggio di Milga'
(proiezione dei filmati)
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Dott.ssa Caccialupi, Mery Onyinyechindukuba, Dr.ssa Simonelli
14:00 – 18:00 : Tutoraggio e formazione di Educazione sanitaria: individuazione in gruppo delle
modalità di supervisione di un caso
Dott.ssa Simonelli
Gennaio 2010
Giovedì 7 Gennaio 2010
8:30 – 13:30 : Panel tra cooperative di servizi di mediazione culturale
Cooperative Integra, Sesamo, Amis, Camelot, La Dimora d’Abramo
14:00 – 17:00 : Panel tra cooperative di servizi di mediazione culturale
Cooperative Integra, Sesamo, Amis, Camelot, La Dimora d’Abramo
Giovedì 14 Gennaio 2010
8:30 – 13:30 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori
I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti
Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi
14:00 – 18:00 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori
I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti
Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi
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Giovedì 21 Gennaio 2010
8:30 – 13:30 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori
I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti
Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi
14:00 – 18:00 : Valutazione dell’esperienza formativa sulla mediazione e sui mediatori
I Referenti del Progetto PASS e loro rappresentanti
Coordinamento della giornata: Dr.ssa Caccialupi
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4.2 I Materiali
Ad inizio Corso è stato fornito un inquadramento relativo all’integrazione sociale dei cittadini
stranieri immigrati in Emilia Romagna. Sono stati forniti dal Dr. Andrea Stuppini, alcuni dati di
contesto significativi per avere un quadro chiaro della situazione migratoria in Emilia Romagna
A) ALCUNI DATI DI CONTESTO
Gli immigrati residenti in Emilia Romagna alla fine del 2007 sono arrivati a circa 365.000
unità superando ormai il 8,6% della popolazione complessiva. 79 Comuni hanno superato il 10% di
stranieri residenti. Alcuni dati ci segnalano la stabilità e la crescita della presenza migratoria:
- oltre il 20% annuale di nuovi assunti è ormai composto da lavoratori stranieri (relativamente al
lavoro, dagli ultimi dati INAIL, i cittadini non italiani (comunitari e non) impiegati regolarmente come
lavoratori dipendenti, sono stimati essere 275.332. A questa stima (che comprende i lavoratori
stagionali), vanno aggiunti i circa 23.400 lavoratori autonomi e imprenditori (dato Unioncamere al
31/12/2007). Il contributo al PIL Emiliano-Romagnolo dato dagli immigrati è pari ad almeno il
11,3% (fonte: Unioncamere, anno riferimento: 2006)
- oltre il 20% dei nuovi nati ha la madre con cittadinanza non italiana.
- quasi il 25% della popolazione complessiva straniera è composto da minori;
Anche i dati relativi alla presenza di bambini stranieri nelle scuole risultano essere un
chiaro indicatore di stabilizzazione insediativa: si è passati dai 15.000 alunni stranieri
dell’anno scolastico 1999/2000 ai 65.813 iscritti dell’anno scolastico 2007/08, che
rappresentano l’11,8%degli studenti complessivi.
La Regione Emilia-Romagna risulta essere la prima regione in Italia per incidenza
percentuale nelle scuole di bambini stranieri.
Assistiamo ad un processo di costante crescita dei ricongiungimenti familiari e conseguentemente
da una crescita della componente femminile che si avvicina ormai al
49,5% del totale.
Molte donne svolgono attività di assistenza familiare: le nostre stime indicano una presenza
attorno alle 30.000 presenze regolari e circa 20/25.000 presenze tra irregolari e
in attesa di regolarizzazione (tramite il decreto flussi in corso). Gli scenari futuri più realistici
concordano sostanzialmente su una costante crescita del fenomeno migratorio anche nei prossimi
anni, ipotizzando da qui al 2013 l’arrivo di almeno altre 200.000 persone straniere.
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Allora potremmo avere 500.000 cittadini stranieri in Emilia-Romagna su una
popolazione complessiva pari a 5.000.000 circa.
B) IL CONTESTO NAZIONALE
Complessivamente ci troviamo di fronte ad una ampio e complesso cambiamento
normativo nazionale che assume questa impostazione di fondo:
Come sapete, il tema della immigrazione è complesso. Allo Stato sono riconducibili le competenze
in materia di:
- contrasto alla irregolarità,
- alle modalità di espulsione,
- e alla definizione delle condizione di soggiorno dello straniero.
In sostanza lo Stato legifera su “come si entra”, “come si ha diritto a rimanere”, e “come si
contrasta la permanenza irregolare”. Alle Regioni spettano invece in maniera esclusiva o
concorrente (a seconda delle materie) le competenze per la piena integrazione sociale delle
persone straniere (esempio: sociale,sanità,scuola,formazione,lavoro ecc..) Quindi Regioni ed Enti
Locali sono chiamati a responsabilità importanti. La Corte Costituzionale con la sentenza n.50 del
7 marzo 2008, ha ribadito la piena competenza delle Regioni e degli Enti locali in materia di
integrazione sociale dei cittadini stranieri.
Ma le risorse nazionali sono drammaticamente calate:
1) Nel 2008 è stato soppresso il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati
(100 milioni di euro) che la stessa sentenza n.50/2008 della Corte
Costituzionale ha riconosciuto come competenza in capo alle Regioni;
2) Il Fondo nazionale Politiche Sociali 2008 è diminuito da 950 a 650 milioni
di euro;
3) La proposta di Finanziaria 2009 prevede ulteriori tagli al Fondo nazionale
Politiche Sociali per gli anni 2009-2011
4) come sapete ulteriori riduzioni di finanziamento sono già previsti per settori
quali scuola,sanità,casa,sicurezza.
Crescono le persone straniere, calano le risorse per la integrazione.
Le Regioni, con la loro limitata autonomia impositiva, non riescono a riequilibrare i tagli.
Rispetto ai cambiamenti in atto sul versante della normativa nazionale, essi sono caratterizzati da :
- Restrizioni,ostacoli,barriere all’ingresso e al soggiorno.
- Introduzione di nuovi reati penali, aumento generalizzato delle pene e dei
casi di espulsione
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- Aumento della permanenza nei Cie ( ex CPTA) per stranieri e comunitari
- Meno diritti sul versante delle politiche sociali e di integrazione
C) GLI OBIETTIVI STRATEGICI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
La Regione nel promuovere l'integrazione sociale dei cittadini stranieri individua tre finalità
di ordine generale sulle quali ispirare l'insieme delle politiche regionali:
- la rimozione degli ostacoli al pieno inserimento sociale, culturale e politico;
- il reciproco riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali, religiose e
linguistiche;
- la valorizzazione della consapevolezza dei diritti e dei doveri connessi alla condizione
di cittadino straniero immigrato.
In questo senso, l'insieme delle politiche regionali sono declinate su tre prospettive di
analisi ed azioni:
- la conoscenza del fenomeno;
- la attivazione di un sistema di governance tra più soggetti nell'ottica della integrazione
delle politiche e del principio di sussidiarietà degli interventi;
- la programmazione, realizzazione e valutazione di un insieme di risposte ai bisogni dei
cittadini stranieri
Ora in occasione della definizione del nuovo programma triennale 2009-2011 abbiamo
operato una scelta più stringente sugli obiettivi strategici:
a) La promozione dell’apprendimento e dell’alfabetizzazione della lingua italiana
per favorire i processi di integrazione e consentire ai cittadini stranieri una
piena cittadinanza sociale e politica; in continuità con le indicazioni previste
dall’Accordo del 12 dicembre 2007 sottoscritto tra la Regione Emilia-Romagna ed il
Ministero della Solidarietà Sociale ed i conseguenti atti di programmazione regionale (delibera di
G.R. 790/2008). Non va dato per scontato infatti, che molti cittadini stranieri, anche dopo alcuni
anni di presenza in Italia, siano in possesso di una conoscenza adeguata della lingua italiana. Il
percorso di apprendimento alla lingua italiana deve essere considerato nell’ambito di un processo
più complessivo di conoscenza dei principi di educazione civica italiana e della organizzazione
territoriale dei servizi, nonché per rafforzare le competenze dei cittadini stranieri in materia di
sicurezza del lavoro. Occorre inoltre dedicare una specifica attenzione alle donne straniere e
dunque prevedere la possibilità di inedite modalità di realizzazione degli interventi anche per
rispondere a eventuali situazioni di isolamento territoriale e/o sociale delle donne medesime. Si
tratta quindi di rafforzare collaborazioni in essere tra Enti Locali, Istituzioni scolastiche, Centri
territoriali permanenti per la istruzione e formazione in età adulta (EDA), nonché supportare e
27
consolidare percorsi di messa in rete e sistematica collaborazione tra Enti Locali e soggetti no-
profit. I percorsi di alfabetizzazione vanno infine compresi nell’ambito di un processo di
qualificazione e rapporto sinergico tra mondo della formazione e mondo del lavoro, al fine di
consentire la piena valorizzazione delle competenze delle persone straniere.
b) La promozione di una piena coesione sociale attraverso processi di
conoscenza e mediazione da parte dei cittadini stranieri immigrati ed italiani.
Occorre creare e moltiplicare a livello locale percorsi di confronto e promozione sociale
fondati sui presupposti della corresponsabilità nella ricerca e definizione di un rinnovato
“patto di convivenza” tra persone straniere,italiane ed Istituzioni (tema che la Regione
intende approfondire con un apposito percorso), alla cui base sta l’esercizio dei diritti
ed il rispetto dei doveri previsti dalle leggi e dalla Costituzione italiana. La rapidità del processo di
crescita del fenomeno migratorio, ed i conseguenti repentini mutamenti socio-demografici
impongono lo sviluppo di azioni volte a prevenire/risolvere situazioni di eventuale conflittualità
sociale nei contesti territoriali. In questo senso occorre generalizzare le esperienze di mediazione
territoriale e di comunità negli ambiti ricreativi, abitativi e lavorativi, attraverso la attivazione di reti
civiche diffuse di mediazione del territorio coinvolgendo le Parti sociali, il Terzo Settore, le
esperienze del Servizio Civile Regionale, i mediatori e centri interculturali ed i giovani di origine
straniera (“seconde generazioni”). Anche a questo fine occorre potenziare le competenze
interculturali e di mediazione degli operatori pubblici necessarie per garantire pari opportunità di
accesso ai servizi; competenze che la Regione ha definito nell'ambito delle qualifiche professionali
regionali con delibera di G.R: n.2212/04 e n.265/05.
.
c) La promozione di attività di contrasto al razzismo e alle discriminazioni.
Non si possono sottovalutare i rischi di una crescente sub-cultura razzista e xenofoba
nell’Europa multiculturale di oggi e dei prossimi anni. Il razzismo prende oggi la forma di una
esaltazione delle differenze e di una preoccupazione per la loro preservazione. Memorie,
tradizioni, stili di vita, secondo il pensiero razzista, possono essere salvaguardati solo al prezzo
della separazione da altri gruppi umani concepiti come portatori di culture diverse. Le identità
culturali vengono dunque rappresentante come rigide, non modificabili.
Le possibilità di ibridazione vengono respinte come inaccettabili contaminazioni. Prevale
l’approccio che assegna gli individui collettivamente ad una certa “cultura” sulla
base del fattore ascrittivo della nascita. Tutto ciò ci deve impegnare ad uno sforzo culturale teso a
contrastare le semplificazioni basate sulla appartenenza geografica e/o religiosa. Poniamo al
centro la persona intesa come espressione di una identità plurale che interagisce con gli altri.
In questo quadro, vanno consolidate le attività di contrasto alle discriminazioni che
28
agiscono su quattro aspetti fondamentali:
- prevenzione/educazione, per far sì che il principio di parità di trattamento diventi
patrimonio educativo e culturale di ogni singolo individuo;
- promozione: nel senso di sostenere progetti ed azioni positive volte ad eliminare alla
base le situazioni di svantaggio;
- rimozione: nel senso di offrire opportunità e sostegno in termini di orientamento,
assistenza e consulenza legale;
- monitoraggio e verifica: nel senso di impostare un lavoro di costante osservazione
del fenomeno nel territorio regionale con particolare attenzione al ruolo dei mezzi di
informazione.
C) UNA NUOVA LEGGE REGIONALE PER L’INTEGRAZIONE: LR.5/2004
La Regione Emilia-Romagna è stata la prima regione ad aver legiferato in materia di
politiche per l'integrazione dei cittadini stranieri immigrati dopo la Riforma del Titolo V della
Costituzione Italiana (2001). La approvazione di una nuova normativa regionale si rendeva
necessaria per almeno tre ragioni:
- la evidente vetustà della precedente legge regionale in vigore, Legge regionale 21
febbraio 1990, n.14, che sostanzialmente nasceva nel solco della impostazione
emergenziale causata dai primi consistenti flussi migratori nel nostro paese;
- un forte processo di cambiamenti quali-quantitativi nel corso degli anni'90 riferibili alla
progressiva crescita numerica delle presenze di persone straniere a cui si associano
crescenti indicatori di stabilizzazione;
- un forte processo di innovazione e modificazione legislativa avviato a livello nazionale
a partire dalla emanazione del D.Lgs n.286 del 25 luglio 1998 e successive
modificazioni.
La legge regionale n.5 del 2004 è imperniata sui alcuni principi di fondo: parità dei diritti
e doveri, accesso universalistico al sistema dei servizi di welfare, negazione di servizi
separati, promozione del dialogo, rispetto delle differenze, contrasto al razzismo e alla
xenofobia, promozione di partecipazione e cittadinanza attiva (dalle Consulte, al traguardo
dell'obiettivo del diritto di voto, ecc…).
Alcuni elementi innovativi della nuova legge regionale:
- La prima novità sta nell'aver definito una legge specifica per gli immigrati stranieri
residenti o domiciliati nella nostra regione, lasciando ad una differente legge regionale la
competenza sugli emigrati emiliano-romagnoli nel mondo.
Emigrazione ed immigrazione hanno certamente alcuni elementi comuni di contatto e
29
riflessione, ma l'esperienza di questi anni, la differente gamma di bisogni espressi dai
cittadini stranieri e gli interventi conseguenti, condizionati anche dal differente contesto
normativo di riferimento per gli uni e gli altri, hanno convinto il legislatore regionale nella
direzione di una specifica normativa per promuovere la integrazione sociale degli immigrati
stranieri.
Altri elementi:
- la previsione di un Programma triennale di attività sull’immigrazione, per rafforzare
l’integrazione delle politiche regionali. Si tratta di un Piano intersettoriale, che
approfondisce le questioni legate alla immigrazione straniera in una logica trasversale,
coinvolgendo l'insieme dei settori di intervento regionale (scuola, sanità lavoro,
commercio, cultura, politiche sociali, politiche abitative ecc..);
- la promozione dell’integrazione sociale attraverso la partecipazione dei cittadini
stranieri alla vita pubblica, anche mediante la attivazione di strumenti di
rappresentanza nell’ambito delle istituzioni locali (compresa la esplicita volontà di
procedere alla introduzione del diritto di voto amministrativo degli stranieri qualora
fosse consentito dal quadro delle competenze legislative);
- la previsione di una Consulta regionale per l'integrazione sociale dei cittadini
stranieri immigrati presieduta dall'Assessore regionale delegato, composta da
soggetti istituzionali, parti sociali, privato sociale e da 18 rappresentanti dei cittadini
stranieri, individuati due per ciascuna provincia, di cui uno in funzione di Vice
Presidente;
- un Piano regionale di azioni contro le discriminazioni razziali etniche, nazionali o
religiose, anche mediante la istituzione di un Centro regionale sulle discriminazioni;
6
- la attivazione di una nuova funzione di osservazione del fenomeno migratorio, anche
attraverso la istituzione di un Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio,
- la previsione di contributi alle Province, ai Comuni, ed ai soggetti no-profit per
interventi di integrazione sociale quali ad esempio centri e sportelli informativi, corsi di
lingua italiana, attività di mediazione culturale, centri ed iniziative interculturali con
particolare attenzione alle attività di formazione degli operatori a diretto contatto con i
cittadini stranieri e all’inserimento diretto nei servizi di persone con la qualifica di
mediatori interculturali;
- la previsione di interventi per le politiche abitative (promozione di agenzie per la casa
per favorire l’incontro tra domanda e offerta, fondi di garanzia e rotazione, alloggi
sociali, centri di prima accoglienza, etc.);
- il sostegno al ruolo di integrazione culturale svolto dalla scuola attraverso
30
l’individuazione di risorse economiche finalizzate sia alla specifica formazione del
personale educativo docente, sia alla utilizzazione dei mediatori culturali.
La Legge Regionale n. 5/2004 era sta impugnata per illegittimità costituzionale dal
Governo Berlusconi, ma la Corte Costituzionale con la sentenza n. 300 del 2005 ha
respinto totalmente le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio dei
ministri ribadendo che le competenze della integrazione sociale sono poste in capo alle
regioni ed enti locali.
Sono state già realizzate una serie di indicazioni previste dalla legge regionale.
In primo luogo la Regione si è dotata di un Programma triennale (2006-2008 ed ora
2009-2011).
Il Programma triennale è uno strumento di programmazione "trasversale" che intende
promuovere una integrazione delle politiche di settore (scuola, sociale, sanità, cultura,
lavoro, ecc…) per rispondere in modo unitario ai bisogni ed alle esigenze dei cittadini
stranieri immigrati.
Il Programma si compone di 24 capitoli tematici che definiscono le linee di indirizzo
dell'intervento regionale per il triennio.
Si è insediata nel febbraio 2005 la Consulta regionale per l’integrazione.
La Regione ha optato per una composizione “mista” e per una rappresentatività
“territoriale” dei cittadini stranieri presenti, in quanto si è stabilito di averne due per ogni
ambito provinciale. In particolare la Consulta ha contribuito alla redazione del Programma
Triennale e del Protocollo regionale sulla antidiscriminazione. Lo scorso 27 gennaio 2007 la
Regione ha sottoscritto un Protocollo regionale in materia di lotta alle discriminazioni assieme a
Comuni, Province e Parti sociali (in occasione dell’anno europeo delle pari opportunità) perché
questo tema diventerà sempre più importante nel futuro. In questi mesi sono state svolte numerose
azioni di sistema (formazione, predisposizione delle schede informatizzate di segnalazione e
trattamento) e con la collaborazione di Province e Comuni capo-distretto, si è proceduto
all’individuazione e all’accreditamento dei luoghi in cui, su ciascun territorio, si svolgeranno le
attività contro le discriminazioni, si raccoglieranno le segnalazioni fatte dai cittadini e si attiveranno
le necessarie risposte.
D) LE POLITICHE REGIONALI
Dal 2000 ad oggi la Regione ha sviluppato un programma organico di azioni per facilitare
l’integrazione delle persone straniere consapevoli che l'immigrazione straniera
rappresenta un grande e storico fenomeno sociale che ha bisogno di "un gioco di squadra"
tra istituzioni, parti sociali, e terzo settore.
31
E’ partita con un importante e strategico Protocollo d'intesa in materia di immigrazione
straniera sottoscritto con gli Enti Locali, le Parti Sociali ed il Forum del Terzo settore
(dicembre 2001);
E’ stato poi affrontato il tema del crescente fenomeno della assistenza familiare, che ha
portato alla stipula di un Protocollo di accordo tra Regione ed Organizzazioni sindacali per
sostenere l'emersione e la qualificazione del lavoro di assistenza ad anziani e disabili
svolto dalle assistenti familiari (aprile 2003);
Nel giugno del 2004 è stato stipulato con ANCI, UPI, Forum regionale del Terzo Settore,
sindacati e associazioni un Protocollo regionale d'intesa in materia di richiedenti asilo e
rifugiati che ha dato vita ad una rete regionale di iniziative.
A partire dall’anno 2000 la Regione propone annualmente un “Programma regionale per
l’integrazione sociale dei cittadini stranieri" attraverso specifiche risorse finalizzate
regionali per un ammontare di circa 4 milioni di euro annui sul versante sociale, ma se
calcoliamo tutti gli assessorati (scuola, sanità, formazione, ecc…) il totale annuo
della spesa cresce notevolmente).
In Emilia-Romagna abbiamo cercato di evitare sovrapposizioni tra il ruolo delle Province e
dei Comuni.
Le prime si sono indirizzate verso la costruzione degli Osservatori provinciali
sull’immigrazione, verso il supporto a progetti di comunicazione interculturale che hanno
coinvolto radio e tv locali, verso il sostegno all’associazionismo migrante e a percorsi di
partecipazione (Consulte provinciali di Ferrara e Bologna).
I Comuni hanno invece sviluppato cinque aree principali di intervento:
a) una serie di interventi in ambito scolastico rivolte a minori stranieri ed alle loro
famiglie;
b) la realizzazione ed il consolidamento di punti informativi per cittadini stranieri;
c) il consolidamento e lo sviluppo delle attività specifiche di mediazione interculturale
nei servizi;
d) la realizzazione di interventi per orientare e facilitare l’accesso ai servizi, compresa
la formazione giuridica e interculturale al personale;
e) la attivazione di corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, con il sostegno
dell’associazionismo e dei sindacati .
Il Sistema regionale di accoglienza ed integrazione oggi si avvale:
− di 200 centri di accoglienza con 3000 posti letto;
− di 130 sportelli informativi per i cittadini stranieri aperti dai Comuni;
− dell’impiego di oltre 250 mediatori interculturali utilizzati in ambito scolastico, sociale e
sanitario per facilitare l’incontro e la comprensione tra operatori pubblici e cittadini
32
stranieri;
− di una rete regionale sulla lotta alla tratta con quasi 2.000 donne inserite nei percorsi di
protezione dell’articolo 18, dal 1999 ad oggi;
− di una rete regionale (in via di definizione) di sportelli locali contro le discriminazioni;
− di una rete regionale sul versante dei richiedenti asilo e rifugiati (con 250 posti letto
disponibili);
− di un coordinamento regionale dei Centri interculturali promossi dai Comuni o dal
privato sociale (con l’inaugurazione recente del centro interculturale di Piacenza siamo
oramai ad una ventina di Centri interculturali presenti in regione);
− di una ventina di iniziative sul versante della comunicazione interculturale (giornali,
radio, tv, siti internet); iniziative cresciute grazie al sostegno della Regione Emilia-
Romagna e degli enti locali;
− di oltre una decina di Consulte elette a suffragio universale e diretto dai cittadini
stranieri (ultima in ordine di tempo è stata Faenza il 14 dicembre 2008 dove ha votato il
24% degli aventi diritto, ma abbiamo anche Consulte a Bologna, Modena, Forlì,
Cesena, Ravenna ecc…) a dimostrazione dell’interesse degli stranieri a partecipare
attivamente alla vita pubblica della comunità locale.
In particolare sulla necessità di aumentare l’impegno verso l’apprendimento della lingua
italiana, E’ stato sottoscritto tra Regione e Ministero della Solidarietà Sociale il 12
dicembre 2007 un accordo che prevede l’utilizzo di risorse statali pari a 296.000,00 euro
per la realizzazione di nove piani provinciali di interventi per l’apprendimento e la
alfabetizzazione alla lingua italiana (DGR 790/2008).
Sono in corso di realizzazione decine di corsi di lingua in ogni angolo del territorio
regionale, rivolti in particolare alle donne straniere.
33
Sempre relativamente all’inquadramento concettuale delle questioni legate al fenomeno della
migrazione e dei suoi ‘costi’ è stato distribuito il seguente articolo a cura del Dr. Andrea Stuppini:
In numerosi paesi europei ed soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, esistono stime ed
analisi dei costi e dei benefici del fenomeno migratorio dal punto di vista finanziario: quanto
pagano questi lavoratori in termini di tasse e contributi e quanto ricevono in servizi.
Per la verità sono calcoli piuttosto complessi e condotti con metodologie diverse che raramente
hanno portato a risultati convergenti.
Mediamente, si può dire che la maggioranza delle analisi sembra testimoniare un apporto positivo
dei migranti alla fiscalità generale o al massimo un “effetto fiscale zero” (cioè un’equivalenza tra
costi e benefici). In Italia studi di questo tipo sono ancora piuttosto limitati, anche se dopo il lavoro
promosso dal prof. Livi Bacci alcuni anni fa1, nel 2009 sono uscite ricerche sul tema effettuate – tra
gli altri - da Banca Italia, Caritas, Ismu, Isae ecc.
Un approfondimento dei dati di spesa è possibile, anche a partire dalle relazioni del Ministro
dell’Economia e della Corte dei Conti, che pure si riferiscono ad una spesa standard annuale,
comprensiva degli stipendi degli operatori pubblici che erogano i servizi.
Infatti il sistema di calcolo che è usato prevalentemente è quello del costo standard, intendendo il
totale dei costi diviso il numero degli utenti, cioè una spesa media pro-capite. Si può tuttavia
utilizzare anche un altro approccio: quello della spesa marginale, che considera solo i costi
aggiuntivi corrispondenti ad una nuova utenza.
Infine bisognerebbe non soffermarsi solo su di un singolo anno fiscale, ma ragionare sull’intero
arco di vita del contribuente/utente.
Si possono prendere in considerazione sei settori principali di spesa di welfare e di sicurezza che
assorbono pressoché l’intero ammontare della spesa sostenuta per utenti stranieri.
1 M. Livi Bacci, a cura di: “L’incidenza economica dell’immigrazione”, Giappichelli, 2005.
34
Il settore di gran lunga più importante del welfare italiano è quello della sanità che nel 2007 è
costato 103,7 miliardi di euro: qui l’incidenza della spesa per immigrazione è percentualmente
assai modesta circa il 2,2% del totale (cui si può aggiungere uno 0,3% per irregolari S.T.P.)
soprattutto a causa della giovane età.
Tradotte in euro queste percentuali significherebbero tuttavia 2,3 e 0,4 miliardi di euro.
Da notare che in Spagna dove la contribuzione sanitaria è separata dalla fiscalità generale, il
ministro Bernat Soria può affermare con precisione che “gli stranieri contribuiscono per il 6,2% e lo
utilizzano (il sistema sanitario) per il 4,6%”.2
Il secondo settore per importanza è quello della scuola che costa (2007) 42,4 miliardi di euro;
disponiamo del dato degli studenti stranieri (6%) e quindi otteniamo un valore di 2,5 miliardi di
euro.
Per quanto riguarda i servizi sociali comunali, i dati di alcuni comuni settentrionali sembrano
attestare una percentuale di utenti stranieri simile a quella degli stranieri residenti: sui 6 miliardi di
spesa sociale dei comuni, si possono addebitare agli utenti stranieri (essenzialmente minori ed
adulti) circa 400 milioni di euro, dei quali solo 130 di interventi di integrazione sociale in senso
stretto.
Il quarto settore è quello della casa relativo alla presenza negli alloggi di edilizia residenziale
pubblica ed ai contributi del fondo sociale per l’affitto; considerando una presenza straniera
leggermente superiore al dato dei residenti nei circa 630.000 alloggi ERP (e calcolando la
differenza con i prezzi degli affitti di mercato) ed una quota più consistente del fondo sociale per
l’affitto, si ottiene un valore di circa 200 milioni per entrambi, per un totale di 400 milioni di euro.
Il quinto settore è quello della giustizia (tribunali e carceri) che nel 2007 è costato allo Stato circa
7,8 miliardi di euro; qui l’incidenza degli stranieri è desumibile dal numero dei condannati e dei
carcerati – attorno al 25% del totale. Otteniamo così un valore di poco inferiore ai 2 miliardi.
Il sesto settore è quello degli interni (spesa totale 2007: 11,5 miliardi) dove le spese per gli
immigrati sono concentrate nei centri di detenzione e ed espulsione, nei centri per i richiedenti
2 “Il caso Eluana? Da noi non sarebbe possibile”, Corriere della Sera – 8 febbraio 2009
35
asilo e nelle politiche relative all’ordine pubblico, con un totale di spesa poco superiore ai 500
milioni l’anno.
Infine, come settori di trasferimento monetario, occorre considerare circa 400 milioni di assegni
famigliari e circa 600 milioni di trattamenti pensionistici (con l’esclusione degli italiani nati all’estero,
che rappresentano la maggioranza nei dati rilevati dall’INPS).
Il complesso delle spese relative agli utenti stranieri dei servizi di welfare, a costo standard,
ammonta così a circa 9,3 miliardi di euro, che vanno confrontati con i circa 10 miliardi ottenuti nello
stesso anno dallo stato (7 miliardi di contributi previdenziali e 3 miliardi di gettito fiscale)3.
Sappiamo tuttavia che in settori come la scuola e la giustizia il costo del personale supera il 90%
del totale ed anche la spesa pubblica nel suo complesso è composta per oltre la metà da stipendi,
oneri finanziari, beni e servizi.
Addebitare quindi all’utenza immigrata una quota percentuale di spesa standard è un’operazione
impropria.
L’esempio più chiaro è quello della scuola: nel 2007 costava 42,4 miliardi di euro, ma già nel 1998
arrivava a 31,3 miliardi: l’aumento dei costi è imputabile quasi esclusivamente alla lievitazione
degli stipendi , ma per far fronte alla nuova utenza non si sono assunti nuovi insegnanti, né si sono
costruite nuove scuole, se non in misura ridottissima.
L’insieme dei servizi presi in esame ammontava nel 2007 a circa 175 miliardi di euro, ma dieci anni
prima (nel 1998) quando l’incidenza dell’ utenza immigrata era pressoché irrilevante, il costo di
questi servizi era già di 115 miliardi.
E’ vero che nel periodo considerato la popolazione residente in Italia è aumentata quasi
esclusivamente a causa degli stranieri, ma l’ incremento dei costi non è dovuto alla
predisposizione di nuovi servizi, ma soprattutto da lievitazioni delle spese del personale,
indipendenti dalla composizione dell’ utenza.
La crescita di utenti immigrati ha indubbiamente messo sotto pressione alcuni comparti (come
scuola, sanità, carceri ecc.) nelle regioni settentrionali, ma più per lo sforzo di singoli operatori che
attraverso nuovi investimenti.
3 Vedi A. Stuppini “Le tasse degli immigrati”. La voce.info 24.4.2009
36
Una valutazione corretta per un bilancio finanziario del fenomeno migratorio dovrebbe, sul
versante della spesa, esser calcolato piuttosto come un costo aggiuntivo misurabile nella
variazione al margine della nuova utenza immigrata.
Questo costo marginale è composto da circa 1,5 miliardi di euro l’anno di trasferimenti monetari
(tra casa, servizi sociali, assegni famigliari, pensioni ecc.) e per una quota restante di prestazioni in
servizi, soprattutto in campo sanitario e scolastico, che solo nel caso delle politiche di integrazione
e di sicurezza interamente dedicate agli immigrati, è corretto considerare complessivamente.
Occorre infatti notare che l’ Italia è forse il paese europeo che meno ha investito, in questi anni,
nelle politiche di integrazione sociale (come ad esempio corsi di lingua italiana e mediazione
culturale) ed ha finora retto su questo fronte solo grazie al lavoro di organizzazioni di volontariato e
del terzo settore e non certo per una spesa pubblica, che tra risorse nazionali e locali è
quantificabile in circa duecento milioni di euro l’ anno.
Il gettito fiscale di circa 3 miliardi di euro annuali di imposte dirette ed indirette dei lavoratori
migranti è sufficiente a coprire l’aumento complessivo del costo dei servizi imputabile alla nuova
utenza.
Come in altri paesi europei si può considerare quindi almeno un effetto fiscale zero nell’apporto
finanziario dell’immigrazione, che nel breve periodo costituisce però un indubbio vantaggio per il
bilancio dell’INPS.
La percezione che gli immigrati rappresentino un onere per i conti pubblici non è perciò suffragata
dai dati.
Una valutazione più completa non dovrebbe tuttavia limitarsi ad un singolo anno fiscale, bensì
tener conto dell’intero arco di vita delle persone, considerando l’invecchiamento della popolazione
immigrata, pur se risulta oggi difficile stimare correttamente quanti di essi potranno percepire in
futuro di trattamenti pensionistici a carico dell’ INPS (per i quali occorrono almeno venti anni di
versamenti contributivi).
Peraltro l’impatto fiscale complessivo è piuttosto modesto e si potrebbe sintetizzare in questo
modo: gli stranieri rappresentano il 7% della forza lavoro del paese, con stipendi netti attorno ai
900 euro mensili ed un’età media di circa 15 anni più bassa di quella degli italiani, costituiscono
circa l’1% del gettito fiscale complessivo, hanno fatto lievitare di circa l’1% la spesa pubblica nei
37
settori di welfare, forniscono circa il 4% dei contributi previdenziali, ricevendo per ora una quota
minima dei trattamenti pensionistici.
38
E’ stato poi fornito un primo inquadramento del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale da parte
del Dr. Andrea Bolognesi. Questa prima docenza ha dato l’opportunità di riflettere sul ruolo del
migrante e sulle relative problematiche rispetto al SSN ed alle sue caratteristiche organizzative.
Diritto alla salute e all’assistenza sanitaria
dei cittadini stranieri immigrati
Forlì, 20 ottobre 2009
Progetto Pass
63
Si è poi passati, con la Dr.ssa Linda Campanini, a riflettere sugli aspetti organizzativi ed
amministrativi relativi alla condizione del migrante, sia regolare che irregolare:
91
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN ITALIA DI
CITTADINI STRANIERI - PERMESSO DI SOGGIORNO 1
DISCIPLINA DELL’INGRESSO E
DEL SOGGIORNO IN ITALIA DI
CITTADINI STRANIERI
GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.
I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE
SOGGIORNA IN ITALIA
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 2
INGRESSO NEL TERRITORIO DELLO STATO
E’ CONSENTITO:
1. Soltanto attraverso i valichi di frontiera, allo straniero in possesso:
di passaporto valido o documento equipollente
del visto di ingresso ove richiesto
di idonea documentazione atta a confermare lo scopo e le condizioni del soggiorno
di indicazione dei mezzi di trasporto utilizzati e delle condizioni di alloggio
(art.4, co 1-3 D.Lgs 25/07/98 n. 286)
92
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 3
INGRESSO NEL
TERRITORIO DELLO STATO
2. allo straniero che dimostri:di disporre mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di provenienza
(art. 4 co 3, D.Lgs 25/07/98 n. 286)
I mezzi di sussistenza sono definiti con apposita direttiva emanata dal Ministero dell’Interno, sulla base dei criteri indicati nel documento di programmazione di cui all’art.3, comma 1, del D.Lgs 25/07/98 n. 286
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 4
INGRESSO NEL
TERRITORIO DELLO
STATO
NON E’ CONSENTITO QUANDO:
Non soddisfa i predetti requisiti
è considerato una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei paesi con i quali l’Italia abbia sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone, con i limiti e le deroghe previsti nei suddetti accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere e la libera circolazione o che risulti condannato per particolari delitti
(art. 4, comma 3, D.Lgs 25/07/98 n. 286; L. 30/07/02 n. 189)
93
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 5
VISTO DI INGRESSO
E’ RILASCIATO
Dalle Rappresentanze diplomatiche o consolari italiane nello stato di origine o di stabile residenza dello straniero
Per soggiorni non superiori a 3 mesi sono equiparati ai visti rilasciati dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane quelli emessi sulla base di specifici accordi, dalle autorità diplomatiche o consolari di altri Stati
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 6
Il visto di ingresso è rilasciato
Dagli Uffici di Polizia di frontiera italiani
per casi di assoluta necessità per una
durata non superiore a 10 giorni (5 in caso
di visto di transito)
Per la durata occorrente in relazione ai
motivi della richiesta ed alla
documentazione prodotta dal richiedente
94
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 7
TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO
1 - PER ADOZIONE
2 – PER AFFARI
3 – PER CURE MEDICHE
4 – DIPLOMATICO PER
ACCREDITAMENTO O NOTIFICA
5 – PER FAMILIARE AL SEGUITO
6 – PER GARA SPORTIVA
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 8
TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO
7 – PER INSERIMENTO NEL
MERCATO DEL LAVORO
8 – PER INVITO
9 – PER LAVORO AUTONOMO
10 – PER LAVORO SUBORDINATO
11 – PER MISSIONE
12 – PER MOTIVI RELIGIOSI
95
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 9
TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO
13 – DI REINGRESSO
14 – PER RESIDENZA ELETTIVA
15 – PER RICONGIUNGIMENTO
FAMILIARE
16 – PER STUDIO, BORSE DI STUDIO
E RICERCA
18 – PER “TRANSITO”
TIPOLOGIE DEI VISTI DI INGRESSO
19 – PER TRASPORTO
20 – TURISMO
21 – PER VACANZE-LAVORO
22 – PER RICERCA SCIENTIFICA
23 - PER VOLONTARIATO
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 10
96
31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN ITALIA DI
CITTADINI STRANIERI - PERMESSO DI SOGGIORNO 11
IL PERMESSO
DI SOGGIORNO
MOTIVI DEL SOGGIORNO
RICHIESTA, RILASCIO E RINNOVO
DEL PERMESSO DI SOGGIORNO
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Possono soggiornare nel territorio dello Stato gli stranieri entrati regolarmente ai sensi dell’art. 4 del D.Lgs. 25/07/1998 n. 286, che siano muniti di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno rilasciati e in corso di validità a norma del D.Lgs. 25/07/1998 n. 286 o che siano in possesso di permesso di soggiorno o titolo equipollente rilasciato dalla competente autorità di uno Stato appartenente all’Unione Europea, nei limiti ed alle condizioni previsti da specifici accordi
(art. 5, comma 1, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286 e modifiche ai sensi della L. 30 luglio 2002)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Il permesso di soggiorno deve essere
richiesto per soggiorni superiori a tre
mesi, al questore della provincia in cui lo
straniero si trova entro otto giorni
lavorativi dal suo ingresso nel territorio
dello Stato.(art. 5, comma 2, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286;
L. 46/2007 conversione in legge del D.L. 15/2/2007 n. 10)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Per soggiorni inferiori a tre mesi per visite, affari, turismo e studio, lo straniero dichiara la propria presenza all’ufficio di polizia di frontiera, al momento dell’ingresso sul territorio nazionale o in caso di provenienza da Paesi dell’area Schengen, entro otto giorni dal suo ingresso, al questore della provincia in cui si trova, secondo le modalità stabilite con decreto del Ministero dell’Interno
(art. 1, comma 2 L. 28/5/2007 n.68)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Gli stranieri che soggiornano nel territorio dello Stato devono comunicare al questore competente per territorio, entro i 15 giorni successivi, le eventuali variazioni del proprio domicilio abituale.
In ogni caso la dimora dello straniero si considera abitualmente anche in caso di ospitalità da più di tre mesi presso un centro di accoglienza
(art. 6, comma 7-8, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Lo straniero è tenuto, a richiesta degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza, ad esibire il passaporto o altro documento di identificazione nonché il permesso o la carta di soggiorno. Coloro che, senza giustificato motivo non lo esibiscono, sono puniti con l’arresto fino a sei mesi e l’ammenda fino a lire ottocentomila
Qualora non vi sia motivo di dubitare della identità personale dello straniero, questi è sottoposto a rilievi fotodattiloscopici e segnaletici
(art. 6, commi 3-4, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286;L. 30/7/2002 n. 189)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
I permessi di soggiorno sono rilasciati per gli stessi motivi del visto di ingresso ovvero per uno dei seguenti altri motivi:
(art. 11 DPR n. 394 del 31/8/1999)
per richiesta di asilo e per asilo
per emigrazione in un altro paese
per acquisto della cittadinanza
per motivi di giustizia su richiesta dell’A.G.
per motivi umanitari
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Per residenza elettiva a favore dello straniero titolare di una pensione recepita in Italia
Per cure mediche a favore del genitore di minore
Per integrazione del minore nei confronti dei minori che si trovino nelle condizioni di cui all’art.32, commi 11-bis e 1-ter del Testo Unico
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PERMESSO DI SOGGIORNO
Per motivi di protezione sociale (art. 27)
Per minore età (art. 28)
Attesa occupazione
Donne in stato di gravidanza o nei sei
mesi successivi alla nascita del figlio
(art. 28)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
PER MOTIVI FAMILIARI
Comprende il visto di ingresso per ricongiungimento familiare e quello per familiari al seguito.
E’ rilasciato:
Allo straniero che ha fatto ingresso con visto per motivi di ricongiungimento familiare
Allo straniero regolarmente soggiornante ad altro titolo da almeno un anno e che abbia contratto matrimonio con cittadino italiano in Italia.
(art. 30 D.Lgs. 25/7/1998 n. 286;L. 30/7/2002 n. 189; D.Lgs. 8/1/2007 n. 5)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
PER MOTIVI FAMILIARI
Allo straniero che abbia contratto matrimonio in Italia con cittadini membro dell’UE
Allo straniero che abbia contratto matrimonio in Italia con cittadino straniero regolarmente soggiornante.
Il permesso é immediatamente revocato qualora sia accertato che al matrimonio non sia seguita l’effettiva convivenza (salvo che sia nata prole), o che sia accertato che il matrimonio ha avuto luogo allo scopo esclusivo di permettere all’interessato di soggiornare nel territorio dello Stato
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PERMESSO DI SOGGIORNO
PER MOTIVI FAMILIARI
Al familiare straniero regolarmente
soggiornante che possiede requisiti per il
ricongiungimento con cittadino italiano o altro
Stato membro dell’UE residente in Italia. In tal
caso il permesso del familiare è convertito in
permesso di soggiorno per motivi familiari
Al genitore straniero, anche naturale, di minore
italiano residente in Italia
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PERMESSO DI SOGGIORNO PER
MOTIVI DI PROTEZIONE SOCIALE
Quando siano accertate, situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero, ed emergano concreti pericoli per la sua incolumità, il Questore, anche su proposta del Procuratore della Repubblica, rilascia uno speciale p.d.s. per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale, e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale (art. 18 D.Lgs. 25/7/1998 n.286)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
PER MOTIVI DI LAVORO
Lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato:
Il permesso di soggiorno è rilasciato a seguito della stipula del contratto di soggiorno per lavoro (art.5, comma 3-bis, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189).
Lavoro autonomo
L’ingresso in Italia di lavoratori stranieri per lavoro autonomo non occasionale è consentito a condizione che l’esercizio di tale attività non sia riservato dalla legge a cittadini italiani, o a cittadini di uno degli Stati membri dell’U.E.
(art. 26 D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
PER MOTIVI DI LAVORO
Lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato:
Il permesso di soggiorno è rilasciato a seguito della stipula del contratto di soggiorno per lavoro (art.5, comma 3-bis, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189).
Lavoro autonomo
L’ingresso in Italia di lavoratori stranieri per lavoro autonomo non occasionale è consentito a condizione che l’esercizio di tale attività non sia riservato dalla legge a cittadini italiani, o a cittadini di uno degli Stati membri dell’U.E.
(art. 26 D.Lgs. 25/7/1998 n. 286; L. 30/7/2002 n. 189)
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PERMESSO DI SOGGIORNO
PER MOTIVI DI LAVORO
Lavoro stagionale:
Il datore di lavoro o le associazioni di categoria che intendano instaurare un rapporto di lavoro subordinato a carattere stagionale con uno straniero, devono presentare richiesta nominativa allo Sportello Unico per l’Immigrazione. Lo S.U. rilascia l’autorizzazione con validità da 20 giorni a 9 mesi in corrispondenza del lavoro stagionale richiesto
(art. 24 D.Lgs. 25/7/98 n. 286; L.30/7/2002 n.189)
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RICHIESTA DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
Lo straniero munito di passaporto e di visto di ingresso deve richiedere il permesso di soggiorno in rapporto alla tipologia del soggiorno:
Alle POSTE
Alla QUESTURA
Alla PREFETTURA (Sportello Unico per L’Immigrazione) della provincia in cui intende soggiornare
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RICHIESTA DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
RICHIESTA ALLE POSTE: (Circ.Min.Int. 7/12/06)
adozione
affidamento
attesa di occupazione
riacquisto della cittadinanza italiana
rinnovo asilo politico
motivi di famiglia
motivi di famiglia del figlio < 14 anni
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RICHIESTA DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
lavoro autonomo
lavoro subordinato
casi particolari (lettori universitari, traduttori, interpreti, tirocinio, lavoratori occupati presso circhi, ballerini, artisti, musicisti ecc.)
lavoro subordinato stagionale
missione motivi religiosi
ricerca scientifica
motivi di studio
turismo per periodi superiori a tre mesi
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RICHIESTA DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
Gli Uffici Postali abilitati, all’atto della accettazione della pratica, rilasciano una ricevuta della raccomandata, che è provvista di requisiti di sicurezza e riporta i codici di accesso all’area riservata per conoscere lo stato di avanzamento della pratica ed assume la stessa valenza del modulo tradizionale e consente allo straniero di godere dei medesimi diritti connessi al possesso del titolo di soggiorno
Lo straniero, con lettera raccomandata, viene successivamente convocato dall’Ufficio Immigrazione per i rilievi dattiloscopici e per il ritiro del p.d.s.
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RICHIESTA DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
RICHIESTA ALLA QUESTURA:
Richiesta di asilo politico
Apolidi (primo rilascio)
Motivi umanitari
Cure mediche
Gara sportiva
Giustizia
Integrazione del minore
Invito
Minore età
Affari per periodi superiori a tre mesi
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RICHIESTA DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
In mancanza dei requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno richiesto, la Questura dovrà rilasciare un altro permesso per cui sussistano i requisiti previsti dalla legge
Il permesso di soggiorno è rilasciato in conformità al Regolamento CE n. 1030/2002 del Consiglio dell’Unione Europea del 13/06/2002 e contiene l’indicazione del codice fiscale
(art. 11, comma 2, DPR 31/8/1999 n. 394 modificato dal DPR 18/10/2004 n. 334)
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DURATA DI VALIDITA’ DEL
PERMESSO DI SOGGIORNO
Ha la stessa durata prevista dal visto, salvo che la legge preveda durate diverse
(art. 5, comma 3, D.Lgs. 25/7/1998 n. 286)
Massimo 3 mesi per visite, affari e turismo(soppresso dal D.L. n. 10 del 15/2/2007)
Massimo 12 mesi (rinnovabile) per studio
Massimo 2 anni (rinnovabile) per ricongiungimento familiare (comma 3 sexies)
Massimo 9 mesi per lavoro stagionale
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RINNOVO DEL PERMESSO
DI SOGGIORNO
Il permesso di soggiorno non può essere
rinnovato o prorogato quando risulta che lo
straniero ha interrotto il soggiorno in Italia
per un periodo continuativo di oltre 6 mesi
o superiore alla metà del periodo di validità
del p.d.s.(DPR 394 del 31 agosto 1999, art. 13 comma 4)
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31/01/2010DISCIPLINA DELL’INGRESSO E DEL SOGGIORNO IN
ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 1
POSSIBILITA’ DI CONVERSIONE
DEL PERMESSO DI SOGGIORNO
Ogni tipo di permesso di soggiorno ad
esclusione di quello rilasciato per motivi di
volontariato, può essere convertito in un
permesso di soggiorno diverso da quello
per cui era stato chiesto il rilascio, il
rinnovo o la conversione anche se mancano
i relativi requisiti, purché vi siano i
presupposti per altro tipo di soggiorno.
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ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 49
ESPULSIONE
AMMINISTRATIVA
MISURA DI SICUREZZA
(giudiziaria)
MISURA SOSTITUTIVA DELLA
DETENZIONE (giudiziaria)
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ITALIA DI CITTADINI STRANIERI 60
NORMATIVA
Circ. Min. Int. 28/10/2008
D.Lgs. 3/10/2008 n. 160
Legge 6/8/2008 n. 133
Legge 24/7/2008 n. 125
Decreto 22/7/2008
Decreto 9/7/2008
D.L. 23/5/2008 n. 92
D.M. 11/4/2008
D.L. 28/1/2008 n. 25
D.L. 9/1/2008 n. 17
D.L. 10/8/2007 n. 154
Circ. Min. Int. 26/7/2007
Legge n. 68/2007
Legge 6/4/2007 n. 46
D.Lgs. 3/2007
D.Lgs. 8/1/2007
D.Lgs. 5/1/2007
Regolamento CE n. 1932/2006
D.Lgs. 30/5/2005 n. 140
D.Lgs. 10/1/2005 n. 12
Legge 12/11/2004 n. 271
DPR. 18/10/2004 n. 334
DPR 16/9/2004 n. 303
D.L. 14/9/2004 n. 241
D.M. Interno 3/8/2004
Legge 9/10/2002 n. 220
Legge 30/7/2002 n. 189
Legge 289/2002
D. 12/7/2000
DPR 30/6/2000 n. 230
DPR. 31/8/1999 n. 394
D.Lgs. 22/6/1999 n. 230
D. 18/3/1999
D.Lgs. 25/7/1998 n. 286
Legge 6/3/1998 n. 40
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI STRANIERI
ISCRITTI AL SSN 1
ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI STRANIERI
ISCRITTI AL SSN
GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.
I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE SOGGIORNA
IN ITALIA
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 2
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
Stranieri regolarmente soggiornanti che:
abbiano in corso regolari attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo
o
siano iscritti nelle liste di collocamentoo
siano detenuti o internati(art. 34, comma 1, lettera a) D.Lgs. 286 del 25/07/1998
Circolare Ministero Sanità 24/03/2000 pg.4)
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 2
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
Stranieri regolarmente soggiornanti che:
abbiano in corso regolari attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo
o
siano iscritti nelle liste di collocamentoo
siano detenuti o internati(art. 34, comma 1, lettera a) D.Lgs. 286 del 25/07/1998
Circolare Ministero Sanità 24/03/2000 pg.4)
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STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
Stranieri regolarmente soggiornanti o che abbiano chiesto il rinnovo del titolo di soggiorno:
– Per lavoro subordinato, lavoro autonomo
– Per motivi familiari (D.Lgs. 3/10/2008 n. 160).
– Per asilo politico, asilo umanitario, per richiesta di asilo
– Per attesa adozione, per affidamento
– Per acquisto della cittadinanza
– Per cure mediche nei confronti della donna in gravidanza o nei sei mesi dopo il parto
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 3
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 4
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
In particolare a pag. 4 e 5 della Circolare Ministero della Sanità 24/03/2000 si precisa che sono “destinatari dell’assicurazione obbligatoria, tutti gli stranieri che, in relazione alle disposizioni che disciplinano il rilascio del p.d.s., abbiano ottenuto il permesso stesso o ne abbiano chiesto il rinnovo per i seguenti motivi:
1. Lavoro subordinato: riferimento al Titolo III “disciplina del lavoro” del D.Lgs. n.286 del 25/07/1998
112
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI
STRANIERI ISCRITTI AL SSN 5
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
2. Lavoro autonomo: il riferimento è al Titolo III artt. 26 e 27 del D.Lgs. 25/07/1998 n. 286
“L’espressione di lavoro autonomo deve essere definita in termini estensivi, nel senso che tutti coloro che svolgono una attività lavorativa, che non rientri nell’ambito del lavoro subordinato, rientrano nella figura del lavoratore autonomo”
(circ. Min. San 24/3/00)
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 6
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
3. Motivi familiari: disciplinato nel Titolo
IV dagli art. 28-33 del D.Lgs. 25/07/1998
n. 286. In proposito si deve rilevare che
tale permesso è rilasciato, allo straniero
che ha ottenuto il visto d’ingresso per
ricongiungimento familiare o per
familiare al seguito, ad eccezione dei
genitori ultra 65enni.
113
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI
STRANIERI ISCRITTI AL SSN 7
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
4. Asilo politico il riferimento è: agli artt. 2 - 10, comma 4, e 19, comma 1, del
D.Lgs 25/07/1998 n.286
all’art. 1 del D.L. 416/89 n. 416, convertito in L. 28 febbraio 1990 n. 39
alle Convenzioni di Ginevra del 28/7/51 sui rifugiati politici (ratificata in Italia con Legge 24/7/54 n. 722) e di New York del 28/9/54 su apolidi (ratificata con Legge 1/2/62 n. 306)
al Protocollo di New York del 31/1/67
alla convenzione di Dublino del 15/6/1990 sempre sui rifugiati
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 8
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
5. motivi umanitari:
il riferimento è al D.Lgs 25/07/98 n. 286: art. 18, comma 1 - soggiorno per motivi
di protezione sociale art. 19, comma 2, lettere a) e d) - divieto
di espulsione e di respingimento di minori di anni 18 e di donne in stato di gravidanza e di puerperio fino ad un massimo di 6 mesi e al marito convivente (C.Cost. 376/2000)
114
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 10
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
6. Richiesta di asilo:
il riferimento è all’art. 1 del D.L. 30/12/89 n.416 convertito nella
Legge 28/2/1990 n. 39;
l’iscrizione obbligatoria riguarda
coloro che hanno presentato richiesta di asilo sia politico che
umanitaria.
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI
STRANIERI ISCRITTI AL SSN 12
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
7. Attesa adozione e affidamento:
il riferimento è agli artt. 29, 31 e 33, comma 2, del D.Lgs.
25/07/1998 n.286 e art. 2 della Legge 4/5/83 n.184
115
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 13
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
8. Acquisto della cittadinanza:
sono tutti coloro che hanno presentato domanda di cittadinanza italiana, avendone maturato i presupposti e i requisiti e che sono in attesa della definizione del procedimento ai sensi della L. 5/2/92 n.21 e del regolamento di esecuzione emanato con DPR 12/10/93 n.572
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STRANIERI ISCRITTI AL SSN 14
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
9. Cure mediche:
nei confronti delle donne in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio a cui provvedono: hanno l’obbligo di iscrizione per la durata del permesso di soggiorno
116
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI
STRANIERI ISCRITTI AL SSN 21
STRANIERI OBBLIGATORIAMENTE
ISCRITTI AL SSN
REQUISITI PER L’ISCRIZIONE:
Permesso di soggiorno in corso di
validità o ricevuta di rinnovo
Autocertificazione di residenza
oppure di effettiva dimora, come
risulta dal permesso di soggiorno
Autodichiarazione del codice fiscale
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI
STRANIERI ISCRITTI AL SSN 40
ISCRIZIONE AL SSN
DURATA DELL’ISCRIZIONE:
E’ valida per tutta la durata del
permesso di soggiorno(art. 42 DPR 31/8/1999 n.394)
Non decade nella fase di rinnovo del
permesso di soggiorno(art. 42, comma 4, DPR 31/08/1999
DPR 18/10/2004 N. 334)
117
31/01/2010ASSISTENZA SANITARIA AI CITTADINI
STRANIERI ISCRITTI AL SSN 47
NORMATIVA
• D.L. 30.12.1979 n. 633 e L. di conversione 29.02.1980 n.33• D.P.R. 24.12.1992• Telegramma Ministero della Sanità prot. 1000 V/33-52426 del 14.09.1995• D.L. 20.09.95 n. 390 e L. di conversione 30.11.1995 n. 490• D.M. Sanità 01.02.1996• Nota Ministero Sanità prot. n. 1000/III18372 del 06.05.1996• D.P.R. 24 dicembre 1992• Legge 6 marzo 1998 n.40• Circ. Min. San. 22 aprile 1998• D.L. 25 luglio 1998 n. 286• D.P.R. 31 agosto 1999 n. 394• Circ. Min. San. 24/03/2000• D.M. Affari Esteri 12/7/2000• L. 30/07/2002 n. 189• D.P.R. 18/10/2004 n. 334• Circolare Ministero della Salute 19/11/2007• Circolare Ministero della Salute 19/07/2007
31/01/2010PRESTAZIONI SANITARIE RESE A CITTADINI STRANIERI REGOLARMENTE
SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 1
PRESTAZIONI SANITARIE RESE A
CITTADINI STRANIERI
REGOLARMENTE SOGGIORNANTI
IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN
GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.
I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE
SOGGIORNA IN ITALIA
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REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 2
SOGGETTI FRUITORI DELLE
PRESTAZIONI SANITARIE
Cittadini stranieri regolarmente soggiornanti
sul territorio nazionale non iscritti
obbligatoriamente o volontariamente al
SSN (art. 35, comma 1, D.Lgs 25/07/1998
n. 286) e non tutelati da trattati e accordi
internazionali o bilaterali o multilaterali di
reciprocità sottoscritti dall’Italia (art. 35,
comma 2, D.Lgs 25/07/1998 n. 286)
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REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 3
TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI SANITARIE
Ai cittadini stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio nazionale, ma non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, sono assicurate:
Prestazioni ospedaliere urgenti (in via ambulatoriale, in regime di ricovero o di day hospital) per le quali devono essere corrisposte le relative tariffe al momento della dimissione ad esclusione dei soggetti privi di risorse economiche sufficienti.
(art. 43, comma1, DPR 31/8/89 n. 394 – Circ. Min.San. 24/3/2000)
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REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 4
TIPOLOGIA DELLE
PRESTAZIONI SANITARIE
Prestazioni sanitarie d’elezione
previo pagamento delle relative
tariffe (art. 43, comma 1, DPR
31/08/1999 n. 394; Circ. Min.San.
24/3/2000 pg.11)
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REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 5
TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI SANITARIE
Per gli stranieri tutelati da trattati e
accordi internazionali bilaterali o
multilaterali di reciprocità sottoscritti
dall’Italia, le prestazioni dovute sono
quelle previste dalla convenzione (art.35,
comma 2, D.Lgs. 25/7/98 n. 286; art. 43,
comma 7, DPR 31/8/99 n. 394)
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REGOLARMENTE SOGGIORNANTI IN ITALIA NON ISCRITTI AL SSN 6
DEBITORE
A. PAGANTI IN PROPRIO
gli stranieri fruitori delle prestazioni sono
tenuti al pagamento delle prestazioni
corrispondendo le tariffe determinate
dalle Regioni e Province autonome,
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RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 1
PRESTAZIONI RESE A
CITTADINI STRANIERI NON IN
REGOLA CON LE NORME
RELATIVE ALL’INGRESSO ED
AL SOGGIORNO O INDIGENTI
GLI OPERATORI DEL FRONT-OFFICE, IL CITTADINO, IL MEDICO PRESCRITTORE.
I PERCORSI AMMINISTRATIVI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA CHE
SOGGIORNA IN ITALIA
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 2
SOGGETTI FRUITORI
DELLE PRESTAZIONI
Cittadini stranieri presenti sul territorio dello
Stato non in regola con le norme relative
all’ingresso e al soggiorno(D.Lgs. 25/7/98 n. 286;
DPR 31/8/99 n. 384;
circ. Min.San. 24/3/2000)
Cittadini stranieri privi di risorse economiche (art. 35, comma 4, D.Lgs. 25/7/98 n. 286;
art. 43, comma 2, DPR 31/8/99 n. 384,
circ. Min.San. 24/3/2000 pg.13)
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 3
TIPOLOGIA DELLE
PRESTAZIONI SANITARIE
Ai sensi dell’art. 35, comma 3, D.Lgs. 25/7/98n.286 “ai cittadini stranieri presenti sul territoriodello Stato, non in regola con le norme relativeall’ingresso e al soggiorno, sono assicurate, neipresidi sanitari pubblici e privati accreditati lecure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti ocomunque essenziali, ancorché continuative,per malattia ed infortunio e sono estesi iprogrammi di medicina preventiva asalvaguardia della salute individuale e collettiva”
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 13
MODALITA’ DI EROGAZIONE
DELLE PRESTAZIONI SANITARIE
Le Regioni individuano le modalità più opportuneper garantire che le cure essenziali e continuativepreviste dall’art. 35 del D.Lgs. 25/7/98 n. 286,possono essere erogate nell’ambito delle strutturedella medicina del territorio o nei presidi sanitari,pubblici e privati accreditati, strutturati in formapoliambulatoriale od ospedaliera, eventualmentein collaborazione con organismi di volontariatoaventi esperienza specifica (art. 43, co 8, DPR31/8/99 n. 394, Circ. Min.San. 24/3/2000 pg. 14)
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 15
IL CODICE STP
Ha validità semestrale
E’ rinnovabile in caso di permanenza dellostraniero sul territorio nazionale
È costituito da sedici caratteri: tre per la siglaSTP, sei costituiti dal codice ISTAT relativoalla Regione e struttura sanitaria pubblica chelo rilascia (Reg) erogante le prestazioni (Circ.24/3/2000) e sette caratteri come numeroprogressivo attribuito al momento del rilascio
È riconosciuto su tutto il territorio nazionale
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 16
IL CODICE STP
Deve essere utilizzato sia per la rendicontazione
ai fini del rimborso, delle prestazioni erogate
dalle strutture accreditate dal SSN , sia per la
prescrizione, su ricettario regionale, di farmaci
erogabili, a parità di condizioni di partecipazione
alla spesa con i cittadini italiani, da parte delle
farmacie convenzionate.
Non dà diritto all’iscrizione al SSN e non è
assolutamente equiparabile ad essa
IL CODICE STP
La struttura sanitaria deve, in ogni
caso, provvedere, anche in assenza di
documenti di identità, alla registrazione
delle generalità fornite dall’assistito
(Circolare Ministero Salute 9/10/2006)
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 17
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 18
LO STATO DI INDIGENZA
Lo stato di indigenza è rapportato a
quello preso in considerazione per i
cittadini italiani al fine della erogazione
dell’assegno sociale ai sensi del comma
5 dell’art. 3 della Legge 333/95
L’importo di tale assegno per l’anno
2008 rapportato a 12 mesi è di € 5142,67
(395,59/mese)
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 19
LO STATO DI INDIGENZA
Pertanto gli stranieri non in possesso dipermesso di soggiorno fruitori di redditi diqualsiasi natura fino a tale importo sono daconsiderare indigenti, ossia privi di risorseeconomiche sufficienti al propriosostentamento
Lo stato di indigenza del soggetto vieneattestato al momento dell’assegnazione delcodice regionale a sigla STP, mediantesottoscrizione di una dichiarazione, anch’essavalevole 6 mesi
(circ. Min.San. 24/3/2000 pg. 13)
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 21
DIVIETO DI SEGNALAZIONE
La Legge n. 94 del 15 luglio 2009 recante “Disposizioni inmateria di sicurezza pubblica” entrato in vigore l’8 agosto09 ha introdotto il reato di ingresso e soggiorno illegaledegli stranieri in Italia
TUTTAVIA
non ha modificato l’art. 35 del D.Lgvo 286/98 che recita:“l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello stranieronon in regola con le norme sul soggiorno non puòcomportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo icasi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizionicon il cittadino Italiano”
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 22
DIVIETO DI SEGNALAZIONE
INOLTRE
la medesima Legge (n. 94 del 15 luglio 2009)
modificando l’art. 6 del D.Lgvo 286/98
HA PREVISTO
che per l’accesso alle prestazioni sanitarie non
sussiste l’obbligo della esibizione agli Uffici della
Pubblica Amministrazione dei documenti inerenti
la regolarità del soggiorno.
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NORME RELATIVE ALL'INGRESSO ED AL SOGGIORNO O INDIGENTI 23
DIVIETO DI SEGNALAZIONE
PERTANTO
Il personale che opera nelle Strutture Sanitarie,
pur rivestendo la qualifica di Pubblico Ufficiale
o incaricato di Pubblico Servizio, non soggiace
all’obbligo di segnalazioni di cui agli artt. 361,
362 del C.P.(Nota Regionale n. 203274 del 15/09/2009)
Questi primi interventi hanno creato la cornice concettuale ed operativa entro cui il
Mediatore ed il cittadino straniero si muovono.
127
Unitamente a questi aspetti sono state presentate le esperienze di alcune Aziende partners che
hanno mostrato come il ruolo del Mediatore sia svolto all’interno del proprio Servizio.
La prima Azienda partner intervenuta è stato l’Ospedale S.Orsola attraverso una descrizione delle
attività di mediazione descritte dal Dr. Filippo Caniglia:
Chi siamo
Policlinico
128
L'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi è il primo Ospedale in Bologna con oltre 400 anni di storia alle spalle, oggi sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Bologna. È centro di riferimento nazionale ed internazionale per diverse patologie; ogni anno sono organizzati, nelle sedi interne dell'Ospedale, congressi e convegni ai quali partecipano anche professionisti di fama internazionale.
Attualmente è organizzato in 7 Dipartimenti comprendenti 91 Unità Operative; è dotato di 1758 posti letto con un organico di 5355 dipendenti compresi i ricercatori e i medici universitari. Vi si effettuano circa 72.000 ricoveri all'anno e 4.000.000 di prestazioni specialistiche per esterni.
L'Azienda Ospedaliera di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi è un Ospedale città-giardino nel cuore della città di Bologna: si estende per circa 1,8 Km di lunghezza, le unità operative che la compongono sono distribuite in 31 Padiglioni. Si stimano circa 20.000 presenze al giorno di frequentatori (personale dipendente, studenti e docenti universitari, pazienti, visitatori e fornitori).
Policlinico
129
Direttore Generale: Dott. Augusto CavinaDirettore Sanitario: Dott. Vito BongiovanniDirettore Amministrativo: Dott. Paolo Cordioli
Il Direttore Generale è responsabile della gestione complessiva dell'Azienda ed è coadiuvato, nell'esercizio delle proprie funzioni, dal Direttore Amministrativo e dal Direttore Sanitario.
L'attuale Direzione Generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico S. Orsola-Malpighi ha assunto il proprio incarico nel mese di ottobre 2005.L'Azienda è il punto di riferimento per la collaborazione tra il Servizio Sanitario e l'Università degli Studi di Bologna ai sensi del Decreto legislativo 517/1999 della Legge regionale 29/2004 e dei relativi provvedimenti attuativi. A tale proposito sono di particolare rilevanza le attività di seguito indicate:
Direzione Generale
Presso l'Azienda Ospedaliera S. Orsola-Malpighi sono attivi i seguenti Dipartimenti ad attività integrata, una tipologia di organizzazione che consente di assicurare l'esercizio integrato delle attività assistenziali, didattiche e di ricerca:
Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare
Dipartimento Chirurgie Specialistiche e Anestesiologia
Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina di Laboratorio
Dipartimento Emergenza/Urgenza, Chirurgia Generale e dei Trapianti
Dipartimento Malattie Apparato Digerente e Medicina Interna
Dipartimento Medicina Interna, dell'Invecchiamento e Malattie Nefrologiche
Dipartimento Salute della Donna, del Bambino e dell'Adolescente
Dipartimenti
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L'organizzazione aziendale prevede alcuni uffici di staff alla Direzione Generale che, con funzioni diverse, forniscono supporto tecnico e specialistico alle funzioni di Direzione Strategica per perseguire gli obiettivi aziendali e assicurano, nell'organizzazione, lo sviluppo di valori e culture coerenti con la mission aziendale.
Comunicazione Informazione Marketing e Qualità
Controllo Direzionale e Sistema Informativo Aziendale
Ricerca e Innovazione, Governo Clinico e Valutazione della Performance Sanitaria
Servizio Prevenzione e Protezione
Uffici di Staff
Coordinamento Attività Tecniche Integrate
Direzione Acquisizione di Beni e Servizi
Direzione Affari Generali e Legali
Direzione Amministrazione del Personale
Direzione per la Gestione delle Risorse Economali ed Attività Alberghiere
Direzione Risorse Economiche e Finanziarie
Direzione Tecnologie e Sistemi Informatici
Direzione Sviluppo Risorse Umane
Direzione Attività Amministrative a supporto dei Servizi Sanitari
Direzioni tecniche e amministrative
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Direzione Farmacia
Direzione Servizio Infermieristico, Tecnico e Riabilitativo
DMO Area Igiene, Prevenzione e Protezione -Coordinamento Servizi Ospedalieri di Supporto
DMO Area Organizzazione e Gestione
Fisica Sanitaria
Tecnologie Biomediche
Direzioni trasversali
AMISS
Centro di coordinamento AMISS - telefono: 051 19872052
Mediazione a chiamata programmata
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Il servizio prevede la presenza, previa richiesta, di un mediatore/interprete presso la sede indicata dall'unità operativa nei casi in cui il servizio telefonico non sia presente o non risulti sufficiente a garantire il superamento dell'ostacolo linguistico.
Il servizio di mediazione va oltre la mera prestazione di traduzione, offrendo la possibilità di facilitare il dialogo e la comprensione tra culture, soprattutto sui differenti concetti di cura e salute.
Tale servizio è particolarmente utile nei casi più complessi, per esempio per un colloquio in merito a trapianti, per la dettagliata spiegazione del consenso informato, per specificare i caratteri di una patologia complessa, per assicurare la corretta comprensione di un particolare percorso di cura.
Il servizio è in grado di soddisfare tutte quelle esigenze che richiedono l'intervento del mediatore non prima di 24 oredalla chiamata.
Cos’è
Centro di coordinamento AMISS - telefono: 051 19872052
AMISS
Mediazione a chiamata urgente
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La mediazione a chiamata urgente ha gli stessi caratteri della mediazione programmata, quindi prevede la presenza, previa richiesta, di un mediatore/interprete presso la sede indicata dall'unità operativa nei casi in cui il servizio telefonico non sia presente o non risulti sufficiente a garantire il superamento dell'ostacolo linguistico.
In questo caso però l'intervento è garantito entro un'ora dalla richiesta. Questo servizio va utilizzato solo se sussistono i requisiti per "l'urgenza"
Cos’è
Tutte le Unità Operative e Direzioni in cui non è stato
ancora attivato il servizio di interpretariato
telefonico.
Per le Unità Operative e Direzioni che hanno a
disposizione il servizio di interpretariato telefonico è
possibile attivare il servizio SOLO nei casi in cui:
Chi può utilizzarlo
134
Interpretariato Telefonico
Servizio di interpretariato telefonico
Colloquia Multimedia
COS'È
Si tratta di un servizio che fornisce assistenza e supporto informativo tramite un Call Center di mediatori madre - lingua. Grazie a un apparecchio telefonico dotato di un doppia cornetta l'operatore sanitario può contattare la mediatrice della lingua desiderata e comunicare con l'utente straniero realizzando una conversazione a tre che permette di superare la barriera linguistica e assicurare una corretta informazione.
La caratteristica principale del servizio è l'immediata disponibilità del mediatore, la risposta infatti è garantita entro 60 secondi. Rappresenta lo strumento da privilegiare per affrontare le difficoltà di comunicazione con gli utenti stranieri.
135
Oltre all’esperienza del S. Orsola è stata trattata anche l’esperienza del Policlinico di Modena, del
Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini della Asl di Bologna e l’esperienza
delle Asl e AO di Ferrara.
Il Policlinico di Modena ha compilato un Report 2008 relativo alle attività di Mediazione culturale.
Tra le aree di attività descritte dall’intervento della Dr.ssa Simonetta Ferretti troviamo indicati i
seguenti tipi di interventi::
Informativi:
• informazione e orientamento dei pazienti stranieri ai servizi sanitari offerti dal Policlinico
(Ufficio Mediazione, Ufficio stranieri, Servizio Psico-sociale, U.R.P., CUP),
• informazioni ai pazienti stranieri e agli operatori sulla normativa vigente in materia di
immigrazione e salute (D.L. 25 luglio 1998, n. 286),
136
• informazioni agli operatori sulla figura del mediatore, sugli orari e interventi offerti dal servizio.
Mediazione:
• interventi di costruzione di un linguaggio comune all’interno della relazione terapeutica
operatore – paziente; interventi che agevolano la risoluzione dei conflitti e consentono il
superamento delle barriere culturali che ostacolano la comunicazione tra operatore e paziente.
Mediazione telefonica e conference call al P.S.:
• intervento di mediazione per mezzo del telefono attraverso la reperibilità telefonica.
Sostegno psico-sociale:
• accoglienza e accompagnamento ai reparti,
• monitoraggio dei pazienti ricoverati,
• consulenza agli operatori sui casi,
• segnalazione al Servizio Sociale interno all’Azienda di situazioni problemat iche (es. dimissioni
protette, …),
• segnalazione al Servizio di Pediatria di Comunità dell’Ausl di Modena delle dimissioni di bambini
nati da donne non regolari (colloquio con l’Assistente Sanitaria in reparto ed eventuale visita
domiciliare della stessa mediatrice a carico dell’Ausl),
• segnalazione all’Assistente Sanitaria di pazienti con malattie infettive quali TBC, HIV, ecc.
Traduzioni scritte:
• i mediatori raccolgono le richieste scritte di traduzione dei referenti dei reparti (importante timbro
del reparto e firma del referente), il materiale da tradurre e lo consegnano poi successivamente
tradotto. Il materiale è tradotto dagli operatori madrelingua di Integra Cooperativa Sociale.
Controllo della posizione amministrativa:
i mediatori operano in collaborazione con l’Ufficio Accettazione dell’Azienda e svolgono
le seguenti azioni:
• supervisione quotidiana dei nuovi ricoveri di stranieri e verifica della loro posizione
amministrativa,
137
• aiuto nella compilazione del modulo S.T.P. e del Certificato di Indigenza per gli stranieri non
regolari ricoverati,
• accompagnamento al CUP per il rilascio del Tesserino Sanitario per gli stranieri regolari.
Monitoraggio del servizio:
• compilazione del registro degli interventi svolti.
Nel corso dell’anno 2008 l’Ufficio Mediazione Culturale ha svolto anche la seguenti attività:
Tutoraggio:
- tutoraggio di studenti del Corso di Laurea di Scienze della Cultura e Lingue e Culture
Europee di Modena.
- tutoraggio di studenti del Corso di Laurea di Scienze Infermieristiche di Modena.
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Per quanto riguarda il Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini di Bologna - in
attività dal 1991 e prima esperienza italiana di servizio sanitario pubblico con la presenza di
mediatrici culturali accanto agli operatori sanitari - sono stati presentati ai discenti dalla
Responsabile del Servizio, Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi:
- Scopo, Finalità, attività, modalità di accesso ed orari:
SCOPO
1. ACCOGLIENZA INTERCULTURALE DI DONNE E BAMBINI STRANIERI NELLA PRIMA FASE DI IMMIGRAZIONE.
2. AVVIAMENTO ALL’UTILIZZO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE.
3. PREDISPOSIZIONE COLLEGAMENTI INTERISTITUZIONALI PER FAVORIRE L’ACCESSO.
4. MIGLIOR PRATICA PROFESSIONALE ACCOGLIENZA E ASSISTENZA DONNE E BAMBINI STRANIERI.
FINALITA’
1. PRENDERE IN CARICO DELLE DONNE E DEI BAMBINI STRANIERI SECONDO MODALITÀ INTERCULTURALI.
2. RIFERIMENTO AZIENDALE PER LE ATTIVITÀ SPECIFICO SETTORE.
3. STENDERE E VERIFICARE BUDGET.
4. ASSICURARE IL FLUSSO INFORMATIVO.
5. CURARE IL COLLEGAMENTO FRA SERVIZI PER REALIZZARE I PROTOCOLLI CONCORDATI.
6. PROGRAMMARE ATTIVITÀ DELLE DIVERSE BRANCHE DI ATTIVITÀ DEL CENTRO.
7. GARANTIRE L’ATTIVITÀ DI FORMAZIONE.
8. SVILUPPARE LA RICERCA (SIA SULL’ORGANIZZAZIONE INTERCULTURALE CHE DISCIPLINARE).
9. IMPLEMENTAZIONE E TRASFERIBILITÀ DI LINEE GUIDA, PROTOCOLLI, PROCEDURE DI COMPETENZE.
ATTIVITA’
1. ACCOGLIENZA DONNE E BAMBINI PER PROBLEMI SOCIO-SANITARI.
2. FACILITAZIONE ALL’ACCESSO AI SERVIZI PER LE DONNE STRANIERE.
139
3. MEDIAZIONE CULTURALE (ARABO, CINESE, RUSSO, SPAGNOLO).
4. VISITE PEDIATRICHE (BILANCI DI SALUTE, VACCINAZIONI).
5. VISITE OSTETRICO-GINECOLOGICHE (GRAVIDANZE, I.V.G., CONTRACCEZIONE, PREVENZIONE ONCOLOGICA,
M.T.S.).
6. VISITE PSICOLOGICHE.
7. VISITE MEDICINA GENERALE.
8. RACCORDO FRA I PROGRAMMI.
9. PREDISPOSIZIONE DI STRUMENTI INFORMATIVI E MODULISTICA IN LINGUA.
10. ATTIVAZIONE DI PERCORSI ASSISTENZIALI INTEGRATI.
11. FORMAZIONE PER OPERATORI CHE HANNO IN CARICO PAZIENTI STRANIERI.
12. PARTECIPAZIONE A PROGETTI DI RICERCA – GRUPPI DI LAVORO INTERISTITUZIONALI.
LE PRESTAZIONI SONO EROGATE A TUTTE LE DONNE E BAMBINI STRANIERI,
INDIPENDENTEMENTE DALLA LORO CONDIZIONE E POSIZIONE IN ITALIA.
► IL SERVIZIO E’ AD ACCESSO DIRETTO, PER INFORMAZIONI, VISITE (URGENTI O PROGRAMMATE)
RIVOLGERSI AL N° TELEFONICO:051-4211511, OPPURE DIRETTAMENTE AL CONSULTORIO NEGLI ORARI D’APERTURA AL
PUBBLICO.
► ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO:
▪ Lunedì: ore 12.00-18.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.
ore 15.00-18.00 Medicina di Base.
▪ Martedì: ore 08.30-12.30 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.
ore 15.00- 19.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Pediatrica e Psicologica.
▪ Giovedì: ore 12.00-19.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.
▪ Venerdì: ore 10.30-14.00 Accoglienza Interculturale. Attività Clinica Ginecologica e Psicologica.
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E’ importante sottolineare che la mediazione culturale a Bologna è presente in diversi servizi. In
particolare, è presente una forte attività di coordinamento e pianificazione che ad oggi ha garantito
la presenza del servizio di mediazione culturale non solo all’interno del Centro per la salute delle
donne straniere e dei loro bambini, ma anche all’interno dell’ Ospedale Maggiore, dell’Ospedale di
Bentivoglio, dell’ area materno - infantile, del CSM.
La Convenzione stipulata con la cooperativa di mediazione culturale Amiss ha garantito una
costante presenza della mediazione culturale a postazione fissa e a chiamata, permettendo un
inserimento sempre maggiore nei servizi della figura professionale del mediatore culturale.
153
L’esperienza della Asl e della AO di Ferrara, presentata dalla Dr.ssa Sandra Bombardi e dalla
Dr.ssa Paola Castagnotto, ha messo in luce i seguenti aspetti relativi all’esperienza di mediazione
interaziendale.
155
Il Corso ha anche puntato la propria attenzione sul consolidamento delle relazioni tra i discenti ed
a tal proposito sono stati favoriti momenti di confronto e di discussione su temi importanti, quali
quello delle discriminazioni. Uno di questi momenti è stato condotto dalla Dr.ssa Marina Pirazzi:
Progetto per la promozione dell’accesso della popolazione immigrataai servizi sociosanitari e lo sviluppo delle attività di informazione
ed orientamento socio-sanitario nelle ASL italiane
formazione specialistica per mediatori linguistico-culturali
La discriminazione
27 ottobre 2009
comunicazione
interculturale
conflitto
interetnico
156
A quali aspetti o elementi della tua cultura sei
disposto a rinunciare?
Definiamo la cultura
stereotipo
Immagine fissa, generalmente negativa, associata ad un gruppo.
Incasellando persone in quel gruppo, si ascrivono loro
individualmente le caratteristiche associate al
gruppo. Spesso gli stereotipi sono sostenuti di fronte alla
prova del contrario.
157
La minaccia dello stereotipo
• La minaccia di essere visti attraverso le
lenti di uno stereotipo negativo o la
paura di fare qualcosa che
inavvertitamente confermi lo stereotipo
Discriminazione diretta
Quando , sulla base di uno qualsiasi dei
motivi di cui all’art. 1 (religione o
convinzioni personali, disabilità, età,
orientamento sessuale, razza, origine
etnica), una persona è trattata meno
favorevolmente di quanto sia, sia stata o
sarebbe stata trattata un’altra in una
situazione analoga.
158
Discriminazione indiretta
Quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una posizione di particolare svantaggio le persone che professano una determinata religione o ideologia di altra natura, le persone portatrice di un particolare handicap, le persone di una particolare età o di un particolare orientamento sessuale, le persone appartenenti ad origine etnica minoritaria o supposte appartenere ad una determinata “razza” rispetto ad altre persone.
Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo - NU 1948
Art.2. Ad ogni individuo spettano
tutti i diritti e tutte le libertà
enunciati nella presente Dichiarazione,
senza distinzione alcuna, per ragioni di razza,
di colore, di sesso, di lingua,
di religione, di opinione politica
o di altro genere,
di origine nazionale o sociale,
di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
159
art. 3 della Costituzione italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzionedi sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (comma 1)
Tipi di discriminazione
Tipo 1 Tipo 2consapevole. inconsapevole
dichiarato nascosto
attivo passivo
estremo sottile
diretto indiretto
intenzionale non intenzionale
cattivo ben intenzionato
illegale legale
160
Extrafondente, Pirazzi, 2009
Discriminazione istituzionale
“ il fallimento collettivo di un’organizzazione nel
rappresentare pienamente, ed in ogni aspetto, la
comunità che serve, a causa delle origini “razziali”
o etniche di alcuni membri di quella comunità. Può
essere rilevata nelle procedure, negli atteggiamenti
e nei comportamenti che (…) si traducono in
svantaggi per i membri di una comunità. Può
verificarsi nel fallimento a fornire un servizio
appropriato e professionale a tutti i membri del
pubblico e in un fallimento nell’assicurare
l’uguaglianza di opportunità ai dipendenti di
un’organizzazione o di un’organizzazione
dipendente.”McPherson Equiry , 1997
personale
culturale
strutturale
161
Differenze salariali tra
lavoratori italiani e stranieri
Nel confronto con gli italiani, i non comunitari percepiscono mediamente
oltre 7000 € di meno (dato nazionale).
A Bologna: 9000 € in meno
CNEL, “Indici di integrazione degli immigrati in Italia. VI Rapporto”, Roma, 20 febbraio 2009
integrazione
Non è solo costruire la coesione attraverso la differenza razziale o
culturale, è affrontare e combattere le
disuguaglianze razziali, il razzismo e la
discriminazione.
162
Centro regionale sulle
discriminazioni
www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/antidiscriminazioni.htm
raccolta di
denunce,
consulenza,
assistenza
campagne di
sensibilizzazione
e informazione
Registro
organizzazioni
800 90 10 10
163
MEDICINA TRANSCULTURALEM. Mazzetti citato in “La città plurale”, cap. Migrazione e tutela della salute
sistema sanitario clienti
Complessità delle procedure
Ruolo del medico di base
Orari incompatibili
Tempi di attesa lunghi
Atteggiamenti ostili
Paternalismo
Protocollisistema sanitario
Gli stranieri e l’accesso ai servizi sanitari tra discriminazione sistemica e incomunicabilità, Alisei, 2003
164
Un aspetto cruciale e pregnante della professione di Mediatori è senza dubbio quello della
Comunicazione e della sua efficacia. Questo aspetto è stato sviluppato dall’intervento del Dr.
Antonio Chiarenza, della Dr.ssa Ilaria Dall’Asta e della Dr.ssa Benedetta Riboldi:della Asl di
Reggio Emilia:
WHO-Collaborating Centre for Health Promotion in Hospitals and Health Care
Ludwig Boltzmann-Institute for the Sociology of Health and Medicine
Institute for Sociology - University of Vienna, Austria
3
La comunicazione/ Interazione fra l’operatore
e il paziente nel contesto di cura
Paziente
Competenza
linguistica
Formulazione
Comprensione
Messaggio
Competenza
linguistica
Comprensione
Formulazione
Operatore
Il contesto della comunicazione
Fisico: l’ambiente entro cui avviene la comunicazione
Psicologico: atteggiamento/caratteristiche delle persone
Sociale: le relazioni di status fra i partecipanti
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4
Barriere linguistiche : comunicazione inefficace
e problemi di comprensione
• Frequenti problemi di comunicazione e alto
tasso di fraintendimenti / incomprensioni
• Limitazioni nell’accesso ed uso
inappropriato ai servizi
• Livelli inferiori nella qualità delle cure e
dell’assistenza
• Risultati di salute peggiori
Revisioni in letteratura mostrano che le barriere linguistiche
sono causa di (L.S. Karliner et al. “Do professional interpreters
improve clinical care for patients with limited English proficiency? A
systematic review” Health research and educational trust, 2006)
165
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5
COME SI COLLEGA LA
COMUNICAZIONE AI RISULTATI
DI SALUTE?
COMUNICAZIONE
OPERATORE/PAZIENTE
SODDISFAZIONE DEL PAZIENTE
COMPLIANCE/COOPERAZIONE
MIGLIORI RISULTATI DI SALUTE
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6
Barriere linguistiche / insufficiente capacità di
comunicare: principali problemi
IL MEDICO
Non è in grado di cogliere il tipo di spiegazione della
malattia e delle cause percepite da parte del
paziente.
Ha difficoltà a capire i bisogni del paziente.
Non riesce a negoziare una soluzione che
permetta la realizzazione di un percorso di cura
sicuro ed efficace.
IL PAZIENTE
Scarsa capacità di riferire sui sintomi e il
motivo della richiesta di cura.
Non riceve informazioni chiare e complete
riguardo alla sua salute.
Non capisce le spiegazioni sul
trattamento e non è in grado di dare piena
adesione alla proposta di cura.
166
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7
CARATTERISTICHE DEL PAZIENTE
Variabili demografiche (età, sesso, stato civile)
Fattori socio-culturali (classe sociale, istruzione, status…)
Cultura di riferimento
Atteggiamenti e credenze sulla salute
Risorse personali e della comunità
Comportamenti di salute e pratiche individuali
CARATTERISTICHE
DELL’OPERATORE
Uso del linguaggio medico-scientifico
Competenze culturali e capacità comunicative
Cultura di riferimento
Atteggiamenti e comportamenti
Conoscenze su culture diverse
Presenza di pregiudizi e stereotipi
CARATTERISTICHE
DEL SERVIZIO
Contesto di cura ha un effetto sul paziente
Il modo come sono organizzati i servizi
Paradigma medico (occidentale)
Ambiente fisico dove si svolge la comunicazione
Il contesto della comunicazione clinica
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8
Criticità nella comunicazione clinica
Beate Schulze, Improving interpreting in clinical communication: Resouce Kit
Accesso /
ricovero
adeguato
Anamnesi:
Storia del
paziente
Stato di salute
del paziente
- Descrizione dei
sintomi da
parte del paziente
- Comprensione
dei sintomi da
parte del
medico
- Esami
diagnostici
impropri
- Consenso
informato
Compliance
medico-
paziente:
- Comprensione
da parte del paziente
- Consenso
informato
- Cooperazione
- Alleanza terapeutica
- Uso dei
farmaci
- Informazioni al
momento delle
dimissioni
- Follow-up
- Gestione della
malattia
- Comportament
i e stili di vita
- Connessione con gli altri
servizi
ora
les
cri
tta
Traduzioni scritte di informazioni, materiali, documenti, e risorse audiovisive riguardanti:
es. moduli consenso informato, prescrizioni di farmaci, istruzioni al momento delle
dimissioni, ecc.
Accesso Diagnosi Trattamento Dimissioni
Mediazione linguistico-culturale
Serv
izi d
i
su
pp
ort
o
lin
gu
isti
co
-
cu
ltu
rale
Cri
ticit
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ella
co
mu
nic
azio
ne
clin
ica
167
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10
Fase dell’accessoImmaginatevi un paziente al Pronto Soccorso
È necessario comunicare con l’operatore, leggere e riempire formulari, documentare la propria identità,…
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11
Fase della diagnosiImmaginatevi un anziano durante la visita medica
È necessario descrivere i propri sintomi, capire le indicazione del
medico, aderire a un percorso terapeutico,…
168
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13
Fase del TrattamentoImmaginatevi un paziente che deve firmare un
consenso informato prima di un intervento
È necessario capire le informazioni,
valutare le controindicazioni, prendere
decisioni importanti,…
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15
Fase delle DimissioniImmaginatevi un paziente al momento delle
dimissioni dall’ospedale
Medicine da prendere?
Prenotare la visita di follow up?
Informazioni sulla gestione della malattia?
Istruzioni sul comportamento e connessioni con altri servizi?
169
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MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
17
Dall’interpretariato alla mediazione
linguistico-culturale
MEDIATORE LINGUISTICO CULTURALE
OPERATORE SANITARIO
PAZIENTE STRANIERO
“modello triangolo”
OPERATORE SANITARIO
PAZIENTE STRANIERO
interprete
“modello scatola nera”
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18
Il servizio di MLC AUSL di Reggio Emilia
SERVIZIO DI MLC CENTRALIZZATO PER I
SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA:
•Il servizio è esteso a tutti i servizi socio-
sanitari della provincia (AUSL+AO).
•Il gruppo di mediatrici è stato affidato a 2
consorzi di cooperative sociali.
•Si sta ora cercando la connessione con
altri servizi e gli enti locali.
COORDINAMENTO a livello centrale e di
distretto (AUSL e Consorzi).
INTERVENTI DI MLC in presenza fissa,
programmata e urgente
INTERVENTI telefonici 24 su 24
TRADUZIONI centralizzate
FORMAZIONE operatori e mediatrici
LINEE GUIDA E PROCEDURE
PROMOZIONE/INFORMAZIONE del
servizio
MONITORAGGIO CONTINUO
170
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19
Attività del servizio provinciale di MLC
Lingue principali: Arabo, Cinese, Hindi, Urdu,
Albanese, Russo, Turco, Lingue Est Europa
Tipologia di interventi:
•Presenza fissa e continuativa (anche
in postazione)
•Interventi programmati
•Interventi urgenti (entro 2/3 ore)
•Interventi telefonici
•Traduzioni
•Informazione ed educazione dei
pazienti
•Informazione ed educazione delle
comunità immigrate
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MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
23
Percentuale dell'utilizzo del Servizio di
Mediazione per macro aree
37%
7%
6%2%
12%
17%
1%
13%
1%4%
Area Salute donna
Area Salute infanzia
Area Salute mentale
Area Servizi Sociali
Area Medicina
Area Amministrativa
Area Emergenza Urgenza
Ambulatori e U.O.
specialistiche
Area Formazione
Area Igiene Pubblica
171
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MEDIAZIONE LINGUISTICO CULTURALE NEI SERVIZI SANITARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
24
Utilizzo percentuale delle lingue
di Mediazione intercutlruale
12%
26%
38%
11%
4%
8%
1%
0%
0%
0%
Albanese
Arabo
Cinese
Indiano
Nigeriano
Ucraino
Ghanese
Polacco
Rumeno
Tamil
172
Un altro aspetto, approfondito dalla Dr.ssa Augusta Albertini, e ritenuto interessante dai discenti è
stato quello dell’alimentazione, aspetto legato anche a fattori culturali compresi all’interno dei
determinati della salute.
Prevenzione nutrizionale
Parole chiave
People & Policies
Nutrients & Foods
Foods & People
Health & Nutrients
Nutrition & Diet for Healthy Lifestyles in Europe Eurodiet 2000
Health & Nutrients
Raccomandazione di
nutrienti per la
popolazione europea.
Dati basati su diversi
livelli di evidenza
emersi da recenti
analisi di esperti
internazionali.
Componente Media della popolazione Livelli di evidenza
Livelli di attività fisica PAL>1.75 ++
Peso corporeo nell’adulto (BMI) 21-22 (18.5-25) ++
Energia dall’alimentazione Uguale al valore di PAL ++++
Grassi alimentari % E 20-35 ++
Acidi grassi % totale E Saturi
Trans
Monoinsaturi
Polinsaturi (PUFA)
n-6
n-3
7-10
<2
10-15
PUFA totali: 7-8
<7-8
2g linolenico + 200mg catena molto lunga
++++
++
++
+++
++
Colesterolo alimentare <300mg ++
Alcol, se consumato (g/die) 24-32 (12-32) ++
Carboidrati Totali % E
Zuccheri raffinati % E
>55-75
<10-12
+++
+++
Merende dolci, prodotti di pasticceria, bevande dolci (die) <4 ++
Frutta e vegetali (g/die) >400 ++
©Eurodiet 2000
173
Nutrients & Foods
Durata dell’allattamento come unica forma di alimentazione 4-6 mesi +++
Fibre alimentari (g/die) >25 ++
Folato dal cibo e/o ac. folico sintetico (g/die) >400 +++
Calcio (mg/die) 800 (1500 +++
Sodio (come sale) (g/die) <6 (<4) ++++(++++)
Potassio (g/die e mmol/die) >3.0 (>75) ++
Ferro (mg/die) >15 ++
Iodio (g/die) 150 +++
Fluoro (mg/l) 1 ++
Vitamina D (g/die) per gli anziani 10
Raccomandazione di
nutrienti per la
popolazione europea.
Dati basati su diversi
livelli di evidenza
emersi da recenti
analisi di esperti
internazionali.
©Eurodiet 2000
Qualità sensoriale
Qualità nutrizionale
Salute Sicurezza
Servizio
Sapore
Req
uisiti p
erc
ep
ibili
Sicurezza delle materie prime
Requisiti non percepibiliRequisiti della qualità alimentare
Foods & People
174
Sulle determinanti socioeconomiche
Un patto sullaSicurezza Alimentare
I governi nazionali, regionali e le Autorità Centrali possono:
•Ridurre…•Dare priorità…
•Promuovere…•Definire…
•Regolamentare…•Introdurre…
•Garantire...•Creare…
Le autorità locali e le Aziende Sanitarie possono:
•Favorire…•Attivare…
•Adottare•Controllare
•Incentivare…•Esercitare…
•Adeguare…•Organizzare…
Sulle determinanti ambientali
Sulle determinanti legate allo stile di vita
Sulle determinanti legate ai servizi
Le Istituzioni (Scuola), i singoli o associati possono:
•Sottoscrivere…•Sollecitare…
•Rispettare…•Farsi promotori…
•Aderire…•Giocare un ruolo…
•Partecipare…•Farsi portatori...
Piani per la salute L.R. Emilia Romagna N 321/00
People & Policies
prevalenza fattori di
rischio
CONOSCENZA EPIDEMIOLOGICA
da Eurisko
Prospettive per la prevenzione: l’approccio
percezione del problema
culture della salute
orientamento verso modelli
nutrizionali
CONOSCENZA SOCIOCULTURALE
Identificazione dei target
Progettazione della prevenzione
175
Le condizioni di efficacia
della prevenzione
L’identificazione del/dei target risulta prioritaria perché:
La prevenzione risulta tanto più efficace
quando più è “socialmente competente”
Seleziona le tipologie di servizio Come intervenire
Definisce un modello Su che cosa intervenire
la popolazione presenta un’ampia variabilità sul piano socioculturale
le opzioni sul target condizionano, intuitivamente, le scelte e i modelli di intervento
Identifica un target Su chi intervenire
I determinanti per la salute ( Non modificabili, Socio-Economici,
Ambientali e Stili di vita) valutati con metodi che tengano conto del peso statistico relativo.
L’epidemiologia al servizio dell’evidenza con metodie strumenti basate su tecniche sofisticate di validazione.
La comunicazione del rischio con il passaggio dall’autoritarismo all’autorevolezza, dove perde di importanza “l’esperto”
Dall’ Evidence Based Medicineall’Evidence Based Prevention
Augusta Albertini Francesca Celenza SIAN ASL Prov. Bo
176
Unitamente a questo tema, sono state approfondite dalla Dr.ssa Maria Antonietta D’Antuono anche
le questioni relative alle malattie cutanee e sessualmente trasmesse nei migranti.
LA PELLE: DEFINIZIONE
• Organo di rivestimento: canoni estetici
• Organo di protezione: barriera che definisce i nostri
limiti - ci protegge - ci separa dal mondo
• Organo di senso: superficie di contatto e
comunicazione tra noi e l’esterno
LA PELLE COME METAFORA
• Chiave psicoanalitica (conflitti)
• Chiave sociale (razzismo)
• Significato delle patologie cutanee
le emozioni provocano cambiamenti (rossore, pallore)
impatto psicologico causato da molte dermatosi
dermatologia psicosomatica
patomimie
• Necessità di un approccio olistico
177
IL DERMATOLOGO E GLI IMMIGRATI
• gli immigrati non sono “tutti uguali”
• esame obiettivo accurato e discreto (guardare e toccare)
• evitare confusione di comunicazione (linguistica e simbolica)
• ascolto empatico
• conoscere principi di geografia sanitaria
• medicina transculturale (aspetti sanitari e sociali)
• aspettative del paziente (tecnologia, tradizioni)
• aspettative del medico (rifiuto, esotismo, scetticismo)
EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE
CUTANEE TRA GLI IMMIGRATI
• carenza di casistiche (ambulatori dedicati?)
• effetto migrante sano (poche patologie d’importazione)
• aumento di rischi con il tempo (patologie acquisite)
• il futuro : verso la globalizzazione
• dermatologia su pelle scura
• dermatologia tropicale
• malattie sessualmente trasmesse
• cosmetologia su pelle scura
178
PELLE BIANCA E PELLE NERA
• pochissime differenze anatomiche
(geneticamente determinate)
• le differenze di pigmentazione dipendono da struttura e distribuzione dei melanosomi
• le differenze nei capelli dipendono dalle sezioni di taglio del follicolo pilifero
• sudorazione, produzione di sebo…dipendono più spesso da fattori di acclimatazione
IL COLORE DELLA PELLE
razze e razzismo
• il concetto di razza non ha fondamento scientifico, neppure a livello
molecolare
• il DNA umano coincide nel 99.9% dei casi : è lo 0.1% che fa la
differenza?
• il colore della pelle è determinato da 4-6 geni a dominanza
incompleta
• ognuno ha numerosi alleli (grande varietà di “colori”)
• recente scoperta del gene SLC24A5 e ipotesi che sia l’unico a
regolare il colore della pelle
• se le razze non esistono, perché esiste il razzismo?
179
IL COLORE DELLA PELLE
un approccio dermatologico corretto
• termine “caucasico” : riferimento originario alla bellezza, non al colore della pelle (Chardin , viaggiatore francese 1643-1713; Blumenbach, antropologo 1752-1840)
• considerare diverso modo con cui ogni etnia interpreta il colore della propria pelle e come questo viene interpretato da altre popolazioni
• la valutazione estetica è variabile in popolazioni diverse e non può costituire un valido criterio di analisi scientifica
• le differenze di colore della pelle sono state le prime caratteristiche che hanno contribuito , con l’avvallo della medicina, alla diffusione del razzismo
MALATTIE
A TRASMISSIONE SESSUALE
DA BATTERI
sifilide Treponema pallidum
ulcera molle Haemophilus ducrey
gonorrea Neisseria gonorrhoeae
infezioni da Clamidia Chlamydia trachomatis
DA VIRUS
condilomi Human Papillomavirus (HPV)
herpes genitale Herpes simplex virus (HSV)
mollusco contagioso Poxvirus
epatiti virali HBV,HCV,HAV
infezione HIV/AIDS HIV
DA PROTOZOI-FUNGHI-PARASSITI
tricomoniasi Trichomonas vaginalis
micosi Candida-Dermatofiti
scabbia Sarcoptes scabiei v.hominis
pediculosi del pube Phtirius pubis
180
IMMIGRATI E MTS IN ITALIA
MTS negli uomini immigrati:
uretriti aspecifiche 23.3% condilomi 20% gonorrea 16%
MTS nelle donne immigrate:
cervicovaginiti aspecifiche 49% sifilide latente 19% condilomi 11%
Giuliani M e al Sexually transmitted diseases 2004
IMMIGRATI E HIV/MTS
CRITICISMI ED EMERGENZE
HIV
sifilide e gravidanza
prostituzione - tratta - clienti
mutilazioni genitali femminili
omosessualità
turismo sessuale
condizioni paesi di provenienza (povertà-guerre)
gli “invisibili” (il sommerso)
181
LO STIGMA
• marchio, segno distintivo di disapprovazione sociale
• l’AIDS è una malattia ancora oggi legata a uno stigma di “punizione”
• con un’errata e pregiudizievole percezione, è la malattia degli “altri”, soprattutto quando colpisce comunità che la società ha già discriminato a priori: tossici, omosessuali, immigrati…
• autostigmatizzazione : sottovalutazione di se stessi, perdita di fiducia - si amplifica se sono presenti altri pregiudizi legati alla razza, al sesso o alle preferenze sessuali
• fattori culturali : convinzione popolare che le morti per AIDS siano da attribuire al malocchio o alla stregoneria, che i rapporti sessuali con una vergine possano curare AIDS e MTS…
182
LO STIGMA
• lo stigma non previene la trasmissione dell’HIV, la favorisce -deterrente all’esecuzione del test e alla rivelazione del proprio sierostato (sommerso - diagnosi tardive)
• ricerche effettuate in alcuni tra i paesi dell’Africa maggiormente colpiti dall’epidemia : soltanto il 12% degli uomini e il 10% delle donne hanno eseguito il test per l’HIV
• Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU : la discriminazione è la prima causa di fallimento delle campagne di prevenzione
• discriminazioni anche da parte del personale sanitario
• lo stigma può diventare una forma di controllo da parte di chi ha il potere per negare dei diritti e per evitare responsabilità sociali
MIGRANTI E HIV/MTS : STEREOTIPI E REALTA’
I migranti sono particolarmente colpiti da HIV
conoscenze epidemiologiche scarse
sottogruppi specifici
I migranti diffondono l’HIV nei diversi paesi (archetipo dello straniero untore)
• non c’è fondatezza epidemiologica
• il contagio può avvenire nei paesi “ospiti”
• i migranti possono diventare vettori di contagio nelle comunità d’origine (Albania)
I migranti sono difficilmente raggiungibili dalla prevenzione
• non è vero in assoluto
• spesso sono sbagliati canali e modalità
• ruolo attivo immigrati nella prevenzione
Gli immigrati sono una categoria a rischio MTS/HIV
• spesso si rivolgono ai servizi sanitari solo in caso di urgenza
• scarsi livelli conoscenza su MTS e HIV
• esistenza di “gruppi critici”
183
IL COUNSELING
• counseling = attività di ascolto, supporto, orientamento
• utile strumento, volto a una corretta percezione dei rischi e a una riduzione di questi, nonché a una promozione della salute e della cura di sé
• occorre calibrare gli interventi tenendo conto delle diverse culture, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello delle modalità di comunicazione
• è noto che le persone tendono ad ammalarsi in modi “culturalmente” approvati
• ogni gruppo etnico ha norme e convinzioni che dettano l’espressione del dolore, la descrizione dei sintomi, il modo di comunicare il dolore, le convinzioni circa le cause della malattia, l’atteggiamento verso chi può fornire aiuto, le aspettative sulle modalità e il risultato delle cure
Spizzichino L Rapporti ISTISAN 06/29
COMBATTERE LO “STIGMA” PER PREVENIRE
con le competenze condivise
con le leggi e le politiche
Costituzione Italiana
• art.2 - sui diritti dell’uomo
• art.32 - sulla tutela della salute
D.L.286/98 (T.U. immigrazione)
• art.2 co.1 - sui diritti fondamentali della persona umana
• art.35 co.3 - sul diritto alle cure urgenti ed essenziali e alla prevenzione anche per gli irregolari
• art.35 co.5 - sul divieto di segnalare gli irregolari da parte degli operatori sanitari
con la speranza e il coraggio…
184
4.3. I Materiali prodotti dai discenti Mediatori
Unitamente alla presentazione di materiali da parte dei docenti, sono stati elaborati da parte dei
discenti dei documenti relativi ad aree di interesse della propria professione. I discenti hanno
elaborato una presentazione della figura del Mediatore ai servizi, hanno analizzato il sistema
organizzativo delle Aziende partecipanti al Progetto PASS ed hanno elaborato fattori, indicatori e
standards di qualità relativamente alla figura del Mediatore.
4.3.1 Presentazione del Mediatore ai servizi:
L’ingresso nella fase di stage (1-11-2009 / 30-01-2010) prevista dal Progetto PASS ha permesso
ai discenti di elaborare una propria presentazione indirizzata agli operatori del Servizio cui erano
stati destinati. Si riporta di seguito il documento elaborato:
Presentazione del Gruppo di aspiranti Mediatori culturali del Programma Nazionale PASS agli
operatori del Servizio Sanitario Regionale per l’inizio dello stage formativo.
Premessa
Il “Progetto per la promozione dell’accesso delle popolazioni immigrate ai servizi socio sanitari e lo
sviluppo delle attività di informazione ed orientamento socio-sanitario nelle ASL italiane” (PASS) è
stato promosso dall’ Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed
il contrasto delle malattie della Povertà di Roma. Nella Regione Emilia Romagna il Progetto PASS
coinvolge le Aziende Sanitarie di Bologna, di Ferrara, di Forlì, di Reggio Emilia e quelle
Ospedaliere di Modena, Ferrara, Bologna ed è coordinato dalla Asl di Bologna.
185
Il Progetto PASS è finalizzato a formare figure professionali da inserire nell’ambito del Servizio
Sanitario Regionale, qualificando l’attività di mediazione culturale.
Presentazione
Il gruppo di aspiranti Mediatori culturali si presenta al personale dei servizi sanitari delle Aziende
che ospitano lo stage previsto dal Progetto PASS evidenziando alcune considerazioni che si
ritengono utili per una serena e produttiva collaborazione.
Il gruppo dei Mediatori:
- ritiene importante e necessaria la supervisione dell’operatore sanitario previsto all’interno
del percorso di stage e in generale nel percorso di inserimento lavorativo;
- auspica di essere messo al corrente della situazione generale del paziente soggetto della
mediazione culturale, salvo casi urgenti;
- auspica la possibilità di svolgere un colloquio di accoglienza in collaborazione con gli
operatori sanitari;
- ritiene importante essere informato delle norme profilattiche che seguono gli operatori di un
determinato reparto e di tutti gli aspetti sanitari conseguenti;
- ritiene importante avere un incontro periodico con il mediatore esperto previsto anch’esso
dal Progetto PASS, che li seguirà durante lo stage, e che tale incontro sia concordato con il
Comitato didattico del progetto PASS;
186
- ritiene fondamentale la creazione di un clima comunicativo positivo fra il personale sanitario
e il mediatore stagista al fine di agevolare l’instaurarsi di una favorevole relazione con il
paziente;
- ritiene importante avere chiarimenti e semplificazioni della terminologia medica/clinica
normalmente utilizzata;
- auspica una continuità di servizio tra aspetti sanitari e aspetti della mediazione culturale;
- ritiene sia necessaria una presentazione preliminare del luogo professionale e fisico in cui
si inserirà l’esperienza di stage;
- ritiene sia importante fissare preliminarmente e in modo chiaro la responsabilità del
mediatore stesso all’interno del contesto in cui si troverà ad operare.
Questi punti rappresentano per noi un modo per farci conoscere e per poter costruire con Voi un
percorso formativo, professionale ed umano che ci accompagni anche nelle attività future.
Grazie per l’attenzione che ci vorrete prestare,
I Mediatori,
Aslaoui Sara, Bordeianu Olga, Bouchefra Loubna, Fankam Lucie, Bovchuk Ruslana, Huang
Jinfang, Crivceac Rodica, Largou Asmaa, Mis Elzbieta, M’Zah Dhouha, Shafqat Quartulain, Qiu
Xinxin, Sabri Mohamed, Savu Ion
187
4.3.2 Analisi del sistema organizzativo:
I discenti hanno portato a termine un esercizio di analisi del sistema organizzativo applicato ai
Servizi incontrati durante il proprio stage. Questo ha permesso ai discenti di conoscere altre realtà
e di candidarsi per eventuali rotazioni concordate tra le Aziende:
Risultati lavoro di gruppo 12-11-2009
Obiettivo:
- esame dell’esperienza di stage fino alla data attuale;
- creazione di un database delle esperienze di tirocinio consultabile da parte dei Mediatori
per la pianificazione di una possibile rotazione delle sedi.
Strumenti:
Utilizzo del modello di sistema organizzativo qui riportato:
188
Utenti
Risorse economiche
Personale
Risorse
logistiche e
tecnologiche
Cambiamenti
demografici e
sociali
Per gli altri
Per sé
Struttura -chi comanda su chi
-chi fa che cosa
-distribuzione risorse
Processi-pianificazione/controllo
-produttivi
-valutativi
-ricerca e sviluppo
Comportamenti-accettazione
-rifiuto
-compensazione
Il sistema organizzativo
Formazione
Prodotti/servizi
Qualità
Sistema premiante
Fidelizzazione
Elementi in input Elementi in output
189
Ferrara (Ausl e Ospedale)
Referenti: Dr.ssa Sandra Bombardi; Dr.ssa Paola Castagnotto
Utenti: migranti, sia
uomini che donne
E’ a disposizione una
piattaforma Internet
per i Mediatori
Sono presenti
operatori sanitari e
personale medico
insieme al Mediatore
Per gli altri
Per sé
Struttura -Referente per il Progetto che
coordina l’attività dei
Mediatori;
-Coordinatore e Mediatore
esperto che seguono lo stage
Processi:-Giro in reparto ogni giorno;
-Possibilità di poter seguire un
buon numero di mediazioni al
giorno alla settimana
ComportamentiProblematiche a livello di
trattazione
burocratica/amministrativa del
percorso di stage (elemento di cui
tenere conto per eventuali
rotazioni)
Il sistema organizzativo
Problematiche a livello
di trattazione
organizzativa ed
economica del percorso
di inserimento dei
Mediatori
Assistenza
Ospedaliera
Elementi in input Elementi in output
Mediatori Candidati per eventuale rotazione:
Nessuno al momento
190
Bologna S. Orsola
Referente: Dr.ssa Cinzia Castellucci Coordinatore: Dr. Filippo Caniglia
Utenti: non solo
stranieri, ma anche
italiani
Mediatori esperti e
coordinatore
presenti
Risorse logistiche e
tecnologiche presenti
in buona quantità ma
difficilmente
utilizzabili
Molti utenti
anziani
Struttura -Referente
-Coordinatore e Mediatore esperto
che seguono lo stage
-Ufficio URP
Processi-Accoglienza, raccolta reclami e
relazioni con il pubblico.
Mediazione poco presente.
-Solo una mediazione in due
settimane
Comportamenti-Mancanza di coordinamento tra Amiss
e Urp per pianificare le mediazioni;
-Tensioni tra coordinatore e mediatori
esperti;
-Mediatori esperti non accompagnano
ma forniscono indicazioni teoriche
Il sistema organizzativo
Criticità: Il servizio di
Mediazione è quasi del tutto
assente e non c’è il
coordinamento necessario a
raggiungere pienamente i
risultati previsti dallo stage
Elementi in input Elementi in output
Assistenza Ospedaliera
Mediatori Candidati per eventuale rotazione:
- Elzbieta Mis; - Asmaa Largou; - Jinfang Huang;
191
Policlinico di Modena
Referente: Dr.ssa Simonetta Ferretti
Utenti: Soprattutto
donne (materno
infantile)
Operatori sanitari,
Medici e Mediatori
esperti
Risorse logistiche e
tecnologiche a
disposizione delle
mediatrici (ex: telefoni per
assicurare la reperibilità,
Internet,…)
Per gli altri
Per sé
Struttura -Referente;
-Mediatori esperti (3 fissi al
giorno)
Processi-Pianificazione di visite giornaliere
in reparto;
-accoglienza e orientamento per
stranieri senza tessera sanitaria;
-Almeno due mediazioni al giorno,
mediazioni telefoniche, disbrigo di
pratiche amministrative;
-Reportgiornaliero delle attività
svolte
Comportamenti-Buon coordinamento e
cooperazione tra tutti i livelli
e tra diversi reparti
Il sistema organizzativo
Ottimo livello di formazione
professionale
Assistenza
ospedaliera
Alto livello di qualità
delle prestazioni ed
alta fidelizzazione
degli utenti
Elementi in input Elementi in output
Mediatori Candidati per eventuale rotazione:
- Lucie Fankam; - Elzbieta Mis; - Olga Bordeianu; - Mohamed Sabri.
192
Bologna Asl – Centro per la Salute delle Donne straniere e dei loro bambini
Referente: Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi
Utenti: donne incinta
ed immigrati sia
regolari che irregolari
Sono presenti Mediatrici
esperte oltre ad operatori e
Referente del Progetto
Risorse logistiche a
disposizione
consistono in uno
spazio dedicato alla
relazione triadica
Struttura -Responsabile del servizio
-mediatori esperti (tre mediatrici
fisse)
-operatori
Processi-colloqui di accoglienza per le donne in
area riservata;
- lavoro di mediazione anche all’interno
di luoghi di prima accoglienza (salette
d’attesa);
-coordinamento costante con la
responsabile del servizio (riunione
settimanale per discutere dei problemi
emersi)
ComportamentiCooperazione continua tra le
figure professionali e con gli
aspiranti mediatori
Il sistema organizzativo
Livello di formazione
ottenuto ritenuto
valido per le finalità
della formazione
professionale della
figura di Mediatore
Assistenza
Ambulatoriale
Ottimo livello di
fidelizzazione provato
dalla perfetta
conoscenza del
funzionamento del
servizio da parte
dell’utenza
Elementi in input Elementi in output
Mediatori Candidati per eventuale rotazione:
- Lucie Fankam; - Elzbieta Mis; - Asmaa Largou; - Olga Bordeianu; - Sara Aslaoui; - Mohamed Sabri; - Lubna Bouchefra.
193
Forlì (ASL)
Referente: Dr. Andrea Bolognesi
Utenti: donne e
bambini sia regolari
che irregolari
Mediatrici ed
operatori sanitari
Risorse logistiche
consistono in uno
spazio dedicato alle
Mediatrici (Ufficio)
Per gli altri
Per sé
Struttura -Referente
-Mediatrici esperte
(presenti tutti i giorni)
-Operatori
Processi-riunioni di pianificazione e
controllo una volta al mese tra
operatori del consultorio familiare,
servizio sociali e mediatori;
-organizzazione appuntamenti
sulla base della presenza o meno
della mediatrice
ComportamentiCooperazione continua tra
tutte le figure professionali
coinvolte nella mediaizone
Il sistema organizzativo
Percorso formativo
ritenuto
corrispondente
esigenze formative
del Mediatore
Assistenza
Ospedaliera
Elementi in input Elementi in output
Mediatori Candidati per eventuale rotazione:
- Sara Aslaoui.
194
Reggio Emilia (ASL)
Referente: Dr. Antonio Chiarenza
Utenti: immigrati
regolari e irregolari,
tossicodipendenti,
carcerati
Mediatori, operatori,
personale
infermieristico
Risorse logistiche:
spazio interno ai
servizi per i
Mediatori
Utenza sia italiana che
immigrata: molte volte le
problematiche sono
transculturali: ex: accoglienza
in Ospedale
Per gli altri
Per sé
Struttura -Mediatori esperti
-Operatori
-Coordinatore
Processi-attività di orientamento dell’utenza
e di utilizzo dei servizi da parte
delle mediatrici;
-SERT: attività di collaborazione
con il coordinatore del servizio;
-accesso a tutti i reparti
dell’Ospedale
ComportamentiBuon livello di integrazione con il
personale ospedaliero, anche se
devono essere pensati ancora dei
miglioramenti in tal senso
Il sistema organizzativo
Percorso formativo
interessante e valido
per lo stage
Servizio socio-
assistenziale
Elementi in input Elementi in output
Mediatori Candidati per eventuale rotazione:
- Sara Aslaoui; - Olga Bordeianu;
195
4.3.3 Elaborazione di Fattori, Indicatori e Standards di qualità relativi alla professione di
Mediatore
Partendo dalle tre dimensioni della qualità, cioè qualità tecnica, organizzativa e relazionale
Ed utilizzando un esempio relativo alla elaborazione di fattori, indicatori e standards di qualità,
198
Questi risultati sono stati raggiunti in sede di Tutoraggio grazie alla partecipazione attiva di tutti i
discenti.
199
4.4. Altre tematiche proposte
Un primo importante contributo relativo alla dimensione operativa della professione di mediatore
culturale è rappresentato dalla trattazione della supervisione, grazie alla quale l’analisi dei casi
diviene un luogo privilegiato di mediazione culturale.
L’analisi dei casi si è svolta durante tutto il Corso di formazione attraverso numerosi incontri di
supervisione. I casi presentati ed analizzati sono stati incontrati durante la fase operativa di stage
ed il periodo di training on the job. Questi incontri sono stati coordinati dalla Dr.ssa Maria Giovanna
Caccialupi.
206
Durante il Corso sono stati poi proposti temi sociali ritenuti utili alla formazione professionale dei
Mediatori. Tra questi troviamo l’intervento del Dr. Dimitris Argiropoulos relativo alla inclusione
sociale dei Rom, le riflessioni relative al significato della Mediazione e al significato di esclusione
sociale ed integrazione:
Ripensare
l’inclusione sociale
dei Rom
Conoscere e Riconoscere
una minoranza
• La riduzione della distanza sociale e
istituzionale.
• La produzione sociale della
conoscenza.
• Riconoscere una presenza multiforme
titolare di diritti.
• Le istanze politiche
207
La riduzione della distanza sociale e
istituzionale
1. Rivedere i modelli di analisi e di
intervento:
Nomadismo – Stanzialità / Fuga -Tregua
2. Considerare la zingania una
costellazione di presenze;
3. Le politiche gagi sul nomadismo;
4. La discriminazione e il razzismo
Impunibili;
5. La possibilità del cambiamento
La produzione sociale della
conoscenza
1. Il silenzio;
2. la NON distinzione fra individuo e gruppo di
appartenenza;
3. Non considerazione della storia e delle sue alternative;
4. Assenza di pratiche mediazione socio culturali;
5. Descrizione negativa Istituzionale;
6. Non sperimentazione di forme di comunicazione e di
relazione;
7. Pregiudizi e stereotipie riproposte istituzionalmente;
208
Riconoscere
una presenza multiforme
titolare di diritti
1. Diritti attribuiti a categorie inventate “I nomadi”;
2. Inapplicabilità di leggi e di regolamenti;
3. Logiche di emergenza e annullamento dell’accoglienza;
4. Non cittadino e non persona poiché a-sociali;
5. Assenza di Mobilità sociale;
Le Istanze Politiche
1. l’organizzazione della propria rappresentanza;
2. Politica e partecipazione con forme gagi;
3. Organizzazione sindacale debole;
4. Rapporti di difesa - chiusura e non di rivendicazione –
apertura;
5. Formazione di leadership politica assente;
6. Leadership intellettuale non considerata;
7. Bisogno di emancipazione e di alfabetizzazione con la
Politica forte ma senza risposte;
8. Non intenzionalità di procedere con la Sperimentazione;
209
…proposte…
1. Re-impostare la partecipazione;
2. Interloquire e Intervenire sistematicamente;
3. Reimpostare le pratiche comunicative;
4. Prospettare Forme di Comunicazione e di Contrattazione.
5. Valorizzate tutte le forme dell’abitare
6. Proporre la scuola e la formazione professionale,
7. Ri- considerare l’inserimento lavorativo,;
8. Fronteggiare l’emergenza e impostare le prassi della educazione alla salute
9. Impostare Forme di Mediazione
10. Tenere presente la stigmatizzazione e soprattutto l’auto- stigmatizzazione
dei rom e sinti in quando sentimento totalizzante attinente all’inadeguatezza
di stare nel mondo;
11.Considerare e proporsi alla comunità e al singolo, alla persona;
12. Considerare le prospettive degli adulti e dei minori, delle donne e degli uomini;
13. Legittimare ed è indispensabile la domanda di cambiamento;
Cosa è un campo?
• La soluzione Campo “Nomadi” è una soluzione abitativa speciale, eternamente provvisoria, di una provvisorietà intenzionalmente permanente, proposta per i rom e sinti e diventata il modello abitativo anche per proposte e soluzioni nei confronti dei migranti, dei profughi e di altre categorie di persone che richiedono la casa.
• La soluzione Campo “Nomadi”, Centro di Prima ed Eterna Accoglienza è diventata, la soluzione di a-problematicitànell’affrontare i bisogni di intere fasce di popolazione povere, che richiedono una molteplicità di risposte organiche per superare tale condizione.
210
Mediazione …. riflessioni …..TEMA: LA MEDIAZIONE, I MEDIATORI
…. Possiamo utilizzare l’immagine di chi vuole attraversare un tratto di acqua che separa due sponde e
non vuole bagnarsi: mette i piedi sulle pietre che affiorano. Forse butta una pietra per costruirsi un punto
di appoggio (un mediatore) dove mancherebbe … E i mediatori si collegano l’uno all’altro. Se un mediatore
non invitasse a quello successivo, non sarebbe più tale ….
…. Il compito educativo è interessante e va individuato, in questi percorsi, in quello che Vigotskij indicava come compito di mediazione dell’adulto per riorganizzare i processi … Vi è quindi una dinamica nell’educarsi alla conoscenza che individua nell’educatore, o educatrice, una guida metodologica capace di individuare gli strumenti, di porgerli con cautela, nell’alimentare una organizzazione del contatto con le conoscenze lontane e di riorganizzare tali conoscenze … all’interno del processo di integrazione ….
211
…. Lo sviluppo dell’identità
nell’appartenenza ha bisogno di avere dei
punti di riferimento allo stesso tempo vitali
e simbolici. Vitali: ovvero capaci di
flessibilità, di estensione variabile e
aperta, di continue integrazioni …
Simbolici: ovvero con una strutturazione
non fugace e non facilmente deperibile …
….. Vigotskij per tanti significa lo spazio
potenziale di sviluppo, formula ripetuta
sovente in cui però a volte non si coglie nulla
di operazionale. In realtà vuol dire disporsi e
cercare di essere mediatore adeguato alle
soglie … che l’altro può percorrere … I
mediatori costituiscono un continuo ingresso
per andare avanti …
212
• I mediatori sono plurali
• I mediatori possono collegarsi come le tessere di un domino e possono costituire un contenimento elastico
• I mediatori sono insieme un appoggio sicuro e un invito ad andare avanti
• I mediatori non fanno paura
• I mediatori rispondono a criteri di multi modalità e di multi medialità
• I mediatori consentono organizzazioni duttili, ristrutturabili
• …. E poi c’è il bricolage, termine che è caro a
François Jacob, vincitore del premio Nobel per
la scienza: ’ significa abituarsi a ragionare con
quello che c’è e che può essere utilizzato in
maniera diversa da come è arrivato a noi …
quello che troviamo per risolvere dei problemi
non basandoci unicamente sulla
specializzazione degli strumenti quanto sulla
specializzazione dei nostri adattamenti di
strumenti non nati per una certa finalità …
213
• … Domanda: Quando vi siete accorti di essere mediatori?
• Risposta: io sono una scatola da scarpe vuota. Non mi sono mai accorta di essere mediatore e ancora adesso sono un po’ stupita di essere considerata mediatore
• Domanda: Cosa fai, come mediatore, cosa colleghi?
• Risposta: faccio servizio per Alice … non aveva memoria della sua vita .. come se non avesse mai vissuto prima. Così sono diventata un po’ la sua memoria. Dentro di me sono raccolte alcune cose che riaprono i suoi ricordi: un calzino di quando era piccolina, un cartoncino ritagliato da una scatola di biscotti che le piacevano molto .. e altre cosette del genere. Alice mi apre e riordina quello che ho dentro, con molta cura e in segreto. E’ la sua vita intima che è in gioco, insieme alla sua storia ….
• Ci vuole una scala per passare dal piano terra al piano superiore. Questa scala sono i mediatori. Cosa intendiamo per “mediatori”? Certamente anche la figura del professionista che entra in rapporto con le strutture di una comunità bisognosa di aiuto è un mediatore .. La cooperazione nelle professioni … esige competenze di mediazione (cioè di fare di se stessi dei mediatori).
• … La buona capacità professionale, e quindi la buona competenza, deve far diventare intenzionale quello che a volte viene fuori casualmente: la presenza di più mediatori
214
Marginalità, Esclusione e
Mediazione Socio Culturale
L’esclusione non è generica.
La genericità nel considerare l’esclusione
genera: Assoluzione - De responsabilizza
… si evita la precisazione e l’attribuzione di
responsabilità
“Noi siamo responsabili gli uni degli altri
ma non siamo responsabili gli uni verso gli altri”
Diritti esigibili
215
L’esclusione
dalle risorse e dal potere,
intesa come subordinazione,
obbedienza obbligata,
sfruttamento e schiavitù
in un rapporto di inferiorità naturalizzata
fra dirigente e subordinato
a svantaggio del sotto diretto
L’esclusione come resistenza dall’influenza dell’altro.
Una continua non interlocuzione.
Ignorare e produrre ignoranza con la distanza sociale.
“In- capacità” di sapere:
“una intenzionale ignoranza”
216
La voglia di IntegrAzione.
Accoglienza
ad cogliersi – leggersi – conoscersi
-con essere –
-Differenze e Somiglianze-
Topoi, Tropoi e Xronos
Luoghi, Modi e Tempi della Mediazione Socio Culturale
La mediazione è necessaria
e investe
L’Amministrazione
nella sua attività
ordinaria e straordinaria
quotidiana,consolidata
e/o
episodica emergenziale
217
La mediazione facilita le relazioni
e
la loro manutenzione nel tempo
I materiali qui presenti sono solo una piccola parte dei contributi presentati durante il Corso e lo
rappresentano in modo significativo. I docenti coinvolti sono stati in tutto 22. Le docenze hanno
fornito vari spunti di riflessione ed occasioni di confronto e dibattito. Di seguito si riporta una breve
sintesi di tutti gli interventi registrati:
- Dr.ssa Monica Minelli: inquadramento delle attività del Dipartimento di integrazione socio-
sanitaria del'ASL di Bologna onde creare un background utile alla comprensione
dell’organizzazione sanitaria e del suo ruolo rispetto alla comunità di riferimento;
- Dr. Andrea Bolognesi: inquadramento del ruolo del migrante e delle relative problematiche
rispetto al SSN ed alle sue caratteristiche;
- Dr.ssa Maria Giovanna Caccialupi: creazione di competenze tecniche relative alla
supervisione dei casi ed all’inserimento della figura del mediatore all’interno della relazione
triadica operatore-paziente-mediatore. Approfondimento delle tematiche inerenti la
218
Mediazione transculturale nei suoi aspetti generali e in quelli riferiti all’ambito socio-
sanitario;
- Dr.ssa Linda Campanini: inquadramento del percorso amministrativo del SSN rispetto alla
figura del migrante onde mettere in luce difficoltà e problematiche relative all’apparato
burocratico con cui anche il Mediatore deve confrontarsi;
- Dott. Filippo Caniglia: esposizione dell’esperienza dell’Ospedale S. Orsola in tema di
organizzazione dei servizi in chiave multiculturale. L’intervento è mirato anche a far
conoscere ai futuri stagisti assegnati al S. Orsola la realtà ospedaliera in cui saranno
inseriti;
- Dr. Andrea Stuppini: inquadramento delle politiche e delle criticità relative al ruolo del
migrante a livello regionale e in un’ottica di integrazione sociale;
- Dr. Rabih Chattat: identificazione del ruolo giocato dalla cultura nella definizione
dell’identità di una persona o di una comunità attraverso l’esposizione di esperienze e
credenze personali ed attraverso un confronto basato sull’analisi dell’impatto socio-
culturale sulle scelte della persona anche in termini di percorso professionale;
- Dr.ssa Marina Pirazzi: conoscenza dei meccanismi che portano alla costruzione delle
discriminazioni. Il Laboratorio ha mirato a rafforzare la consapevolezza della propria
‘deformazione culturale’ nell’opera di mediazione, sia da parte dei mediatori che da parte
del personale ospedaliero;
- Dr.ssa Simonetta Ferretti: descrizione delle attività del Policlinico di Modena in termini di
Mediazione culturale. L’intervento descrive anche ai futuri stagisti le attività che dovranno
svolgere;
- Dr.ssa Sandra Bombardi e Dr.ssa Paola Castagnotto: illustrazione delle esperienze
dell’Ospedale e dell’Asl di Ferrara in rapporto al territorio in cui operano. L’intervento
descrive anche ai futuri stagisti le attività che dovranno svolgere;
- Dr.ssa Amelia Ceci: laboratorio di narrazione che mira alla condivisione di esperienze
personali e alla scoperta delle motivazioni dei singoli alla scelta migratoria ed alla
professione di mediatore;
- Dr. Antonio Chiarenza; Dr.ssa Ilaria Dall’Asta; Dr.ssa Benedetta Riboldi: la comunicazione
applicata all’ambito della mediazione culturale. L’intervento descrive anche le attività che la
Asl di Reggio Emilia ha portato avanti e che i futuri stagisti svolgeranno;
- Professor Alberto Merini: approfondimento relativo all’approccio etnopsichiatrico in rapporto
alla salute mentale della popolazione immigrata. Il modulo mira a fornire una base per lo
sviluppo di un interesse e di propensioni relative alle capacità relazionali (di seguito
descritte);
219
- Dr.ssa Maria Antonietta D’Antuono: focus su una problematica in cui si riflettono le criticità
relative all’incontro di appartenenze diverse in campo dermatologico;
- Dr.ssa Augusta Albertini: riflessione sulla problematica dell’alimentazione in rapporto alla
appartenenza etnica e in rapporto alle direttive dell’OMS;
- Dr. Dimitris Argiropoulos: approfondimento della tematica dei Rom e Cinti in rapporto alle
diverse appartenenze etniche presenti tra i Mediatori partecipanti al corso;
- Dr.ssa Annalisa Faccini: azione dei servizi sociali in rapporto alla popolazione di minori
stranieri presenti nel territorio Bolognese. Criticità presenti nel rapporto con le famiglie
straniere coinvolte con i servizi sociali a Bologna;
- Dr. Vito Totire: approfondimento delle problematiche sanitarie relative al lavoro ed alle
condizioni di vulnerabilità legate ai lavoratori stranieri;
- ASV Deanna Mazzolani e ASV Mara Gabrielli: nursing transculturale ed esperienze di
ricerca all’interno del Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini;
- Dr.ssa Natalia Ciccarello: esposizione dell’esperienza dell’Associazione SOKOS di Bologna
in termini di assistenza sanitaria ad emarginati ed immigrati irregolari;
- Dr.ssa Barbara Pinelli: presentazione dell’attività del Cedris, Centro di documentazione
sulla salute degli immigrati, ed Asl di Bologna;
- Dr.ssa Ilaria Simonelli: elaborazione di strumenti ed analisi socio-organizzative da parte dei
Mediatori culturali, approfondimenti relativi ad aspetti di educazione e promozione della
salute.
Si specifica che molti materiali sono stati consegnati in formato cartaceo e che soltanto alcuni
sono allegati al presente Documento. Tutta la documentazione è depositata in Via Zanolini 2,
Bologna presso il Centro per la Salute delle donne straniere e dei loro bambini.
220
5. La Valutazione del Percorso formativo
Il Progetto PASS ed i suoi risultati sono stati recentemente portati all’attenzione della Regione
Emilia Romagna.
I risultati raggiunti sono stati misurati attraverso due giornate di valutazione:
VALUTAZIONE FINALE
In data 14-01-2010 e 21-01-2010 sono state
svolte le giornate di valutazione del percorso
formativo tramite:
- Prova scritta sui contenuti del Corso
-Esposizione ed analisi di un caso relativo alla
propria esperienza professionale e di stage
- Auto-valutazione relativa al livello di
miglioramento delle proprie competenze e
capacità professionali
La valutazione è stata fatta sulla base di due strumenti ritenuti utili per sondare l’effettivo
apprendimento da un punto di vista teorico e pratico:
- Questionario relativo ai contenuti trasmessi dai docenti durante i loro interventi;
- Narrazione della presa in carico da parte dei Mediatori di un caso specifico incontrato
durante l’esperienza di stage all’interno dei servizi.
221
Le prove hanno evidenziato una buona conoscenza dei contenuti proposti ed una buona
comprensione delle modalità di presa in carico del paziente al momento dell’ingresso nel servizio.
Le prove sono state esaminate dal Comitato didattico al completo grazi e sono tuttora conservate
presso Via Zanolini 2, Bologna.
I risultati, molto positivi, hanno evidenziato che:
- E’ stato raggiunto un buon livello di preparazione grazie alle lezioni frontali ed
all’inserimento nel percorso di stage presso le Aziende;
- E’ stato raggiunto un ottimo livello di partecipazione ed interesse per le tematiche proposte
da parte dei Docenti. Questo ha permesso di rendere il processo formativo più vicino alle
esperienze di vita e di lavoro dei discenti;
- E’ stata raggiunta un’ottima sintonia tra i partecipanti al corso senza rinunciare alla
dimensione critica del confronto fra pari. Questo è un elemento importante per eventuali
cooperazioni future tra i discenti;
- Sono state sviluppate con successo le competenze tecniche, relazionali ed organizzative
dei Mediatori;
- Sono stati raggiunti tutti gli obiettivi formativi concordati con INMP (Salute nel mondo e suoi
determinanti; Diritti umani, Convenzioni e Dichiarazioni internazionali ed europee,
Legislazione socio-sanitaria, disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero in Italia; Caratteristiche ed evoluzione delle popolazioni migranti in Italia con
particolare riferimento agli aspetti sociali e di salute; Comunicazione transculturale; La
formazione transculturale; Mediazione transculturale: aspetti generali; Mediazione
transculturale in ambito socio-sanitario);
- E’ stato riscontrato un incremento delle capacità richieste nelle aree del sapere, del saper
essere e del saper fare.
Questo ha permesso di affermare che vi è stato un aumento di competenze e consapevolezza in
termini di:
- Sapere;
- Saper essere;
- Saper fare.
222
Obiettivi raggiunti
Conoscenze
professionali
(il sapere)
- le norme
- i servizi sanitari
- aspetti socio-demografici
- aspetti teorici della
comunicazione
Gli stili professionali
(il saper essere)
-Senso di fiducia nei
propri mezzi
- Gestire
l’accoglienza
- Lavorare con gli altri
- Comunicare
efficacemente
- Riconoscere i
propri limiti
Competenze professionali
(il saper fare)
-Mediazione
culturale
-Collocarsi nella rete
dei servizi
-Orientare l’utenza
Gli obiettivi formativi
Sulla base della Valutazione
finale, si può rilevare come gli
obiettivi di miglioramento
della qualità delle competenze
riconosciute al mediatore
culturale siano stati raggiunti
in termini di :
- Sapere
- Saper essere
- Saper fare
223
6. Monitoraggio mensile delle attività di training on the job
La Asl capofila e le Aziende partners della Regione Emilia Romagna hanno deciso di pianificare
degli incontri di coordinamento mensili onde monitorare l’attività di training on the job prevista dal
Progetto PASS.
Gli incontri sono stati programmati con cadenza mensile da Febbraio a Luglio 2010.
L’attività di monitoraggio e coordinamento – che viene presentata di seguito attraverso le
osservazioni elaborate dai mediatori discenti in aula - è stata gestita dalla Dr.ssa Caccialupi ed ha
previsto l’approfondimento di tre aree tematiche:
1. Struttura organizzativa
L’analisi della struttura organizzativa è stata portata a termine per ogni Azienda ed i risultati
mostrano quanto segue:
- Asl di Forlì:
La struttura organizzativa prevede la presenza di un Ufficio mediatori che si occupa di controllare
l’Agenda delle Attività mediche onde pianificare al meglio gli interventi di mediazione.
L’Ufficio dei mediatori si occupa anche di orientare l’utenza straniera in modo da fornire
un’assistenza completa, sia alla cittadinanza straniera che, talvolta, a quella italiana.
E’ presente una Mediazione a postazione fissa ed una a chiamata, che lavora su tutto il territorio
della Asl. I casi più gravi vengono comunque trattati direttamente in Asl.
- Asl di Reggio Emilia:
E’ presente anche qui un Ufficio dei Mediatori situato accanto al Pronto Soccorso. Il mediatore ha
accesso alla lista dei ricoveri e all’accettazione per poter pianificare al meglio la mediazione.
Spesso il mediatore deve gestire anche la parte amministrativa relativa alla presa in carico e per
questo deve acquisire anche competenze di carattere amministrativo.
L’utente può scegliere il mediatore già durante la prima visita che effettua con il medico. Il
mediatore è comunque sempre presente in reparto.
224
I mediatori si riuniscono settimanalmente in equipe per la pianificazione delle attività.
I servizi in cui lavora il mediatore sono diversi:
- Sert, servizio che offre attività di livello amministrativo, terapeutico e di supporto psicologico;
- Servizio per irregolari (Caritas) ;
- Centro d’ascolto gestito da Asl e Caritas);
- Servizio di interpretariato telefonico.
- Ospedale S. Orsola:
La presenza del mediatore non è ancora fissa, pertanto si opera a chiamata. Il mediatore è
comunque presente durante tutte le fasi della presa in carico.
Il personale medico, in questa fase di inserimento della mediazione in Ospedale, tende ad affidarsi
molto all’interpretariato telefonico, giudicato più pratico.
Vi sono ancora grandi resistenze al riconoscimento della figura del mediatore, soprattutto a livello
di pronto soccorso, chirurgia pediatrica e neonatologia.
Le Convenzioni attivate dall’Ospedale con Paesi della ex Jugoslavia e dell’Africa per pazienti
cardiopatici spinge sempre più verso una integrazione della mediazione culturale nella struttura
organizzativa ospedaliera.
- Asl e Ospedale S. Anna di Ferrara:
Il servizio di mediazione interaziendale prevede la presenza di un Ufficio gestito direttamente dai
mediatori sotto la supervisione di un coordinatore.
Accanto al servizio a postazione fissa è presente un servizio telefonico relativo alle richieste di
mediazione che provengono dall’ospedale. Per le lingue non presenti direttamente in Ufficio viene
contattato un mediatore esterno (a chiamata).
L’attività di mediazione è al momento collocata all’interno dell’Ufficio comunicazione, anche se
negli Ospedali del territorio è spesso affiancata alla Direzione sanitaria.
- Policlinico di Modena:
225
E’ presente un ben organizzato servizio di mediazione a postazione fissa. La mediazione opera
ormai da anni all’interno dei reparti di pediatria e neonatologia ed anche a livello di pronto
soccorso. Questi sono stati i reparti assegnati ai mediatori in fase di training on the job per un
primo inserimento accanto ai mediatori esperti già operanti in questi reparti.
- Centro per la salute delle donne straniere e dei loro bambini (CDBS) – Asl di Bologna:
Il CDBS opera da anni nel campo delle mediazione culturale, rivolta sia a stranieri regolari che
irregolari, tramite un servizio a postazione fissa, organizzato e coordinato tramite riunioni
settimanali con la Responsabile dl Centro.
Il CDBS fornisce, attraverso il servizio di mediazione, una prima valutazione sulla gravità del caso
per poter approntare gli strumenti necessari atti a fornire un’adeguata e tempestiva presa in carico
dell’utente.
L’accesso al Centro ed al servizio di mediazione è libero e non è necessario avere un
appuntamento a meno che il caso non venga ritenuto particolarmente grave e necessiti quindi di
sostegno psicologico o di consulenze mediche specifiche.
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2. Relazioni con il personale
L’area di analisi relativa alle relazioni con il personale ha voluto mettere in evidenza le reali
problematicità rispetto al ruolo del mediatore nei servizi sanitari:
- Asl di Forlì:
Le relazioni mediatore-personale ospedaliero sono talvolta critiche poiché il personale stesso vede
la figura del mediatore come ‘controllore’ della qualità del servizio reso dai professionisti sanitari.
La cultura ospedaliera in tal senso deve ancora crescere e percepire correttamente la figura del
mediatore.
- Asl di Reggio Emilia:
All’interno della Asl sono state portate a termine iniziative di formazione professionale che hanno
coinvolto anche i mediatori culturali in qualità di discenti. La formazione congiunta ha permesso di
prendere coscienza dello scarso utilizzo e conoscenza del servizio di mediazione in Ospedale e
del suo funzionamento.
Sempre grazie alla formazione congiunta è stato notato come possa essere rilevante per il servizio
di mediazione trovare una modalità di trasmissione delle informazioni che avvicini gli operatori
sanitari senza innescare logiche di competizione interna.
Un ottimo modo per ottenere questo risultato potrebbe essere la discussione, in sede di
formazione professionale, di casi concreti che hanno visto il coinvolgimento del servizio di
mediazione e che hanno registrato un aumento della soddisfazione del paziente proprio grazie a
questo nuovo strumento.
- Ospedale S. Orsola:
La figura del mediatore è spesso concepita come antagonista delle figure professionali già presenti
e non come occasione di miglioramento qualitativo del servizio reso.
Il personale infermieristico è più propenso ad una collaborazione rispetto a quello medico che
ancora vede nel mediatore una figura non necessaria al rapporto medico-paziente.
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Diverso è l’atteggiamento quando il mediatore viene lasciato libero di utilizzare le proprie
competenze specifiche (STP, norme relative agli immigrati irregolari, ed altri campi in cui il
personale non è preparato) oltre, ovviamente, alla competenza linguistico - culturale.
Il personale non ha ancora chiaro il ruolo del mediatore, che viene spesso percepito come figura
preposta all’accoglienza e primo orientamento.
- Asl e Ospedale S. Anna di Ferrara:
Pur essendo ancora nuova, la figura del mediatore comincia ad essere ben accettata dal
personale ospedaliero che ricorre sempre di più ai servizi ed alle competenze offerte.
Questo grazie ad una formazione professionale che contribuisce alla codificazione della figura del
mediatore all’interno dei servizi.
- Policlinico di Modena:
La figura del mediatore è ormai entrata nel sistema dei servizi anche se permangono talvolta
atteggiamenti non professionalmente corretti o di semplice indifferenza verso il ruolo del
mediatore.
La centralità della figura del medico all’interno de servizi sanitari favorisce senza dubbio un forte
scetticismo verso le nuove professioni sanitarie, specialmente verso la figura del mediatore.
- Centro per la salute delle donne straniere e dei loro bambini (CDBS) – Asl di Bologna:
Il servizio di mediazione è ben accetto all’interno del CDBS, soprattutto grazie ad incontri di
coordinamento periodici che permettono al personale sanitario di entrare meglio in contatto con le
funzioni specifiche del mediatore percependone così la reale utilità.
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3. Il Rapporto con il paziente
La terza ed ultima area indagata durate gli incontri di coordinamento mensili è stata quella relativa
al rapporto con il paziente. Ogni mediatore ha portato l’analisi di alcuni casi incontrati durante il
percorso di formazione on the job allo scopo di confrontarsi sulla corretta presa in carico della
persona.
I risultati sono stati raccolti tramite l’assegnazione di un lavoro individuale incentrato su due
questioni:
- le difficoltà incontrate nella relazione con il paziente;
- come queste difficoltà sono state vissute e gestite.
L’esposizione dei casi raccolti e delle osservazioni fatte è avvenuta in collaborazione con il
Coordinatore del Corso, con i Referenti del progetto e con i colleghi mediatori.
I risultati emersi, che sono stati giudicati più importanti, sono i seguenti:
- Il compito del mediatore, che avviene a contatto continuo con situazioni personali e sanitarie
molto delicate, deve essere sempre svolto in collaborazione con altre figure socio-sanitarie, onde
evitare di effettuare prese in carico che prevedano la sola responsabilità del mediatore. La presa in
carico è, invece, un processo multidimensionale ed interdisciplinare che deve necessariamente
coinvolgere un team di professionisti onde garantire una reale condivisione di responsabilità ed un
risultato di salute qualitativamente valido;
- Il mediatore deve essere in grado di accompagnare la persona nelle scelte relative alla propria
salute, senza influenzarla con le proprie convinzioni, ma seguendo sempre protocolli stabiliti in
collaborazione con altri professionisti socio-sanitari;
- Il mediatore deve essere cosciente dei limiti della propria azione professionale, che in nessun
modo deve sostituirsi a quella del medico o del personale infermieristico e che per questo deve
ben coordinarsi con queste figure professionali;
- Il mediatore è una figura che deve essere in grado di assolvere anche compiti burocratici, ma non
è assimilabile in alcun modo ad una figura amministrativa;
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- Il mediatore ha spesso difficoltà a farsi percepire anche dal paziente come figura di aiuto e non di
controllo od intrusione;
- Il mediatore ha talvolta effettive difficoltà ad evitare l’immedesimazione con la storia di vita del
paziente. L’acquisizione del distacco necessario per poter operare una buona presa in carico
dell’utente è un elemento di forte incertezza per molti mediatori;
- Il mediatore deve assicurare la continuità della presa in carico della persona. All’interno di questo
percorso vanno sempre valutate più opzioni di assistenza alla persona per evitare soluzioni
affrettate al problema;
- E’ necessario conoscere l’immaginario culturale che la persona ha rispetto alla malattia prima di
svolgere un’azione su di essa. Questa è una competenza che solo il mediatore può avere
all’interno della triade mediatore-paziente-medico;
- Il medico deve essere messo a conoscenza delle specificità di una determinata appartenenza
culturale per attivare i percorsi di cura ritenuti più opportuni, compatibilmente alle credenze della
persona.
Questi risultati hanno delineato una buona consapevolezza, da parte dei discenti, del ruolo del
mediatore e dei limiti della propria azione professionale. Questi aspetti, che hanno ancora bisogno
di azioni di formazione professionale, costituiscono un buon punto di partenza per la codificazione
della figura professionale del mediatore culturale.
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7. Il Progetto PASS: conclusioni
Il Progetto PASS ha permesso di evidenziare ancora una volta quelle che sono le potenzialità della
formazione professionale nel campo della Mediazione culturale, come peraltro già all’attenzione
della Regione Emilia Romagna.
Le attività formative realizzate nell’ambito del Corso di formazione specialistica per Mediatori
culturali sono state complesse e sono consistite in:
- Lezioni frontali dei Docenti e del Tutor;
- Lavori di gruppo e Focus groups su aspetti rilevanti della professione di Mediatore;
- Laboratori per testare l’auto-consapevolezza e la motivazione dei discenti;
- Simulazioni di mediazione e rilevazione delle criticità a livello relazionale, organizzativo e
tecnico;
- Attività di preparazione allo stage e di inserimento nel percorso di tirocinio aziendale;
- Attività di analisi dei sistemi organizzativi ed elaborazione di standards relativi alla
professione di Mediatore.
Questo alto livello di complessità ha richiesto un notevole sforzo organizzativo e di coordinamento
che ha però portato alla creazione di un gruppo di professionisti motivati e consapevoli del proprio
ruolo nel Servizio socio-sanitario emiliano – romagnolo.
Vi sono state criticità emerse soprattutto nella relazione con il Coordinamento nazionale del
Progetto PASS in relazione a procedure non consolidate relative alla gestione del Progetto stesso.
Il gruppo dei discenti ha lamentato le stesse difficoltà relativamente alle condizioni poste in term ini
di orari ed impegno settimanale richiesto. Tuttavia, questo ha potuto far emergere l’organizzazione
e la coesione interne a livello regionale nel far fronte a queste ed altre difficoltà emerse durante il
percorso formativo e professionale.
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Si ringraziano, per la collaborazione e il lavoro svolto insieme, tutti i Mediatori del Corso di
formazione del progetto PASS, i Referenti aziendali del Progetto PASS ed i loro
collaboratori, tutti i docenti che hanno fornito un contributo professionale prezioso per la
realizzazione degli obiettivi preposti.