CORSO DI FORMAZIONE PER OPERATORI IN DISCIPLINA...

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CANDIDATO Katya Tondolo TRIENNIO DI FORMAZIONE 2012-2015 CORSO DI FORMAZIONE PER OPERATORI IN DISCIPLINA CRANIOSACRALE TESI FINALE “I SOGNI SON DESIDERI” “LA MIA STORIA, IL CRANIOSACRALE E I CAVALLI” RESP. DELLA FORMAZIONE Roberto Rizzardi

Transcript of CORSO DI FORMAZIONE PER OPERATORI IN DISCIPLINA...

CANDIDATOKatya Tondolo

TRIENNIO DI FORMAZIONE 2012-2015

CORSO DI FORMAZIONEPER OPERATORI

IN DISCIPLINACRANIOSACRALE

TESI FINALE“I SOGNI SON DESIDERI”

“LA MIA STORIA, IL CRANIOSACRALE E I CAVALLI”

RESP. DELLA FORMAZIONERoberto Rizzardi

INDICE

Introduzione

Il Respiro Cranio Sacrale

Lasciar scorrere

Il mio amore, la mia passione

L'equitazione negli anni

L'esperienza su un binomio

Conclusioni

Ringraziamenti

Bibliografia

I cavalli sono sempre stati nei miei sogni,e da quando ho sei anni sono fisicamente nella mia vita:

non potevo assolutamente lasciarli fuori da questa meravigliosa esperienza, che ha cambiato visi-

bilmente il mio cammino.

Quando le emozioni sono così forti diventa facile metterle su carta. Spero però di essere riuscita a

trasmettere ciò che è stata questa meravigliosa esperienza per me, perché la mia vita è cambiata,vor-

ticosamente,meravigliosamente. É come se il Cranio Sacrale avesse finalmente dato un nuovo or-

dine, più sano, più bello, più naturale, alla mia vita, in toto.

INTRODUZIONE

Definizione di CASO:evento accidentale, fortuito. Fatalità, destino. Opportunità.

Proprio così ho intenzione di cominciare questa tesi, perché per me l'inizio di questa avventura me-

ravigliosa si cala perfettamente nella parola caso.

Un'autunno come tanti altri(credevo allora), mi sono recata nell'ambulatorio medico del mio paese.

Fortunatamente, ho sempre goduto di ottima salute, e il mio medico di base conosce più che altro la

mia voce che non il mio aspetto, in quanto i rapporti con lui si limitano a sporadiche e brevi telefo-

nate per l'una o l'altra ricetta.

In quel giorno però, mi ero recata di persona nell'ambulatorio, ed ero in attesa del mio turno; ero "in

coda", quando il mio sguardo cadde su quel volantino. Vi era disegnato un apparato scheletrico

composto da cranio e da colonna vertebrale; mi avvicinai a quel banchetto blu, molto freddo, e mi

misi a leggerlo, attratta da non so cosa, o meglio da qualcosa che andava oltre quello che c'era dise-

gnato o scritto: possedeva una luce sua. Così, quasi per gioco, contattai Pierrette e senza rendermi

conto mi sono ritrovata seduta nello spazio luminoso del suo centro.

La magia era già iniziata, anche se io non me ne rendevo assolutamente conto.

Mi sono ritrovata in mezzo a una decina di persone, completamente intimidita, e mi chiedevo come

mai mi trovassi li; finché una persona barbuta ha cominciato a parlare, ad introdurre molto lonta-

namente cos'è il Cranio-Sacrale. Probabilmente leggendo un po' in noi quello sguardo interrogativo,

decise di metterci subito sui tavoli. Ad essere onesta, nello sguardo dell'uomo barbuto leggevo già

lo sguardo divertito di uno che la sa lunga, e la cosa fu esattamente come la percepii.

Razionalmente, non capivo come quel tocco che ognuno di noi può fare anche parecchie volte in un

giorno ad un suo caro, potesse svelarci qualcosa di più; emotivamente, le mie mani sudavano un po'

per l'imbarazzo è un po' perché la sensazione che ci fosse così tanto li, tra i miei palmi, era incredi-

bile. Quanta forza, quanta pace, quanto amore. Tant'è che alla condivisione in gruppo, mi ricordo

come fosse ora, scoppiai in un pianto a dirotto: non era descrivibile a parole l'emozione provata,

potevo a malapena contenerla.

IL RESPIRO CRANIO SACRALE

Una cosa che mi fu subito chiara fin dal secondo modulo, era come tutto il mio modo di respirare

era cambiato: non sto parlando solo del meccanismo respiratorio primario, cioè così chiamato per-

ché direttamente collegato al sistema nervoso centrale, ma anche di quello secondario, quindi pol-

monare, e di tutto il tessuto connettivo.

Nel primo modulo di specializzazione, in cui un'attenzione particolare é stata rivolta alla fascia e ai

diaframmi, la mia vita è stata completamente cambiata: nonostante fin da quando alle elementari si

parla di respirazione legata alla fotosintesi, in cui le molecole di zucchero accumulate vengono di-

strutte soltanto in presenza di ossigeno allo scopo di liberare energia, ci si dimentica di quanto fon-

damentale sia respirare. Non stiamo parlando del respiro che possiamo chiamare superficiale, ma

quel respiro che senti crescere nei polmoni e si diffonde poi come un'onda in tutto il corpo; quando

per molto tempo non respiriamo così profondamente, è come se ne perdessimo la memoria. Per

questo motivo andiamo a contattare il Respiro Primario, con lo scopo di ridare nuovo ossigeno a

tessuti che si sono irrigiditi, quasi incollati, in completa ipossia e atrofia; l'ascolto del respiro prima-

rio agisce in maniera massiva verso tutto questo, andando a mobilizzare, creare spazio, ridare nuova

vita alle fasce. Un ascolto neutro ed attento, sempre più nel passare del tempo e con il crescere del-

l'esperienza è risultato fondamentale, donandomi la conoscenza di come le cose statiche e ferme

non respirano: la vita è energia, l'energia è respiro. Le esperienze che ho trovato sulla mia strada mi

hanno mostrato come tutto sia più difficile in una situazione di compressione, sia questa emotiva,

fisica o spirituale; le risorse calano, la disponibilità diminuisce, aumenta l'infelicità.

Il respiro primario, chiamato da Sutherland anche Respiro di Vita, così anche come il respiro secon-

dario, si svolgono in maniera ciclica;in specifica, quello primario si orienta da un punto 0, rag-

giunge il massimo inspirio, per poi ritornare a un punto 0, raggiungere un massimo espirio e ritorna-

re nuovamente a un punto 0, generando così un ciclo completo. Già da questa breve e quasi banale

spiegazione, si ha la chiave per il benessere:ogni cosa, sia essa cellula, fascia o muscolo che non

riesce a compiere pienamente questo ciclo, si trova sicuramente in una situazione di difficoltà (an-

che se a volte non ne ha la coscienza). Anche se sembra qualcosa di particolarmente empirico, in

verità ci sono dei cardini attraverso i quali, per fini quasi puramente didattici, viene espresso il si-

stema respiratorio primario, in quanto in verità rimane "un'unità di funzione" come ha definito il

maestro Rollin Becker. Questi cardini sono orientati all'equilibrio di salute, e fanno strettamente

parte del Sistema Cranio Sacrale; va ricordato però che la respirazione primaria è una caratteristica

di tutto il corpo, che arriva anche oltre.

Le cinque parti del meccanismo respiratorio primario sono:

1) La fluttuazione intrinseca del liquido celebro spinale

2) La motilità intrinseca del sistema nervoso centrale

3) La mobilità del sistema delle membrane a tensione reciproca

4) Il movimento delle ossa del cranio

5) Il movimento involontario dell'osso sacro fra le ossa iliache del bacino

Soltanto leggendoli, risulta chiaro che il movimento è alla base di tutto.

La fluttuazione del LCS si riferisce allo scorrere, come una marea, del Liquor: questa sostanza

quasi del tutto trasparente, costituita da un'ultrafiltrato plasmatico, viene prodotta dai plessi coroi-

dei presenti nei ventricoli celebrali, e riassorbito poi dai villi aracnoidei presenti nei seni della cavi-

tà craniale. Viene definita intrinseca in quanto si muove grazie alla forza che trova al suo interno,

non per via di un qualsiasi agente esterno.

La motilità intrinseca del SNC si esprime nel movimento che il Sistema Nervoso Centrale ha all'in-

terno del sistema stesso, in quanto dotato, come già detto, di un respiro. Questo respiro implica un

movimento che si orienta fin da prima della nascita a quella che è considerata la Linea Mediana, o

Notocorda; si tratta proprio di una forza organizzatrice che orienta tutto il Respiro di Vita attorno ad

esso.

La mobilità delle membrane a tensione reciproca è rivolta alle meningi, quelle membrane che rico-

prono e proteggono il cervello, e che funzionano proprio come una fisarmonica, spiegandosi e ri-

piegandosi in movimenti minuti ma che contribuiscono così alla spinta al Liquor per dirigersi in tut-

to il sistema.

Il movimento delle ossa del cranio invece sottolinea come una situazione che sembra assolutamente

rigida, in quanto composta da suture molto adese ma che comunque permettono dei micro movi-

menti , sia invece legata tramite il periostio al sistema membranoso. In questa maniera anche le

ossa divengono mobili, e partecipano alla respirazione stessa.

Il movimento involontario dell'osso sacro tra le ossa iliache bacino vuole esprimere il collegamento

che c'è tra il Sistema Nervoso Centrale e l'osso sacro, in quanto la dura madre continua nel canale

vertebrale, fino ad arrivare alla seconda vertebra sacrale.

Come ho già detto, la vita è respiro:è un fluire libero di tutti quelli che sono tessuti o liquidi, e sulla

mia esperienza ho capito che quando il corpo ha riacquisito le sue risorse, riuscendo a sciogliere

quei nodi che spesso ci portiamo appresso, tutta la vita scorre. E per vita non intendo solo la salute

intesa come assenza di malattia, ma anche quella pace e consapevolezza che ci permettono di vivere

in maniera più serena la nostra esistenza.

Quando la qualità del Respiro Cranio Sacrale è debole, è chiaro che tutto l'organismo ne risente, in

quanto sono proprio le risorse essenziali che sono venute a mancare; in questa situazione, come fa

un'essere a sentirsi felice, a proprio agio, realizzato? Come vi sentireste se anche gli ultimi barlumi

di energia restanti non trovassero altro che un pozzo senza fondo dove essere risucchiati?

È proprio qui (anzi, sarebbe meglio un po' prima..) che entra in gioco il trattamento Cranio Sacrale,

porgendo attenzione a questa meravigliosa fusione di corpo, mente e anima. Il Trattamento Cranio

Sacrale mira a ridare ossigeno ai tessuti ed ai fluidi, per ripristinare in toto il fluire meraviglioso

della Vita.

LASCIAR SCORRERE

Più passava il tempo,più i miei schemi venivano a galla. La mia rigidità, la poca accettazione di me

diventavano qualcosa di visibile ai miei occhi,cosa di cui non mi ero mai resa conto. Non solo, riu-

scivo quasi a vedere dietro a loro il perché di una dinamica piuttosto che di un'altra. Alcune di que-

ste dinamiche sono proprio mie, e se prima non le accettavo, ora le vedo con occhi diversi e i loro

angoli si sono smussati; è come se non fossero più prepotenti come prima, perché una volta che le

hai viste fino in fondo, scendono in secondo piano perché si sentono ascoltate. Molte altre invece

devono ancora venire a galla...

Sicuramente un'esperienza che mi ha cambiato nel profondo è stato il Rilascio Somato Emozionale:

in questa esperienza ho potuto veramente arrivare a quella che è l'accettazione di sé,un qualcosa che

mi ha toccato e che mi ha fatto riflettere su come certe cose, certe parole dette con leggerezza e sen-

za voglia di ferire (ne sono certa) hanno lavorato sotto la mia corazza, e hanno impedito di volermi

bene fino in fondo per quello che sono. Anche per un domani,quando sarà il mio momento di diven-

tare mamma,questa esperienza avrà un peso notevole...

Tutto il percorso di Cranio Sacrale mi ricorda molto il libro di Siddharta,anche se ancora non ho

trovato la pace e la saggezza che ha trovato lui...ho ancora molta strada da percorrere..

"Affettuosamente guardò il fluir dell'acqua, in quel suo verde trasparente, nelle linee cristalline del

suo disegno pieno di segreti. Perle leggere vedeva salire dal profondo,tranquille bolle d'aria gal-

leggiavano alla superficie,e l'azzurro del cielo vi si rifletteva. E anche il fiume lo guardava a sua

volta,coi suoi mille occhi verdi, bianchi, cristallini, azzurri come il cielo. Quest'acqua lo affascina-

va:quanto l'acqua l'amava,come le era riconoscente!....... Chi fosse riuscito a comprendere quel

l'acqua e i suoi segreti-così gli pareva- avrebbe compreso molte altre cose, molti segreti,tutti i se-

greti.

Ma dei segreti del fiume, per quest'oggi non vedeva che una cosa sola,tale però da afferrare inter-

namente l'anima sua. Ecco quel che vedeva: quest'acqua correva correva correva, sempre correva,

eppur era sempre lì, era sempre e in ogni tempo la stessa cosa, eppure in ogni istante un'altra! Oh,

chi potesse afferrar questo mistero e comprenderlo! Egli non lo afferrava ne lo comprendeva,senti-

va soltanto un presagio muoversi verso di lui, ricordi lontani, voci divine."

SIDDHARTA, Hermann Hesse

LA MIA PASSIONE,IL MIO AMORE

Già da quando ero piccolina, c'è sempre stato qualcosa che mi attirava in maniera particolare verso

la natura e gli animali, un po' tutti, ma uno in particolare ha sempre catalizzato la mia attenzione per

non dire la mia passione: il cavallo. Ricordo ancora oggi che per molti anni non desideravo come

regalo che quei piccoli cavallini colorati chiamati Mio Mini Pony, ai quali donavo tutta la mia fan-

tasia ed il mio amore, troppo piccola per approcciare all'epoca ad un cavallo vero. Appena scoccati i

sei anni, nessuno ha più potuto trovare scuse, ed il mio mondo reale si è unito ai miei sogni: co-

minciai a cavalcare i pony, incurante del solleone estivo o del gelo invernale. La gioia che provavo

anche solo a passare del tempo con quegli splendidi animali, a pulirli, ad accudirli, mi donava così

tanto, che l'eccitazione in previsione di vederli cominciava fin dal mattino presto. Non ricordo che

un periodo maggiore a un paio di mesi in cui non ho frequentato i cavalli...avevo "bisticciato" con

l'istruttore di equitazione, anche se il fulcro del litigio non ero io, ma discordie genitoriali. Anche se

il periodo di "digiuno" è stato molto sofferto, adesso come adesso devo solo che ringraziare i miei

genitori, perché cambiando maneggio ho trovato l'amore della mia vita, un'amore incondizionato,

un'amore incontrollato.

Cambiando maneggio ho incontrato Milord, un meraviglioso cavallo ungherese, che ha cambiato la

mia vita. La nostra avventura è cominciata l'agosto del 1996, in una vallata in Valsaisera in cui do-

vevamo passare il ferragosto, tutti in gita a cavallo; a me era stato assegnato proprio Milord, che

cavalcavo solo da un mese e che dovevo ancora conoscere e capire....partimmo per la passeggiata,

in direzione Rifugio Grego, ignari che il sentiero fosse franato per quasi tutta la sua totalità. Il sen-

tiero boschivo si assottigliava sempre di più al nostro scalare, tanto da doverci obbligare a scendere

da cavallo e proseguire a piedi e cavalli alla mano per non rendere le cose pericolose, nonostante

due incauti passeggianti ci rassicurarono sul fatto che non vi erano punti in cui il sentiero era real-

mente pericoloso o franante. Col senno di poi, non avremmo dovuto fidarci: arrivati nel punto più

stretto, vedendo che era lungo solo un paio di metri, ci mettemmo uno dietro l'altro, con delle di-

stanze di sicurezza, il cavaliere prima e il cavallo dopo, tutti in fila indiana ad attraversare la stretto-

ia. Quando cominciai a sentire che Milord tirava le redini, mi girai in fretta, e ci impiegai un secon-

do a capire cosa stava succedendo: lo sguardo del cavallo era terrorizzato, inginocchiato a terra,

mentre scivolava verso il pendio, e trovando solo ghiaia franante sotto i suoi zoccoli, non riusciva

ad alzarsi. Feci l'unica cosa che potevo fare: ruotai su me stessa e mettendomi le redini sulla spalla

tirai a più non posso. Mentre facevo questo, il cavallo davanti a noi, scivolò giù per il pendio, roto-

lando su se stesso: il ragazzo che lo tendeva l'aveva lasciato andare, e una volta caduto non poté

fare altro che cercare di rincorrerlo nella discesa. Io tirai, tirai a più non posso, e arrivammo alla

piazzola un metro e mezzo più avanti. Sfinita e terrorizzata, con quel gesto Milord fu mio. O me-

glio, i nostri cuori divennero uno dell'altra, perché la situazione condivisa e la fiducia che ci siamo

trasmessi ha abbattuto tutti gli schemi.

Da qui è iniziata la nostra storia d'amore, con varie peripezie, ma sempre più vicini, sempre più

affiatati.

Già da un paio di anni Milord non viene seguito da un veterinario comune, ma da un'osteopata:il

mio ormai nonnino, ricco di acciacchi, non è mai andato particolarmente d'accordo con i dottori.

Qualsiasi trattamento farmacologico, puntura o crema che sia, implica la mia presenza, in quanto a

parere suo (credo) unica fiduciaria della sua salute; già con i primi trattamenti osteopatici la sua sa-

lute osteo-articolare ne aveva guadagnato parecchio, se non fosse che purtroppo dopo un paio di

settimane la situazione si ripresentava, come se lo schema continuasse a ripetersi.

Poi una sera pensai che potevo fare qualcosa di più per lui, così come lui faceva per me. Era la spe-

cializzazione sull'osso ioide, la sera dopo il secondo giorno di seminario; erano successe parecchie

cose, alle quali non sapevo dare una spiegazione, sfuggite decisamente al mio controllo. Completa-

mente disorientata, decisi di andare a trovare Milord la sera stessa: avevo bisogno di ricentrarmi.

Arrivata da lui, mi accolse a suo modo, sollevando la testa mentre stava mangiando e guardandomi

con calore, con quelle orecchione rivolte verso di me; io non feci altro che avvicinarmi a lui, lo ab-

bracciai, e rimasi con il volto immerso nella sua grande spalla, abbracciata al suo petto. Lui smise di

mangiare, sollevò di nuovo la testa e rimase immobile. Un qualcosa di profondo mi sali in gola, e

cominciai a piangere sommessamente, sempre sulla sua spalla; lui rimase fermo, ogni tanto ruotava

la testa con il suo lungo collo, voltandosi verso di me, quasi abbracciandomi a sua volta, o forse

solo per annusarmi...rimase lì così, con me, finché io non mi staccai, rivolgendomi poi ancora uno

sguardo dolce di saluto, per poi riprendere a mangiare.

Al ché decisi che volevo fare anch'io qualcosa per lui, e comincia a trattarlo con il Cranio Sacrale:

non avrei avuto nulla da perdere, anzi.

I primi trattamenti non davano grossi frutti, non riuscivo a percepire quasi nulla; poi un giorno misi

una mano sul garrese e una sotto la pancia, e cominciai a sentire qualcosa: mi resi conto di aver fat-

to "centro" perché Milord aveva gli occhi semi-chiusi, era rilassato, e poco dopo comincio a masti-

care a vuoto. Mi ricordai di quando l'osteopata veniva a trattarlo, e il significato che veniva attribui-

to alla masticazione a vuoto: è avvenuto un rilascio. Cercando di mantenere la stessa centratura pro-

seguii sulle spalle, per poi andare sul bacino; Milord continuava a masticare di quando in quando,

sempre quasi dormicchiando in piedi. Una volta terminato, decisi di fargli fare quattro passi, per

farlo sgranchire un po', e approfittai di liberarlo nel paddock così poteva muoversi come meglio

credeva in libertà ; lui subito ne approfittò per una bella rotolata a terra, ma rimasi basita nel vederlo

rotolare dalla parte in cui è più sofferente. I cavalli non si rotolano se non sono certi di avere le ca-

pacità di rialzarsi, infatti Milord si rotolava sempre dal suo lato più sano: il Cranio Sacrale gli aveva

immediatamente dato le risorse necessarie per rotolarsi da entrambi i lati.

Dal primo ascolto del suo Respiro Cranio Sacrale, mi sono resa conto che proprio come quando si

alza la marea, il respiro lambiva sempre di più e in maniera più imponente tutto il suo corpo, dalle

spalle ai nodelli. Però c'è davvero "tanto" da ascoltare in un animale così grande e delicato, così ho

chiesto un supporto ad una mia compagna di corso, Luciana, per alcuni trattamenti, per vedere se

qualitativamente le cose fossero diverse. Già nel primo trattamento "in accoppiata", Milord è arri-

vato ad un rilassamento in maniera molto più veloce rispetto a quando lo trattavo in solitaria: men-

tre Luciana ascoltava le ossa del bacino e l'anca, io mi dedicavo alle spalle e a quello che si potreb-

be definire lo stretto toracico. Il cavallo con il passare del tempo smise di mangiare il fieno a terra e

si mise in uno stato di riposo, con una gamba mezza sollevata e gli occhi semichiusi, masticando di

quando in quando, e raggiungendo uno stato di rilassamento notevole. Trattammo entrambi i lati,

per un totale di circa mezz'ora; quello che mi è chiaro ora è la qualità di respiro, che ho compreso

essere individuale per ogni cavallo. La qualità del respiro di Milord è un respiro calmo, non molto

energico ma molto forte; sono certa di aver percepito il respiro cranio sacrale, ma non so assoluta-

mente se siamo scesi in marea media o lunga. Nel secondo trattamento, lo scambio é stato ancora

più veloce, il rilassamento più immediato, come se la marea lo portasse in profondità più veloce-

mente; percepivo una strana necessità di trattare l'Articolazione Temporo Mandibolare, ma Milord

non era ancora sufficientemente disponibile, quindi trattai le ultime vertebre cervicali e l'epistrofeo.

Qui invece, nonostante il respiro non riuscissi a percepirlo molto, sicuramente complice anche la

posizione non molto comoda, ottenemmo un buon rilassamento. Il terzo trattamento fu proprio stra-

no: non che Milord non fosse disponibile,ma continuava a muoversi,le ossa della spalla scricchiola-

vano parecchio, il cavallo vicino di box ci faceva i dispetti...insomma non so quale sia la causa, ma

il trattamento fu piuttosto movimentato, e Milord non si rilassò parecchio. Nonostante questo, notai

subito come la sua postura era dritta, cosa che non é proprio così comune per lui visto e considerato

l'anca lussata ormai già da un paio d'anni.

Anche il quarto trattamento fu diverso: Milord fu molto scostante, e in maniera "educata" ci fece

capire che non aveva bisogno di essere trattato, in quanto appena appoggiavamo le mani, si sposta-

va serenamente, come se qualsiasi posizione gli fosse scomoda. Alche sia io che Luciana non insi-

stemmo,perché effettivamente ad

occhio nudo Milord era proprio

in salute:postura dritta, sguardo

vivace e appetito vorace.

Nel quinto ed ultimo trattamento

Milord accolse serenamente le

nostre mani, prima sulle anche e

sul bacino, poi sulle spalle e sulle

cervicali: sia sull'anca di sinistra

che sulle cervicali si liberò molto

calore, il cavallo rimase tranquil-

lo e rilassato, ma non smise di mangiare, come se ci fosse una certa necessità di continuare a muo-

vere l'Articolazione Temporo Mandibolare.

Sicuramente questi cinque trattamenti in accoppiata con la mia compagna di corso Luciana hanno

donato notevole salute e serenità a Milord, e nonostante io fossi perfettamente consapevole di non

essere sempre perfettamente centrata in quanto notevolmente coinvolta emotivamente, hanno avuto

un'ottima risultato visibile ad occhio nudo. Proprio un'esperienza da ripetere.

L'EQUITAZIONE NEGLI ANNI

Da quando ho iniziato a cavalcare, all'età di sei anni, ho affrontato diverse fasi: il periodo in cui il

cavallo era un gioco, il periodo in cui il cavallo era un compagno nell'attività agonistica, per poi ar-

rivare ad oggi, in cui il cavallo è diventato partecipe alla mia crescita personale sotto vari fronti.

Circa dieci anni fa, partecipavo a numerosi concorsi di salto ostacoli con il mio ragazzotto:ci alle-

navamo tre/ quattro volte la settimana, e il venerdì sera si partiva per un maneggio o l'altro, per lo

più molto lontani da casa, per rientrare la domenica sera. Tutti questi allenamenti erano rigorosi,

soprattutto in quanto non ero molto in condizione di ascoltare me o Milord, eseguivo gli ordini e

basta; il mio istruttore seguiva il tipico filone di monta tedesca, quindi molto impositivo e costritto-

rio. Molto spesso ora mi chiedo quanti degli aciacchi che adesso presenta Milord siano causa mia e

della mia ignoranza in gioventù: un'imboccatura come quella che usavo era paragonabile ad un col-

tello dato in mano ad un bambino..magari mi è andata "dritta", magari è tutta colpa mia.

Pian piano, imparando ad ascoltare di più me stessa, mi sono resa conto che se i concorsi mi fossero

piaciuti così tanto non avrebbero dovuto crearmi tutto quello stress che mi generavano; quando poi

mi è stato imposto di cambiare cavallo per crescere di categoria, li ho salutati quasi gentilmente e

me ne sono andata con Milord. E per me è stata proprio una fortuna.

Sono approdata in un maneggio in cui la passione per i cavalli veniva prima dell'equitazione in sè, e

proprio qui approcciai con quella che che si chiama Equitazione Sentimentale.

Trovai un nuovo mondo, più simile al mio, nel quale i cavalli non vengo usati come dei mezzi o

strumenti, ma come esseri viventi con una loro storia, con delle caratteristiche individuali e dei

traumi da digerire. Il fondatore di questo tipo di monta, Giancarlo Mazzoleni, ha passato anni della

sua vita a studiare l'isodinamica del cavallo e la sua etologia, la vecchia alta scuola di monta spa-

gnola e francese, ed essendo un medico era già consapevole dell'anatomia umana. Quando hai la

conoscenza, la materia non può che risponderti. Si rese conto che non è necessario usare metodi

coercitivi per addestrare un cavallo, ma piuttosto aiutarlo ad esprimere le sue capacità al meglio

con gli strumenti che natura gli ha dato dando degli indirizzi verso cui puntare, ma rimanendo fer-

mo sul concetto che ogni cavallo ha la sua storia, e che anche dietro una banale contrattura ci può

essere uno schema legato ad un trauma. Secondo il suo metodo, il cavaliere e il cavallo non devono

far altro che armonizzarsi nello sviluppo di un movimento che viene fatto insieme:letteralmente, il

cavaliere deve imitare da cavallo una dinamica corporea che più si avvicina a quella del cavallo

stesso, nelle varie andature ed esercizi.

Entusiasta di questo nuovo mondo che mi si era aperto di fronte agli occhi, mi resi subito conto di

quanto in verità fosse molto facile a parole ma non a fatti: per arrivare dove Mazzoleni vuole por-

tarci, c'è la necessità di avere una propriocezione non indifferente, ma l'importante è cominciare ad

allenarsi.

Trovo che tutto in questo tipo di monta si avvicini al Cranio Sacrale, tant'è che si sono affacciati

nella mia vita quasi in contemporanea.

Credo che l'Equitazione Sentimentale e il Cranio Sacrale abbiano lavorato insieme nella mia cresci-

ta, in quanto più apprendevo come essere "centrata", più cresceva la percezione del mio corpo, più

la mia capacità di monta migliorava. Riuscivo ad essere più serena a cavallo, più rispettosa nei suoi

confronti, e i diversi cavalli che ho cavalcato l'hanno gradito di buona lena.

"È relativamente facile diventare 'cavalleggeri', cioè farsi portare da un cavallo, ma l'arte di equi-

tare, cioè la capacità di interagire profondamente con il cavallo, è ben altra cosa. Si sviluppa attra-

verso la continua evoluzione propriocettiva del corpo del cavaliere, che si esprime in una dinamica

consapevolmente ricercata. Consente un dialogo corporeo totale, tanto da divenire quasi telepati-

co.”

G. Mazzoleni

L'ESPERIENZA SUL BINOMIO

Considerando che l'equitazione ha sempre fatto parte della mia vita, e così anche il rapporto con

questi splendidi animali, ho colto l'occasione in questa tesi di approfondire lo stretto rapporto che si

crea tra un cavallo e il suo proprietario. Ho deciso di trattare contemporaneamente, ma in sedi e

momenti diversi, una ragazza del mio Circolo Ippico e il suo cavallo. Così come la medicina cinese

dice che per guarire il figlio devi agire sulla madre, così decisi di provare questa esperienza.

Facendo parte del mio maneggio, anche questo binomio rientra fra quelli come me che sono "cre-

sciuti" con il tipo di monta equiemozionale; con il passare degli anni, le dinamiche sia della proprie-

taria che della cavalla sono venute a galla, mostrando soprattutto le contratture sui posteriori della

cavalla. Va ricordato che un cavallo "spinge", cioè porta il suo peso avanti, attraverso le gambe po-

steriori, quindi la loro funzionalità è fondamentale per un corretto aggroppamento.

Cominciai prima sulla cavalla,sempre con l'aiuto di Luciana: decisamente eravamo molto goffe, non

sapendo cosa andare a sentire o cosa andavamo cercando. Nel primo trattamento ,nonostante la ca-

valla fosse subito disponibile al nostro tocco, il respiro fosse molto "frizzante", era come se la ca-

valla fosse dissociata, quasi non sentisse il suo corpo. Sicuramente va segnalata una forte chiusura

allo stretto toracico, che non si è risolta completamente con il primo trattamento; sicuramente il

primo esito si può considerare decisamente positivo. Il trattamento con la sua padrona mostro subito

dalle caviglie un'ampiezza del Respiro Cranio Sacrale minima,ma subito dopo un paio di minuti,ci

fu un forte rilascio dallo stretto toracico; da segnalare poi le scapole con due fulcri.

Il secondo trattamento alla cavalla fu molto veloce: dopo aver preparato il "campo" e aver accertato

la sua disponibilità, al primo contatto sul bacino ci fu un forte rilascio a livello di diaframma respi-

ratorio/toracico;addirittura la cavalla comincio quasi ad iper ventilare e a muoversi in modo ansio-

so. Lasciato passare il momento di crisi rimanendo con lei, terminammo più in fretta il trattamento

perché ci ha fatto capire chiaramente che sua disponibilità era finita. Il secondo trattamento sulla

ragazza mostrò ancora una volta un po di chiusura dello stretto toracico,ma dalle caviglie la forza e

l'ampiezza del respiro era notevolmente cambiata: tutto era più a aperto a disponibile. Anche il ri-

lassamento ne guadagnò parecchio, a differenza del primo trattamento in cui tutto, dalle fasce all'in-

dividuo in se, era molto in tensione.

Nel terzo trattamento la cavalla mostrò una disponibilità maggiore, tant'è che appena ci ha viste da

fuori del recinto, è venuta verso di noi come per accoglierci; ma appena appoggiate le mani sul suo

corpo cominciò a iper ventilare. Io e Luciana da questo trattamento abbiamo cominciato a muoverci

in maniera diversa, cioè trattando il corpo in maniera bilaterale:uno su ogni lato,ma sempre sullo

stesso segmento in maniera speculare. Dopo una decina di minuti di iperventilazione, la cavalla si è

rilassata un po', ma quasi come se si fosse spaventata della situazione, non fu più disponibile in bre-

ve tempo; fummo però in grado di percepire di nuovo questo grande fulcro sullo stretto toracico,

che addirittura coinvolgeva lo stomaco in quanto sia a me che a Luciana si agitò una forte nausea.

In merito alla padrona, nel terzo trattamento si scatenò, dopo un primo approccio con l'osso sacro,

una certa mancanza d'aria, che porto a galla un grande fulcro a livello dell'emitorace sinistro, che si

ridusse con l'avanzare del trattamento, ma che non spari definitivamente. Nonostante queste rileva-

zioni, il trattamento è sempre più apprezzato, e l'interesse per in Cranio Sacrale aumenta.

Nel quarto trattamento alla cavalla, la dinamica dell'iperventilazione si ripresentò,ma a differenza

delle altre volte, durò veramente pochissimo; si ripresento anche il fulcro a livello gastrico, che non

trovo però ancora la sua risoluzione nonostante il livello di rilassamento generale fu il più alto mai

ottenuto nei trattamenti. La cavalla era completamente disponibile, e la sessione fu così rilassante

da calmare tutti i cavalli presenti nella zona, tant'è e che tutti si misero a dormicchiare. Anche per la

padrona andò molto bene, entrò in una profondità di rilevamento notevole, il fulcro sul polmone

destro era ridotto al minimo, finché circa a metà del trattamento ci fu un forte rilascio della gamba

sinistra, che portò poi un nuovo ordine in tutto il sistema, più ordinato, più simmetrico è forte. In

questo caso mi ritrovai piacevolmente stupita quando, dato che per necessità reciproche abbiamo

fatto slittare il trattamento di un giorno, la ragazza mi segnalò che gli era proprio pesato rimandare,

perché ne sentiva proprio il bisogno. Riprendere la capacità di Ascoltarsi, quella che molto spesso

perdiamo perché siamo presi dal turbinio della vita, è una delle cose migliori che il Cranio Sacrale

dona. Per quanto mi riguarda, è già un meraviglioso traguardo.

Il quinto trattamento fu davvero una piacevole sorpresa e soddisfazione sia da parte mia che di Lu-

ciana: la cavallina anche questa volta, ebbe un minimissimo accenno di iperventilazione, ma durò

veramente pochissimo. Il rilassamento fu da subito profondo, davvero la cavalla aveva gli occhi

chiusi ed era completamente disponibile; già dall'approccio all'anca-bacino bilaterale, Luciana per-

cepì poco respiro nel l'anca di destra, mentre io nell'anca di sinistra percepivo molto calore. Ci volle

un po' di tempo affinché Luciana cominciò a percepire il respiro, ma quello che fu veramente sor-

prendente è che di tanto in tanto la cavalla, sempre sonnecchiando ad occhi chiusi, allungava il col-

lo in avanti quasi a stiracchiarsi, ruotando il capo verso destra ma spingendo le vertebre cervicali

verso sinistra. Finché ad un certo punto mantenne questa posizione di "allungamento forzato" per

una ventina di secondi, e quando rientro nella posizione consueta sopraggiunse un forte scrocchio

delle vertebre cervicali. Oltre alla liberazione di questo fulcro, sia a me che a Luciana si era ripre-

sentata quella forte nausea a mal di stomaco che già aveva fatto capolino negli altri trattamenti:

quindi decidemmo per approcciare io il diaframma respiratorio e Lucy quello pelvico a livello di

ombelico. La sensazione andò migliorando, in quanto a livello di ombelico ci fu uno scioglimento

proprio fisico, ma non spari completamente; terminammo dunque così anche l'ultimo trattamento, e

dopo un paio di minuti di dormiveglia, la cavallina, mugugnando come noi esseri umani al mattino,

stiracchio proprio quella gamba destra,allungandola indietro come una ballerina, e lasciando me e

Luciana a bocca aperta. Per l'ultimo trattamento sulla ragazza, decisi di cominciare dalle caviglie:

fin da subito riconobbi la sensazione già provata di dolore/bruciore allo stomaco,lo stesso della ca-

valla. Mi concentrai per rimanere centrata, dando spazio e non stringendo troppo il campo con i

pensieri,ma la situazione non cambiava; quindi decisi di spostarmi sul diaframma respiratorio, dove

un notevole bruciore co-

mincio ad invadere anche

la mia mano. Chiesi alla

ragazza come stava, cosa

percepiva, ma mi disse che

stava andando tutto bene;

quando cercai di focalizza-

re la sua attenzione sullo

stomaco, mi disse che sen-

tiva il solito bruciore di

ogni giorno, al quale non

prestava più grande atten-

zione. Eppure ne sono com-

pletamente certa che fosse lo stesso bruciore percepito con la cavalla. Proseguendo nel trattamento,

il bruciore si ritirò un poco, ma decisamente non scomparve; quello che mi stupì fu proprio che la

ragazza disse " che strano a volte ci sono cose che senti ogni giorno ma al quale non ci presti più

caso.." Ma era un dolore veramente forte ed intenso,una via di mezzo tra bruciore di stomaco ed

esofagite.

Credo che entrambe le protagoniste di questo percorso posano dire di portare a casa qualcosa, sicu-

ramente un benessere fisico, ma anche una consapevolezza di se che è cresciuta in maniera notevo-

le.

CONCLUSIONI

Sicuramente posso dire di essere diversa: dopo questo percorso di tre anni sono sbocciate notevoli

cose dentro di me. L'energia ha preso una meravigliosa direzione e le conoscenze che ho appreso

hanno dato un nuovo risvolto alla mia esistenza. Avendo avuto la possibilità di portare questa cono-

scenza in ogni aspetto della mia vita, equitazione compresa, mi ha reso felice.

Devo ammettere che, complice il mio coinvolgimento emotivo, ho messo molta più passione in

quelli che sono stati i trattamenti eseguiti su Milord piuttosto che sul binomio, che infatti potrebbero

aver trovato la loro conclusione già al terzo trattamento " in due". Come obbiettivo potrei cercare

delle nuove risorse per riuscire ad incanalare questa passione, per usarla come marcia in più nei trat-

tamenti.

Un' altra conclusione da trarre è che i cavalli e i loro proprietari hanno in comune molto di più di

quella che si pensa solo un'amicizia; condividono dinamiche ben più profonde, che sarebbe bello

poter sperimentare ancora, e chissà che esperienze ci donerà la vita. Quindi cercherò di lasciare il

mio campo aperto, per quando mi sia possibile, perché mi sono resa conto che molte volte il mio

campo si chiude per paura di rimaner ferita nella mia "ipersensibilità".

Mi sforzerò di dare maggior fiducia alla vita, perché ho com-preso che ci propone solo esperienze

che sappiamo gestire.

RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare in primis tutte le mie "cavie", che hanno avuto più fiducia in me di quanta ne

avessi io stessa. Desidero ringraziare Roberto per le conoscenze trasmesse, Laura per l'amorevole

cura e attenzione che ci ha dedicato, Ludovica per la passione con cui ci ha trasmesso tutte queste

nozioni di anatomia: sembravano quasi fiabe.

Ringrazio Pierrette per l'occasione che ci ha dato di cominciare questo corso a Udine e ringrazio

anche tutte le colleghe di corso Udinesi comprese quelle perse nel cammino, perché ognuna di loro

mi ha donato qualcosa che va a finire nel mio piccolo scrigno. Ringrazio in particolare modo le

quattro rimaste: Luciana, Michela, Mara e Stefania. Uno per tutti e tutti per uno. In maniera essen-

ziale Luciana e Michela, due amiche oltre che compagne, di quelle che certamente non si perderan-

no nel tempo. E ringrazio anche tutti i compagni Trevisani, nel quale gruppo mi sono sentita subito

accolta nonostante le mia diffidenza congenita.

Ringrazio il mio compagno di vita Massimo, perché anche se è un mondo così lontano dal suo ha

saputo restarmi accanto ed accompagnarmi, illuminandomi il cammino con un'altra prospettiva e

aprendomi così una nuova via. Ringrazio Milord per avermi donato tutto quell'amore e quell' ener-

gia...

Ringrazio i miei genitori che mi hanno aiutato in diversi modi a partecipare al corso, e a mia sorella

e mio fratello per avermi insegnato a prendere le giuste distanze.

Ringrazio la vita per l'opportunità che mi ha donato.

BIBLIOGRAFIA

CRANIOSACRALE, PRINCIPI ED ESPERIENZE TERAPEUTICHE- Michel Kern

METODO DI EQUIMOZIONE E ISODINAMICA PER EQUITARE CON SENTIMENTO, La

pratica-Quaderno 1, quaderno 2, quaderno 3, quaderno 4, quaderno 5- Giancarlo Mazzoleni

SIDDHARTA-Hermann Hesse