CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico...

29
1 CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE Nel Grande Dizionario della Lingua Italiana 1 alla voce ‘Ingegnère’ si legge: ‘Chi, anticamente, inventava e costruiva ogni sorta di congegni, strumenti, macchine (in part., da guerra o idrauliche) o chi si dedicava alla progettazione e alla costruzione di edifici o di opere di muratura in genere; architetto. - Nei tempi moderni, circa dalla seconda metà del secolo XVIII: chi, avendo frequentato una scuola di ingegneria o, in seguito, una facoltà uni- versitaria d’ingegneria o un politecnico (che conferiscono la laurea e l’abilitazione all’esercizio della professione) progetta, organizza, dirige la costruzione, l’installazione, la riparazione, la manutenzione di strutture, equipaggiamenti, macchinari, oppure anche l’estrazione dalla loro sede naturale di sostanze solide, liquide o gassose come combustibili, minerali metalliferi, pietre da costruzione, ecc. (e a seconda delle varie specializzazioni, sem- pre più numerose e accentuate nell’evoluzione tecnologica, si distinguono ingegneri aeronau- tici, chimici, civili, elettronici, idraulici, meccanici, minerari, navali, nucleari, ec.). Etimo: ingegno, nel senso di ‘congegno, macchina, col suff. –[i]ere indicante mestiere.’ Le professioni di ingegnere e di architetto sono regolamentate in Italia dal Regio Decreto 23/10/1925, n. 2537 che, al Capo IV – Dell’oggetto e dei limiti della professione di ingegnere e di architetto, così recita: Art. 51 - Sono di spettanza della professione d'ingegnere, il progetto, la condotta e la stima dei lavori per estrarre, trasformare ed utilizzare i materiali direttamente o indirettamente oc- correnti per le costruzioni e per le industrie, dei lavori relativi alle vie ed ai mezzi di traspor- to, di deflusso e di comunicazione, alle costruzioni di ogni specie, alle macchine ed agli im- pianti industriali, nonché in generale alle applicazioni della fisica, i rilievi geometrici e le operazioni di estimo. Art. 52 - Formano oggetto tanto della professione di ingegnere quanto di quella di architetto le opere di edilizia civile, nonché i rilievi geometrici e le operazioni di estimo ad esse relative. Tuttavia le opere di edilizia civile, che presentano rilevante carattere artistico ed il restauro e il ripristino degli edifici contemplati dalla Legge 20 giugno 1909, n. 364, per l'antichità e le belle arti, sono di spettanza della professione di architetto; ma la parte tecnica può essere compiuta tanto dall'architetto quanto dall'ingegnere.’ Inoltre le ‘Norme di Etica per l’esercizio della professione’ adottate dagli Ordini degli In- gegneri e degli architetti della Sardegna prescrivono: ‘Principi generali: Art. 1 - 1.1 La professione dell’ingegnere deve essere esercitata nel rispet- to delle leggi dello Stato e costituisce attività di pubblico interesse. Sui rapporti con la collettività e il territorio: Art. 5 - 5.1 Le prestazioni professionali dell’ingegnere saranno svolte tenendo conto preminentemente della tutela della vita e della salvaguardia della salute fisica dell’uomo. - 5.2 L’ingegnere è tenuto ad una corretta parte- cipazione alla vita della collettività cui appartiene e deve impegnarsi affinché gli ingegneri non subiscano pressioni lesive della loro dignità. - 5.3 Nella propria attività l’ingegnere è te- 1 UTET- Fondatore dell’opera: Salvatore Battaglia; Direttore: Giorgio Barberi Squarotti.

Transcript of CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico...

Page 1: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

1

CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA

Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre

Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto

1 INTRODUZIONE Nel Grande Dizionario della Lingua Italiana1 alla voce ‘Ingegnère’ si legge: ‘Chi, anticamente, inventava e costruiva ogni sorta di congegni, strumenti, macchine (in part., da guerra o idrauliche) o chi si dedicava alla progettazione e alla costruzione di edifici o di opere di muratura in genere; architetto. - Nei tempi moderni, circa dalla seconda metà del secolo XVIII: chi, avendo frequentato una scuola di ingegneria o, in seguito, una facoltà uni-versitaria d’ingegneria o un politecnico (che conferiscono la laurea e l’abilitazione all’esercizio della professione) progetta, organizza, dirige la costruzione, l’installazione, la riparazione, la manutenzione di strutture, equipaggiamenti, macchinari, oppure anche l’estrazione dalla loro sede naturale di sostanze solide, liquide o gassose come combustibili, minerali metalliferi, pietre da costruzione, ecc. (e a seconda delle varie specializzazioni, sem-pre più numerose e accentuate nell’evoluzione tecnologica, si distinguono ingegneri aeronau-tici, chimici, civili, elettronici, idraulici, meccanici, minerari, navali, nucleari, ec.). Etimo: ingegno, nel senso di ‘congegno, macchina, col suff. –[i]ere indicante mestiere.’ Le professioni di ingegnere e di architetto sono regolamentate in Italia dal Regio Decreto 23/10/1925, n. 2537 che, al Capo IV – Dell’oggetto e dei limiti della professione di ingegnere e di architetto, così recita: ‘Art. 51 - Sono di spettanza della professione d'ingegnere, il progetto, la condotta e la stima dei lavori per estrarre, trasformare ed utilizzare i materiali direttamente o indirettamente oc-correnti per le costruzioni e per le industrie, dei lavori relativi alle vie ed ai mezzi di traspor-to, di deflusso e di comunicazione, alle costruzioni di ogni specie, alle macchine ed agli im-pianti industriali, nonché in generale alle applicazioni della fisica, i rilievi geometrici e le operazioni di estimo. Art. 52 - Formano oggetto tanto della professione di ingegnere quanto di quella di architetto le opere di edilizia civile, nonché i rilievi geometrici e le operazioni di estimo ad esse relative. Tuttavia le opere di edilizia civile, che presentano rilevante carattere artistico ed il restauro e il ripristino degli edifici contemplati dalla Legge 20 giugno 1909, n. 364, per l'antichità e le belle arti, sono di spettanza della professione di architetto; ma la parte tecnica può essere compiuta tanto dall'architetto quanto dall'ingegnere.’ Inoltre le ‘Norme di Etica per l’esercizio della professione’ adottate dagli Ordini degli In-gegneri e degli architetti della Sardegna prescrivono: ‘Principi generali: Art. 1 - 1.1 La professione dell’ingegnere deve essere esercitata nel rispet-to delle leggi dello Stato e costituisce attività di pubblico interesse. Sui rapporti con la collettività e il territorio: Art. 5 - 5.1 Le prestazioni professionali dell’ingegnere saranno svolte tenendo conto preminentemente della tutela della vita e della salvaguardia della salute fisica dell’uomo. - 5.2 L’ingegnere è tenuto ad una corretta parte-cipazione alla vita della collettività cui appartiene e deve impegnarsi affinché gli ingegneri non subiscano pressioni lesive della loro dignità. - 5.3 Nella propria attività l’ingegnere è te- 1 UTET- Fondatore dell’opera: Salvatore Battaglia; Direttore: Giorgio Barberi Squarotti.

Page 2: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

2

nuto, nei limiti delle sue funzioni, ad evitare che vengano arrecate all’ambiente nel quale o-pera alterazioni che possono influire negativamente sull’equilibrio ecologico e sulla conser-vazione dei beni culturali, artistici, storici e del paesaggio. - 5.4 Nella propria attività l’ingegnere deve mirare alla massima valorizzazione delle risorse naturali e al minimo spreco delle fonti energetiche.’ Dall’acquisita cognizione dell’accrescimento delle funzioni dell’ingegnere, tra l’emanazione del summenzionato Regio Decreto e i giorni nostri, in considerazione del ruolo esercitato nei sempre più numerosi settori applicativi della moderna ingegneria, espressione del costante incremento di attività innovative nell’ambito della ricerca scientifica, emerge che l’ingegnere deve misurarsi con una dinamica di sviluppo strettamente connessa con una logica di massima valorizzazione di risorse naturali, sempre più scarse, e di ottimale utilizzo delle fonti energetiche per un futuro sostenibile in termini socio-economici, paesaggistico-ambientali ed energetici. Nel raggiungimento di tali obiettivi svolge un ruolo essenziale e ineludibile la scienza eco-nomica applicata ai problemi dell’ingegneria e all’organizzazione dei processi produttivi e dei sistemi aziendali. 1.1 SULL'ORIGINE DEL NOME ECONOMIA

La voce italiana Economia si è diffusa attraverso il vocabolo francese économie che deriva

dal latino oeconomia, che trae origine a sua volta dal termine greco , composto di (dimora, casa) e di (governo, nomia); pertanto, originariamente il nome sia in greco sia in latino significava "Norme per la buona amministrazione della casa".

E con tale significato si è protratta fino ai tempi moderni, come dimostrano le definizioni di economia estratte da alcuni Vocabolari del passato e riportate nelle figure seguenti; in par-ticolare:

- nel Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1612 si legge:

“ICONOMICA. Lat. Œconomia. Gr. οὶχονοµία. Tes. Br. 1.4. La seconda si è iconomica, la quale c’insegna nostra gente, e nostri figliuoli medesimi governare, e insegnaci a guardare, e crescere nostre posessioni, e noltre ereditadi, e avere mobili, e rendita, secondo che’l luogo e’l tempo muove.” Fig. 1.1

Page 3: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

3

- il Vocabolario Sardu-Italianu et Italianu-Sardu del Canonico Giovanni Spanu (1851) ri-porta:

“ECONOMÌA, sf. Dial. Gen. Ecomomìa. S’arte de ben’amministrare sas cosas de domo. Risparmiu. Bonu guvernu.”

Fig. 1.2

- e nel Dizionario della lingua italiana di Nicolò Tommaseo (vol. III) - UTET 1916 si trova:

Fig. 1.3

Page 4: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

4

Gli economisti sono oggi generalmente d’accordo su una definizione come la seguente2: ‘L’economia è lo studio del modo in cui gli uomini e la società, con o senza uso della mo-

neta, scelgono di impiegare risorse produttive scarse per produrre beni nel tempo e distri-buirli al consumo, presente e futuro, degli individui e dei gruppi sociali.’

In altri termini l’Economia –scienza dell’efficienza- si occupa del modo in cui i beni sono impiegati in usi diversi per soddisfare i bisogni umani.

L’economia, o economia politica come era chiamata un tempo, confina con altre impor-tanti discipline accademiche. Sociologia, scienza politica, psicologia e antropologia sono tut-te scienze sociali il cui studio si sovrappone a quello dell’economia.’

Anche l’Economia, come ogni altra disciplina scientifica, possiede la sua teoria, il cui sco-po -lo stesso di ogni teoria generale- è quello di predire e spiegare. Una teoria per essere gene-rale non può che tralasciare molti dettagli di un evento, per cui essa astrae, semplifica e gene-ralizza.

La metodologia utilizzata (o che dovrebbe essere impiegata) in economia, pertanto, è ana-loga a quella di ogni altra disciplina scientifica e si basa sulla formazione dei modelli.

Ogni modello è rappresentato da un insieme di ipotesi da cui si traggono certe conclusioni o alcune previsioni, tramite l’operazione logica elementare dell’implicazione delle proposi-zioni.

L’implicazione è una nuova proposizione del tipo “se-allora3”, ottenuta dall’osservazione approfondita della realtà che si vuole studiare e rappresentare. Poiché, in generale, il modello deve semplificare e astrarre dalla realtà, risulta evidente che esso non necessariamente possa esserne una copia fedele.

Un’ipotesi, dunque, è una proposizione “se-allora”, costruita a partire da un’osservazione del mondo reale che rappresenta una spiegazione provvisoria e non ancora verificata di un e-vento; una teoria, invece, presuppone che l’ipotesi, o l‘insieme delle ipotesi, sia stato sottopo-sto a verifiche e abbia superato le stesse positivamente.

Ne consegue per la teoria una maggiore verosimiglianza rispetto alla ipotesi e un’utilità e validità crescenti con il suo grado di generalità, ossia di applicabilità alla più ampia gamma possibile di fenomeni, anche a scapito di un elevato grado di accuratezza.

Come la biologia studia i sistemi biologici e l’astronomia i principi dei sistemi celesti, così l’economia studia il funzionamento dei sistemi economici.

Occorre però precisare in quale modo lo studioso di economia possa affrontare l’esame o la ricerca della conoscenza dei fatti o dei fenomeni economici. Infatti, può farlo limitandosi a conoscere e descrivere mediante leggi e principi la realtà e il funzionamento del sistema eco-nomico, al fine di spiegarlo e prevedere manifestazioni o fenomeni ad esso connessi, evitando altresì ogni giudizio etico o di valore; in tal caso la teoria formulata è quella della Economia Positiva, che ha natura preminentemente empirica o statistica e si basa essenzialmente sui fatti osservati; in altri termini l’Economia Positiva tende ad analizzare “ciò che effettivamente è”, ossia i fenomeni economici così come si presentano; rientrano in questo ambito di studio le materie economiche come la Microeconomia, la Econometeria, ecc.

Per contro lo studioso di economia può assumere un diverso atteggiamento finalizzato a individuare "ciò che dovrebbe essere", ossia gli interventi e i precetti necessari per raggiunge-re determinati obiettivi socioeconomici (ad esempio, quello di massimizzare il benessere so- 2 Da ‘Economics. An Introductory Analysis.’ di Paul A. Samuelson, premio Nobel per l’economia nel 1970. E-diz. in italiano: ‘Economia. Analisi Introduttiva’ edita dalla UTET. 3 Nell’algebra della logica (o calcolo proposizionale), che è di fondamento all’algebra di Boole e alla teoria dei circuiti di commutazione e dei circuiti logici, si dice che una forma proposizionale A implica logicamente una forma proposizionale B se e solamente se ogni valore di verità assegnato che rende A vera rende anche B vera. Con forme proposizionali, nei connettivi ┐ NOT, ˄ (o & ) AND, ˅ OR, → implicazione, ↔ doppia implicazio-ne, si intende ogni espressione costruita dalle lettere proposizionali A, B, C, … A1, B1, C1 … mediante un numero finito di applicazioni dei connettivi ┐, ˄ (o & ), ˅ , →, ↔.

Page 5: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

5

ciale), dando un qualche giudizio etico e di valore. Questo è l’ambito dell’Economia Norma-tiva, che si occupa di ciò che dovrebbe essere il sistema economico e di come la società do-vrebbe risolvere i problemi economici che si trova di fronte; appartengono a questa branca di studio le materie economiche come la Politica Economica, le Scienze delle Finanze, ecc.

Pertanto, nel campo di studio dell'economia rientrano sia il ramo positivo sia quello norma-tivo, senza escludersi a vicenda. In assenza di teoremi e teorie sarebbe complicato formulare precetti e interventi. Le scienze economiche positive, dunque, si distinguono da quelle norma-tive soltanto per il diverso livello di astrazione che risulta maggiore nelle prime e minore in quelle normative.

Da quanto sopra esposto, si evince che l’Economia –al pari delle altre discipline- si divide in vari rami o branche; a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso è prevalsa la distinzio-ne o suddivisione fondamentale in: Macroeconomia e Microeconomia.

La Macroeconomia studia le relazioni esistenti tra le grandezze economiche aggregate si

occupa del sistema economico moderno e analizza la natura e la formazione del reddito na-zionale, analizzando come e perché fluttuino i redditi, le opportunità di lavoro e i livelli dei prezzi; come la moneta e il sistema bancario si inseriscano nell’analisi del reddito; e, cosa più significativa, come la politica fiscale e quella monetaria possano far funzionare abbastanza bene il sistema aggregato. Sinteticamente, si occupa del quadro generale, dei macroaggregati, del reddito, dell’occupazione e dei livelli dei prezzi.

La Microeconomia tratta delle seguenti importanti questioni: che cosa determina i prezzi

relativi dei beni particolari? Che cosa determina la scissione degli aggregati del reddito nazio-nale in varie specie di beni e di servizi? Questa branca della scienza economica viene definita, solitamente, in riferimento allo studio del comportamento dei singoli agenti economici e, pri-ma di tutto, dei consumatori e delle imprese. Studia in modo particolareggiato gli strumenti della domanda e dell’offerta per comprendere il sistema dei prezzi di mercato che determina l’equilibrio tra i gusti della gente per beni differenti e le scarsità delle risorse totali che posso-no produrli. Cioè parte dall’analisi dettagliata dei modi con cui i consumatori operano le pro-prie scelte in materie di acquisto dei beni, di offerta dei servizi di lavoro, di risparmio, per poi esaminare il mondo delle imprese, studiandone le scelte in termini di utilizzo dei fattori pro-duttivi, con particolare attenzione, tra tutti, ai servizi del lavoro e dei beni capitali, per pro-durre e vendere beni e servizi.

Non c’è di fatto opposizione tra micro e macroeconomia. Entrambe sono assolutamente vi-tali e non possiamo nemmeno dire quale venga prima; inoltre non esiste una netta linea di demarcazione tra le due branche, ma l’una sfuma nell’altra, con fasce di comune interesse. Motivi temporali impediscono di trattare nel presente corso universitario i contenuti di en-trambe le branche. Ci si occuperà essenzialmente di microeconomia. E, poiché, compito primario dell’ingegnere è quello di assicurare all’interno dei processi produttivi la massima valorizzazione delle risorse naturali e il minimo spreco delle fonti ener-getiche, nell’ambito socio-economico in cui operano le imprese pubbliche e private, gli argo-menti fondamentali del corso verteranno soprattutto sull’economia aziendale. Il nostro corso non intende affrontare il vasto quadro dell’economia, ma soltanto un aspetto dell’economia applicata, il quale può interessare la formazione del futuro ingegnere in quanto dirigen-te d’impresa. Nel nostro insegnamento ci occuperemo prevalentemente dell’attività dell’unità produt-tiva, cioè dell’impresa. Nel grande tessuto economico, dove dobbiamo esercitare la nostra quotidiana attività, esistono miriadi di cellule, costituenti due grandi gruppi interrelati: quello delle unità di produzione e quello delle unità di consumo. Ci riferiremo in particolare alle prime. Ma non è possibile concepire i proble-mi dell’impresa se non affrontando lo studio di tutto il sistema economico in cui essa è chiamata a vi-

Page 6: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

6

vere; e sarà quindi necessario completare, sia pure sommariamente, le nozioni di teoria dell'impresa con quelle più ampie di economia dell’industria. Sotto molti aspetti,la società economica può essere concepita come una immensa e complicata conca-tenazione di imprese produttive. In quest’ottica, si ritiene opportuno illustrare brevemente il modello di flusso circolare dell’attività economica, su cui si fonda l’analisi macroeconomica del reddito, non per appro-fondire lo studio della stessa bensì per inquadrare in modo corretto i vari problemi economici e applicativi trattati nel corso. 1.2 INTERDIPENDENZA ECONOMICA E CIRCUITO DI BASE DELL’E CONOMIA

Nel linguaggio comune di un individuo, fare economia significa non spendere più danaro di quanto se ne guadagna: S < R, dove S ed R indicano rispettivamente la spesa e il reddito dell’individuo, considerato in un certo periodo di tempo (settimana, mese, anno). Se vale la disequazione forte S < R, l'individuo realizza un risparmio durante quel periodo; si dice anche che "fa economie". Quanto sopra -mutatis mutandis- vale sia per il singolo sog-getto economico (individuo, famiglia, impresa) sia per ciascun aggregato (aggregato settore delle famiglie, delle imprese, dell’amministrazione pubblica). Quando si parla, però, economia di una società o di una Nazione -per esempio di economia italiana- ci si riferisce alla struttura dell'organizzazione della produzione e della distribuzione dei beni e servizi destinati a soddisfare i bisogni di quel Paese. Invero gli atti alla base dell’economia, sia di quella familiare sia di quella nazionale, sono fondamentalmente quelli che fanno parte della vita quotidiana dei cittadini italiani (produrre, lavorare, consumare, acquistare vendere, guadagnare denaro, fare economie) e fra di essi si scopre un’interdipendenza molto stretta, tale da poter affermare, per esempio, che l’economia italiana costituisce una specie di macchina, in cui quando uno degli ingranaggi entra in fun-zione trascina con se tutti gli altri, ma se uno s’inceppa ne soffre l’intero meccanismo o siste-ma economico. L’ interdipendenza economica di grandi masse di uomini, in particolare all’interno di una stessa Nazione è fondamentale conseguenza del progresso tecnico che ha provocato l’approfondimento del processo di produzione. In una società primitiva o in un Paese sottosviluppato, l’economia richiede un numero assai limitato di scambi per il soddisfacimento dei bisogni umani; la produzione dei beni e dei ser-vizi ignora, del tutto o quasi, la suddivisione del lavoro intesa come specializzazione nel pro-cesso di produzione. L’economia di scambio deriva direttamente dalla divisione del lavoro; essa acquista parti-colare rilevanza dal momento in cui alcuni uomini si dedicano in special modo alla caccia, al-tri alla pesca, altri all'agricoltura, altri ancora alla lavorazione delle pelli. La sua importanza diviene preponderante appena alcuni uomini si specializzano nella pro-duzione esclusiva dei beni strumentali necessari all’attività degli altri: selci acuminate per lance, coltelli, vomeri, archi, reti e anfore. Il progresso tecnico, dunque, è la causa dell'evolu-zione dell’economia moderna e il grande fattore dell'interdipendenza. Infatti, mentre in un’economia non sviluppata gli individui e le famiglie producono da sé tutti i beni di cui hanno bisogno, scambiando fra loro pochi beni sotto forma di baratto, ciò non è praticabile in un’economia il cui funzionamento dipende da migliaia di scambi.

Page 7: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

7

Il baratto presuppone, infatti, che Tizio, che possiede il bene di cui Caio ha bisogno, desi-deri nel medesimo istante il bene che Caio possiede e vuole scambiare (Fig. 1.4).

Fig. 1.4: Baratto Fig.1.5: Scambio monetario

Per facilitare gli scambi, si è introdotto in economia un bene intermediario (il numerario) che tutti desiderano in qualsiasi momento: il denaro, ovvero in linguaggio economico, la mo-neta.

Essa rappresenta, in qualche modo, il meccanismo di trasmissione del sistema economico e sostituisce al baratto un doppio scambio successivo.

Infatti, se Tizio ha ora bisogno di un certo bene posseduto da Caio e ne possiede uno desi-derato da Sempronio, egli può cedere il proprio bene a Sempronio ricevendo moneta e, quindi, cedere moneta a Caio per ottenere il bene di cui ha bisogno.

Successivamente Sempronio può cedere a Caio -contro moneta- il bene ottenuto da Tizio, (Fig. 0.5). Sempronio può assumere la funzione di mercante acquistando e vendendo in tempi e luoghi diversi i vari beni (prodotti per esempio da un agricoltore e da un artigiano).

In un’economia moderna, dunque, gli scambi monetari si estendono a tutte (o quasi) le at-tività, perché l'interdipendenza dei partecipanti al sistema economico implica un elevatissimo numero di scambi.

Se si volesse rappresentare uno schema generale dell’economia moderna di una comunità, anche limitata, tenendo conto di tutti gli scambi in essa presenti (e necessari per il funziona-mento del sistema economico), come in Fig. 1.5, ciò sarebbe estremamente difficile se non impossibile, per il loro numero straordinariamente grande. Pensare di poter rappresentare l'in-tero insieme dei singoli scambi di un economia nazionale, sarebbe come voler contare i gra-nelli di sabbia di una spiaggia.

È evidente la necessità di semplificare la rappresentazione, di raggruppare per aggregati gli scambi, riconoscendo i settori fondamentali, le categorie più importanti nelle quali suddivide-re gli agenti della vita economica.

Si è visto precedentemente come nel baratto vi sia uno scambio simultaneo di beni; nello scambio monetario, invece, la moneta passa di mano in mano in cambio di beni e di servizi, costituendo reddito per chi la riceve.

La moneta, dunque, fluisce in un sistema economico come l'elettricità in un circuito elettri-co, l'acqua in una rete idrica.

Per analizzare il sistema economico, si può effettuare una prima schematizzazione suppo-nendo che l’economia sia costituita da due soli aggregati o settori: le imprese (o produttori) e le famiglie (o consumatori).

Tale modello, sebbene limitato, coglie un importante fatto dell'economia reale: la produ-zione è organizzata in unità, dette imprese, cosicché ogni singola famiglia non ottiene il suo reddito producendo direttamente i beni da vendere, ma sono le imprese che producono i beni e i servizi che le famiglie consumano o utilizzano.

Le imprese, dunque: - acquistano il servizio dei fattori produttivi (natura, lavoro e capitale) dalle famiglie che

li posseggono, compensandole opportunamente (pagando loro in cambio, rispettiva-mente: rendite, salari, interessi, profitti);

Page 8: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

8

- usano tali fattori produttivi per produrre beni e servizi che vendono alle famiglie, otte-nendo in cambio moneta (ricavi).

Le famiglie, invece: - vendono i servizi dei fattori produttivi alle imprese ricevendone in cambio un reddito

monetario (salari, rendite, interessi e profitti); - spendono tale reddito per acquistare dalle imprese beni e servizi; la loro spesa costitui-

sce il ricavo delle imprese. Una rappresentazione grafica del suddetto modello di sistema economico, ovvero di circui-

to base dell’economia di mercato (Fig. 1.6), può essere costruita a partire dalla produzione delle imprese.

Infatti, è solo questa produzione di beni e di servizi che rende possibile il soddisfacimento dei bisogni umani: alimenti, alloggio, indumenti, trasporti, istruzione, sanità, sport e svago, ecc.

Essa, inoltre, nel corso dell’anno dà luogo all’insieme dei beni e servizi offerti sul mercato, costituendo il flusso dei prodotti (beni e servizi) che rifornisce il mercato, ovvero l’offerta.

Oltre al precedente flusso di prodotti, un altro flusso procede dalle imprese alle famiglie: il flusso monetario costituito dai redditi che le imprese versano alle famiglie quale remunera-zione dei servizi dei fattori produttivi da esse ceduti.

Fig. 1.6- Circuito base dell’economia: Famiglie e Imprese

Le famiglie, spendendo nell’anno i propri redditi per l’acquisto di beni e di servizi dalle

imprese, danno luogo a un flusso (monetario) di spesa, che va da esse alle imprese, e ciò co-stituisce la domanda; ancora dalle famiglie alle imprese alle imprese è diretto il flusso dei servizi dei fattori produttivi.

Si possono così riconoscere, nel circuito base dell’economia, due flussi a circuito chiuso o circolare:

- un flusso di beni e servizi (comprensivo di quelli dei fattori produttivi) detto anche da alcuni Autori flusso fisico e da altri flusso reale;

- un flusso monetario fra famiglie e imprese e viceversa, legato alle transazioni di pro-dotti e di servizio dei fattori (fra loro opposte).

Nel suddetto modello si è rappresentata, in pratica, un’economia a due aggregati o settori, senza risparmio e senza scambi fra le imprese.

In siffatta situazione, nel circuito di base sono implicite due identità: - il reddito monetario RF percepito dalle famiglie uguaglia il valore VP della produzione

delle imprese: RF = VP; - la spesa aggregata SF delle famiglie coincide con i ricavi RI delle imprese: SF = RI

Page 9: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

9

1.3 AGGREGATI MACROECONOMICI

Si è già messa in evidenza la limitatezza del precedente modello di Figura 0.6, tale da tra-scurare fatti di fondamentale importanza per l’economia moderna, quali il risparmio DF delle famiglie e le rendite SI fra le imprese. Esso, inoltre, non esamina il comportamento di altri ag-gregati essenziali, primo fra tutti quello della Pubblica Amministrazione.

Si precisano, pertanto, i principali aggregati in cui, nell’analisi macroeconomica, si suddi-vide l'economia nazionale:

- le famiglie (di cui si è già parlato); - le imprese (di cui si è già parlato); - la Pubblica Amministrazione: lo Stato, le Regioni, le Provincie, i Comuni e gli altri

Enti locali, gli Istituti Assistenziali Previdenziali; - il settore internazionale o estero, cui vanno riferite le interdipendenze fra l’economia

nazionale e quella degli altri Stati; - l’agente economico (Istituti finanziari). La Pubblica Amministrazione, ingenerale, produce beni e servizi che possono essere rag-

gruppati in due categorie:

a) beni e servizi per i quali si conosce da chi siano impiegati e in quale misura (per e-sempio: un trasporto ferroviario; il servizio postale, la vendita dei tabacchi e dei francobolli,ecc);

b) beni e servizi collettivi e indivisibili che interessano tutte le imprese e tutte le fami-glie che operano in un sistema economico: l'istruzione pubblica, l’assistenza sanitaria, la previdenza sociale, l’amministrazione della giustizia, la difesa nazionale, le infra-strutture.

Le unità o attività della Pubblica Amministrazione, che producono beni e servizi apparte-nenti alla suddetta categoria a), sono assimilabili alle imprese e, nello schema economico che si sta esaminando, risultano aggregate nel settore imprese, insieme con quelle private, nazio-nalizzate e a partecipazione statale.

Per l’attività della categoria b), la Pubblica Amministrazione non vende i suoi servizi (al-meno direttamente su un mercato) a chi ne ha bisogno, ma li distribuisce a fronte di tributi e contributi richiesti sia alle imprese sia alle famiglie.

Il flusso circolare del reddito (sia monetario sia di beni e servizi) risulta così modificato dalla presenza della Pubblica Amministrazione (Fig. 1.7)

Al settore internazionale estero fanno capo le importazioni dell’economia nazionale «ver-so» e «da» gli altri paesi.

Per chiarire maggiormente il circuito economico del flusso circolare del reddito, si consi-dererà un quinto agente economico: il settore degli Istituti Finanziari o Banche.

In realtà, gli Istituti Finanziari rientrano fondamentalmente nell’aggregato delle imprese e, in quanto tali, distribuiscono salari e profitti; data la loro particolare funzione di intermedia-zione e di fornitura di crediti (e, quindi, per il risparmio delle famiglie) e dato il ruolo partico-lare dei loro investimenti, si è ritenuto conveniente operare in tal senso, con lo specifico van-taggio di semplificare all’estremo il flusso monetario con il settore estero, valutandolo in ter-mini di saldo presso il settore degli Istituti Finanziari.

È chiaro che salari e redditi pagati dal settore finanziario sono compresi (ovvero da conta-bilizzare) nell’aggregato delle imprese, e così pure per quanto attiene alle spese per beni di consumo e per beni produttivi.

Nel modello di circuito base dell’economia a due settori (Fig. 1.6) si è supposto che i fatto-ri produttivi siano posseduti interamente dalle famiglie e da queste ceduti in servizio alle im-prese.

Page 10: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

10

In realtà, l’economia moderna -per soddisfare i bisogni umani- deve produrre quantità sempre crescenti di beni e servizi via via più complessi e impegnativi, per i quali sono richie-sti senza dubbio forza muscolare e abilità manuale e intellettuale (lavoro), ma soprattutto beni strumentali (e cioè capitali) sia a fecondità semplice4 sia a fecondità ripetuta, oltre ai cosid-detti beni di natura.

Ora, le famiglie possono fornire lavoro e anche natura, ma solo limitatamente beni stru-mentali a fecondità semplice (capitali circolanti) e niente (o quasi) fattori di fondo. Questi ul-timi, come la quasi totalità delle materie prime, energie, semilavorati e materiali di consumo, sono prodotti da alcune imprese (imprese dei beni produttivi o strumentali o capitali) per le altre imprese produttrici di beni di consumo o di servizio.

Si può, pertanto, modificare il modello di Figura 1.6 in quello della Figura 1.8, in cui com-paiono i mercati rispettivamente dei beni di consumo e dei beni strumentali o capitali.

Per semplificare tale schema, non si riportano i flussi circolari completi della moneta e dei beni e servizi tra le imprese e le famiglie, ma si spezza il circuito in due parti, in corrispon-denza dell’allineamento passante per la mezzeria dei simboli grafici dei mercati.

A sinistra di tale linea è riportato il flusso dei beni e servizi prodotti dalle imprese per i due mercati; a destra il flusso della moneta (redditi e spese delle famiglie; acquisti di beni capitali da parte delle imprese). Non sono indicati:

- a destra, il flusso di servizi dei fattori produttivi dalle famiglie alle imprese; e quello dei beni e servizi dalle imprese (mercato) alle famiglie;

- a sinistra, il flusso monetario dei ricavi delle imprese. L'accrescimento del capitale fisso e, più in generale, l'aumento della produttività -dovuto a

una moderna organizzazione del lavoro a una profonda formazione professionale dei lavorato-ri, congiuntamente al miglioramento delle condizioni di lavoro permette alle imprese di pro-durre di più con una data quantità di lavoro e fa diminuire, inoltre, la fatica degli uomini im-piegati nella produzione di beni e servizi.

Fig. 1.7: Famiglie, Imprese e Pubblica Amministrazione Fig. 1.8: Circuito comprendente i mercati In un’economia moderna l’importanza dei mezzi richiesti per costruire grandi imprese in-

dustriali supera le possibilità del singolo e della famiglia e dà luogo alla proprietà societaria, di cui le Società per Azioni sono l’esempio più rappresentativo.

4 Per il significato di bene strumentale a fecondità ripetuta e a fecondità semplice e per quello di bene di natura, vedere l’Appendice del presente capitolo “Introduzione “.

Page 11: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

11

Accanto a queste società private -alle quali si deve in massima parte lo sviluppo industriale nei paesi occidentali- in Italia si hanno le aziende autonome statali (denominate amministra-zioni dello Stato ad ordinamento autonomo nel D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165), costituite (o, come si suole dire, incardinate) presso un ministero; queste sono state largamente impiegate in passato per la gestione di monopoli fiscali, come quelli dei sali e dei tabacchi, e di impor-tanti servizi pubblici, come le ferrovie, le strade statali, i telefoni, le poste e telegrafi. Dagli anni ‘90 molte delle aziende autonome statali hanno subito processi di privatizzazione e sono state trasformate in società per azioni, spesso con il passaggio intermedio in Ente pubblico economico5; altre sono state trasformate in Agenzie6.

Tra le aziende autonome statali che sono state trasformate in enti pubblici economici, in società per azioni o in agenzie si possono ricordare: - Amministrazione Autonoma delle Poste e Telecomunicazioni (PT), trasformata nel

1993/94 nell'Ente poste italiane (EPI), ente pubblico economico, e nel 1998 in società per azioni, l’attuale Poste italiane S.p.A.;

- Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato (FS), trasformata nel 1985/86 nell'Ente Fer-rovie dello Stato, ente pubblico economico, e poi nel 1992 in società per azioni, l’attuale Ferrovie dello Stato S.p.A.;

- Azienda Nazionale Autonoma delle Strade (ANAS), trasformata nel 1994/95 nell'Ente na-zionale per le strade, ente pubblico economico, e poi nel 2002 in società per azioni, l'attua-le ANAS S.p.A.;

- Azienda autonoma di assistenza al volo per il traffico aereo generale (AAAVTAG), tra-sformata nel 1996 in ente pubblico, denominato Ente nazionale di assistenza al volo (E-NAV), e poi nel 2001 in società per azioni, l'ENAV S.p.A.;

- Azienda per gli interventi sul mercato agricolo (AIMA), soppressa e sostituita nel 1999 da un ente pubblico non economico, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA);

- Cassa depositi e prestiti (CDDPP), organo finanziario esistente già prima dell'Unità d'Italia, ha subito nel corso della sua storia diverse modificazioni, fino a divenire nel 1983 ammini-strazione autonoma presso il Ministero del Tesoro. Nel 1993 gli venne attribuita la perso-nalità giuridica. Dopo un'ulteriore ristrutturazione fu trasformata definitivamente, nel 2003, in società per azioni. A differenza delle altre amministrazioni autonome, il bilancio della CDDPP non è mai stato allegato a quello dello Stato.

Altre aziende autonome sono quelle costituite da Regioni, Province ed Enti Locali. Occorre, tuttavia, non sottovalutare il compito svolto dalle piccole e piccolissime aziende

nell’economia italiana la cui rilevante funzione economica è stata riconosciuta -in parte e da alcuni obtorto collo- solo in questi ultimi anni di generale difficoltà del sistema produttivo.

Si pensi, per esempio, ai notevoli e lusinghieri risultati conseguiti dalle piccole aziende calzaturiere, dell'abbigliamento, dei prodotti della moda e dell’arredamento.

5 Nel diritto italiano, un ente pubblico economico è un ente pubblico che è dotato di propria personalità giuridica, proprio patrimonio e proprio personale dipendente, il quale è sottoposto al rapporto d'impiego di diritto privato; essendo separato dall'apparato burocratico della Pubblica Amministrazione può adattarsi più facilmente ai cam-biamenti del mercato, anche perché hanno ad oggetto esclusivo o principale l'esercizio di un'impresa commercia-le, inoltre, devono iscriversi nel registro delle imprese. Rimane tuttavia il legame con la Pubblica Amministra-zione in quanto gli organi di vertice sono nominati in tutto o in parte dai Ministeri competenti per il settore in cui opera l'ente; ai detti Ministeri spetta un potere di indirizzo generale e di vigilanza. Spesso sono il passaggio in-termedio nella trasformazione di un'azienda autonoma in una società per azioni. Per questi motivi vengono clas-sificati come enti pubblici strumentali in quanto agiscono secondo gli indirizzi e sotto il controllo di un organo dello Stato per svolgere funzioni ausiliarie. 6 Nel diritto pubblico il termine agenzia viene usato per designare un ente pubblico o, quantomeno, un'organiz-zazione dotata di una certa autonomia nell'ambito della pubblica amministrazione, cui sono attribuite specifiche funzioni. Sebbene il termine venga nella pratica usato con una certa variabilità di significato, di solito le agenzie si differenziano da altre amministrazioni e, in particolare, dai dicasteri (o ministeri), perché svolgono funzioni eminentemente operative.

Page 12: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

12

Secondo i dati dell’ISTAT, l’Italia è la patria delle piccole imprese: quasi 7 imprese ogni 100 abitanti, mentre il tasso di imprenditorialità (espresso come rapporto tra numero di lavo-ratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese) è pari a 31,3% che, se confrontato con la media europea, è di quasi tre volte superiore. Nel 2009 le MPMI (Micro Piccole Medie Im-prese7) costituiscono la spina dorsale dell’economia della Penisola; infatti a fronte di uno 0,1% di Grandi Imprese le MPMI sono il 99,9% circa, di cui 95% di aziende con meno di 10 addetti su 4,5 milioni di imprese dell’Industria e dei Servizi, e un’occupazione pari al 47% dei lavoratori del settore (in totale circa 17,5 milioni).

Di contro, però, l’Italia soffre a causa del basso tasso di occupazione e, ancora di più, dell’elevata percentuale di persone che non lavorano né cercano occupazione. Fra le donne, infatti, il tasso di inattività arriva anche 48,9%, secondo livello più alto d’Europa dopo Malta. La disoccupazione è cresciuta nel 2009 anche se, rispetto all’Europa, è rimasta al di sotto del-la media. Fra i giovani, nel 2009 uno su cinque, ossia il 21,2% della popolazione tra i 15 e i 29 anni pari a oltre due milioni di persone, non studiava né lavorava. In questo settore l’Italia rappresenta la quota più elevata di tutta l’Europa.

Per concludere l’argomento delle interdipendenze economiche tra gli aggregati, la Figura 1.9 mostra i flussi relativi alla provenienza del reddito delle Famiglie, ai risparmi e alle impo-ste da esse pagate, ovvero il flusso monetario che collega l’aggregato delle famiglie con gli aggregati delle Imprese, della Pubblica Amministrazione e dell’estero attraverso l’intermediazione degli Istituti finanziari.

7 Una media impresa è definita come un'impresa il cui organico sia inferiore a 250 persone e il cui fatturato non superi 50 milioni di euro o il cui totale di bilancio annuale non sia superiore a 43 milioni di euro. Una piccola impresa è definita come un'impresa il cui organico sia inferiore a 50 persone e il cui fatturato o il totale del bilancio annuale non superi 10 milioni di euro. Una microimpresa è definita come un'impresa il cui organico sia inferiore a 10 persone e il cui fatturato o il tota-le di bilancio annuale non superi 2 milioni di euro.

Page 13: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

13

Fig. 1.9: Interdipendenze economiche tra gli aggregati

Page 14: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

14

2 LE OPERAZIONI CONTABILI NELL’ANTICHITÀ: PRIME TE STIMONIAN-ZE DELLA NASCITA DELL’ECONOMIA AZIENDALE.

Prima dell’invenzione della scrittura, le rilevazioni contabili erano rappresentate da ogget-

ti materiali: ad esempio, bastoni e tacche, corde a nodi e altri modi analoghi servivano per ri-cordare, con tecniche diverse, le quantità collegate alle operazioni economiche di produzione e di scambio.

Si ricorda in proposito l’osso di Ishango, reperto del paleolitico rinvenuto dall’archeologo belga Jean de Heinzelin presso l’omonimo villaggio (nell’attuale Congo), in prossimità del confine con l’Uganda.

È un osso di babbuino di circa 10 cm che pre-senta tre serie di incisioni sui tre lati, con incasto-nato in sommità un cristallo di quarzo. La prova al carbonio 14 lo data al 23.000 a.C. Quelli che a prima vista sembrarono delle tacche per il con-teggio degli individui appartenenti a una tribù, ad un esame più approfondito emerse che forse tali intagli potessero nascondere un codice cifrato; infatti nella colonna centrale questi sono uniti in piccoli gruppi di: 3 e 6; 4 e 8; 10; 5 e 5; 7. Nelle due colonne laterali invece i gruppi sono formati rispettivamente da un numero di intagli pari a 11, 21, 19, 9, e 11, 13, 17, 19.. A parere dell’archeologo Heinzelin potrebbe trat-tarsi di un singolare gioco aritmetico: nella prima colonna laterale vi sono numeri che si possono ricavare secondo la seguente sequenza: 10+1; 20+1; 20-1; 10-1. Nella seconda colonna invece vi sarebbero i numeri primi da 10 a 20.

Fig. 2.1: L’osso di Ishango (23.000 a.C)

Per tentare di capire la logica degli antichi intagliatori dell’osso di Ishango occorre tener presente che molti popoli africani anticamente utilizzavano per contare la base 12 e non la ba-se 10, oggi universalmente usata. Seguendo tale logica i gruppi di tacche della colonna di cen-tro sarebbero: 3+6=9 (12-3); 4+8=12; 10+5=15 (12+3); 5+7=12. Le somme delle colonne la-terali (60) e della colonna di centro (48), sono tutte multiple di 12. Secondo altri studiosi nell’osso di Ishango sono utilizzate sia la base 12 che la base 10. Studi linguistici sui popoli nigeriani hanno messo in luce che la base 12 è predominate nella maggioranza delle etnie. Nel Sudan e in Egitto sono stati trovati petroglifi con intagli simili a quello di Ishango, su base 12.

Ma il reperto più antico di uso matematico mai realizzato dall'uomo è, probabilmente, l'os-so di Lebombo, risalente al 35000 a.C. circa; è una fibula di babbuino che riporta 29 tacche; esso è stato rinvenuto nel 1970 nei lavori di scavo nella Border Cave, una grotta con reperti del periodo Paleolitico situata sui Monti Lebombo, nel Sudafrica al confine con lo Swaziland.

Fig.2.2 L’osso di Lebombo (35.000 a.C.)

Le 29 incisioni po-

trebbero rappresentare un

Page 15: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

15

contatore di fasi lunare per tenere traccia dei cicli mestruali da parte delle donne locali. L'osso di Lebombo è simile ai bastoni da calcolo ancora oggi usati come calendari dai Boscimani della Namibia

L’invenzione della scrittura (nel IV millennio a.C.) ha rivoluzionato radicalmente la tecni-ca della memorizzazione delle operazioni economiche.

Il primo popolo presso il quale si è verificata una tale rivoluzione è il popolo dei Sumeri, nella bassa Mesopotamia. La scrittura fu, in una prima fase, pittografica, cioè espressa me-diante simboli di varia foggia: dapprima cuneiforme, poi geroglifica. Successivamente diven-ne lineare, quindi con l’invenzione dell’alfabeto, si passò alla fase della scrittura moderna.

L’ economia aziendale e le sue varie branche traggono origine dalle prime, e finora più an-tiche, testimonianze empiriche contabili, rappresentate sia nei gettoni d’argilla (symbolic counting tokens) di forma varia del primitivo vicino oriente sia nelle tavolette di argilla8 su-meriche in cui vediamo riprodotti dei glifi indicanti un bene e dei numeri stilizzati: di fatto una prima forma scritta di conto.

Fig. 2.3: Symbolic Counting Tokens from the Early Near East

These are samples of the clay counters used in the Near East from about 9,000 B.C.

(calibrated) to 1500 B.C. There were about 500 distinct types, although not in all times and places. Tokens start to be found at widely separated sites as of 8,000 B.C. (C-14), such as Level III of Tell Mureybet in Syria and Level E of Ganj Dareh in western Iran. Tokens were used at sites throughout the Near East, from Israel to Syria, Turkey, Iraq, and Iran, with the exception of Central Anatolia. The farthest extent of their use was from Khartoum in the Su-dan to the pre-Harappan site of Mehrgahr in Pakistan.

8 Tracce della tenuta dei conti sono rinvenibili, oltre che nelle citate tavolette d'argilla, nelle rilevazioni erariali su papiro dell’antico Egitto, nel papiro di Zenone del III sec. a.C., in Grecia, nelle tavole di cera dell'antica Roma, nel papiro di Karanis del 200 a.C., nelle tavole fenice.

Page 16: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

16

Regarding the cultural significance of this system, their primary researcher says, "The tokens were an entirely new medium for conveying information. Compared to the previous tallies, the conceptual leap was to endow each token shape, such as the cone, sphere, or disk, with a specific meaning." "The token system was, in fact, the first code -- the earliest system of signs used for transmitting information." Denise Schmandt-Besserat, Before Writing, Volume 1, From Counting to Cuneiform (University of Texas Press, Austin: 1992), p. 161.

Non si trattava ancora dell’espressione di un pensiero economico avanzato, comprendente

cioè l’organizzazione, la gestione e la contabilità, ma sin dall’antichità la buona amministra-zione del patrimonio di famiglia (o per estensione della tribù, del villaggio, della città-stato, ecc.) si è esplicata con l’esercizio delle funzioni di controllo e di decisione, che a loro volta hanno richiesto l’acquisizione di informazioni tramite la consultazione di adeguate scritture contabili.

Lo sviluppo maggiore lo si riscontra inizialmente nella parte computistica, patrimonio de-gli scribi, che e si è gradualmente perfezionata in relazione all’evoluzione e alla maggior complessità delle società umane e delle relative prime forme aziendali. Ne sono testimonianza le figure storiche dello scriba egizio, del logistikoi (logista) greco, del rationale latino (da cui si fa derivare il termine ragioniere).e.

Tuttavia, queste prime rilevazioni sono il frutto di una semplice arte operativa, anche se, ad esempio, nella ragioneria romana troviamo già il concetto di patrimonio numerario con la divisione dei beni in corporali (le cose, o res corporales) e incorporali (i debiti e i crediti, o res incorporales), così come abbiamo già la presenza di libri contabili. I libri che sono stati rinvenuti, in seguito alle numerose ricerche storiche, specialmente relative alla civiltà romana, possono essere distinti in due grandi categorie:

1. libri familiari 9; 2. libri aziendali10. L’arte contabile, che aveva raggiunto punte notevoli durante l’impero romano, con le in-

vasioni barbariche subì, ovviamente, un accentuato decadimento; ma non poteva essere altri-menti, se si pensa alle condizioni minimali in cui l’economia si ridusse in questo periodo sto-rico di profonda decadenza.

Bisognerà aspettare fino al 1202 per avere un primo lavoro degno di nota, nel campo della ragioneria: il Liber Abaci pubblicato dal matematico pisano Leonardo Fibonacci; questo oltre ad essere un abaco con la descrizione di calcoli computistici sarà anche il primo trattato del genere in cui si introducono i numeri indo-arabici, in luogo dei più complessi numeri romani.

1202 – Leonardo FIBONACCI: - Liber Abaci (computisteria) - Numeri arabi-indiani

Fig. 2.4

9 Tra questi: a)il libellus familiae, per l’annotazione delle operazione attinenti al patrimonio familiare; b) il Ka-lendarium, una specie di scadenziario dei prestiti ad interesse, attivi e passivi. 10 Si ricordano: a) il libro delle adversaria, per l’annotazione “in prima nota” delle operazioni economiche, mano a mano che esse si manifestavano (prima nota contabile); b) il codex rationum, un libro mastro per la messa in evidenza dei conti (pagina o rationes), generalmente a sezioni divise (accepti pagina, il Dare; expensi pagina, l’Avere); c) il Codex accepti et expensi, un libro giornale (avente efficacia probatoria) per la rilevazione delle varie operazioni economiche.

Page 17: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

17

Nel medesimo libro, Fibonacci introdusse pure per la prima volta, involontariamente, il concetto di successione ricorsiva, con la successione:

0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, ... in cui ogni termine è la somma dei due precedenti, la successione di Fibonacci:

0 + 1 = 1; 1 + 1 = 2; 2 + 1 = 3; 3 + 2 = 5; 5 + 3 = 8; ... ; che può essere riassunta come segue:

Fn-2 + Fn-1 = Fn

In realtà Fibonacci pone un problema per la cui soluzione occorre calcolare i primi 12 ter-mini della successione che oggi porta il suo nome e non fa alcuna considerazione sulla suc-cessione infinita; il suo scopo era quello di trovare una legge che descrivesse la crescita di una popolazione di conigli. Assumendo che: la prima coppia diventi fertile al compimento del primo mese e dia alla luce una nuova coppia al compimento del secondo mese; le nuove coppie nate si comportino in mo-do analogo; le coppie fertili, dal secondo mese di vita, diano alla luce una coppia di figli al mese; avremo che se partiamo con una singola coppia dopo un mese una coppia di conigli sarà fertile, e dopo due mesi due coppie di cui una sola fertile, nel mese seguente avremo 2+1=3 coppie perché solo la cop-pia fertile ha partorito, di queste tre ora saranno due le coppie fertili quindi nel mese seguente ci saranno 3+2=5 coppie, in questo modo il numero di coppie di conigli di ogni mese de-scrive la successione dei numeri di Fibonacci. Fig. 2.5

Ad insaputa di Fibonacci, anche la successione che porta il suo nome è indissolubilmente legata alla sezione aurea; il rapporto tra i due argomenti fu tuttavia scoperto solo qualche se-colo più tardi da un altro matematico, Luca Pacioli, durante il Rinascimento.

Sulla sezione aurea così si esprimeva Giovanni Keplero (Friedrich Johannes Kepler, 1571-1630): ‘La geometria ha due grandi tesori: uno è il teorema di Pitagora; l'altro è la divisione di un segmento secondo il rapporto medio ed estremo. Possiamo paragonare il primo a una certa quantità d'oro, e definire il secondo una pietra preziosa.’

La sezione aurea o rapporto aureo o numero aureo è definita dal rapporto fra due lun-ghezze disuguali, delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma del-le due. Lo stesso rapporto esiste anche tra la lunghezza minore e la loro differenza. In formule, indicando con a la lunghezza maggiore e con b la lunghezza minore, vale la relazione:

(a+b) : a = a : b = b : (a-b) Tale rapporto vale approssimativamente 1,6180 ed è esprimibile per mezzo della formula:

(si indica con Φ: prima lettera del nome dello scultore, pittore e architetto greco Fidia).

Il valore così definito, che esprime la sezione aurea, è un numero irrazionale (non rappre-

sentabile come frazione di numeri interi) e algebrico (soluzione di un’equazione polinomiale a coefficienti interi).

Esso può essere approssimato, con crescente precisione, dai rapporti fra due termini suc-cessivi della successione di Fibonacci, a cui è strettamente collegato.

Tale rapporto è stato considerato, sin dalla sua scoperta, come rappresentazione della legge universale dell'armonia.

Page 18: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

18

La proporzione aurea fu molto utilizzata dagli antichi Greci come rapporto armonico nelle costruzioni architettoniche, le ritroviamo nelle piramide egizie11, nei megaliti12 e nel Parteno-ne nell'Acropoli Ateniese13, e nelle rappresentazioni scultoree, per esempio nelle proporzioni delle Cariatidi che reggono l'Eretteo. Il rapporto aureo fu largamente ripreso anche nel Rina-scimento: le dimensioni della Monnalisa e il Canone Vitruviano di Leonardo da Vinci sono in rapporto aureo. Anche nella progettazione della Cattedrale di Notre Dame a Parigi e del Pa-lazzo di vetro dell'ONU a New York sono state utilizzate le proporzioni del rettangolo aureo. La sequenza di Fibonacci è abbondantemente rappresentata anche in musica, ad esempio nelle “fughe” di Johann Sebastian Bach, nelle sonate di Mozart, nella Quinta Sinfonia di Beetho-ven14, nella Sonata in la D 959 di Schubert; l’esempio più elevato di applicazione su vasta scala degli stilemi improntati alla proporzione aurea è dato dalla Sagra della Primavera di Strawinski.

Gli andamenti del mercato azionario, l’accrescimento biologico di alcune specie, la spa-ziatura tra le foglie lungo uno stelo e la disposizione dei petali e dei semi in alcuni tipi di fiori quali il girasole, spesso presentano schemi riconducibili a quello dei numeri di Fibonacci. Il Nautilus, un mollusco di grandi dimensioni che ha la sezione del guscio come una perfetta spirale logaritmica ci dimostra come la sezione aurea sia l'espressione matematica della bel-lezza e della eleganza della natura.

Fig. 2.6 Fig. 2.7 Fig. 2.8 Fig. 2.9

L'albero genealogico di un fuco presenta chiaramente la sequenza di Fibonacci. In uno

sciame le api non sono tutte uguali: ci sono le api (femmine) e i fuchi (maschi). Le femmine sono tutte generate dall’unione dell’ape regina con un fuco e si dividono in operaie e regine. Le api regine sono api o-peraie nutrite con pappa reale ma, diversamente dalle ope-raie, sono in grado di produrre uova. I maschi nascono dalle uova dell’ape regina. Le femmine hanno 2 genitori: l’ape regina e un fuco, mentre i fuchi hanno un solo genitore, l’ape regina. Se prendiamo in esame l’albero genealogico di un fuco, 1 fuco ha 1 genitore che a sua volta ha 2 genitori che a loro volta hanno 3 genitori che a loro volta hanno 5 genitori e così via. Fig. 2.10

11 La piramide egizia di Cheope ha una base di 230 metri ed una altezza di 145: il rapporto base/altezza corri-sponde a 1,58 molto vicino a 1,6 12 Nei megaliti di Stonehenge, le superfici teoriche dei due cerchi di pietre azzurre e di Sarsen, stanno tra loro nel rapporto di 1,6. 13 La pianta del Partenone di Atene è un rettangolo con lati di dimensioni tali che la lunghezza sia pari alla radice di 5 volte la larghezza, mentre nell'architrave in facciata il rettangolo aureo è ripetuto più volte. 14 Beethoven, nelle "33 variazioni sopra un valzer di Dabelli" suddivise la sua composizione in parti corrispon-denti corrispondenti ai numeri di Fibonacci, il cui rapporto corrisponde al numero d'oro.

Page 19: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

19

Negli oggetti quotidiani possiamo trovare alcuni esempi di sezione aurea, dalle schede te-lefoniche alle carte di credito e bancomat, dalle carte SIM dei cellulari alle musicassette: sono tutti rettangoli aurei con un rapporto tra base ed altezza pari a 1,618.

In Astronomia si è osservato che tutti i pianeti interni distano dal Sole nelle proporzioni della successione (Mercurio 1, Venere 2, Terra 3, Marte 5); e quelli esterni distano ugualmen-te da Giove (Saturno 1, Urano 2, Nettuno 3, Plutone 5); anche grazie a questa coincidenza gli astronomi previdero l'esistenza di Nettuno.

In natura il rappor-to aureo è riscontrabile in molte dimensioni del corpo umano. Se moltiplichiamo per 1,618 la distanza che in una persona adulta e proporzionata, va dai piedi all'ombelico, ot-teniamo la sua statura.

Fig. 2.11 Fig. 2.12

Così la distanza dal gomito alla mano (con le dita tese), moltiplicata per 1,618, dà la lunghez-za totale del braccio. La distanza che va dal ginocchio all'anca, moltiplicata per il numero d'o-ro, dà la lunghezza della gamba, dall'anca al malleolo. Anche nella mano i rapporti tra le fa-langi delle dita medio e anulare sono aurei, così il volto umano è tutto scomponibile in una griglia i cui rettangoli hanno i lati in rapporto aureo.

Il 1202 è stato considerato come l’anno di demarcazione fra l’era della ragioneria antica e

l’era della ragioneria moderna. Dal basso medioevo al rinascimento, la società occidentale ha una vera e propria esplosio-

ne, nasceranno infatti le repubbliche marinare (delle quali Venezia durerà sino alla fine del periodo rinascimentale e avrà una rilevanza assoluta nello sviluppo dei commerci e delle tec-niche contabili15), i liberi comuni ed i toscani, i genovesi ed i veneziani inizieranno commerci con tutto il mondo conosciuto ed esplorazioni in quello ancora ignoto; sorgeranno anche le prime forme complesse di azienda, con le compagnie e le commende (abbozzo delle prime società per azioni e in accomandita) e i mercanti del basso medioevo si trasformeranno sem-pre più in capitalisti, passando da semplici trait d’union tra i mercati e le botteghe artigiane, a proprietari delle stesse (proprietari, dunque, dei mezzi di produzione).

Dopo di ciò la prima opera in cui sono tracciati i lineamenti teorici della tenuta dei conti è quella dovuta a Benedetto Cotrugli, scritta nel 1458 (ma pubblicata nel 1573), intitolata Del-la mercature e del mercante perfetto.

Il XIII e il XIV secolo rappresentano, infatti, l’epoca a cui si fanno risalire le origini della partita doppia. Ma solo la nascita della stampa, quale sostituta della scrittura amanuense, consentirà finalmente la divulgazione del sapere e delle scienze in Europa.

15 Basti pensare che Jakhob II, secondogenito dei FUGGER, potenti banchieri austriaci, verrà mandato proprio a Venezia a imparare la partita doppia e che Matteus Schwarz, capo della ragioneria dei suddetti FUGGER, visse oltre 10 anni a Venezia, prima di assu-mere detto ruolo, dove apprese il "metodo veneziano" e l' organizzazione contabile generale.

Page 20: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

20

Già circa 200 anni prima, nel 1041 i cinesi avevano inventato i caratteri mobili in creta per la stampa16. Nel 1377 in Corea furono inventati i caratteri mobili in metallo.

La tecnologia impiegata in Asia, verosimilmente, può essersi diffusa in Europa attraverso le vie del commercio per l’India o per il mondo arabo. In Europa, furono stampate inizialmen-te intere tavole intagliate su legno; visto che non resistevano a lungo, decisero di imitare i ci-nesi. Si elaborò una nuova tecnica: consisteva nel versare in blocchi d’argilla del metallo fuso per ottenere una tavola stampata. Cosi si arrivò alla fusione delle singole lettere, che furono fatte con stampini di varia forma alfabetica, in modo che ogni singola lettera unita ad altre formasse una parola. L’intuizione fu quella di fabbricare le matrici di ogni singola lettera dell’alfabeto per poter stampare un qualsiasi testo combinandole in tutti i modi, componendo e scomponendo testi, riutilizzando gli stessi caratteri per altre composizioni, nonché la possi-bilità di stampare svariate copie (identiche) in breve tempo rispetto ai libri manoscritti.

Su chi per primo in Europa utilizzò questo innovativo mezzo, che andava a sostituire il la-voro degli amanuensi, ci sono ancora diverse versioni e opinioni: una vede il feltrino Pànfilo Castaldi, dotto insegnante, poeta e medico, nato a Feltre nel 143017; l’altra opinione vede il più famoso Gutenberg con Johann Fust e Peter Schöffer a Magonza inventare il sistema di stampa (il primo libro con data certa stampato in Magonza da Fust e Schöffer con caratteri di legno mobili, è del 1457 Codex Psalmorum); un'altra versione ancora vede Gutenberg che ap-prese tale invenzione dal Castaldi a Feltre quando venne nella città veneta, ospite dell'inse-gnante feltrino, per imparare l’idioma italiano facendosi chiamare Giovanni Fausto Come-sburgo e che una volta ritornato nella sua Magonza certamente sviluppò e migliorò il sistema di stampa inumidendo i fogli per una migliore qualità nell'impressione dei caratteri, ma anche se ne attribuì il credito di primo inventore.

Fig. 2.13 - Statua dedicata a Panfilo Castaldi con le quattro lapidi nel basamento (Feltre)

Ad ogni modo è certo che il Castaldi fu un tipografo di un certo successo in quanto ci è

nota la tiratura di 300 copie delle Epistole di Cicerone fatta nel 1471. Comunque, per i tedeschi sarà sempre Gutenberg l’inventore, mentre per gli italiani il

nome di Pànfilo Castaldi non dice nulla come dell’altro “sperimentatore” l'orafo fiorentino Bernardo Cennini nato a Firenze nel 1414 che si dedicò all’arte della stampa producendo con

16 Phi Sing ebbe l'idea di tagliare blocchi di creta a forma di ideogrammi dell’alfabeto cinese; questi, dopo essersi induriti, venivano incollati a un supporto, venivano inchiostrati e premuti su un foglio. I caratteri mobili poteva-no essere smontati e rimontati secondo le esigenze, ma non potevano essere utilizzati a lungo perché essendo fat-ti di creta si rompevano. Nel 1298 Wang Zhen, un ufficiale, sostituì i fragili caratteri in creta e argilla con i più duraturi in legno intagliato e sviluppò un complesso sistema di tavole girevoli e associazioni tra numeri e caratte-ri cinesi che rendevano la resa qualitativa più efficiente. 17 Una lunga diatriba nell’Ottocento tra Feltre e Magonza, tra sostenitori del Castaldi e quelli del Gutenberg, fa emergere il primo come la risposta italiana al teutonico inventore della stampa. Una versione, supportata da mol-ti documenti, indica Panfilo come l'inventore dei caratteri mobili da stampa in legno utilizzando un torchio già dal 1456, cioè un anno prima di Johann Gensfleish, passato alla storia col nome di Gutenberg; egli aprì la sua prima stamperia a Capodistria e poi nel 1471 diresse con un socio, Filippo da Lavagna, una tipografia a Milano avendo ottenuto dal Duca Galeazzo Maria Sforza, una patente, cioè un brevetto, per stampare libri in esclusiva

Page 21: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

21

i figli Pietro e Domenico il primo libro incunabulum18 a Firenze (In tria Virgilii Opera Expo-sitio di Servio; 1471).

Un’ultima curiosità: nessuno studioso prese mai in esame la notizia (da rogito) che Panfilo Castaldi sposò nel 1454 una nipote di Marco Polo, Caterina da Pola, che tra i beni dotali ave-va caratteri mobili portati a Venezia dal Cataio in Cina. Il Castaldi morirà a Zara, in Dalmazia, a 57 anni nel 1487.

Tornando ai caratteri in legno, oramai non più utilizzati ma sempre bellissimi da collezio-nare, erano fatti in legno di pero in quanto tale legno è facilmente lavorabile nell’intaglio ma allo stesso tempo resistentissimo alla pressione del torchio.

Questa maggior complessità aziendale avrà necessariamente bisogno non più di un’arte empirica, bensì di una vera e propria tecnica contabile ed essa sarà fornita alla fine del ‘500 dal metodo della partita doppia, il cui inventore resta ignoto, ma della quale ha indubbio me-rito divulgativo l’aretino frate francescano Luca Pacioli, detto il Paciolo (1445 ca.-1517). Le sue due opere principali, la Summa de Aritmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalità del 1494 (significativamente due anni dopo la scoperta dell'America) e la De divina propor-tione del 150919, furono scritte in italiano, anziché in latino, al fine di raggiungere un vasto pubblico, essendo consapevole dei limiti del latino in un discorso scientifico. Ma ciò che ha resa particolarmente famosa la prima sua opera è stata una parte di questa, il Tractatus XI “De computis et scripturis” nella quale il Pacioli espone i principi della contabilità con il metodo della partita doppia. Egli non fu (né mai pretese di essere) l’inventore della partita doppia, già praticata da quasi due secoli a Venezia, che apprese in casa Rompiasi 20e che nella sua opera chiama “modo de Vinegia”.

Fig. 2.14 - Il Ritratto di Luca Pacioli21, in compagnia di un giovane (forse Guidobaldo da Montefeltro).

18 Incunaboli (incunabolo al singolare): libri stampati nel corso del primo periodo della tipografia, cioè, dalla in-venzione dell'arte tipografica della stampa in Europa nel 1450 e la fine del 15 ° secolo (cioè, gennaio 1501). L'anno 1500 come il limite del periodo di incunaboli è stata adottata nel 1643 da Johann Saubert nella sua storia della biblioteca Nürnberg (Historia Bibliothecae Noribergensis), che comprende il noto primo catalogo di una collezione di libri del genere. Il limite è comodo, ma arbitrario, dal momento che nessun sviluppo particolare nell'arte della stampa può essere collegato con esso. 19 Le illustrazioni del De divina proporzione sono state eseguite da Leonardo da Vinci, contemporaneo e amico del Pacioli. 20 Il Paciolo aveva studiato da ragazzo presso una scuola d'abaco, ne fa testo una sua scrittura <<una mercantes-sa>>. Cosa erano le scuole d'abaco? Fiorite verso la fine del 1200, erano concepite per apprendere i metodi di calcolo che la numerazione araba, introdotta in Europa (vedi Fibonacci), aveva fatto adottare. Tutti i grandi cen-tri commerciali, d'Italia e d'Europa, aprivano scuole d'abaco che servivano per rendere i giovani svelti nei calcoli. Ecco da qui nascere anche il concetto e la diffusione di una matematica applicata. Di una matematica applicata ai commerci. Probabilmente Luca primeggiò in una di queste scuole e fu assunto per questo dal ricco mercante ve-neziano Rompiasi, alla Giudecca. 21 È un enigmatico dipinto, conservato nella Pinacoteca del Museo Capodimonte di Napoli, raffigurante il frate matematico, attribuito in maniera controversa al pittore rinascimentale Jacopo de' Barbari. Alcuni vi vedono la mano di Leonardo da Vinci, suo amico. Nel dipinto è raffigurato il rombicubotetraedro.

Page 22: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

22

Ma il Paciolo fece anche di più e nella sua Distinctio IX della Summa, peraltro ignorata

all’epoca, (...) trattando di "computistica" e di "metodologia contabile", presentava un vero e proprio primo trattato di "ragioneria" (...) gia' Luca Pacioli aveva iniziato la teorizzazione in materia d' investimenti e di finanziamenti, di costi e di ricavi (...).

Di seguito si riportano due pagine estratte dal Trattato di partita doppia (Venezia 1494) del Paciolo:

Fig. 02.15 – Pagine estratte dal Trattato di partita doppia Ai nostri fini preme evidenziare come la maggior complessità dell’oggetto di studio di

quella che oggi definiamo scienza dell’economia aziendale, abbia prodotto, quasi come per-colazione, gli abbozzi della dottrina ragionieristica che, una volta che non sarà più da sola suf-ficiente a descrivere, studiare, governare l’azienda moderna, confluirà nell’economia azienda-le (anche se non tutti gli autori accetteranno questo fatto). Sta di fatto che, li si chiami ragio-nieristi o comptables, chi sarà preposto al controllo economico delle imprese rinascimentali, non potrà più avvalersi di semplici arti empiriche, ma avrà necessariamente bisogno di un

“Il punto saliente del ritratto è il rombicubottaedro. E qui noi vediamo certamente la ineffabile mano sinistra di Leonardo da Vinci, che eseguì i superbi disegni per il De divina proportione, che, inoltre, pendono da un cor-doncino negli originali. Pacioli lasciò Venezia per andare a Milano nel 1496 e rimase poi con Leonardo per due anni, durante quel periodo vennero fatte le illustrazioni per il De divina proportione. Inoltre, Pacioli dice nel De divina proportione che una collezione di poliedri in cristallo può essere trovata a Milano. Il rombicubottaedro non potrebbe essere eseguito più accuratamente e inoltre l’artista ha complicato l’esecuzione mostrandolo mezzo pieno d’acqua e mostrando le conseguenti riflessioni e rifrazioni. In contrasto il dodecaedro (più facile a ripro-durre) è al massimo un lavoro artigianale ben fatto.” (Nick Mackinnon, The Mathematical Gazette, n. 77, 1993, pag. 143)

Page 23: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

23

complesso organico di norme e di (...) una somma organica di conoscenze in materia di am-ministrazione patrimoniale delle aziende e delle imprese in ispecie (...).

Nel periodo intercorrente tra il Paciolo ed il XIX sec., quasi tutti gli autori e gli studiosi

della materia concordano sul fatto che non vi siano state grandi evoluzioni.

3 I PRECURSORI DELLA MODERNA ECONOMIA AZIENDALE

Il primo autore che troviamo tra i c.d. precursori dell'economia aziendale è sicuramente Francesco VILLA22. A lui si deve la teoria dei conti a valore e a lui molti autori fanno risalire la nascita della scienza dell’amministrazione economica, con la quale si affiancava la ragio-neria alla gestione ed organizzazione; ossia è con il VILLA che si sarebbe incominciato ad avere una visione unitaria aziendale, e l’avvio di una prima bozza di scienza economico a-ziendale, con un’integrazione tra la ragioneria, la gestione e l’organizzazione aziendale (...).

Troviamo successivamente Giuseppe CERBONI23; egli è universalmente noto come idea-

tore della logismografia, ossia dei conti accesi alle persone; conti accesi al proprietario, al consegnatario (qualora i beni fossero gestiti da persona diversa dal proprietario) e ai corri-spondenti (clienti, genitori, personale). Inoltre il CERBONI, nella sua opera,"Saggio Riassun-tivo dei Concetti Filologico-Tecnici", parlando dei compiti della ragioneria, dirà che essa non solo rappresenta i fenomeni aziendali, ma li scruta anche; termine quest'ultimo che anticipa notevolmente il concetto di interpretazione della dinamica aziendale, attribuito attualmente alla ragioneria.

In conclusione, nel XIX secolo si gettano sicuramente i semi dei futuri sviluppi delle di-

scipline economico-aziendali, che saranno poi raccolti dal BESTA, prima, e dallo ZAPPA, poi.

Tra la fine del XIX e gli inizi del XX sec., non tutti gli autori abbracciarono le teorie logi-smologiche del CERBONI e tra questi il massimo critico fu senz’altro Fabio BESTA24, il qua-le si rese conto che ciò che accomunava i conti era il loro valore e dunque essi dovevano esse-re accesi non più alle persone, bensì ai valori.

Ma il BESTA è fondamentale anche perché definì con chiarezza due concetti basilari dell’attuale scienza economico-aziendale: l’amministrazione (che distinse senza equivoci tra l’amministrazione economica e quella generale) e l’azienda. Egli chiarì, e in questo fu origi-nale, che l’oggetto della ragioneria doveva essere l’amministrazione in senso generale, che divise a sua volta nei tre momenti:

22 Francesco VILLA (Milano 1801 – Milano 1884), diplomatosi "ragioniere agrimensore" fu prima impiegato contabile della Imperial Regia Contabilità Centrale Lombarda per poi dedicarsi all’insegnamento della contabilità nelle scuole governative, prima, all’Universita' di Pavia, poi, dove ottenne la cattedra di contabilità dello Stato ed infine alla R. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano ove ebbe la cattedra di amministrazione e contabilità. Di lui si cita, in particolare, l’opera "Elementi di Amministrazione e Contabilità". 23 Giuseppe CERBONI (Marciana 1827, Isola d' Elba 1917), nel 1876 fu nominato ragioniere generale dello Stato ed in que-sta veste sviluppò la sua teoria detta logismografia, ovvero dei conti accesi alle persone, verosimilmente anche nel tentativo di dare una unità giuridica alla contabilità del neo-nato Stato italiano. Nel 1886 pubblica "La Ragioneria Scientifica e le sue Relazioni con le Discipline Amministrative e Sociali". 24 Fabio BESTA (Teglio 1845 – Tresivio 1921), frequentò la Scuola Reale per Computisti e Ragionieri, si diplomò maestro elementare, conseguì l’abilitazione all’insegnamento dell’educazione fisica e infine, nel 1869, il diploma di ragioniere. Nel 1871 iniziò l’insegnamento della ragioneria per poi diventare docente nella Scuola Superiore del Commercio di Venezia. A lui si deve l’ideazione del corso magistrale per la formazione degli insegnanti di ragioneria negli istituti tecnici d’Italia. Sua opera fondamentale è "La Ragioneria", opera in tre volumi pubblicata tra il 1891 ed il 1916, ma si occupò e scrisse anche di contabilità di Stato, di finanza pubblica e di gestione bancaria.

Page 24: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

24

1) della gestione, diretta al fine dell'azienda (operazioni di acquisizione, trasformazione, im-piego della ricchezza); 2) della direzione, intesa come attività di impostazione, coordinamento e guida della gestione; 3) del controllo (o riscontro), intesa come attività, propria della ragioneria, di studio e di rile-vazione della gestione, volta a comprenderne le relazioni di causa e di effetto che ne determi-nano le manifestazioni.

Tuttavia BESTA scarterà drasticamente la possibilità di uno studio unitario della gestione, negando la possibilità di una scienza unitaria della gestione generale delle aziende, sulla base del fatto che riterrà la gestione aziendale troppo diversa a seconda delle diverse tipologie di aziende, sì da escludere la possibilità di studiare e di trovare leggi generali applicabili in ogni circostanza.

Pertanto, il BESTA è ancora uno studioso dell’ottocento. Per teorizzare l’uniformità della gestione aziendale con regole valide per ogni tipo di azienda, quale ne sia il fine aziendale, si dovrà necessariamente aspettare il secolo successivo, con l’arrivo di Gino ZAPPA.

Gino ZAPPA (nato a Milano nel 1879) è unanimemente riconosciuto come il fondatore

dell’ economia aziendale. La sua prolusione, letta all’Università Cà Foscari di Venezia nell’anno accademico 1926-27, intitolata Tendenze nuove negli studi di Ragioneria, rappre-senta, appunto, il messaggio sul quale è iniziata la costruzione della scienza economico azien-dale; portata avanti dai suoi numerosi allievi (fra i quali Pietro Onida, Napoleone Rossi, Carlo Masini ecc.).

Nel campo contabile il suo contributo si è manifestato con la sostituzione del sistema del reddito al sistema patrimoniale.

Nel sistema patrimoniale l’oggetto cognitivo era rappresentato dal patrimonio aziendale, osservato direttamente nei suoi elementi patrimoniali (attività e passività) e indirettamente nella misura netta.

Nel sistema del reddito l’oggetto cognitivo è rappresentato dalla gestione aziendale, os-servata direttamente nei suoi movimenti numerari (entrate e uscite) e indirettamente nei suoi movimenti economici e finanziari (costi, ricavi, capitale).

Tale metodo di rilevazione, basato sul reddito d’impresa, è stato "normato" dal legislatore italiano, per la prima volta, con la legge 216 del 1974, stabilendo i contenuti minimi del conto profitti e perdite. Successivamente è stata resa obbligatoria la redazione a costi, ricavi e rima-nenze e poi con la legge 127 del 1991 e il nuovo art. 2423 del codice civile che ha previsto che il bilancio d’esercizio sia costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa, sì che esso possa essere il documento informativo per eccellenza sia per i c.d. shareholder (soci di maggioranza e di minoranza) e sia per i c.d. stakeholder (ogni altra per-sona interessata alla vita dell' azienda, intesa come creatrice di valore e distributrice di benes-sere).

Egli formula, altresì, formula alcuni concetti fondamentali che qui si riportano sintetica-mente: - azienda: è un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento dei bi-

sogni umani, svolge operazioni economiche coordinate rivolte alla produzione e al con-sumo di ricchezza;

- economia aziendale: è la scienza che studia le operazioni economiche delle aziende al fi-ne di individuare leggi o principi (validi per tutte le aziende) che consentano di raggiun-gere i fini a cui tende l’azienda; pur nella sua unitarietà, l’economia aziendale si articola in tre dottrine (non scienze) che consentono di studiare gli aspetti della realtà dinamica dell’ azienda e che sono: l’organizzazione, la gestione e la rilevazione (o ragioneria);

- organizzazione: combinazione di uomini e di mezzi, articolati in strutture e procedure per un’efficiente gestione aziendale;

Page 25: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

25

- gestione: insieme di decisioni e di operazioni economiche coordinate per il raggiungi-mento dei fini aziendali;

- rilevazioni o ragioneria: insieme di strumenti, operazioni e metodologie per la rilevazio-ne e interpretazione dei fatti aziendali;

- reddito: è la differenza tra il capitale a inizio periodo e il capitale a fine periodo, espresso dai valori dei beni aziendali in funzionamento, ovvero valutati sulla base della loro capa-cità a produrre reddito;

- sistema del reddito: è il sistema che, avvalendosi del metodo della partita doppia, deter-mina il reddito dell’esercizio prendendo in esame solo gli scambi monetari tra l’impresa e i terzi.

4 LE NUOVE FRONTIERE DELL’ECONOMIA AZIENDALE

Si ritiene altresì opportuno accennare ai lavori di economisti del tipo di Brian ARTHUR e Kenneth ARROW (nobel per l’economia) o ricercatori come Stuart KAUFFMAN, Chris LANGTON e Murray GELLMANN (nobel per la fisica) che, assieme, pur appartenendo a di-scipline tra loro distanti (neurologia, economia, fisica, elettronica), stanno svolgendo presso l’Istituto Santa Fe del New Mexico, dove applicano le più recenti teorie del caos e l’interdisciplinarietà più spinta25. Forse il problema dei confini della scienza economico-aziendale sarà superato da un approccio fortemente interdisciplinare, dove il problema dei confini semplicemente avrà perso significato?

È difficile rispondere, ma la storia del pensiero economico-aziendale sembra essersi evo-luta in ragione dell’aumento della complessità del suo oggetto di studio, cioè dell’azienda e sicuramente il momento attuale è in forte evoluzione (basti pensare, sotto l’aspetto dell’organizzazione, come appaiano obsolete le strutture gerarchico-funzionali, benché tutt’ora molto utilizzate, o le teorie di Taylor o di Weber, che erano fortemente influenzate dall’organizzazione sociale dell’epoca).

Nel 2101 il Premio Nobel per l’Economia è stato assegnato agli economisti statunitensi Geor-ge A. Akerlof (University of California, Berkeley), A. Michael Spence (Stanford University) e a Joseph E. Stiglitz (Columbia University) per le loro “analisi sui mercati con informazione asimmetrica”.

ll Premio Nobel per l’Economia 2009 è andato agli economisti, sempre statunitensi, Elinor Ostrom (University di Bloomington, Indiana) e Oliver Williamson (University of California, Berkeley) per le loro ricerche sull’organizzazione della cooperazione nella governance eco-nomica. Quest’ultimo è il creatore dell’Economia Neo-Istituzionalista ed è esperto sulla riso-luzione dei conflitti aziendali. I suoi studi si sono soprattutto concentrati sull’impresa e suoi costi delle transazioni che l’impresa affronta per continuare a produrre. Nella motivazione di conferimento del Nobel si legge come egli abbia “dimostrato che i mercati e le organizzazio-ni gerarchiche, a riflesso di quanto avviene nelle aziende, hanno delle strutture di governance alternative che si differenziano per il modo diverso di risolvere i conflitti di interesse”. ”Le ricerche realizzate da Elinor Ostrom e Oliver Williamson – ha continuato la giuria – hanno

25 Già nel Settembre del 1987, presso l’istituto in questione fu tenuto un seminario di studi tra fisici ed economisti; in quella sede intervenne, oltre ad ARTHUR che espose per l’ennesima volta la sua teoria sui "rendimenti crescenti", anche John H. HOLLAND dell’università del Michigan, che parlò esplicitamente di "economia mondiale come processo adattativo" , in cui , definendo agenti gli individui, le famiglie, le aziende o gli stati e trattando i loro aggregati come un sistema complesso adat-tativo, mise in evidenza chiare analogie, ad esempio, tra i processi cerebrali e quelli aziendali, ritenendo che, ad un livello profondo e sostanziale, tali processi di apprendimento, evoluzione ed adatta-mento fossero la stessa cosa .

Page 26: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

26

dimostrato che le analisi economiche possono far luce sulla maggior parte delle forme di or-ganizzazione sociale”.

Il premio Nobel in economia del 2010 è stato assegnato a Peter Diamond, Dale Mortensen

e Christopher Pissarides per il loro contributo nella comprensione del processo di ricerca tra domanda e offerta. In particolare i tre studiosi hanno creato un metodo d'analisi per compren-dere come le politiche economiche influenzino l'occupazione o la disoccupazione. Diamond insegna al Mit di Boston, Mortensen alla Northwestern University di Chicago e Pissarides della London School of Economics.

5 LA SCIENZA ECONOMICA IN SINTESI

Sulla base di quanto precedentemente esposto possiamo sintetizzare il significato attuale

di scienza economica, o più semplicemente dell’economica.

Ogni collettività di persone deve risolvere tre problemi fondamentali della vita quotidiana: quali beni e servizi produrre, come produrli e per chi produrli.

La scienza economica o economia studia i processi attraverso i quali le società contempo-ranee decidono che cosa, come e per chi produrre beni e servizi.

I beni sono oggetti fisici utili o produttivi, come le mele o l'alluminio. I servizi sono prestazioni -come un trasporto o un concerto dal vivo- consumate o utilizza-

te nel momento in cui vengono prodotte. In situazioni molto particolari, qualcuno dei tre problemi economici fondamentali - cosa,

come e per chi produrre - neppure si pone. Fino all’arrivo di Venerdì, Robinson Crusoe pote-va ignorare il problema per chi produrre. In generale, tuttavia, ogni collettività deve risolvere tutti e tre i problemi economici fondamentali.

Enfatizzando il ruolo della società, la definizione proposta colloca la scienza economica tra le scienze che studiano e spiegano il comportamento umano in un contesto sociale, ovvero tra le scienze sociali.

L’oggetto di studio della scienza economica è il comportamento umano nella produzione, nello scambio e nell’uso di beni e servizi.

Il problema economico di base di una società umana è come risolvere il conflitto tra biso-gni sostanzialmente illimitati di beni e servizi e risorse scarse (lavoro, macchine, risorse na-turali e così via) disponibili per la loro produzione.

Affrontando i problemi relativi a cosa, come e per chi produrre, la scienza economica spiega in quale modo le risorse scarse di una società umana vengano allocate tra usi alternati-vi. Pur avendo per oggetto di studio il comportamento umano, l'economia è una scienza (scienza sociale) e non un’arte o una filosofia.

La classificazione dell’economia tra le scienze sociali è giustificata dal metodo con cui gli economisti analizzano i problemi e non dall’oggetto dei loro studi. Essi, infatti, sviluppano teorie del comportamento umano relativamente all’uso delle risorse scarse delle società uma-ne e le sottopongono alla verifica della realtà empirica.

Compito dell’economica è infatti di descrivere, analizzare, spiegare i fenomeni dell’operare economico; e di ricercarne i mutui rapporti, pervenendo alla constatazione di re-lazioni universali e costanti (leggi), e più semplicemente di alcune uniformità di comporta-mento in chi agisce economicamente. La conoscenza di siffatte regolarità serve a renderci ra-gione dei fatti economici e a dotarci di strumenti concettuali onde poterci razionalmente vale-re dei mezzi a nostra disposizione.

Page 27: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

27

Per la scienza economica i fini sono un dato: essa non si occupa dunque di giudicare i fini, il cui studio lascia ad altre discipline, ma di valutare e trascegliere i mezzi con cui possono raggiungersi.

Il ricorso al metodo scientifico di analisi non implica che la scienza economica ignori la dimensione individuale e umana; è, anzi, proprio la sensibilità per il comportamento quotidia-no delle persone che consente agli economisti di focalizzare correttamente le proprie analisi, introducendo positivamente nella scienza economica un aspetto artistico e umanistico.

Molti dei problemi economici concernono l’utilizzazione delle risorse in vista del soddi-sfacimento dei bisogni umani.

Le risorse di un dato Paese si possono dividere, secondo una classificazione ancora in uso fino a qualche anno fa, in tre grandi gruppi: 1) i doni naturali quali la terra, le foreste, i minerali, le acque, ecc., comunemente denominati risorse naturali e noti all’economista come Natura; 2) le risorse umane, mentali e fisiche, originarie o acquisite, denominate dall’economista La-voro; 3) gli ausili manufatti per l’ottenimento di nuove produzioni, quali gli strumenti, le macchine, gli impianti, le attrezzature, incluso il manufatto che non è consumato per motivi personali ma è impiegato nei processi di produzione di altri beni; tali manufatti sono denominati dall’economista Capitale.

Tali risorse, Natura, Lavoro e Capitale, si denominano Fattori Produttivi e sono utilizzate per produrre cose che si desiderano per soddisfare i bisogni.

L'attività dell'ingegnere mira allo sviluppo di nuovi sistemi di beni e di servizi che impie-

ghino economicamente, a beneficio dell’umanità, i mezzi offerti dalla natura e dalla tecnica, ap-plicando le conoscenze delle scienze matematiche, fisiche e naturali, che caratterizzano la sua forma-zione. Pertanto, nel rispetto della dignità individuale e sociale dell'uomo (e, quindi, nel contesto delle leggi che, pur se perfezionabili e da perfezionare per un dinamico adattamento all’evolversi della real-tà sociale, devono sempre costituire almeno la base di riferimento per ogni nostra azione) occorre ri-cercare: - a parità di beneficio previsto, l’impiego della quantità minima di fattore produttivo (minimo costo o sacrificio); - per quantità limite prefissata di costo (o rinuncia), il conseguimento del massimo dei benefici. Il nostro corso non intende affrontare il vasto quadro dell’economia, ma soltanto un aspetto dell’economia applicata, il quale può interessare la formazione del futuro ingegnere in quanto dirigen-te d’impresa. Nel nostro insegnamento ci occuperemo prevalentemente dell’attività dell’unità produt-tiva, cioè dell’impresa. Nel grande tessuto economico, dove dobbiamo esercitare la nostra quotidiana attività, esistono miriadi di cellule, costituenti due grandi gruppi interrelati: quello delle unità di produzione e quello delle unità di consumo. Ci riferiremo in particolare alle prime. Ma non è possibile concepire i proble-mi dell’impresa se non affrontando lo studio di tutto il sistema economico in cui essa è chiamata a vi-vere; e sarà quindi necessario completare, sia pure sommariamente, le nozioni di teoria dell'impresa con quelle più ampie di economia dell’industria. Sotto molti aspetti,la società economica può essere concepita come una immensa e complicata concatenazione di imprese produttive.

Attesa la brevità temporale del corso e l’ampiezza della materia ci limiteremo ad offrire quelle principali nozioni le quali consentano di avviare gli allievi alla comprensione dei fenome-ni economici che maggiormente interessano la vita dell'impresa produttiva e coloro che vi par-tecipino come tecnologi. Sottolineeremmo l’esigenza di mirare ad una condotta razionale dell'o-peratore economico.

Page 28: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

28

Il fine dell’attuale corso semestrale è essenzialmente quello di concorrere alla prima for-mazione di uno strumento concettuale per "pensare economicamente", e di non far trovare im-preparati i giovani ingegneri di fronte alla folla di temi economici che li aspettano nell'impresa produttiva.

A tal fine tratteremmo: - dell’equilibrio economico, nozione fondamentale per le nostre discipline e che

ci aiuta ad individuare i limiti dell’attività economica; infatti la posizione di e-quilibrio nell’attività economica è rappresentata dal punto in cui si arresta l’azione del produttore, o quella del consumatore, o quella del mercato quando viene raggiunta la soluzione del rispettivo problema economico posto in quel momento. L’equilibrio è la risultante di forze contrastanti. Vi è equilibrio in un un certo istante, tra desiderio e sforzo, tra utilità conseguite e costi sopportati per conseguirlo; tra offerta e domanda di beni sul mercato. Siffatta posizione è raggiunta naturalmente con continui riadattamenti; ed è verso l’equilibrio che tendono i moventi economici, sia pur contrastati da ostacoli e attriti. La meccanica dei fatti economici poggia appunto, nelle economie di mercato, su questa spontanea ricerca di equilibri particolari. Il consumatore deve trarre la massima soddisfazione dei propri bisogni con il limitato reddito disponibile; e quando l'ha raggiunto ha risolto, almeno per il momento, la propria posi-zione di equilibrio; il produttore deve ottenere la combinazione di fattori pro-duttivi meno costosa, e deve operare sostituzioni dell’uno coll’altro fino a che ha conseguito la posizione di massimo risultato della combinazione stessa; il mercato deve "formare" i prezzi, che rendano equilibrate le quantità domandate ed offerte. E via esemplificando. Gli equilibri economici particolari si fondano sull'equilibrio economico genera-le, in una rete di interdipendenze che lega unitariamente tutte le relazioni eco-nomiche sezionali26 e le varie parti del sistema economico. In tale ambito parleremmo del mercato (luogo degli scambi o complesso di venditori e compratori) che riveste fondamentale importanza, poiché è in esso che le decisioni di chi offre e di compra trovano un accordo, cioè determinano un equilibrio attraverso il prezzo, indice coordinatore delle decisioni stesse;

- del bilancio d’esercizio che rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa e il risultato economico dell’esercizio. Il bilancio sarà visto sia come strumento di informazione (per conoscere e interpretare la gestione azien-dale) sia di controllo (per guidare gli interventi più idonei sulla gestione, in fun-zione dell’economicità dell’impresa) e, pertanto, saranno analizzati i metodi di riclassificazione e analisi dello stesso;

- della decisioni aziendali relative agli investimenti delle imprese e dei metodi di valutazione economica degli investimenti stessi; in particolare tratteremo del metodo del Valore Attuale Netto (VAN) e dei suoi derivati, Tassi Interno di Rendimento (TIR), Periodo di Recupero Scontato (PTS), Indice di Profittabilità

26 La teoria fu enunciata dal Léon Walras e Vilfredo Pareto, due illustri nomi che rappresentano il vanto della scuola di Losanna e della scienza economica contemporanea, i quali come diceva lo Schumpeter possono essere considerati gli artefici della Magna Charta dell’economia scientifica

Page 29: CORSO DI ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA · ECONOMIA APPLICATA ALL’INGEGNERIA Anno Accademico 2011-2012 - II Semestre Lezioni del Prof. Dr. Ing. Giampaolo Siotto 1 INTRODUZIONE

29

(IP) e Annualità (Ann); come anche dei criteri di scelta del tasso di attualizza-zione da utilizzare nei metodi di valutazione;

- della matematica del credito (o matematica finanziaria), esaminando le opera-zioni finanziarie nei tre regimi dell’interesse semplice, dello sconto commercia-le e dell’interesse composto; definiremo i concetti di rendita e di prestito e le lo-ro espressioni analitiche; con riferimento alla restituzione dei finanziamenti a medio e lungo termine (mutui) tratteremo dei diversi metodi di ammortamento.